Mansioni tecniche

Spazio dell'Alleanza dei Sistemi terrestri

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    Mael Raki

    «Ricevuto» Tuono nervosamente con la sua voce il sergente Maki. Mael indossava già una tuta ottimizzata per quelle acque, nonostante questo preferiva ricontrollarla: Non gli piaceva molto l'acqua. Dopo qualche secondo era pronto a guizzare fuori dall'abitacolo del veicolo quando si attivo un canale di comunicazione da parte della base Perseo 10
    «Sergente, mi riceve?» La voce del caporale fece per qualche secondo sobbalzare Mael che prese a rispondere leggermente preoccupato ma pur sempre freddo «Affermativo, situazione?». Elena tirò un sospiro di sollievo mentre la sua voce ritorno a gracchiare tramite le comunicazioni «Stiamo continuando ad avere problemi di comunicazione, probabilmente tra qualche minuto non saremo capaci di comunicare on voi» A queste parole Mael rimase per qualche secondo pensieroso « Per quanto tempo?!» chiese con poco suono vocale. «Al massimo 15 minuti» rispose il caporale cercando di mantenere professionalità, nonostante la sua voglia di spingersi in una conversazione più lunga. «Ricevuto... Contattami quando la tempesta sarà finita. Mi fido di te. Chiudo» concluse sprezzante Mael. "Resteremo solo per un bel po... Ma di che mi preoccupo, non c'è nulla da temere" pensò mentre nuotava verso le profondità marine, più si muoveva e più le strane rovine gli sembravano familiari. Era sicuro di averle già viste anni prima.
    «Sergente, mi sto muovendo velocemente verso l'artigliere capo Roberts.» Disse mentre pensava a cosa stava succedendo in superficie per poi scrollare la testa, non poteva permettersi distrazioni, doveva rimanere concentrato sull'obbiettivo: portare tutti fuori da quel luogo, la missione secondaria era il satellite, almeno per Mael."Mi sa che questi sono un po leggerini... Meglio concentrarsi e prevedere eventuali problemi."

     
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  2. Anya~JadeShauni
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    Yuna Chuang

    -Ricevuto Sergente!- disse Yuna, mentre scendeva con il Soldato Romeo verso Roberts, lo trovò che stava cercando di estrarre il satellite in modo poco decoroso, per poco la giovane non bestemmiò.
    Sbuffò e si avvicinò al Capo artigliere, dandogli un pugno nella spalla -Non stai giocando al piccolo chimico quì! Per estrarre un satellite ci vuole mano!
    Lo rimproverò mentre sbuffò un'altra volta
    -Sarà una lunga estrazione- pensò sconsolata la giovane, mentre accese il Factotum, per trovare il punto ove estrarlo.

     
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    «Tirami via le mani di dosso!»
    Protestò Chad scuotendosi la schiena e facendosi da parte.
    «E va bene signorina cingciong, faccia vedere com'è brava ad estrarre satelliti.»
    La luce dell'ATLAS inondò la gola proprio mentre arrivavano Yuna e Vanessa. Quel maledetto pezzo di acciaio e carbonio stava facendo la ruggine incastrato tra le presunte rovine e le rocce ruvide e naturali del fondale, da cui strani coralli rilasciavano, o almeno sembrava così, una specie di pulviscolo marino che doveva essere plancton. Quelle macchiette bianche corsero comparendo e scomparendo sotto il raggio del mech, fino ad infrangersi sul vetro. Sembravano moscerini o polvere svolazzante. Più in là di così l'esoscheletro dell'Alleanza non poteva proseguire, a meno che Raki non avesse voluto far crollare tutto. Invece per Modine e Cassidy fu più agevole, facendoli fluttuare nel buio fino a proiettare una gigantesca ombra sulle teste della squadra.
    «Siamo qui ragazzi. Liberate il satellite e avvicinatelo così che possiamo recuperarlo con il braccio meccanico.»
    Li tranquillizzò il sergente. Nel frattempo il pulviscolo davanti allo sguardo del primo sergente tremò e sembrò per un attimo essere scosso da una corrente improvvisa. Non sembrava nulla di che, ma ogni movimento poteva risultare in un pericolo in quegli abissi.

