Lacrime nella pioggia

Sistemi Terminus

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    Roler duerighista

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    Erano le ore notturne a bordo della Berlin. La fregata di classe Normandy navigava placida in un mare di stelle seguita da altre quattro fregate identiche. L'equipaggio era perlopiù nelle brande a dormire, chi era di turno osservava le consolle assegnategli. Matt si passò la mano sulla cicatrice che gli solcava il volto nella parte sinistra. Dalla fronte, allo zigomo, alla guancia, fino alla mandibola. Essa disegnava una candida linea nel sopracciglio e nella barba folta, impedendo alla peluria di ricrescere dove essa si trovava. Stava guardando la mappa galattica e nel frattempo ne modificava i dati segnandovi sopra le forze che avevano incontrato o i punti di spazio libero dai razziatori. Una voce disse Capitano? Matt si girò e vide un giovane ragazzo sull'attenti. Sorrise e fece brevemente il saluto Riposo, tenente. Dimmi, Harry Il ragazzo si avvicinò e disse Un'ora per la nostra destinazione, Matt. Sveglio l'equipaggio? Matt scosse brevemente la testa e disse No, grazie. Ci penso io, tu vai pure in cabina, sono sicuro che Brenda sarà felice di averti con se Il ragazzo si illuminò e annuì Ma non strafate, c'è altra gente là dentro Harry fece il saluto Sissignore! Poi si defilò verso le zone dell'equipaggio. Matt andò in cabina di pilotaggio e si sedette di fianco al pilota Novità? Il pilota sbadigliò e spostò gli oloschermi da davanti al suo viso puntando gli occhi nell'infinito Nessuna Matt. Tutto tranquillo... A casa hanno già attraccato la dodicesima e la trentasettesima flotta, saranno felici di vederci arrivare con delle navi piene di cibo Matt ridacchiò e disse Poco ma sicuro! In gamba e tienimi informato se dovesse accadere qualcosa Gli diede una pacca e uscì mentre Luke, il pilota, rispondeva con un Signorsì. Matt cominciò il giro delle cabine, svegliando piano gli esausti soldati al loro interno. Di tanto in tanto sbadigliava, in fondo era umano anche lui. Erano di ritorno da una missione per rifornirsi di cibo, solo le navi di classe Normandy potevano eludere i controlli dei Razziatori e passare indenni. Ne erano state prodotte in massa dall'inizio della guerra, a centinaia. Avevano recuperato diverse tonnellate di verdura, frutta, cibi in scatola e sottovuoto. Avevano preso tutto ciò dai rottami di una carovana di rifornimento, era già due mesi che razziavano quel posto, un po' alla volta stavano prendendo tutto. Prima di attraccare voleva discutere brevemente con quella che lui chiamava Trinità. Tre persone di fiducia che erano risorse importanti oltre che amiche. Quando erano a terra ognuno magari poteva starsene per le sue ma non sarebbe mai andato in missione senza di loro. Aveva lasciato alle tre donne la propria cabina. Prese l'ascensore e si recò sul ponte superiore, poi premette l'interfono sulla porta della cabina Sono Matt, posso entrare?
     
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    Lucy "Lucifer" Kruger
    Quando arrivarono i Razziatori fu subito chiaro a tutti che quella era una guerra che non potevamo vincere.
    Per essere più precisi, molti intuirono che quella non era neanche una guerra...era semplice sterminio!
    Non era una guerra così come non poteva esserci una guerra tra esseri umani e topi.
    Come si poteva pensare di sconfiggere un nemico che trasformava i tuoi simili in esseri corrotti che ti combattevano con le tue stesse armi?
    Un pianeta dopo l'altro, una colonia dopo l'altra, con una precisione e una pianificazione minuziosa, le Grandi Macchine portavano morte e distruzione per la Galassia.
    La civiltà come eravamo abituati a conoscerla, collassò rapidamente; ciò che fino a ieri aveva valore, oggi non contava più niente. I sopravvissuti, in continua fuga, lottano per le più piccole cose in una lunga agonia in attesa dell'inevitabile morte.

    Io sono Lucy 'Lucifer' Kruger, fino a poco tempo fa ero un sicario professionista.
    Ero molto ricercata perchè portavo sempre a termine i miei incarichi senza importarmi di chi fosse il bersaglio. Ero spietata, incorruttibile, insensibile: un cyborg plasmato per uccidere. Poi, un giorno, per una serie di coincidenze, il destino mi fece conoscere una ragazza russa, una mercenaria indipendente. Lei era la parte complementare di me: tanto io ero severa e seria, tanto lei era allegra e giocherellona. Lei mi insegnò a sorridere, lei mi insegnò ad amare, lei divenne il mio centro di gravità. Si chiamava Selina. Selina Sakarova.
    Abbandonai la mia carriera da assassina per stare al suo fianco ma, come si sa, tutte le cose belle prima o poi finiscono. Tutte quante.
    I Razziatori me la portarono via!
    Morì tra le mie braccia ma anche in quel momento, le sue ultime parole furono dedicate a me.
    Mi disse di...no! Non posso dire cosa mi disse, posso solo dirvi che quel giorno feci una promessa che divenne la mia ragione per continuare a sopravvivere mentre tutti muoiono attorno a me.
    Sono tornata a fare l'assassina ma in una maniera differente...in un certo senso, il mio lavoro è più che apprezzato dalla gente. Mi chiamano l'Angelo Nero.
    Continuerò a vivere, costi quello che costi, fino a quando non avrò mantenuto la mia promessa!

