Agente, non è come sembra!

Spazio esterno del Consiglio, Cittadella

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    Roler duerighista

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    La cittadella pulsava nello spazio. All'interno della Nebulosa della Vedova la lunga struttura di metallo vibrava e danzava fra il pulviscolo ed il freddo del cosmo. Gli agglomerati tremolavano di luce e vita mentre il Presidium li collegava alla struttura dell'immenso proiettile. Da qualche parte, li in mezzo, c'erano i consiglieri, veri baluardi della civiltà e della giustizia, o pelo meno così diceva la propaganda del consiglio. Gli umani ancora faticavano a vivere in un mondo che si era allargato così all'improvviso, pieno di alieni, meraviglie e pericoli. Le persone sono sagge, razionali, mature. La gente invece è una bestia ottusa, violenta, e pavida. Avere avuto all'improvviso qualcuno di non umano a cui dover rispondere era stato decisamente un cambiamento drastico e non a tutti era andato giù facilmente. Tuttavia sulla cittadella vivevano anche umani, molti umani. Moltissimi altri erano di passaggio. Fra loro, pressato in un club con indosso vestiti civili, un drink in mano e l'aria spavalda di chi ha deciso di non dormire solo, figurava un giovane sergente dell'alleanza. Si sa, la gioventù fa fare stupidate... Un bicchiere di troppo, una mano troppo lunga, una frase troppo lusinghiera... Basta poco a portare due maschi umani, sul pavimento, intenti a lottare. Basta ancora meno al gestore di un club di Zakera a chiamare l'SSC. Basta fare due più due per capire che a a quei due umani basta pochissimo per dileguarsi nel nulla. Fu così che Matthew si trovò seduto su una panchina, a qualche centinaio di metri dal bar a fissare gli spiragli di cosmo che si intravvedevano fra le braccia della cittadella, placidamente aperte come le fauci di un balena
     
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    Giada D'Angelo
    «Bene bene, sembra proprio che abbia del lavoro in serbo per te!» il turian-capo sghignazzò divertito mentre la sua recluta-vittima prediletta si avvicinava alla scrivania per ricevere gli ordini. Giada rimase rigida, con il cuore in gola, passando nella mente tutte le possibili ritorsioni che il turian avrebbe potuto affidarle per punirla della negligenza di quel pomeriggio: una piccola distrazione era bastata a rovesciare due dita di caffè sulla scrivania di un suo collega, rendendo pressocché illegibile le prime righe del rapporto che aveva da poco stilato. Ecco perché, da che avrebbe dovuto staccare almeno due ore prima, quella sera si sarebbe trovata a fare gli straordinari.
    «Agglomerati di Zakera. Dirigi al flux: due imbecilli si stanno azzuffando nel locale... ovviamente i due imbecilli sono umani»
    Ovviamente. Il capo non simpatizzava molto per gli umani; ma se questi davano tale mostra di sé, Giada avrebbe potuto giustificare la sua specie fino ad un certo punto. Non era affatto decoroso un comportamento del genere; se lei fosse stata beccata a prendere parte ad una rissa come avrebbero regito i suoi genitori? Probabilmente costringendola a fare ammenda tramite confinamento nella sua stanza per un mese. Punizione ancor più severa, se ad essere beccato con le mani nel sacco era Christian: ogni sbaglio commesso dalla donna, agli occhi altrui era di gran lunga più disonorevole che non commesso dall'uomo.
    «Poni fine alla rissa e portali qui, gli daremo una bella strigliata. E' un ordine»

    Per quanto i modi del suo superiore fossero alquanto bizzarri, Giada non riusciva proprio ad offendersi per le sue parole. A discapito delle apparenze, nonostante gli errori della ragazza il turian non l'aveva ancora mandata via e continuava ad affidarle incarichi su incarichi permettendole di fare esperienza - e di questo, la ragazza gli era profondamente grata.
    Sebbene non la entusiasmasse dover porre fine ad una rissa: c'erano molte cose più importanti a cui pensare per la sicurezza della Cittadella che la spingevano a vedere quell'intervento come una grande perdita di tempo. Tempo che avrebbe potuto essere impiegato per aiutare chi ne avesse avuto davvero bisogno.
    Di fatto, al suo arrivo gli interessati si erano già dileguati.

