Lacrime nella pioggia

Sistemi Terminus

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    Banshee

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    Lucy “Lucifer” Kruger

       Fazione: Arian Brotherhood
       Ruolo:Assassina



    Marek era riuscito a convincere i suoi superiori a concedergli di ospitare momentaneamente Lucy nei propri alloggi; in quanto ufficiale di grado elevato, il batarian poteva disporre di un allogio molto più spazioso della media: oltre alla camera da letto con un ampio giaciglio a una piazza e mezza, Marek possedeva anche un piccolo salotto con cucina incorporata e un vero bagno con doccia e acqua calda.
    Lucy aveva appena finito di ripulirsi dalla sporcizia accumulata durante la battaglia. La doccia calda era riuscita nella missione impossibile di ritemprarla e ridarle un po' di fiducia, si era finalmente tolta i vestiti sporchi che aveva gettato a lavare e ora indossava solo un ampio asciugamano che portava allacciato appena sopra i generosi seni.
    Quando uscì dal bagno, di Marek non c'era traccia e Lucy ne approfittò per perlustrare l'appartamento. Il batarian era sempre stato ordinato e la ragazza sorrise ricordando i continui bisticci tra il batarian e Selina con Lucy a fare da paciere durante la loro convivenza sulla UltraViolent; tanto la russa era confusionaria e approssimativa, tanto il batarian era lineare e preciso.

    La camera di Marek, pur nel suo ordine, non era asettica: sulle pareti erano appese numerose fotografie dell'Army of Six e in un angolo, il batarian aveva ricavato un vero e proprio mausoleo per i suoi defunti amici. I cinque volti sorridenti di coloro che aveva pensato di avere perso erano contornati da profumosi fiori colorati mentre una sorta di piccolo altare sorreggeva le fiammelle di 5 candele. Lucy si accovacciò di fronte a quella specie di tomba e con un dito, cominciò a sfiorare i volti delle uniche persone che le avessero voluto veramente bene. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime mentre il suo polpastrello si adagiava leggero sul volto del suo grande amore; Selina sembrava fissarla con il suo solito sorriso buffo che riusciva sempre a rendere Lucy felice.
    La ragazza non si accorse dell'arrivo di Marek se non quando la sua mano le passò sopra la spalla e andò ad afferrare una delle candele < Questa non serve più. > disse soffiando sulla fiamma il batarian.
    Lucy , imbarazzata, si rimise in piedi asciugandosi frettolosamente le lacrime dagli occhi < Scusa la mia invadenza...tu non c'eri e... >
    < Va tutto bene Lucy, non devi scusarti di nulla. > disse il batarian andondole vicino e posandole una mano sulla spalla. < Matt e la tua amica Nora si stanno riprendendo velocemente e anche la ragazza bionda, quella Michelle, ha finalmente smesso di tremare come una foglia...a essere sinceri, ora ci guarda come se fossimo cavie da laboratorio! >
    Lucy sorrise e si fece più vicina al batarian fino ad andare quasi ad accoccolarsi tra le sue braccia < Sono felice di averti ritrovato...non riuscivo a rassegnarmi all'idea di essere rimasta sola. >
    < Ma tu non eri sola! Hai avuto Matt e Nora e Michelle accanto. >
    < Sì, loro sono ciò che si avvicina di più ad un amico ma non sono come me, non sono come te. > disse Lucy alzando la testa per osservare Marek negli occhi.
    Marek la guardò interrogativo mentre la ragazza andava ad accomodarsi sul letto; con la mano, diede un paio di colpetti sul materasso, invitando Marek a sedersi accanto a lei.
    < Tu chiameresti amico qualcuno di cui non sai nulla? > domandò la ragazza sconsolata. Marek scosse la testa, invitandola con gli occhi a spiegarsi meglio < Matt, Nora e Michelle sono come isole impenetrabili, circondate da un mare sempre in burrasca. Ogni volta che cerchi di avvicinarti a riva, le onde si gonfiano ricacciandoti al largo. > cercò di spiegare Lucy < Li conosco da 3 anni ma non so nulla di loro e loro non sono interessati a sapere qualcosa di me. Ci provo, sai? Ci provo continuamente ad avvicinarmi a loro, a strappare qualche confidenza, qualche segreto...a provare a renderli partecipi dei miei pensieri, dei miei sogni. Purtroppo, ognuno di loro, è troppo impegnato da se stesso: Matt è oppresso dal peso delle responsabilità, Nora dalla paura di tornare disabile e Michelle...lei non ha sentimenti, solo ragione e raziocinio. > Si interruppe alcuni istanti, indecisa su come proseguire il discorso. Il suo sguardo tornò a posarsi sulla fotografia dei loro amici < Capisci? Senza qualcuno che sa tutto di te, che ti ascolta, che ti accetta con pregi e difetti, non resta altro che la solitudine...ed essere soli è come non vivere. Scusami...parlo troppo e ti sto annoiando... >
    Marek le prese la mano stringendola delicatamente < Mi piace ascoltare la tua voce. > amplificò la stretta sulla mano e Lucy ricambiò il gesto, felice di quel contatto così dolce < Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Penso di non avere mai odiato nessuno quanto odiavo te...mi prevaricavi, cercavi di prendere il comando e per di più mi avevi portato via la ragazza! Avresti mai scommesso che noi due diventassimo amici? > Lucy sorrise scuotendo la testa < E invece ora guardaci: mano nella mano nella mia camera da letto e con te mezza nuda. Forse dovresti parlare con loro, dire quello che hai detto a me ora. Avrei voluto dire tante cose a Selina, a Korra, a Niissa, a Grat e anche a te ma ho sempre esitato perchè ero sicuro che ci sarebbe stato sempre 'tempo'. Invece loro non ci sono più e io, ogni giorno, sento il rimorso delle parole che non ho detto, dei gesti che non ho fatto. Questa guerra mi ha fatto capire come il nostro tempo non è infinito...non lo è mai stato. > il batarian liberò la mano di Lucy, fissando un punto indefinito che cadeva più o meno all'altezza della punta delle sue scarpe.

    Lucy restò silenziosa a lungo, si mordicchiava un labbro pensierosa rimuginando sulle parole di Marek < Forse hai ragione...ma credo che sarà inutile con loro. Marek...ci sto pensando da quando ho sentito il tuo nome sul relitto...io...insomma, qui si sta bene e con te accanto mi sento al sicuro...io...non voglio più tornare indietro...voglio restare qui, con te. >
    Il batarian l'abbracciò stretta a se < Mentirei se dicessi che non volevo sentire queste parole. Se è quello che vuoi, potrai restare qui per tutto il tempo che vorrai. >
    < Grazie, Marek. > replicò Lucy ricambiando l'abbraccio.

