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Edited by hellequin81 - 13/10/2015, 15:16. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Con il permesso Di Hellequin
Donald Russell Fazione: Alleanza
Ruolo: Tenente Capo
citazione -SHANXI NON E' STATO UN CASO!- urlò Gurnasson "magari non è stato un caso... ma un bel casino si" pensò (Donald) mentre si imbarcava.
Usciti dall'infermeria Donald prese con forza il bavero di Devereaux sbattendolo sul muro -Per colpa delle tue stronzate ora abbiamo cinque marine all'obitorio e una in ospedale- Il Tenente era furioso.... Aveva rischiato di essere spazzatura spaziale proprio per non avere altre vittime e Devereaux con la sua ansia di catturare lo stronzone ne aveva procurato.
I cani da guardia della spia puntarono i fucili verso Donald ma Devereaux fece cenno di fermarsi
Si mise a sniffare con il naso davanti a lui -sento troppa puzza di stronzate-
A pensar male si fa peccato ma spesso ci s’indovina e Donald aveva troppi dubbi riguardo l'operato di Devereaux... mentre pian piano accresceva il rispetto verso la Kruger. Per ben due volte gli era stato vicino e per due volte era riuscita a fuggire... La stronza nazzista sapeva il fatto suo... era l'unico che l'aveva affrontata ed era ancora in piedi per raccontarlo e questo Devereaux lo sapeva. Aveva sia visto Lynch che la Kruger e quel cazzone di un Nerd non l'avrebbe mai e poi mai ingannata.
-Sai Deverreaux! Da dove vengo io, un soldato che fa uccidere un'altro soldato si chiama bersaglio... Spera per te di avermi raccontato la verità e quei uomini non siano morti inutilmente, altrimenti non è della Kruger che ti devi preoccupare- detto questo lo lasciò e se ne andò.. -
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Reiky.
User deleted
Rael Thompson Fazione: Nessuna
Ruolo: Mercenaria
Dalle ampie vetrate del sontuoso appartamento, Thessia appariva davvero come un gioiello, un luogo luminoso e vivo, persino a quell'ora della notte. Le architetture eleganti e le luci notturne creavano un'atmosfera eterea e ricca di fascino da cui Rael si lasciò rapire e che le suggerì pensieri che spesso era solita evitare. Non era saggio lasciarsi trasportare dai ricordi, soprattutto nel bel mezzo di un incarico, ma quel panorama aveva qualcosa di nostalgico.
Un gemito sommesso la indusse ad emergere dai suoi pensieri e a voltarsi verso la propria vittima, che giaceva sull'enorme letto a due piazze al centro della stanza, immersa nella penombra. Era la proprietaria dell'appartamento, che affacciava su una delle zone più suggestive di Thessia, un'asari, e il suo corpo seminudo e slanciato sembrava ancora più sensuale nella semioscurità.
Era stato facile entrare nelle grazie della asari, grazie a tutte le informazioni ricevute dal proprio cliente, e altrettanto semplice era stato eseguire le direttive della sua spietata vendetta. Ora non doveva fare altro che attenderne i risultati.
La asari stava gradualmente prendendo coscienza, ma i suoi muscoli erano percorsi da tremiti incontrollati.
"Tu... Che cosa... mi hai fatto..?".
Rael si sedette sul bordo del letto. Indossava un abito lungo, che rendeva i suoi movimenti difficili e che le faceva rimpiangere la sua tuta. Era raro ricevere quel genere di incarichi: Rael era più abituata ai lunghi appostamenti, ai tiri di precisione, a lavori rapidi e puliti e ad obiettivi che non l'avrebbero mai incontrata, ma quello era un caso particolare.
"Wartek voleva che tu ti ricordassi di lui" - spiegò pacatamente la ragazza, osservando le dita della asari contorcersi senza l'ombra di un'emozione - "Non è un uomo che accetta le separazioni tanto facilmente. Soprattutto se gli porti via un bel carico di sabbia rossa".
La asari soffocò un urlo - "Ti prego... Posso pagarti! Il doppio di quello che lui ti offre!".
Proposta sciocca, riflettè Rael: oramai Omega era la sua casa e mettersi contro un tipo pericoloso come Wartek poteva renderle piuttosto scomodo il soggiorno. Ad ogni modo, pensarci era irrilevante.
"Temo sia tardi per i negoziati" - disse, in un sussurro - "Puoi già sentirlo, no? I muscoli non ti rispondono più, e tra poco toccherà alle vie respiratorie".
Anche se la penombra dominava la stanza, Rael riuscì a distinguere l'orrore puro negli occhi della asari, nel momento stesso in cui realizzò ciò che Rael aveva fatto. Nel suo corpo stava già circolando una dose letale di sabbia rossa, che presto l'avrebbe portata a convulsioni e soffocamento.