     
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  4. Anya~JadeShauni
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    Yuna Chuang

    La giovane sbuffò, stringendo i denti irritata. Pensando mentalmente che Roberts fosse un bambino alle prese con un giocattolo.
    -Ti dico la verità ci vuole mano se non sei un'Ingegnere- disse rotolando gli occhi, in modo a dir poco scorbutico.
    Accese il Factotum ed iniziò ad estrarre il Satellite lentamente, concentrando ad estrarlo.
    Si morse le labbra, si stava per sentire chiusa e piccola dentro quella tuta sottomarina.
    -Non mi piace.. c'è qualcosa che non mi convince- pensò mentalmente la ragazza mentre si avvicinò al Satellite, facendolo spostare verso il veicolo marino.

     
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    Chad si allontanò, lasciando spazio all'esperta. Vanessa rimase lì vicino affascinata dall'operazione di Yuna e ridacchiando al supporto che le stava dando anche il drone. Modine stava col fiato sospeso. Ignorava Mael là sopra, ignorava persino Cassidy di fianco a lui. Un attimo prima avevano vissuto un momento così intimo e passionale, ed ora era semplicemente di nuovo la sua collega. Certo che gli dispiaceva un po', Cassidy era diversa dalle altre. Un mezzo sorriso si dipinse sul suo volto quando per colpa di una vibrazione una roccia si staccò da una guglia rocciosa.
    «Attenta, Romeo!»
    Esclamò in radio. Fortuna che erano sott'acqua e qualunque oggetto era decisamente rallentato ad un terzo della gravità normale. La soldatessa se ne accorse e si spostò in tempo.
    «Forse è meglio se mi levo da qua...»
    Commentò sovrappensiero indietreggiando. Si guardò intorno e vide Roberts ancora incantato verso quella che sembrava una porta. Il capo artigliere si piegò come un'archeologo sull'ultima tomba del faraone.
    A piccoli passi si fece più vicina, incuriosita. Alle sue spalle il lavoro incessante della specialista Chuang andava avanti e il satellite era quasi fuori, tuttavia tutto quel trambusto, lo spostamento del telaio dell'oggetto spaziale, causarono un altro crollo. Questa volta una pioggia più consistente di sassi piombò sul Walrus e poi rimbalzò verso Roberts.
    «Chad, togliti di lì! In arrivo rocce!»
    Il ragazzo fu abbastanza svelto anch'egli, ma i macigni raggiunsero la porta, la fecero vibrare, incrinarsi, schiudersi. Non si capì bene come e dove, ma quel portale inghiottì Vanessa, che era abbastanza vicina da scivolarne dentro. Modine vide solo Chad buttarsi all'ultimo gridando verso di lei. Poi era sparita.
    «Che diavolo è successo? Chad? Cosa sta succedendo là sotto?» chiamò il sergente.
    «Romeo! Romeo è finita dentro... è andata giù!»
    «Soldato Romeo, rispondi!»
    I messaggi si susseguirono rapidi nella radio, ma di Vanessa nessun segnale. Modine alzò gli occhi dalla console e guardò la dottoressa.
    «Se è ferita dobbiamo riportarla dentro...»
    Tornò a parlare con Chad e Yuna.
    «Ora, con calma. Dobbiamo... dobbiamo controllare che Romeo stia bene. Ma dobbiamo fare attenzione, non conosciamo questa cosa.»
    Stava già pensando se scendere anche lui con gli altri, ma prima si ricordò del sergente maggiore.
    «Sergente, uno dei miei uomini è finito là dentro ed è mia responsabilità andarlo a recuperare. Sarebbe più consono a questo punto che resti qua fuori e ci guardi le spalle, o che informi subito la stazione Perseo 10.»

     
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  6. Liraya
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    Cassidy Ventura


    Le cose si stavano mettendo, o meglio, si erano già messe male. Era successo tutto così all'improvviso... il soldato Romeo era nei guai, c'era da sperare che fosse illesa ma al momento non avevano sue notizie. Cassidy ascoltò gli ordini di Modine e annuì.
    -Mi preparo subito- disse alzandosi e avviandosi in fretta a indossare l'attrezzatura subacquea.
    -Intanto continua a cercare di contattarla, io tra un attimo raggiungerò i ragazzi-
    E infatti, pochi secondi dopo decretò:
    -Sono pronta-

     
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  7. Anya~JadeShauni
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    Yuna Chuang

    Yuna continuava a fare il suo lavoro incessantemente.. Poi però, Romeo finì Dentro a quella specie di buco\ vortice. Spalancò gli occhi e spense tutto. Si avvicinò ove Vanessa era caduta, sconvolta.
    -Vanessa!- urlò Yuna mettendosi le mani agli occhi sconvolta.
    Sapeva che sarebbe successo qualcosa, ma non si aspettava che Romeo cadesse in quel dannato buco o in quel dannato vortice.
    Purtroppo Yuna non vide bene cos'era.. Troppa concentrazione quando estrasse il satellite.
    Si maledisse per ciò.

