Fantasmi dal passato

Sistemi Terminus, Omega

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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Colore della pelle.
    Conformazione delle mandibole.
    Pitture facciali...

    Quella volta, Rael aveva esitato più del previsto. Il mirino del suo Incisor aveva già inquadrato la testa del suo obiettivo, ma il dito sul grilletto non si decideva a completare l'opera.
    Aveva passato un paio di notti insonni, negli ultimi tempi, e forse aveva esagerato un po' con quel liquore scadente che spesso era la sua unica compagnìa all'Afterlife: tutto lasciava intendere che quello non fosse uno dei suoi periodi migliori, eppure c'era dell'altro.
    Non aveva ricevuto spesso incarichi che comprendessero l'assassinio di turian ma, tutte le volte che era successo, Rael si era sempre preoccupata di confrontare i suoi obiettivi al ricordo, seppur sfocato, di Sauro. Per quanto ne sapeva, poteva essere lontano da Omega, o persino morto, ma questo non le impediva di pensare che il vecchio amico di suo padre poteva trovarsi, per uno sfortunato caso, al centro del suo mirino. L'idea le metteva i brividi.
    Nonostante avesse già provato quel timore, mai prima di allora aveva esitato tanto e mai aveva permesso alla sua preoccupazione di ostacolare il sangue freddo che la distingueva, nel suo lavoro.
    Cosa era cambiato?
    Man mano che i pensieri andavano ad accavallarsi nella sua mente, la mano diventava sempre meno stabile e la mira sempre più imprecisa. Colore della pelle, conformazione delle mandibole, pitture facciali, occhi, portamento... Per quanto avesse provato a rimanere ancorata al ricordo di Sauro, gli anni vissuti ad Omega avevano inciso sul suo carattere e sulla sua mente, portandole via tante cose e riducendo il ricordo della sua vita passata a qualche immagine sfocata, quasi si fosse trattato di un sogno che, al risveglio, si faceva sempre meno definito. Con un'angoscia crescente, si stava rendendo conto di non avere più chiara l'immagine dell'unico individuo che ancora la teneva legata al suo passato.
    Dubbi sempre più assillanti la confondevano, mentre cercava di concentrarsi su ogni dettaglio del suo obiettivo, nel tentativo di discernere qualche particolare che potesse escludere che si trattava proprio di lui, ma i suoi ricordi erano affollati di incongruenze, contaminati da tutto quello che aveva vissuto su Omega e da tutti i turian che aveva ucciso su incarico.
    Ad un tratto, ognuno di loro sembrava avere qualcosa che appartenesse a Sauro. E se l'avesse già ucciso, senza saperlo?
    E se... ?

    Quando aprì le palpebre, la violenta luce al neon ferì gli occhi di Rael, costringendola a riaprirli gradualmente, per abituarli.
    In un altro, tormentatissimo sogno, la ragazza aveva rivissuto l'angosciante momento immediatamente precedente alla sua cattura da parte dei Sole Blu e, come ogni volta, un sudore freddo le imperlava la fronte, incollandole i capelli al viso.
    Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quel giorno, ma era un tempo sufficiente per detestare con tutte le proprie forze ogni singolo luogo e individuo con cui aveva avuto a che fare da quel momento in poi. Aveva una nausea continua, malori, emicranee e un'insonnia che non le permetteva di trovare pace nemmeno nel sonno, ma ancora più forte e presente era la rabbia, accresciuta dal suo senso di impotenza.
    Dentro sé si sentiva tremendamente colpevole per essersi fidata così ciecamente di un cliente che si era ben curato di nascondere la propria identità, così come si rimproverava per non aver fatto saltare la testa di quel maledetto turian. Per la prima volta, da quando era su Omega, Rael si era fatta prendere dal panico e aveva mancato il bersaglio; la trappola si sarebbe innescata comunque, ma forse sarebbe riuscita a portarne all'inferno almeno uno!
    Nel giro di pochi secondi, si era ritrovata completamente circondata dai Sole Blu e, prima ancora di poter capire che diavolo stesse accadendo, un colpo alla nuca le aveva fatto perdere coscienza. Si era ritrovata in quello stesso stanzino freddo e asettico, a chiedersi il motivo per cui non era stata uccisa a sangue freddo: stava per imparare, a sue spese, che se ad Omega la vita ti veniva risparmiata, era solo perché esistevano cose ben peggiori della morte.
    Nei primi giorni, Rael aveva opposto una ferrea resistenza a chiunque mettesse piede nello stanzino in cui era segregata, ma i Sole Blu erano passati ben presto a droghe e sedativi per renderla più docile possibile e per permettere a quei fottutissimi scienziati salarian di effettuare i loro esperimenti.
    Quando era sotto l'effetto delle sostanze, pur non potendo opporre resistenza, Rael poteva cogliere stralci di conversazioni: ascoltare e raccogliere informazioni era l'unica cosa che poteva fare, l'unica possibilità che aveva di uscire da quella situazione e forse l'unica cosa che ancora riusciva a tenerla ancorata alla speranza. Ascoltava qualsiasi cosa, dalle chiacchiere in corridoio ai ragionamenti che gli scienziati salarian erano soliti fare mentre operavano sulla loro "cavia".
    Per quanto odiasse quelle voci, che per giorni e giorni avevano fatto da sottofondo a dolori insopportabili, Rael aveva cercato di cogliere ogni singola parola, giungendo così all'allarmante conclusione: un virus, un agente patogeno capace di colpire solo organismi selezionati. E lei non era che una delle tante cavie su cui quei dannati bastardi lavoravano.
    Venne a sapere dei Talon, e quindi che il virus era destinato esclusivamente ai turian, che da un po' avevano preso ad intralciare gli affari dei Sole Blu su Omega.
    A Rael non importava nulla degli affari dei Sole Blu e forse nemmeno dei turian in generale, ma quella nuova consapevolezza riuscì a trasformare la sua rabbia in desiderio di rivalsa.
    L'avevano costretta a sopportare sofferenze atroci, l'avevano infettata sottoponendo il suo corpo a rigetti violenti e ad ogni genere di insopportabili sevizie. L'avevano resa una drogata per poi controllarla con l'astinenza. Aveva registrato nomi, voci, volti, risate, e ognuna di queste era impressa indelebilmente nella sua mente: attendeva di ascoltare quelle stesse voci implorare pietà, di vedere quegli stessi volti sconvolti dalla paura e di udire quelle stesse risate tramutarsi in urla sofferenti.
    Si era fatto tardi, poteva percepirlo dal fatto che i corridoi si erano fatti meno rumorosi.
    Rael si sollevò, combattendo contro i muscoli irrigiditi e doloranti, e si avvicinò alla porta. Aveva passato intere sere come quella ad ascoltare i passi delle due guardie che, di notte, presidiavano quel settore e, grazie a qualche mercenario particolarmente lamentoso e ciarliero, sapeva che ogni due sere il cambio guardia spettava ad un ritardatario incallito. La maggior parte delle volte, perciò, il mercenario stizzito si avviava alla propria cabina prima ancora che giungesse il compagno a coprire il turno. Se i suoi calcoli erano giusti, quella sera a perlustrare il corridoio vi sarebbe stata una sola guardia per circa un quarto d'ora.
    Non era nel pieno delle sue forze: il malessere dovuto all'astinenza e allo stress subito dal corpo era notevole, ma non avrebbe aspettato la prossima occasione. Molte cavie come lei avevano perso la vita a causa delle sperimentazioni, e morire in quel posto di merda non era nei suoi piani.
    Doveva vivere! Per la vendetta, per un senso di orgoglio... Per Sauro.
    Forse un giorno avrebbe smesso di inseguire i suoi fantasmi, forse un giorno sarebbe riuscita a lasciar andare il suo passato come era giusto che fosse, ma al momento aveva bisogno di tutta la motivazione possibile per trovare la forza di agire.
    Con un moto di desiderio guardò ancora una volta la siringa che le era stata lasciata sull'unico tavolino della stanza, contenente uno dei tanti sedativi che l'avevano resa dipendente. Non era un "regalo" che riceveva spesso, ma solo quando contavano di lasciarla chiusa nella stanza per più di un giorno. Inizialmente Rael ne aveva abusato, e la scelta di conservarne una le era costata parecchia forza di volontà: ne aveva bisogno, un bisogno matto, ma senza quel piccolo vantaggio non avrebbe avuto alcuna possibilità.
    Prese la siringa con mano tremante e cercò di ignorare l'odioso richiamo dell'astinenza mentre la nascondeva nel risvolto dei pantaloni. Attese che i borbottii della guardia, come sempre irritata per il solito ritardo del collega, si attenuassero, sparendo nell'altro settore della struttura, dopodiché aspettò che i passi dell'altro mercenario si facessero più vicini alla porta.
    "C'è qualcuno?" - urlò, simulando senza troppa fatica un singhiozzo - "Per favore! Ho bisogno di una dose!".
    "Chiudi quella bocca" - la zittì la guardia, ma intanto indugiò dall'altro lato della porta.
    "La prego, mi sento morire" - singhiozzò. Il suo tono si fece più caldo - "Farei... qualunque cosa...".
    "Fossi matto" - lo sentì borbottare. Era ovvio che temesse una qualche sorta di contagio, ma Rael si era preparata a quella eventualità. Se non poteva fare leva su quel genere di impulso, allora avrebbe ripiegato su qualcosa di altrettanto istintivo. Qualcosa come la rabbia.
    "Capisco...Dalla voce mi aveva dato l'idea di essere così virile" - insinuò la ragazza - "Evidentemente mi sbagliavo...".
    "Ti ho detto di chiudere quella bocca!".
    "Toccato un tasto dolente?"
    Un colpo improvviso scosse la porta, inducendo Rael a indietreggiare. Quel tipo era più teso di una corda di violino.
    "Che tensione! Dovresti proprio sfogarti" - continuò a provocarlo lei.
    "Se dici un'altra parola...".
    "Mi spiace che non ci siano maschietti con i tuoi stessi gusti, in questo...".
    Rael non ebbe il tempo di finire la frase quando la porta si spalancò e l'uomo, come una furia, la spintonò, facendola finire a terra.
    "Dammi ancora della femminuccia, andiamo" - la minacciò, impugnando la pistola dalla parte della canna - "Non posso ucciderti, ma posso farti molto male".
    Rael si alzò a sedere e subito si accorse che la siringa nascosta nel risvolto era rotolata a terra. Il mercenario impiegò poco tempo per accorgersene.
    "E questa che diavolo...?".
    Rael lo guardò chinarsi a raccogliere la siringa e capì che quello era il momento di agire. Senza nemmeno alzarsi del tutto, lo raggiunse con un calcio al volto che bastò a sbilanciarlo, dopodiché afferrò la siringa e gliela piantò nel collo. L'uomo la colpì con violenza, buttandola di nuovo a terra, ma ormai il sedativo era in circolo e non gli permetteva più di difendersi degnamente.
    "Figlia di...".
    La sua frase restò sospesa, quando un calcio lo raggiunse al cavallo dei pantaloni.
    "Ora sei una femminuccia a tutti gli effetti, stronzo!" - inveì Rael. Lo colpì di nuovo, stavolta sulla tempia, e lo guardò crollare a terra con soddisfazione.
    Aveva ancora cinque minuti per rubare la sua divisa e scappare da quella stanza.

