Lacrime nella pioggia

Sistemi Terminus

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    Eleanor Elliott
    In realtà Nora non sapeva nulla di ciò che aveva appena detto a Matt... O meglio, non ne aveva una prova concreta. Si accorse di un comportamento strano qualche mese prima di quella chiaccherata. Nora aveva il sonno breve e leggero, e quella notte era pure peggio del solito. Svegliandosi aveva notato Lucy varcare la porta della cabina. Decise di non seguirla, ma l'indomani mattina cominciò a circolare la voce di un membro della Berlin "misteriosamente scomparso", ed il fatto si ripeté per parecchie volte. Nora aveva fatto due più due, e quando la rossa era andata a parlare con Matt solo per trovarlo già impegnato a confabulare con Lucy, tutto sembrava essere chiaro.
    Quello che aveva appena fatto al suo amico, dentro quel bar, era un sottile terrorismo psicologico. Nora non amava impicciarsi dei fatti degli altri, ma se c'era una cosa che adorava era risolvere quei piccoli enigmi. E' sempre stato il suo secondo hobby preferito, ed anche in quella occasione non aveva potuto resistere.
    Alla piccola sfuriata dell'amico, poi, non potè che rispondere con una piccola risata.
    "Io non sapevo niente in realtà, erano solo supposizioni e tu mi hai dato la conferma. Piuttosto non preoccuparti, sai che non rivelo i segreti di nessuno, mi piace solo scovarli per me stessa!"
    Se n'era un po' pentita, a dire il vero. Il rapporto con Matthew era un po' instabile, e forse con quella sua azione poteva considerarla pazza, o strana. Non che le importasse particolarmente, ma forse non era il caso di forzare ulteriormente, in quel momento.

    Vide Lucy e Michelle in lontananza, da attraverso la finestra, e capì che forse era il caso di cambiare argomento.



    Scusate il post minuscolo, ma mi sta scoppiando la testa xD
     
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    Michelle Hawkins
    -Ma tu, prima dell'attacco dei Razziatori, cosa facevi per vivere? Intendo...cosa facevi davvero.-
    Michelle alzò le spalle, indolente a quella domanda. Aveva passato una vita a menzogne e mezze verità, perchè cambiare abitudine?
    "Perchè ora non devi più vivere cosi...?" domandò una vocina in fondo alla sua testa. Quest'ultima però fu subito ricacciata a forza da dove era venuta. Non era né il momento e né il luogo per cominciare a spifferare tutto. Non era pronta.

    -Sai cosa facevo io, Misha? Prima dei Razziatori e prima di conoscere Selina?-
    Michelle guardò la sua compagna. Aveva sentito parlare vagamente di questa Selina, ma non l'aveva mai incontrata in vita sua.
    -Ero un membro della Fratellanza Ariana. Non so se ne hai sentito parlare...prendi Cerberus e moltiplicalo per due. Ora come ora, sono convinta fosse un'ideologia sbagliata ma, all'epoca, ci credevo davvero. Odiavo gli alieni ma odiavo anche gli umani...tutti gli umani che non erano come me. Uccidevo per vivere. Una delle migliori assassine di Omega ma non usavo fucili di precisione o chissà quali armi sofisticate. Mi piaceva guardare la vita che si spegneva negli occhi dei miei obiettivi. Provavo...piacere! Piacere fisico...come avere un orgasmo doppio dopo una lunghissima scopata. Ancora oggi provo le stesse sensazioni...anche prima, mentre massacravo Eleonore ho...goduto! Nonostante il dolore. Credo sia per quello che io non perdo mai. Perchè se perdessi, non potrei provare tutte quelle sensazioni che provo nel vedere soffrire il mio avversario. Mi aumenta il battito cardiaco, il respiro si fa affannato, sento i capezzoli inturgidirsi e premere contro la maglietta e, se non stringessi forte le gambe...beh, sai cosa intendo.-
    Michelle la fissò per alcuni secondi, senza dire nulla.
    -Lo sai vero che non ho ancora bevuto nulla, vero? Ora avrò la tua... immagine scolpita in testa. E io che 'sta notte volevo dormire...- disse cercando di alleggerire un po' la tensione.
    La giovane scienziata diede una piccola passa sulla spalla di Lucy, cercando di non farle troppo male.
    -Su su! Tutti nella loro vita hanno fatto qualcosa di malvagio e di buono. Pensa un po' che i miei erano fermi sostenitori dei Nazionalisti Terresti e pensavano che Cerberus fosse una manna dal cielo!- raccontò Michelle quando ormai erano quasi giunte al locale di ritrovo.
    Parlare dei suoi genitori era come parlare di un estraneo di cui però si sapeva tutto: semplice e senza alcuna preferenza o segno di affetto.

    -A volte penso di essere malata...o con qualche rotella fuori posto...non che si possa essere molto sani con i tempi che corrono eppure capisco che non è giusto come sono. Mi sento cattiva. Ma la cosa buffa è che non provo rimorso per tutto quello che ho fatto perchè, in quel momento, era la cosa giusta da fare. E tu Misha? Hai mai fatto qualcosa di cattivo? Qualcosa per cui provi rimorso?-
    Michelle fece finta di pensare a una risposta alle domande di Lucy.
    La realtà dai fatti era che lei non si sentiva per niente in colpa del tempo che aveva passato con Cerberus. Perchè averne? L'organizzazione era stata l'unica che al tempo aveva riconosciuto il suo genio e che le aveva dato tutto quello di cui aveva bisogno per lavorare. Inoltre lei non aveva mai sviluppato quello che le persone chiamano "affetto" e "coscienza". Per Michelle tutti erano degli strumenti da utilizzare per i proprio scopi. Lei era stata cresciuta come tale e si capacitava di altre realtà possibili.
    -Cattivo e buono sono cose molto soggettive. E' come chiederti: è giusto sacrificare l'unica persona a te importante, di cui non potrai dire che è essenziale la sua morte per salvare tutti? Sei cattivo se ti rifiuti di lasciarla andare? O sei cattivo se accetti l'offerta tradendo così quella persona? E' malato colui che ama a violenza ma è sincero o lo è chi vive di menzogna ma pacifista? Quale dei due è il giusto?- domandò la bionda.
    Erano domande a livello filosofico, per cui Michelle non attese una risposta da Lucy.
    -Non chiedere ciò che è soggettivo, perchè l'unico che sa la risposta è colui che pone la domanda. Poni domande oggettive e io potrò aiutarti- spiegò infine, aprendo la porta del locale.
    -Ora aiutami a trovare Pettirosso e Gungun. Mi raccomando, tieni gioco alla scusa!-


     
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    Matt avrebbe voluto replicare a Nora ma in quel momento arrivò il suo ordine. Due birre grandi con di fianco due bicchierini pieni di qualcosa decisamente più forte. Mandò giù il primo bicchierino di assenzio e la prima birra in qualche secondo. Riportò lo sguardo su Nora Voglio fidarmi di te... Lo sai che c'è la pena di morte per quello che ha fatto lei, vero? Voleva farle capire cosa c'era in gioco. In quel momento arrivarono Lucy e Michelle. Matt guardò tutte e due stancamente e disse Dove siete state? Prima che loro potessero continuare sospirò e disse Lasciate perdere, non mi interessa... Mandò giù il secondo shot di assenzio e bevve un sorso di birra. Non era di buon umore anche se cercava di dissimulare il suo rancore. Non ce l'aveva con loro, era semplicemente un brutto giorno, cadeva una ricorrenza particolare e Matt voleva solo ubriacarsi fino a svenire e non pensarci. Bevve un altro sorso di birra guardando nel nulla e si spostò lungo la panca in modo da lasciare spazio ad una di loro due. Si voltò verso il Salarian al bancone e gli fece segno di portare nuovamente il suo ordine. Senza timore di interrompere eventuali discorsi parlò a sua volta e disse Domani partiremo, ho bisogno di avervi al massimo, senza distrazioni, soprattutto al ritorno. Ci saranno troppe perdite, potrei aver bisogno di distaccarvi sulle altre navi Finì in fretta la birra perché vide il Salarian arrivare col vassoio. Ripeté il rituale mandando giù il bicchierino. Fece una leggera smorfia, quella roba bruciava. Subito dopo bevve un sorso di birra e poi poggiò il gomito sul tavolo e la guancia sul palmo, fissando il nulla
     