    Tra loro due non c'era mai stato nulla tranne che una profonda amicizia ma Lucy aveva colto più volte Marek osservarla di nascosto durante i loro anni nell'Army per poi distogliere subito lo sguardo quando si accorgeva di essere stato pizzicato; altre volte, la mora aveva l'impressione che il batarian fosse sul punto di saltarle addosso e ciò la metteva a disagio. Selina un paio di volte aveva sfiorato l'argomento 'Credo che Marek ti voglia scopare come una cagna!' le diceva ridendo 'Potremmo fare una cosa a tre? Non credi?'. Ogni volta Lucy aveva preso quelle provocazioni come scherzi di pessimo gusto ma ora, in quella stanza, sentiva una strana attrazione per il suo amico batarian. E mentre era lì, abbracciata a lui, riusciva a sentirsi al sicuro, apprezzata...quasi amata.

    < E a me? > disse improvvisamente fissando il batarian negli occhi < Cosa avresti voluto dirmi che non hai mai avuto il tempo o il coraggio di dirmi? > spiegò facendosi sotto all'amico. Marek dapprima indietreggiò imbarazzato fino a sdraiarsi quasi sul letto ma Lucy le andò ancora più vicino, ripetendo la domanda.
    < Perchè proprio ora? > domandò confuso.
    < Lo hai detto tu, il nostro tempo non è infinito...le lancette corrono e, con i Razziatori, esse vanno al triplo della velocità. Sono stanca di gente che pensa solo a sopravvivere un giorno in più, un minuto in più...io voglio vivere! Voglio vivere perchè finchè sarò in vita, Selina e Korra e Niissa e Grat...tutti loro continueranno a vivere nel mio cuore, nel nostro cuore! Perciò devi dirmelo Marek...devi dirmi quello che non mi hai mai detto. Devi dirmelo perchè io voglio continuare a vivere! >
    Il batarian prese coraggio, rialzandosi leggermente dal letto e andando ancora più vicino all'umana < Ho amato Selina per il suo corpo, la sua simpatia, i suoi modi di atteggiarsi. E ho amato Korra per la sua austerità, la sua forza, il suo innato spirito combattivo. Eppure, nessuna delle due mi ha mai fatto sentire come mi hai fatto sempre sentire tu. > disse sfiorando il viso della ragazza < Non so come ci riesci...cosa hai di così speciale da farmi regredire a un adolescente alle prese con la sua prima cotta. Ogni volta che ti guardo io vorrei possederti, vorrei fare l'amore con te per ore senza mai smettere. Sei così...bella...con quegli occhi tristi e quel corpo che mi mozza il fiato in gola e poi...la tua voce...non mi stancherei mai di ascoltare la tua voce. >
    < Perchè non me lo hai detto prima? >
    < Perchè tu amavi Selina...tu ami ancora Selina! Non volevo rovinare il nostro rapporto e non volevo perdervi dicendoti queste cose. > replicò pronto il batarian sulla difensiva.
    < Sì...io amo ancora Selina...l'amerò sempre. Ma noi siamo ancora qui...non possiamo permettere a un fantasma di mettersi sulla nostra strada. >
    < Non possiamo Lucy... > disse il batarian allontanando la ragazza.

    Lucy si alzò portandosi una mano all'asciugamano, lo slacciò e lo lasciò cadere ai propri piedi restando nuda < Guardami Marek...guardami e dimmi che mi vuoi! >
    Marek osservava quel corpo tornito da mille battaglie ma che era riuscito miracolosamente a mantenere intatta la sua femminilità; i seni turgidi con le rosee aureole lo invitavano ad essere toccati; gli occhi azzurri, quasi di ghiaccio, fremevano in attesa della risposta; le labbra rosse, dischiuse in preda al respiro accelerato, bramavano il calore dei suoi baci < Io...ti voglio, Lucy... >
    < Dimmi che mi desideri! > disse avvicinandosi al batarian con voce sensuale.
    < Io ti desidero, Lucy...io ti... >
    < Dimmelo Marek! Ho bisogno che tu lo dica... >
    < Io ti...amo! >

    Marek afferrò la ragazza appena sotto i glutei, sollevandola di peso e gettandola violentemente sul letto. Le fu subito sopra mentre Lucy, con mani esperte, cominciava a togliere gli indumenti del batarian. Le loro bocche continuavano a cercarsi, le loro mani a intrecciarsi, i loro corpi a sfiorarsi, bramosi l'uno dell'altra.
    < Aspettavo questo momento dalla prima volta che ti ho visto... > disse Marek in una pausa < ...potrebbe crearci parecchi problemi questa cosa...sia con i batarian, sia con i tuoi compagni... >
    < Non mi interessa...non ora...non adesso... > replicò l'umana attirando a se il batarian.

    Proprio mentre le loro bocche si stavano per incontrare nuovamente, una serie di rintocchi provenne dalla porta. I due si guardarono imbarazzati alcuni secondi prima che Marek si alzasse agilmente dal letto, coprendo in punta di piedi lo spazio che divideva il giaciglio dalla porta d'ingresso; il batarian guardò dallo spioncino e si girò di scatto verso Lucy < Cazzo!!! > esclamò agitato sotto voce < E' Matt!!!! Presto, mettiti qualcosa addosso! > ordinò mentre a sua volta si fiondava verso i propri pantaloni dell'uniforme cercando di indossarli più alla svelta possibile.
    Lucy si rese conto di non avere nient'altro da indossare se non l'ampio asciugamano e così tornò a metterselo allacciato appena sopra al seno in modo da coprire tutte le sue pudenda, poi si mise comoda sul letto, assumendo un'espressione innocente e annuendo verso il suo compagno batarian.
    Marek annuì a sua volta e aprì la porta < Matt! > esclamò forse un pò troppo gioviale < Che bello vederti già in piedi! Accomodati! > disse invitandolo ad entrare. Al batarian non sfuggì l'occhiataccia con cui Matt fulminò Lucy che, mezza nuda, se ne stava nel letto e a cui la ragazza rispose con un grande sorriso e facendo 'ciao, ciao' con la mano < Lucy sarà mia ospite durante la vostra permanenza... > spiegò imbarazzato Marek senza avere il coraggio di guardare Matt in faccia.




