Addio, Comandante

Terra, era nato qui il Comandante John Shepard. E qui sarebbe dovuto tornare. Era deprecabile fare un funerale senza la salma, ma per i militari era quasi un'abitudine. Quanti altri uomini si erano persi nello spazio e non erano più tornati? Quanti caduti durante la Guerra del Primo Contatto, quanti per l'Assalto di Skyillian e quanti per i raid Geth? Lui era morto proprio così, inseguendo da qualche parte gli ultimi Geth e trovandosi attaccato alle spalle da chissà quale nave aliena. Che fossero stati i Batarian per vendicarsi delle sue imprese per difendere Elysium? O i fantomatici "Razziatori" di cui John aveva spesso parlato e a cui nessuno aveva creduto. Il Contrammiraglio Grissom non lo sapeva, non lo poteva immaginare, si limitò ad accettare di presenziare a quell'evento, accompagnato da un inserviente fornitogli dalla Marina dell'Alleanza; quale gentilezza avere qualcuno che gli controllasse i circuiti della carrozzina levitante che l'Alleanza gli aveva donato. Salì sul palco dell'entourage degli ospiti illustri, affiancandosi tra l'Ammiraglio Hackett e il Presidente Huerta. Notò più in là il volto adombrato del neo-promosso Ammiraglio David Anderson, ex comandante della SSV Normandy e superiore di Shepard, nonché suo grande amico e confidente. A fianco a lui anche lo spregevole Consigliere Donnel Udina e altri volti più o meno noti. Gente che tuttavia, Jon Grissom, aveva visto più in video, che dal vivo. Per fortuna era una bella giornata sullo spiazzo da parata di Vancouver, sotto le loro tribune Victory Square e tutto era pronto per salutare il Comandante Shepard e i suoi uomini, morti con lui sulla SSV Normandy.
«Giornata ideale per un funerale...»
Bofonchiò quasi tra sé e sé Grissom.
L'Ammiraglio Hackett non era evidentemente della stessa opinione e senza distogliere lo sguardo dalla piazza sottostante rispose prontamente al contrammiraglio.
«Evidentemente, Contrammiraglio, non capite quanto è importante questo evento per ragazzi che come noi da giovani, cercano l'ispirazione in eroi come Shepard.»
«Oh, lo capisco eccome, Steven, non mi fate la predica. Anche io la penso come voi, Shepard è stato un bravo soldato e ha salvato la Cittadella e tutto il resto dai Geth... ma questa sappiamo entrambi che è una farsa. Shepard non è neanche fisicamente presente.»
«Shepard era più di una persona, Contrammiraglio. Era un simbolo e il suo nome basta ad inorgoglire tutti questi futuri ufficiali.»
Indicò con un gesto la linea delle tribune sottostanti, dove vari giovani elementi dell'esercito e della marina, erano disposti con ordine e il cuore pieno di speranze. Speranze di diventare qualcuno un giorno e di soddisfare la loro nazione. Alcuni avevano intrapreso il programma per diventare N7, altri volevano semplicemente ambire al grado di Ammiraglio, altri ancora, più ambiziosi, speravano di diventare Spettri della Cittadella, come aveva fatto il Comandante Shepard.