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    Lucy "Lucifer" Kruger

    < Non chiedere ciò che è soggettivo, perchè l'unico che sa la risposta è colui che pone la domanda. Poni domande oggettive e io potrò aiutarti. Ora aiutami a trovare Pettirosso e Gungun. Mi raccomando, tieni gioco alla scusa! >
    < Sai cosa penso, Misha? > replicò Lucy con un sorriso mentre entrava nel locale < Credo che tu mi abbia detto in maniera gentile e molto raffinata di farmi i fatti miei. Non posso certo obbligarti a dirmi cose che non vuoi dire. Però, se un giorno ne avrai voglia, io sarò pronta ad ascoltarti. Dovrebbero servire a questo gli amici, giusto? > La punzecchiò con il gomito ammiccando < Guarda! Là ci sono Mat e Nora! >
    Lucy prese posto accanto a Matt che si era scansato per lasciarle accomodare.
    < Dove siete state? Lasciate perdere, non mi interessa... >
    Matt non era per nulla interessato dal loro ritardo e così Lucy pensò bene di dire esattamente ciò che aveva fatto < Dovevo scontrarmi con un soldato della mia squadra...Eleonore. Ce l'avete presente? Alta, francese, rompi palle? Avevamo un contenzioso 'personale' e abbiamo risolto alla maniera dei soldati: abbiamo fatto a pugni. Ovviamente ho vinto e ora Eleonore è all'ospedale ma credo che per domani sarà in piedi. >
    Tacque con un sorriso stampato in faccia come risposta ai volti stupiti di Nora e Michelle < Stavo scherzando! Avevo mal di testa e Michelle mi ha accompagnato in infermeria per darmi la medicina giusta. Solo che ora ho un gran mal di stomaco. Cameriere? > mentre il salarian portava il primo giro a Matt e Nora, Lucy ne approfittò per ordinare la sua bevanda preferita: whisky & cola. Più whisky che cola.
    Il cameriere salarian se ne andò con l'ordinazione lasciando i 4 amici da soli. Tornò poco dopo, posando un grosso bicchiere davanti a Lucy.

    Non c'era un bel clima. Matt sembrava piuttosto malinconico e non in vena di parlare. Continuava a bere shot di assenzio accompagnati da un sorso di birra.
    Lucy guardò interrogativa prima Nora e poi Michelle che però non sembravano in grado di darle una risposta sullo stato del loro amico. All'ennesimo shot che l'uomo si portava alla bocca, Lucy gli prese la mano libera nella sua, stringendola leggermente < Non so cosa ti turba ma non sarà una sbronza colossale a dare pace ai tuoi pensieri. >
    Restò con le dita intrecciate a quelle di Matt, senza interessarsi di quello che le due ragazze avrebbero potuto pensare.
    Quella mattina, Matt le era stato vicino, da buon amico, condividendo con lei i suoi ricordi e ora lei le avrebbe reso il favore.
    Era incredibile come quella giornata la stesse sconvolgendo.
    Si rendeva conto, man mano che le ore passavano, come in realtà non conoscesse davvero i suoi migliori amici. Di Michelle sapeva poco o nulla, di Nora aveva una vaga conoscenza del fatto che 'prima' non avesse l'uso delle gambe e poi c'era Matt; lo conosceva da più tempo di tutti eppure cosa sapeva di lui? Si ricordava che Matt aveva una compagna...Giulia, Gianna....no, si chiamava Giada! Ma non gli aveva mai chiesto che fine avesse fatto o meglio, come l'avesse persa.
    Lucy si sentiva terribilmente egoista!
    Era sempre rimasta concentrata solo su Selina e sulla promessa che le aveva fatto e solo in quel momento si accorse di avere sempre trascurato i suoi amici. Matt glielo aveva detto quella mattina "Selina non avrebbe voluto questo." Aveva ragione.
    Selina non c'era più...non ci sarebbe stata mai più ma non era sola. Aveva ancora degli amici. Aveva ancora una famiglia da proteggere.
    Non si sarebbe mai dimenticata di Selina; per lei era stata come un viaggio senza ritorno per il paradiso. E l'avrebbe sempre portata nel suo cuore. Sempre e per sempre.
    La decisione su cui stava meditando, era una decisione difficile per lei: se voleva stare vicina ai suoi amici, doveva per forza staccarsi dal ricordo di Selina. Pensava che così facendo, però, in un certo senso la russa si sarebbe sentita tradita, trascurata...dimenticata.
    Lucy non si accorse di stare stringendo forse un po' troppo la mano di Matt e continuava a rigirarsi il bicchiere nella mano libera. Con lo sguardo, fissò uno dopo l'altro i suoi amici. Nora, Michelle, Matt.
    Era in cerca di un segno. Qualcosa che le dicesse che la scelta che stava per fare era quella giusta.
    Poi la vide. Era sicuramente lei. La fissava dal bancone del bar con i suoi stupendi occhi grigi. Sorrideva. Il suo largo e buffo sorriso che tanto aveva amato. Con una mano, si scompigliò la sua zazzera rossa e con l'altra alzò un bicchiere in direzione di Lucy che ricambiò il gesto.
    < Arrivederci, Selina! > sussurrò a mezza voce, sorridendo mentre una piccola lacrima centrava il bicchiere.
    Bevve una lunga sorsata per festeggiare quella sua decisione.
    Avrebbe protetto i suoi amici, li avrebbe conosciuti meglio, avrebbe donato se stessa per loro.
    E li avrebbe riportati tutti quanti a casa.
     
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    Eleanor Elliott
    Lucy e Matt, mano nella mano. Il silenzio attorno a quel tavolo regnava incontrastato, ed era ormai da un po' che Nora, mentre guardava quel loro legame fisico, non poteva fare a meno di pensare cosa questo le facesse sentire. Provava sicuramente imbarazzo, perchè per due soldati esternare i propri sentimenti in quel modo, benchè non fosse vietato, era spesso considerato una debolezza nella catena di comando. Ma forse il sentimento che provava maggiormente era la gelosia. Non perchè provasse qualcosa di profondo per qualcuno di loro due. No, lei era gelosa di quel legame stesso. Da quel maledetto giorno in cui i Razziatori misero i tentacoli sulla Terra, si era ripromessa di non fare in modo che potessero prenderla nuovamente in scacco colpendola dove più faceva male... Ed era da cinque anni che veniva meno a quella promessa. Aveva legato con quei tre ragazzi che in quel momento sedevano accanto a lei, e nonostante questo andasse contro la promessa, rappresentava un valido motivo per lottare. Ma no, Nora voleva di più. Voleva essere capace di esternare i suoi sentimenti in quel modo, voleva avere qualcuno che le stringesse la mano nei momenti difficili. Insomma, voleva essere la donna che non aveva mai potuto essere.
    "Scusate, torno subito." disse con una voce monotona degna di un automa, ma che in fondo serviva a mascherare l'esplosione che stava avvenendo sotto quegli strati di armatura e di carne. Si alzò dal suo posto e si incamminò verso il bagno.

