Agente, non è come sembra!

Spazio esterno del Consiglio, Cittadella

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    Roler duerighista

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    La tecnica riesce e Giada scampa al botto. La squadra a terra continua a sparare fino a quando dalla struttura principale non escono altri tre soldati armati di lanciarazzi che si posizionano nel cortile ed iniziano a sparare contro l'SSC. Anche quello che aveva sparato a Giada, probabilmente credendola morta, si iniziò a concentrare sulla squadra d'assalto. Gli uomini sparavano e lanciavano granate ma senza un aiuto dall'alto ci sarebbero state perdite. Matt ne freddò uno con il fucile d'assalto ma i fanti fornivano fuoco di copertura e gli altri tre erano meno scoperti. Passò all'incisor ed iniziò ad abbattere i fanti. Dalla sua posizione Giada ha un buon angolo su uno dei tre granatieri, e sui tanti. Gli altri due sono coperti da un colonnato
     
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    Giada D'Angelo
    Giada era riuscita a non essere presa in pieno dal razzo, il quale esplose a contatto con la balconata dove era posizionata la ragazza pochi secondi addietro. Pezzi di calcinacci e vetri rotti piovvero da quel punto. La recluta impiegò alcuni secondi per riprendersi. L'onda d'urto dell'esplosione l'aveva beccata di striscio, sbalzandola in avanti, e facendole sentire la corazza di fuoco sulla schiena. Il rumore l'aveva stordita privandola momentaneamente dell'uso dell'udito al timpano sinistro.
    Era scampata ad una brutta fine, e la fortuna non sarebbe stata per sempre dalla sua parte.
    Afferrato il fucile, lo imbracciò e si rimise in ginocchio. Non aveva mai visto tanto sole blu ammassati in un unico posto, cosa che le fece pensare di essere finita all'inferno. E il peggio non riguardava nemmeno lei: se Giada aveva maggiori possibilità di sopravvivere stando nelle retrovie, i soldati in prima linea se la cavavano decisamente peggio sotto il fuoco nemico.
    Caricò la clip con le munizioni perforanti, intenzionata ad usare l'occultamento tattico per non farsi individuare.
    Prese la mira, puntando al granatiere che riusciva a vedere attraverso il mirino. Premette il grilletto sperando di perforargli la gola.
    Avrebbe provato a togliere di mezzo gli altri due con il lanciagranate, mirando al colonnato. Se gli fosse precitato addosso gli avrebbe impedito di continuare ad attaccare i suoi compagni - contava che quelli che erano a lui più vicini gli sparassero appena dopo averlo visto distratto -, o in ogni caso sarebbe stato sempre un nemico in meno pronto a cercare di ucciderli.
     
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    Il piccolo frammento di Tungsteno perfora perfettamente il collo del soldato, trascinandosi dietro una scia cremisi. Si accascia a terra iniziando a spandere in giro il suo sangue che si allarga nella forma di una pozza sotto di lui. I colpi di lanciagranate arrivano sul colonnato ma sono pilastri di acciaio, le granate servono solo a fare un gran fracasso e distraggono brevemente gran parte dei soldati che si guardano introrno presi dal panico permettendo alla squadra a terra di falciare i due granatieri e qualche altro uomo. Non c'è storia contro l'SSC! I pochi rimasti vengono circondati e si arrendono. Alcuni agenti li prendono in custodia mentre un'altra squadra di addentra nella struttura per cercare altri SB. C'è una porta sum camminamento dove si trova Giada ma il suo allo pad è rosso, segno che è chiusa
     