    L'uomo si allontanò senza farsi scorgere dai propri compagni con uno zaino in spalla. Camminò a lungo, seguendo le istruzioni che aveva ricevuto, addentrandosi per i corridoi della fregata Berlin. Camminava tranquillo, salutando chi incontrava e fischiettando un allegro motivetto.
    Un'occhiata al factotum e l'uomo si fermò, guardandosi intorno.
    Era in una delle stive di carico dove, ammucchiate contro le pareti, c’era il frutto delle loro razzie: frutta, verdura, carne in scatola.
    Non c’era nessuno, esattamente come predetto dalla persona che doveva incontrare.
    Un'ombra sbucata dal nulla gli passò accanto, sfiorandolo su un braccio e facendolo sobbalzare per la sorpresa. L'uomo si calmò quando l'ombra si parò davanti a lui, rivelando essere una ragazza abbastanza alta e muscolosa che lo fissava con due occhi di ghiaccio. Su una spalla, portava una sacca che lasciò cadere ai suoi piedi.
    < Sei tu l'Angelo Nero? > domandò l'uomo concentrandosi sui lineamenti del volto della ragazza un po' duri ma estremamente piacevoli.
    La donna annuì impercettibilmente < Hai portato quello che ti ho chiesto? > replicò con un tono di voce triste.
    < Ecco qui. > rispose l'uomo mostrando quello che portava nello zaino < Stivali rinforzati misura 38 e 1/2. Mi sono costati 14 razioni di cibo ma tanto a me non servono più quelle razioni. >
    La ragazza afferrò gli stivali e si accovacciò a terra. Con movimenti precisi e veloci, si tolse le scarpe che portava ai piedi e le lanciò tra le casse, calzando i nuovi stivali per testarne la comodità.
    < Grazie. Sono molto comodi. > disse la ragazza sorridendo < Sai come funziona la cosa? >
    < Ne ho sentito parlare. Dicono che vuoi sapere sempre la storia di chi ti sta davanti. Vuoi sempre sapere il perchè. >
    La donna annuì di nuovo e aspettò che l'uomo iniziasse a raccontare.
    < Mi chiamo Teodore Irvine. Abitavo a Dublino e avevo una moglie e 3 figli: 2 maschi e una femmina. Quando arrivarono i Razziatori, persi un figlio nei primi giorni della guerra ma riuscii a fuggire dalla Terra con quel che restava della mia famiglia. Poi persi mia moglie e mia figlia. E durante l'ultima Mietitura ho perso anche l'ultimo figlio che mi restava. > l'uomo non riuscì più a trattenere le lacrime che cominciarono ad uscire copiose dai suoi occhi < Capisci? Loro mi stanno aspettando! Non ho più un motivo per continuare a vivere e preferisco sia tu ad uccidermi piuttosto che una maledetta macchina. >
    Lucy ascoltava attenta le parole dell'uomo.
    Più o meno, quella era la storia di tutti quelli che la cercavano.
    A volte, come Teodore, era una singola persona a cercarla, altre volte erano intere famiglie che preferivano morire in quella che forse consideravano una maniera 'più pulita'. Uomini, donne, anziani spesso semplici ragazzi ormai senza più speranza se non quella di una morte dignitosa.
    < Hai portato anche l'altra cosa che ti ho chiesto? > domandò Lucy mettendo una confortante mano sulla spalla dell'uomo.
    Teodore si frugò in una tasca ed estrasse una fotografia: 5 persone sorridenti e sullo sfondo, una graziosa casetta tutta bianca sotto un cielo azzurro. L'uomo fissò la foto a lungo prima di porgerla a Lucy che la prese delicatamente da un angolo, la girò e con una penna scrisse un codice sul retro. La ragazza si chinò e prese dalla sua sacca un cofanetto di legno che posò a terra, aprendolo con cautela. Ripose ordinatamente la fotografia in cima ad un'alta risma di altre fotografie simili: famiglie felici, coppie innamorate, bambini, giovani, adulti, anziani. Richiuse il cofanetto e lo rimise nella sacca.
    < Perchè la fotografia? Perchè fai quello che fai? >
    < Ho fatto una promessa. > replicò semplicemente Lucy con un sorriso triste < Hai qualche ultima richiesta? > domandò gentile mentre tornava in posizione eretta.
    < Sono cattolico, mi piacerebbe che tu leggessi qualche passo della Bibbia dopo che... >
    < Va bene. Altro? >
    < Vorrei non soffrire quando mi ucciderai. >
    Lucy si avvicinò all'uomo e lo abbracciò < Ti ho ucciso 5 minuti fa. Tra pochi secondi semplicemente ti addormenterai e non ti sveglierai più. Vai da loro, Teodore. Vai e se dovessi trovare una ragazza dai capelli rossi e con due bellissimi occhi grigi di nome Selina, abbracciala da parte mia. >
    Teodore ricambiò l'abbraccio < Lo farò. Grazie Angelo Ne... >
    L'uomo si afflosciò come un sacco vuoto. Lucy, delicatamente, lo accompagnò fino a distenderlo a terra. Dalla sua sacca, trasse un telo di cerata nero con il quale avvolse il corpo dell’uomo. Senza fatica, si caricò Teodore sulla spalla e si diresse verso un boccaporto di scarico dei rifiuti. Lasciò cadere l’uomo delicatamente nello scivolo e tornò alla sua sacca, dove prese una consunta Bibbia che aprì non casualmente sulle ultime pagine.
    < Non avranno più fame,
    né avranno più sete,
    né li colpirà il sole,
    né arsura di sorta,
    perché l'Agnello che sta in mezzo al trono
    sarà il loro pastore
    e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
    E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi. >

    Anche per questa notte aveva finito. Con una mano si sfiorò il corpo inguantato in una colorata tuta aderente che metteva in risalto le sue curve e si asciugò una lacrima che le stava solleticando una guancia < Non ti deluderò Selina…vi riporterò tutti a casa… >
     
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    Eleanor Elliott
    Dei fasci di luce provenienti da nebulose lontane illuminarono i suoi profondi occhi azzurri. Tante cose erano cambiate in quei lunghi, dolorosi cinque anni... Ma una cosa in particolare era un elemento persistente nella vita della donna: il suo profondo legame con le stelle.
    Eleanor stava in piedi davanti alla piccola finestra sullo spazio, nella sua cabina della Berlin. Le sue due compagne di viaggio dormivano ancora, ma lei era ormai sveglia da un po'. Nemmeno questo era cambiato, la sua insonnia non l'aveva mai lasciata... Anzi, forse tutto quel casino, l'invasione dei Razziatori ed il costante timore di un improvviso rigetto dei suoi impianti la facevano restare sempre vigile, anche di notte, e questo la portava a perdere sonno ancor più facilmente di quanto non accadesse già prima. Ed in cinque anni non faceva che peggiorare, tanto che cominciava a pensare che da lì a poco avrebbe definitivamente smesso di dormire.
    Quel pensiero la fece quasi sorridere, perchè in fondo per lei non sarebbe tanto male. Certo che ne aveva fatta di strada nella sua vita, così tanta che dormire era una perdita di tempo prezioso. L'aver riacquistato l'uso delle gambe non faceva che accentuare questo pensiero. Aveva passato ventun'anni della sua vita seduta o sdraiata, e adesso trovava quasi più rilassante stare in piedi e muoversi piuttosto che distendersi in branda dopo una giornata pesante come quella appena trascorsa. Un intero giorno a sollevare scatoloni pieni di provviste, che per l'equipaggio della Berlin non erano altro che scatoloni, ma per le centinaia di migliaia di superstiti dalla guerra erano come un biglietto di sola andata per il paradiso. Quelle scatole avrebbero fatto la felicità, anche se momentanea, di tantissimi bambini, anziani ed anche adulti. Quella sensazione era qualcosa di speciale per Nora... Aveva fatto più bene in quei cinque anni di dolore che in ventuno anni di vita sui libri o davanti uno schermo.
    In fondo era proprio vero: i Razziatori avevano tolto la vita a miliardi e miliardi di anime nel corso di pochi mesi, ma nel suo caso avevano dato alla sua anima un corpo nuovo nel momento in cui avevano messo piede nella galassia.
    Anni e anni passati a studiare la meccanica, la robotica, l'intelligenza artificiale... Tutto per poter abbandonare finalmente quel corpo malaticcio e inutile che si trascinava da anni, quando l'unica cosa che avrebbe dovuto fare era ASPETTARE. Aspettare che gli angeli della morte venissero dallo spazio profondo ad illuminarle il sentiero.