    «Cosa mi sa dire su loro due? Saprebbe identificarli con qualche segno distintivo? Tatuaggi, modo di abbigliarsi...»
    «Davvero non saprei cosa risponderle... ero piuttosto impegnata a tenere d'occhio le mance», la ragazza incrociò le braccia al petto e arricciò il naso.
    «Certo... capisco», al commento dell'asari Giada fece uno sforzo immenso per non aggrottare le sopracciglia in un'espressione contrita. Non era colpa sua, del resto, se per guadagnarsi da vivere doveva vedere il fatto suo, preoccupandosi solo che i clienti non la fregassero mentre si accingeva a balli provocanti in abiti succinti.
    «Non saprebbe indicarmi almeno quale uscita hanno imboccato?», la ballerina portò l'indice alle labbra e socchiuse gli occhi, come per mettere a fuoco la memoria.
    «Credo... credo proprio che sia uscito dal retro. Ma a quest'ora, ormai, si sarà già dileguato»
    «Lo sospettavo... grazie della collaborazione, comunque. Non intendo trattenerla oltre, la lascio tornare al suo lavoro»
    «Sì figuri, agente... un'ultima cosa: dopo una rissa come quella, non credo che se la siano cavata senza lividi... uno aveva un sopracciglio spaccato. Spero le sia utile»

    A quell'ora non c'era molta gente in giro. La parte giovane della Cittadella passava il resto della notte nel casinò o al bar, ma era solo una minima parte.
    I restanti preferivano dormire. Magari abbracciati alle proprie compagne, nella speranza di dimenticare l'orrore che Saren aveva portato guidando la Sovereign nel cuore della città.
    Consapevole che difficilmente avrebbe trovato i due rissaioli, Giada decise di godersi quei minuti di pace, rimandando l'inevitabile rapporto al quartier generale.
    Si fermò a guardare le stelle, da quel parapetto che aveva reso celebre i paesaggi della Cittadella.
    Lo scenario era magnifico.
    "Sarebbe bello se tu potessi vederlo come lo vedo io, papà.", Giada sospirò, chinando il capo abbattuta.
    Erano passati sei mesi dalla morte di suo padre. James era caduto in guerra da eroe insieme ai suoi uomini, impiegando la sua flotta per salvare il Consiglio. Giada era orgogliosa di lui, ma a volte non poteva fare a meno di pensare. Se le cose fossero state diverse... se papà fosse stato ancora vivo. E se James fosse stato ancora vivo, avrebbe impedito a Christian di lasciare l'SSC e di diventare un mercenario al soldo di Cerberus.
    Tutte domande che non avrebbero trovato risposta.
    Si voltò, nascondendo gli occhi lucidi all'ombra. E fu in quel momento che notò di non essere sola.
    Qualcuno sembrava aver preferito quella quiete al chiasso dei locali. Come lei.
    Quando i loro occhi si incrociarono Giada avvertì un profondo disagio. Le sembrava di essere stata colta in flagrante, e viceversa di aver interrotto un momento intimo, di isolamento e riflessione personale.
    Sarebbe andata via, se non avesse notato quanto riferitole dalla ballerina asari.
    Un lieve taglio sul sopracciglio e qualche livido bastarono a farla indugiare. Una semplice coincidenza o l'uomo seduto sulla panchina era uno dei due responsabili dello scompiglio al flux?
    Decise di farsi forza e di avvicinarsi. Seppur con passo incerto.
    «Bella serata, vero? Le stelle, la tranquillità... le risse al bar»
    Se le sue supposizioni si fossero rivelate infondate avrebbe potuto voltargli le spalle fingendo una disinvoltura che non aveva e rassicurarsi cullandosi nel pensiero che tanto non l'avrebbe più visto, e anche se fosse stato non l'avrebbe riconosciuta. Una come lei si dimenticava facilmente.
    «Non ha una bella cera. Ha bisogno d'aiuto, signor...?»