Quando giusero le convulsioni, Rael si allontanò dal letto e si diresse al minibar, dove si versò una dose generosa di elasa, che sorseggiò ascoltando gli ultimi rantoli della sua vittima.
Non c'era morte più appropriata per una schifosa drogata.
Vuotato il bicchiere, attivò il factotum per confermare la riuscita della missione e scoprì di aver ricevuto un messaggio. Era in codice.
Il nome di Lucy "Lucifer" Kruger non le era affatto nuovo, lo aveva sentito qualche volta circolare su Omega, ma non era in grado di associare il nome a qualcuno che avesse già visto. Stava leggendo il messaggio frettolosamente, era più propensa all'idea di tonare nella sua camera e concedersi un po' di meritato riposo, quando una frase risvegliò la sua attenzione.
Il nostro nemico? L’Alleanza.
Chiunque fosse Lucy Kruger, non solo aveva una buona rete informativa per conoscere la sua posizione, ma sapeva anche come ottenere il suo appoggio. Ad ogni modo, era già notte inoltrata e poi si sentiva stanca ed appesantita dai propri pensieri, dunque pensò di aspettare la notte successiva.
Diede un ultimo sguardo alla stanza, ai sacchi di sabbia rossa sparsi sul pavimento, e preferì portare con sé il bicchiere da cui aveva bevuto, per evitare che il quadro perfetto di una drogata suicida potesse in qualche modo crollare.
Rael raggiunse Grevis la notte successiva e impiegò poco tempo per trovare il locale indicatole dal suo nuovo contatto. Non voleva dare troppo nell'occhio indossando la tuta, dato che non sapeva ancora con chi avrebbe avuto a che fare, ma non era neanche intenzionata a infilarsi un abito striminzito come quello della sera prima; optò perciò per qualcosa di anonimo e abbastanza largo da poter nascondere la Kessler. Parcheggiò l'astroauto e si assicurò che il doppio fondo del bagagliaio, in cui custidiva il fucile di precisione, fosse ben chiuso. Si trattava di un M-29 Incisor: niente di particolarmente speciale, ma riusciva a tirar fuori il meglio di Rael.
Il locale era gremito di gente e fu necessario un po' di tempo perché Rael riuscisse ad inquadrare la mittente del suo messaggio. Non appena la scorse, ricordò immediatamente di averla già vista su Omega. Del resto, non era un tipo di persona facile da dimenticare: il suo fisico imponente ed appariscente al tempo stesso, così come i suoi modi bruschi, erano fatti per rimanere impressi nella mente di chiunque la incontrasse. Accanto a lei vi era un ragazzo piuttosto gracile, che non dava affatto l'idea di essere un mercenario nè qualcosa di lontanamente simile, ed una ragazza dai capelli rossi che, al contrario, sembrava una compagnia più appropriata per Lucifer.
Era indubitabilmente un gruppo bizzarro, ma non sembrava ostile. Con passo fermo e deciso, Rael si avvicinò al tavolo, incontrando lo sguardo fiero della donna. Quella sola occhiata fu sufficiente a Rael per capire che Lucy era una donna forte in ogni senso.
"Rael Thompson" - si presentò, pacata come sempre - "So che c'è del lavoro per me".. -
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Wen'Vamaah Vas Karaya Fazione: Flotta Quarian
Ruolo: Marine
Wen stava seduto su uno dei divanetti nella sala centrale della nave. Riflettè molto sulle ore passate, e più tempo passava più le insicurezze lo attanagliavano. Aveva parlato con gli Ammiragli, ed avevano condiviso con lui i suoi dubbi sulla missione. I rinforzi quarian promessi non sarebbero arrivati, non prima di aver scoperto i veri piani dell'Alleanza.
Ricevette anche una chiamata da parte del sottoposto di Deveraux: quest'ultimo voleva vederlo, ma il Quarian non era sicuro di volerci andare. La sola presenza di quell'uomo riempiva l'aria di una puzza di trappola attanagliante... Si sentiva come se l'umano potesse sparargli alla nuca in qualsiasi momento. Per sua fortuna, il rancore del Comandante era tutto rivolto verso quel Russell. Il soldatino dell'Alleanza non si era fatto problemi a dire tutto in faccia a Deveraux, peccato che di lì a poco quello a ricevere qualcosa in faccia sarebbe stato proprio Donald, qualcosa di molto più doloroso delle parole.
No, Wen doveva andarci. Doveva reggere il gioco e tenere le distanze da Russell. Era necessario un basso profilo, dato che il piano dell'umano nello scoprire tutto alzando la voce era fallito miseramente.