    Edited by hellequin81 - 19/10/2015, 16:43
     
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    Eleanor "Nora" Elliott

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere



    Una umana? Cosa poteva mai farci un'umana nel pianeta natale dei Batarian? Quella dannata missione stava svelando più sorprese di quanto Eleanor potesse sopportare. Un dolore fortissimo alla ferita nel fianco la portò instintivamente a posare la mano su di essa: era evidente che l'effetto del medigel stesse svanendo, ma c'era chi aveva più bisogno di una mano. Il medico, che non si era ancora accorto dello stato di Matthew, fece per medicare lei, ma Nora porse una mano in avanti.
    "No, pensate a lui, io me la caverò." Il dottore girò la testa e notò il corpo mal ridotto di Gunnarsson, e dovette trovarsi d'accordo con la richiesta di Eleanor, ma riteneva che non curare una ferita del genere potesse essere rischioso, dato che rischiava di infettarsi, specialmente di batteri provenienti da un pianeta diverso dalla Terra... Così, mentre il Batarian si precipitava in soccorso del comandante, ordinò alla giovane umana di somministrarle del Medigel e di fasciare la ferita.
    "Non so cosa diamine ci fai su questo pianeta" chiese dubbiosa Nora, mentre l'umana si occupava di lei "Ma se sei sopravvissuta in mezzo ai quattr'occhi per tutto questo tempo, allora devi essere una dura" disse scherzosamente, ma l'ennesima fitta interruppe quel momento, facendola tossire.

    La medicazione sulla rossa durò poco, così l'infermiera umana accorse ad aiutare il medico Batarian, che nel frattempo si era fatto aiutare da altri suoi simili.
    Eleanor si affacciò dal minuscolo oblò della trivella, che fino a quel momento non aveva mostrato altro che terra e rocce. Ad un certo punto la luce entrò proprio da quella finestra, illuminando l'interno del veicolo ed abbagliando la scienziata, che sobbalzò. Appena i suoi occhi riuscirono ad abituarsi al cambio di luce, davanti a lei si prospettò un'intera città sotterranea. Era uno spettacolo che per forza di cose doveva produrti un misto di emozioni tra le più svariate: Nora, in particolare, provò meraviglia mista ad angoscia, inquietudine e sicurezza. In verità, le possibilità che i Razziatori riuscissero a trovarli erano decisamente alte, specialmente alla luce del fatto che avevano appena lasciato la nave attraverso un buco nel suolo. Sarebbe stato sicuro rimuovere ogni traccia facendo detonare la galleria appena scavata, e probabilmente i Batarian l'avrebbero fatto presto, ma i Razziatori erano fin troppo intelligenti da non capire il trucco.

    Nonostante fossero arrivati nei pressi della città sotterranea, passarono ancora diversi minuti prima che i Batarian potessero dare il via libera sul lasciare la trivella... Dovettero raggiungere uno dei silos, ed ancora lì dovettero sottoporsi ad alcune verifiche sanitarie, per evitare che i Batarian venissero contagiati da qualche malattia sospetta che, in quel brutto periodo, sarebbe costata davvero troppo.
    Eleanor passò tutto il tempo del tragitto in silenzio, tra l'osservare attraverso l'oblò e lo stringere la mano di Matthew. La ragazza infatti era maledettamente preoccupata per il suo amico e comandante, ed in un certo senso, per quanto ci provasse, non riusciva a non dare la colpa di tutto quello a Michelle, ma anche a se stessa. Era Nora ad essersi auto-incaricata il compito di proteggere la giovane scienziata, e facendosi colpire non solo aveva mandato all'aria la sua missione di protezione, ma aveva evidentemente mandato nel panico Michelle, costringendo Matthew ad uscire allo scoperto per salvarla. In quei lunghissimi minuti avrebbe voluto tanto prendere a pugni Michelle, ma dato il precedente sarebbe stato alquanto ipocrita. Intanto, Matthew rischiava la vita, e tutto quello che le tre amiche potevano fare era aspettare. Lucy passò il tempo a chiacchierare con il suo vecchio amico Marek, mentre Michelle restò in silenzio, proprio come lei. Forse anche lei si addossava la colpa, come Nora stava facendo? Forse doveva parlarle? No, Eleanor non sapeva proprio cosa dirle.

    Quando finalmente arrivò il momento di scendere dal veicolo, altri Batarian si fiondarono dentro e portarono via Matthew, con il medico. L'umana invece restò con il gruppo, dato che a quanto pare le era stato assegnato un nuovo compito, cioè quello di accompagnare i suoi simili attraverso la città fino al centro medico. Dentro l'auto con la quale portarono via il comandante non c'era posto per loro, ma d'altronde l'ospedale, a detta dei Batarian e dell'umana, non era tanto distante. Così, mentre la giovane faceva da guida, Eleanor vi si avvicinò per farle una serie di domande.
    "Yvette, giusto? Posso chiederti cosa ci fai qui?" La rossa non fece quella domanda per pura curiosità. Era più un pensiero che la portava a provare un senso di angoscia: i Batarian vivevano lì sotto da anni, ed Eleanor cominciò a pensare che nemmeno loro se ne sarebbero andati tanto presto.

     
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    Michelle Hawkins

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Genetista


    Respiro pesante. Occhi sbarrati dalla paura. Corpo rigido come il marmo, inamovibile. Freddo, vuoto, silenzio, echi distanti di urla, rumore, luci e persone.
    Spari, qualcuno la chiama. Ma chi sta chiamando? Qualcosa la spinge.
    Si muove, le gambe imparano a correre, le mani ad afferrare. Gli occhi si riempiono di nuove immagini, volti, colori. Nuovo posto, nuove persone.
    Si muove, ma lei è ferma. Scende, ma lei è in piedi. Qualcosa diverso da lei si muove, scende. C'è rumore.
    Le gambe cominciano a muoversi, a spostarsi. Raggiungono un punto dove i rumori e suoni rimbalzano, si scontrano e scappano. Il corpo si siede, si stringe. Vuole sparire in quell'angolo dove è raggomitolato.
    La testa si porta sulle ginocchia, le mani stringono i capelli dorati. Mani tremanti e insicure.

    Il corpo piange e l'anima lo accompagna.
    Non vi è rumore, perché il corpo ha imparato a mentire. Non vi è spettacolo, perché l'anima non vuole mostrarsi.

    Paura, insicurezza, fallimento, codardia.
    Rabbia, incomprensione, colpa, umanità.

    Nel silenzio del suo pianto, Michelle si perse e si ritrovò numerose volte. Infine, la donna fu in grado di prendere coscienza di sé e delle sue azioni. La sua unica parte umana dell'anima lasciò il dominio alla ragione, più forte e caparbia, per tornare dove era stata segregata.
    L'unica colpa che possiedi è quella di non esserti spiegata. Chi non sa compiere il proprio dovere viene lasciato indietro e chi è in disaccordo con questo giudizio non merita niente.
    Questa era l'unica filosofia che la sua mente aveva imparato ed accettato. Lei aveva peccato nel cadere in panico e per questo avrebbe dovuto pagare. Matt si era intromesso, era andato in disaccordo. Lui non meritava niente: nessun ringraziamento, scusa o altro. Ricevere nulla era più doloroso che ricevere qualcosa.
    La ragione prendeva pieno potere di ogni membro del suo essere. L'istinto era l'unica cosa tollerata all'infuori di essa.