Si mise in silenzio, da bravo, non voleva andare oltre con quella futile discussione. Hackett era noto per la mancanza di pazienza e il cinismo e poi era uno dei più grandi estimatori di John Shepard, stupido mettervisi contro. Si godette il resto della cerimonia: una modesta parata dei vari corpi militari, una processione per buttare dei fiori sulla cassa del comandante. Grissom notò con un velo di disprezzo che c'erano alcuni alieni presenti, tra cui un'Asari e un Krogan, il Krogan, dalla cresta possente e scarlatta, doveva trattarsi del nuovo capo dei clan, Urdnot Wrex, mentre l'altra era la Dottoressa T'Soni, due degli alleati di Shepard durante la ribellione di Saren Arterius. E poi non potevano mancare i suoi ufficiali, Kaidan Alenko e Ashley Williams e il navigatore Jeff Moreau. Tutti con un volto di pietra, increduli e le donne più sensibili non trattennero qualche lacrima. Dopo tutto ciò, Jon stava per tornare allo shuttle, quando uno degli steward dell'evento fermò il suo assistente e di conseguenza la sua sedia fluttuante.
«Che c'è ora? Abbiamo dimenticato qualcosa dentro alla bara?»
«No, signor Contrammiraglio, si tratta di alcuni ufficiali che chiedono di poterla incontrare... un capitano del programma N3, Ufficiale Benjamin Gunnarson, ed il Tenente Mark Gunnarson.»
«Che fissino un appuntamento allora!»
Alzò la mano scocciato, facendo poi cenno al suo assistente di proseguire. Era ad un passo dalla navetta kodiak quando ci ripensò.
“Bah... potrebbe aiutarmi a capire meglio che sta succedendo all'esercito negli ultimi tempi...”
Alzò di nuovo il palmo.
«Fermo, Isaac. - si girò a mezzo busto verso lo steward, - Va bene, fateli venire al bar qua sopra. Li aspetto... che si muovano però. Voglio tornare su Elysium!»
Si perse in un colpo di tosse, indicando poi di proseguire nella direzione del lounge al piano superiore. Lo steward annuì incredulo e corse indietro dai fratelli Gunnarson, dando loro l'indicazione per raggiungere il luogo del meeting.

Grissom, seduto ad un tavolo circolare con vetrata sulla Victory Square dove si erano appena tenuti i riti funebri, attese scocciato guardando costantemente fuori e rimbalzando di tanto in tanto sulle insegne luminose fuori dal bar, aspettando di vedersi arrivare le uniformi dei Gunnarson. Fu colto alla sprovvista dai loro rumorosi saluti militari, facendo un cenno rapido con le dita ossute per indicar loro di calmarsi.
«Riposo, riposo, soldati. Le cerimonie ufficiali sono terminate un quarto d'ora fa.»
Li squadrò per un attimo, notando il terzo. Il "caporale".
«Isaac, ti dispiace prendere un'altra sedia?»
Chiese al suo assistente, che prontamente ne afferrò una da un tavolo lì di fianco e la portò davanti a Grissom.
L'ammiraglio li invitò a sedersi tutti e tre.
«Pensavo doveste presentarvi in due. Siete una famiglia numerosa a quanto pare.»
Disse con un sorriso tirato, tirando su la sua tazza di doppio caffè corretto e dando un bel sorso a cui seguì un sospiro soddisfatto. Qualche minuto più tardi si presentò una cameriera per prendere anche le loro ordinazioni.

E così quei tre volevano solo informazioni su loro padre? Fece una smorfia un po' disillusa, aspettandosi qualcosa di meglio. Poi cercò di ripescare nella mente il nome Gunnarson.
«Sono passati tanti anni, ragazzi. Che differenza farebbe ora? Che abbiano preso una pallottola dei Turian o siano morti per infezione batterica, quello che conta è che sono morti partecipando ad una missione rischiosa, contro un nemico allora sconosciuto.»
Forse erano semplicemente scuse, forse il vecchio ammiraglio non si ricordava nemmeno dei due e avrebbe potuto inventarsi una balla per farli contento. Ma a Jon, nonostante tutto, non piaceva mentire, a meno che non ne fosse costretto. Cercò di prenderla larga, picchiettando con le dita di fianco alla tazza bianca e lucida e guardando un punto a vuoto domandò:
«Rinfrescatemi la memoria, ragazzi. Cosa dicono i rapporti ufficiali?»