     
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    Dalio Nerius

       Fazione: Talon
       Ruolo: Mercenario

    Aspettò talmente tanto tempo sul tetto di quel palazzo, che ormai non riusciva nemmeno più a capire se fosse ancora giorno o notte. La missione di Aliquis era semplice: doveva intercettare la giovane ragazza prima che potessero farlo altre persone. Il tetto su cui si trovava il Turian era circa un isolato lontano da quello che teneva d'occhio attraverso il mirino del suo fucile di precisione. Pochi attimi dopo, la porta che conduceva al tetto si aprì e ne uscì l'obiettivo della missione: Rael Thompson, giovane mercenaria finita in affari più grossi di lei, e nemmeno per sua scelta. Il suo mirino gli permise di vederla da vicino in ogni suo singolo dettaglio, e Aliquis si chiese cosa avesse portato una fanciulla di bell'aspetto e apparentemente gracile ad intraprendere un mestiere pericoloso, come quello della mercenaria... Ma non era quello il momento di fantasticare.
    L'agente aveva studiato a fondo il suo dossier e la missione della Thompson: la donna aveva il compito di eliminare un Turian che aveva causato dei problemi. L'esperienza aveva insegnato a Varian che molte volte era meglio aspettare e lasciare che le cose proseguissero per il loro corso, ma quella volta si sbagliò. Mentre aspettava pazientemente che la donna colpisse il bersaglio, il tetto del palazzo su cui risiedeva la donna venne letteralmente sommerso di Sole Blu.
    "Non è possibile" pensò perplesso "Non erano previsti i fottuti Sole Blu!".
    Il Turian imprecò nella sua lingua natale mentre rifoderava il fucile di precisione e percorse rapidamente le scale fino a raggiungere il piano terra. La sua astroauto era parcheggiata di fronte all'edificio, ma prima ancora che potesse entrarvi l'auto dei Sole Blu sfrecciò a tutta velocità di fronte ad Aliquis. Dalla giacca estrasse una pistola spara-cimici, con la quale colpì il veicolo prima che potesse girare l'angolo e sparire per sempre.
    Così, quella che doveva essere una missione semplice si era tramutata in un autentico disastro.

    Poche ore dopo, lo stesso Turian stava seduto di fronte ad un tavolo dell'Afterlife, ma i suoi abiti, così come la tintura facciale, erano diversi. Grazie alla cimice, l'agenzia era riuscita a localizzare il luogo dove avevano portato Rael Thompson: era un vecchio magazzino anonimo, probabilmente abbandonato qualche mese prima e riallestito abusivamente dai Sole Blu. Ma perchè? Nè Varian nè l'Agenzia riuscirono a scoprirlo... Probabilmente ci sarebbero riusciti se avessero avuto un po' di tempo in più, ma salvare Rael era l'obiettivo principale e dovevano intervenire prima che fosse troppo tardi. Inoltre salvandola avrebbero potuto ottenere informazioni riguardo al piano dei Sole Blu, ma la donna doveva potersi fidare. Essere salvata da uno sconosciuto non sarebbe stato abbastanza.
    Aliquis mandò giù l'ultimo sorso di Brandy e si allontanò dal tavolo verso l'uscita, quando due uomini in uniforme da Sole Blu lo intercettarono. Erano un Umano ed un Batarian, entrambi armati di pistola e di cattive intenzioni.
    "Ehi, Talon!" Esclamò il Batarian, con la voce rauca e terrificante tipica della sua specie. "Ho visto che hai guardato male il mio amico per troppo tempo."
    Amico. Un Batarian che chiama amico un Umano. Quei Sole Blu dovevano odiare parecchio i Talon, per portare due acerrimi nemici ad allearsi e a trovare una scusa così banale per menare le mani. Peccato che quei due non sapessero nemmeno con chi avevano a che fare. Pochi attimi dopo, i due erano a terra e le poche persone che si erano fermate a guardare tornarono ai loro affari. Omega era così, libera, senza regole e dannatamente pericolosa. Non vedeva l'ora di lasciare quel posto schifoso, ma solo con Rael Thompson al sicuro.

    Era stato sufficiente inviare una finta soffiata ai Talon riguardante un certo carico di merci rubato dai Sole Blu, e subito uno squadrone di Turian si ritrovò in viaggio verso il magazzino abbandonato. Bastò manomettere i primitivi registri dei Talon per far sì che "Dalio Nerius" facesse parte della squadra, e così Aliquis si ritrovò in una Kodiak rossa e gialla, in compagnia della feccia peggio organizzata di tutta Omega. Più stava con loro, più li sentiva parlare, più si chiedeva quanta fortuna avessero avuto per sopravvivere per tutto quel tempo contro bande molto più potenti e organizzate della loro. Dentro quella navetta si contavano sei Turian, Aliquis compreso. Uno di loro era un vecchio, probabilmente un ex veterano, un altro fin troppo giovane, un Turian senza un occhio e addirittura uno senza un braccio. Se quello era il massimo su cui i Talon potessero contare, la loro fortuna sarebbe finita presto.

    Atterrarono a pochi isolati dal magazzino e proseguirono a piedi. Pochi minuti dopo, la figura del magazzino si posò davanti a loro. Era più piccolo di quanto Varian si aspettasse, ed era talmente poco controllato che eliminare le quattro guardie fu un gioco da ragazzi. Il piano dei cinque mercenari Talon era quello di entrare di soppiatto e fare quanto più danno possibile. I Sole Blu li avrebbero fatti a pezzi in un batter d'occhio, ma ad Aliquis non importava assolutamente nulla. Gli bastavano trenta secondi per allontanarsi sufficientemente da loro prima che chiunque potesse accorgersene. I Talon avrebbero fatto da diversivo mentre lui trovava Rael.
    I mercenari entrarono di soppiatto aprendo la grande porta d'ingresso, ma anzichè entrare con loro, Aliquis aspettò tre secondi, prima di saltare aiutandosi con i suoi poteri biotici ed aggrapparsi ad una tubatura, che gli permise di raggiungere una finestra. Per i successivi ventisette secondi, qualsiasi suono era oscurato dal rumore degli spari. Al ventottesimo secondo cessarono, mentre contemporaneamente Aliquis faceva irruzione nell'edificio dalla finestra. Guardò sotto di sè: i cinque mercenari erano morti, ma contrariamente da quanto pronosticato erano riusciti a portarsi nella tomba anche quattro Sole Blu.
    "Tanto meglio" pensò Aliquis mentre percorreva a gattoni una trave. "meno divise blu di cui preoccuparsi."
    La visione interna della struttura combaciava con quanto appurato all'esterno: quel magazzino era fin troppo piccolo. Rael non poteva essere lì, eppure era sicuro che l'Agenzia non potesse essersi sbagliata riguardo alla posizione della cimice. Era quello il posto, quindi doveva per forza esserci qualche passaggio sotterraneo.
    Scese dalla trave usando delle grandi casse per facilitare la discesa, e dietro le stesse si nascose, mentre una pattuglia di tre mercenari si dirigeva verso la zona del conflitto a fuoco di pochi minuti prima. Erano distanti, ma non abbastanza da impedirgli di ascoltare: quei tre dovevano portare via i cadaveri per privarli delle armi, armature e quant'altro fosse recuperabile, poi avrebbero bruciato i corpi. Uno di loro si allontanò per recuperare un carretto... Il momento perfetto per agire. L'agente estrasse la sua pistola silenziata e colpì alla testa i due Turian rimasti. Il tonfo provocato dai loro corpi fece girare il Turian rimasto, che alla vista dei due corpi si irrigidì dalla paura. Un attimo dopo Aliquis era dietro di lui. L'agente lo colpì con un calcio al ginocchio ed il mercenario cadde a terra in preda al dolore, poi venne trascinato dietro le grosse casse di prima.
    Non ci volle molto prima che il mercenario, sotto violente torture, rivelasse l'entrata del passaggio segreto. Uno sparo dietro la nuca pose fine alla sua miseria.

    Una volta attraversato il lungo corridoio oltre il passaggio segreto, gli occhi di Aliquis furono bombardati di una luce fortissima, e gli ci volle un po' per abituarsi. Si trovò in un complesso dedalo di corridoi grigi ed illuminati con luci al neon. Ogni stanza collegata ad essi aveva accanto un cartello con delle lettere e dei numeri, per essere meglio distinte. Il Turian aveva già visto luoghi del genere nelle sue missioni, e non gli ci volle molto a capire: era un laboratorio. Se la Thompson fosse stata portata davvero lì, doveva portarla via prima che potesse essere troppo tardi.
    Si fece strada lungo il labirinto uccidendo qualsiasi mercenario gli si parasse davanti. Ogni sua uccisione percorreva un certo schema, semplice ed efficace: uccideva le guardie, irrompeva in una delle stanze, uccideva chiunque vi fosse dentro e chiudeva tutti i cadaveri all'interno, sigillando la porta. Proseguì così per diversi minuti, quando all'improvviso i neon bianchi diventarono rossi ed un allarme assordante rimbombò per tutto il laboratorio.
    "Non è possibile!" pensò irritato e dando un pugno al muro "Nessuno sa che sono qui! Che cazzo succede?"
    La risposta alla sua domanda arrivò subito dopo, poichè davanti ai suoi occhi si parò davanti Rael, in divisa da Sole Blu. La donna gli puntò l'arma contro, ed istintivamente Aliquis fece lo stesso.
    "Non preoccuparti" disse in tono calmo e rassicurante "Sono qui per te, piccolina. Ti ricordi del tuo vecchio Sauro, vero?"

