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Spazio esterno del Consiglio, Cittadella

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    Cacciatore Geth

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    Giada D'Angelo
    «Allora... per la tua prossima licenza ti aspettiamo a casa, eh? Non fare come al tuo solito che prima confermi, poi disdici. Tua zia»
    «Tua moglie»
    «Sì, proprio lei! E' parecchio risentita con te.»
    «E lo sei anche tu?»
    Massimo Testarossa si fermò a guardarla, con gli stessi occhi apprensivi che solo un padre poteva avere.
    «Io? Nah. Ho una nipote così splendida che non le si può non perdonare qualche piccola negligenza»
    Giada gli sorrise. Sapeva che lo zio vedeva in lei la sorella Ambra Testarossa. Dopo la morte del padre di Giada aveva anche provato a convincere la nipote a lasciare la Cittadella per tornare sulla terra a lavorare negli affari di famiglia, pur sapendo di avere ben poche speranze per persuaderla. Dopotutto era figlia di militari, non di un commerciante.
    «Sarebbe stato bello poter salutare anche mio nipote», la voce dell'uomo divenne malinconica.
    «Sì...»
    Giada finse di lisciare le pieghe della gonna del vestito, ma l'uomo non fece caso al suo disagio.
    Una volta giunti allo spazioporto si fermarono per salutarsi. Dopo essersi separati, lo zio salì sulla nave che lo avrebbe ricondotto sulla terra e lei cominciò a camminare senza una meta precisa, per il gusto di fare una passeggiata.
    Era stata una visita gradevole. Non era così di buon umore dall'ultima volta che aveva visto Matthew.
    Era come essere di nuovo nel calore dell'ambiente famigliare, un'armonia che nemmeno Christian, con la sua presenza nell'assenza, riusciva a spezzare.
    Giada aveva raggiunto la zona degli agglomerati quando il factotum si illuminò, recando la ricezione di un nuovo messaggio. Curiosa, si domandò chi potesse essere. Il resto della giornata era libera, dubitava che fosse un messaggio di lavoro...
    La sorpresa fu ancora maggiore quando lesse il nome del mittente.

    Dieci minuti dopo aveva raggiunto il Flux, affollato come sempre. Il luogo ideale per parlare con la certezza di non essere ascoltati. Il brusio delle chiacchiere era così forte da permettere a stento a due persone allo stesso tavolo di potersi ascoltare a vicenda.
    Giada individuò presto il Marine, seduto ad un tavolo a metà strada, rivolto verso l'ingresso, una birra in mano.
    Apparentemente sembrava non essere in servizio.
    Arrivatagli davanti, Giada lo salutò formalmente.
    «Tenente Russell» rimase in piedi finché non le accennò di accomodarsi.
    Non si sentiva mai a suo agio a parlare con gli uomini. Se poi l'uomo in questione era anche un Marine, con una certa carica e tanta esperienza alle spalle, il disagio schizzava alle stelle.
    «Il suo messaggio mi ha sorpresa.»
    Cosa poteva volere un marine come lui da una come lei?
     
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    Donald Russell
    Il Tenente Russell non avrebbe voluto coinvolgere la giovane Giada in questa storia ma non aveva scelta, era l'unica di cui si fidavae l'arternativa di far esploddere le ambasciate era fuori discussione. La D'angelo era sicuramente di uno degli agenti piu promettenti dell'SSC se no la migliore e su Bekenestein era stata brava, ma la riteneva ancora troppo giovane e inesperta per gestire quella massa di pirati del cazzo e per non parlare poi della Stronza blu psicopatica. Quindi era deciso solo a chiederle un favore personale senza però dirle il vero motivo ... le mandò un messaggio dicendo solo di incontrarci al Flux
    Donald arrivvò in anticipo... non era tardi ma il locale era mediamente pieno. Adocchiò un tavolino e si sedette... subito dopo arrivò un umana
    -Cosa le porto?- disse
    -Una Birra scura- Si limitò a dire il tentente
    La cameriera non si mise tanto ad arrivare con l'ordinazione e Donald incominciò a bere "Cazzo Donald sei qui a pianificare un attentato come un fottuto terrorista e in piu coinvolgi anche una ragazzina fresca di accademia... Sono passato dalle stelle alle stalle. L'unico sollievo è che non posso scendere più in basso" Penso tra se e se cercando di inghiottire quel boccone amaro
    Poco dopo arrivo la D'angelo -Tenente Russell- iniziò lei
    Donalda la invitò a sedere -Prego agente si segga- Disse lui cercando di essere cordiale
    -Il suo messaggio mi ha sorpresa- Continuò lei
    Donald si limitò a sorridere... non riusciva proprio a levarsi dalla testa che quella giovane donna era troppo in gamba per fare il soldato se pur come SSC... forse anche per i suoi occhi... Così simili a Sara, la sua figlioletta, mai e poi mai le avrebbe permesso alla sua bambina di fare il soldato... una vita fatta di sacrifici e dolore... insomma! una vita del cazzo!
    -Le faccio portare qualcosa?- Chiese