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    Giada D'Angelo
    La strategia improvvisata da Giada non era stata il massimo, ma aveva ugualmente dato alla ragazza i risultati sperati: il granatiere che aveva avuto sotto tiro ora giaceva in una piccola pozza di sangue e non rappresentava più un pericolo per gli altri agenti dell'SSC che cercavano di farsi avanti a fatica sotto il fuoro nemico. Dalla sua posizione ebbe modo di constatare che le granate erano state un buon diversivo per permettere alle squadre d'assalto di avanzare e di sbarazzarsi degli altri due seccatori.
    L'assalto proseguì per alcuni minuti per parvero un'eterità. Alla fine i sole blu rimasti, preso consapevolezza dell'inutilità della loro resistenza, dichiararono la resa e misero giù le armi.
    Giada non lasciò la sua posizione né ripose in spalla il fucile di precisione, attendendo ordini.
    Dal ricevitore giunse la voce del caposquadra che chiamò tutti i sottoposti a rapporto, per assicurarsi che non vi fossero perdite. E informò di una delle squadre del compito di controllare la presenza di altri sole blu nei paraggi. Quando arrivò il suo turno di rispondere, la ragazza non esitò.
    «Risponde d'Angelo.», deglutì, per alleviare il fastidio alla gola secca. «Nessuna ferita grave.», comunicò. Sarebbero passate almeno un paio d'ore prima di tornare a sentire bene dall'orecchio sinistro.
    «C'è una porta alle mie spalle», riprese, agganciando il fucile di precisione alla corazza, lungo la schiena. Al suo posto afferrò la M-5 Phalanx, caricando anch'essa con clip che implicavano l'uso di munizioni perforanti.
    «E' chiusa. Potrebbe essere sigillata dall'interno, attendo ordini»
    «Affiancati da Lilihierax e Digeris e controlla che sia libero»
    «Negativo, signore. Il razzo dei sole blu ha lasciato una bella voragine nel muro; il distacco tra un punto e l'altro è troppo ampio per tentare la fortuna con un salto. Più avanti vedo una rampa di emergenza: sarebbe più semplice e sbrigativo essere raggiunta da un agente situato sul vostro piano» Giada rimase in attesa.
    Andare in perlustrazione da sola era totalmente fuori discussione: c'era il rischio di trovarsi faccia a faccia con il nemico, e forse più di un sole blu. Necessitava almeno di un altro compagno che le parasse le spalle prima di tentare con la decrittazione, violando i sistemi di sicurezza e di apertura della porta.
    non riesco a mandarti un mp! hai la casella postale piena?
     
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    Si, al momento è piena, scusa per l'inconveniente


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    Ricevuto Agente D'angelo, resta in attesa vigile Fu la risposta del controllo di missione. In breve si sentirono spari, esplosioni ed urla dal lato opposto della porta. Dopo qualche decina di secondi di battaglia l'Olopad divenne verde e la porta si spalancò. A terra c'erano quattro corpi e due feriti ed in piedi, in mezzo alla porta, c'era Matthew Allora, Giada, quante altre volte devo sbrogliarti la matassa? Stai bene, non sei ferita? La sfotté per l'ennesima volta. Magari non era saggio dato che ora era pesantemente armata ma una battuta conservata è una battuta persa. Inoltre si preoccupò anche di informarsi sulla sua salute, la piccoletta gli stava più simpatica di quanto volesse ammettere. Attivò il comunicatore e disse Centrale, due prigionieri feriti, colpi plurimi di armi da fuoco a braccia e gambe, mandati soccorsi Tese poi la mano a Giada Complimenti, hai appena sventato un traffico di droga di proporzioni decisamente fuori dalla media. Ora mi devi come minimo una birra, anzi, almeno una decina Aveva la corazza sporca di sangue, perlopiù altrui è decisamente graffiata ma stava tutto sommato bene
     