    'Sei pazza' le dicevano, quando per la prima volta fece portare nel suo laboratorio il corpo di un Predatore, ovvero un Turian modificato con parti sintetiche che risponde agli ordini dei Razziatori. Cos'era davvero curioso di questi mostri era che, così come tutte le altre specie sottoposte a questo trattamento, tutte le vittime in verità erano morte ma riportate in vita dagli impianti installati dai Razziatori.
    'Sai i pericoli che correrai' la avvertivano quando dissezionava il cadavere, 'maneggiare tecnologia dei Razziatori porta sempre all'indottrinamento' ma Nora non era di certo stupida. Aveva preso tutte le precauzioni. Ovvio, il rischio c'era sempre, del resto stava lavorando su tecnologie completamente al di là delle possibilità umane. Comunque non le importava. Se non avesse fatto qualcosa, la malattia l'avrebbe completamente paralizzata nel giro di una decina d'anni.
    "No grazie" pensava. Avrebbe preferito morire.
    Alla fine la fiducia che aveva riposto in sè stessa la portò al compimento dell'obiettivo. Riuscì a capire come questi impianti potessero rigenerare le cellule morte adiacenti e fornire costante energia ai muscoli, quindi cominciò a sfruttare quelle conoscenze per costruire degli impianti suoi. Il risultato fu ben chiaro solo dopo diversi mesi dall'installazione nel suo corpo: all'inizio permisero alle sue gambe di compiere solo dei brevi e dolorosi movimenti, movimenti che diventarono sempre più lunghi e sempre meno dolorosi con il passare del tempo.
    Era impossibile stabilire per quanto tempo quella soluzione avrebbe funzionato, ma Nora era intenzionata a sfruttare tutto il tempo a disposizione per impedire altro dolore da parte dei Razziatori. Essi l'avevano salvata, ma le avevano anche portato via tutto. La casa, la famiglia, il lavoro... Gli unici legami che aveva con la vita erano dentro la Berlin, e li avrebbe protetti a tutti i costi.

    Ad interrompere quei pensieri ci pensò il suo factotum, che si illuminò per ricordarle di prendere le medicine. Perchè il suo corpo non prendeva bene la presenza di agenti estranei, quindi Nora era costretta a prendere ogni giorno medicine contro il rigetto.
    Lasciò la vista dello spazio per dirigersi alla scrivania sulla quale, oltre a varie cianfrusaglie e schemi di progetti su cui lavorava, vi era una scatolina contenente le medicine. Versò dell'acqua nel bicchiere e ingerì le pillole aiutandosi con il flusso dell'acqua attraverso la gola.
    Non ebbe nemmeno il tempo di posare il bicchiere sulla scrivania che qualcuno bussò alla porta. Era Gunnarsson, il comandante della nave e suo caro amico.
    "Solo un attimo" disse sottovoce davanti alla porta, così che Matthew potesse sentirla senza svegliare le due amiche, e si diresse verso l'armadio, dotato di specchio. Lasciò scivolare la coperta che la copriva lungo il corpo fino a terra. Anche il suo corpo era notevolmente cambiato. Il suo fisico rimaneva snello, ma certamente non spaventosamente magro come prima, ed aveva anche un sottile strato di muscoli. Passò una mano sui suoi cortissimi capelli rossi, e fece una smorfia notando come fossero inguardabili, ma non poteva scendere in campo con la folta chioma cremisi che sfoggiava quando era una semplice scienziata.
    Scosse la testa come per scacciare qualsiasi pensiero ed aprì l'armadio. Dal suo interno ne tirò fuori una canottiera nera, dei pantaloni grigio topo larghi che legò alla vita con una cintura nera di pelle, ed infine degli scarponi nero lucido. Dalla scrivania raccolse una collana con una targhetta dell'Alleanza. Eleanor in realtà non entrò mai a far parte dell'Alleanza, nonostante fosse ciò che aveva sempre voluto, ma quella targhetta le stava particolarmente a cuore poichè appartenente al suo caro padre, strappatole via dai Razziatori. La cominciò a mettere al collo una volta varcata la porta e salutato Matthew con un gesto della mano.
    Mentre i due si lasciavano la porta chiusa alle spalle, Nora gli rivolse la parola per prima.
    "Buongiorno, comandante. Le altre dormono ancora, hanno avuto una giornata pesante... Come tutti noi del resto. Mi chiedo se torneranno mai le giornate leggere." Affermò scherzosamente. Matthew la guardava raramente e di sfuggita negli occhi, e Nora non capiva se fosse perchè appena sveglia aveva un aspetto disastroso, o se perchè ci fosse (o fosse stato, come era frequente di quei tempi) qualcuno di molto importante nel suo cuore. Se lo chiedeva spesso, ma aveva imparato che in tempi di guerra chiedere cose del genere era come una condanna alla corte marziale.
    Si fermarono nella sala mensa, non ancora popolata da nessun'anima a quell'ora del mattino, ma che cominciò a riempirsi velocemente poco dopo il loro arrivo. I due presero posto davanti ad un tavolo per quattro persone, tenendo il posto per le altre due ragazze.
    "Immagino che arriveranno a breve..." suppose indicando con la testa le due sedie vuote "Di cosa volevi parlarci?" Chiese infine sorridendo e sorseggiando il caffè bollente e particolarmente amaro della mensa.

     
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    Michelle Hawkins
    Erano passati anni dall'attacco dei Razziatori e dal suo abbandono da Cerberus. Quattro dalla perdita completa delle persone che considerava la sua famiglia.
    L'arrivo dei Razziatori fu come un campanello d'allarme: riuscì per pura fortuna a togliersi dall'organizzazione e, grazie ai soldi della famiglia, Michelle era riuscita a nascondersi.
    Inizialmente le cose furono facili: tutti erano in panico e nessuno le badava troppo. Man mano che venivano decimati, scappare e sopravvivere fu sempre più complicato, così come uccidere.

    Eliminare altre persone come lei, all'inizio fu piuttosto difficile; era totalmente diverso da lasciar morire le cavie degli esperimenti. Nel secondo caso per lei erano solo numeri, esseri di cui non era a conoscenza fino al momento del test, ma nel primo caso... potevano anche essere persone conosciute.
    Le vittime per mano della donna erano state molte, ma non le aveva mai contate, fino al giorno in cui si ritrovò in mano uno dei suoi bisturi da lavoro. Non voleva lasciare alla mercé dei Razziatori la sua famiglia. Non era un gesto di amore, perché chi non ne ha mai ricevuto non poteva donarlo. Il suo era egoismo puro, misto a un desiderio di odio per quelle persone che non l'avevano mai considerata, neanche come figlia.
    Fece tutto in una notte: la giovane prese in mano la sua arma e li fece dissanguare nel sonno, prima i genitori e poi la sua ex badante. Nell'operazione si era presa anche permessa di guardarli morire lentamente. Quello era il suo ringraziamento e la sua forma di affetto.

    Michelle riposava nella sua branda, sulla Berlin. Sotto il suo cuscino era nascosto lo stesso bisturi che aveva utilizzato anni prima, per troncare le loro vite. Nessuno le aveva mai fatto domande per quella sua stranezza, così come il perchè la lama fosse macchiata di sangue rappreso. La bionda aveva ipotizzato che fosse alquanto normale; dopotutto non era strano che molti dormissero con un arma a portata di mano. Le motivazioni potevano essere le più disparate, ma nessuno faceva domande.