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Il mercenario era pesante e sfilargli la divisa si dimostrò un compito più arduo del previsto. I cinque minuti diventarono dieci, e man mano che il tempo passava, le mani di Rael diventavano sempre più malferme. Il colpo subito dal calcio della pistola di quel dannato bastardo le aveva centrato e spaccato uno zigomo e l'intero lato del viso era tumefatto e dolorante, cosa che andava ad aggiungersi ai tremori e al malessere causato dall'astinenza.
    Aveva iniettato fino all'ultima goccia del sedativo nel collo del bastardo...
    Rael scosse energicamente la testa, provocandosi involontariamente una momentanea vertigine: anche se avesse avuto a disposizione una dose, usarla non sarebbe stata una buona mossa. Aveva una sola occasione per scappare e non poteva bruciarla fottendosi il cervello.
    La tuta, fortunatamente, era adattabile alla sua taglia e la pistola era carica. Rael iniziava quasi a sentirsi fortunata, quando udì i pesanti passi dei soldati. Erano più di due, sicuramente, e stavano per raggiungere la sua posizione.
    Con il cuore in gola, Rael chiuse la porta della stanza, capovolse il tavolino e vi si riparò, attendendo che Sole Blu entrassero. I secondi successivi sembrarono i più lunghi di tutta la sua vita: se avessero fatto irruzione nella stanza, avrebbe avuto l'effetto sorpresa dalla sua, ma era comunque in svantaggio fisico e numerico.
    Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvarla.
    Inizialmente, come in un bellissimo sogno, i passi dei soldati sembrarono passare oltre la porta, e dirigersi al lato opposto del corridoio. Rael, senza accorgersene, aveva trattenuto il respiro, e stava per lasciar andare un sospiro di sollievo, quando il mercenario privo di sensi esalò un lamento.
    Un brivido gelido attraverso la schiena di Rael. I passi delle guardie si erano fermati.
    "Avete sentito?" - disse uno di loro.
    "E' la cavia" - rispose un altro, sbrigativo - "E' un paio di giorni che non la prelevano. Avrà usato la sua dose troppo presto e ora sarà in crisi d'astinenza".
    Il terzo sembrava ancora meno interessato - "Prendiamo il dannato rapporto e andiamocene!" - borbottò - "Dove si sono cacciati, quei due?".
    "No, ragazzi, aspettate" - continuò la prima voce, avvicinandosi alla porta - "Qui c'è un segno...".
    "Jacob è una testa calda" - spiegò ancora il secondo - "Credo sia un po'...".
    Un silenzio improvviso calò nel corridoio e Rael capì cosa stava per succedere: immaginava i tre soldati scambiarsi improvvisi sguardi eloquenti e prepararsi a fare irruzione.
    Strinse la pistola più saldamente che potè e la tenne puntata in direzione della porta. Pochi istanti dopo, un batarian la spalancò con un calcio, permettendo ad altri due Sole Blu di entrare con gli Avenger spianati.
    Il primo colpo di Rael andò a raggiungere la testa del batarian proprio al centro dei quattro occhi, il secondo ed il terzo colpirono il braccio e la mano del primo mercenario entrato, disarmandolo. Allo stesso tempo, una scarica di proiettili partì dal fucile del terzo mercenario che, colto di sorpresa, impiegò un po' per indirizzare la canna verso Rael. La ragazza si riparò dietro al tavolo rovesciato, ma non prima che un proiettile le colpisse la tuta all'altezza della spalla. La protezione impedì al proiettile di penetrare, ma il dolore la lasciò comunque senza fiato.
    Si buttò sul fianco e sparò tre colpi al terzo mercenario, puntando alle ginocchia per sbilanciarlo: soltanto l'ultimo andò a segno, ma ebbe l'effetto desiderato, che le permise di mirare con più precisione alla testa.
    Un'azione rapida era tutto ciò che la divideva da una morte certa.
    Si alzò, nonostante il dolore accecante alla spalla, e puntò all'ultimo dei soldati rimasti, che aveva già recuperato l'Avenger e che subito corse a ripararsi nel corridoio, al lato della porta.
    "Qui Kaleb, richiedo assistenza nel Settore B!" - allarmò appena possibile il mercenario - "La cavia numero 7 è evasa. Ripeto, la cavia numero 7 è evasa!".
    "Merda!" - esclamò Rael, sentendosi pervadere da un misto di rabbia e delusione; pochi istanti dopo, l'allarme scattò in tutto il laboratorio.
    Se prima le sue possibilità erano poche, adesso erano ridotte allo zero assoluto. Non sarebbe più uscita da quel posto!
    "Cazzo, cazzo!" - inveì, sentendo lacrime di disperazione affacciarsi agli occhi.
    "Esci fuori con le mani alzate, stronzetta, o per la fine di questa notte sembrerai un colapasta...".
    "Fottiti!" - sbraitò Rael, scaricando una serie di colpi al muro.
    No, non doveva finire in quel modo, se aveva anche solo una chance di farcela, doveva provarci. L'allarme era scattato, ma al momento c'era un solo uomo con cui confrontarsi. Aspettare l'arrivo degli altri e fare la fine del topo non era nei suoi piani.
    Guardò al di sopra del bordo del tavolo: il vigliacco attendeva rinforzi. Non aveva tempo, né voglia di essere cauta, perciò si limitò ad uscire dal suo nascondiglio e a dirigersi a passo sostenuto verso la porta. Il mercenario dovette accorgersi dei suoi movimenti, perchè subito si affacciò nella stanza, il fucile puntato dritto davanti a sé.
    Spararono nello stesso istante, ma Rael inizialmente si concentrò unicamente sui colpi che raggiunsero il nemico: uno gli sfiorò la tempia, un altro ancora la spalla, l'ultimo gli perforò la gola.
    Solo quando il mercenario si accasciò al suolo, privo di vita, Rael avvertì un dolore crescente al fianco che per qualche istante le annebbiò la vista.
    La mano che istintivamente si era portata al punto dolente si sporcò di sangue. L'aveva colpita.
    Senza neanche guardare, Rael sparò altri due colpi a Jacob testa-calda, che stava per prendere conoscenza, dopodiché avanzò nel corridoio e cercò di ponderare quale direzione prendere, ma ormai aveva perso la lucidità necessaria. Era più opportuno dirigersi dal lato opposto da cui erano venuti gli ultimi Sole Blu, sperando non si trattasse della direzione sbagliata.
    Il suono assordante dell'allarme e le luci rosse intermittenti non facevano che acuire il suo malessere: avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sedersi e riposare da qualche parte... ma non era quello il momento: era a tanto così dalla salvezza, tutto quello che doveva fare era mettere un piede davanti all'altro...
    Una sagoma stava avanzando nella sua direzione.
    Un turian.
    Il braccio di Rael si alzò automaticamente, portando la canna della pistola all'altezza del busto dell'alieno. L'altro fece lo stesso, istintivamente. Era evidente che i riflessi del turian erano più pronti dei suoi, eppure nessun colpo partì dalla sua arma.
    "Non preoccuparti. Sono qui per te, piccolina".
    Il suo tono caldo e rassicurante la confuse. Non c'era nessuno, in quel posto, che poteva avere una ragione valida per rivolgersi a lei in quel modo. Volevano forse prenderla in giro...?
    "Ti ricordi del tuo vecchio Sauro, vero?".
    Sentire quel nomignolo fu l'equivalente di un colpo al cuore; la mano, già poco ferma, perse la presa sulla pistola, che cadde ai suoi piedi.
    Solo poche persone erano a conoscenza di quel soprannome e, tra queste, soltanto due erano in vita: Rael e Sauro stesso. Non una sola volta, da quando era su Omega, aveva pronunciato quel nome, nemmeno quando era convinta di essere sola.
    Nessuno poteva saperlo...
    Il dolore intenso al fianco ed al lato del viso le confermava che non si trattava di un sogno.
    Un'allucinazione?
    "Come... come mi hai trovata?" - sussurrò, sentendo la testa vorticare - "Io... ti ho cercato ovunque...".
    Il vociare proveniente dal fondo del corridoio la risvegliò da quel brusco salto nel passato: non era tempo per chiarimenti, era necessario uscire da lì il prima possibile.
    Si chinò a raccogliere la pistola, sopportando il dolore al fianco - "Non c'è tempo, dobbiamo andare!" - disse, con il filo di voce che le restava - "La zona da cui vieni è sgombra? Dimmi che sai come uscire da qui".

     
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    "Sei stata colpita" disse Aliquis, affermando l'ovvio. L'uomo che stava impersonando non era particolarmente colto o intelligente, ma al contempo dalla sua aveva un ricordo veramente affievolito nella mente della ragazza, e questo permise al Turian di inventarsi un po' di cose, di maturare un po' più quel personaggio.
    "Dobbiamo uscire di qui, prima che peggiori. Muoviamoci." Disse indicando dietro di sè e girando i tacchi. Percorse la stessa strada dell'andata, che era assolutamente sgombra, ma la ferita di Rael la rallentava. Ben presto i nemici raggiunsero le loro spalle.
    "Stai indietro!" ordinò all'umana, mentre il suo pugno toccava il terminale di una porta accanto a loro. Un attimo dopo le sue braccia si circondarono di un'aura azzurrina. Il Turian utilizzò i suoi poteri biotici per strappar via le costose strumentazioni di quel laboratorio ed impilarle una sopra l'altra nel corridoio, così da bloccare il passaggio e guadagnare tempo.
    "Questo non li fermerà, ma avremo il tempo di fuggire se ci diamo una mossa."
    In pochi minuti raggiunsero il corridoio che collegava il laboratorio al magazzino, solo che al suo posto c'era un'enorme porta.
    "Cazzo... Dev'essere una procedura automatica dell'allarme. Posso bypassarla, ma ci vorrà un po'." Disse prima di mettersi subito ad armeggiare. Varian non era affatto preoccupato, gli era capitato spesso di finire in situazioni del genere e sapeva gestirle, ma dovendosi calare nella parte si ritrovò anche a fingere ansia e preoccupazione.
    Cominciarono a sentirsi dei passi veloci, pesanti ed in gran quantità: un grosso gruppo di mercenari doveva essere riuscito ad eliminare l'ostacolo e li stava per raggiungere.
    "Mi serve ancora un po' di tempo, devi tenerli occupati! So che puoi farcela, hai lo stesso spirito di tuo padre!" esclamò per incoraggiarla, certo che toccando quel tasto avrebbe causato un turbine di emozioni nel cuore della ragazza.

     
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    Rael Thompson

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    Rael stava facendo il possibile per mantenere un passo abbastanza sostenuto, ma aveva ignorato per troppo tempo il malessere del corpo e ora, quasi per protesta, ogni sintomo sembrava amplificarsi.
    Aveva già spinto all'estremo le proprie forze e ogni piccolo passo le appariva come un ostacolo insormontabile.
    Questo, inevitabilmente, rallentava entrambi. Da un lato sperava che il turian non la abbandonasse ma, dall'altro, non voleva tirarlo a fondo, se davvero si trattava di Sauro.
    Ma certo che è lui! Chi altri si sarebbe cacciato in una situazione simile solo per lei?
    Ma era davvero così?
    "Stai indietro!".
    Rael era così intontita da essersi appena accorta dei soldati che stavano per raggiungerla alle spalle, ma il turian, fortunatamente, si mostrò preparato. Tra lo stupore e la confusione, Rael lo osservò mentre creava una barriera di fortuna con l'aiuto di poteri biotici. Non ricordava di aver mai visto Sauro in azione, da bambina, ma sapeva che le abilità biotiche tra i turian erano piuttosto rare. Effettivamente, pur trattandosi di una base di fortuna dei Sole Blu, che non erano esattamente il meglio in quanto ad organizzazione e disciplina militare, intrufolarsi da soli nella tana del lupo richiedeva senza dubbio abilità particolari. In fondo, erano passati anni dal suo servizio all'SSC...
    "Questo non li fermerà, ma avremo il tempo di fuggire se ci diamo una mossa."
    Rael annuì energicamente, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra lei e i Sole Blu. La ferita al fianco era un dolore intenso e continuo, che le rendeva difficile persino respirare, la botta alla spalla pulsava in modo insopportabile così come il lato sinistro del volto, tuttavia continuava a spingerla la speranza di riuscire a farcela.
    Speranza che si infranse contro l'enorme portellone automatico che aveva trasformato la loro unica via di fuga in un vicolo cieco.
    Il turian, pur imprecando e pur essendo visibilmente sotto pressione, non si lasciò abbattere dall'imprevisto e subito si diede da fare per bypassare la porta, ma Rael si sentiva davvero stanca di quelle spiacevoli sorprese. Scivolò contro il muro e si sedette a terra, continuando a premere la mano contro la ferita. Stava perdendo troppo sangue e, con esso, le possibilità di sopravvivere. Le palpebre si erano fatte così pesanti....
    La voce del turian la richiamò al presente: "Mi serve ancora un po' di tempo, devi tenerli occupati!".
    Ogni fibra del suo corpo rifiutò quell'ordine. Aveva fatto il possibile, non le si poteva chiedere di più, ormai non era più in grado di....
    "So che puoi farcela, hai lo stesso spirito di tuo padre!".
    Suo padre. Non l'anziano sconfitto da un infortunio, ma suo padre nel primo periodo di servizio alla Cittadella, l'uomo di cui era sempre stata orgogliosa.
    L'improvviso ricordo, paragonato a quello a cui si era ridotta lei, le provocò un enorme desiderio di rivincita. Senza accorgersene, stava per lasciarsi andare esattamente come aveva fatto il genitore nel suo ultimo periodo, e Rael ricordava quanto bruciante era stata la sua delusione per quel gesto. Si era ripromessa di onorare gli insegnamenti di un padre ancora orgoglioso del proprio ruolo, ancora nel pieno delle sue facoltà, ancora vincente, ma non era quello che stava facendo in quel momento, accasciata al pavimento come una feccia qualunque.
    "Ci puoi scommettere" - affermò la ragazza, raccogliendo le energie per alzarsi in piedi. Raggiunse il punto in cui il corridoio svoltava ad angolo e si posizionò spalle al muro, tendendo le orecchie. Quando i passi le sembrarono abbastanza vicini, si affacciò dal riparo e sparò i primi colpi. Le sue condizioni non le permettevano più la precisione e la freddezza che di solito la caratterizzava, ma era abbastanza per tenerli impegnati. Per loro fortuna, gran parte dei mercenari dei Sole Blu spediti in zone di fortuna come quella, non era altro che carne da macello, gente priva di un'adeguata preparazione tattica o di semplice istinto collaborativo. Sarebbe bastato un banalissimo fuoco di copertura per metterla in seria difficoltà e per renderla vulnerabile, ma a quanto pareva nessuno dei suoi opponenti brillava di iniziativa.
    Grazie al cielo.
    Rael riucì a farne fuori appena due, ma proprio quando stava per puntare al terzo, la pistola anziché sparare emanò un innocuo click.
    Scarica?!
    La sorpresa la rese ancora più vulnerabile e uno dei mercenari ne approfittò per lanciarle una scarica di colpi, che la raggiunsero al braccio destro. La tuta fece il suo dovere con i primi proiettili, ma l'ultimo le causò un lungo, profondo squarcio dal polso all'avambraccio.
    Rael si ritirò e lanciò uno sguardo disperato alla porta, appena in tempo per vederla aprirsi.
    Ce l'aveva fatta!
    "Via via via!" - esclamò, cercando di raggiungere più velocemente possibile il turian. Una nuova scarica di adrenalina le permise di effettuare uno scatto abbastanza rapido da raggiungere il compagno oltre la soglia della porta, ma ben presto il malessere tornò a raggiungerla. Ora aveva anche il braccio fuori uso.
    "Non so se riuscirò a farcela" - ammise, sentendo le forze venirle sempre meno - "Sei... decisamente un pazzo se hai deciso di metterti nei guai solo per aiutarmi. Non credo che la tua vita valga così poco..".
    Detestava essere melodrammatica, non era nel suo stile, ma voleva che Sauro avesse chiara una cosa: lui non doveva morire in quel posto.