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    Giada D'Angelo
    Al rumore degli spari Giada sobbalzò sul posto. Puntò l'arma verso l'olopad, in posizione di tiro, e indietreggiò lateralmente di un paio di passi in modo da tirarsi fuori dalla traiettoria degli spari nel caso in cui la porta si fosse aperta all'improvviso.
    Attese, i nervi a fior di pelle. Gli spari continuarono, seguiti da pesanti tonfi e grida. Giada si aspettò di intervenire da un momento all'altro, ma dal trasmettitore non giunsero ordini.
    Fece presto ad innervosirsi.
    In quella stanza si stava scatenando l'inferno. A quale fazione rispondevano i colpiti? Il dubbio le attanagliava lo stomaco, e senza nemmeno rendersene conto si ritrovò con il respiro irregolare e le dita serrate sull'M 5 fino a dolere.
    A che gioco stava giocando il suo caposquadra?
    Prima l'aveva lasciata con l'ordine di restare vigile - ordine ben lontano dall'implicare un intervento immediato se le circostanze fossero cambiate, come effettivamente era appena accaduto - poi non aveva nemmeno mandato i rinforzi richiesti dall'agente.
    Quando l'olopad divenne verde e ruotò per aprire la porta, Giada fu pronta a sparare.
    «Allora, Giada, quante altre volte devo sbrogliarti la matassa? Stai bene, non sei ferita?»
    «Cosa?» Gurnasson. Giada diede un breve sguardo alle spalle del sergente. Come nelle migliori entrate in scena dei film, aveva fatto piazza pulita disseminando una scia di cadaveri e feriti dietro di sé. E faceva anche dell'ironia, non mancando per nessuna occasione al mondo di pungolarla.
    Giada scosse la testa, incredula, e abbassò l'arma.
    «E' incredibile. Nemmeno momenti come questo la privano del suo senso dell'umorismo!», ironizzò, e lo sguardo si soffermò sugli schizzi di sangue fresco che ricoprivano la corazza del soldato.
    «Sto bene, sergente. Nessun danno serio, grazie.»
    Matthew aggiornò la centrale sulla situazione, e Giada non poté fare a meno di pensare di quanto fosse bizzarro il mondo. Era partita con un semplice incarico di routine che si era trasformato in una seria operazione anti-droga. E doveva tutto ad un fortuito caso: se il Sergente non l'avesse presa in simpatia, Giada avrebbe terminato la serata tornando al dipartimento a mani vuote.
    I suoi pensieri vennero interrotti dal sergente. Strinse la mano di Matthew nella sua.
    Giada non poteva che essere contenta di quell'incontro.
    «Non ho fatto che una minima parte. Il merito spetta all'SSC...», ma non dimenticava che Matthew aveva anche un lato negativo.
    «E a lei.», aveva stretto la sua mano più del dovuto affinché afferrasse quanto gli aveva sequestrato poco prima dell'inizio della missione. Doveva restituirgli le due fiale di morfina e la pasticca di metadone, decise.
    Ma non poteva farlo proprio in quel magazzino e in quel momento, con l'SSC in giro. La sua carriera sarebbe stata troncata sul nascere e non ci sarebbero state altre occasioni per riscattare il nome della sua famiglia.
    Se ne stava già pentendo nel momento in cui gli aveva stretto la mano, ma se quanto diceva Matthew era vero la sua era una dipendenza seria in poco meno di un'ora avrebbe risentito dell'astinenza. Giada avrebbe solo peggiorato la sua situazione privandolo dei farmaci, e non avrebbe risolto niente perché il sergente li avrebbe cercati altrove - e le conseguenze sarebbero state anche una sua responsabilità.
    Infilò la pistola nella fondina al suo fianco e gli disse:
    «Appena starà meglio sarò felice di offrirle tutte le birre che vuole.»


    Edited by 'hotaru' - 23/10/2014, 15:38
     
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    Matthew Gunnarsson
    Matt colse al volo la sua frecciatina. Spense il comunicatore del proprio factotum e fece segno a Giada di spegnere il suo. Tolse il casco, rivelando il volto e tirò Giada più vicina a se Senti, Giada, sai benissimo che la birra è una scusa. Qui è pieno di prove, io a breve sarò come sarò. Devi venire con me e darmi quello che sai. Non vorrai un marine della mia stazza in giro per la cittadella in crisi d'astinenza, vero? Era dannatamente serio. Mise il casco al posto del fucile a pompa, sulla schiena, dato che aveva l'arma in mano. Andò dai due prigionieri e somministrò l'oro del Medigel per attenuare il dolore, comunicando che stavano arrivando i soccorsi. Si rialzò e si girò verso di Giada Pensa di me ciò che vuoi, non mi interessa, è tutta la vita che me ne fotto. Però se vali metà dell'uniforme che indossi capirai che sei in debito con me e che me lo devi. Non ho bisogno di compassione, solo di quello che c'è qui dentro Con il braccio descrisse un arco orizzontale verso il magazzino. Iniziò a scendere le scale
     