     
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    Ora serviva molta calma. Altri errori sarebbero potuti rivelarsi fatali per qualcuno. Modine aveva tutta la responsabilità del caso e non poteva appellarsi al comando. L'unico aiuto al massimo poteva provenire dal sergente maggiore. Ma che poteva fare dal suo ATLAS? E anche discendere lì, sarebbero poi stati in troppi. Bé, nel caso gli avrebbe potuto suggerire qualche mossa. Per ora si limitò a fare da solo. Andò al portellone, aprì la camera stagna per far uscire la dottoressa. Prima di andare però, si sentì in dovere di prenderla per un braccio.
    Esitò.
    «Fai attenzione...»
    Poi la lasciò andare.

    «Allora che si fa? Dobbiamo andare laggiù penso!»
    Si domandò Chad, che pur essendo confuso, si mostrava sempre molto sicuro di sé. Forse troppo. Camminò attentamente fino all'orlo di quel varco. Estrasse il fucile dalla placca dorsale, puntò la torcia in dotazione là dentro.
    «Non si vede niente... però non sembra profondo. Vedo il pavimento. O quello che dovrebbe essere in fondo.»
    Il fascio luminoso attraversò le ombre, distribuendosi sulle pareti decorate come quelle di un tempio.



    Edited by MasterDrAkE - 29/9/2013, 13:50
     
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    Ambientazione




    Si calò in quel lungo camino che scendeva fino a dove presumibilmente si trovava Vanessa. Ora si sentiva un gran bastardo per tutte le volte che l'aveva presa in giro. Lui scherzava, ma non odiava veramente quella gente. Con la torcia controllava da una parte all'altra nervosamente, sia per evitare scontri improvvisi con le pareti, sia sperando di rivedere il corpo, possibilmente ancora in salute, della soldatessa.
    Dall'alto fecero lo stesso Yuna e la dottoressa, che era giunta poco prima che Chad iniziasse la discesa. Un lungo cavo sparato da Chad verso il fondo fungeva da binario sul quale scorrevano lentamente i tre militari.
    Roberts toccò il fondo con un tonfo secco.
    «Sono arrivato. Do un'occhiata in giro.»
    Si spostò lentamente in quell'ambiente così ancestrale, sconosciuto e alieno. L'architettura ricordava le linee dolci delle costruzioni asari, eppure c'era un che di spartano e minimalista che evocava la marzialità turian.
    «Fate attenzione ragazze. Non vorrei facciate scattare qualche meccanismo di sicurezza od evochiate lo spirito di qualche antico faraone che ci maledica tutti quanti.»
    Il capo-artigliere trovava sempre il modo di ironizzare per tirare su il morale. Forse era scomodo, forse inopportuno, ma lui sentiva che se non avesse fatto così si sarebbe fatto prendere dal panico. Dopotutto erano nelle profondità oceaniche di qualche assurdo pianeta, dentro la tomba di qualche antica civiltà ormai estinta.
    «C'è una porta aperta qua...» notò Roberts. La pavimentazione procedeva in obliquo e Chad discese verso quello che sembrava un accesso socchiuso.
    «Roberts, non procedere finché non ne sappiamo di più. Fai andare avanti Chuang!» impartì dall'alto la voce sempre vigile del sergente.
    «E' sicuro, è sicuro, sergente. E' solo una porta!»
    «Quello era un'ordine, Roberts!»
    Con un sospiro Chad accettò il comando del superiore, facendo avvicinare l'ingegnere all'apertura, che ne controllò la sicurezza con uno scan dal braccio. Il capo-artigliere sollevò gli occhi al cielo come a far notare l'ovvietà del risultato al lontano Modine, incapace di vedere cosa stesse succedendo di preciso.
    Ottenuto il via libera Roberts passò all'interno, seguito rapidamente da Ventura e Chuang.
    Vi era una saletta circolare vuota, senza porte.
    «Ok, adesso che si fa?» chiese Roberts disorientato.
    «Vedete segni di Romeo?»
    «Negativo, sergente. Ah!» s'interruppe bruscamente. Modine rimase col fiato sospeso. «Ecco, Chuang ha appena trovato un pannello sulla parete. Sembra... sembra somigliare alla nostra tecnologia. Ma questo posto non sarà vecchio di migliaia di anni?»
    L'ingegnere dopo aver fatto uno scan delle pareti del luogo confermò una datazione intorno a 50.000 anni fa.