    Quando fu il momento di scendere, gli occhi verdi della scienziata, cerchiati di rosso a causa del pianto, guardarono vuoti il corpo di Matt. Era la prima volta in tutto il viaggio che lo guardava e non provava altro che risentimento. Il vuoto si mischiò al freddo. Cambiò soggetto quando l'uomo fu portato via. Guardò Nora, che per tutta la discesa non era che rimasta accanto all'amico.
    I verdi occhi vuoti e freddi non fecero che condannare un simile attaccamento emotivo; fecero lo stesso anche con Lucy, che stava particolarmente vicino a un batarian con cui sembrava in confidenza.
    A chi chiese ma fu negato, non è permesso capire. A chi cercò e non fu capace di trovar nulla, non è permesso comprendere. A chi non è capace di piangere neanche per se stesso, non è permesso conoscere.
    Gli occhi di Michelle si rivolsero poi verso una nuova figura, colei che si era premunita di fare loro da guida per quel luogo.
    Non c'erano informazioni su di lei, nessun parere, nessuna nota. Era nuova e per questo finì per diventare un nuovo oggetto di studio per la mente curiosa dell'ex-membro di Cerberus.
    Non fu l'unica a subire quella sorte. Il luogo in cui si ritrovavano stava subendo la stessa sorte.
    Lei non avrebbe accettato di sottostare alle regole di quel posto così alieno. Lei sapeva solo una cosa: loro disprezzavano per natura gli umani e per questo si reputavano superiori. Lei non faceva che ripagarli con la loro stessa moneta, da anni.
    Al loro tempo loro prendevano schiavi e li vendevano; non sempre rimanevano vivi. Cerberus prendeva delle cavie batarian per lei e li usava, il più delle volte non raggiungevano il giorno dopo. Era uno scambio equo. La sua ragione lo imponeva come equo, i suoi insegnamenti lo rendevano tale e le uniche persone che le avessero dimostrato vero interesse non facevano che concordare.
    La carnefice era finita in una città di cavie. Ma lei si considerava ancora come tale?

     
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    Sul mezzo rimossero i proiettili con un attrezzo elettromagnetico. Buttavano grandi quantità di acqua ossigenata sulle ferite per disinfettarle e non usavano medigel nei limiti del possibile. Matt dal canto suo li lasciò fare, non aveva le energie per opporsi. Lo medicarono ma vennero aiutati dai sistemi della corazza, già settati sull'organismo di Matt, che dopo anni e anni di uso sapevano esattamente come curarlo al meglio e fornivano indicazioni costanti ai medici. Quando arrivarono Matt venne portato via. Non aveva nemmeno fatto in tempo a salutare Marek... Venne portato poco distante, in una specie di ospedale da campo. Passò li la notte e la mattina successive. Le attenzioni dei medici, l'efficienza della corazza e la Pasta di Varren fecero il loro dovere. Non era in grado di dirsi in forma ma riusciva a camminare. Non vedeva nessuno della sua squadra dal giorno prima ma non cercava loro. Si fece dare indicazioni e raggiunse l'alloggio di Marek. Una volta li bussò forte sulla porta automatica. Aveva ancora l'elmo addosso
     
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    Marek era riuscito a convincere i suoi superiori a concedergli di ospitare momentaneamente Lucy nei propri alloggi; in quanto ufficiale di grado elevato, il batarian poteva disporre di un allogio molto più spazioso della media: oltre alla camera da letto con un ampio giaciglio a una piazza e mezza, Marek possedeva anche un piccolo salotto con cucina incorporata e un vero bagno con doccia e acqua calda.
    Lucy aveva appena finito di ripulirsi dalla sporcizia accumulata durante la battaglia. La doccia calda era riuscita nella missione impossibile di ritemprarla e ridarle un po' di fiducia, si era finalmente tolta i vestiti sporchi che aveva gettato a lavare e ora indossava solo un ampio asciugamano che portava allacciato appena sopra i generosi seni.
    Quando uscì dal bagno, di Marek non c'era traccia e Lucy ne approfittò per perlustrare l'appartamento. Il batarian era sempre stato ordinato e la ragazza sorrise ricordando i continui bisticci tra il batarian e Selina con Lucy a fare da paciere durante la loro convivenza sulla UltraViolent; tanto la russa era confusionaria e approssimativa, tanto il batarian era lineare e preciso.