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    Giada D'Angelo
    «Molto bene, sergente. d'Angelo, assicuratevi che quei sole blu siano vivi mentre arrivano i soccorsi e procedete a dar loro una prima dose di medigel»
    Aria di guai, ecco cosa si respirava in quel magazzino. E nel momento in cui Matthew spense il suo factotum Giada capì che se avesse voluto evitare guai seri avrebbe dovuto seguire il suo esempio. Allo stesso tempo avrebbe dovuto trovare una valida motivazione per aver spento il ricevitore, una volta che il suo capo squadra se ne fosse accorto.
    Ma non aveva altra scelta.
    Controvoglia spense il ricevitore del factotum, e serrò la mascella mandando giù a fatica le parole del sergente.
    La sua dipendenza un giorno lo avrebbe ucciso senza che si rendesse conto di come aveva fatto a ridursi in uno stato simile.
    Se fosse stato lucido non si sarebbe nemmeno sognato di farle un simile discorso prima che avessero raggiunto di nuovo il quartier generale. Non poté nemmeno rispondergli, in quanto si era spostato all'interno della stanza per curare i sole blu feriti. Non avrebbe offerto al nemico la possibilità di ricattarla e metterla nella fossa una volta scoperto il suo coinvolgimento negli affari loschi del sergente.
    Che le piacesse o meno, una volta che si era proposta di coprirgli le spalle evitando di sporgere denuncia all'SSC Giada era diventata sua complice. Poco importava che l'avesse fatto in buona fede.
    «Che cosa crede di fare?», domandò severa mentre il sergente lasciava la stanza.
    Voleva procurarsi la droga rubandola al magazzino posto sotto sequestro dall'SSC. Era pura follia.
    C'era in ballo molto di più della sua vita.
    Se fosse stato scoperto, sarebbe scoppiato un incidente diplomatico che avrebbe danneggiato le relazioni tra l'SSC e la Marina dell'Alleanza. Ancora peggio: fra turian e umani.
    Non poteva permetterlo.
    Giada agì in fretta: entrata nella stanza la porta si chiuse, e nessuno l'avrebbe vista. Si assicurò sulle condizioni dei feriti. Entrambi i sole blu avevano perso i sensi, quindi aveva il via libera: senza testimoni l'unica versione che avrebbe potuto affermare era la sua.
    Disattivò gli scudi della corazza e attivò il ricevitore del factotum, ignorando la voce del capo-squadra che le chiedeva di fare rapporto. Afferrò la pistola pesante che giaceva sul pavimento al fianco del cadavere di uno dei nemici e con l'altra mano sparò tre volte con la sua M-5 mirando due volte al muro e una a un polmone di uno dei morti. Trattenne la nausea; puntò con uno scatto l'arma del sole blu al fianco destro, mirando a colpire una zona muscolare per non procurare danni alle struttura ossea.
    Tirò il grilletto senza esitare.

    «d'Angelo! Sergente Gunnarson! Cosa diavolo sta succedendo là sopra?»
    La voce del turian era furiosa. Ma era una furia che tradiva la preoccupazione. Cosa sarebbe successo se la sua giovane agente fosse morta proprio a operazione ultimata?
    «Sergente, torna indietro e fai rapporto sulla situazione!», prevedibile, considerando che Gunnarson era quello più vicino alla stanza.
    Giada non rispose. Lasciò cadere la pistola del sole blu accanto al suo cadavere e si trascinò fino alla parete della stanza.
    Impiegò alcuni secondi per immagazzinare ossigeno, poi parlò al ricevitore.
    «Risponde d'Angelo», disse, cercando di non badare alla nausea.
    «Ho fatto come mi ha chiesto, signore», deglutì, trascinandosi verso la porta. Poteva aggiungerla alla lista di cazzate fatte nella serata. E quella le batteva tutte.
    «Abbiamo sentito degli spari»
    «Uno dei sole blu che credevamo morto si è rivelato non esserlo e mi ha sparato», tagliò corto prima che il turian potesse continuare. «Ho dovuto terminarlo, non mi ha dato scelta. Chiedo soccorso immediato», non era così grave come aveva lasciato intendere al turian, il proiettile aveva forato la corazza passando da parte a parte il fianco ma se non fosse stato scagliato a distanza così ravvicinata e con gli scudi disattivati il danno che avrebbe fatto sarebbe stato minimale.
    Ma in qualche modo doveva far tornare indietro il sergente: gli spari da soli sarebbero bastati, ma come spiegarlo ai suoi superiori?
    Perché beccarsi un richiamo per aver sparato vuoto?
    Ed essere l'unica a sparare non avrebbe destato sospetti?
    Meglio andare sul sicuro e provare di essersi difesa dopo essere stata attaccata.
    Se poi il sergente si fosse sentito in colpa tanto di cappello, male non gli faceva.
    Era per farlo ritornare prevenendo cazzate da parte sua, e per dargli le sue medicine che Giada aveva fatto quel che aveva fatto.
    Seduta per terra, la schiena contro la parete e la mano a tamponare la ferita, l'agente dell'ssc non aspettò il suo arrivo prima di somministrarsi del medigel. Trasse sollievo dal medicinale e socchiuse gli occhi.
     