     
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    Matt stava tranquillo a godersi la vista. La morfina era già caricata nel factotum, cautamente spento. Tuttavia non se l'era ancora iniettata, le stelle lo attiravano molto di più, erano sempre state la sua vera droga. Per questo aveva studiato xenobiologia all'università. Potrebbe dissezionare una qualsiasi delle specie della cittadella, senza problemi. Potrebbe creare un vaccino per un quarian, potrebbe praticare un massaggio cardiaco ad un Turian ma una sensazione di tepore sulla palpebra gli ricordò che non era ancora capace di colpire un uomo in modo efficace, nel modo in cui era stato addestrato. Con un leggero sospiro prese un fazzoletto ed asciugò la goccia che stava colando sul suo occhio. Inumidì con la punta della lingua un pezzetto di un altro fazzoletto ed usando il monitor del factotum come uno specchio usò il fazzoletto umido per pulirsi la palpebra. Mise i fazzoletti sporchi nel factotum per scinderli e riciclarli e poi sbuffò nuovamente, lasciando cadere indietro la testa. La tirò nuovamente su quando vide arrivare un'altra persona, una donna. Non era di una bellezza prorompente ne volgare, tuttavia aveva tutte le curve al posto giusto per attizzare le fantasie di un soldato. Sembrava giovane però, quindi lasciò perdere. Solo quando lei si voltò noto una spilla sul suo petto che, unità agli abiti che indossava, accese nella sua mente una spia d'allarme: era un'uniforme dell'SSC. Fece lo gnorri e continuo con ciò che stava facendo. Tuttavia la ragazza toccò un tasto dolente. Matt replicò Lo è davvero, d'altronde su questo asteroide tutte le serate sono piacevoli, dico bene? Mise i gomiti sullo schienale della panchina ed accavallò le gambe, fingendo noncuranza Riguardo alle risse non so proprio di che parla, non ne ho viste molte intorno a questa panchina... Lei aveva notato il suo sopracciglio, a quel punto era in ballo, doveva ballare Si, immagino che la mia faccia dica così, comunque non ho bisogno d'aiuto, la ringrazio. Sergente Matthew Gunnarsson, Marine dell'Alleanza. Con chi ho il piacere di parlare a riguardo delle serate, delle risse e delle stelle?
     
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    Giada D'Angelo
    Giada studiò i movimenti dell'uomo. A giudicare dalla corporatura massiccia e dallo sguardo sicuro di sé, dedusse di avere davanti a sé un soldato; non un soldato qualcunque, di quelli che erano tutto istinto e niente logica. Qualcosa nel suo sguardo la incuriosiva; fu il motivo principale che la spinse a restare.
    «Ma certo...», commentò giungendo le mani dietro la schiena. Giada si guardò intorno, distogliendo l'attenzione dall'interrogato. In quella zona regnava una quiete oltremodo rilassante, e non v'erano prove che potessero smentire o confermare le insinuazioni che in modo così poco velato gli aveva rivolto. Non c'era traccia di rissa, eppure la descrizione del profilo corrispondeva: dubitava vi fossero molti uomini della sua risma nei paraggi - soprattutto altri che recassero segni di lotta.
    Ma la sua determinazione fu messa a dura prova nel momento in cui il soldato diede inizio alle presentazioni.
    Giada si voltò a guardarlo compiendo uno scatto con il capo, e batté le palpebre frettolosamente, come se fosse stata colta alla sprovvista.
    «S-sergente?!», farfuliò, e una strana angoscia le attanagliò la bocca dello stomaco.
    In presenza di un membro estraneo all'SSC che rivestiva un grado più alto di lei provava sempre una sorta di reverenza... e intimidazione.
    Si decise ad aprire bocca nel momento in cui si rese conto della fin troppo lunga durata del silenzio calato tra loro due. Schiaritasi la voce, Giada si presentò a sua volta.
    «Agente d'Angelo, Servizio di Sicurezza della Cittadella. Chiedo scusa per non averla riconosciuta in abiti civili, signore», Giada serrò le labbra, rimproverandosi di non aver fatto le dovute ricerche prima di passare alle accuse. Si chiese se era il caso di insistere: da un lato, era dell'idea che al di là di ogni grado, a maggior ragione per il grado di sergente in quanto modello di esempio per gli altri soldati, il sergente, se fosse stato davvero coinvolto nella rissa, meritava quanto meno un richiamo ufficioso; tuttavia, trattandosi per l'appunto di una figura importante, non era giusto che quel compito spettasse a lei, che in via ufficiale non era ancora un'agente. Che diritto aveva lei, una novellina, di rimproverare la condotta di un uomo che era stato sui campi di battaglia e che aveva visto cadere i compagni sotto il fuoco nemico?
    «Ero nei paraggi alla ricerca dei due responsabili che hanno scatenato il putiferio al Flux. Ma temo di essere arrivata tardi... a quest'ora saranno già andati via.», si giustificò, arrendendosi man mano, sebbene a malincuore, all'idea di lasciar stare, archiviando la faccenda con la fuga dei responsabili.
    «E' sicuro di stare bene? Posso passarle del medigel attraverso il factotum, se lo desidera.»