    Gli occhi dell'ex-agente di Cerberus si aprirono di scatto al rumore di una porta che si chiudeva. Spaventata, si alzò di scatto e cacciò fuori la sua arma, pronta a qualsiasi cosa fosse entrata. Ma non vide nulla di strano: nessuno sembrava essere entrato nella cabina.
    Michelle stava per rimettersi a dormire quando notò che effettivamente qualcosa non andava. Nel suo appello mancava qualcosa o più giustamente qualcuno.
    "Perchè non può dormire come tutti i mortali?" si domandò Hawkins, tornando a rimettere l'arma sotto il cuscino. Dopodiché tornò a distendersi con un tonfo. Apprezzava la compagnia, ma era assai restia a capire le altre due donne.

    Dalla sua postazione si voltò verso quello che doveva essere una Lucy alquanto addormentata.
    "Non che Terminator sia effettivamente molto mortale" pensò successivamente.
    Una seconda cosa le sembrò sospetta. Lei aveva memorizzato esattamente il rumore e le tipiche posizioni che assumevano le sue compagne quando dormivano. C'era qualcosa che non quadrava.
    -Terminator umanoide? Ehilà? Sei sveglia? Principessa dei titani?- provò a chiamarla con il suo tono da mezza addormentata.
    Michelle si stiracchiò un po' le gambe indolenzite e pigramente guardò il proprio factotum.
    A quanto risultava era l'ora di mettere qualcosa nel proprio stomaco o non avrebbe avuto abbastanza energie per sfamare il suo cervello.
    -Non vorrei turbare il tuo sonno di bellezza, ma potrei abbandonarti tra...- guardò nuovamente l'ora sul factotum e si lagnò.
    -Facciamo che il letto tra cinque minuti e te tra quindici- completò tornando a stendersi.

     
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    Matt attese un po' e alla fine spuntò solo Nora. Sorrise brevemente alla sua battuta è affermò Non torneranno Nora, inutile sperarci... Le mattine lo rendevano cupo. Avrebbe voluto parlare con tutte e tre ma poteva lasciare loro altri cinque minuti di sonno. "Sonno", bella parola... Lui non dormva da circa cinquanta ore ma gestire cinque navi era impegnativo e farlo senza essere scoperti dai razziatori lo era di più. Ringraziò mentalmente Tupo, Caffè e farmaci vari. Una volta arrivati in mensa Nora disse che le altre sarebbero arrivate presto e chiese di cosa volesse parlare Matt, lui scosse brevemente la testa e le rispose Dovete esserci tutte, non è un discorso che voglio ripetere Parlava sottovoce, abbastanza da non farsi sentire ma non così a basso volume da essere sospetto. Non era un discorso felice e non voleva rischiare che l'equipaggio lo sentisse. Bevve un sorso di caffè e sospirò. Si coprì la bocca con una mano e fissò per qualche secondo il vuoto poi bevve un altro sorso e sorrise in direzione di Nora Allora, Ariel, hai dormito più tranquilla questa notte? Mise la mano sull'avambraccio di lei e lo strinse dolcemente per qualche istante in un moto affettuoso, poi riportò entrambe le mani sulla tazza e la guardò con un sorriso meno acceso ma ancora sincero. Il nomignolo con cui la chiamava "Ariel", era riferito alla storia della sirenetta. Lei, esattamente come Nora, aveva fatto un patto per camminare. La piccola sirena aveva rinunciato alla voce, Nora a una parte della sua tranquillità perché conviveva con il timore del rigetto e di tornare su una sedia a rotelle. In più entrambe provavano molto dolore nel camminare ma per fortuna quello di Nora si era placato. Quando erano in una situazione più tranquilla Matt usava sempre i soprannomi con le persone a lui care. Era una cosa che faceva spesso. Si era convinto che usando i nomignoli e non i nomi veri la morte potesse non trovare le persone ma sapeva benissimo che non era così. La fortuna è solo un concetto umano, lo sterminio è una pratica dei sintetici, essi non potevano conoscerla. Tuttavia continuava a dare soprannomi alle persone a lui vicine e ad usarli quando la situazione lo permetteva. Mandò un messaggio a Michelle e Lucy dicendo che le aspettava in mensa
     
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    Lucy "Lucifer" Kruger
    < Terminator umanoide? Ehilà? Sei sveglia? Principessa dei titani? >
    Lucy finse di non sentire Michelle che la richiamava. Ogni volta trovava un nuovo soprannome da affibbiarle e questo la faceva abbastanza arrabbiare.
    "Principessa dei titani??? Ma che cazzo significa???" pensò rigirandosi nel letto e coprendosi completamente con la coperta.
    Aveva ancora sonno! Le sue attività notturne segrete, non le consentivano lunghe dormite ma ormai, ci stava facendo l'abitudine.
    < Non vorrei turbare il tuo sonno di bellezza, ma potrei abbandonarti tra...Facciamo che il letto tra cinque minuti e te tra quindici >
    < Ci sono...ci sono! > esclamò sbuffando liberandosi nervosamente dalle coperte < Prima o poi mi spiegherai da dove ti vengono i soprannomi che mi dai! > si lamentò stiracchiandosi.
    Il suo sguardo andò subito alla sua sacca posta ai piedi del letto.
    Era ancora esattamente nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata.
    Lucy era stata da subito chiara con le sue compagne di stanza: qualsiasi cosa fosse successa, non dovevano MAI toccare la sacca. Una volta, tornata in stanza, si era accorta che qualcuno aveva spostato il suo bagaglio; aveva atteso che le sue due compagne tornassero in camera e poi aveva chiarito per bene il concetto. Le aveva prese entrambe per il bavero della giacca e le aveva letteralmente appese al muro spiegando loro che la prossima volta che si fosse accorta che qualcuno aveva curiosato nella sua sacca, avrebbe scatenato la forza dei suoi pugni sulle loro facce.
    Non poteva avere la certezza che fossero state loro ma, forse per puro caso, dopo quell'episodio la sua sacca non fu mai più toccata.

    Lucy dormiva solo con la biancheria intima, si alzò dal letto e andò a rimirarsi nello specchio girando su se stessa e sfoggiando alcune pose per testare il suo fisico. Scosse la testa con un po' di disappunto.
    < Ehi Misha > chiamava la sua compagna come l'orsacchiotto mascotte delle Olimpiadi di Mosca, sapendo quanto la facesse innervosire chiamandola così < Dici che ho perso massa? Mi sembra proprio di avere perso massa. >
    Guardò il factotum e calcolò di avere almeno 10 minuti, forse anche di più, per poter iniziare a porre rimedio a quel serio problema. Si buttò a terra e cominciò una lunga e veloce serie di flessioni. Michelle la guardava sogghignando dal suo letto.
    < Credo che anche tu dovresti cominciare a fare qualche esercizio, sai Misha? > disse Lucy cominciando una serie di flessioni su un braccio solo < Come pensi di poter prendere a schiaffi un cannibale o un predatore o...ma sì, anche un bruto con quelle braccia secche? >
    Il suono di un nuovo messaggio sul factotum interruppe i suoi esercizi mattutini. Lesse velocemente il contenuto e sbuffò per l'ennesima volta "Datemi tregua per la miseria!" pensò mentre cominciava a vestirsi di fretta e furia.
    < In piedi Misha. Matt e Nora ci aspettano in sala mensa...ma quella ragazza non dorme mai? Che palle!!!! >
     
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    Eleanor Elliott
    "Se è un qualche tipo di battuta, non l'ho capita" rispose ironicamente Eleanor, alla domanda di Matthew. Quando l'uomo le toccò il braccio con la mano sentì come un brivido fino alla spina dorsale. Il suo tocco era caldo, morbido ma deciso. Adorava quando lo faceva, non perchè ci fosse qualcos'altro sotto, del resto quello non era nè il tempo dell'amore nè il tempo del piacere, ma da quando aveva perso tutto sentire l'affetto di un amico la faceva stare meglio.