     
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    Giada D'Angelo
    Giada approfittò di quei brevi secondi di silenzio per osservare attentamente il suo interlocutore. Erano stati fianco a fianco in una sola missione, nella quale era stato evidente ciò che Russell pensava di lei; al contrario, viceversa per quanto Giada ci provava non riusciva proprio ad inquadrarlo.
    Sembrava migliore di tanti altri marine che aveva conosciuto, perché al di là del lato burbero che mostrava ci teneva davvero a fare il proprio lavoro cercando di non causare vittime o se non altro di limitarne il numero.
    Che fosse capace anche di sorridere aveva un che di sconvolgente; allora non era tutto imprecazioni e proiettili!
    "A cosa stai pensando?"
    «Nulla, la ringrazio.»
    "Ho l'impressione che potrei tornare in servizio molto presto"
    Tanta formalità la sorprese, considerando che l'ultima volta che erano stati fianco a fianco in battaglia le si era rivolto perennemente con un rude "ehi, ragazzina!".
    «Sembrava importante» riprese. Non sapendo cosa dire aveva preferito puntare dritto al nocciolo della questione.
    «Di cosa si tratta?» domandò, poggiando entrambe le mani sulle ginocchia. Di certo il tenente non l'aveva chiamata per bere una birra insieme. E se in ballo c'era una missione, le possibilità che l'avesse convocata per prenderne parte erano ridotte all'osso. Seppur Giada non era ancora riuscita a inquadrarlo, una cosa di lui l'aveva capita: non la voleva attorno sul campo di battaglia. Era stato evidente a Bekenstein, quando le aveva ordinato di restare con i civili per non coinvolgerla.
     
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    Donald Russell
    Donald si accorse che forse era meglio non essere così formale con lei... in fondo avevano avuto un esperienza forte su Bekenestein... chiamandola spesso e volentieri "Ragazzina".
    Il burbero marine sorrise quando Giada arrivò subito al nocciolo della questione -Scusami per il mio essere formale... Formazione professionale- Ci fece un'altro sorso di birra -possiamo tranquillamente darci del tu... Per quando riguarda il motivo per cui sono qui e che sei l'unica nell'SSC di cui mi fido e mi serve un favore da te... tu come agente dell' SSC puoi accedere tranquillamente ad alcuni dati di cui ho bisogno- si avvicinò a lei abbassando la voce ma in modo che lei lo sentisse -Mi servono i nomi, gli orari e gli indirizzi delle guardie SSC stanziati nel controllo e la difesa della Destiny Ascension-
    Donald non disse altro ma era sicuro che l'agente le avrebbe chiesto il motivo... aspettò per vedere la reazione della giovane donna.

     
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    Giada D'Angelo
    -Possiamo tranquillamente darci del tu...-
    Giada sorrise. Per quanto la riguardava, il tenente poteva continuare a rivolgerlesi con l'espressione "ehi, ragazzina!", non ne era affatto infastidita. Ne sarebbe passata di acqua sotto i ponti prima che lei decidesse di dare del "tu" al tenente. Non le sembrava professionale e nemmeno rispettoso.
    L'espressione del viso divenne più seria man mano che il tenente Russell proseguiva nella richiesta.
    L'agente incrociò le braccia al petto, in un chiaro segno di chiusura nei suoi confronti, e si pose sulla difensiva. Passarono un paio di secondi di silenzio durante i quali mantenne il contatto visivo con l'uomo.
    «Sì... se tornassi in servizio potrei accedere a quei dati.»
    Ma come Russell avrebbe ben immaginato, questo non voleva dire necessariamente che l'avrebbe fatto.
    «Posso domandare la natura di questa richiesta?»
    Il tono cordiale lasciava trapelare una sottile diffidenza.
     