     
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    La ragazza si irrigidì sentendo il grado e poi iniziò a scusarsi e ad avere toni formali. Matthew mise le mani davanti a se come a dirle di rallentare e disse Perfavore, niente formalità, siamo appartenenti a due forze diverse e in questo caso non sono io quello che dovrebbe usare il "tu" fra noi due...,Non sopportava le scale gerarchiche Voglio solo passare un paio di giorni senza dover fare i ricevere il saluto... La ragazza confermò ciò che ormai era assodato: cercava i due rissaioli del Flux. Matt forse sapeva come cavarsela. Si alzò in piedi e grattandosi la parte destra della mandibola disse Se io avessi informazioni in merito a questa rissa cosa sarebbe disposto a fare l'SSC per saperlo? ignorò la sua offerta di Medigel, lo aveva anche lui con se. Voleva vedere se la donna sarebbe scesa ad un compromesso per risolvere l'incarico o se fosse integerrima. Ovviamente non voleva metterla a rischio, se lei avesse intuito qualcosa, o meglio, se lo avesse accusato direttamente, si sarebbe costituito. Però ora voleva giocare
     
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    Giada D'Angelo
    Niente formalità. Forse per lui sarebbe stato più semplice. Giada non fiatò, ma difficilmente sarebbe passata ad un linguaggio informale. La vedeva come una mancanza di rispetto nei confronti di un compagno più anziano, e non se la sarebbe sentita di porsi al suo stesso livello dandogli del "tu".
    Vedersi ignorare la domanda la sorprese, ma non quanto la proposta - poteva definirla in questi termini? - del sergente: cosa sarebbe stata disposta a fare pur di mettere le mani sui due trasgressori?
    Giada fece un passo indietro e rifletté, guardando il sergente con occhi diffidenti.
    «Tutto ciò che è necessario», rispose infine, «ma entro i limiti della legalità.»
    Era la pura verità. Per quanto il sistema burocratico alle volte fosse seccante a causa dei tempi che richiedeva per passare agli atti, Giada non era quel tipo di agente che riteneva che il fine giustificava i mezzi. Se poteva ottenere buoni risultati attraverso vie legali, non esitava ad agire. Al contrario, preferiva lasciar perdere: non sarebbe stata una vera vittoria.
    «Dove vuole arrivare?»
     
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    Matt disse con non chalance Se io potessi informare l'SSC sulla posizione di uno dei fuggiaschi di prima, il cui percorso ho visto con i miei occhi, l'SSC mi perdonerebbe un'infrazione di poco conto? Continuò a stuzzicarla. Solo pochi mesi prima non avrebbe mai pensato di affrontare una discussione del genere sulla cittadella. Essa non era altro che un mucchio di macerie insanguinate. La gente che urlava, i Geth che sparavano a chiunque si muovesse, i mutanti che lanciavano le loro urla metalliche... Allora era diverso, era un combattente per il bene, uno dei baluardi della resistenza contro lo spettro rinnegato e la sua armata di uomini di ferro senz'anima. Molto poetico... Uno spettro che guidava un armata senza vita. Gli aveva sempre ricordato in una certa misura un vecchio film con Bruce Campbell. Invece, solo pochi mesi dopo, era lì che rischiava di passare una nottata in guardiola per aver preso a pugni un mercenario. La vita era misteriosa ma il karma era una puttana... Guardò la ragazza e cercò di buttarla sullo spirito Eddai, anch'io sono di origini europee... Aiuta un fratello del vecchio continente, vienimi incontro! Allargò le braccia e fece un sorriso sardonico
     