    In una situazione normale, Eleanor avrebbe notato quanto fosse bello quel bagno, non come quelli della Terra, sporchi, puzzolenti o addirittura guasti. In quel momento la donna aveva ben altro per la mente. Si diresse verso uno dei lavandini, aprì il rubinetto e si sciacquò la faccia per mascherare le lacrime che ricoprivano il suo volto da quando aveva messo piede nel bagno. Quando alzò la testa si trovò davanti la sua stessa faccia, e lo specchio non fece altro che ricordarle quanto il fato si fosse divertito con la sua vita. Nora era oggettivamente una bella ragazza. Non amava vantarsi, ma era una ragazza realista e la sua bellezza era un dato di fatto. Non era certo Miss Galassia, ma era comunque una vista piacevole. E forse il destino aveva deciso di bilanciare quella fortuna con una serie di sfortune. La malattia, la solitudine, i successi che portarono ad altra solitudine, la guarigione che portò ad altra solitudine, i Razziatori che portarono solitudine, ed anche adesso, con l'affetto dei suoi amici, Nora era sola. Non perchè loro non fossero disposti ad esserle accanto, ma perchè dopo anni di solitudine non sapeva nemmeno cosa significasse avere qualcuno che ti stringe la mano.
    No, tutto sommato la sua non era gelosia, era delusione nei propri confronti. Perchè se c'era una cosa che il suo amato benchè assente padre le aveva insegnato, era che non doveva stare ad aspettare che i suoi problemi finissero, ma doveva risolverli da sola. E lei, come se niente fosse, aveva deciso di ignorare quell'insegnamento.
    Aspettò un attimo che le sue lacrime finissero di sgorgare dagli occhi, e si bagnò nuovamente il viso. Fu in quel momento che le sue gambe cominciarono a tremare e i suoi muscoli si intorpidirono, segno che era arrivato il momento della medicina. Estrasse dalla tasca un piccolo contenitore con delle pillole e ne mandò giù due. La sua sfortuna l'aveva portata pure a quello. Non era più una disabile, ma era costretta a camminare con dei medicinali in tasca perchè non c'era modo di sapere il momento in cui le gambe avrebbero ripreso a fare i capricci. Alcune volte si era pure ritrovata a svegliarsi nel cuore della notte, dovendo rinunciare a quelle poche ore di sonno che già aveva a disposizione.
    Fu mentre le gambe smettevano di impazzire e la rossa varcava la porta del bagno, che realizzò che anche se era riuscita a 'guarire', era solo una soluzione temporanea e che quindi doveva approfittarne per cogliere l'attimo... E visto che il destino era tanto simpatico e si divertiva a giocare con lei, le fece trovare davanti Bjorn, l'inserviente della Berlin, evidentemente anche lui in congedo. Egli la salutò timidamente scuotendo la mano, e la rossa lo colse in scacco afferrandolo per il colletto della camicia e avvicinandolo a sè per poi baciarlo. Il tutto durò qualche secondo, che per il giovane sembrarono ore, vuoi perchè non se lo aspettava, vuoi perchè era proprio quello che la donna faceva nei suoi sogni.
    Quando lo lasciò andare, Nora sorrise per un attimo. Non era di certo il bacio migliore della sua vita, ma il solo fatto di averlo fatto la faceva sentire un po' più libera. La sua aspettativa di vita era un'incognita, perciò aveva deciso, proprio nel momento in cui era uscita da quella porta del bagno, che avrebbe colto l'attimo, in qualsiasi situazione.
    Decise che era il momento di tornare dai suoi amici, ma doveva trovare un modo per liquidare Bjorn, che era ancora intontito davanti a lei. Ciò che uscì dalla bocca della donna la fece sentire un'idiota per tutta la giornata: "Scusa." diceva mentre scappava via da quell'angolo nascosto del locale.

    "Ragazzi!" Esclamò appoggiandosi sulle spalle di Matthew. "E' il nostro primo congedo dopo mesi di lavoro. Non ditemi che avete intenzione di passarlo piangendovi addosso. Abbiamo pianto abbastanza e piangeremo ancora tanto in futuro, ma questa giornata è per noi. Su, alzate i culi, affittiamo un'astroauto e andiamo a fare qualcosa di divertente!"



    Più la strutturo nel corso della role, e più Nora 2.0 mi sembra bipolare XD Me piasa!
     
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    Michelle Hawkins
    Era passato appena un minuto da quando Nora i era assentata dal tavolo che Michelle non si era ancora accorta della sua mancanza.
    La bionda era intenta a fissare il gesto di Lucy nei confronti di Matt. Guardava le due mani come se fossero la cosa più strana al mondo. Più le fissava e meno ne capiva il senso.
    Michelle conosceva un unico segno: la stretta di mano per un accordo. Quello era semplice: serviva a siglare l'accordo tra due persone, ma quello?

    "Deve essere un qualche segno di accordo" pensò Michelle.
    La scienziata non riusciva a collocarlo come possibile segno di affetto. Chi non lo ha mai ricevuto non è capace di riconoscerlo ed esprimerlo adeguatamente.
    Michelle però non aveva idea di che possibile accordo fosse: dopotutto non conosceva così bene i suoi due compagni da poter fare una deduzione perfetta della vicenda.
    Solo quando l'ex-membro di Cerberus alzò lo sguardo per vedere effettivamente lo stato emotivo di Matt e Lucy capii una cosa: era finita al tavolo delle anime in pena.
    -O mio Dio. Avete la stessa faccia della mia balia quando le cancellavano le puntate della sua telenovela preferita. Dovrei farvi una foto e metterla alla voce: malinconia portami via!- commentò Michelle con poco tatto.
    Fortunatamente per lei, ricevette solo occhiatacce dai suoi due "allegri" compari e prima che potessero dire qualcosa vennero interrotti dal ritorno di Nora.

    -Ragazzi! E' il nostro primo congedo dopo mesi di lavoro. Non ditemi che avete intenzione di passarlo piangendovi addosso. Abbiamo pianto abbastanza e piangeremo ancora tanto in futuro, ma questa giornata è per noi. Su, alzate i culi, affittiamo un'astroauto e andiamo a fare qualcosa di divertente!-
    Michelle annuì alle parole della rossa.
    -Grazie al cielo hai idee brillanti da proporre! Questi due paiono essere appena usciti da un funerale!- commentò pacatamente, poi continuò: -Però io non potrò di esserti di grande aiuto. Il mio concetto di divertimento sembra essere sempre diverso dalla media... finirei per rovinare la tua idea- finì Michelle.
    Era vero: prima dell'arrivo dei Razziatori, lei non aveva mai avuto modo di divertirsi con degli amici, un po' perchè troppo impegnata con il suo lavoro e un po' perchè non era in grado di costruirsi amicizie solide. Per lei il divertimento era solo un'altra giornata passata in laboratorio con idee e progetti da confrontare e sperimentare.
    Michelle in quel momento si sentì inutile: era un altro di quei momenti in cui le sue abilità non potevano aiutarla, facendola così sentire un'imbranata totale di fronte agli altri.