    I due conversarono per un po', il che era un po' strano, dato che in quel periodo si tendeva a dare poca importanza alle parole e al dialogo... E questo a Nora andava più che bene. Non era mai stata una di molte parole, specialmente se si trattava di discorsi irrilevanti.
    "Matthew... Posso farti una domanda?" Chiese all'amico con un pizzico di vergogna, ma non aspettò la risposta "Perchè proprio noi? Voglio dire, Lucy è quello che è... E' talmente grossa che spaventerebbe due Krogan messi insieme, ma Michelle ed io eravamo poco più che semplici scienziate. Qual è lo scopo della ricerca e dell'evoluzione se tutto ciò che facciamo è sopravvivere? Poi io, quando sei venuto a cercarmi, avevo da poco cominciato la riabilitazione, quindi non potevo neppure stare in piedi per più di dieci secondi. Cosa hai visto in noi di talmente speciale da volerci a tutti i costi? E poi..." si fermò quando si rese conto che stava mettendo l'amico in difficoltà, e si sentì un po' imbarazzata. "Scusa, lascia stare. Non dovrei chiederti queste cose... Dovrei esserti grata per avermi portato con te, o probabilmente non sarei nemmeno viva in questo momento." Si interruppe per un secondo che sembrò un'eternità "E' solo che non posso non pensare che tutto ciò che ho ottenuto mi verrà nuovamente strappato via, con violenza, e che farà più male di quanto non abbia mai fatto, e sai perchè? Perchè da quando sono arrivati i Razziatori non mi sono mai sentita così viva, così importante. Perdere tutto adesso sarebbe come perdere me stessa."
    D'istinto trasse via il braccio dalla mano di Matthew, come se si vergognasse anche solo a pensare quelle cose, come se fossero pensieri egoistici.

     
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    -Prima o poi mi spiegherai da dove ti vengono i soprannomi che mi dai!-

    Michelle si mise distesa su un fianco, in modo da poter vedere le sua compagna di stanza.
    "Te lo spiegherò il giorno stesso in cui scoprirai l'esistenza di un vocabolario" pensò la giovane, ben conscia dei limiti di sopportazione della mora. Doveva solo contare il tempo necessario di stacco da una battuta e l'altra, così non avrebbe subito la sua ira. A volte doveva ricordarsi che non tutti erano svegli quanto lei.

    Mentre Lucy si degnava di alzarsi, la scienziata fece lo stesso, ma con molta pigrizia. Infatti lei si era appena messa a sedere, quando l'amabile Terminator in gonnella si guardava allo specchio.
    -Ehi Misha-
    Michelle soffocò malamente un suono misto fra disperazione e rabbia. Odiava quel nomignolo.
    -Dici che ho perso massa? Mi sembra proprio di avere perso massa.-
    -Io dico che hai sicuramente perso qualcosa...- rispose la bionda con un sorriso infantile sul volto. "Hai perso metà cervello per scambiarlo con più muscoli. Hercules ti fa un baffo!"
    La parte più divertente i Lucy era il fatto che non sempre si accorgeva delle sue frecciate o battute.

    Michelle guardò come quella donna fosse anche in grado di essere attiva già appena sveglia. Una cosa che l'accomunava a Nora. A quanto sembrava, era l'unica del trio ad essere la più pigra.
    -Credo che anche tu dovresti cominciare a fare qualche esercizio, sai Misha?-
    -Solo se tu cominci a fare esercizio mentale. Sai, potrebbe davvero aiutarti Terminator- rispose a tono. Più Lucy usava quel nome e più lei si sentiva in dovere a stuzzicarla. Era il suo lato infantile che tornava a galla.

    -Come pensi di poter prendere a schiaffi un cannibale o un predatore o...ma sì, anche un bruto con quelle braccia secche?-
    -E perchè mai dovrei farlo? Non vorrai che io, modestamente una brillante donna di giovane età, ti venga a togliere queste piacevoli frivolezze? Suvvia! Tu sei lo scudo umano perfetto: rimani su e butti giù- disse Michelle, scendendo dal proprio letto.
    Era ormai stufa di stare seduta e aveva deciso di cambiarsi. Nel momento in cui si tolse le vesti che utilizzava come pigiama, non tutti amavano sbandierare il proprio corpo come faceva la collega, sentì il suo factotum avvertirla di un nuovo messaggio. Il commento di Lucy servì solo a non farle aprire il messaggio, ma solamente a sveltirla.
    Recuperò un paio di pantaloni verde militare, uno di quelli pieni di tasche che neanche l'inventore sapeva quante fossero, una felpa nera e delle comode scarpe, un po' usurate dal tempo. Per ultimo, prese velocemente il bisturi da sotto il cuscino e lo nascose nelle tasche, prima di essere praticamente trascinata fuori dall'amabile compagna.

    Entrambe si diressero verso la sala mensa, ma a dispetto di Lucy, Michelle decise di farsi prima un giro per recuperare ciò di cui necessitava: il caffè e qualcosa con cui cibarsi. Si prese anche la briga di prendere il pasto destinato all'altra ritardataria, per poi portare il tutto al tavolo dove attendevano Matt, Nora e ora anche Lucy.
    -Gungun. Pettirosso. Bonjour!- salutò la bionda, mettendosi a sedere. Passò la colazione a Lucy e lanciò uno sguardo carico di domande verso gli altri due membri del tavolo.
    -Allora? Cosa c'è? Perchè siamo tutti qui? E' il compleanno di qualcuno e dobbiamo fare una festa a sorpresa?-

     
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    Matt guardò Nora e rispose solo con una parola Futuro Non avevano speranza ma un futuro ancora si. Era buio, freddo e terrificante ma c'era. Prese un morso di pane e lo ammorbidì con del caffè Io non posso portare che qualche cassa di rifornimenti alla colonia, voi tre avete il potenziale per fare grandi cose. Tu sei l'unica che è riuscita a capirci qualcosa di tecnologia dei razziatori, Michelle a volte meriterebbe una sberla sulla bocca per essere riportata alla realtà ma è una delle menti più brillanti della galassia e Lucy ha un talento unico e prezioso: sa combattere molto bene. Se la colonia dovesse venire attaccata io non farei in tempo a venirvi a prendere e portarvi via, se siete sulla nave siete già al sicuro. In più avere le mie amiche vicine mi da forza Un discorso forse un po egoistico ma al giorno d'oggi la magnanimità era cosa rara. Arrivarono le due assenti e Michelle proruppe con un fiume di parole. Matt alzò la mano per zittirla Perfavore Michelle, è presto e non dormo da parecchio, meno frasi Sospirò e riprese a parlare con un tono di voce basso Il relitto da cui ci siamo riforniti è vuoto, possiamo ricavarci materiali ancora per una spedizione ma nulla di più. Una volta rincasati dovremo fare rapporto al consigliere Hackett e lui ci fornirà la nostra prossima missione. E' un'informazione confidenziale, acqua in bocca. Sulla colonia non possono sapere che non sappiamo dove trovare altro cibo Riprese un tono normale e disse Lucy, lo sai che la nave è piena di telecamere, vero? Mandò al suo factotum un file. Erano le riprese del suo operato come Angelo Nero. Matt aveva già detto alla donna di non uccidere i membri del suo equipaggio ma non voleva iniziare una discussione, quindi si rivolse a Michelle e le disse con tono canzonatorio E tu che mi dici? Ti ha più scritto quel ragazziono del quartiere ventisei? Come si chiama, James, George, Jacob... Voleva stuzzicarla un po', il loro rapporto si basava molto su questo. Però sotto sotto gli interessava una risposta per davvero, vedeva Michelle come una sorellina e si sentiva in dovere a selezionare i suoi spasimanti
     