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    Giada D'AngeloGiada serrò le mani in due pugni, tesa. Le sue guance divennero del medesimo colore dei suoi capelli.
    Ringraziò che la notte le era favorevole, riducendo le possibilità che il sergente se ne accorgesse.
    Non riusciva a capire se il sergente la stava prendendo in giro, approfittando dell'ingenuità dovuta alla sua giovane età.
    «Mi faccia capire bene», fece mente locale, «sta davvero ammettendo davanti ad un agente dell'SSC di aver commesso un reato?», il suo superiore avrebbe stappato una bottiglia di spumante davanti a un'occasione così ghiotta. Non aspettava altro per punzecchiarla elencandole tutti i perché e i per come gli umani avrebbero dovuto stare fuori dagli affari della Cittadella. Occasione che non poteva assolutamente offrirgli.
    Che fare, allora?
    Nessuna delle due teste calde avrebbe passato la notte in galera, ma se avesse tralasciato il nome del sergente nel suo rapporto, per par condicio avrebbe dovuto offrire la stessa opportunità all'altro sfortunato.
    «Con tutti i problemi che deve affrontare qui... ha trovato il tempo di azzuffarsi al bar? Perché?», oltre che d'obbligo, quella domanda era spinta dalla curiosità. Cosa poteva spingere un uomo tutto d'un pezzo come il sergente a fare a pugni come un ragazzino di strada?
    A volte Giada dimenticava che gli uomini non avevano bisogno di un pretesto per darsele di santa ragione. I motivi potevano essere più disparati: la demarcazione del territorio, eccesso di testosterone, una donna...
    In modo o nell'altro le donne c'entravano sempre. Come il prezzemolo, finivano dappertutto.
    Ma tralasciamo la battuta infelice.
    Avrebbe potuto ripagarlo con la testa moneta, ma non sarebbe stato da lei.
    «Non avevo intenzione di arrestarvi, era un semplice ammonimento... visto che la zuffa è finita non c'è più niente da sbrigare qui. Dove ha detto di aver visto scappare l'altro uomo?»
     
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    Matt sorrise amaramente Sei troppo sveglia per essere fregata con i trucchi di un sempliciotto come me... Si poggiò col sedere al corrimano dove prime era poggiata lei, incrociò le braccia al petto e le gambe all'altezza delle caviglie Si, ammetto di aver fatto partire quella rissa. Vuoi sapere il perché? Era una storia stupida, probabilmente nessuno che non fosse stato con un fucile in spalla e le mani sul collo di un amico per fermare il sangue che schizzava dalla sua giugulare avrebbe potuto capire. Però l'agente D'Angelo sembrava diversa dal poliziotto medio. Sembrava una che capiva il valore del sacrificio. Il fatto stesso che si prestasse ad un incarico basso come il sedare una rissa dimostrava che ci teneva a fare le cose per bene. E, senza offesa, se mi dai ancora del "lei", ti scaravento di sotto Alzò un sopracciglio mentre la guardava. Il suo sguardo passò ad una venatura ironica ma seria
     
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    Giada D'AngeloGiada ammise di essere un po' delusa. Aveva fatto un buco nell'acqua dal momento che non poteva né portare il sergente al quartier generale, né inseguire l'altra testa calda. Non era da lei tornare all'accademia a mani vuote, ma si consolò pensando di mettercela tutta in vista del prossimo incarico. La prossima volta sarebbe andata meglio.
    Si concentrò invece sullo sguardo del sergente. Per un attimo, nei suoi occhi scuri, le sembrò di leggere una sofferenza radicata nelle profondità del suo animo. Aveva visto lo stesso sguardo nei volti di molti uomini, soldati di ritorno dal campo di battaglia impossibilitati a dimenticare gli orrori della guerra...
    Al di là delle battute al vetriolo e dell'ironia, il sergente doveva avere una personalità intrigante.
    E alla sua domanda, Giada si chiese se fosse giusto indagare oltre. Il suo istinto le diceva che era stata una sofferenza di fondo a spingere quell'uomo, per una sera, a dimenticare il decoro e a sfogarsi in modi imprevisti.
    Ma poteva anche sbagliarsi.
    «In effetti mancavano le minacce a pubblico ufficiale nella collezione di questa serata», ironizzò alla sua pseudo-minaccia.
    Per quanto poteva essergli di fastidio sentirsi rivolgersi in modo informale, Giada non era abituata a dare del "tu" agli altri, soprattutto se erano più grandi di lei e ricoprivano un ruolo degno di tutto rispetto.
    Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e si specchiò nei suoi occhi. Posizione un po' scomoda, considerando che tra loro passavano circa venticinque centimetri di differenza, ma si sforzava di farlo per vincere la sua timidezza nei confronti del mondo.
    «Sì, voglio sapere il perché. Ma solo se non le... solo se non è un problema. Altrimenti va bene così.»
     