    Scusate il post un po' corto, sono sommersa da mille impegni :(
     
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    Matt guardò la mano che Lucy stava stringendo, poi guardò Lucy interrogativo. Poggiò la birra e poi portò la mano, ora libera, all'interno della propria maglietta. Un tintinnio metallico indicò che aveva preso le medagliette. Le portò fuori e poi, con un gesto secco, fece saltare la chiusura della collanina staccandosele dal collo. Le stringeva in pugno. Poggiò la mano sul tavolo e la aprì facendole cadere sul piano del mobile. Le piastrine non erano sole, insieme ad esso c'era un anello. Era semplice, non troppo costoso, uno di quelli che un militare poteva permettersi. Era un anello di fidanzamento però, era evidente per via della pietra che vi era incastonata: uno smeraldo di un verde brillante. Tuttavia non era nulla in confronto agli occhi di chi lo indossava... Oggi sono tre anni Disse triste. Erano passati tre anni da quando aveva visto il raggio di quel razziatore passare. Tre anni da quando aveva visto Giada morire sulla Terra. Per niente... Bevve un altro sorso di birra A me basta non pensarci fino a Khar'Shan, la scambierò due chiacchiere con qualche truppa dei razziatori E poi un altro sorso ancora. Michelle fece un commento sarcastico. Matt la guardò triste ma stavolta non per se. Era triste per la sua amica, era triste per il fatto che lei non capisse dolore, perdita, compassione... Sospirò e disse Un giorno forse capirai biondina... Era un augurio, sperava che un giorno diventasse più umana del nemico che combattevano. Arrivò Nora e propose di fare un giro, Matt rimase in silenzio lasciando che Lucy e Michelle rispondessero. Nel frattempo liberò la mano da quella di Lucy senza essere brusco e indossò di nuovo le piastrine, facendole cadere dentro gli abiti
     
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    post interlocutorio con versione un po' mignotta di Lucy :D


    Lucy "Lucifer" Kruger

    3 anni. Matt aveva perso Giada tre anni prima. Ora comprendeva il motivo della malinconia dell’amico.
    3 anni.
    Esattamente lo stesso tempo da quando lei aveva perso Selina.
    Annuì convinta rivolta verso Matt < Le abbiamo perse insieme e domani le vendicheremo insieme. Ma dovrai essere lucido e non offuscato dall’alcool, ok? >
    Prese il boccale di birra e lo allontanò dall’amico proprio mentre Misha se ne usciva con una delle sue battute inopportune.
    La guardò storto non riuscendo a capire come facesse la bionda ad essere così insensibile. Sembrava che Michelle non avesse mai provato alcun sentimento in vita sua. Per lei era tutto relegabile nella categoria ‘oggettivo’ o ‘scientifico’. Provava un po’ di tristezza per quella visione della vita così asettica ma sospettava che quella, non fosse altro che una forma di difesa che Michelle aveva trovato per difendersi da ciò che la vita le aveva servito.
    Stava per chiederle se sapesse cosa significasse la parole ‘amore’ ma fu anticipata da Nora che aveva avuto un’ottima idea.
    Ovviamente, Michelle non aveva idea di cosa si potesse fare per divertirsi ma Lucy, qualche idea ce l’aveva.
    < Brava Norina! Vi propongo ben 3 alternative. La prima: andiamo all’Arena a battere il nostro record. La seconda: mettiamo tutti il bikini…beh, tutti tranne Matt…prendiamo 3 casse di birra e voliamo in spiaggia. La terza: giornata relax, coccolosa alle terme. Cosa scegliete? >
    Stava aspettando la loro risposta quando si sentì toccare su una spalla. Si girò, trovandosi di fronte il viso paonazzo e imbarazzato di una soldatessa che, a occhio, doveva avere appena compiuto 18 anni.
    < Mi scusi. > disse la ragazza impacciata < Lei è Lucy ‘Lucifer’ Kruger? >
    < In carne e ossa soldato…Montoya. > replicò Lucy leggendo il cognome della ragazza stampigliato sulla divisa.
    Il soldato si girò verso un paio di amici sorridente, alzando un pollice in segno affermativo e facendo loro segno di avvicinarsi.
    < Perché ti interessa saperlo? > domandò Lucy curiosa.
    < Io glielo avevo detto che Lei era lei ma loro non ci credevano così sono venuta a chiederglielo per togliermi ogni dubbio e convincere loro che avevo ragione. > disse la soldatessa tutto d’un fiato.
    < Respira, soldato. > replicò Lucy con un sorriso < Dove siete imbarcati? >
    < Siamo tutti e tre della Von Clausewitz, domani partiremo con voi per Kar’Shan. Io sono Isabela, lui e Jeremy e lei è Diana. > spiegò presentando i suoi commilitoni che dovevano avere circa la sua stessa età.
    Lucy li salutò con un cenno della testa e invitò con gli occhi Isabela a proseguire. Non capiva cosa potessero volere da lei 3 reclute di un’altra nave.
    < Ecco…noi condividiamo la stessa camerata e Lei, per noi, è praticamente un mito! Soprattutto Jeremy…lui ha la testata della branda tappezzata di sue fotografie…ha presente l’ultimo numero di War Heroes? Quello del suo servizio fotografico un po’…diciamo osè? Ecco, lui ha fatto una gigantografia della pagina centrale…quella con la sua foto nuda e l’ha stesa sul soffitto… >
    Lucy tratteneva a stento una sonora risata mentre guardava con occhi di rimprovero l’imbarazzatissimo Jeremy che aveva assunto la colorazione di un pomodoro.
    < Vieni al punto Isa!!!!! > esclamò Jeremy cercando di fermare il fiume in piena delle parole della compagna.
    < Giusto! > disse la ragazza < Potremmo fare una foto con lei? Sarebbe un vero… >
    < Ma certo ragazzi! > la interruppe Lucy scattando in piedi e mettendosi al centro tra i tre. < Matt…ti dispiace farci una foto? > domandò gentile all’amico.
    Matt li fece mettere in posa e, grazie al factotum, scattò un paio di foto.
    I tre soldati, soddisfatti, stavano per congedarsi ma Lucy non era della stessa idea.
    < Un momento. > disse fermandoli < Che ne dite se stasera venissi a farvi visita nella vostra camerata? Così vi porto di persona le foto e magari potremmo conoscerci meglio. > disse strizzando loro l’occhio < Facciamo verso le 20.00? >
    I tre la guardarono con gli occhi sgranati.
    < Io porto le foto e qualcosa da bere, giusto per scioglierci un po’. Voi pensate a farvi trovare tutti carini…sono sicura che ci divertiremo parecchio! > esclamò ammiccante.

    Lucy si sentiva una persona nuova e stava pensando che passare una ‘piacevole’ serata prima di una missione suicida, sarebbe stato un ottimo modo per dire addio alla vita. La sua e anche a quella delle tre giovani reclute.
    Guardò i tre allontanarsi e si voltò verso i volti un po’ scandalizzati degli amici < Che c’è? > domandò innocente < Io lo chiamo ‘incoraggiamento’…ne hanno bisogno loro e ne ho bisogno io. Allora, cosa avete deciso? Una delle mie tre proposte o avete qualche altra idea? >
     
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    Eleanor Elliott
    Lucy tirò su un siparietto alquanto imbarazzante per i suoi tre amici, ma del tutto positivo per lei e quelle reclute. Era incredibile come quella donna riuscisse ad essere così disinvolta, eppure non era una di quelle caratteristiche che lei invidiava dell'amica. Stava bene così com'era, con i suoi criteri di scelta più rigidi di un palo della luce.
    "Mi ispira la seconda opzione" rispose poi Nora, all'ultima domanda della mora. "Un po' di abbronzatura non può che farci bene, siamo tutte e tre delle mozzarelle... Specialmente io. Quindi io voto per il mare!"
    Con il suo voto dato, non restava che ascoltare i piani degli altri. Quella situazione era parecchio strana. Da quando si erano conosciuti, non c'era stato un singolo momento di relax e divertimento come tra amici normali in tempi normali.

    Nel frattempo il giovane Bjorn sembrava essersi ripreso dallo shock di qualche minuto prima, e passò accanto al gruppo facendo finta di niente. Bravo ragazzo, nessuno avrebbe dovuto sapere cosa fosse successo.



    scusate il post breve e insignificante, specialmente dopo la lunga attesa, ma sono stanco, non ho idee e non saprei nemmeno cosa scrivere XD Scusate tanto!
     