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    Donald Russell
    -Posso domandare la natura di questa richiesta?-
    Donald sorrise, immaginava una risposta del genere con quel tono cordiale ma allo stesso tempo di diffidenza. L'agente SSC mancava di esperienza e quindi in alcuni casi era come un libro aperto.
    -In questo momento preferirei non dirlo...- come detto prima, Donald, non voleva coinvolgere piu del dovuto la giovane agente -ma ti devi fidare di me è importante, sai come lavoro! non te l'avrei mai chiesto se non lo fosse- fece una pausa -a tempo debito saprai tutto... promesso-
    Il tono di voce era deciso ma cordiale... Sapeva bene che la richiesta non era delle piu consone per la Giovane Agente e che avrebbe tutto il diritto di rifiutare ma sperava che il fatto di averla salvata la vita su Bekenestein la facesse desistere dalla sua giusta diffidenza.
    Nel fra tempo un uomo dalla carnagione scura entrò dal locale... Donald lo vide passare davanti il loro tavolo per poi fermarsi di fronte il bancone "Bene è arrivato! Ora devo solo convincere Giada" pensò il Tenente distogliendo lo sguardo verso lo sconosciuto e ritornando a incrociare quello di Giada... sempre in attesa della sua risposta.



    Edited by Donald Shepard - 2/2/2015, 14:28
     
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    Giada D'Angelo
    Giada scosse la testa, a dir poco allibita dai modi di fare del tenente. Quelle che le stava chiedendo erano informazioni strettamente riservate - sulla Destiny ascension, poi, non era esattamente una nave qualunque! - e facevano presagire grossi problemi. Da quando i terroristi che si facevano chiamare Cavalieri del nuovo ordine avevano disseminato il panico in ogni dove della galassia, l'SSC era in allerta più che mai. Se l'avessero scoperta a scaricare informazioni per un caso non di sua competenza poteva dire addio alla sua futura permanenza nella Special Response.
    Ti devi fidare di me.
    Il tenente era diverso da tutti gli altri Marine che l'agente aveva conosciuto. Ma Giada non sapeva quanto potersi fidare di lui alla cieca. Le stava tacendo l'uso che avrebbe fatto di quelle informazioni ed era quella, la cosa che più le recava preoccupazione. Seguita subito dal potersi rendere complice di qualcosa di più grande di lei che avrebbe potuto comportare conseguenze disastrose.
    Sospirò brevemente, poi si alzò dal tavolo.
    «Se può garantirmi la totale incolumità di quegli agenti, le informazioni saranno sue.»
     
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    Donald Russell
    Donald sorrise: era riuscito a convicere Giada... Ma poteva grarantire la totale incolumità di quegli agentì? Se fosse stato solo per Donald non c'erano dubbi ma sia l'Asari e in parte Pernilla non erano affidabili al cento per cento... sopratutto l'Asari.
    La cosa buona della missione e che con lui c'era Dominic... avrebbero tenuto d'occhio le due stronze, inpendendo che facessero delle cazzate...
    -Hai la mia parola- Disse Donald quasi instintivamente... Anche lui si stava esponendo e se qualcosa fosse andato storto? Donald ci teneva alla sua parola e avrebbe fatto di tutto per non far del male a quegli agenti... anche far fuuori le due donne se fosse stato neccessario.
    -Aspetta- disse vedendo l'agente alzarsi
    -hai la tua pistola d'ordinanza?- Chiese. La ragazza fece cenno di si
    -Per un favore ci vuole un favore... seguimi- Donald si alzò dalla sedia e si diresse verso l'uomo di colore di poco fa
    -Allora?- Chiese il Tenente all'uomo
    -Non so dove ci sarà la consegna ma nel retro ce un uomo che lo sa- Disse l'uomo con un forte accento africano
    -Quanti sono?- Chiese
    -sei... Ce Hussein il loro capo, un compratore e quattro guardie del corpo... attento che sono armate-
    Donald sorrise -Non è un problema-
    poi osservò Giada... che sicuramente era sorpresa
    -Sabbia rossa... ragazzina! Come ho detto prima un favore per un favore- Spiegò all'agente