    La camera di Marek, pur nel suo ordine, non era asettica: sulle pareti erano appese numerose fotografie dell'Army of Six e in un angolo, il batarian aveva ricavato un vero e proprio mausoleo per i suoi defunti amici. I cinque volti sorridenti di coloro che aveva pensato di avere perso erano contornati da profumosi fiori colorati mentre una sorta di piccolo altare sorreggeva le fiammelle di 5 candele. Lucy si accovacciò di fronte a quella specie di tomba e con un dito, cominciò a sfiorare i volti delle uniche persone che le avessero voluto veramente bene. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime mentre il suo polpastrello si adagiava leggero sul volto del suo grande amore; Selina sembrava fissarla con il suo solito sorriso buffo che riusciva sempre a rendere Lucy felice.
    La ragazza non si accorse dell'arrivo di Marek se non quando la sua mano le passò sopra la spalla e andò ad afferrare una delle candele < Questa non serve più. > disse soffiando sulla fiamma il batarian.
    Lucy , imbarazzata, si rimise in piedi asciugandosi frettolosamente le lacrime dagli occhi < Scusa la mia invadenza...tu non c'eri e... >
    < Va tutto bene Lucy, non devi scusarti di nulla. > disse il batarian andondole vicino e posandole una mano sulla spalla. < Matt e la tua amica Nora si stanno riprendendo velocemente e anche la ragazza bionda, quella Michelle, ha finalmente smesso di tremare come una foglia...a essere sinceri, ora ci guarda come se fossimo cavie da laboratorio! >
    Lucy sorrise e si fece più vicina al batarian fino ad andare quasi ad accoccolarsi tra le sue braccia < Sono felice di averti ritrovato...non riuscivo a rassegnarmi all'idea di essere rimasta sola. >
    < Ma tu non eri sola! Hai avuto Matt e Nora e Michelle accanto. >
    < Sì, loro sono ciò che si avvicina di più ad un amico ma non sono come me, non sono come te. > disse Lucy alzando la testa per osservare Marek negli occhi.
    Marek la guardò interrogativo mentre la ragazza andava ad accomodarsi sul letto; con la mano, diede un paio di colpetti sul materasso, invitando Marek a sedersi accanto a lei.
    < Tu chiameresti amico qualcuno di cui non sai nulla? > domandò la ragazza sconsolata. Marek scosse la testa, invitandola con gli occhi a spiegarsi meglio < Matt, Nora e Michelle sono come isole impenetrabili, circondate da un mare sempre in burrasca. Ogni volta che cerchi di avvicinarti a riva, le onde si gonfiano ricacciandoti al largo. > cercò di spiegare Lucy < Li conosco da 3 anni ma non so nulla di loro e loro non sono interessati a sapere qualcosa di me. Ci provo, sai? Ci provo continuamente ad avvicinarmi a loro, a strappare qualche confidenza, qualche segreto...a provare a renderli partecipi dei miei pensieri, dei miei sogni. Purtroppo, ognuno di loro, è troppo impegnato da se stesso: Matt è oppresso dal peso delle responsabilità, Nora dalla paura di tornare disabile e Michelle...lei non ha sentimenti, solo ragione e raziocinio. > Si interruppe alcuni istanti, indecisa su come proseguire il discorso. Il suo sguardo tornò a posarsi sulla fotografia dei loro amici < Capisci? Senza qualcuno che sa tutto di te, che ti ascolta, che ti accetta con pregi e difetti, non resta altro che la solitudine...ed essere soli è come non vivere. Scusami...parlo troppo e ti sto annoiando... >
    Marek le prese la mano stringendola delicatamente < Mi piace ascoltare la tua voce. > amplificò la stretta sulla mano e Lucy ricambiò il gesto, felice di quel contatto così dolce < Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Penso di non avere mai odiato nessuno quanto odiavo te...mi prevaricavi, cercavi di prendere il comando e per di più mi avevi portato via la ragazza! Avresti mai scommesso che noi due diventassimo amici? > Lucy sorrise scuotendo la testa < E invece ora guardaci: mano nella mano nella mia camera da letto e con te mezza nuda. Forse dovresti parlare con loro, dire quello che hai detto a me ora. Avrei voluto dire tante cose a Selina, a Korra, a Niissa, a Grat e anche a te ma ho sempre esitato perchè ero sicuro che ci sarebbe stato sempre 'tempo'. Invece loro non ci sono più e io, ogni giorno, sento il rimorso delle parole che non ho detto, dei gesti che non ho fatto. Questa guerra mi ha fatto capire come il nostro tempo non è infinito...non lo è mai stato. > il batarian liberò la mano di Lucy, fissando un punto indefinito che cadeva più o meno all'altezza della punta delle sue scarpe.

    Lucy restò silenziosa a lungo, si mordicchiava un labbro pensierosa rimuginando sulle parole di Marek < Forse hai ragione...ma credo che sarà inutile con loro. Marek...ci sto pensando da quando ho sentito il tuo nome sul relitto...io...insomma, qui si sta bene e con te accanto mi sento al sicuro...io...non voglio più tornare indietro...voglio restare qui, con te. >
    Il batarian l'abbracciò stretta a se < Mentirei se dicessi che non volevo sentire queste parole. Se è quello che vuoi, potrai restare qui per tutto il tempo che vorrai. >
    < Grazie, Marek. > replicò Lucy ricambiando l'abbraccio.

    Tra loro due non c'era mai stato nulla tranne che una profonda amicizia ma Lucy aveva colto più volte Marek osservarla di nascosto durante i loro anni nell'Army per poi distogliere subito lo sguardo quando si accorgeva di essere stato pizzicato; altre volte, la mora aveva l'impressione che il batarian fosse sul punto di saltarle addosso e ciò la metteva a disagio. Selina un paio di volte aveva sfiorato l'argomento 'Credo che Marek ti voglia scopare come una cagna!' le diceva ridendo 'Potremmo fare una cosa a tre? Non credi?'. Ogni volta Lucy aveva preso quelle provocazioni come scherzi di pessimo gusto ma ora, in quella stanza, sentiva una strana attrazione per il suo amico batarian. E mentre era lì, abbracciata a lui, riusciva a sentirsi al sicuro, apprezzata...quasi amata.

    < E a me? > disse improvvisamente fissando il batarian negli occhi < Cosa avresti voluto dirmi che non hai mai avuto il tempo o il coraggio di dirmi? > spiegò facendosi sotto all'amico. Marek dapprima indietreggiò imbarazzato fino a sdraiarsi quasi sul letto ma Lucy le andò ancora più vicino, ripetendo la domanda.
    < Perchè proprio ora? > domandò confuso.
    < Lo hai detto tu, il nostro tempo non è infinito...le lancette corrono e, con i Razziatori, esse vanno al triplo della velocità. Sono stanca di gente che pensa solo a sopravvivere un giorno in più, un minuto in più...io voglio vivere! Voglio vivere perchè finchè sarò in vita, Selina e Korra e Niissa e Grat...tutti loro continueranno a vivere nel mio cuore, nel nostro cuore! Perciò devi dirmelo Marek...devi dirmi quello che non mi hai mai detto. Devi dirmelo perchè io voglio continuare a vivere! >
    Il batarian prese coraggio, rialzandosi leggermente dal letto e andando ancora più vicino all'umana < Ho amato Selina per il suo corpo, la sua simpatia, i suoi modi di atteggiarsi. E ho amato Korra per la sua austerità, la sua forza, il suo innato spirito combattivo. Eppure, nessuna delle due mi ha mai fatto sentire come mi hai fatto sempre sentire tu. > disse sfiorando il viso della ragazza < Non so come ci riesci...cosa hai di così speciale da farmi regredire a un adolescente alle prese con la sua prima cotta. Ogni volta che ti guardo io vorrei possederti, vorrei fare l'amore con te per ore senza mai smettere. Sei così...bella...con quegli occhi tristi e quel corpo che mi mozza il fiato in gola e poi...la tua voce...non mi stancherei mai di ascoltare la tua voce. >
    < Perchè non me lo hai detto prima? >
    < Perchè tu amavi Selina...tu ami ancora Selina! Non volevo rovinare il nostro rapporto e non volevo perdervi dicendoti queste cose. > replicò pronto il batarian sulla difensiva.
    < Sì...io amo ancora Selina...l'amerò sempre. Ma noi siamo ancora qui...non possiamo permettere a un fantasma di mettersi sulla nostra strada. >
    < Non possiamo Lucy... > disse il batarian allontanando la ragazza.