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    Matthew Gunnarsson
    C'erano stati spari. Matt tornò indietro e trovò Giada a terra che buttava sangue dal fianco. Sentì il discorso fra lei e la centrale e le disse Perché cazzo ti sei spadata? Il suo comunicatore era ancora spento, lui non doveva render conto a nessuno. Sapeva fare due cose: lo xenobiologo ed uccidere ed era molto bravo in entrambe. I Sole Blu erano morti, non c'erano dubbi. L'unica cosa che poteva averla ferita era lei stessa Allora?! Ora si che era furioso. Era pieno d'adrenalina, con i primi sintomi dell'astinenza, con la luna storta e la ragazzina si era appena sparata. Non si avvicnò per aiutarla, sola si era ferita e sola se la sarebbe cavata. Avrebbe dovuto dargli valide motivazioni per ciò che aveva fatto se voleva una mano
    Matthew Gunnarsson

     
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    Giada D'Angelo
    Giada guardò il sergente attraverso il visore del casco. Matthew Gunnarson non sembrava affatto dell'idea di avvicinarsi, ma poco importava. Era una ferita superficiale: più del danno, Giada risentiva della stanchezza mentale. Erano accadute molte cose in una notte sola, davvero troppe. L'unica cosa da fare, dopo essersi fatta mettere dei punti e assumere antibiotici, era godersi una lunga dormita.
    Sebbene Giada dubitava fortemente di riuscire a dormire, dopo una notte come quella.
    Non si scomodò a rispondere a nessuna delle due domande.
    L'agente si limitò a stringere nel pugno le due fiale di morfina e quel che restava della pasticca di metadone.
    Aprì le dita mostrandone il contenuto a Gunnarson e spense il ricevitore.
    «Ha dimenticato qualcosa.», rispose, indifferente. Lasciò le fiale e la pasticca sul pavimento e voltò la faccia dall'altra parte.
    «Il suo lavoro qui è finito.»
     
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    Matthew Gunnarsson
    Matt si avvicinò, guardò i tre oggetti e li calpestò con forza. Si chinò e le sibilò con tutta la rabbia ed il disprezzo che provava in quel momento Credi davvero che abbia fatto tutto questo per della droga? Credi che ti abbia aiutato a distruggere un cartello per riavere due fiale di morfina ed una pasticca di metadone? Se questo è il valore che mi attribuisci allora la promessa che ti ho fatto non ha nessun peso. In fondo ho fatto tutto per la droga, non è così? Sferrò un pugno al muro ad una manciata di centimetri dalla testa di Giada. Il volto teso e rosso per la rabbia Tu non sai un cazzo di me, non hai nessun diritto di giudicarmi. Per due mesi, DUE MESI mi hanno pompato quella roba nel corpo dopo che ero quasi morto per salvare questa gente. Non ho scelto io di iniziare e non ho intenzione di sottopormi al tuo giudizio. Credi di me ciò che vuoi ma pensaci due volte prima di aprire la bocca In quel momento arrivarono i soccorsi mentre Matt si stava alzando. C'era un Salarian che faceva domande ma lui non rispose, continuò a guardarla per qualche secondo, poi si voltò e prese le scale
     