    Edited by Donald Shepard - 3/2/2015, 11:53
     
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    Giada D'Angelo
    Il tenente le aveva dato la sua parola. Giada sperò che prendesse a cuore le sue promesse così come lo faceva lei; soprattutto, sperò seriamente di non doversene pentire in futuro.
    Quando Russell si informò se Giada avesse con sé la pistola d'ordinanza, l'agente annuì, perplessa. Il tenente aveva in mente qualcosa... Giada capì quasi subito dove voleva arrivare.
    «Tenente...» stava per dirgli che non ce ne era bisogno. L'unica cosa che le importava era che qualsiasi cosa Russell aveva in mente, gli agenti SSC non dovevano essere in pericolo di vita.
    Quel che il tenente le stava offrendo era la possibilità di aggiungere un incarico positivo al curriculum sabotando una consegna di sabbia rossa.
    Giada lo guardò, non poco sorpresa.
    Prima di lui era stato Matthew a procurarle un cartello di sole blu da assaltare, senza nemmeno conoscerla... l'idea che si era fatta dei soldati dell'Alleanza era completamente diversa da quella che le davano Matthew e il tenente.
    «Sensi di colpa, tenente Russell?», ironizzò, riservandogli un mezzo sorriso. Si riferiva, naturalmente, ad un probabile ripensamento del marine. Dopotutto Russell non era sembrato affatto contento di chiedere il suo aiuto. Se avesse potuto, quasi certamente non l'avrebbe nemmeno coinvolta.
    «Qual è il piano?» domandò, seguendolo verso il retro del locale. Impugnò la sua M-5 Phalanx d'ordinanza e attese.
    Non era a suo agio all'idea di dare il via a uno scontro mentre era in abiti civili, sprovvista di scudi, ma Bekenstein le era stato di lezione: non poteva sperare sempre nella fortuna di indossare la corazza prima di una battaglia.
     
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    Donald Russell
    Quando l'agente scherzò sui sensi di colpa di Russell. Il tenente Sorrise a sua volta ma senza rispondere... In effetti un po si sentiva in colpa... non gli sarebbe nemmeno passato lontanamente di coinvolgerla se non fosse stato stretamente necessario.
    -Mwaka controlla la zona che nessuno entri- Disse Donald all'uomo di colore
    -Russell fai presto! Ti dovevo un favore ma non ho intenzione di prendere un pallottola per te... intesi?- Rispose l'africano
    Donald sorrise ed entrarono nel corridorio del retro
    -Qual è il piano?- Chiese la giovane agente mentre impugnava la sua pistola
    -Prima di tutto riponi l'arma, la userai solo se costretta...- Le disse -I morti hanno il brutto vizio di non parlare- spiegò il tenente
    Prese qualcosa dalla tasca e la diede a Giada -Userai questo- disse mostrandole un dissuasore elettrico
    Poi continuò a camminare -io mi fingerò ubriaco, tu Incomincerai ad urlare dicendomi di lasciarti stare e cazzi vari.. appena si distraggono per allontanarmi... friggili le chiappe- disse indicando il dissuasore.
    Una bella ragazza che viene importunata da un ubriacone faceva sempre sentire in dovere di intervenire... anche se si trattava di criminali.
    Arrivarono in un angolo dove si udirono delle voci Donald fece cenno a Giada di fermarsi, si affacciò un secondo per vedere che si trattavano di un umano e un Turian. Poi si avvicinò a lei -Dopo di lei agente... stupiscimi con la tua recitazione- le disse a bassa voce sorridendo