     
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    Dalio Nerius

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    Il coraggio della donna lo fece sorridere. Con un cenno della mano fece segno a Rael di attendere. Aliquis si voltò verso la grande porta e tramite il pannello che aveva utilizzato all'andata, la fece calare nuovamente alle loro spalle, bloccando l'inseguimento dei mercenari.
    "Scommetto 10 crediti che ci metteranno più di cinque minuti a capire come aprire la porta." Disse scherzosamente, ma poi si accorse della sofferenza dell'umana. Stava perdendo parecchio sangue e faticava a proseguire. Continuando così non ce l'avrebbe mai fatta, così il Turian decise di adoperare il dono che Madre Natura aveva offerto a tutti i Turian: delle gambe estremamente lunghe. Si avvicinò alla donna, la afferrò e la prese in braccio, poi cominciò a correre più veloce che potesse.
    Aveva ormai raggiunto l'uscita del magazzino, quando la porta che conduceva all'esterno cominciò a chiudersi lentamente. Dietro di loro, i mercenari erano riusciti ad aprire la porta del laboratorio e passare.
    "Dannazione" imprecò nervosamente. Cambiò posizione a Rael e la portò su una spalla, in modo da poterla reggere con il solo braccio sinistro, mentre il destro andava a posarsi sulla placca magnetica al suo fianco. Da essa ne staccò la pistola, che cominciò ad usare in direzione dei nemici alle loro spalle. Tre colpi sparati quasi a caso, ma che raggiunsero due mercenari, ai quali però rimosse solo gli scudi. Capì che sparare verso di loro non era una buona idea, quando una raffica di colpi raggiunse la sua schiena e lo fece vacillare. Si voltò nuovamente verso l'uscita: la porta era chiusa a metà, dovevano darsi una mossa. Guardando di nuovo verso i nemici, si accorse che questi li stavano raggiungendo, ma passando in mezzo ad un largo corridoio fatto con le casse. Ad Aliquis bastò sparare ad una di queste per far crollare un intero lato. Era quello il momento! Rafforzò la presa attorno alla vita della ragazza e prese a correre ancor più veloce di prima, arrivando ad oltrepassare la porta poco prima che si chiudesse. Tirò un respiro di sollievo, che però fu troncato quasi subito da un forte dolore alla gamba. Durante la fuga, dei proiettili avevano neutralizzato i suoi scudi, e l'ultimo di questi era riuscito a raggiungere la gamba esattamente a metà tra il ginocchio e la caviglia.
    Il suo piano era quello di raggiungere la Kodiak dei Talon e volare fino alla loro base, ma erano entrambi troppo feriti per poterla raggiungere in tempo. Fortunatamente, alla loro destra c'era ancora l'astroauto dei Sole Blu che aveva seguito grazie alla cimice. Adagiò Rael distesa sui sedili posteriori. Aveva perso i sensi.

    Al risveglio della donna, i due si trovavano al sicuro in un appartamento alla periferia di Omega. Rael era distesa sul letto. Aliquis le aveva tolto quella divisa da Sole Blu ricoperta di sangue e l'aveva medicata, oltre ad averle trovato dei vestiti un po' più grandi della sua taglia, ma sufficientemente comodi. Sia l'addome che il braccio erano stati fasciati, e la perdita di sangue attenuata con il medigel.
    "Quattro minuti e cinquantatrè secondi" il Turian catturò l'attenzione della bella addormentata, che lo guardò perplessa. Aliquis estrasse dalla tuta dieci crediti e li lanciò sul letto "Ho perso la scommessa!" aggiunse poi, sorridendo.
    Si sedette al bordo del letto e le accarezzò il viso dal lato ancora integro
    "Avrei dovuto fare di più, guarda come ti hanno ridotta quei bastardi. Se ti stai chiedendo dove siamo, siamo a casa mia. Dalla mia divisa avrai intuito che faccio parte dei Talon adesso, ma siamo fuggiti a bordo di un'auto dei Sole Blu. Se fossi tornato in base con quella, ci avrebbero abbattuto ancor prima di atterrare. Ma adesso non importa, devi solo pensare a riprenderti." Il Turian sorrise e si alzò dal letto, per poi raggiungere zoppicando la scrivania della stanza. Su di essa c'era una confezione bianca con un simbolo stampato sopra, e quando Aliquis si avvicinò a Rael con essa in mano, la ragazza poté sentirne l'ammaliante odore.
    "Devi aver fame... Purtroppo se ti servissi il cibo che c'è nel mio frigorifero ti si ritorcerebbero le budella, quindi sono uscito di casa ti ho portato una confezione di cibo cinese. Non so nemmeno cosa sia un cinese, in realtà, ma dall'aspetto sembra delizioso."

     
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    Rael Thompson

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    Il turian sembrò non prendere nemmeno in minima considerazione le sue parole e, senza alcun preavviso, la sollevò di peso.
    "Ma che...?!" - Rael non ebbe l'opportunità di completare la sua esclamazione, perché la velocità con cui il turian partì la costrinse ad aggrapparsi a lui con tutte le forze che le restavano.
    Non erano ancora fuori pericolo e Rael stava facendo il possibile per rimanere cosciente: trasportare un corpo privo di sensi poteva essere parecchio più difficoltoso e non voleva per niente rendere le cose più complicate a Sauro. Nonostante i buoni propositi, la vista le si faceva sempre più offuscata, il corpo sempre più insensibile...

    Le sue gambe ciondolavano oltre il bordo della sedia, a qualche centimetro da terra, e gli occhi erano bassi e colmi di disappunto. Si trovava alla Cittadella, di fronte agli uffici dell'SSC, ed era ancora una bambina.
    Nessuno sembrava accorgersi di lei, indaffarati com'erano a svolgere i loro impegni; solo un individuo aveva colto il suo malumore. Si avvicinò, accovacciandosi per incrociare il suo sguardo - "Cos'è questo muso lungo?"
    Aveva già visto in giro quel genere di creature, ma nessuno prima di allora le aveva rivolto la parola. La prima cosa a cui pensò era che la loro pelle a scaglie e la loro cresta li faceva somigliare in modo impressionante ad un Parasaurolophus.
    Rael gli borbottò che suo padre non aveva mantenuto la promessa di passare con lei tutto il pomeriggio e l'altro si premurò di ricordarle, come tutti facevano sempre, che suo padre era un uomo impegnato.
    Era stanca di sentire quella scusa e il suo interlocutore se ne accorse.
    "Va bene" - disse, alzandosi e tendendole una mano - "Visto che abbiamo entrambi un po' di tempo libero, voglio portarti a vedere una cosa".
    Rael esitò per un istante, poi allungò la mano per afferrare quella dell'agente SSC. La guidò attraverso la centrale, poi per una lunga scalinata, che portava agli agglomerati superiori.
    Le immense vetrate affacciavano su una panoramica mozzafiato che riusciva quasi a contenere l'intera Cittadella, in tutta la sua maglificenza.
    L'agente la condusse al centro dell'enorme sala, al punto panoramico principale, e la issò sul piccolo parapetto per consentirle una visuale completa.
    Ogni cattivo pensiero svanì a quella vista, lasciandole negli occhi nient'altro che meraviglia e stupore.
    L'agente rise sommessamente alla reazione della bambina - "Bello, eh?".
    Rael si voltò a guardarlo con occhi colmi di emozione, ma si accorse che qualcosa non quadrava. Il ricordo era autentico, ma il turian non indossava la classica divisa dell'SSC, bensì una tenuta diversa, molto simile a quella dei Talon.
    Gli agglomerati, d'un tratto, si illuminarono di una luce rossa intermittente e una violenta sirena d'allarme le aggredì l'udito, costringendola a tapparsi le orecchie con le mani.
    "Non preoccuparti" - le mormorò il turian - "Sono qui per te....".


    La prima cosa che Rael percepì, una volta ripreso coscienza, fu la meravigliosa sensazione di comfort: le sembravano passati secoli dall'ultima volta che aveva dormito in un letto.
    Sentiva il corpo intorpidito dal lungo sonno e il dolore al fianco si era ridotto a poco più che un fastidio, così come la ferita al braccio.
    Aprì gli occhi e, piano piano, mise a fuoco l'appartamento in cui si trovava. Probabilmente aveva dormito più di quanto pensava, eppure non si sentiva ancora pronta ad affrontare nuovamente la realtà. C'erano così tante cose da assimilare...
    "Quattro minuti e cinquantatrè secondi".
    Rael spostò lo sguardo e si ritrovò di fronte il turian. Sembrava stare bene e a quanto pareva era davvero riuscito a portarla in salvo. A meno che non quello non fosse un sogno...
    Provò a muovere il braccio ferito e portò la mano al fianco, premendo leggermente sulla ferita al fianco e procurandosi una piccola scarica di dolore.
    Ok, era proprio viva. E quello... quello era davvero Sauro.
    Lo guardò senza proferire parola, non riuscendo a capire a cosa il turian si riferisse, e si sentì ancora più confusa quando lui estrasse i dieci crediti.
    "Ho perso la scommessa!" - le ricordò, con leggerezza.
    La ragazza inizialmente lo guardò stranita, poi si concesse un sorriso - "Allora sei davvero pazzo" - disse, prendendo i crediti - "Ma... una scommessa è una scommessa".
    Un secondo dopo l'altro, Rael si sentiva pervadere da un profondo senso di pace. In realtà niente poteva dirsi risolto, ma il solo essere riuscita a scappare da quel posto e soprattutto il pensiero di aver ritrovato Sauro le dava una serenità che non provava da tempo.
    Aveva un mucchio di domande da fare, così tante che continuavano ad accavallarsi nella sua mente ma, proprio quando stava per aprire bocca, la mano del turian le sfiorò il viso, facendola sussultare.
    "Avrei dovuto fare di più, guarda come ti hanno ridotta quei bastardi".
    "Mi hai salvato la vita" - fu la risposta di Rael - "Non avresti potuto fare di più".
    Il turian, in seguito, sembrò aver intuito molte delle sue domande e cercò di darle risposte abbastanza esaurienti. Al momento, Rael preferì accontentarsi di quelle spiegazioni: Sauro aveva ragione, al momento recuperare le energie veniva prima di ogni altra cosa.
    Quando il turian si alzò, la ragazza notò immediatamente la sua andatura zoppicante. Certo, nessuno sarebbe potuto scampare da quella situazione senza nemmeno un graffio, eppure Rael si sentì responsabile. Ma non voleva tormentarlo con sciocche e inopportune premure.
    Stava cercando di non lasciarsi troppo andare, pur avendo di fronte l'unico individuo ancora in vita ad aver fatto parte del suo passato, ma quando il turian le offrì la confezione di cibo cinese, un moto di emozioni la costrinse a distogliere lo sguardo da quello di lui.
    "Io... Grazie" - mormorò, cercando di non sembrare troppo vorace, pur essendo davvero affamata. Mandò giù i primi bocconi: mai prima di allora il cibo cinese le era sembrato tanto buono.
    Man mano che le forze ritornavano, Rael si sentiva più preparata ad affrontare le prime domande che le erano sorte.
    "Spero che qui siamo al sicuro, perché ho bisogno di tempo... e risposte" - iniziò Rael - "Come hai fatto a trovarmi? Perché mi hai cercata? E... perché sei andato via dalla Cittadella?".
    La ragazza si accorse di averlo bombardato con domande consecutive e lasciò andare un sorriso imbarazzato - "Dio... Io non so neanche il tuo vero nome".