Incrociò il Tenente Capo Russell proprio mentre si dirigeva verso la cabina di Devereaux. L'uomo sembrò voler cogliere l'ammirazione di Wen con il semplice sguardo, ma il Quarian fece finta di non comprendere il messaggio e si limitò a salutarlo con un cenno del capo.
La porta della cabina del comandante era la più grande della nave, era impossibile sbagliarsi, e una volta dentro capì a cosa servisse una porta così immensa: la cabina era anch'essa esageratamente grande, le pareti erano decorate con armi appartenenti a diverse epoche e diverse specie, nonchè medaglie, riconoscimenti, trofei e qualsiasi altro cimelio a metà tra il prezioso ed il pacchiano.
"Ovvio" pensò Wen sorridendo "Solo una porta gigante può contenere l'ego di quest'uomo."
A rovinare la rivoltante complessità di quell'ambiente ci pensarono i pezzi in frantumi di un calcolatore. L'umano sembrava non aver preso a cuor leggero ciò che era avvenuto con la Kruger. Non solo il casino con le Asari, ma sicuramente anche i suoi superiori dovevano avergli dato una bella strigliata.
In mezzo a quel caos, che tutto sommato lasciava trapelare una certa armonia, i suoi occhi caddero sull'unico oggetto apprezzabile di quella collezione. Wen si avvicinò alla scrivania, ancor prima di salutare il comandante, ed osservò da vicino il cimelio: era una sorta di piedistallo a forma di piramide senza punta, che emanava una luce multicolore proprio dove avrebbe dovuto trovarsi la punta; pochi centimetri sopra la piramide, c'era l'elemento principale dell'opera: una sfera metallica decorata secondo la forma geologica della Terra, che fluttuava sopra la piramide quasi magicamente. D'istinto la mano di Wen passò incantata sotto la sfera, che cadde proprio sul suo palmo.
Finalmente, con la sfera ancora in mano, si voltò verso Devereaux, che sembrò non apprezzare la mossa del Quarian, ma questi non se ne curò minimamente, anzi cominciò a farla rimbalzare delicatamente tra le mani. Wen aveva capito subito, una volta entrato nella stanza, quanto a Devereaux piacesse tenere tutto sotto controllo.
"Allora. Volevi vedermi, se non sbaglio. Spero sia importante." Disse infine, tenendo sempre gli occhi puntati sulla sfera e mai sull'uomo.. -
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Michelle Hawkins Fazione: Cerberus
Ruolo: Genetista
Guardò e riguardò il proprio volto allo specchio. Girò prima a sinistra e poi a destra. Provò diverse espressioni facciali e acconciature.
E se avesse provato del trucco?
Sfiorò il livido viola poco sotto l'occhio sinistro.
Pensò fosse meglio non nasconderlo. Se risultasse troppo curata non verrebbe presa seriamente. Meglio mostrare il livido, avrebbe trovato una buona scusa. Ormai lo faceva da tempo.
Era stato un errore parlare con sua madre, soprattutto quando aveva scoperto della nuova amante di suo padre. Non che fosse cosa strana, dopotutto lui aveva continue scappatelle. Certamente non duravano molto... suo padre era un uomo codardo e mai avrebbe lasciato la moglie.
Poche erano le volte che sua madre aveva scoperto l'amante di turno, ma ogni volta lei commetteva l'errore di mostrarsi. Ogni volta sua madre le dava uno schiaffo sul volto, senza neanche togliersi gli anelli dalle dita.
Il suo peccato? La prima scusa: quello di avere il volto uguale all'uomo. Questo era quello che credeva Michelle. Non aveva mai trovato altre motivazioni plausibili. La madre voleva che le parlasse solo con la sua lingua, ovvero il francese? Allora Michelle parlava con l'accento francese. Voleva che rimanesse zitta? Lo faceva senza pensarci troppo. Avrebbe fatto di tutto per ricevere attenzione dai suoi genitori.
I segni dello schiaffo erano ancora evidenti quando la convocarono quelli di Cerberus. Non aveva coperto quei segni perchè troppo occupata a non pensarci. Pensare al motivo la faceva stare male e se lei stava in quello stato, non era in grado di lavorare.
"Moglie gelosa" rispose quando le chiesero il motivo. Era la verità, ma i suoi colleghi pensarono che lei fosse l'amante scoperta. Pensò fosse meglio così, almeno nessuno avrebbe messo becco nella sua famiglia.
