Erano gli ultimi battiti di uno scontro come non se ne erano visti dall'attacco della Sovereign alla Cittadella. Il misero stuolo di caccia turian che si lanciava contro la flotta umana, a protezione, ironicamente, proprio di una fila di umani. Non tutti furono così fortunati di vedere la fine di quella battaglia. C'erano già stati dei caduti, Donald Russell lo sapeva bene e si ricordava dei suoi amici, mentre dall'oblò del guscio di salvataggio salutava il cadavere della Vigor che andava completamente alla deriva.
Lo sapeva bene anche il maggiore Gale, che stava conducendo i suoi nell'ultima tratta della speranza fuori da quell'apocalisse. Una lunga e brutta giornata alla fine della quale in ben pochi sapevano se sarebbero giunti... quando la paura si mischiava alla speranza; e non era così soltanto per i giovani commilitoni che avevano iniziato da pochi anni il loro servizio, no, persino nel cuore di un generale pluridecorato come Abstergo Hedonis, o in quello di un veterano come il maggiore Matthew Gale.
La scorta volante procedette assistendo scrupolosamente i fuggitivi della Vigor, passo dopo passo finché non furono alla prua della nave, ad un passo dal salto. Dall'alto sembravano semplici formiche che correvano su un passamano di metallo. Nell'immensità galattica ogni cosa sembrava così infima e priva di valore, ma ogni cosa, anche la più piccola ha un valore spropositato, come un granello d'oro in una cascata.
Hedonis vide uno dei suoi caccia esplodere in quell'immensità e immediatamente la vita di un turian che aveva servito sotto di lui andare vanificata completamente. Vide anche uno degli uomini di Gale strappato da uno scossone e ritrovarsi ad essere risucchiato nel vuoto. In qualche modo si sentì vicino a quegli estranei, quegli alieni, erano più simili a loro di quanto pensasse. La vita per loro aveva il medesimo valore, a maggior ragione dal momento che Turian e Terrestri condividevano più o meno la stessa longevità, differentemente dalla maggior parte delle altre razze.
E mentre vedeva quelle vite spezzarsi non si preoccupò più per la propria. Tanto lo sapeva che sarebbe finita così, lo aveva saputo fin dal primo momento. Una battaglia inutile, una battaglia persa, nella quale l'unico vincitore era il figlio dell'ingiustizia e della presunzione: Santos Jorge Espinoza. Ordinò al suo pilota di volare quanto più possibile vicino ai superstiti, ignorando il rischio dell'operazione, vegliò su di loro come un angelo custode, finché non furono arrivati al momento del salto.
Era tutto pronto, una questione di pochi metri, di secondi. Poi finalmente il balzo e nel momento stesso in cui gli umani atterravano dall'altra parte, Hedonis fu raggiunto da una scarica di proiettili, poi un siluro a ricerca e un attimo dopo il suo caccia stava volteggiando in avvitamento incontrollato verso la superficie azzurra del pianeta.
Un altro caduto? Arduo dirlo, ma era grave aver perso soprattutto il comandante di quell'ammiraglia e quello che si era rivelato il salvatore delle loro vite. Non potevano quasi crederci, anche se erano salvi, il pensiero era andato tutto al turian che un attimo prima avevano giurato di catturare ed ora omaggiavano con onore.
Due ore più tardi la flotta turian era scomparsa da Proteus. Il silenzio era quasi tangibile per quanto aveva investito con improbabile rapidità lo spazio orbitale della colonia. Espinoza e Di Maggio erano sul ponte e si stavano congratulando con i sopravvissuti. Un'altra delegazione era scesa nei mari del pianeta per recuperare il grosso delle truppe e di lì a poco il vice ammiraglio avrebbe speso parole di merito anche per loro. Ma il tutto sempre con quell'aria, con quella falsa cortesia, con il suo essere mellifluo e falso. Tutti sapevano quello che aveva fatto, ma alle cronache sarebbe passato di come Espinoza aveva condotto un'ottima manovra bellica a difesa del diritto degli umani nell'appropriarsi della nave prothean, di come il generale Hedonis, in un ultimo folle tentativo di scendere in battaglia in prima persona era caduto colpevole della sua stessa follia. Tutta quella verità sarebbe diventata storia, la sua verità.
Ma l'importante è che loro, quelli che sapevano, erano vivi. Midori, Russel, Girard, Gale. E mentre il vascello prothean veniva estratto dalle acque e trainato con imponenti cavi di metallo, diretto ad una misteriosa struttura scientifica del S.A.N., tutti si interrogavano quando e come la reale verità di quei fatti sarebbe venuta alla luce. Forse tutti, dopotutto, ne sarebbero stati i fautori.