     
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    Dalio Nerius

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    "Ehi ehi, frena! Una domanda per volta!" rispose ridacchiando. Aliquis prese la sedia con le ruote della scrivania, e la fece scorrere fino al letto, poi vi si sedette sopra, riuscendo così ad incrociare i suoi occhi con quelli della giovane donna.
    "Cominciamo dall'ultima. Il mio nome è Dalio Nerius. Quando mi hai conosciuto lavoravo nell'SSC insieme a tuo padre, ma avevo già dei trascorsi nelle forze armate. Hai visto i miei poteri in azione, ed avrai anche sentito parlare dei Cabal, l'artiglieria biotica d'elitè dei Turian. A dirla tutta, ho continuato ad esserlo anche durante il periodo sulla Cittadella. Il governo Turian mi scelse per formare le nuove reclute del corpo di polizia sulla stazione, dato che l'arruolamento diede riscontri negativi nei mesi precedenti. Al primo incontro conobbi tuo padre. No, non era una recluta, lui era nell'SSC già da un po', ma mi era stato assegnato come partner per gestire le reclute umane, dato che non avevo mai avuto modo di parlare a tu per tu con uno di voi, nè tantomeno sapevo il vostro tipo di allenamenti."
    Il Turian si interruppe un attimo, e si trovò parecchio a disagio quando notò l'espressione sognante negli occhi di Rael. La ragazza doveva ammirare molto suo padre, ed anche il famoso Sauro. Aliquis si stava spacciando per lui, e mentire era il suo mestiere, ma farlo a quella ragazza così persa nelle sue parole, gli fece pesare tutto come un macigno. Scosse la testa, conscio del fatto che doveva cambiare argomento, e passare alle fasi del racconto che Rael non conosceva.
    "Ad ogni modo, forse ricorderai che sono scomparso e che qualsiasi comunicato dell'SSC mi dava come disertore. Beh, sulla carta era così, ma non volevo tradire nessuno. Sono stato ingannato e costretto a fuggire. In un solo colpo persi sia la mia fama sulla Cittadella, che il rispetto dell'intera popolazione Turian. Devi sapere che per la nostra specie non c'è spazio per i disertori, così sono rimasto da solo. Tuo padre provò ad aiutarmi, ma io rifiutai. Se solo ci avesse provato avrebbe anche lui perso il lavoro, e non me lo sarei mai perdonato. Così fuggii, e raggiunsi Omega, dove all'inizio ho lavorato come mercenario in solitario, ma recentemente mi sono unito ai Talon. Adesso, come ho fatto a trovarti? Stavamo cercando di capire cosa avessero in mente i Sole Blu, ed un nostro infiltrato è riuscito a scoprire di una certa donna umana rinchiusa in un laboratorio. Se devo essere sincero, non sapevo che fossi tu fino al momento del nostro incontro. Ma i tuoi occhi hanno parlato prima di te."
    Sorrise, per poi alzarsi dalla sedia e zoppicare fino ad una porta, che una volta aperta si rivelò condurre al bagno. "Spero sia abbastanza per ora" disse senza nemmeno girarsi. "Riposati, adesso."

    Si lasciò la porta chiusa alle spalle, e si chinò sul lavandino, visibilmente provato. Quella ragazza era così innocente e bisognosa di affetti del passato, che mentirle così spudoratamente lo fece star male. Una cosa era mentire ad una corporazione criminale o ad un trafficante di droga, ma quella ragazza non se lo meritava. L'aveva salvata, perchè non poteva dirle la verità adesso? L'agenzia avrebbe potuto prelevarla e portarla al sicuro, così come aveva fatto con il vero Dalio Nerius. Probabilmente avrebbe pure collaborato alle indagini. Il dubbio cominciò ad attanagliarlo, e divenne sempre più insopportabile quando, uscendo dal bagno, la vide dormire tranquilla sul letto, felice di aver ritrovato la sua unica famiglia. Forse stava anche sognando i momenti felici di quando era bambina, o quello che avrebbe potuto fare ora che aveva appena ritrovato il suo Sauro... Beh, almeno credeva di averlo trovato. Quella situazione non gli andava per niente bene, ma non aveva alternative. Non sarebbe mai andato contro l'Agenzia, per nessun motivo, e se gliel'avesse detto in quel momento le avrebbe spezzato il cuore. L'unica cosa che poteva fare, in quel momento, era prendersi il tempo per pensare.
    Uscì dall'appartamento e percorse le scale fino al tetto del palazzo. I suoi quattro piani lo rendevano uno dei palazzi più bassi di Omega, tanto che potè vedere le persone che passavano dalla strada sotto di lui, e sentire cosa stessero dicendo. Ad un certo punto, quando sulla strada passeggiava solo una coppia formata da un Turian ed una donna umana, accadde qualcosa che fece inorridire Aliquis: un'auto dei Sole Blu sfrecciò accanto a loro, accompagnata da una serie di rumori assordanti e dai corpi dei due caduti al suolo. Un attimo dopo l'auto si fermò, e da essa scesero cinque mercenari, che controllarono i due cadaveri. Probabilmente pensavano che fossero Aliquis e Rael, ma avevano evidentemente sbagliato. Tuttavia, sembrava sapessero cosa stavano facendo, e subito fecero irruzione nel palazzo.
    "Merda!" esclamò Aliquis. Come poteva essere possibile? Si era assicurato che nessuno li vedesse! Ma non era quello il momento di pensarci. Senza indugi si fiondò nella rampa di scale ignorando il dolore alla gamba e raggiunse il piano di sotto, dove stava il suo appartamento. Si affacciò giù: i Sole Blu erano due piani sotto, c'era ancora tempo. Senza pensarci aprì la porta e la richiuse alle sue spalle, poi spostò un grosso armadio con i suoi poteri biotici, bloccando l'entrata. Il rumore svegliò Rael, che lo guardò perplessa.
    "Ci hanno trovati" chiarì lui, indicando poi con la testa la pistola sulla scrivania. Si affacciò dalla finestra: altre sei astroauto avevano ricoperto la stradina. Metà dei passeggeri fecero irruzione nel condominio, mentre l'altra metà si assicurò che i due non scappassero dall'unica finestra dell'appartamento.
    "Siamo in trappola, non ci resta che combattere."
    Il Turian si infilò sotto il letto, e da uno strato nascosto sotto il pavimento tirò fuori due fucili phaeston, una scatola piena di clip termiche e tre granate, che assicurò alla sua cintura. Imbracciò uno dei due fucili, lasciando il resto sul letto, nel caso in cui Rael ne avesse bisogno. Pochi istanti dopo, i Sole Blu cominciarono a battere contro la porta, ma l'armadio compì adeguatamente il suo nuovo lavoro, e grazie alla sua stazza qualsiasi tentativo si rivelò inutile. Questo diede ai due il tempo di improvvisare una barricata dietro la quale difendersi, ma ben presto un ticchettio quasi impercettibile precedette una grossa esplosione. Quei bastardi avevano appena fatto saltare la porta, coinvolgendo anche l'armadio che poco prima li aveva rallentati. In un attimo l'atmosfera si riempì di fumo, qualsiasi suono ricoperto dal rimbombare degli spari, e l'adrenalina era talmente in circolo nei corpi di tutti che si riuscì quasi a sentirne l'odore.

     
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    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
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    Monument Valley - Arizona – Terra. Qualche giorno fa.



    "E' molto bello il paesaggio, vero Prudence? Il cielo e la terra che si sfidano per sfoggiare il rosso più acceso in una gara senza vincitori."

    Il Sole, lentamente, stava sparendo dietro all'orizzonte proprio tra due montagne che si stagliavano verso l'alto, piantate in mezzo alla pianura da un architetto con ottimi gusti scenografici.
    "Non mi piace. Il cielo sembra sanguinare, rovesciando il liquido rosso sulla terra. Ho visto troppo sangue per farmi piacere questo paesaggio."
    Prudence era appoggiata contro una delle rosse pareti roccee che abbondavano in quel luogo che si era preservato intatto nonostante lo scorrere del tempo; meccanicamente, portava la mano sinistra verso la bocca, aspirava una boccata dalla Lucky Strike che teneva stretta tra indice e medio e infine rilasciava il fumo azzurrognolo dalle narici.
    Non era abituata a fumare con la mano sinistra ma la destra era impegnata ad impugnare la pistola che teneva tesa davanti a se, leggermente abbassata per puntare alla testa dell'uomo intento a scavare con una pala.
    "Sei stata scelta Prudence. Io ti ho scelto. Il sangue che versi quotidianamente appartiene a persone malvagie! Tu non fai altro che mantenere l'Equilibrio."
    Prudence sbuffò in risposta alla Voce che rimbombava nella sua testa. "Me lo dici sempre. Malvagi o no, il loro sangue ha lo stesso colore del mio. Cosa mi rende migliore di loro? Io uccido, dico menzogne, torturo, a volte rubo e mi faccio possedere dall'ira." Interruppe il suo pensiero per dare un'altra boccata alla sigaretta, lanciando un'occhiata alle spalle dell'uomo contratte nello sforzo dello scavo "A cosa serve quello che faccio? Quanti si sono pentiti e hanno raggiunto il Regno di Cieli? E io? Io Lo raggiungerò mai? "
    "Sai perfettamente cosa ti spetta nell'Aldilà." replicò monotona la Voce.
    "Già. So perfettamente cosa mi aspetta. Ora lasciami in pace e fammi finire il lavoro."

    La ragazza diede un ultimo tiro alla sigaretta e la lanciò lontana mentre si avvicinava all'uomo, accovacciandosi proprio al limitare della fossa < Devi scavare ancora almeno 1 piede e mezzo. > disse osservando la buca.
    < Perchè? > domandò l'uomo voltandosi e rivelando il suo volto contratto dalla paura < Perchè non mi uccidi subito? Perchè farmi scavare la mia stessa fossa? > domandò ansimante e con gli occhi sbarrati.
    Prudence gli sventolò la pistola sotto il naso < Perchè? Perchè il mondo si divide in due, amico: chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi. >
    < Non ti capisco! > protestò l'uomo veementemente < Hai ammazzato tutti i miei uomini senza farti tanti problemi perchè tutta questa messa in scena per me? >
    < I tuoi uomini sono stati solo danni collaterali della mia Missione...il mio obiettivo sei tu. >
    < Chi ti manda? Ti posso pagare il doppio...il triplo...posso darti tutto quello che vuoi! >
    Prudence scosse la testa sorridendo < Non potresti mai darmi quello che voglio...a meno che tu sia Dio ma...tu non sei Dio. > Prudence si rialzò, stanca di quella chiacchierata < Ora muoviti a finire la fossa. Un piede e mezzo, avanti. >

    L'uomo, rassegnato, portò a termine il suo lavoro sempre sotto lo sguardo svogliato della ragazza.
    La Voce non era tornata a parlare esattamente come lei aveva richiesto ma tutto quel silenzio ora cominciava a infastidirla.
    La Voce aveva cominciato a farsi sentire improvvisamente, dopo la sua seconda missione per conto di Santa Romana Chiesa; la missione era stata un vero disastro e Prudence era...morta. La ragazza era rimasta morta per 1 minuto e 42 secondi e, quando tornò da quel breve viaggio nell'Aldilà, scoprì di non essere tornata da sola. Inizialmente pensò di essere impazzita ma presto quella Voce maschile così romantica e sensuale divenne un compagno fidato, un amico, un confidente. Era la Voce a suggerirle chi e come Giudicare, era la Voce a metterla in guardia dai pericoli, era la Voce a guidarla nella sua Missione.