    Dopodiché, assicurato che non ci fosse pericolo provò ad interpretare l'utilizzo del pannello. Qualche minuto di impaziente attesa fu sufficiente a mettere in moto uno strano meccanismo parecchio rumoroso. Chad trasalì, puntando la mitragliatrice verso il vuoto.
    «La porta! La porta!»
    Provennero grida confuse dalla radio del Mako.
    «Si sta sigillando!»
    Roberts e Ventura indietreggiarono contro le pareti della struttura. Poi altri interminabili minuti di silenzio all'orecchio di Modine.
    «Ventura! Roberts! Che sta succedendo?!»
    «L'acqua. L'acqua... sta... diminuisce.»
    Come in una camera stagna di un moderno sottomarino, un sistema di drenaggio liberò la stanza in cui si trovavano i tre. Chad, Cassidy e Yuna si ritrovarono all'asciutto, ancora incapaci di capire cosa fosse accaduto.
    «Io... non capisco.» Scosse il capo Chad.
    Invece era più chiaro di quanto pensassero. La struttura aveva ancora energia sufficiente per operare quella relativamente economica transazione. Però non era ancora comprensibile cosa fosse quella struttura.
    «Che facciamo? Andiamo avanti?» Avanti, avanti dove?
    Non ci fu una risposta. Tutti si guardavano straniti senza saper trovare parole per raffreddare il sangue.
    D'un tratto la stessa porta dalla quale erano venuti si dischiuse. La luce filtrò e non si sapeva bene da quale fonte provenisse.
    Il capo artigliere abbassò il fucile tenendosi pronto e dopo l'ok dal sergente procedette per primo.
    Si trattava di un semplice corridoio. Un corridoio apparentemente senza termine, in fondo al quale brillava una rilassante luce.
    «Sembra pulito, sergente. Ma nessun segno di Romeo ancora.»
    Ai lati, due file opposte di strani scomparti simili a celle dormitorio.
    Tutti erano incuriositi da quei sarcofaghi e lentamente si sparpagliarono andandoli ad osservare più da vicino.
    «Ci sono dei vetri sopra, ma sono sporchi» notò Roberts sporgendosi verso uno di quelli. «Come incrostati.»
    Yuna fece scoprì invece l'ennesimo pannello, alla fine della fila di sinistra.
    «E' meglio non toccare, se non sappiamo a cosa servono» commentò Chad. Modine si trovò in accordo. Ora la priorità massima era diventata quella di trovare e recuperare uno dei suoi uomini dispersi, la soldatessa Vanessa Romeo.
    La luce sembrò tremolare alle loro spalle. Qualcosa si era frapposto nel raggio luminoso, un'ombra che si stagliò su loro tre. Istintivamente Roberts puntò il mitragliatore verso quella direzione.
    «Abbiamo movimento!»
    Ventura lo invitò a mantenere la calma. La figura prese forma lentamente, nella silhouette di una donna. Era Romeo!
    Sembrava stare bene, ma non aveva l'elmetto!
    Ventura le corse incontro per sapere le sue condizioni.
    «Sto bene! Sto bene!» sorrideva Vanessa facendo cenni con le mani. «Non ci preoccupate!»
    «Ma il casco... non ce l'hai addosso! Qui... come fai a respirare?» chiese Chad incredulo.
    Vanessa sospirò.
    «Ho dovuto prendermi i miei rischi, ma qui... c'è ossigeno. O perlomeno qualcosa di respirabile anche per noi. Questo posto è vivo! Nel momento in cui sono entrata si è messo in moto qualcosa.»
    Chad abbassò l'arma e fece un passo in avanti.
    «Ma cos'è questo posto... e cosa ti è successo? Non dovresti esserti fatta male?»
    Vanessa gli sorrise con la bontà di una mamma che sorride al proprio bambino.
    «La caduta essendo sott'acqua non mi ha fatto male. Ma alcune scosse hanno staccato un macigno che mi è arrivato sulla gamba. Come vedi, però, ora sto benissimo.»
    «E come è possibile?»
    «Questo posto non è la rovina di qualche antica città. E' una specie di nave. Vedi quelle tombe al muro? Non sono tombe, ma gusci rigenerativi. Almeno è questo quello che ho capito. Venite.»
    Li invitò a seguirli e il gruppo incuriosito fece come ordinato, quasi fosse una scolaresca in gita. Vanessa li portò vicino ad uno di quei pod. Con il calcio della pistola grattò via l'incrostatura sulla superficie, quel tanto che bastava per mostrare al suo interno un essere. Un alieno che non somigliava a nessuno di quelli conosciuti nello Spazio della Cittadella e oltre. Pareva un batarian, ma la fronte era simile al carapace di un crostaceo. Inoltre ciò che rimaneva non era altro che una mummia rinsecchita, più scheletro che carne.