Dopo quel piccolo evento, le spiegarono del perchè l'avessero chiamata. Lei era una scienziata, ma anche abile nel mentire e con diverse conoscenze in più campi. Un membro di Cerberus era stato mandato già in quella missione, ma le cose sembravano essersi complicate. Lei doveva andare là e ottenere dei dati.
"Mandateci un esperto informatico" aveva ribattuto. Non voleva andare in una missione pericolosa.
"Tu hai una laurea anche in quel campo" le dissero di rimando. Michelle lì maledì dal profondo del suo cuore.
Ora era lì, su Thessia. Tramite alcuni giri, era riuscita a scoprire dove si potevano trovare le persone che stava cercando. Si era fatta dare una descrizione approssimativa e tramite alcuni contatti interni all'Alleanza aveva trovato le informazioni che le mancavano.
Adesso toccava a lei cercare di portare a termine quella missione. Sempre se non finiva ammazzata nel processo.
Ricontrollò il suo nuovo aspetto: tramite delle lenti a contatto era riuscita a cambiare il colore degli occhi da verdi a neri, si era fatta applicare diversi tatuaggi che, tramite una soluzione non dannosa, avrebbe potuto rimuoverli a fine missione. I capelli erano stati legati e i suoi abiti erano i più anonimi mai visti.
Quando arrivò al presunto locale, Michelle fece ben attenzione a sfruttare la folla per muoversi senza dare troppo nell'occhio.
Mentre vagava per lo Ardat Yakshi, cercava le persone a lei descritte. La cosa si rivelò più difficile del previsto, tant'è che pensò subito ad un'altra tattica. Cercò un angolo in cui fermarsi e accese il factotum. Tra i dati ritrovati, si faceva nome di una certa Lucy Kruger e un Dave Lynch. Le sarebbe bastato trovare il codice univoco di un loro factotum, perchè quando venivano acquistati i loro codici venivano registrati ad una determinata persona, e li avrebbe trovati. Lei contava che fossero assieme in quel momento.
Non impiegò molto a trovarli. Ogni dannato essere in quella galassia ne possedeva almeno uno!
La scienziata di Cerberus seguì il segnale, fino ad arrivare al tavolo dove vedeva tre persone seduta. E una in piedi. Quest'ultima non corrispondeva a nessuna descrizione che le avevano dato... e non poteva essere certamente il membro che Cerberus aveva inviato poco tempo fa.
Nell'avvicinarsi al tavolo, ascoltò solo le ultime parole della donna dai capelli neri. A quanto pare era lì per lavoro.
"Vuoi cedere che hanno chiesto aiuto?" pensò Michelle.
-Pensavo che delle persone a cui va dietro metà esercito fossero... meno rintracciabili- parlò Michelle di punto in bianco con un perfetto accento francese.
Dopotutto se doveva mentire lo faceva fino alla fine.
Si ritrovò lo sguardo di tutti e quattro puntato su di lei e la donna li ricambiò con un sorriso divertito. Alzò le mani in segno di resa.
-Qualcuno è nei guai fino al collo, non è così? Magari posso aiutarvi. Non ho molta simpatica per i vostri... amici- spiegò, cercando di mantenere una distanza di sicurezza accettabile da quegli individui.. -
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Reiky.
User deleted
Rael Thompson Fazione: Nessuna
Ruolo: Mercenaria
Prima ancora che Lucifer potesse risponderle, l'attenzione di tutti fu attirata da un'altra figura che si era avvicinata al gruppetto, pur mantenendosi a debita distanza.
"Pensavo che delle persone a cui va dietro metà esercito fossero... meno rintracciabili" - esordì. Aveva una forte flessione francese e l'aria rozza che le conferivano i suoi tatuaggi era mitigata dallo sguardo sveglio ed intelligente che caratterizzava i suoi occhi scuri. L'acutezza che percepiva dai suoi modi le suggerì di mantenere le distanze: nel poco tempo che aveva trascorso su Omega, aveva già imparato che non tutti erano chi dicevano di essere, nemmeno in un posto apparentemente perfetto come Thessia. Questo avrebbe potuto dirlo anche per quanto riguardava Lucifer ed il suo curioso seguito, ma fino ad allora era stato sufficiente restare concentrata per non incappare in brutte sorprese. Del resto, stare lontani dalla gente pericolosa in un lavoro come quello che aveva scelto era praticamente impossibile.
Rael pensò che si trattasse di un altro contatto di Lucy, ma le parole della nuova arrivata sfatarono questa ipotesi. Lucy dovette immaginare che la nuova arrivata li aveva rintracciati tramite l'Ip del factotum, perché vide la donna afferrare il congegno del ragazzo che le sedeva accanto e sbriciolarlo tra le mani, un gesto che la sua mente calcolatrice registrò immediatamente: era una donna forte, che a quanto pareva non conosceva mezzi termini. Doveva andarci cauta, con lei.