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    La risposta di Matthew era sensata. Lei del resto aveva accettato in un momento poco tranquillo della sua vita, e aggrapparsi ad una figura fissa, sicura, come poche da quando arrivarono i Razziatori, le sembrava la scelta migliore e così fu. Prima di tutto quello stragrande macello, Nora non aveva mai avuto un vero amico, e le uniche persone a cui teneva erano la sua famiglia, che guarda caso le venne strappata via. Tutto quel dispiacere, quelle emozioni negative avrebbero influito negativamente anche nella sua riabilitazione. Matthew le porse la mano proprio quando pensava che non ne sarebbe uscita più e la tirò fuori dal baratro. Era grata a quell'uomo.

    Poco dopo Lucy e Michelle li raggiunsero, disturbando la quiete che si era formata attorno a quel tavolo, la bionda sparando battute poco divertenti, la mora con la leggiadria di un toro che vede un telo rosso.
    Le salutò con un semplice e disinteressato gesto della mano. Avrebbe voluto rispondere come si deve a Michelle, ma la conversazione con Matt aveva distrutto l'ultimo briciolo di umorismo che le era rimasto per quella giornata.
    Dopo un istante l'inserviente della mensa le portò un altra tazza di caffè. Di solito un inserviente non fa anche da cameriere (non c'era nessun cameriere a dire il vero, tutti dovevano servirsi da soli), nè tanto meno Nora gliel'aveva chiesto, ma lei rispose comunque con un sincero sorriso che il ragazzo raccolse felicemente. La rossa cominciava a pensare che avesse una cotta per lei, e questo la lusingava, ma da ormai un po' di tempo quello era l'ultimo dei pensieri di Nora. Tra i Razziatori, le ricerche, la raccolta delle provviste... Non aveva il tempo di dormire, figuriamoci se ce l'avesse per i sentimentalismi.
    Gli altri guardarono la scena straniti. Non era la prima volta che succedeva, ma raramente facevano colazione tutti insieme.
    "Non me lo chiedete." si limitò di rispondere agli sguardi, per poi cominciare a sorseggiare il caffè...
    No, niente. Quel ragazzo non aveva speranze. Non avrebbe mai raggiunto il cuore di Nora servendole del caffè zuccherato. Dopo queste considerazioni, riprese a berlo facendo finta di bere del fantastico caffè amaro, con gli stessi di occhi di un bambino che mangia la minestra.

    Nel frattempo Matthew stava spiegando loro il perchè si fossero riuniti a quel tavolo, e tutte e tre sembravano recepire correttamente le informazioni, ma Eleanor era perplessa.
    "Potrebbe volerci un giorno, un mese o tre anni prima di trovare un'altro relitto da cui rifornirci. Siamo sicuri che le provviste basteranno durante questa attesa?" chiese lei, mostrandosi confusa. L'ultima spedizione aveva fruttato tonnellate di risorse, è vero, ma la colonia era assurdamente grande e popolata. Tutto quel cibo sarebbe durato massimo per due, tre settimane, forse. Non voleva criticare l'operato di Hackett, infatti credeva che il consigliere si fosse mosso per trovare un'altra nave relitto già da parecchio tempo... Ma in una galassia così grande era come cercare un ago in un pagliaio.
    "Questi relitti sono una manna dal cielo" aggiunse "Ma è una fortuna immensa trovarli. Da cinque anni ormai andiamo avanti così, e trovare le navi diventa sempre più difficile. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo trovare un altro modo col quale i coloni potranno gestirsi autonomamente. Contro i Razziatori è una guerra già persa, ma come mi hai detto tu, Matt, dobbiamo pensare al futuro e raccogliere i cocci."

     
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    Lucy "Lucifer" Kruger
    < Se devi batterti con i Razziatori, sono più utili questi che questo! > replicò acida Lucy indicando prima il suo bicipite contratto e poi toccandosi la testa < Non mi sembra che voi 'scienziati' abbiate ottenuto chissà che. >
    Lucy era piuttosto seccata quando Michelle la prendeva in giro alludendo al fatto che non fosse molto intelligente.
    Lasciava correre, senza arrabbiarsi più di tanto, un po' perché ammirava le battute sempre pronte della ragazza e un po' perché era conscia di non essere al livello delle sue due compagne. In fondo, lei era solo un soldato e un soldato non deve essere per forza uno scienziato.
    Doveva sapere sparare, picchiare, uccidere ma soprattutto, doveva essere in grado di difendere le sue amiche e chiunque non fosse in grado di difendersi da solo.
    Quando aveva promesso a Selina che sarebbe diventata una persona buona, aveva incluso anche il fatto di mettere le sue capacità al servizio degli altri. Lei sapeva solo uccidere e allora avrebbe ucciso per aiutare i suoi amici.

    Guardò con un mezzo sorriso il ripetersi di una scena ormai usuale: il giovane inserviente della nave che serviva un bollente e profumato caffè a Nora. Quel ragazzo aveva una cotta pesante per la rossa ma le sue speranze, al momento, erano pressoché nulle. "Soprattutto se continui a mettergli lo zucchero nel caffè!" pensò divertita osservando la mezza smorfia di Nora al primo assaggio. Forse avrebbe detto al ragazzo il segreto; certo non sarebbe stato un po' più o un po' meno zucchero a farle conquistare Nora ma almeno, sarebbe stato un inizio.