    Lucy si alzò portandosi una mano all'asciugamano, lo slacciò e lo lasciò cadere ai propri piedi restando nuda < Guardami Marek...guardami e dimmi che mi vuoi! >
    Marek osservava quel corpo tornito da mille battaglie ma che era riuscito miracolosamente a mantenere intatta la sua femminilità; i seni turgidi con le rosee aureole lo invitavano ad essere toccati; gli occhi azzurri, quasi di ghiaccio, fremevano in attesa della risposta; le labbra rosse, dischiuse in preda al respiro accelerato, bramavano il calore dei suoi baci < Io...ti voglio, Lucy... >
    < Dimmi che mi desideri! > disse avvicinandosi al batarian con voce sensuale.
    < Io ti desidero, Lucy...io ti... >
    < Dimmelo Marek! Ho bisogno che tu lo dica... >
    < Io ti...amo! >

    Marek afferrò la ragazza appena sotto i glutei, sollevandola di peso e gettandola violentemente sul letto. Le fu subito sopra mentre Lucy, con mani esperte, cominciava a togliere gli indumenti del batarian. Le loro bocche continuavano a cercarsi, le loro mani a intrecciarsi, i loro corpi a sfiorarsi, bramosi l'uno dell'altra.
    < Aspettavo questo momento dalla prima volta che ti ho visto... > disse Marek in una pausa < ...potrebbe crearci parecchi problemi questa cosa...sia con i batarian, sia con i tuoi compagni... >
    < Non mi interessa...non ora...non adesso... > replicò l'umana attirando a se il batarian.

    Proprio mentre le loro bocche si stavano per incontrare nuovamente, una serie di rintocchi provenne dalla porta. I due si guardarono imbarazzati alcuni secondi prima che Marek si alzasse agilmente dal letto, coprendo in punta di piedi lo spazio che divideva il giaciglio dalla porta d'ingresso; il batarian guardò dallo spioncino e si girò di scatto verso Lucy < Cazzo!!! > esclamò agitato sotto voce < E' Matt!!!! Presto, mettiti qualcosa addosso! > ordinò mentre a sua volta si fiondava verso i propri pantaloni dell'uniforme cercando di indossarli più alla svelta possibile.
    Lucy si rese conto di non avere nient'altro da indossare se non l'ampio asciugamano e così tornò a metterselo allacciato appena sopra al seno in modo da coprire tutte le sue pudenda, poi si mise comoda sul letto, assumendo un'espressione innocente e annuendo verso il suo compagno batarian.
    Marek annuì a sua volta e aprì la porta < Matt! > esclamò forse un pò troppo gioviale < Che bello vederti già in piedi! Accomodati! > disse invitandolo ad entrare. Al batarian non sfuggì l'occhiataccia con cui Matt fulminò Lucy che, mezza nuda, se ne stava nel letto e a cui la ragazza rispose con un grande sorriso e facendo 'ciao, ciao' con la mano < Lucy sarà mia ospite durante la vostra permanenza... > spiegò imbarazzato Marek senza avere il coraggio di guardare Matt in faccia.


     
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    Eleanor "Nora" Elliott

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere



    Nora restò a parlare con Yvette per parecchio tempo, prima di congedarla al centro medico. Restò lì per un po' in preda al timore di perdere un caro amico. Eleanor non credeva in alcun dio, perciò non poteva pregare per lui, ma gli restò accanto.
    Fortunatamente tutto andò per il verso giusto, ed i medici ordinarono a Nora di lasciarlo riposare, oltre a consigliarle di fare altrettanto. Le era stato assegnato un piccolo appartamento con il minimo indispensabile... Non che le servisse altro, tutto ciò che aveva per svagarsi era rimasto sulla nave. I suoi progetti incompleti, il suo caffè, la sua vista delle stelle... Senza quelle cose il suo appartamento era più una prigione che altro.
    Si alzò dal letto su cui era seduta e lasciò la casa. Yvette le aveva consigliato un bar dove avrebbe potuto trovare degli alcolici decenti. Era frequentato da gente poco raccomandabile, specialmente per degli umani, ma qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di starsene rinchiusa in camera fino a nuovo ordine.
    Varcò la soglia del locale. Al suo interno c'erano pochi batarian, probabilmente la maggior parte della popolazione era impegnata dopo il disastro del giorno prima, ma quei pochi presenti le lanciarono occhiatacce non appena mise piede all'interno del bar. La rossa decise di non curarsene e percorse decisa la distanza fra l'entrata ed il bancone. Yvette aveva ragione, quel bar era più fornito di quanto ci si aspettasse da una città sotterranea isolata dall'universo. Ordinò un cocktail a base di rum e fece per sedersi direttamente al bancone, quando una voce alle sue spalle la fermò. In fondo alla sala, seduta davanti ad un tavolo c'era Yvette, che la salutò con un cenno della mano e la invitò a sedersi.
    Parlarono del più e del meno, ma Nora non faceva che chiedersi come potesse fare una umana a convivere con dei batarian che la odiano.
    "Cosa pensi di fare quando questo casino sarà sistemato?" Le chiese, ma si accorse che la domanda era un po' troppo criptica. "Voglio dire, quando lasceremo questo pianeta, hai intenzione di venire con noi? Ci saresti immensamente utile, e non credo sia possibile trovarsi a proprio agio in mezzo a questi quattrocchi." L'ultima parte la disse sottovoce per non irritare inutilmente i padroni di casa, ma allo stesso tempo sorrise per essere più convincente. Quella ragazza le piaceva, ma nascondeva qualcosa e l'istinto da scienziata di Nora la obbligava ad indagare oltre. Se la ragazza avesse deciso di restare su Khar'Shan non ci sarebbe stata occasione di farlo.

     
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    Yvette Allen

       Fazione: Alleanza
       Ruolo: Ballerina


    Ormai era passato un giorno dal disastro.
    L'atmosfera era diversa, la tensione si sentiva, aveva mutato l'umore di chiunque vivesse lì; tra quelle mura calde e umide dei sotterranei si era diffusa una leggera, ma fastidiosa nebbiolina di fumo che sovrastava qualsiasi cosa, era così "pesante" che la si poteva tagliare con un coltello.
    Camminando, tra i corridoi scuri e illuminati a malapena, potevo percepire quella che sembrava ostilità repressa, sentivo borbottare batarian, incolpando i nuovi arrivati del disastro; li sentivo sibilare minacce, e tirare occhiate poco gentili, taglienti.

    Mi lasciai l'ultimo salone a destra prima di entrare nel solito bar che frequentavo, non feci nemmeno in tempo a sedermi che già Egelea mi versò un liquido violaceo in un bicchiere rovinato e scheggiato sul bordo.
    Quel giorno nemmeno io stavo bene, non che fosse molto diverso dal solito, ma mi sentivo completamente assopita da una sensazione di malinconia che mi travolse completamente.