    "Può bastare ora. E' della giusta profondità." le suggerì la Voce distogliendola dai suoi pensieri.
    Prudence ordinò all'uomo di interrompere la sua azione e, da una tasca della tuta attillata, trasse un piccolo libricino consunto che quasi si aprì da solo sulla giusta pagina per quante volte aveva dovuto ripetere quell'azione.
    < Edward Norton. Sei risultato in abominio al Signore per la tua condotta di vita. Hai infranto 8 dei 10 Comandamenti e hai praticato tutti e 7 i vizi capitali. >
    L'uomo guardò Prudence con la bocca mezza aperta < Mi stai prendendo per il culo, ragazza? >
    Sorella Judicael si abbassò di scatto, raggiungendo la mascella dell'uomo con un poderoso schiaffo < Il linguaggio scurrile è intollerabile! > esclamò adirata < Ora ti assolverò dai tuoi peccati: se il tuo pentimento sarà sincero per te si apriranno le Porte del Paradiso altrimenti... >
    Con voce monotona, recitò le formule dell'assoluzione dai peccati all'uomo che sembrava ormai totalmente svuotato di ogni speranza.
    < ...Edward Norton, ti penti dei tuoi peccati? >
    < Sì. Mi pento. > replicò l'uomo contrito.
    "Sta..." cominciò a dire la Voce.
    "Sta mentendo...lo so. Mentono sempre tutti quanti."
    Prudence ripose la pistola nel fodero e afferrò la mazza chiodata che portava appesa alla coscia < Bugiardo. > disse < Spiegherò le mie ali nere e colpirò! Martello vendicatore della Giustizia! >
    La mazza, seguendo una perfetta traiettoria a mezza luna, calò violentemente sul cranio dell'uomo che morì all'istante; Prudence non chiuse gli occhi mentre alcune gocce rubino le raggiungevano il volto.
    "Chissà se lui ha capito il motivo della fossa?" si chiese la Voce pensierosa.
    "A chi importa?" replicò Prudence stringendosi nelle spalle mentre si ripuliva dagli schizzi di sangue con un fazzoletto "Qui abbiamo finito, qual è la nostra prossima missione?"
    "E' questo che mi piace di te: non sei mai stanca del tuo lavoro."
    "Sono in missione per conto di Dio, te ne sei dimenticato?" replicò con un sorriso amaro.
    Anche la Voce rise di rimando "Ora andremo nel più grande luogo di perdizione di tutta la Galassia!"
    "La Città del Vaticano?" domandò Prudence divertita accendendosi un'altra Lucky Strike.
    "Giusto. Allora, il secondo più grande luogo di perdizione: Omega."

    Stazione orbitale Omega - Oggi



    Omega era quella che era non perchè chi l'abitasse fosse peggiore del resto degli abitanti della Galassia ma semplicemente perchè in quel luogo la Legge e la Giustizia erano concetti molto personali; nessuno, tanto meno Aria T'Loak, era interessato a fare rispettare le regole in quel luogo e per questo motivo ognuno da par suo si costruiva le proprie regole.
    "Perchè siamo qui?" domandò Prudence mentre camminava a passo spedito per le vie tutte uguali della stazione "Sai che Omega non mi piace..." aggiunse la ragazza contrariata "...negli ultimi 5 minuti ho visto almeno 27 persone che meriterebbero il mio Giudizio!"
    "Lo so." replicò semplicemente la Voce "Ma oggi non siamo qui solo per questo. Stanno succedendo cose strane su Omega: inganni e mistificazioni, raggiri e scontri tra bande. Si può dire che stia per cominciare una vera e propria Guerra tra Sole Blu e Talon con i secondi destinati ad essere sconfitti a meno che tu non li aiuti."
    "Mi dici sempre ciò che già so…ti ricordo che i Servizi Segreti del Vaticano sono piuttosto efficienti. Ma perché aiutare una masnada di pessimi mercenari turian? Non fa parte dei miei doveri!" protestò veementemente Prudence.
    "Il tuo dovere è preservare l'Equilibrio." la rimproverò la Voce "In un possibile futuro prossimo, i Talon potrebbero essere essenziali per preservare l'Equilibrio qui su Omega e il tuo dovere è far sì che quel possibile futuro si possa compiere."
    La ragazza preferì non proseguire quella discussione. Finiva sempre così, con la Voce che rispondeva in maniera criptica e sfuggente alle sue domande senza soddisfare mai la sua curiosità.

    Uno dei vantaggi di Omega era la possibilità di poter girare armati senza per questo risultare sospetti, ciò nonostante Prudence si aggirava per le vie della struttura intabarrata in uno sgraziato mantello scuro che ne celava le fattezze e la nascondeva da sguardi indesiderati e con il cappuccio calato sul volto che lasciava intravvedere solo le rosee labbra dalle quali pendeva una sigaretta fumante.
    Prudence era ormai piuttosto famosa e famigerata sulla stazione spaziale: la giovane e sensuale umana dai capelli azzurri che ogni tanto si aggirava per la struttura Giudicando i Peccatori era ormai entrata a far parte del folclore di Omega; la ragazza era solo l’ultima di una lunga serie di Vendicatrici che da più di 1.600 anni vagavano alla ricerca di Peccatori da redimere o da mandare all’Inferno.

    Prudence, ad un tratto si fermò annusando l’aria e si guardò attorno incuriosita: si trovava a poche decine di metri da un palazzo tozzo e basso, molto più basso della media delle costruzioni di Omega.
    “Qui!” pensò la ragazza dagli occhi viola rivolgendosi alla Voce “Qui presto il Male colpirà.” Prudence sentiva di essere nel posto giusto, le capitava sempre di sapere in anticipo dove il Male si sarebbe manifestato; lo sapeva da sempre, prima ancora che la Voce le si manifestasse.
    La ragazza guardò in alto e intravvide un’ombra che dal tetto del palazzo guardava giù, verso la strada. Senza un motivo preciso, gli occhi di Prudence si focalizzarono nella stessa direzione dove la figura sul tetto sembrava guardare.
    Sul ciglio della strada, un turian e un'umana camminavano affiancati scambiandosi fitte parole quando, improvvisamente, un'astro auto proveniente da non si sa dove, piombò sulla coppia di amici, investendoli e mandandoli a schiantarsi come marionette prive di vita contro la parete del palazzo.
    Dall'auto scesero cinque uomini in divise dei Sole Blu che si precipitarono verso i due cadaveri. Il più alto dei cinque, voltò malamente il cadavere della ragazza con un piede per poterla guardare in faccia, scambiò un'imprecazione con un compagno poi i 5 si precipitarono verso l'ingresso della tozza costruzione venendone inghiottiti. Pochi istanti dopo, giunsero altre 6 astro auto dalle quali uscirono altri Sole Blu, metà seguirono i cinque compagni l’altra metà rimase sulla strada, puntando la finestra dell’ultimo piano.

    "Intollerabile!" esclamò mentalmente Prudence mentre assisteva a quella scena così violenta e insensata.
    Gettò a terra la sigaretta e si sfilò il mantello mentre con passi decisi si avviava verso la costruzione.
    Un paio di mercenari Sole Blu le si fecero contro, intimandole di fermarsi con ampi gesti delle mani.
    < Vattene bellezza! > le disse uno dei mercenari puntandole contro il fucile < Non sono affari che ti riguardano. > aggiunse appoggiando il dito sul grilletto.
    Prudence non interruppe il suo incedere e, mentre guardava dritto negli occhi l’uomo, con mossa fulminea mise mano alla pistola, la tese dritta davanti a lei e lasciò partire un singolo colpo che raggiunse l’uomo alla gola.
    Lo sparo attirò l’attenzione degli altri mercenari che cominciarono a sparare all’impazzata in direzione di Prudence; la ragazza, con una serie di agili movimenti, riuscì a guadagnare incolume una copertura dietro a una delle astro auto dei Sole Blu.
    Settò la pistola su semi-automatica e impugnò la mazza saldamente con la mano sinistra.
    Mentre i Sole Blu tempestavano il suo riparo di colpi, Prudence si fece il segno della croce, chiuse gli occhi e inspirò profondamente: < Abdia 1, 15: Come hai fatto tu, così a te sarà fatto, | ciò che hai fatto agli altri ricadrà sul tuo capo. | Nel giorno del Signore, rivincita di Israele su Edom! >

    Uscì dal riparo coprendo la sua avanzata con brevi raffiche di pistola puntando direttamente il centro dello schieramento dei Sole Blu.
    Grande fu il senso di sollievo che Prudence provò quando la mazza calò violentemente sul capo del primo mercenario capitato sulla sua strada, sfondandogli l’elmo e il cranio.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Non appena lo sentì pronunciare, Rael ripetè quel nome a mente più di una volta, collegandolo ai pochi stralci di ricordi che conservava del Sauro del passato. Così quel nome dal suono sconosciuto assunse un valore crescente nel giro di qualche istante, diventando presto indelebile.
    Dedicò la completa attenzione al racconto di Dalio e, gradualmente, ogni tassello andò al proprio posto: l'improvvisa scomparsa del turian, il mancato coinvolgimento di suo padre, il motivo per cui era giunto in suo soccorso...
    Alle ultime parole di Dalio, Rael si ritrovò ad arrossire come una ragazzina. Quel genere di reazioni non erano assolutamente tipiche del suo carattere, perché era davvero raro il fatto che Rael si lasciasse coinvolgere emotivamente da altri, ma quello era un caso particolare.
    In presenza di quel Sauro che l'aveva conosciuta in tutta la sua innocenza si sentiva vulnerabile e scoperta e questo le rendeva estremamente difficile recitare la parte della cinica e solitaria mercenaria di Omega.
    Sperò con tutta sè stessa che Dalio non si fosse accorto della sua reazione infantile e cercò di assumere un certo contegno, anche se in quelle condizioni era piuttosto complicato: aveva appena divorato una confezione di cibo cinese, era in abiti più grandi di lei e, in più, doveva avere un aspetto orribile.
    Ad ogni modo, Dalio aveva terminato con le spiegazioni e, tutt'ad un tratto, sembrava quasi desideroso di chiudere quella conversazione. Le consigliò di riposarsi e Rael non se lo lasciò ripetere. Si abbandonò sul cuscino e diede un ultimo sguardo all'appartamento. Mentre chiudeva gli occhi, nemmeno si accorse del sorriso che le era rimasto sulle labbra.

    Per la prima volta, dopo anni, Rael non ebbe alcun sogno a tormentarle il riposo che, per il tempo che durò, fu sereno e tranquillo.
    Proprio per questo, quando udì il fracasso improvviso, la ragazza sussultò e immediatamente si alzò a sedere, guardando con gli occhi sbarrati l'armadio muoversi per sbarrare la porta.
    "Ci hanno trovati" - la informò Delio e, senza troppi giri di parole, le indicò in modo eloquente la pistola sulla scrivania.
    Nonostante il brusco risveglio, il riposo si faceva sentire e Rael saltò subito giù dal letto per afferrare la pistola. Il gesto improvviso le diede un momentaneo giramento di testa, che le ricordò qualcosa di davvero spiacevole: il fastidio delle ferite si era ridotto notevolmente e le energie le erano ritornate quasi completamente, ma il suo corpo era ancora assuefatto dalle droghe che i Sole Blu avevano utilizzato per sedarla. Non aveva intenzione di permettere all'astinenza di intralciarla e, soprattutto, non voleva mostrare il problema a Dalio, perciò si decise ad ignorare il malessere. Assicurò la pistola al pantalone e agguantò Phaeston e clip termiche, dopodiché corse a ripararsi dietro la barricata di fortuna. Sentiva i rabbiosi tentativi dei Sole Blu, che cercavano di buttare a terra la porta, e intanto cercava di regolare il respiro, come era solita fare prima di ogni azione. Al laboratorio era sopravvissuta per azzardo, ma quella volta aveva l'opportunità di seguire il suo schema e di ritornare la fredda e lucida Rael Thompson. Peccato non avere più il suo Incisor.
    L'ingresso esplose, generando una nuvola di fumo che invase l'appartamento, e una pioggia di spari annunciò l'arrivo dei mercenari.
    Rael approfittò dei primi istanti per sparare in direzione della porta e, anche se il fumo le ostacolava la visuale, sentì comunque qualche colpo andare a segno. Subito dopo si riparò e cercò di farsi guidare dall'udito, per capire l'origine degli spari, cosa che si rivelò fin troppo difficile. Erano davvero tanti, e loro solo in due.
    Si affacciò ancora dal riparo e cercò di colpire qualche altro bersaglio, ma questa volta il fuoco era insistente e preciso, tanto che la ragazza per un pelo non si lasciò colpire da un proiettile che, fortunatamente, si limitò a fischiarle accanto all'orecchio.
    C'era troppa folla, era necessario sfoltire: un'esplosione in più non guastava.
    Si riabbassò immediatamente e si avvicinò a Delio: "Scusami!" - disse, cercando di sovrastare il rumore degli spari. Estrasse fulmineamente una delle tre granate che il turian aveva assicurato alla cintura e approfittò del suo fuoco di copertura per lanciarla in mezzo ai nemici.
    Una seconda esplosione scosse l'appartamento, disorientando i Sole Blu per qualche istante, tempo che Rael sfruttò a suo favore.
    Qualunque testa priva di una copertura fu colpita nel giro di qualche secondo, finché i mercenari rimasti non riacquistarono l'assetto difensivo.
    "Mi dispiace per il tuo appartamento" - disse Rael, fermandosi a ricaricare. L'adrenalina in circolo la faceva fremere d'eccitazione - "Ma con la tua tendenza a perdere le scommesse, tra qualche anno avrò raccolto abbastanza da regalarti un attico a Thessia".