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    Michelle Hawkins
    Michelle osservò la scena con pura incredulità. Era a conoscenza delle... iniziative di Lucy, ma non ne aveva mai assistita ad una. Fu un'esperienza del tutto nuova per lei, ma non sapeva se collocarla in modo positivo o negativo.
    -Alla faccia dell'incoraggiamento! Ancora un po' e mi ritrovo ad assistere di nuovo alla lezione di educazione sessuale- commentò senza riserve. Non aveva mai avuto un freno per la lingua, figurasi in quelle situazioni.
    -E non credo me ne serva un'altra- concluse Michelle per togliere possibili dubbi alla compagna, per poi continuare:-Mi stupisce che tu non abbia chiesto un resoconto medico di quei tre... e con "medico" intendo fatto da uno del mestiere con tanto di laurea e con minimo di tre anni d'esperienza- concluse secca.
    Michelle non riusciva a comprendere come ci si potesse dar via senza le normali norme di sicurezza e accordo. Per quanto potessero girare voci su di lei, difficilmente si poteva affermare che concludeva qualcosa, ma questo non era certamente conosciuto da molti.

    -Tornando alle proposte, io adoro la mia pelle chiara e non intendo abbrustolirmi sotto il sole. Io opterei per le terme, ma se vincono la spiaggia e il sole vi avverto che farò parte del team degli sfigati che rimarranno vestiti- comunicò la bionda.
    La cosa che la scienziata non voleva ammettere ai suoi amici che ogni benedetta volta che provava a prendere del sole finiva irrimediabilmente con la pelle ustionata.
    Michelle alzò poi le spalle, cercando di minimizzare la cosa.
    -Almeno avrete una guardia per gli oggetti se decidete di farvi un giro- disse la ragazza.
    Il suo vero piano sarebbe stato, nel caso lei fosse riuscita a convincerle della necessità effettiva di un ombrellone, quello di appropriarsi di ogni possibile spazio d'ombra. Una mossa che le avrebbe garantito la sopravvivenza e il non dover spiegare il perché delle ustioni di primo grado sul corpo.

     
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    Matt ascoltò dapprima le varie proposte, poi assistette ad una scena alquanto bizzarra. Mandò giù un altro sorso di birra e poi commentò con uno sbuffo In questo schifoso esercito scopano tutti tranne me... Guardò i tre ragazzi e poi Lucy e commentò con un poco elegante Non strafate, domani avrete bisogno di correre parecchio e non mi va di avere in battaglia persone che riescono a malapena a sedersi, chiaro? Era un misto fra un ordine, una battuta ed un commento acido. Finì la birra e si alzò in piedi facendo un po' fatica perché la testa cominciava a girargli. Chiese a Lucy di spostarsi e poi ascoltò le ragazze mentre usciva dal tavolo. Le guardò tutte e disse Decidete quello che vi pare ma io ho bisogno di andare prima al cesso. Sapete, qualcuno nella flotta usa il pisello anche per altro Disse guardando Lucy. L'alcol cominciava a fare effetto anche sulla bocca oltre che sulle gambe. Iniziò ad incamminarsi ed imboccò la porta solo per ritrovarsi all'esterno. Si guardò intorno infastidito e tornò dentro. Passando davanti al tavolo disse come per giustificarsi Dannato Salarian! Che gusto prova a scambiare l'uscita col bagno?! Camminava con una mano sul bancone e passo incerto. Trovò il bagno e dopo poco tornò al tavolo Allora, dove andiamo? Guido io! Disse poggiando entrambi i palmi sul tavolo
     
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    Ho tagliuzzato qualcosa e, come vedrete, non ho indirizzato gli avvenimenti in una maniera precisa così tutti saranno più liberi di improvvisare. Post più descrittivo che parlato…diciamo un piccolo viaggio dentro Lucy. (no…maiali!!! Non in quell senso!!!!)


    Lucy "Lucifer" Kruger

    Ci sono diversi modi per raccontare una storia. Il metodo più classico è partire dall'inizio e, linearmente, arrivare alla fine ma si può anche partire quasi dalla fine e fare salti temporali in avanti e indietro rendendo tutto molto più interessante.
    E' in questo secondo modo che Lucy si ritrovò a ripercorrere quella magnifica giornata. Probabilmente l'ultima sua giornata serena da viva.

    Lucy aprì gli occhi e fissò la sua gigantografia appesa al soffitto che ricambiava lo sguardo.
    Quando le avevano proposto quel servizio fotografico, Lucy esitò a lungo ad accettare. Non le piaceva molto l’idea di mostrarsi senza veli a quegli stessi soldati con cui avrebbe dovuto combattere ma l’editore aveva fatto leva sul lato buono e, forse, nascosto del suo carattere. I proventi della vendita sarebbero stati devoluti agli orfani di guerra e questo, fece cadere ogni resistenza in lei. Quel numero di War Heroes era andato a ruba e ora l’orfanotrofio poteva permettersi due intere nuove classi dove insegnare ai bambini e un intero parco giochi dove farli divertire.
    Il fotografo era stato veramente bravo a cogliere nei suoi scatti la femminilità di Lucy, miscelandola con la sua essenza di soldato.
    Quella foto ne era un esempio.
    Sorrise mentre osservava lo scatto artistico che la ritraeva nuda, distesa su un grande letto con una bandiera dell’Alleanza posizionata ad hoc per coprire giusto le sue parti più intime; con le mani si copriva i seni ma le dita erano divaricate tanto da lasciare vedere tutta l'aureola rossastra dei capezzoli, una gamba era tesa mentre l'altra, sensuale, era leggermente piegata con le punte dei piedi tirate. Un'espressione vagamente vogliosa e ammiccante completava lo scatto.
    La cosa buffa era che, in quel momento, la vera Lucy stava replicando in linea di massima la posa della foto; ciò che variava, era la presenza di altri 3 attori con lei.
    Guardò prima a destra e poi a sinistra dove le testa di Isabela e Diana erano adagiate sulle sue spalle; dormivano serafiche e felici tra le braccia di Lucy che spostò lo sguardo in giù dove individuò Jeremy che si era addormentato con il volto appoggiato all'addome della donna.
    Lucy si lasciò scappare un leggero sospiro. Erano stati veramente bravi quella notte e l'avevano seguita, assecondando i suoi voleri in quella lunga cavalcata. I 3 giovani inesperti, avevano accettato volentieri gli insegnamenti dell'ormai matura donna consci che, un giorno, quegli insegnamenti sarebbero sicuramente serviti.
    Lucy pensò che in una scala da 1 a 10, dove 1 era la media dei rapporti sessuali di qualsiasi coppia e 10 rappresentava le fantasie più sfrenate e disgustose che si potessero immaginare, loro 4 avevano totalizzato almeno un eccellente 8.
    Il sorriso si tramutò in una smorfia triste quando alla donna tornarono alla mente le parole che Matt aveva pronunciato quella mattina. L'uomo, a differenza di Nora e Michelle, era stato piuttosto duro e scortese con Lucy riguardo alla sua iniziativa; certo, Matt era abbastanza ubriaco da non riuscire a stare in piedi ma si sa che è in quei momenti in cui le persone erano più sincere. Lucy non capiva i propri amici; essi avevano mantenuto praticamente intatte le loro convinzioni morali ma, come si poteva rimanere integri quando tutti loro erano dei condannati a morte?
    La loro condanna era stata firmata il giorno in cui i Razziatori avevano fatto la loro comparsa ed era stata resa definitiva nel momento in cui il Comandante Shepard aveva fallito nella sua missione.
    Lucy cercava sempre di essere forte e determinata a riprendersi i pianeti che le macchine avevano loro strappato, sapendo perfettamente che il suo modo di atteggiarsi era pura finzione: era forte per gli altri, non per reale convinzione.
    E quando sei condannato a morte fai di tutto per sentirti vivo almeno ancora una volta. Questo era ciò che rappresentava il sesso per la donna: un modo di sentirsi viva.
    Esattamente come era stato un modo di sentirsi viva la giornata al mare che aveva trascorso assieme ai suoi amici.
    Il suo voto era stato decisivo per decidere la destinazione della loro libera uscita e Lucy aveva pensato che il mare sarebbe stato molto più divertente delle terme; forse Michelle non era della stessa idea eppure, anche se ben rintanata sotto l'ombrellone, Lucy aveva avuto l'impressione che anche la sua amica bionda si fosse divertita.
    Si erano rilassati, avevano giocato sulla spiaggia e in acqua proprio come bambini, avevano parlato tanto e avevano riso ancora di più. Per un istante, sembrava che la guerra fosse una cosa lontana che non li riguardava in prima persona; erano stati...liberi...per un intera giornata. Amici più che commilitoni, bambini più che adulti, semplici persone più che soldati.
    Ovviamente, dato lo stato pietoso in cui versava Matt, le 3 ragazze si guardarono bene dal metterlo alla guida. Fu Nora ad assumersi l'incarico. Arrivarono in spiaggia poco prima di mezzogiorno con beveraggi utili a dissetare un reggimento e cibo in abbondanza.
    Lucy neanche si ricordava più dell'ultima volta che era stata al mare. Forse era stato più di tre anni prima con Selina e tutta l'Army e poi c'erano Matt e Giada.
    Ora ricordava perfettamente! Era stata una giornata fantastica il cui apice fu quando le donne riuscirono a sconfiggere gli uomini in una partita di bioball sulla spiaggia; il fatto di avere in squadra Selina era un vantaggio incolmabile ma doveva rendere merito a Matt, Marek e Grat di essersi battuti come leoni. Lucy aveva cercato di scacciare subito quel ricordo per non piombare nella malinconia e in questo, i suoi nuovi amici furono bravissimi.
    Nessuno di loro 4 accennò mai ad eventi del passato o alla missione che li avrebbe aspettati. Vissero nel presente senza badarsi dei ricordi e senza pensieri per il futuro.