Invitò entrambe a sedersi e annunciò l'obiettivo: portare il ragazzo ai confini dello spazio batarian.
Detta così, sembrava decisamente più facile di ciò che era in realtà: infatti, dopo che Lucy ebbe lasciato la parola al diretto interessato, questi rivelò la gravità del caso in cui era implicato.
Rael ascoltò attentamente ogni parola del ragazzo, e l'ultima frase la convinse definitivamente.
Era dai tempi della sua militanza nella Marina che nutriva un profondo disgusto per le meccaniche dell'Alleanza, che per anni aveva provato a giustificare in quanto mossa da buone intenzioni, ma ora non aveva nessun motivo per impedire alla semplice verità di venire a galla. Non aveva più paura del caos, ormai ci viveva dentro.
A quel punto, Lucy si premurò di chiarire la questione economica, concludendo con una minaccia neanche troppo velata, che Rael definì superflua.
"Non c'è alcun bisogno di metterla in questo modo" - disse, neutra - "Sappiamo tutti come funzionano queste cose".
Si appoggiò allo schienale del divanetto e guardò intensamente il ragazzo - "In genere non amo immischiarmi in cose più grandi di quello che so gestire, ma tu... Non so se hai le palle o se sei soltanto stupido, ma hai fatto qualcosa da cui non si torna indietro". I suoi occhi gelidi si spostarono su Lucifer - "Tuttavia, sei stato piuttosto abile, o fortunato, nella scelta degli alleati".
Non sapeva il motivo per cui una donna come Lucy avesse interesse a raggiungere quell'obiettivo, ma al momento non c'era alcun bisogno di approfondire quell'argomento, anche perché di certo Lucy non avrebbe parlato. Ciò che contava era che la sua presenza rendeva quel piano suicida qualcosa di possibile, e Rael era allettata all'idea di mettere i bastoni fra le ruote all'Alleanza.
"Non posso fare miracoli" - concluse - "ma se c'è anche una sola possibilità per far sì che l'Alleanza abbia ciò che si merita, avete il mio pieno appoggio".. -
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Lucy “Lucifer” Kruger Fazione: Arian Brotherhood
Ruolo:Assassina
citazione (rimuovere se non presente)JAMES DEVEREAUX
Devereaux cominciava a rivalutare leggermente i quarian. Quegli zingari dello spazio erano più efficienti del miglior Servizio Segreto in circolazione e il rapporto di Wen che indicava la presenza di un uomo e una donna che corrispondevano alla Kruger e al Lynch avvistati nei sobborghi della città di Adelot ne erano la conferma. I due erano a quanto pare accompagnati da altre 3 femmine umane, una delle quali era quella Rael Thompson che Devereaux aveva tanto sperato non fosse coinvolta. Peccato. Occhi Tristi aveva i giorni contati.
Una delle altre due umane era la ragazza dai capelli rossi che pilotava la Desperados mentre della bionda non si aveva alcun riscontro: un fantasma. E quando si parla di Fantasmi, Devereaux sentiva sempre puzza di Cerberus; d'altra parte che Cerberus fosse coinvolto, era stato confermato dalla cattura della Dottoressa Abrams.
Adelot era comunque una città piuttosto vasta e i quarian non erano riusciti a scoprire l'esatta ubicazione dei 5 sospetti. Una vera seccatura! Avrebbe dovuto agire alla vecchia maniera, mandando una squadra sul posto a investigare.
< Joy. > disse Devereaux nell'interfono < Dobbiamo mandare una squadra sul pianeta per cercare quello stronzo del Lynch. >
< Ricevuto, Capo. Prendo i soliti 5 e comincio le ricerche. >
< No. > replicò Devereaux deciso < Tu resti a bordo. La Kruger sarà all'erta e di sicuro è preparata per ogni evenienza...inutile rischiare altre perdite tra i nostri. Mandiamo giù i nostri nuovi amici...e Dana. >
< Ma, Capo, Dana non si è ancora ripresa al 100%. > protestò Joy senza troppo convinzione.
< Meglio così...sarà più facile per la Kruger ammazzarla una volta per tutte. >
James era sinceramente pentito di avere chiamato quegli 'esterni' a collaborare; facevano troppe domande e ora si era aggiunta anche Dana che cominciava a dubitare delle sue parole. Era dispiaciuto di dovere sacrificare la sua pupilla; Dana aveva buone probabilità di fare carriera nei servizi segreti: era bella, sveglia, forte e determinata ma, durante quella missione, aveva mostrato un lato del suo carattere inaccettabile per una spia. Le spie, non possono avere dubbi poichè il lavoro che svolgono è talmente sporco in alcuni casi, che devono dimenticarsi di avere una coscienza.