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    Matt la guardò negli occhi volor giada per qualche istante, poi sospirò e disse Non so dove tu fossi durante la battaglia della cittadella, spero lontano da qui... Io invece sono stato sfortunato: ero qui. Letteralmente, ero proprio qui... La panchina non c'era, un'esplosione aveva squarciato tutto il pannello su cui poggia. La mia navetta ci ha sbarcati circa settanta metri più in la. Eravamo dieci uomini - un sorriso ed una risata sommessa fermarono brevemente il suo racconto - I peggiori fanti che si fossero mai visti! Una volta finimmo davanti al comandante del campo di addestramento perché nel mezzo della notte liberammo nei dormitori femminili cinque dozzine di gatti randagi raccolti e accuratamente nascosti nel giro di due settimane. Non si poté entrare nel dormitorio per più di tre settimane, dicono che ancora puzzi di piscio di gatto. Inutile dire che passammo le due settimane successive a pulire cessi. Ad ogni modo sulla navetta eravamo in dieci, con il pilota, il vecchio Phil, undici. Era una vecchia roccia, aveva preso a calci i Turian su Shanxi e non vedeva l'ora di mandare ai suoi nipotini una foto in cui era in posa su un Nucleo Geth. Sbarcammo qualche decina di metri più in la, arrivati alla panchina eravamo sette, arrivati al Flux rimanemmo in tre. Phil fu abbattuto da un Nucleo Geth mentre cercava di venire a recuperarci. Eravamo dieci persone che convivevano da un anno e mezzo ed in mezz'ora sette di noi erano andati... Noi tre fummo fortunati, riuscimmo a cavarcela. Da quella volta, ogni volta che torno sulla Cittadella vado al Flux, compro sette birre, scrivo dei biglietti coi loro nomi e matricole e li lascio sul bancone. Stasera, un mercenario, dei sole blu credo, gli ha visti, gli ha visti, ha riso con i suoi amici ed ha iniziato a versarli a terra. Io ero dall'altra parte del locale, quando arrivai al bancone stava versando l'ultimo. Sentì distintamente la frase "che senso ha pagare da bere a chi è così stupido da farsi uccidere da una torcia?" Cinque secondi dopo eravamo sul pavimento Guardò Giada e disse Ci sono cose per cui vale la pena morire, ci sono cose per cui vale la pena di mettersi nei guai Distolse lo sguardo e lo mise nel vuoto dello spazio, alzando la testa
     
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    Giada D'Angelo
    All'inizio il sergente non sembrò molto convinto, tant'è che Giada pensò se ne sarebbe andato senza dirle niente. Invece ebbe modo di ricredersi.
    Il suo istinto ci aveva visto giusto: Matthews era un buon uomo. E anche ai bravi uomini può succedere di passare una pessima serata.
    L'azione dei mercenari, d'altronde, era prevedibile: uomini pagati per uccidere non potevano capire niente dell'onore, e della sofferenza per aver perso in battaglia i propri amici. E così, per una parola fuori luogo e un'azione scorretta di troppo, il sergente aveva finito per perdere il controllo, massacrando di botte l'avversario che aveva infangato la memoria dei suoi cari.
    Giada non lo biasimava affatto, e non lo giudicava.
    «Ci sono anche cose per cui non è giusto soffrire», le sfuggì.
    Si sentiva quasi onorata per essere messa a parte della sua storia. Come suo padre, Matthew aveva partecipato alla battaglia sulla Cittadella; ma lui era stato molto più fortunato, anche se forse non riusciva a vederlo. Suo padre aveva raggiunto la fine delle sue possibilità; Matthew, invece, era un sopravvissuto. C'erano ancora tante cose che poteva fare.
    «Quel sole blu ha mancato di rispetto alla memoria dei suoi compagni, è vero... ma se continua in questo modo, tornare in quel locale per lei sarà solo uno strazio continuo e non uno svago. E non è ciò che i suoi amici avrebbero voluto», Giada si avvicinò al corrimano, sebbene mantenendo una certa distanza dal sergente per non risultare invadente.
    «Lei è stato straordinario. Ha combattuto con onore ed è sopravvissuto agli orrori della guerra. Non sprechi il suo tempo prezioso e le sue energie per persone che non potranno mai capire.»