    Con lenti movimenti, Lucy si liberò dalla presa delle 3 reclute. La olo-sveglia segnava le 5.16 del mattino e a breve, la piccola flotta sarebbe salpata per Kar'Shan. Silenziosa, la donna indossò l'abito che aveva scelto per quella particolare nottata.
    Era stata a lungo indecisa su cosa indossare poi, mentre scandagliava con lo sguardo l'armadio, i suoi occhi si posarono sull'unico abito da sera che possedeva.
    L'aveva comprato anni prima, intenzionata ad usarlo per un'occasione speciale ma i Razziatori avevano rovinato i suoi piani e quell'abito era rimasto in un angolo, ad aspettare il suo turno. Lucy se l'era portato dietro ogni volta che erano stati costretti a fuggire sotto l'incalzare della macchine e non capiva, di preciso, perchè si prendesse il pensiero di non dimenticarlo mai. Forse le serviva come ricordo di quando la vita era normale, forse brutta e difficile e piena di pensieri ma che aveva un futuro; quando potevi programmare la tua esistenza e non essere costretta ad improvvisare giorno per giorno.
    L'abito era nero come quasi tutti i suoi vestiti. Era un vestito a tubino che arrivava a un terzo della coscia; i lati erano formati da una serie di lacciuoli che tenevano insieme la parte anteriore e quella posteriore dell'abito. Molto scollato in modo da mettere in risalto i suoi procaci seni e privo di schiena tanto che, mentre camminava, i movimenti del tessuto lasciavano intravvedere le prime rotondità dei glutei. Era un abito molto aggressivo che veniva completato da alti sandali con allacciatura alla schiava, neri anch’essi, con plateau e tacco a spillo.
    Lucy si era permessa di perdere anche quasi 20 minuti per truccarsi e, quando uscì dal bagno, le sue due amiche la guardarono con un misto di approvazione e di stupore. Non l'avevano mai vista se non in uniforme o inguantata in una delle sue tute attillate.
    Nora aveva approvato, Michelle sembrava non capire il motivo pratico per vestirsi in una maniera tanto scomoda.
    Prima di raggiungere la Von Clausewitz, Lucy era passata in dispensa dove si era appropriata illegalmente di due magnum di champagne, poi era passata da Matt per farsi consegnare le fotografie. L'uomo aveva replicato l'espressione delle sue amiche, guardandola entrare nella stanza come se non l'avesse mai vista prima in vita sua; la guardava quasi ammirato e, nonostante il fisico di Lucy non fosse esattamente gradito a molti, agghindata in quella maniera era decisamente attraente. Si era già accorta della cosa mentre gironzolava per la nave, attirando gli sguardi dei vari soldati come il miele attira le api; alcuni non la riconobbero neanche e solo dopo averli messi in riga per apprezzamenti un po' troppo pesanti, si erano resi conto di avere di fronte il famigerato Capo Kruger.

    Con le scarpe in mano per non fare rumore, Lucy si avviò verso la porta. Lanciò un'occhiata riconoscente ai suoi compagni per una notte e, per non essere scortese, lasciò loro un messaggio che attaccò sullo stipite.

    " Mi spiace essermene andata senza salutarvi e senza ringraziarvi ma dormivate così serenamente che non ho avuto il coraggio di svegliarvi.
    Mi sono divertita molto in vostra compagnia e avrei voluto conoscervi in un altro contesto.
    Vi ringrazio per avere assecondato le voglie di un'anziana signora.
    Vi ringrazio per avermi fatto felice.
    State attenti domani là fuori! Farò di tutto per proteggervi e per riportarvi tutti quanti a casa!
    Un bacio!
    Lucy "Lucifer" Kruger.
    P.S. ho lasciato un ricordino per Jeremy; spero che il mio reggiseno possa essere gradito come aggiunta alla sua collezione a me dedicata. "



    Ripercorse lentamente i corridoi della Von Clausewitz e poi quelli della Berlin. Quando entrò nella sua stanza, Michelle dormiva pacifica nel suo letto mentre Nora era già sveglia e guardava fuori dall'oblò, pensierosa.
    < Ciao Nora! > disse sottovoce per non svegliare Misha < Che spettacolo di giornata, vero? Peccato possa essere anche l'ultima. >
    Raggiunse il proprio letto e si lasciò ricadere. < Non giudicarmi per quello che ho fatto stanotte. So che non approvi, che non approvate tutti ma non sono come ha fatto intendere Matt. Non sono una sgualdrina. Ne avevo....semplicemente bisogno. Mi capisci, Nora? Volevo essere viva...ancora per una volta. >
     
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    Eleanor Elliott
    "Matt, abbiamo una missione suicida da compiere, preferirei evitare di morire ancor prima di iniziarla. Fai il bravo bimbo e riposa sul sedile posteriore, che a guidare ci penso io." rispose la rossa sorridendo, e poggiando le sue mani sulle spalle dell'amico, per poi fargli un piccolo massaggio.
    Dopo aver lasciato il conto sul bancone del locale, varcarono la porta e raggiunsero la più vicina stazione di affitto di astroauto, e decollarono verso la spiaggia.