    Pensavo, nemmeno direttamente a qualcosa, pensavo e basta. E più riflettevo più mi sentivo impotente, inutile; Tutti quei batarian sapevano cosa dover fare, sapevano quale fosse il loro ruolo nella loro società; io no, io non riuscivo nemmeno a trovare la vera parte di me stessa. Tirai un lungo sospiro e bevvi un sorso di quello che parve un liquore.

    Con le gambe incrociate, la schiena lievemente curva, la mano fredda stretta appena al bicchiere guardavo quel continuo viavai nel corridoio principale; non potei non notare tra di loro una figura umana, femminile; i capelli rossi le incorniciavano un viso fine e gentile, esibivano una bellezza insolita.
    Mi ricordai di lei, faceva parte, ovviamente, del gruppo che soccorsi ieri. Rimasi più di quanto pensai a guardarla, ordinò subito qualcosa e non potei far altro che rimanere dov'ero; Credo di aver provato una strana sensazione, forse imbarazzo, o forse paura.

    I miei pensieri non viaggiarono molto oltre poichè poco dopo il suo sguardo incontrò il mio. Sforzai un sorriso e cercai di accoglierla nel modo migliore che potessi fare. Alzai la mano piano e la richiamai vicino a me. Dopo le prime chiacchiere mosse dall'imbarazzo il discorso divenne più fluido e incominciammo a parlare, più o meno, in modo disinvolto; dall'episodio del giorno prima, ai ricordi ben più lontani.

    Era comprensibile e prevedibile, prima o poi sarebbe arrivata a toccare il mio passato, e così successe.

    Non lo so” azzardai, pensierosa; “se venissi con voi, dove mi portereste? E' da anni che non so che succede fuori da questi tunnel”.
    Continuai ad esaminare i suoi occhi, come se fossero un quadro, pieni di particolari occultati nelle sfumature dell'iride.

    Sarei libera?


     
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    Kinder Buenos

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    Michelle Hawkins

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Genetista


    Come può un lupo vivere in un corpo di agnello e sperare che gli esseri con cui si era divertita a cacciare e giocare non la riconoscano?
    In vita sua non aveva mai lavorato su troppi batarian: troppo barbari, parti genetiche prive di interesse. Li salvava solo la loro resistenza fisica, inferiore solo ai krogan.
    A suo tempo, Cerberus non aveva mai preso troppo in considerazione questa razza. "Sono così orgogliosi e prepotenti che nessuno li salverà quando grideranno aiuto" le disse una volta un suo collega. Lei non se ne stupì molto, quando realmente lanciarono un segnale di aiuto e quello rimase inascoltato.
    "Mi ricordano te" le disse lo stesso collega, qualche tempo dopo la morte dei suoi genitori. Lei non si stupì neanche quella volta che le dissero che l'uomo era stato trovato morto per aver bevuto accidentalmente dell'acido.
    Michelle quella volta si era alterata per aver ricevuto un simile affronto. Si riteneva superiore a quella razza che era stata solo capace di pestare i piedi, come un bambino, quando il Consiglio si schierò in favore degli umani affinché potessero colonizzare anche nuovi pianeti. Non seppero accettare la sconfitta e questo li ha resi degli "insulsi" secondo Michelle.

    Aver ricevuto un aiuto da questi "insulsi" era un affronto ancor più grande per il suo orgoglio, tanto che poteva rivaleggiare con il disprezzo che stava provando per il gesto di Matt, per i modi "fraterni" di Lucy e per il modo accomodante di Nora.
    L'unica che sembrava salvarsi dal suo disprezzo era la nuova donna. Per lei c'erano solo pensieri mirati al sospetto. Era una loro assoggettata o solo vittima degli eventi?
    Questo non lo sapeva; da quando le avevano assegnato un alloggio, che definirlo tale era un eufemismo anche per il più povero abitante di Bekestein, non era uscita di lì solo una volta, precisamente per mangiare qualcosa.
    Quand'era tornata, Michelle aveva bloccato la porta con ogni oggetto che aveva trovato dentro la stanza. Nessuno avrebbe potuto entrare, se non sfondando la porta con una bomba. La minuscola finestra della stanza, grande appena quanto la sua testa, era l'unica fonte per il ricircolo dell'aria.
    Passava le sue ore evitando ogni possibile contatto. Meno si mostrava in giro e meno rischiava che qualcuno potesse avere dei ricordi su di lei.

    Odiava rimanere su quel pianeta. Odiava quella razza insulsa. Odiava non potersi sentire al sicuro.
    Michelle si convinse addirittura che la odiassero di rimando.

    Mentre Michelle cercava di ricordare quali fossero i punti di pressione sul corpo batarian, perchè senza armi e con calorie insufficienti per mantenere uno sforzo biotico prolungato in caso di difesa, sul suo factotum le arrivò un messaggio.
    "Strano" pensò subito la bionda, "Ormai quasi nessuno ha il mio contatto, figurarsi qua sotto".
    La donna controllò il mittente e l'oggetto del messaggio. Era un nome batarian ed era un medico.
    -Hanno messo mano ai contatti di Matt. Ma vedi te che strano...- commentò sarcasticamente.
    Le risultò strano che si trovasse tra i contatti medici dell'uomo. Forse il programma l'aveva inserita dopo il contatto del medico della nave, in quanto anche Michelle poteva vantare di possedere conoscenze mediche certificate.
    La donna aprì di controvoglia il messaggio. Le regole in campo medico l'obbligavano a mettersi a disposizione anche in presenza di odio e antipatie.
    Leggendo il messaggio, Michelle si ritrovò lo status fisico del soldato e una nota in cui segnalava la presenza di tracce di morfina nel corpo e di assuefazione.
    "E la cosa dovrebbe importarmi?"
    Chiuse il messaggio, non volendo neanche rispondere a quel medico.

    Dal suo salvataggio da parte di Matt, lei non ne voleva sentire di lui. Nemmeno per questioni in cui la informavano che l'uomo poteva essersi ridotto ad un drogato.
    Se lui si fosse scusato per il suo gesto, avrebbe potuto semplicemente togliergli i rifornimenti. Poteva farlo come altro medico della nave. Poteva farlo anche con le risorse che possedeva fuori da lì.
    Ma vista la situazione non le importava molto. Avrebbe solo gioito nel...
    -Un momento-
    Michelle prese mano di nuovo al factotum e il messaggio. Selezionò l'ultima parte scritta, quella riguardante alla possibile assuefazione e la inoltrò a Nora e Lucy.
    "Che ci pensi altri a questo. Vediamo quanto il concetto di "amicizia" funziona tra queste cavie".

    Nuovo test. Nuovo esperimento. Nuovi risultati. Nuova ragione per non credere nel concetto di amore.