    Matt era messaggero di una notizia che lei aveva già intuito quando avevano lasciato il relitto con i rifornimenti. Le stive erano vuote e già in quell'ultima occasione avevano avuto serie difficoltà a soddisfare la 'lista della spesa' che il Comando aveva loro affidato.
    In cuor suo, Lucy sperava che il prossimo incarico non fosse ancora la semplice ricerca di beni di prima necessità. Si era unita ai superstiti solo perché bramava di potere trovare un modo per sconfiggere i Razziatori definitivamente così da potere riportare davvero tutti quanti a casa.
    Negli ultimi mesi, invece, sembrava che la priorità del Comando fosse solo quella di prolungare l'agonia dei superstiti. Fosse stato per lei, avrebbe radunato tutte le flotte, tutti i soldati e si sarebbe lanciata contro i Razziatori a testa bassa. Sapeva che ciò significava morte certa ma, in fondo, la morte non è forse l'unica cosa certa della vita?
    Anche Nora sembrava concentrarsi esclusivamente sulla sopravvivenza della colonia dei superstiti ma Lucy era convinta che sopravvivere non fosse la stessa cosa che vivere.
    < Basta che non ci mandano a fare ancora la spesa! > esclamò picchiando un forte pugno sul tavolo che fece sobbalzare le due donne < Quando attacchiamo? Quando andremo a riprendeci la Terra? Più aspettiamo, più le nostre forze si riducono! Cazzo! > replicò il pugno, ancora più forte questa volta, richiamando l'attenzione anche degli altri marinai < Hackett dovrebbe mandarci in giro a scoprire come battere i Razziatori non a fare i camerieri! >
    Cambiando tono di voce e gesticolando con le mani, si lanciò in una pessima imitazione di un educato maitre < Benvenuto, amico superstite, come gradisce la carne? In scatola o in scatola? E la verdura? Certo...ce l'ho liofilizzata oppure in polvere! E guardi qui....il piatto del giorno! Frutta sciroppata in scatola! >

    Matt seguì la sua sfuriata con occhi stanchi e quando riprese a parlare, inviandole il file delle telecamere di sicurezza, Lucy arrossì all'istante, cercando di farsi piccola piccola, guardando di sottecchi Nora e Michelle nel tentativo di capire se avessero qualche sospetto su di lei.
    Matt doveva essere l'unico a sapere del suo secondo lavoro; l'uomo non concordava su quello che faceva la donna e avevano avuto in passato anche burrascosi diverbi al riguardo ma Gunnarson aveva ben altri problemi da affrontare. In fondo Lucy non faceva altro che togliere la vita a chi non aveva più ragioni per vivere.
    < Voglio solo riportarli tutti insieme a casa... > cercò di giustificarsi in maniera criptica.
    Fortunatamente, Matt non era in vena di discutere quella mattina e cambiò prontamente discorso rivolgendosi a Michelle.
    Lucy un po' invidiava quelle due che, grazie alla loro avvenenza, avevano sempre qualche spasimante a farle sentire preziose; non che la mora del trio fosse 'brutta' ma sicuramente, per come era fatta, il suo indice di successo con l'altro sesso era tendente allo zero assoluto.
    La ragazza si strinse nelle spalle a quel pensiero: lei aveva avuto Selina e nessuno si sarebbe mai neanche avvicinato a quello che aveva provato per la russa.
     
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    Michelle Hawkins
    -Perfavore Michelle, è presto e non dormo da parecchio, meno frasi-
    A quella richiesta, Michelle fece una smorfia ma accettò la richiesta. Non era così malvagia da continuare con le sue frasi di scherno contro uno zombie. La ragazza però odiava quelle specie di riunioni di prima mattina. Doveva esserci una legge per vietarle!

    Lanciò uno sguardo veloce verso l'inserviente, incuriosita. Solitamente preferiva non immischiarsi nel lavoro e nelle scelte dei suoi amici, ma la cosa era troppo divertente da vedere. Era come assistere a una di quelle serie romantiche che amava guardare la sua ex badante, ma solo che qui le cose seguivano un copione del tutto diverso.
    "Questi sono i momenti in cui pagherei per leggere quel copione!" pensò Michelle divertita.
    Lanciò un ghigno divertito verso Nora, ma come da lei richiesto, non fece alcuna domanda.

    Nel frattempo Matt spiegava l'attuale situazione: a quanto pare avevano toccato il fondo e ne stavano pure ripulendo gli angoli. Michelle rifletté anche sule osservazioni fatte dalle sue compagne. Era pienamente d'accordo con Nora, i relitti erano davvero una manna dal cielo. D'altra parte... era anche d'accordo con Lucy. Le loro forze si stavano riducendo, mentre il numero di Razziatori sembrava rimanere immutato.
    -Perché ho il timore che Hackett ci spedisca in una zona dei Razziatori? Se ci pensiamo bene a loro non serve cibarsi e le loro amabili marionette sembrano non essere guidante dal desiderio primario di mangiare. Dunque potrebbero girare con navi piene di scorte mai utilizzate, esattamente quello che a noi serve- parlò Michelle a tono basso, quasi parlasse a se stessa.
    Era uno schema già visto: gli indottrinati si muovevano solo per annientare, ma non toccavano nulla di ciò che poteva essere considerato vitale, come le scorte mediche o il cibo.

    Nel tutto, non seguì la conversazione successiva, fino a quando Matt non si rivolse direttamente a lei.
    -E tu che mi dici? Ti ha più scritto quel ragazzino del quartiere ventisei? Come si chiama, James, George, Jacob...-
    "Ma di che...? Ah, giusto. Mi mancava il richiamo settimanale" si disse mentalmente la scienziata.
    -Jean, il suo nome è Jean- lo corresse la bionda, - E sì, mi ha scritto qualche giorno fa. Esattamente come mi ha scritto sua sorella- lo informò.
    Michelle non amava particolarmente quando qualcuno metteva becco nelle sue faccende private, ma lui era un'eccezione alla regola. Dopotutto era lui che si doveva subire per la maggior parte del tempo la sua lingua lunga.
    -Quale dei due vuoi che ti passi? Jean è sveglio, ma parla poco. Sua sorella Roxane invece ha delle belle mani, ma è un po' possessiva. Ti lascio la libera scelta- gli disse allegra.
    Michelle non conosceva l'idea dell'amore o dell'affetto inteso come tale, per lei era solo un passatempo. Utile se si considerava anche i vari benefici che ne traeva ogni volta, come delle scorte in più che normalmente non poteva reperire o semplici visite a luoghi dove non aveva accesso. Lei sfruttava quelle persone e non sentiva mai alcun rimorso.

     
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    Matthew per prima cosa fulminò Lucy con lo sguardo Il mio equipaggio non ha bisogno di avere indicazioni stradali mentre lavora e siamo nel territorio dei Razziatori Era non solo una frase severa, il tono era pesante ed arrabbiato, con una fibra di autorità. Voleva bene a Lucy, avrebbe dato la vita per lei. Però il fardello che Selina le aveva lasciato era pesante e lui non approvava l'esistenza di "Angelo Nero". Soprattutto sulla sua nave. Poi si concentrò sulle parole delle altre compagne Avete ragione, Hackett non è uno sprovveduto. Le ricerche di risorse non si interrompono mai, ci sono sempre almeno dieci flottiglie che sondano lo spazio e, mi secca dirlo, Michelle ha ragione... Probabilmente finiremo su Thessia. Ci servono dei componenti per regolare le serre sotterranee. Sono finite ma non si possono usare perché mancano circuiti per alimentare le piante o la corrente o che cazzo ne so io... Una volta fatto avremo i primi pomodori in un mese, funghi in tre giorni, lattuga in due settimane Poi guardò la biondina e le disse Vedi di tenere un po' le gambe chiuse di tanto in tanto e ti ringrazio ma non ho bisogno di prendere i tuoi avanzi. Quando mi presenterai un uomo come Dio comanda? La stava un po' sfottendo, come un vecchio fratello farebbe con una sorellina Uno educato, dolce, che ti rispetti. Dovresti trovarti un moroso fisso, magari ti fa mettere la testa a posto. I maschi sono tutti scemi, trovate uno onesto, sbatti le tue lunghe ciglia e sarai riverita come una principessa Le sorrise beffardamente e le scompigliò i capelli per poi finire il movimento con una piccola carezza sulla guancia, sapendo di rischiare una coltellata nella schiena. Poi si alzò e disse rivolto a Nora Sai, una cosa meravigliosa di avere le gambe che funzionano è che di tanto in tanto le puoi aprire, devi fare un po' di più come la biondina Sorrise divertito e le diede una leggera pacca sulla spalla sorridendo beffardo In più Björn è un gentiluomo... Non credo che ti darebbe tante attenzioni se non fosse davvero interessato. Alla peggio sarebbe un'avventura Guardò le amiche e disse Tra poco sbarcheremo, vi aspetterò mezz'ora dopo lo sbarco fuori dalla camera del consiglio, entreremo tutti insieme. Fino a quel momento siete libere. Lucy, quando hai finito di fare colazione vorrei parlarti, ti aspetto in armeria Salutò con la mano e si avviò sbadigliando al distributore per prendere del Tupo prima di andare
     