     
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    Giada D'Angelo
    «Sta scherzando?» riporre la pistola davanti a una altissima percentuale di probabilità di scontro era volersi male. Eppure il tenente sembrava così convincente che, pur controvoglia, aveva convinto Giada a riporre l'arma...
    Il piano doveva essere semplice, ma Giada faticava a focalizzarsi sull'obbiettivo. Non riusciva ad identificare l'origine dell'ansia che facendosi sempre più opprimente la stava gradualmente sopraffacendo.
    Non doveva essere una missione particolarmente rischiosa - su Bekenstein se l'era vista davvero brutta - e non era la prima volta che sabotava una partita di sabbia rossa, ma quella volta non se ne sentiva all'altezza.
    La mano che stringeva il taser tremava. Nemmeno il sorriso di Russell era rassicurante, anzi, contribuì ad aumentare il senso di inadeguatezza al suo ruolo.
    Quando arrivò il momento di passare all'azione Giada scosse la testa e mosse un passo indietro.
    «Non posso farlo» rispose a bassa voce, indietreggiando ancora «Rigirerò la segnalazione ad un altro agente, ma io non posso farlo»
    Sembrava confusa, smarrita, terrorizzata da qualcosa. Nulla a che vedere con lo stesso agente che aveva sfidato il pericolo per offrire supporto al tenente e al generale.
    «Torniamo indietro»
     
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    Donald Russell
    Donald si stupì non poco per la reazione della giovane donna. A Bekenstein era stata molto brava e coraggiosa combattendo per gran parte da sola contra un'esercito di Cat6, qui invece sembrava un'altra persona: Fragile e impaurita
    -Aspetta- le disse mentre la inseguiva
    La fermò girandola a se. Lo sguardo di Giada sembrava colmo di terrore- Che diavolo ti succede ragazzina? Su Bekenstein sei stata bravissima... ce l'ha puoi fare- Cercò di convincere l'agente ed in fondo era così.
    Ma nonostante le parole di conforto del Tenente, l'agente era ancora confusa e smarrita le sue mani tremavano da sole "Stress post traumatico" si disse... era normale per un novellino avere stress dopo una missione pericolosa... Sopratutto se la missione era stata fermare un esercito di Mercenari quasi da sola.
    Donald si rese conto che qualunque cosa avesse detto non sarebbe servito a nulla. Sbuffò -Ok Ragazzina! Ci penso io... - le prese il taser -Tu rimani qui- disse
    Si avvicinò di nuovo all'angolo "Andiamo" disse
    Prima di uscire dall'angolo si mise a cantare a squarciagola, biascicando come se avesse tracannato l'impossibile -Solo 20 bottiglie di vino...Hic! Chi dice di più ,chi dice di meno... Hic!-
    Uscì dall'angolo dove i due mercenari gli puntarono le armi -Heyyyy Amiciii... mi dite... Hih! Dovè il bagno?-
    -Questo è un angolo privato... allontanati- Disse l'umano
    Il Turian ricevette una chiamata -Solo un ubriacone capo... stiamo procedendo ad allontanarlo-
    -Solo 20 bottiglie di vino...Hic! Chi dice di più ,chi dice di meno... Hic!- Riprese a cantare dondolando
    -Adesso basta... sbattiamolo fuori- disse l'umano al Turian
    -Con vero piacere- rispose l'alieno ossuto
    Riposero le armi e si avvicinarono a Donald che nel fratempo faceva la parte dell'ubriacone guardandosi intorno con aria stranita fino a quando l'umano e il turian si misero faccia a faccia con lui.
    -Hey Amiciii... Hic! siete talmente brutti... Hic! che il vostro sudoreee scorre dietro la schienaaa pur di non guardare la vostra faccia da culo- disse per poi fargli un sorriso in faccia
    L'umano lo spintonò -Scusami ma sentirai tanto dolore-
    Donald indietreggiò mettendo la mano in tasca, poi il Turian alzò il braccio per colpirlo ma venne fulminato dal taiser. L'umano fu sorpreso e prima che potesse reagire, Donald, gli diede un paio di gomitate in pieno viso per poi metterlo definitivamente ko con un calcio.
    -Sogni d'oro stronzi!- disse sorridendo
    Il Tenente si avvicinò all'umano per prendergli l'arma quando la porta dietro di lui si aprì mostrando un grosso Krogan -Oh Cazzo!- disse. Mwaka non gli aveva detto niente a proposito di un grosso Krogan altro due metri.
    Russell cercò di alzare la pistola ma il Krogan si buttò alla carica sbattendolo al muro e facendogli cadere sia la pistola che il taser.
    Donald incassò il colpo mentre il grosso alieno estrasse un M-23 Katana. Pur dolorante il tenente prima diede un calcio disarmando il Krogna poi gli piazzò un destro e un sinistro sulla mascella.
    Per tutta risposta il Krogan sorrise di gusto e lo alzò di peso scaraventandolo di nuovo sul muro -Ti schiaccerò come un moscerino- disse
    Prese Donald dalla gola alzandolo di venti centimetri dal pavimento... Era ormai chiaro che senza aiuto non ce l'avrebbe fatta.