     
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    Roler duerighista

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    Matt attese un po' prima che la porta si aprisse, chiedendosi quale ne fosse la causa. Stava per dedurre che non fosse in casa quando Marek aprì la porta. Il Batarian salutò Matt giovialmente, forse anche troppo. La cosa insospettì istintativamente il Marine e quando vide Lucy seduta praticamente nuda sul suo letto il sospetto mutò dapprima in gelosia e poi in rabbia. Aveva desiderato quel corpo a lungo, avrebbe dato di tutto per concedersi attimi carnali con una donna come Lucy. Forte, femminile, prosperosa. Poteva muovere dentro un maschio cose primordiali e potenti e Matthew non ne era stato certo immune. Tuttavia aveva resistito, non lo aveva mai dato a vedere troppo platealmente. Il motivo del suo improvviso malumore furono gelosia ed invidia. Però questo nodo si sciolse subito, non aveva il diritto di nutrire risentimento verso nessuno dei due e la faccia corrucciata di Matt divenne un volto sorridente rivolto a Marek. Gli occhi divennero lucidi ed abbracciò Marek senza dargli possibilità di evitarlo. Strinse l'amico a se e con voce rotta dall'emozione riuscì solo a dire Sei vivo... Sei vivo... Era semplicemente felice in quel momento. Il suo vecchio amico Marek era ancora in vita e lui in quel momento non riusciva a pensare ad altro. Dopo qualche decina di secondi disse Hai salvato i miei uomini, non potrò mai sdebitarmi a sufficienza Poi sciolse l'abbraccio e riportò lo sguardo su Lucy Scusate, ho forse interrotto qualcosa? Passò la mano sugli occhi per asciugarli


    Scusate ma non sapevo come far reagire Matt
     
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    Kinder Buenos

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    Michelle Hawkins

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Genetista


    Dall'altra parte della porta, ovvero quella non completamente bloccata, cominciarono a provenire dei violenti colpi, come se qualcuno avesse avuto l'intenzione di usare un ariete per bussare.
    Non era effettivamente così: un batarian era venuto per controllare la situazione, per trovarsi dinanzi ad una porta completamente bloccata. Inizialmente aveva provato a sbloccarla, ma poi capì che era stata sigillata anche fisicamente.
    L'alieno quattrocchi aveva così cominciato a sbraitare, urlandole di aprire la porta. Dal canto suo, Michelle lo mandò a quel paese senza però rispondergli, così il batarian era stato costretto a chiamare un paio di colleghi per... sfondare la porta con la forza, ovvero non tramite oggetti ma con l'utilizzo dei poteri biotici.

    La ex-genetista di Cerberus questo non lo poteva sapere, se non quando vide ogni oggetto, usato come barriere, volare con violenza nella stanza. Michelle ebbe giusto il tempo di capire la scena per schivare il letto, scaraventato verso la sua posizione.
    "Fottuti figli di...! Neanche in pace posso stare in questo cazzo di posto!"
    La donna cominciò a pronunciare diverse maledizioni in ogni lingua a lei conosciuta, traducibile o meno dai traduttori, finché non le si pararono davanti i tre batarian che le avevano sfondato la porta.
    -Cosa cazzo pensavi di fare, eh?- domandò uno dei tre, -Quella porta deve rimare accessibile o è troppo da capire per te, umana? Non sei sul tuo fottuto pianeta per fare quello che cazzo che vuoi.c
    Michelle li guardò con un misto di strafottenza e superiorità, totalmente incurante degli ordini. Poteva anche avere una mente brillante, ma il tempo le aveva portato solo superbia.
    -E tu credi che me ne importi qualcosa? Non ho affatto voglia di vedere il tuo volto o quello di ogni fottuto essere uguale a te. Se ne avessi avuto l'intenzione, sarei andata in un circo o mi sarebbe bastato vomitare, non credi?-
    C'era cattiveria nel suo tono di voce, Michelle non se ne accorse minimamente. Dal suo salvataggio e dal 'risveglio' dallo shock, la donna stava cambiando nuovamente, qualcosa in lei si era svegliato e stava uscendo allo scoperto.

    Il batarian, nel frattempo, aveva cominciato a guardarla male ancor più di prima, quasi ringhiandole contro per l'offesa ricevuta. Le agguantò la maglia, all'altezza del collo e vi tirò con forza, sollevandola verso il suo volto.
    -Come osi, brutta puttana uman...-
    Il batarian fu fermato dal suo collega alla sua destra che gli mise una mano sulla spalla. Il primo alieno si girò con rabbia verso di lui.
    -E tu cosa vuoi ora?- chiese, accorgendosi solo in un secondo momento che non stava fissando lui, bensì l'umana bionda.
    -Ti riconosco- confessò quel secondo batarian, -Tu sei quella che mi ha fatto questo- e affermando ciò, indicò una serie di cifre tatuate a fuoco dietro il suo collo, accanto ad esse vi era il simbolo di Cerberus.
    A quello spettacolo, Michelle fissò quel segno e vi riconobbe il proprio lavoro: c'erano le sue prime cifre, il numero relativo al tipo di esperimento e quello della cavia.
    Se fosse stata pienamente in sé, avrebbe negato ogni cosa, accusando il batarian di vaneggiare; ma la donna non era in quello stato.

    -Ciao numero 143, vedo che non sei effettivamente morto come credevo. I numeri 144, 145 e 146 come stanno?-
    Il sorriso, dettato dalla conoscenza della sorte di quelle cavie, le scomparve quando il batarian con il marchio le sferrò un pugno sulla parte sinistra del suo volto.
    -Lurida puttana di Cerberus!- le ringhiò contro, prima di urlarle: -TU! TU LI HAI UCCISI!-
    Fu solo grazie al terzo batarian che lei non venne colpita una seconda volta, perchè riuscì a bloccare il collega appena in tempo.
    L'alieno che la teneva ancora sollevata fissò prima lei, poi il compagno e nuovamente Michelle.
    -Marek deve saperlo- proferì prima di trascinare l'ex lavoratrice di Cerberus fuori dalla stanza, seguito poco dopo dagli altri due.

    Mentre trascinavano Michelle verso i corridoi della struttura, il volto della donna era rivolto verso il terreno e i capelli biondi le erano caduti davanti, coprendo quasi per intero il lato sinistro della faccia. Sulla parte colpita ormai si andava a colorarsi di rosso e pian piano di viola.
    Il pugno doveva aver provocato anche un altro trauma, perchè sull'occhio sinistro la a sclera, da bianca, stava divenendo rossa. Al tutto però, si aggiunse anche un piccolo bagliore nell'iride verde: sul lato più vicino al sangue si stava formando un piccolo cerchio con una flebile luce.

     
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84 replies since 20/4/2015, 14:37   1049 views
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