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    Giada D'Angelo
    Il suono del vetro rotto catturò la sua attenzione da farla voltare.
    Non capiva. Forse il proiettile le aveva annebbiato il cervello, oppure il sergente era relativamente pazzo. Prima faceva storie perché lei gli restituisse la morfina, e si arrabbiava perché Giada contravveniva ai suoi desideri. Poi la distruggeva, ma il risultato restava invariato. Il sergente era furibondo lo stesso.
    Tuttavia, la sua più grande preoccupazione era che qualcuno dell'SSC potesse sentirlo sbraitare. Tra sé e sé sperò che nessuno desse credito ai tuoi vaneggiamenti, attribuendoli alle stranezze tipiche della razza umana.
    Preoccupazione che aumentò quando Matthew sferrò un pugno alla parete, a pochi centimetri dal suo casco.
    Giada trattenne il respiro. Lo guardò negli occhi con fatica.
    Più Matthew parlava, più lei restava chiusa nel suo silenzio. Non si era resa conto del modo in cui l'aveva fatto sentire finché il sergente non le aveva sputato contro tutto il veleno che gli era entrato in corpo. Aveva deliberatamente calpestato l'orgoglio di un brav'uomo che soffriva per colpe non sue quando invece si era proposta di non farlo. Per quanto a volte potesse avere modi bruschi, Matthew aveva solo cercato di aiutarla; dimostrando che, con il sequestro del carico, dopotutto, sapeva benissimo qual era la cosa giusta da fare.
    Giada non trovò parole adatte per rispondergli, gliene mancò il coraggio.
    Quando lo vide andar via, non lo fermò.
    Si fece aiutare dal salarian a togliere il casco. Cominciava a mancarle l'aria.

    I salarian avevano recuperato i due sole blu feriti, che erano stati caricati sulla navetta d'emergenza per essere portati all'Huerta memorial hospital in modo da ricevere cure immediate. I morti erano stati chiusi nei sacchi, e attendevano di essere smaltiti.
    Il caposquadra di Giada, dopo aver disposto ordine di sigillare la zona per procedere al trasporto del carico sequestrato, aveva fatto un giro di perlustrazione per assicurarsi che la sua squadra fosse tutta intera. Era stata una vittoria importante per l'SSC, che aveva contato zero vittime tra le proprie fila. Eppure qualcosa non lo convinceva.
    Non vedeva di buon occhio la sua agente a contatto con un marine. L'operazione era andata bene, d'Angelo era stata brava e poteva vantare di aver partecipato a un'importante operazione antidroga che avrebbe fatto curriculum. Ma le circostanze dal momento in cui era entrata nella stanza sigillata si erano fatte strane. Tuttavia il turian non indagò sul momento. Le avrebbe parlato in disparte, lontano da orecchie estranee, una volta tornati al quartier generale, quando si fosse rimessa.

    A dispetto dei consigli dei medici salarian Giada non aveva voluto sentir storie sul seguirli in ospedale. Le sue ferite non erano così gravi da giustificare un ricovero. Per di più, aveva ancora una faccenda da chiarire. Si era fatta rattoppare nella navetta dell'SSC con i mezzi di cui disponevano al momento, e tanto bastava.
    Aveva dovuto lasciare lì parte della corazza per permettere loro di metterle i punti, ma era qualcosa di trascurabile, adesso che la zona era stata dichiarata sicura.
    «Hai visto il sergente Gunnarson?» il turian le indicò una catasta di casse alle sue spalle. Il sergente se ne stava per conto suo, spalle poggiate alla parete.
    A passo lento e malfermo, Giada gli si avvicinò, sopportando il dolore al fianco.
    Quando gli fu davanti esitò, mordendosi per un attimo il labbro.
    Avrebbe potuto chiedere ad un suo compagno di riferirgli un messaggio per raggiungerla, ma non era sicura che Matthew l'avrebbe fatto.
    «Sergente», disse. Lo guardò negli occhi. «Ha un minuto per parlare in privato?»
     
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    Matthew Gunnarsson
    A Matt non era stato dato il permesso di andarsene, dovevano prendere dichiarazioni e cose varie. Si mise in un angolino appartato a farsi una partita col solitario integrato nel Factotum. Dopo qualche partita vide il viso di giada dietro l'olischermo. Spense il tutto e abbassò le braccia, lei esitò un po', poi gli chiese di parlare in privato. Lui sospirò Solo se mi chiamerai per nome e non per grado Rimase in attesa di ciò che voleva fare lei. Era incuriosito da ciò che avrebbe potuto dire: accuse, recriminazioni, altri insulti? Per riuscire a camminare con quel fianco doveva essere una cosa importante. Forse prima aveva esagerato ma il passato era pesante ed immutabile, le cose dette non si possono cambiare, così come le cose fatte. E valeva per tutti
     