    Quel pomeriggio passò talmente in fretta che era quasi come se dalla mattina si fosse passati subito alla sera. Succede così quando ci si diverte. Infatti la loro giornata di relax era unica anche per questo: si divertirono come non avevano mai fatto prima d'ora. Apparentemente sembrava non si potesse dire lo stesso per Michelle, visto che ella passò tutto il tempo sotto l'ombrellone, ma tutto sommato sapevano che il suo divertimento non risiedeva di certo nel giocare a palla sulla spiaggia o fare due nuotate. Scherzosamente, Nora pensò che il suo contare ogni singolo granello di sabbia ci fosse in quella piccola porzione d'ombra fosse il passatempo più divertente a memoria d'uomo.
    Nonostante la sbronza, anche Matthew sembrava passare piacevolmente il congedo. Eleanor si rendeva conto di quanto avesse sofferto quell'uomo e quanto fosse difficile per lui lasciar perdere, eppure sia lei che le altre due amiche si sentivano in dovere di fargli pensare ad altro.
    Lucy e lei, infatti, lo trascinarono via dal suo spazio d'ombra sotto l'ombrellone e lo costrinsero letteralmente a divertirsi, giocando a palla e seppellendolo sotto la sabbia, ed effettivamente sembrava aver funzionato, tanto che metà della strada del ritorno l'uomo la passò con il sorriso, e l'altra metà dormendo.

    Una volta sulla nave, però, nonostante dopo una lunga doccia si fosse convinta che lo spettacolo di quel giorno fosse giunto al termine, la vista di Lucy in un vestito nero le fece cambiare totalmente idea. Quella donna era certamente piena di sorprese. Inutile dire che Nora non approvava ciò che l'amica stesse per fare, ma una cosa era innegabile: in quel vestito era uno schianto.
    Così, quando la mora lasciò la stanza, dentro di essa regnò il silenzio per almeno dieci interminabili minuti. Perchè nonostante Nora e Michelle fossero entrambe scienziate, in realtà non avevano proprio nulla da spartire, e l'unico ponte che c'era tra di loro era proprio Lucy.
    "Io vado a prendere un caffè." la rossa ruppe ad un certo punto il silenzio, dopo aver trascorso quei dieci minuti a studiare alcuni dei suoi progetti incompiuti, e lasciò la cabina. Un po' le dispiaceva lasciare la compagna alla mercè di sè stessa, ma tutto sommato credeva che la donnase la cavasse molto meglio così che in compagnia di un'altra ragazza quasi estranea. Nora le voleva bene, ma non aveva mai trovato un vero e proprio sbocco di dialogo, qualcosa che favorisse il loro conoscersi, e così preferiva evitare quegli imbarazzanti momenti di silenzio.

    Tornò in cabina pochi minuti dopo con un altro caffè in mano, che offrì a Michelle, quasi come segno di scuse.
    Onde evitare altre ore di silenzi imbarazzanti, Nora decise di rompere il ghiaccio parlando dell'unica cosa che le legava: la scienza.
    "Senti, Michelle, quando ho del tempo libero continuo a lavorare sui progetti di cui mi occupavo quando non potevo ancora utilizzare le gambe." Raccolse il datapad dalla scrivania, e dopo aver cliccato alcuni tasti mostrò alla donna uno schema.
    "Questo era lo schema per la terza generazione del mio robot, il NeboV3. Ho migliorato la fluidità di alcuni movimenti, ma ancora manca di una certa rapidità, e credo sia perchè mancano ancora delle articolazioni e snodature. Tu te ne intendi di anatomia umana, vero?"

    L'indomani, come sempre, Nora fu la prima a svegliarsi, e dopo essersi stiracchiata si alzò dal letto ed indossò la sua vestaglia bianca.
    Michelle dormiva beatamente, mentre il letto che doveva essere di Lucy era ancora vuoto.
    La rossa si era svegliata un po' bruscamente, a causa di un incubo, e la vista del panorama stellare bastò a calmarla... Calma che fu interrotta dall'aprirsi, seppur delicato, della porta d'ingresso. Era Lucy, ancora con il suo vestito nero, ma senza le scarpe ai piedi per evitare di far rumore. La mora la salutò sospirando, ed Eleanor si limitò a scuotere la mano senza nemmeno girarsi.
    "Siediti un attimo accanto a me" le chiese, e mentre l'amica spostava la sedia della scrivania Nora si girò facendo segno di fare piano.
    "Che spettacolo di giornata, vero? Peccato possa essere anche l'ultima. " disse Lucy, e Nora confermò semplicemente facendo su e giù con la testa. Forse Lucy percepì che qualcosa non andava, ma pensò che si trattasse della notte appena passata, ma non era così.
    "So che non sei una sgualdrina. Il fatto che io non approvi non significa che sia sbagliato al 100%. Tutto nella vita è relativo, e ciò che è giusto per me può essere sbagliato per te, e viceversa. Ripeto, non approvo ciò che hai fatto questa notte, ma approvo che tu abbia fatto qualcosa che ti fa sentire bene. Ma non ti ho fatto sedere qui per niente... C'è una cosa di cui voglio parlarti. Questa notte ho fatto un incubo talmente realistico da sembrare a tutti gli effetti la realtà, ed è questo che mi preoccupa. Io non credo nei sogni premonitori, ma credo nei messaggi che il mio corpo mi manda. Ho paura, Lucy... Ho paura di uscire viva da questa missione, ma senza qualcuno di voi, ma soprattutto ho paura di dover fare nuovamente i conti con il mio destino, con la mia malattia. Ho paura di vivere un altro giorno solo per scoprire che sarà un altro giorno da disabile. Ma ho anche paura di morire. Il solo pensiero di questa missione mi sta uccidendo, sono stressata fisicamente e psicologicamente, e vorrei tanto avere qualcosa che mi faccia sentire viva, così come ce l'hai tu."

     
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    Risposta volante per Nora 

    Lucy "Lucifer" Kruger

    < So che non sei una sgualdrina. Il fatto che io non approvi non significa che sia sbagliato al 100%. Tutto nella vita è relativo, e ciò che è giusto per me può essere sbagliato per te, e viceversa. Ripeto, non approvo ciò che hai fatto questa notte, ma approvo che tu abbia fatto qualcosa che ti fa sentire bene. Ma non ti ho fatto sedere qui per niente... C'è una cosa di cui voglio parlarti. Questa notte ho fatto un incubo talmente realistico da sembrare a tutti gli effetti la realtà , ed è questo che mi preoccupa. Io non credo nei sogni premonitori, ma credo nei messaggi che il mio corpo mi manda. Ho paura, Lucy... Ho paura di uscire viva da questa missione, ma senza qualcuno di voi, ma soprattutto ho paura di dover fare nuovamente i conti con il mio destino, con la mia malattia. Ho paura di vivere un altro giorno solo per scoprire che sarà un altro giorno da disabile. Ma ho anche paura di morire. Il solo pensiero di questa missione mi sta uccidendo, sono stressata fisicamente e psicologicamente, e vorrei tanto avere qualcosa che mi faccia sentire viva, così come ce l'hai tu. >