Il racconto andò avanti per molto e sembrava non finire mai. Ma con il procedere dei dettagli, a Jon parve di tornare sul campo di battaglia. Si ritrovò a gridare ordini ai suoi uomini, ad impartire ai sergenti il comando di tenere la posizione, mentre i fasci luminosi dei Phaeston Turian sfrecciavano sulle loro teste. Ebbe quasi un tremito di paura a tornare con la mente a 30 anni prima. Sorrise nervosamente passando lo sguardo dalla tazza a Matt.
«Te la sei imparata tutta a memoria, eh, ragazzo?»
Cercò di sdrammatizzare, ma la sindrome da veterano non andò via nemmeno buttandosi giù un'altra colata di caffè bollente.
«Quel maledetto ultimo ponte... sinceramente non so esattamente cosa successe. Abbandonammo la posizione in fretta e solo giorni dopo mi pervennero i rapporti sui soldati che si erano sacrificati. Sembra che vostro nonno morì lì, nell'esplosione, mentre vostro padre fu trasportato ad un ospedale da campo, ma morì qualche ora più tardi per una ferita alla gamba.»
Non era molto, ma era qualche dettaglio in più.
«Se volete scoprire la verità, dovreste chiedere ai Turian stessi. Il generale che comandava le loro forze era Desolas Arterius. Forse il cognome non vi sarà nuovo. Era il fratello di quel bastardo di Saren.»
Sputò quel nome a denti stretti e con forte disprezzo.

Jon ebbe finalmente un sorriso sincero e sollevato. Sembrava avesse fatto felice sul serio quel ragazzo, più degli altri due. Tuttavia vide qualcosa in quel Matt Gunnarson, qualcosa che gli ricordò automaticamente Heinrich, più degli altri due, che forse, invece avevano preso dal nonno. Volle continuare la conversazione, cercando di conoscerlo meglio.
«Caporale, dove sei stanziato di questi tempi?»
Passò ad un tono nuovamente più distaccato ed ufficiale, anche se si capiva che lo chiedeva con interesse personale. Ora aveva una mezza idea di coinvolgerlo nelle faccende che miravano a far luce sul corpo di Shepard. Sì, si era messo in testa che quel corpo non poteva essere sparito nel nulla, qualcuno doveva averlo preso.

«Eri ad un passo da Shepard allora.»
Sorrise amaro l'ammiraglio finendo il suo caffè.
«Anche se sono sicuro che abbiano sempre più bisogno di forze lassù nei Sistemi Terminus, chiederò all'Ammiraglio Hackett di fare un'eccezione. Ho bisogno di una squadra speciale per un incarico speciale.»
Disse guardando di nuovo il bordo del bicchiere, mordendosi l'interno della guancia e assumendo un'aria allusiva e misteriosa. Sapeva che la ragazza Asari, Liara T'Soni, era l'unica persona sulle tracce di Shepard. Non si fidava troppo di un'aliena, per quanto amica del comandante e per quanto Grissom stesso non fosse particolarmente xenofobo. Solo... diffidente. C'era bisogno che qualcuno dell'Alleanza assistesse le ricerche e un caporale dava meno nell'occhio.

Non gli piacquero quegli atteggiamenti poco maturi, aveva ragione Benjamin, quello del programma N3. L'ammiraglio assunse un'espressione scura in volto, spinto a voler tagliare corto rapidamente.
«Un obiettivo top-secret. Ne vorrò parlare meglio al Caporale Matthew su Elysium, dopo che Hackett avrà concesso i permessi per un trasferimento.»
Fece un cenno al suo accompagnatore uscendo dalla postazione, ma prima di abbandonarli lasciò un'indicazione a Matthew.
«C'incontreremo all'Accademia della Marina di New Pendleton fra 15 giorni. Se tutto va bene riceverai una telefonata dal mio ufficio pubbliche relazioni.»
Il suo "ufficio pubbliche relazioni" significava direttamente dagli uffici dell'Accademia, visto che il contrammiraglio aveva abbandonato quasi del tutto la vita burocratica della Marina dell'Alleanza. Dopodiché procedette fuori dall'area di ristoro raggiungendo finalmente la propria navetta kodiak.