Dana era in piedi, aggrappata a una barra metallica che la sosteneva mentre la Kodiak sbandava e ondeggiava durante l'attraversamento dell'atmosfera di Thessia. Restava in piedi poichè il suo ginocchio destro la tormentava ogni volta che tentava di piegarlo.
Non capiva perchè Devereaux avesse mandato lei, ancora ferita, a comandare la squadra di ricerca; e non capiva perchè, oltre a 4 suoi colleghi, fossero presenti anche il Tenente Russell, il Quarian e l'agente dell'SSC. Li guardò uno per uno e dalle loro espressioni, intuì che anche loro non si spiegavano quella scelta...beh, almeno i due umani, per il Quarian poteva solo immaginare quale fosse la sua espressione nascosta dal casco.
E poi aveva una dannatissima paura! Aveva paura di trovarsi di fronte di nuovo la Kruger: quella donna era terrificante e il ricordo di come l'aveva massacrata, le fece partire un brivido che le percorse tutta la schiena.
Zoppicando vistosamente, andò di fronte ai tre esterni < Atterreremo a breve. > disse seria e cercando di celare il tremolio che aveva alla voce < Dai dati dei Quarian, ci concentreremo su 2 quartieri periferici di Adelot: io e il Tenente Russell con due uomini indagheremo qui... > spiegò mostrando sulla mappa olografica il quartiere di loro competenza < Wen, D'Angelo e altri due uomini si concentreranno sull'altro quartiere. > I tre annuirono e Dana voltò loro le spalle per una frazione di secondo prima di tornare a guardarli < Devereaux ha dato l'ordine di sparare a vista. > aggiunse titubante < Ma...preferirei prenderli vivi se possibile, se non tutti, almeno l'Obiettivo, il Lynch...devo sapere perchè...non fa nulla. E state attenti alla Kruger: non affrontatela da soli... > aggiunse toccandosi istintivamente il ginocchio < ...quella non si lascerà mai prendere viva. >_______________________________________________
LUCY "LUCIFER" KRUGER
Lucy era conscia che ogni secondo in più che passavano su Thessia, le probabilità di essere scoperti dalle Asari o dall'Alleanza aumentavano in progressione geometrica. Dovevano andarsene subito da quel pianeta ma come farlo, si era dimostrato un bel problema.
Lucy aveva dovuto dare fondo a tutti i favori che la criminilità asari le doveva, accumulati in anni di omicidi e pestaggi che l'umana non sempre si faceva pagare appunto per accumulare favori da riscuotere nel momento del bisogno.
Era grazie a quel tacito accordo che era da sempre esistito tra i malfattori di ogni tempo se ora i 5 potevano contare su di un rifugio abbastanza sicuro, armi in abbondanza e una via di fuga bella che pronta.
Lucifer aveva lasciato alle altre 3 ragazze il compito di andare in giro a riscuotere i suoi favori; sapeva che il suo volto e quello di Dave erano conosciuti mentre per Rael, Michelle e Crazy Fire il discorso poteva essere diverso. Loro 3, per ora, non erano ancora state bruciate, forse.
I 5 si erano ritrovati al loro rifugio sicuro e le notizie che le 3 ragazze avevano riportato non erano propriamente entusiasmanti: si diceva fossero in giro umani sospetti che facevano troppe domande e anche un quarian troppo curioso. Il cerchio si stava stringendo attorno ai 5 fuggiaschi, non restava che agire subito, prima che fosse troppo tardi.
< Allora è deciso. > disse Lucy convinta < Partiremo questa sera al tramonto. C'è una nave cargo in partenza per Deekuna e un'asari che mi doveva un favore ci ha concesso un passaggio clandestino: dobbiamo solo riuscire a trovarci per le 19.00 all'entrata est dell'astroporto. > spiegò frettolosa < Ho tralasciato il dettaglio che, una volta a bordo, prenderemo il controllo della nave e la dirotteremo verso Kar'Shan. > aggiunse sollevando un angolo della bocca in un'abbozzo di sorriso.
< Rael: io e te prepariamo le armi qui. Michelle e Crazy Fire: uscite e cercate il percorso più sicuro. E' tutto. > ordinò imperiosa rivolta alle sue colleghe. Dave, che le era accanto, si schiarì la voce e le diede un colpetto sul braccio per attirare la sua attenzione; quando Lucy lo guardò con aria interrogativa, il ragazzo ricambiò con uno sguardo complice, abbozzando con un gesto della testa verso le tre ragazze. < E' tutto...per favore. > si corresse Lucy leggermente imbarazzata.