    < Io ho sempre paura, Nora. > replicò Lucy dopo alcuni secondi < Ho paura ogni volta che indosso la mia corazza, ogni volta che si sta per aprire il portellone della navetta da sbarco, ogni volta che imbraccio un fucile. Ho paura che da un momento all'altro arrivino i Razziatori. Ho paura per me, per voi che siete i miei unici amici e per gli uomini che guido in battaglia. Ho paura della sconfitta. Ho paura di sopravvivere e di rimanere di nuovo sola. > Si appoggiò con la testa al vetro dell'oblò < Sono sempre stata sola; non ricordo nulla della mia vita prima dei 16 anni e poi sono diventata uno strumento di morte della Fratellanza Ariana. Per tanto tempo non ho mai avuto accanto nessuno. La cosa divertente è che quando ero da sola non avevo mai paura; pensavo che la paura fosse una cosa per i deboli e io non volevo essere debole. > disse picchiando un pugno contro il vetro < Poi arrivò l'Army of Four e Selina. Rivoltarono la mia vita come un calzino! Scoprii il significato di parole a me sconosciute: amicizia, amore, sacrificio, gentilezza...e finalmente riuscii a capire cos'è la paura ma, soprattutto, cos'è il vero coraggio. > guardò Nora che la stava ascoltando attentamente < Io ho sempre pensato che il coraggio fosse rappresentato da un uomo che imbraccia un fucile; fu Marek, un batarian dolce come il miele, che mi aprì gli occhi. Un giorno, quando ero entrata da poco a far parte del suo gruppo di mercenari ci trovammo in una situazione critica. Avevamo due possibilità: arrenderci e avere salva la vita o combattere e rischiare di morire. Eravamo in 6 in quel gruppo: oltre a Marek, me e Selina, c'erano un krogan, un' asari e una batarian. Tutti loro non ci pensarono un attimo a decidere di combattere...io mi opposi fermamente cercando di farli ragionare. Ero convinta che le nostre possibilità di vittoria non fossero abbastanza alte da giustificare il nostro sacrificio. Marek mi prese in disparte e disse " Lucy, tu sei il miglior soldato che abbia mai visto in azione. Combatti come se avessi il fuoco nelle vene ma non sarai mai un vero soldato perchè non hai coraggio. " Gli diedi un pugno in faccia fortissimo, lo insultai a morte. Lui non reagì, aspettò che mi fossi calmata e proseguì esattamente da dove si era interrotto " Avere coraggio non significa non avere paura...quella si chiama incoscenza e non significa neanche imbracciare un'arma. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. E' raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede. " > In uno slancio affettuoso, abbracciò forte la sua amica a se < E' giusto avere paura, Nora e ammettere le proprie paure è il primo passo per sconfiggerle. Devi essere forte, devi essere coraggiosa! Io ti voglio bene! Non so se è sufficiente per farti sentire viva ma è tutto quello che posso darti. > Si staccò dall'amica asciugandosi una lacrima che si andava ad accumulare sotto l'occhio < Visto? Mi hai fatto piangere! > disse in un sorriso < Raccogliamo le nostre paure e mettiamole in corpo ai Razziatori, ok? Potremo anche perdere tutto ma almeno ci avremo provato e ricordati sempre il motto degli hidalgos spagnoli del XV secolo: 'La sconfitta è il blasone delle anime nobili'. >
     
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    Passare tutto il tempo sotto l'ombra di un ombrellone non era triste come tutti lo dipingevano. Per prima cosa la sabbia non scottava e non finivi abbrustolito dal sole, per seconda cosa ti permetteva di startene per conto tuo a pensare mentre i tuoi amici giocavano tranquillamente come bambini.
    Il relax in spiaggia non era certo fatto per Michelle: le sue scarse abilità di socializzare al di fuori del lavoro erano uno dei motivi per cui evitava le uscite di gruppo.
    Per tutto il tempo, Michelle non fece che guardare le persone che chiamava amici, divertirsi tra di loro senza la sua effettiva presenza. Il termine che utilizzava era errato, inesatto, ma era l'unica parola che si poteva avvicinare.
    Nessuno dei tre sapeva dei suoi trascorsi con Cerberus, di quello che aveva fatto e come si sentisse. A malapena sapevano che proveniva da Bekenstein e da una famiglia benestante, non proprio il massimo se cercavi di farti farti una nuova reputazione.
    Per Michelle andava bene anche così, dopotutto loro avevano la strana educazione del "non chiedere cose personali a persone che a malapena conosci". Un grave errore secondo la ragazza.

    Quando la giornata di relax in spiaggia finì, fecero ritorno alla nave. Nessuno però aveva preparato la ragazza alla vista di Lucy tirata completamente a lucido. Michelle pensò che anche in momenti come questi, c'erano persone che si sprecavano a vestirsi come se dovessero prendere parte a un gala di beneficenza.
    -Ma perché? Perché farsi così male?- domandò Michelle, ben sapendo che la sua domanda sarebbe stata senza risposta.
    Al contrario di lei, Nora approvò l'abbigliamento di Lucy. Michelle annotò mentalmente un'altra delle cose per cui non sarebbe andata d'accordo.
    Appena la mora uscì dalla stanza, tra Nora e Michelle vi fu silenzio. La bionda non era sempre propensa a fare comunicazione e quel silenzio non le risultò pesante. La cosa però non si poté dire della compagna che preferì uscire dalla stanza.
    Rimasta sola, Michelle si distese sul proprio letto e lì vi rimase.

    Quel momento di "pausa sociale" non durò molto per Michelle: Nora rientrò nella cabina con un caffè per lei. La bionda lo prese e ringraziò la compagna. "Un caffè non lo si nega mai"pensò Michelle, prima che Nora si mettesse a parlare.
    -Senti, Michelle, quando ho del tempo libero continuo a lavorare sui progetti di cui mi occupavo quando non potevo ancora utilizzare le gambe- le disse Nora.
    -Uh. Almeno una delle due ha effettivamente salvato i suoi progetti- commentò tristemente.
    Lei aveva dovuto distruggerli e cancellarne ogni traccia, ogni possibile dimenticanza le sarebbe costata cara e avrebbero potuto scoprirla.
    -Questo era lo schema per la terza generazione del mio robot, il NeboV3. Ho migliorato la fluidità di alcuni movimenti, ma ancora manca di una certa rapidità, e credo sia perchè mancano ancora delle articolazioni e snodature. Tu te ne intendi di anatomia umana, vero?- le domandò l'amica, mostrandole il datapad.
    -Passa qua- le disse Michelle, prendendo il datapad.

    L'ex-membro di Cerberus guardò con interesse gli schemi del robot. Michelle guardò le modifiche effettuate sulla macchina, le considerava sufficienti per il loro lavoro ma ancora da migliorare.
    -Visto lo stato in cui ci ritroviamo, dovremo fare i McGiver della situazione. Se avessimo il mio vecchio laboratorio magari, dico proprio magari, avremmo potuto potenziarlo come si deve. Per iniziare, vorrei farti notare che la circonduzione è troppo rigida, sembra quella di un krogan. Potremmo provare a renderla più morbida, in questo modo la corsa e i salti dovrebbero essere più naturali.- cominciò a spiegare, avvicinandosi a Nora e mostrando sul datapad il ginglimo del ginocchio del robot.
    -Dopodiché, io direi di riguardare alcuni componenti delle braccia: sono buoni per uno scontro a fuoco ma sono poco resistenti agli scontri ravvicinati...-

    La serata si svolse in modo piuttosto divertente per Michelle: mettersi al confronto con un'altra persona su un progetto le ricordava il suo lavoro prima dei Razziatori; in qualche modo non la faceva rimanere da sola a pensare alla missione del giorno dopo.
    Non tutte le modifiche suggerite da lei venivano accolte, vuoi per mancanza di materiale o visioni contrastanti, ma in qualche modo riuscirono a ricavare un nuovo schema per NeboV3 e a renderlo più funzionale.
    La cosa però stancò velocemente Michelle, tanto che come al suo solito si ritrovava a dormire anche quando le sue due compagne di stanza erano più che sveglie.

    La bionda era completamente immersa nel mondo dei sogni, tant'è che non si accorse dell'arrivo di Lucy in camera e della discussione tra lei e Nora.
    La scienziata stava sognando un vecchio ricordo, di quando lei era ancora sotto il servizio dell'Uomo Misterioso, prima dell'invasione dei Razziatori. Stava sperimentando nuovi potenziamenti genetici su delle cavie umane: schiavi comprati dai batarian o prigionieri. Per lei non faceva differenza, erano semplice carne da esperimento.
    -Il suo corpo rigetta il farmaco, è inutile- borbottò nel sonno, a voce bassa, -Prendetene un altro- e così dicendo si girò sull'altro fianco, ancora addormentata.

     
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