Bekenstein

Spazio esterno del Consiglio, Bekenstein

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    Pettegolo

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    Donald Russell
    -Hans! Preparati, sto venendo da te- Sperava che almeno Dominic stesse bene -Dom! Dom! Com'è la situazione?- ma non ci fu risposta... -Cazzo!- imprecò. Forse l'esplosione aveva danneggiato le comunicazioni o forse peggio... Donald strinse i pugni per la rabbia... Hans aveva eliminato la ragazzina ed aveva fatto esplodere delle cariche all'entrata... delle azioni spregevoli ed il tenente faticava a rimanere calmo e lucido
    Solo le parole del Generale lo fecero calmare... fosse per lui sarebbe andato direttamente da quel bastardo a dargli tanti calci nel culo ma facendo così avrebbe firmato la sua condanna a morte. Il generale aveva ragione... gli servivano armi, munizioni e possibilmente delle armature se volevano riuscire a fermare Hans e i suoi uomini -D'accordo andiamo- disse
    Si mossero rapidi e veloci sopra i tetti della struttura cercando di non farsi vedere... quando finalmente arrivarono al magazzino... all'esterno c'erano cinque cat6 mantre all'interno del magazzino ce n'erano altri cinque... il Generale suggerì di entrare di soppiatto ma Donald aveva tanta rabbia in corpo, sapeva che era sbagliato. Hans era riuscito a togliere la forza di Donald... la sua lucidità. Donald era sempre stato un soldato che prima usava il cervello e poi le pallottole e Hans lo sapeva, lo conosceva bene... provocandolo era riuscito nel suo intendo. ora Donald voleva solo uccidere tutti quei bastardi e prima o poi avrebbe fatto una azione suicida. Ma Hans non aveva calcolato il Generale che al contrario era lucido e pronto a tutto.
    Donald fece un respiro ed incominciò a guardarsi in giro -Possiamo entrare da lì- disse indicando una finestra non lontano da loro... ma distante qualche metro dal tetto in cui si trovarono -è un bel salto ma credo che sia l'unica soluzione- in effetti il salto era fattibile ma presentava dei rischi e aggrapparsi ad essa... non era sicuramente un gioco da ragazzi ma ce la potevano fare.

    -fate pure i miei avvocati sistemeranno tutto... non temo le minacce o la morte, perche non potete uccidermi altrimenti non entrerete mai nel Cavour- fu la risposta di Hock
    Hans sorrise -Bel abito signor Hock... John Phillips, londra... ne possiedo due anch'io... sa si dice che anche l'uomo misterioso si serva lì- estrasse la pistola -lei ha ragione! Non posso ucciderla, quindi questa non mi serve- disse appoggiando la pistola su un tavolo
    Hock sorrise soddisfatto -Vedo che finalmente ha capito... signor Gruber-
    Hans lo squadrò di nuovo -é davvero un bel abito signor Hock... mi dispiace doverlo rovinare- detto questo prese un pugnale e lo conficcò tra la mano e il tavolo del povero Hock che gridò dal dolore
    Si avvicinò al viso di Hock con gli occhi iniettati di sangue -Non posso ucciderla, ma posso sempre provocarle tanto dolore... Allora, dove eravamo rimasti?- chiese di nuovo mentre smuoveva il pugnale per fare ancora piu male.

     
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    Cacciatore Geth

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    Giada D'Angelo
    «Agente D'angelo, ora riceviamo, le comunicazioni sono molto disturbate, ripetete l'ultimo messaggio!»
    Sentire la voce del tenente Mail le procurò sollievo. Ora che le comunicazioni erano state ripristinate non aveva più tempo da perdere: per questo, mentre indossava l’ultimo pezzo della corazza, Giada aggiornò il suo superiore sulla situazione.
    «Gli invitati sono al sicuro nella sala del reattore.» rispose, e nella fretta una delle clip che stava inserendo nella pistola cadde per terra.
    «Dov’è il tenente Eyes?», domandò, china a raccogliere la clip. Dopo un paio di tentativi a vuoto finalmente riuscì a caricare la Carnifex.
    Giada su voltò alla sua destra. Nel corridoio rimbombarono rumori concitati, di passi pesanti.
    «Il tenente ha appena superato la barricata esterna. Dovrebbe fare irruzione nell’edificio a momen-»
    Non posso aspettare.
    « d’Angelo, chiudo»
    Era stata brusca senza volerlo ma non poteva più parlare. I cat6 stavano arrivando.
    Infilò al posto il factotum della cat6 e si guardò intorno alla disperata ricerca di una via d’uscita. Era finita in un vicolo cieco e i mercenari erano sulle loro tracce: non poteva farsi beccare dopo aver appena superato l’inferno!
    E se…, un’idea improvvisa le balenò mentre volgeva lo sguardo a un punto preciso del soffitto, proprio dove avrebbe avuto accesso al condotto di ventilazione. Era abbastanza ampio per potersi infilare; la corazza avrebbe causato qualche intoppo nei movimenti ma si augurava non troppo da fermarla.
    Giada fece saltare la griglia che copriva l’ingresso al condotto di ventilazione a colpi di carnifex. Riuscì a issarsi su e ad entrare nel condotto, non senza diverse fitte di dolore per la ferita riportata alla coscia. Quando i soldati trovarono il cadavere, l’agente aveva già percorso un bel tratto.

    «Quella puttana è scappata attraverso il condotto di areazione», sentì dire da uno dei mercenari. Prendere il factotum della cat6 si era rivelata una azione utile: al suo interno il ricevitore con il quale la donna comunicava con gli altri membri della sua squadra era ancora funzionante. Giada lo tenne attivo per ascoltare gli ordini che quegli uomini si scambiavano.
    «Non può essere andata lontana. Tu, seguila; voi altri, sbrighiamoci. Ci faremo trovare all'uscita. Non deve lasciare l'edificio!»
    Devo sbrigarmi! mentre proseguiva nel cunicolo, Giada si prese un paio di secondi per aprire le comunicazioni con il tenente.
    «d'Angelo a rapporto» soffiò nel ricevitore, riprendendo a camminare seguendo il percorso segnato sulla mappa.
    «Fra circa tre minuti sarò fuori dall'edificio principale. Se vedete un unico cat6 uscire dal condotto d'areazione dell'uscita di emergenza, non sparate. Ripeto, tenente Eyes: non sparate. Il nemico si sta muovendo in gruppo»
    Fece una smorfia di dolore. Le fitte della ferita cominciavano a diventare davvero insopportabili. Prima di proseguire, decise di iniettarsi una seconda dose di medigel. L'effetto dell'anestetico fu quasi immediato e le donò sollievo.
    I cat6 non si erano ancora accorti che Giada aveva rubato una delle corazze al nemico. Doveva sfruttare quel vantaggio finché avesse potuto.
     
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