     
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    Giada D'Angelo
    Russell arrestò la sua fuga e costrinse Giada a voltarsi per guardarla in faccia, strattonandola per un braccio.
    L’agente non riuscì a trovare una risposta sensata alla sua domanda. Sapeva di non essere una vigliacca: quando in ballo c’era la sicurezza della Cittadella, Giada era la prima che si offriva volontaria per prestare soccorso. Su Bekenstein non aveva agito diversamente, a-veva preso in mano la situazione e reagito nel modo giusto, così come il tenente Russell le stava facendo notare. Era una sorpresa non indifferente ricevere un elogio da parte del tenente, considerando che durante la missione in più di un’occasione questi aveva ritenuto opportuno richiamarla.
    Questo, però, non diminuiva il suo senso di inadeguatezza.
    Era terrorizzata dalla possibilità di commettere errori che avrebbero compromesso l’incolumità del tenente. Spaventata dalla piega che gli eventi avrebbero preso se qualcosa non fosse andata secondo i piani.
    Non indossava nemmeno la corazza, ma nonostante durante l’addestramento aveva ap-preso che un buon soldato e un buon agente non avrebbero dovuto farvi affidamento proprio per poter far fronte a casi come quello al meglio delle loro capacità, per lei la co-razza tattica era diventata come una seconda pelle. Senza di essa e senza revolver si sentiva vulnerabile. Come se non avesse strumenti con cui difendersi.
    -Ok Ragazzina! Ci penso io... -
    «No!» Giada provò a riprendere il teaser ma il marine fu più veloce e indietreggiò sottraendosi alla sua presa. Era deciso a proseguire col piano, con o senza di lei, e seppur contraria Giada non riuscì né a restare lì, immobile come una statua di cera, né a voltargli le spalle per aspettarlo fuori. Come poteva lasciare che affrontasse tutti quegli uomini da so-lo?
    Si ritrasse per non farsi vedere e restò in ascolto, i muscoli tesi e il cuore in gola.
    Sbirciò con cautela, assistendo alla scena, combattuta da sentimenti contrastanti: vergogna per aver lasciato che Russell affrontasse quegli uomini da solo; impulso ad intervenire per dargli supporto; apprensione e paura che la bloccavano dietro quella parete.
    Combatté il torpore e impugnò l’M-5 Phalanx, pregando di non dover intervenire.
    Il tenente diede prova di un’ottima preparazione, e bastò poco a mettere fuori gioco i due scagnozzi. Ciò che né lui né Giada avevano previsto era la presenza di un krogan.
    L’alieno si era scagliato con la sua furia omicida contro il tenente, che in breve si era trova-to in posizione di svantaggio, sbattuto contro la parete.
    Giada sollevò di scatto la mano che impugnava la pistola e, tenendola ferma con l’altra per avere una precisione migliore, tirò il grilletto due volte. I colpi della Phalanx perforarono gli scudi del Krogan e intaccarono la corazza.
    L’alieno si voltò a guardare Giada ma non mollò la presa su Donald. Nel vedere chi aveva osato sfidarlo proruppe in una risata gutturale.
    «Sfida accettata, mocciosa» strinse la presa sulla gola del tenente e lo scaraventò per terra. Il tenente ruzzolò ad un metro da lui circa. Giada continuò a puntare il krogan, questa volta ad altezza del volto.
    «Adesso assaggerai l’ira sanguinaria!»
    Il krogan partì alla carica e Giada capì che se non avesse frenato la sua avanzata prima che le fosse stata addosso per lei era finita. La sua sopravvivenza a discapito di quella del kro-gan.
    Mirò alle gambe e al torace, e sparò trattenendo il respiro, ma nonostante i colpi perfora-vano la corazza e lo ferivano il krogan non sembrava risentirne. Era questa la cosa più pe-ricolosa dell’ira sanguinaria krogan: la rabbia inibiva le sostanze responsabili della ricezione del dolore, ecco perché nonostante la raffica di proiettili quella bestia non era intenzionata a fermarsi.
    Giada fece per scattare lateralmente, ma era troppo tardi: il krogan le era arrivato ad una distanza così minimale che in ogni caso, se non ucciso, l'avrebbe colpita.
     