Il tempo scorreva veloce e Lucy non aveva più aperto bocca, concentrata com'era nel controllare le armi che poi riponeva ordinatamente in due grandi borsoni neri. Rael, ogni tanto, cercava di rompere il silenzio ricevendo in cambio solo sguardi monotoni da parte di Lucy.
Stufa di quel silenzio la mercenaria dagli occhi tristi raggiunse Dave che se ne stava seduto ad un tavolo con la testa appoggiata al palmo della mano e non staccava gli occhi da Lucy < Ehi! > disse Dave salutando la mercenaria che aveva un'evidente espressione scocciata dipinta sul volto < Non prendertela con lei. > disse indicando Lucy < Se sapessi la vita che ha avuto, capiresti perchè è diventata così...però...è bella, vero? Così forte, decisa...con quegli occhi di ghiaccio... > sospirò sognante e si concentrò su Rael < Anche tu hai dei bellissimi occhi ma perchè sono così tristi? > domandò innocente restando in attesa di una risposta.
Mezz'ora dopo, la porta del rifugio si aprì di schianto < Dobbiamo andarcene subito! > disse Crazy Fire visibilmente agitata richiudendosi la porta alle spalle < Quegli stronzi sono già qui! Michelle sta cercando di portarli fuori strada ma non credo che abboccheranno a lungo! >. -
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Donald Russell Fazione: Alleanza
Ruolo: Tenente Capo
citazione -SHANXI NON E' STATO UN CASO!- urlò Gurnasson "magari non è stato un caso... ma un bel casino si" pensò (Donald) mentre si imbarcava.
-A cosa sta pensando Tenente?- La dolce voce di Giada lo destò dai suoi pensieri
Donald le sorrise -A Quanto sono bravo a mettermi nei guai e che prima o poi la mia boccaccia finirà per ammazzarmi... uno tronzo, testa di cazzo di prima categoria- poco fa era stato avventato a minacciare Devereaux ma la rabbia del momento aveva preso il sopravento.
Giada Si mise di fianco il burbero soldato -Bhè! Anche io ho un certo talento per i guai...- disse scherzando
Donald la guardò e sorrise di nuovo ma poi girò lo sguardo e tornò serio -Occhi aperti Giada... ho il dubbio che giochiamo per la squadra sbagliata- Disse
La Giovane SSC lo osservò -Gia! Anche io non mi fido di Devereaux... Ci sta nascondendo qualcosa-
-Ti fidi del Quarian?- Chiese Donald
-Credo che anche lui sia nella nostra stessa barca- Disse Giada
-Puo darsi- L'agente sembrava fidarsi... Donald invece nutriva ancora dei dubbi sull'amico con il casco.
Seduto con le mani incrociate... Il Tenente Capo Donald Russell era li mentre la Kodiak da li a poco gli avrebbe portato su Tessia... Era ancora pensieroso. Forse stava giocando per la squadra sbagliata.
Osservo la gamba di Dana... Zoppicava vistosamente... non si voleva un genio per capire che non era ancora pronta per scendere in campo... ma perchè? Possibile che quella fottuta spia di Devereaux avesse pianificato di catturare la kruger e nello stesso tempo far fuori i suoi stessi uomini? Non sarebbe stata la prima volta che capitava, il ricordo di Hans Gruber e dei fatti di Bekenestein erano ancora vivi.
-ci concentreremo su 2 quartieri periferici di Adelot:- incominciò Dana
Donald instintivamente mise una mano dove aveva la foto della moglie e della figlia. Lo faceva sempre prima di una missione... Gli ricordava sempre che aveva un motivo valido per ritornare
-io e il Tenente Russell con due uomini indagheremo qui...Wen, D'Angelo e altri due uomini si concentreranno sull'altro quartiere.-
-Quindi se non la trovano loro ci pensiamo noi. Se non la troviamo noi ci pensano loro.- aggiunse uno dei uomini di Dana
-E se non la troviamo nessuno dei due?- Chiese Giada
-Saranno cazzi amari!- Si intromise Donald con un sorriso
Dana fece finta di non sentire e continuò -Devereaux ha dato l'ordine di sparare a vista. Ma...preferirei prenderli vivi se possibile, se non tutti, almeno l'Obiettivo, il Lynch...devo sapere perchè...- A quella affermazione Donald la osservò con più attenzione... Forse Dana non era del tutto fedele a Devereaux, e forse aveva gli stessi dubbi che aveva lui -non fa nulla.- si sbrigò a rettifficare la spia -E state attenti alla Kruger: non affrontatela da soli...quella non si lascerà mai prendere viva- A Donald parve di sentire un leggero tremolio nella voce di Dana quando pronunciò il nome della Kruger... se questa volta Dana avesse affrontato nuovamente la stronza psicopatica ci sarebbe rimasta secca senza se e ma.