     
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    Dalio Nerius

       Fazione: Talon
       Ruolo: Mercenario

    "Mi piace il tuo spirito, ragazza. Non preoccuparti per l'appartamento, sei talmente in debito con me per averti salvata, che dovrai comprarmene tre, di quegli attici!" Il Turian rispose scherzosamente alla battuta di Rael, prima di uscire dalla copertura e centrare in piena fronte un mercenario, per poi rientrare.
    Contare quanti mercenari avessero fatto fuori era inutile, dalla strada si potevano sentire altri veicoli sfrecciare e frenare davanti al palazzo.
    "Lo senti? I bastardi hanno portato altri rinforzi." In pochi minuti, il palazzo si riempì di mercenari. Dalle scale si udirono le grida ed i pianti dei poveri civili che abitavano gli altri piani, poco prima di essere freddati senza pietà.
    Aliquis e Rael erano coordinati: non si sporgevano mai entrambi dalla copertura, ma si alternavano, così da non dare ai nemici due bersagli facili. Continuando così erano riusciti a far fuori un numero decente di mercenari, ma questi cominciarono a comprendere la loro tattica, e presero a sparare contemporaneamente da entrambe le direzioni. Avevano abbastanza potenza di fuoco da poterselo permettere. Ad un certo punto, il Turian sporse un po' la testa, e mentre un proiettile gli sfiorava la calotta cranica, riuscì a intravedere un pericolo più grande degli altri: uno dei mercenari aveva portato un lanciarazzi, e lo stava puntando verso l'umana.
    "Attenta!" esclamò per attirare la sua attenzione, ma comprese che la ragazza non si sarebbe mai spostata in tempo, così non gli restò che attirarla a sè con i poteri biotici. Farlo probabilmente le provocò non poco dolore, ma almeno evitò di prendersi un razzo in faccia, che invece andò a colpire il muro dietro, coinvolgendo il letto e parte della barricata.
    "Tutto bene?" Chiese preoccupato. Dopo la risposta della donna, cercò di darle lo spazio necessario in ciò che restava della copertura, ma a quel punto il fuoco nemico si fece sempre più intenso.
    La situazione era drammatica, ma Aliquis era convinto che ce l'avrebbero fatta. In passato si era trovato circondato, torturato, aveva ricevuto parecchi proiettili, e tutto ciò da soldati ben più capaci di quei poveri mercenari, che altro non erano che carne da macello. Del resto, il mestiere da agente segreto richiedeva una certa preparazione... Di certo non poteva dirsi lo stesso di un Talon.
    "Se non dovessimo cavarcela" recitò lui "Sappi che queste ore sono state come un tuffo nel passato, un breve momento di felicità."
    Rifletté su cosa aveva appena detto. Aveva mostrato paura, com'era giusto che fosse, ma la ragazza si sarebbe sentita in colpa ed avrebbe fatto qualche pazzia solo per ricambiare il favore e salvargli la vita. Non poteva permetterlo, così prese lui la palla al balzo.
    "Anzi, sai cosa? Tu uscirai viva di qui, te lo assicuro." Saltò fuori dalla copertura, in direzione dei nemici, ma ricoperto di un'aura azzurra. Protetto dagli scudi e dall'aura biotica, raccolse un lungo pezzo della barricata distrutta, e caricò contro il grosso gruppo di nemici. Il primo gruppo di nemici si ritrovò impalato uno dietro l'altro dalla lunga asta, mentre altri quattro mercenari vennero mitragliati a bruciapelo dal Phaeston. L'adrenalina che aveva in corpo sembrò quasi rallentare il tempo, e quelle azioni che durarono pochi secondi era come se fossero durate minuti. Guardò di fronte a sè. C'erano altri cinque soldati, e almeno un'altra decina riversata sulle scale. L'indicatore degli scudi segnava lo 0%, e cominciava a sentire la stanchezza dovuta ai poteri. Una rapida occhiata alla sua destra gli permise di vedere che le scale verso il tetto erano libere, così richiamò l'attenzione di Rael, mentre con la mano libera innalzava una barriera biotica, che attenuò l'avanzare dei proiettili nemici, fornendo un ulteriore riparo per l'avanzata dell'umana.
    "Dobbiamo salire sul tetto, lassù sarà molto più difendibile!" esclamò, ma l'ultima parola uscì dalla sua bocca terminante in un singhiozzo. I suoi occhi si posarono sulla spalla sinistra: tre proiettili avevano perforato la corazza ed avevano raggiunto la carne. Dai tre buchi cominciò ad uscire del sangue copiosamente, ma nei suoi anni di servizio aveva subito ferite ben più gravi. Quei tre colpi avevano oltrepassato la barriera, ma questa si rivelò sufficiente a rallentarli, evitando danni più gravi.
    "Di solito non succede" pensò "Rael deve darsi una mossa, la barriera diventa sempre più debole, ed anche io".

     
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    Banshee

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    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta




    "Sono troppi, Prudence!"
    La Voce aveva ragione. Benchè i Sole Blu fossero piuttosto scarsi, il loro numero continuava ad aumentare e presto avrebbero sopraffatto la ragazza con la semplice superiorità numerica.
    "Potrei andare avanti tutto il giorno!" replicò Prudence ghignante "Questi mercenari d'oggi sono solo carne da macello!" aggiunse mentre affondava la mazza sull'ennesimo malcapitato Sole Blu.
    "Prudence, basta!" la rimproverò veementemente la Voce "La tua furia è in abominio al Signore!"
    "Che seccatura!" esclamò contrariata estraendo la lama del suo factotum dal ventre di un mercenario che aveva appena trapassato da parte a parte.

    I Sole Blu non si aspettavano una tale resistenza da una singola persona e la dozzina di cadaveri che giacevano attorno a Prudence erano la prova della differenza di preparazione che c'era tra i contendenti; da una parte un nutrito numero di mercenari malamente addestrati e peggio comandati, dall'altra una professionista addestrata ad uccidere sin dalla più tenera età.
    Mentre continuava a combattere, Prudence stava pensando a come uscire da quella mischia; con la coda dell'occhio individuò tra le linee dei Sole Blu un varco dove vi erano meno soldati. Era piuttosto sicura che i mercenari non avrebbero badato a lei una volta che fosse riuscita a disimpegnarsi, il loro obiettivo era all'interno del palazzo e dai rumori che riusciva a percepire, lo scontro si stava spostando verso i piani superiori. Probabilmente chiunque fosse impegnato nello scontro, pensava che il tetto sarebbe stato più facilmente difendibile...almeno fino a quando i Sole Blu non avessero mandato qualche Kodiac pesantemente armata a porre fine a quello scontro.

    "E' ora di usare i tuoi poteri se vuoi raggiungere il tetto."
    consigliò la Voce che aveva seguito attentamente i pensieri della ragazza.
    Prudence strinse forte la mascella contrariata; Sacra Romana Chiesa aveva dotato tutte le Adepte delle Quattro Virtù dei più efficienti e moderni impianti biotici che venivano regolarmente aggiornati all'ultima generazione e ognuna delle Consorelle era un'esperta e letale biotica ma Prudence usava raramente i suoi fenomenali poteri. Per lei, usarli in un combattimento era come imbrogliare o mancare di sportività per questo motivo preferiva il corpo a corpo dove il duello risultava essere più leale che utilizzando quella sorta di magia.
    La ragazza cominciò a brillare di una leggera aura blu mentre caricava l'onda d'urto che lasciò partire, possente, in direzione della sottile linea di soldati corazzati di bianco e blu. L'onda raggiunse i mercenari, scagliandoli in ogni direzione e creando un corridoio dove Prudence si infilò, incurante dei colpi di fucile di cui era fatta mira.
    Come aveva previsto, i Sole Blu non persero tempo ad inseguirla ma, al contrario, inviarono nuovi rinforzi all'interno del palazzo per dare man forte a chi lì stava già combattendo.

    Prudence, girò attorno all'edificio fino a trovare ciò che le serviva: proprio sul lato opposto dove la battaglia infuriava vi era la scala antincendio che saliva dritta fino al tetto. Fortunatamente i Sole Blu non avevano ancora pensato di accerchiare il loro nemico ma presto qualche mercenario più furbo degli altri avrebbe avuto la stessa idea di Sorella Judicael.
    Doveva fare alla svelta se voleva scoprire chi fosse la preda dei Sole Blu.
    Con ampie falcate che coprivano due scalini alla volta, Prudence salì velocemente i 4 piani che la separavano dal tetto. Più si avvicinava alla sommità dell'edificio, più i rumori e le sensazioni della battaglia si facevano più intensi.
    Le esplosioni, le urla di dolore, gli ordini gridati a squarciagola...e poi gli odori! Quegli odori che aveva imparato ad apprezzare durante i suoi anni di servizio: l'ozono delle clip termiche, l'odore dolciastro del sangue che si mischiava al sudore e, sopra a tutto, il puzzo inebriante della paura.
    Prudence provava vergogna per l'eccitazione cui veniva fatta preda durante ogni battaglia ma, allo stesso tempo, sentiva pura estasi quando poteva mettere alla prova le proprie abilità e la propria forza. Le Adepte erano ciò che più si avvicinava, in quel XXII secolo, agli antichi samurai o ai cavalieri cristiani medioevali: guerriere di un altro tempo che dedicavano la loro intera esistenza all'arte della guerra. Ciò le rendeva tra le più letali combattenti in circolazione e questa consapevolezza, le rendeva inoltre delle vere drogate di tutte quelle emozioni legate a doppio filo con il combattimento.

    Sorella Judicael rallentò la sua ascesa quando giunse agli ultimi dieci scalini. Si abbassò dietro al muro e sporse la testa dal riparo per avere una visione d'insieme della situazione. Alla sua destra, i Sole Blu stavano cominciando a guadagnare un certo ordine tattico; il grosso delle perdite giaceva sparso attorno alla porta che proveniva dai piani inferiori ma, ormai, svariati mercenari erano riusciti a mettersi al riparo e, da lì, tenere sotto tiro i loro contendenti.
    I loro rivali risultarono essere solo una ragazza umana e un turian che vestiva la divisa dei Talon. I due combattevano in modo molto affiatato, coprendosi a vicenda ed alternandosi nel fuoco contro i mercenari; Prudence era sicura che entrambi avessero avuto un addestramento militare in passato poichè la loro coordinazione e il loro modo di muoversi differiva in maniera sostanziale da quelli degli incapaci Sole Blu.
    "Un Talon che sa combattere!" pensò Prudence divertita "Questo sì che è un vero miracolo del Signore!"
    "Forse dovresti dare loro una mano. Il tuo compito è entrare in contatto con i Talon e aiutarli a sopravvivere e qui c'è un Talon bello impacchettato." replicò la voce eccitata.
    "E la ragazza?" domandò sospettosa.
    "La ragazza non ci serve. Se riesci a salvarla bene, altrimenti sarà un semplice danno collaterale."

    Danno collaterale.
    Prudence aveva sentito quelle due parole sin dal primo giorno di addestramento. I suoi istruttori ed insegnanti erano stati chiari sin da subito: il compito di una Adepta delle Quattro Virtù non era assolutamente difendere gli indifesi o i deboli, la loro Missione era estirpare il Male e punire i Peccatori. E per adempiere alla loro Missione i 'danni collaterali', ovvero la morte di qualche innocente, erano giustificabili.
    Inizialmente, Prudence aveva seguito alla lettera quegli insegnamenti ma, ultimamente, cominciava a rendersi conto di come fosse così poco 'cristiano' sacrificare un innocente per punire un malvagio che, se ne aveva la possibilità, evitava i 'danni collaterali'.
    "Niente danni collaterali questa volta..." disse Prudence convinta "...li portiamo via tutti e due!"