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    Pettegolo

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    Donald Russell
    Il Krogan lo scaraventò a terra come un pupazzo di paglia... Donald sentiva dolore dapertutto ma era ancora vivo. Con la coda dell'occhio vide l'alieno scaraventarsi verso Giada che a sua volta cercò, invano, di fermare il colosso sparandogli contro.
    Il Tenente si iniettò una scarica di adrenalina andando incontro a Giada e placcando la giovane agente come in una partita di Football, evitando, così, per un millimetro l'impatto.
    Il Krogan continuò la sua folle corsa fino ad sbattere l'enorme cranio sul muro... aveva una sola possibilità: il punto debole di un Krogan è lo spazio tra la testa e la calotta, ma una scarica in quel punto l'avrebbe ucciso all'istante e questo Donald non lo voleva... quindi per metterlo KO doveva friggere solo la calotta cranica, in quel punto la scossa dovrebbe comunque passare, ma con minore potenza.
    Donald si iniettò un'altra scarica e senza pensarsi un'attimo prese il teaser da terra e si precipitò verso il colosso... Il Krogan, però, non si mise molto a girarsi partendo, di nuovo, alla carica a testa bassa. Il Tenente non solo doveva piantarli il teaser nel cranio ma doveva anche evitare che lo colpisse e se avesse sbagliato, anche solo di un millimetro, l'impatto lo avrebbe ucciso.
    Prima che il Krogan lo prendesse, Russell piantò il teaser su una scanalatura e fece un salto, aiutato dalla enorme gobba, per evitarlo ma il colosso alzò l'enorme testa e lo colpì alla spalla facendolo cadere. Il teaser si bruciò facendo uscire del fumo ma prima, per fortuna, fece il suo lavoro stendendo il Krogan.
    Donald Cercò di alzarsi, del sangue usciva dall bocca -Cazzo che male- Disse, segno che era ancora integro... la spalla gli faceva male ma non sembrava rotta
    Ma con suo stupore il Krogan si rialzò di nuovo prima di lui... sembrava intontito ma ancora in piedi
    -Ma che cazzo usi... le pile duracel?- prese in mano l'M-3 Katana dalla parte della canna, sputò del sangue dalla bocca -vediamo se quello che dicono su voi Krogan è vero- si alzò da terra e prima che il colosso potesse riprendersi lo colpì in pieno volto con il fucile, con tutta la forza che poteva, scaraventandolo sulla porta... il Krogan era sempre piu intontito ma non ancora Ko
    Il Tenente prese la testa dell' Alieno ed incominciò a sbatterlo forte contro la porta -è vero... che .... avete .... la testa... dura?- ad ogni parola la testa del Krogan faceva la conoscenza con la porta che si piegava sempre di più, quasi come se la testa del Krogan fosse un' ariete.

    All'interno dell'ufficio Hussein, il compratore (un volus) e una Asari stavano sentendo il rumore della testa del Krogan battere contro la porta
    -Stai indietro Capo... ci penso io- Disse l'Asari mentre avanzava verso la porta con in mano un M-8 Avenger pronta a sparare.