    «Che cosa sono? Chi sono?» Chad non poteva fare a meno di esplodere in domande. Ma anche Cassidy e Yuna non era da meno, completamente affascinate da quella scoperta assurda. Modine restava in ascolto, ma avrebbe voluto essere lì.
    «Che cosa sta accadendo? Di che state parlando?» tuonò nel comunicatore.
    «Signore, alieni. Qui sotto ci sono delle specie di tombe di alieni, ma non sono né Turian, né Salarian, né Asari o altro. Non ho mai visto nulla del genere in nessun libro.»
    John rimase esterrefatto. Basito e senza parole. Voleva gridargli di andarsene da lì, ma al contempo era affascinato da quel mistero e ne voleva sapere di più. Perciò lasciò che Vanessa continuasse la sua spiegazione.
    «Non ho capito nemmeno io chi siano. Ma vedi, sembrano tutti morti. Voglio dire, non respirano, sono asciutti e sembrano cadaveri. Non sono un medico e non so definire la vita di ogni creatura, ma questi mi sembrano piuttosto morti.»
    Ridacchiò come era suo solito fare, rassicurandoli che se avevano avuto dubbi fino ad ora, la vera Vanessa Romeo era lì davanti ai loro occhi.
    Cassidy la invitò a procedere.
    «Dunque, stavo cercando un bottone per uscire da qua...»
    «Ma tu come ci sei entrata qua? Noi per caso abbiamo attivato una sorta di ascensore.»
    «E come avrei dovuto fare con una gamba rotta a risalire il tunnel dal quale siete scesi? Ho proseguito dolorante in cerca di qualcosa. Ho fatto la medesima strada che avete percorso voi, ma giunta qua mi sono trovata in un vicolo cieco.»
    Apparve scocciata dalla domanda stupida di Chad.
    «Comunque dicevo: stavo cercando un pulsante o una leva per farmi uscire da questo posto e inavvertitamente ho attivato questo pannello. Ora guardate.»
    Armeggiò per qualche istante sulla console, apparentemente a caso e forse era davvero quello che voleva fare. Tentò un paio di volte finché uno dei gusci alle loro spalle non si illuminò. Degli innesti blu come gemme di cobalto si accesero alla base e alla cima, dell'energia sembrava scorrere silenziosamente incanalandosi nella tomba di quell'essere dormiente. Vanessa corse in quella direzione richiamando gli altri.
    Assistettero a uno spettacolo a dir poco miracoloso, che persino Chad fu incapace di descrivere al sergente.
    La creatura all'interno iniziò a rigenerarsi, i tessuti sul proprio corpo si formarono come una ragnatela, ogni arto iniziò ad avere rapide contrazioni nervose, la testa si scuoteva, finché un respiro liberatorio non esplose dal petto di quell'essere e gli occhi gialli si spalancarono spaventando persino il grande e grosso Roberts.
    «Ma che...?!»
    Il fascino di quella trasformazione non durò però a lungo. Purtroppo l'alieno ebbe la facoltà di esalare solo un respiro, prima che la macchina si spegnesse e lui tornasse suo malgrado nell'eterno riposo. Vanessa però, nonostante il tragico esito dell'esperimento, non perse il sorriso dalle guance.
    «Questo sistema può riportare i morti in vita! Ma evidentemente se si è morti da troppo tempo non funziona proprio bene. Tuttavia ho voluto sperimentarlo personalmente, ho aperto uno dei gusci, ho spostato il cadavere e l'ho riattivato. Ovviamente ho cercato di usare lo stesso guscio che avevo attivato prima per caso! Se te lo stai domandando Roberts... non sono COSI' ottusa!»
    Le due donne di scienza e ingegneria che erano con loro rimasero entrambe senza parole. Solo Cassidy si espresse nella meraviglia che quella scoperta poteva apportare alla loro società.
    Dopo le dovute spiegazioni a Modine il gruppo decise che era ora di andare, di mantenere il segreto e che gli esperti avrebbero tentato di tirare fuori da quegli abissi quella miniera d'oro.
    Tornarono sulla Midway ed effettuati i rapporti il capitano Wallace si mise immediatamente in contatto con l'Alto Comando dell'Alleanza, che avrebbe poi informato il Governo e il Presidente Huerta.


    Edited by Drake Girard - 26/6/2020, 12:30
     
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