     
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    Matt alzò le spalle Io non ci vado per svagarmi, nessuno si svagherebbe in una tomba. Ci vado solo per pagare da bere alla mia squadra Riabbassò lo sguardo. Ancora una volta ignorò totalmente cosa lei avesse detto e passò oltre Dimmi, agente D'Angelo, cosa ci fa una ragazzina umana nell'SSC? Sei molto lontana da casa Ora era lui a voler sentire storie. Era stufo di ripetere sempre il perché era scontroso, mogio è dipendente dall'oppio, voleva sapere un po' delle sventure altrui, forse per sentirsi meno sfortunato, forse per solidarietà col prossimo o forse solo perché al momento non aveva altro da fare. La rissa era una cosa, l'omicidio premeditato un'altra. Sapeva dove trovare il mercenario e sapeva come uccidere lui ed i suoi compari, aveva omesso di dire che era fra i tre sopravvissuti perché loro avevano ricevuto un addestramento speciale. Però non era sicuro valesse la pena di finire in galera ed essere congedato con disonore per aver stroncato la vita di un gruppo di imbecilli. Finché la poliziotta era la lui non doveva comunque preoccuparsene dato che non se ne sarebbe andato
     
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    Cacciatore Geth

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    Giada D'Angelo
    Giada non si offese per i continui silenzi di Matthew davanti ai tentativi di aprirgli gli occhi. Davanti al dolore ciascuno reagiva in maniera diversa; e aveva sperimentato sulla propria pelle che nessuno poteva essere salvati da altri che da sé stesso. Con certe sventure si poteva solo convivere e andare avanti, e Matthew l'avrebbe fatto solo quando avrebbe trovato qualcosa - o qualcuno - per la quale valesse la pena di voltare pagina.
    Nonostante l'attenzione fu spostata su di lei, Giada sentiva che qualcosa non andava.
    Il marine sembrava distratto. Era lì solo come presenza fisica, mentre con la mente era assente. Forse stava ancora pensando all'episodio con il mercenario dei Sole Blu.
    «Mi piaceva l'idea di rendermi utile all'Alleanza», ammise, volgendo lo sguardo alla nebulosa oltre i bracci della Cittadella.
    «Il mio capo è un vecchio turian brontolone che mi sta col fiato sul collo. Ma devo dire che mi piace. Conosce il fatto suo, e anche se il più delle volte mi affida incarichi semplici, mi permette di fare esperienza senza affrettare i tempi. Per me va bene qualsiasi cosa. Poco importa se si tratta di registrare rapporti o sedare risse da bar», scrollò le spalle.
    «Qualsiasi cosa che riguarda la sicurezza della Cittadella è importante.», raccontare quella parte di sé non era un problema. Erano informazioni comuni, il motivo per il quale molti premevano per entrare nell'SSC. Giada aveva volutamente omesso solo la parte che riguardava la sua famiglia, informazioni riservate che circolavano solo nel suo ambito lavorativo e che nessuno, fino ad allora, aveva mai accennato.
    «Non mi è pesato il trasferimento alla Cittadella. E' stata una bella occasione per fare esperienza. Come vede, nulla di esaltante... nessun dramma alle spalle. Posso definirmi... fortunata»

     
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    Roler duerighista

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    Matt riportò lo sguardo su di lei Vuoi fare bella figura col tuo capo? Le chiese. Quando era sulla cittadella la morfina gliela procuravano i Sole Blu, stessa cosa per il metadone. Ce n'era abbastanza per arrestarne qualcuno se lui avesse fatto da talpa. Poteva darle una mano ed affossare qualche Sole Blu al tempo stesso, perché non farlo? Se poi fosse "casualmente" nata una sparatoria lui avrebbe potuto piantare tungsteno in qualche cranio senza finire in galera. Tutti contenti, tutti vincitori. Cosa poteva andare storto? La in alzò Allora? Si staccò dal corrimano e si tirò su le maniche. Aveva un po' di caldo. Sull'avambraccio destro spuntò una lista di dieci nomi tatuata. Sette di fianco avevano una croce ed uno aveva una croce ed una navicella stilizzata. Mise le mani in tasca attendendo una risposta
     
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