    Edited by Donald Shepard - 7/2/2015, 16:45
     
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    Cacciatore Geth

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    Giada D'Angelo
    Con una rapidità di reazione inaspettata, Russell le fu addosso e agguantandola la spinse via.
    Giada riuscì in questo modo a sottrarsi alla traiettoria del krogan, che mancato il bersaglio primario aveva centrato il muro.
    L’agente si era in parte aggrappata al tenente per non perdere l’equilibrio. Era ancora scombussolata, allibita dalla forza di quella specie aliena: gli aveva sparato addosso l’impossibile ma quel mercenario si reggeva ancora sulle gambe e sembrava perfino non aver risentito minimamente degli effetti delle ferite…
    Eppure il tenente non demordeva. Dal rivolo di sangue che colò dall’angolo della bocca doveva aver subito danni rilevanti, ma le ferite non bastarono a fermarlo. Cocciuto come un mulo, partì di nuovo all’attacco.
    Nonostante le resistenze del krogan, l’umano ebbe presto la meglio, e per metterlo definitivamente fuorigioco iniziò a far cozzare la testaccia dura contro la porta.
    Ad ogni colpo lo stomaco di Giada si contorse. Tutta quella violenza la disturbava, a prescindere da quanto male effettivo quei colpi potessero fare al krogan. A prescindere dalla reazione di Russell, puramente difensiva.
    Quando aveva visto minacciata la propria incolumità e la sicurezza del tenente lei per prima non aveva esitato a sparargli. Del resto era ciò che aveva giurato di fare quando aveva scelto di entrare nell’SSC: proteggere gli abitanti della Cittadella. Ma l'accademia non insegna l'obbligo di scelta: uccidere alcune persone per proteggerne altre. Era stato l'assedio di Bekenstein a presentarle la verità, nuda e cruda; a livello di reazione militare Giada era stata pronta, aveva agito correttamente - di fatto era ancora viva - ma le era mancata la maturità psico-emotiva per affrontare e metabolizzare il dopo.
    Aveva finito per convincersi che se fosse stata più preparata, se il quartier generale avesse mandato altri agenti al suo posto, molte vite sarebbero state risparmiate.
    Era stata così ingenua a non considerare quanto fosse alto il prezzo da pagare e ora aveva le mani sporche di sangue.
    L’insofferenza raggiunse un picco così elevato che arrivò un punto in cui Giada non poté restare ancora ferma a guardare. Con uno scatto raggiunse il tenente alle spalle, e lo bloccò per impedirgli di colpire ancora il mercenario.
    «Basta!», gridò, rossa in volto dalla rabbia e dallo sdegno. Gli occhi verdi perforarono con uno sguardo quelli del tenente, poi parvero ammansirsi.
    Il krogan mosse piano la testa, come per cercare di voltarsi, poi crollò a terra e non si mosse più.
    Doveva esserci ancora un'ultima guardia del corpo in circolazione, sicuramente allertata dal trambusto. Giada si nascose dietro una delle casse, in modo da averla sotto tiro appena fosse uscita allo scoperto. Non aveva fatto i conti di avere davanti una asari incazzata della peggior specie: chi avrebbe immaginato di aver rotto le uova di hanar proprio nel paniere di una commando?
    L'asari adocchiò subito il tenente, e Giada ne approfittò per sparare per distogliere l'attenzione da Russell. I proiettili perforarono gli scudi della corazza ma non quelli della barriera biotica: prima che Giada potesse sparare nuovamente l'asari l'aveva già scaraventata contro la parete alle sue spalle con una potente onda d'urto.
    Altro sangue, altra violenza. Nessuno di loro poteva evitarlo.
    Con un gemito, resasi conto di non aver tempo per recuperare la sua M-5 mirò al torace e lanciò col factotum un attacco incenerimento mentre Russell la teneva occupata. Essendo gli scudi persi e i poteri biotici in fase di ricarica, l'attacco andò a segno e l'asari gridò, la tuta avvolta completamente dalle fiamme. Giada si lanciò in avanti e afferrò al volo la sua Phalanx; l'asari sembrò impazzita, e iniziò a prendere la carica per un attacco diretto. L'agente le sparò a una coscia arrestando la sua avanzata; l'asari cadde sbalzata in avanti. Giada le fu addosso: le colpì la nuca con il calcio della pistola, riuscendo a tramortirla.
    «Fottuti biotici del cazzo» borbottò esasperata, estraendo la clip per ricaricare con quella successiva. Così presa dallo scontro non si era nemmeno accorta dei due rivoli di sangue che colavano lungo il braccio. Due pallottole l'avevano colpita di striscio.
    «Dopo di lei, tenente!»


    Edited by 'hotaru' - 10/2/2015, 11:58
     
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24 replies since 29/1/2015, 20:57   386 views
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