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    post breve giusto per arrivare da Matt...era inutile aspettare fino a stasera :)


    Lucy "Lucifer" Kruger
    In una parola: cazziatone!
    Quell’unica frase di Matt valeva più di mille parole. Lucy ascoltò distrattamente il resto della parole del loro capitano; anche lei non concordava con il comportamento delle sue amiche.
    Michelle era troppo superficiale nei rapporti, Nora al contrario, sembrava totalmente disinteressata alle implicazioni sentimentali.
    Il suo umore non già alle stelle, si abbassò ulteriormente quando Matt le disse che aveva bisogno di parlarle. Già si aspettava una delle solite ramanzine da parte del suo amico che avrebbe toccato tutti quegli argomenti di cui lei, solitamente, non aveva voglia di parlare: Selina, il suo lavoro di Angelo Nero ma, soprattutto, la differenza di vedute riguardo al modo di affrontare i Razziatori.

    Quando Matt se ne fu andato, si alzò a sua volta dal tavolo.
    < Scusate, ho bisogno di stare sola. > si giustificò verso le sue due compagne mentre si allontanava.
    Sopra pensiero, andò quasi a scontrarsi con Bjorn. Pensò che quel ragazzo avesse sinceramente bisogno di un aiuto; a mezza bocca, per non farsi sentire da Nora, sussurrò < Senza zucchero. > Bjorn la guardò interrogativo < Il caffè. Le piace senza zucchero. > spiegò strizzando un occhio. Il ragazzo sorrise impercettibilmente, riconoscente per la dritta.

    Non aveva praticamente toccato cibo e ciò non andava bene se voleva mantenersi in forma per questo, prima di andare all’appuntamento con Matt, passò in infermeria. Entrata nella stanza, si assicurò che non ci fosse nessuno prima di dirigersi verso il banco dei medicinali. Calcolò di avere abbastanza tempo per preparare quello che chiamava il ‘cocktail dei campioni’ ovvero, un intruglio di steroidi, proteine, stimolatori muscolari, amminoacidi ramificati…tutto quello che serviva per mantenersi in forma.
    Ingurgitò il tutto conscia degli effetti deleteri che il cocktail avrebbe avuto sulla sua salute “Come se vivere di questi tempi non fosse già abbastanza pericoloso!” Sorrise a questo pensiero.

    Uscì dall’infermeria senza dare nell’occhio e, grazie all’ascensore, raggiunse il livello dell’armeria.
    Matt le dava le spalle, intento a consultare il terminale dei rifornimenti.
    Si affiancò a lui, sedendosi sul terminale, tenendo le braccia distese ed accavallando le gambe in una maniera molto più femminile di quanto non lasciasse immaginare il suo fisico.
    < Dimmi tutto. > disse fissandolo con i suoi occhi di ghiaccio.
     
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    -Avete ragione, Hackett non è uno sprovveduto. Le ricerche di risorse non si interrompono mai, ci sono sempre almeno dieci flottiglie che sondano lo spazio e, mi secca dirlo, Michelle ha ragione... Probabilmente finiremo su Thessia. Ci servono dei componenti per regolare le serre sotterranee. Sono finite ma non si possono usare perché mancano circuiti per alimentare le piante o la corrente o che cazzo ne so io... Una volta fatto avremo i primi pomodori in un mese, funghi in tre giorni, lattuga in due settimane-

    A quelle parole Michelle alzò le mani in segno di un giuramento alquanto poco credibile.
    -Se la cosa dovesse rivelarsi vera, giuro che questa volta non dirò "Ve lo avevo detto"- giurò la scienziata.
    Era già tanto far ammettere a Gungun che lei aveva ragione e per questa volta voleva evitare la fatidica frase che pronunciava ogni volta. Per una volta faceva lo strappo alla regola.

    -Vedi di tenere un po' le gambe chiuse di tanto in tanto e ti ringrazio ma non ho bisogno di prendere i tuoi avanzi.-
    Michelle si lasciò sfuggire uno sbuffo infastidito.
    -Macché avanzi! Ci avrò parlato un paio di volte! Sono praticamente nuovi!- spiegò la biondina. E lei che per una volta voleva fare un'opera di bene!
    -Quando mi presenterai un uomo come Dio comanda?-
    -Quando questo presunto Dio si farà sentire. Sai, non è che lo abbia visto in giro negli ultimi anni...- disse Michelle.
    Mal sopportava queste prediche. Perchè doveva farle sempre a lei! Era una donna matura e consapevole! Anche se non lo si dava a vedere.
    -Uno educato, dolce, che ti rispetti. Dovresti trovarti un moroso fisso, magari ti fa mettere la testa a posto. I maschi sono tutti scemi, trovate uno onesto, sbatti le tue lunghe ciglia e sarai riverita come una principessa-
    Michelle evitò di rispondere a quelle parole, ma si limitò a fargli il verso, esattamente come una bambina. Aveva già sentito quella frase tante di quelle volte che poteva recitarla a memoria. "Bla bla bla perchè non fai questo.... non fare quello! E' sempre così la storia" pensò annoiata.
    Michelle era curiosa del risultato che avrebbe avuto se gli avesse detto la verità sulla cosa. "Magari cambia ramanzina" disse mentalmente.
    Preferì invece maledirlo quando le scompigliò i capelli. Quella era la cosa che più odiava di quel suo comportamento da fratello maggiore. "Forse vuole davvero svegliarsi morto" si chiese Michelle guardandolo alzarsi.

    La giovane Hawkins salutò Lucy e Matt mentre se ne andavano. Almeno era ancora dotata di una buona educazione.
    -Detto tra noi Pettirosso...- cominciò Michelle, mentre controllava il poco caffè che le era rimasto, -Non seguire quello che ti ha appena detto Gungun. Spetta te decidere e non vedo perchè tu ora debba aprirti con quel tizio. L'amore è un'arma a doppio taglio e in questi casi è sempre meglio stare dalla parte smussata: c'è meno possibilità di ferirsi- finì di parlare.
    Lei non aveva chiaro il concetto di amore, se non in forma logica e astratta. Il suo punto di vista era sempre quello che risultava più freddo e calcolatore in questi casi, ma aveva il suo perchè.

     
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