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    Cacciatore Geth

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    Giada D'Angelo
    Recarsi da Gunnarson di persona era stata una buona mossa. Non sembrava ostile, ma propenso all'ascolto. Giada ne fu sollevata.
    «Solo se mi chiamerai per nome e non per grado»
    Erano ancora in servizio. E per lei era difficile prendere una simile confidenza con qualcuno come lui. Ma capì anche che in quel momento non era il sergente Gunnarson a volerla ascolta, bensì Matthew. Solo Matthew, nessun grado di mezzo.
    «Va bene.» gli fece cenno di seguirla, e si trascinò fuori dall'edificio. Restò in un angolo buio, in prossimità della navetta nel caso in cui si fosse stancata e avesse bisogno di sedersi.
    L'SSC non avrebbe badato più a loro, e in ogni caso c'era troppo casino per sentirli parlare.
    Giada restò in piedi, davanti a Matthew, torcendosi nervosamente le dita. Avesse potuto sarebbe andata avanti e indietro per sfogare il nervosismo. Congiunse le mani una sull'altra e dopo aver inspirato profondamente, sollevò lo sguardo fino a specchiarsi negli occhi del marine. Tutto il suo coraggio e la sua determinazione erano fuggiti nel momento in cui il rapporo collaborativo era diventato un rapporto personale.
    Ma non poteva fare scena muta. Aveva combinato un gran bel casino, e doveva rimediare in fretta, prima che il sergente sbottasse di nuovo per l'impazienza.
    «Non era mia intenzione darti l'impressione di giudicarti. Non ti biasimo se decidi di non credermi, ma ci tenevo che lo sapessi.» ed era vero. Il sergente aveva dei problemi, ma per quanto Giada si trovava disarmata davanti a suoi certi modi di rapportarsi con lei non lo aveva mai considerato una cattiva persona.
    «Non volevo nemmeno metterti in una posizione difficile. Stavo aspettando il momento giusto per restituirti le tue cose, ma non potevo farlo con l'SSC nei paraggi, né potevo dirtelo mentre il mio capo mi ascoltava dal trasmettitore. Quando hai avanzato la possibilità di recuperarle nell'edificio... non potevo permetterlo.» distolse lo sguardo e incrociò le braccia. Non osava immaginare cosa sarebbe successo se i turian lo avessero beccato a rubare la refurtiva.
    «Avevo bisogno di un pretesto per farti tornare indietro subito. Se ti avessi restituito tutto non avresti avuto motivo di cercare altrove. Ho agito in buona fede per la tua sicurezza... ma immagino di essere stata troppo presuntuosa.», sorrise amaramente, azzardando a guardarlo di nuovo negli occhi. Sciolse la postura di chiusura e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
    «Hai ragione: io non ti conosco. Non posso neanche lontanamente immaginare quello che hai dovuto sopportare e quanto questo ti faccia tuttora star male. Stavi solo cercando di darci una mano e io ti ho ripagato col veleno. Mi... mi dispiace, Matthew. Ti chiedo scusa.», chinò di poco il capo, provando un forte disagio. Non sapeva in che altro modo scusarsi... e d'altra parte sembrava che qualsiasi cosa dicesse, riusciva benissimo a far saltare i nervi al sergente. Avrebbe dovuto esserci abituata - non erano rare le occasioni in cui il suo carattere schivo era scambiato per indice di presunzione - ma la verità era che abituarsi a ficcarsi in situazioni così scomode era pressocché impossibile..
     
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    Roler duerighista

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    Matthew Gunnarsson
    Giada iniziò a parlare a cuore aperto. Si scusò per cosa aveva fatto e detto e cercò di far capire a Matt che era seriamente dispiaciuta è che il più delle volte l'aveva fatto senza intenzione di ferirlo. Non sapeva che fare, quello scricciolo aveva finalmente cercato di dargli confidenza e l'aveva fatto mentre aveva un buco nell'addome e camminava per scommessa. Rimase interdetto qualche istante, poi mosse le braccia e la cinse, abbracciandola. Per quanto si cresca si rimane sempre un po' bambini ed un abbraccio di solito è meglio di mille parole. Cercò di farla sentire al sicuro, di farle capire che era tutto apposto, che era tutto risolto. Dopo qualche decina di secondi si scostò e le scompigliò i capelli. Le porse il braccio Ti accompagno alla navetta
     
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