Il Tenente si alzò e si avvicinò alla Donna parlando a bassa voce -Lo sappiamo tutte due che lei non è in grado di combattere- indicò il ginocchio -e che quei due cazzoni che si è portato non saprebbero affrontare nemmeno una puttana asari arrapata con le mesturazioni, figuriamoci una cazzuta stronza psicopatica del cazzo... Se incontriamo la Kruger la lasci a me-
La Kruger era cazzuta ma anche lui non era da meno... e poi non voleva che quei coglioni del cazzo lo intracciassero... doveva capire.. -
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Michelle Hawkins Fazione: Cerberus
Ruolo: Genetista
citazione (rimuovere se non presente)
Michelle guardò la strada davanti a sé e la scartò dalla sua mappa mentale.
Era troppo stretta, nel caso in cui Terminator (AKA Kruger) e MissAllegria (c'erano altri modi per definire Rael?) avessero voglia di giocare con i soldati in cerca della Sarah Connor sbagliata (forse doveva chiedere a Dave di cambiare nome), inoltre c'erano pochi civili da poter utilizzare in caso di fuga rapida. Senza constare la quasi assenza di papabili angoli di copertura.
-Un'altra- disse ad alta voce.
La donna dai capelli biondi cominciò a camminare, seguita da poca distanza da Crazy Fire.
-E' la terza che scarti, di questo passo possiamo anche mettere su casa e invitarli per un tè- commentò l'altra umana con tono annoiato.
Michelle si lasciò sfuggire un sospiro stanco per l'ennesima lamentela della compare.
In parte quella donna aveva ragione, ora erano tutti braccati dall'Alleanza e non avevano idea di quanto tempo avessero a loro disposizione, prima di essere trovati da loro.
Nel dubbio, Michelle cercava almeno di fare un buon lavoro: trovare una via abbastanza sicura e preferibilmente rapida per scappare. Le cose non erano semplici: dovevano anche stare attente a individuare una strada anche non meno possibilità di essere scelta da quei dannati tizi che li cercavano.
Ad un tratto, la bionda si sentì strattonare. Crazy Fire l'aveva trattenuta dal fare un altro passo.
Michelle stava per imprecare e chiederle cosa avesse. Non esattamente in quell'ordine, ma piuttosto combinando le due cose.
La ragazza dai capelli rossi la indirizzò con lo sguardo verso un punto davanti a loro due. Michelle portò i suoi occhi neri (rimpiangeva il suo verde naturale) verso lo spazio davanti, cercando di capire cosa volesse. Guardò ai lati della strada e poi verso la folla di persone. C'erano un numero imprecisato di asari e poi, in numero minore, diversi esponenti di ogni razza: turian, salarian, elcor, c'era persino un gruppo di umani con un quarian...
-Merde- imprecò la scienziata di Cerberus, riconoscendoli dalla descrizione di Lucy e dai loro appostamenti.
Come a volere dimostrare una delle numerose Leggi di Murphy, appena Michelle finì di parlare, uno di loro guardò nella loro direzione e le vide entrambi.
Forse doveva aver riconosciuto Crazy o forse entrambe, giacché Michelle lo vide strabuzzare gli occhi e poi indicarle ai suoi compagni.
-Dannazione!- esclamò agitata la rossa.
La scienziata le afferrò il braccio e le parlò rapidamente: -Corri dagli altri, io prendo tempo. Ricordi le strade che ho scartato? Prendi quelle, se l'Alleanza è furba sceglierà subito le strade che ti avevo indicato.-
E senza aspettare una risposta dalla collega, la spinse via e recuperò una delle armi che aveva recuperato dal rifugio della Kruger. Era una semplice M-9 Tempest, ma sarebbe servita al suo piano.
Guardò i soldati avvicinarsi velocemente a lei. Lanciò loro un sorriso divertito e cominciò a sparare in aria.
Al suono degli spari, la folla di civili cominciò a urlare e correre in preda al panico, creando non poca difficoltà al gruppo dell'Alleanza.
Michelle si coprì il capo con il cappuccio della felpa scura che indossava e cominciò a scappare, usando la folla come diversivo.
Sperava che la confusione si dilagasse anche nelle strade vicine, almeno per aumentare le vie di fuga dei compagni.
Mentre correva, la bionda cercò di tenere a mente la cosa più importante: "Ore: 19.00 all'entrata est dell'astroporto - nave cargo per Deekuna".