Eleanor Elliott "Matt, abbiamo una missione suicida da compiere, preferirei evitare di morire ancor prima di iniziarla. Fai il bravo bimbo e riposa sul sedile posteriore, che a guidare ci penso io." rispose la rossa sorridendo, e poggiando le sue mani sulle spalle dell'amico, per poi fargli un piccolo massaggio. Dopo aver lasciato il conto sul bancone del locale, varcarono la porta e raggiunsero la più vicina stazione di affitto di astroauto, e decollarono verso la spiaggia. Quel pomeriggio passò talmente in fretta che era quasi come se dalla mattina si fosse passati subito alla sera. Succede così quando ci si diverte. Infatti la loro giornata di relax era unica anche per questo: si divertirono come non avevano mai fatto prima d'ora. Apparentemente sembrava non si potesse dire lo stesso per Michelle, visto che ella passò tutto il tempo sotto l'ombrellone, ma tutto sommato sapevano che il suo divertimento non risiedeva di certo nel giocare a palla sulla spiaggia o fare due nuotate. Scherzosamente, Nora pensò che il suo contare ogni singolo granello di sabbia ci fosse in quella piccola porzione d'ombra fosse il passatempo più divertente a memoria d'uomo. Nonostante la sbronza, anche Matthew sembrava passare piacevolmente il congedo. Eleanor si rendeva conto di quanto avesse sofferto quell'uomo e quanto fosse difficile per lui lasciar perdere, eppure sia lei che le altre due amiche si sentivano in dovere di fargli pensare ad altro. Lucy e lei, infatti, lo trascinarono via dal suo spazio d'ombra sotto l'ombrellone e lo costrinsero letteralmente a divertirsi, giocando a palla e seppellendolo sotto la sabbia, ed effettivamente sembrava aver funzionato, tanto che metà della strada del ritorno l'uomo la passò con il sorriso, e l'altra metà dormendo. Una volta sulla nave, però, nonostante dopo una lunga doccia si fosse convinta che lo spettacolo di quel giorno fosse giunto al termine, la vista di Lucy in un vestito nero le fece cambiare totalmente idea. Quella donna era certamente piena di sorprese. Inutile dire che Nora non approvava ciò che l'amica stesse per fare, ma una cosa era innegabile: in quel vestito era uno schianto. Così, quando la mora lasciò la stanza, dentro di essa regnò il silenzio per almeno dieci interminabili minuti. Perchè nonostante Nora e Michelle fossero entrambe scienziate, in realtà non avevano proprio nulla da spartire, e l'unico ponte che c'era tra di loro era proprio Lucy."Io vado a prendere un caffè." la rossa ruppe ad un certo punto il silenzio, dopo aver trascorso quei dieci minuti a studiare alcuni dei suoi progetti incompiuti, e lasciò la cabina. Un po' le dispiaceva lasciare la compagna alla mercè di sè stessa, ma tutto sommato credeva che la donnase la cavasse molto meglio così che in compagnia di un'altra ragazza quasi estranea. Nora le voleva bene, ma non aveva mai trovato un vero e proprio sbocco di dialogo, qualcosa che favorisse il loro conoscersi, e così preferiva evitare quegli imbarazzanti momenti di silenzio. Tornò in cabina pochi minuti dopo con un altro caffè in mano, che offrì a Michelle, quasi come segno di scuse. Onde evitare altre ore di silenzi imbarazzanti, Nora decise di rompere il ghiaccio parlando dell'unica cosa che le legava: la scienza."Senti, Michelle, quando ho del tempo libero continuo a lavorare sui progetti di cui mi occupavo quando non potevo ancora utilizzare le gambe." Raccolse il datapad dalla scrivania, e dopo aver cliccato alcuni tasti mostrò alla donna uno schema."Questo era lo schema per la terza generazione del mio robot, il NeboV3. Ho migliorato la fluidità di alcuni movimenti, ma ancora manca di una certa rapidità, e credo sia perchè mancano ancora delle articolazioni e snodature. Tu te ne intendi di anatomia umana, vero?" L'indomani, come sempre, Nora fu la prima a svegliarsi, e dopo essersi stiracchiata si alzò dal letto ed indossò la sua vestaglia bianca. Michelle dormiva beatamente, mentre il letto che doveva essere di Lucy era ancora vuoto. La rossa si era svegliata un po' bruscamente, a causa di un incubo, e la vista del panorama stellare bastò a calmarla... Calma che fu interrotta dall'aprirsi, seppur delicato, della porta d'ingresso. Era Lucy, ancora con il suo vestito nero, ma senza le scarpe ai piedi per evitare di far rumore. La mora la salutò sospirando, ed Eleanor si limitò a scuotere la mano senza nemmeno girarsi."Siediti un attimo accanto a me" le chiese, e mentre l'amica spostava la sedia della scrivania Nora si girò facendo segno di fare piano. "Che spettacolo di giornata, vero? Peccato possa essere anche l'ultima. " disse Lucy, e Nora confermò semplicemente facendo su e giù con la testa. Forse Lucy percepì che qualcosa non andava, ma pensò che si trattasse della notte appena passata, ma non era così."So che non sei una sgualdrina. Il fatto che io non approvi non significa che sia sbagliato al 100%. Tutto nella vita è relativo, e ciò che è giusto per me può essere sbagliato per te, e viceversa. Ripeto, non approvo ciò che hai fatto questa notte, ma approvo che tu abbia fatto qualcosa che ti fa sentire bene. Ma non ti ho fatto sedere qui per niente... C'è una cosa di cui voglio parlarti. Questa notte ho fatto un incubo talmente realistico da sembrare a tutti gli effetti la realtà, ed è questo che mi preoccupa. Io non credo nei sogni premonitori, ma credo nei messaggi che il mio corpo mi manda. Ho paura, Lucy... Ho paura di uscire viva da questa missione, ma senza qualcuno di voi, ma soprattutto ho paura di dover fare nuovamente i conti con il mio destino, con la mia malattia. Ho paura di vivere un altro giorno solo per scoprire che sarà un altro giorno da disabile. Ma ho anche paura di morire. Il solo pensiero di questa missione mi sta uccidendo, sono stressata fisicamente e psicologicamente, e vorrei tanto avere qualcosa che mi faccia sentire viva, così come ce l'hai tu."