    Sorella Judicael, per la seconda volta in pochi minuti, cominciò a brillare di un'intensa aura blu. C'era solo un modo per uscire da quella situazione e aveva bisogno di tutti i suoi poteri per mettere in pratica il suo piano.
    Chiuse gli occhi e focalizzò il suo pensiero su un grosso mercenario Sole Blu che aveva visto trovarsi proprio nel mezzo dello schieramento dei mercenari; quando capì che i suoi impianti biotici erano pronti a colpire, si alzò di scatto dal suo riparo e scagliò una devastante deformazione contro il suo bersaglio; l'uomo cominciò a contorcersi per il dolore ma la sua pena era solo all'inizio. Prudence, con la mano aperta, alzò il braccio inondando il suo bersaglio di nuova energia biotica, uguale ma opposta a deformazione; l'uomo seguì la traiettoria del braccio di Prudence fino a trovarsi a volteggiare a circa 4 metri dal suolo. Con un brusco movimento contrario al precedente, la ragazza schiantò l'uomo a terra. La combinazione dei due poteri in rapida successione provocarono una tremenda esplosione biotica che sconquassò l'intero palazzo; una parte del tetto dove si trovavano i Sole Blu, collassò su se stessa, trascinando nella caduta un discreto numero di mercenari.
    I soldati rimanenti erano troppo storditi per continuare a combattere ma presto si sarebbero ripresi.
    Prudence si rivolse verso l'umana e il turian, richiamandoli con ampi gesti delle braccia < DA QUESTA PARTE! PRESTO! > urlò per farsi sentire dai due.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    La risposta di Dalio la fece ridere, ma ben presto la situazione diede loro una ragione per tornare più che seri: altri Sole Blu stavano sopraggiungendo, e quella copertura non sarebbe durata a lungo.
    Rael stava cercando di fare del suo meglio, nonostante non fosse proprio al massimo della forma, e provava in tutti i modi a tenere testa al livello di uccisioni di Dalio, ma doveva ammettere che il turian se la cavava molto meglio di lei.
    Doveva fornire un aiuto concreto, non poteva farsi continuamente salvare...
    Di colpo, una stranissima sensazione, che ben presto divenne dolorosa, la invase completamente lasciandola senza fiato. Si sentì trascinare in direzione del compagno e solo quando si vide passare davanti agli occhi un razzo, a pochi centimetri di distanza, capì quello che era successo. L'enorme proiettile portò via parte della barricata e andò a schiantarsi nella parete alle loro spalle, con un enorme rimbombo; Rael faticò ad immaginare cosa sarebbe potuta essere la sua testa se quel coso l'avesse colpita. Ancora una volta, Dalio l'aveva sottratta ad una morte certa.
    "Tutto bene?" - le domandò lui, e la ragazza annuì energicamente.
    "Io... non lo avevo proprio visto..." - balbettò, incredula per la sua stessa distrazione. Il malessere dovuto all'astinenza continuava a giocarle terribili tranelli.
    Dalio le cedette un po' di spazio, ma il loro riparo, ormai, era compromesso. La situazione si era aggravata più del previsto, era necessario trovare una via d'uscita, prima che...
    "Se non dovessimo cavarcela, sappi che queste ore sono state come un tuffo nel passato" - disse ad un tratto il turian - "Un breve momento di felicità".
    Rael ebbe un tuffo al cuore a quelle parole, che somigliavano fin troppo ad un addio ma che, in fondo, descrivevano quello che anche lei provava. Comunque fosse andata, averlo incontrato un'ultima volta era più di quanto si fosse mai aspettata da quella che, da un anno a quella parte, era la sua vita. Una vita dove ogni giorno poteva essere l'ultimo, una vita che non aveva spazio per sciocchi sentimentalismi, come il desiderio di rivedere un vecchio amico d'infanzia. Anche in quel minuscolo angolo di universo dimenticato da Dio, era riuscita a trovare un'oasi, seppur minuscola, di serenità e, se la morte non l'aveva mai spaventata, adesso più di prima era pronta ad accoglierla. Non poteva, però, accettare con la stessa rassegnazione la morte di Dalio; non in quella casa, non in sua presenza!
    La ragazza stava per rispondergli, quando d'un tratto il turian sembrò trovare una nuova convinzione.
    "Tu uscirai viva di qui, te lo assicuro".
    Quelle parole furono ben più spaventose di quelle precedenti e, prima ancora che Rael potesse fermarlo, Dalio si era già lanciato all'attacco. Lo osservò con il terrore dipinto negli occhi mentre cercava di farsi largo tra i nemici per fornirle una via di fuga, e a ben poco valeva il supporto dell'umana con il Phaeston.
    Proprio quando il turian sembrava aver trovato una scappatoia verso il tetto, Rael si accorse che era stato colpito. Di colpo avvertì la rabbia montare e sopraffare il suo tipico sangue freddo, e quasi rischiò di perdere il controllo del suo corpo, tanto era il desiderio di mandare all'inferno fino all'ultimo di quegli schifosi bastardi.
    Raggiunse il compagno, agevolata dalla barriera biotica, e falciò chiunque si trovasse a tiro, dopodiché cercò con ogni mezzo di coprire le spalle al turian.
    Impugnò la pistola con la mano sinistra e cercò di coprire entrambi i lati mentre si dirigevano più velocemente possibile in direzione del tetto.
    Usare il Phaeston con una mano si rivelò un'impresa ardua, sia per il rinculo dell'arma che per la scarsa precisione, ma almeno riusciva a tenere i nemici a distanza. Nonostante la barriera, più di un proiettile l'aveva raggiunta, ma al momento non aveva ricavato altro che graffi. Superata una prima rampa di scale, Rael prese la seconda granata dalla cintura di Dalio e la lanciò verso il piano inferiore, che pochi istanti dopo fu invaso da fuoco e fumo.
    "Se vuoi davvero che ne esca viva, non azzardarti a morire" - disse al turian, quando ormai la porta del tetto era in vista - "Se mi abbandoni, giuro che userò l'ultima granata per farmi esplodere in mezzo a questi stronzi!".
    Dalio spalancò la porta del tetto ed entrambi corsero a riparo, scaricando subito dopo una pioggia insistente di colpi in direzione della porta, da cui provenivano i Sole Blu.
    Le armi non sarebbero durate abbastanza a lungo, Rael lo sapeva, e sicuramente ne era cosciente anche Dalio, eppure nessuno dei due sembrava intenzionato a cedere.
    Una mercenaria ed un Talon... Che cosa avrebbero mai potuto fare?
    "Beh, questo non è proprio il migliore dei panorami" - sussurrò ad un tratto Rael, buttando un occhio alla visuale che il tetto aveva da offrire. Aveva abbandonato a terra la pistola e stava inserendo l'ultima clip al Phaeston, con un sorriso amaro - "Ma anche se questa non è la Cittadella... ci sei tu, e questo mi basta".
    Fece un lungo sospiro, preparandosi a quella che, con tutta probabilità era la sua ultima resistenza, quando un enorme boato scosse l'intero palazzo in maniera così violenta che Rael si trovò costretta ad aggrapparsi a Dalio. Si affacciò oltre il riparo e, con stupore crescente, si accorse che parte del tetto era crollato. Nell'aria vi erano ancora tracce di potere biotico.
    Si voltò verso il turian, incredula. Non poteva essere stato lui, lo aveva tenuto sotto gli occhi fino a pochi istanti prima...
    "Da questa parte! Presto!" - sentì urlare ad un tratto.
    Sulla soglia della porta che conduceva all'interno del palazzo c'era una donna piuttosto nerboruta che, con ampi gesti delle braccia, cercava di attirare la loro attenzione.
    Rael non aveva idea di chi fosse, ma era molto probabilmente l'artefice di quello spaventoso attacco, edil fatto che avesse messo fuori gioco tutti quei Sole Blu era un motivo più che sufficiente per fidarsi, almeno per il momento.
    Si voltò verso Dalio "Presto!" - incalzò e, in un batter d'occhio si trovarono a scendere precipitosamente per le scale.
    Rael avebbe voluto rivolgere più di una domanda alla donna, ma al momento era più urgente pensare al da farsi.
    "Dove andiamo, adesso?!" - domandò nervosamente.

     
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    Dalio Nerius

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    Quando Rael si accorse della bizzarra donna, Aliquis aveva già il fucile puntato su quest'ultima. Come poteva fidarsi? La tizia aveva letteralmente sterminato i Sole Blu, e ciò poteva far credere che non fosse un pericolo per il Turian e la ragazza, ma l'agente sapeva di non trovarsi lì per dei mercenari qualunque. La sua missione era di portare Rael in salvo dall'ombra di suo padre e del vero Dalio Nerius. Allo stesso tempo, non aveva altra scelta se non accettare l'aiuto della sconosciuta.
    Il Turian abbassò il fucile e seguì a ruota Rael, che a sua volta seguì l'umana dai capelli azzurri fino alla fine della rampa di scale antincendio. Durante la fuga lungo il vicolo al lato del palazzo, si ritrovarono a fronteggiare altri mercenari, che però erano molto più disorganizzati, probabilmente confusi dalla presenza della possente umana, tanto che il gruppo riuscì a raggiungere l'uscita quasi senza alcun problema. Era all'imbocco della strada principale che incontrarono i guai: decine e decine di mercenari puntarono loro l'arma addosso, consci del fatto che i tre sarebbero sbucati da lì. Aliquis lasciò l'arma a terra, indicando alle due compagne di fare lo stesso, ed alzò le mani in aria.
    "Fai come me, non preoccuparti" bisbigliò a Rael ammiccando.
    Tre mercenari si fecero avanti per ammanettare i tre, ma prima che potessero fare altro, qualcosa successe alle spalle dei tre mercenari. Una Kodiak nera precipitò dritta in mezzo al gruppo di mercenari, causando una strage. I tre che si erano fatti avanti si girarono a vedere cosa fosse successo... Pessima mossa. Prima che potessero anche solo fiatare, il Turian spezzò il collo di quello di fronte a lui, si chinò a raccogliere il Phaeston e sparò una breve raffica al mercenario di sinistra, mentre quello di destra fu tolto dai piedi dal conducente della Kodiak, appena uscito dal veicolo.
    Davanti ai tre si parò davanti un grossissimo Krogan vestito di nero e armato di fucile a pompa Claymore.
    "Sempre in mezzo ai guai, Nerius?" Esclamò la bestia "Su, salite a bordo e leviamoci dai piedi, prima che sia troppo tardi!" continuò poi, facendo gesto ai tre di muoversi, ed Aliquis non se lo fece ripetere due volte.

    Il Turian aveva contattato l'agente amico mentre Rael dormiva. Sapeva che i Sole Blu li avrebbero trovati, solo non pensava così presto. Grazie al cielo, l'agenzia era preparata ed aveva spedito Trant a salvare la situazione. Si erano anche premurati di istruirlo sulla copertura di Aliquis, così si evitarono brutti malintesi. D'altra parte, il Turian non sapeva quale fosse la copertura del gigante, ma erano entrambi delle persone previdenti, oltre che ottimi amici. Infatti, i due avevano una copertura d'emergenza, in caso di situazioni del genere, e quella era sicuramente un'emergenza.
    "Rael, ti presento Trant. E' un amico che mi ha aiutato tanto durante i miei primi passi su Omega." Sicuramente la donna era piena di dubbi riguardo l'identità del Krogan, e il caso voleva che avessero un po' di tempo per chiarire tutto, mentre il pilota automatico della Kodiak li portava a destinazione.
    "Quindi, questa piccola umana è Rael, la figlia del tuo amico umano? Potevi dirmi che si trattava di una fanciulla così bella." rispose Trant ammiccante. Faceva parte della copertura, ed a mentire Trant era bravo quasi quanto Aliquis.
    "Giù le mani, bestione. Siamo in debito con te, più tardi ti prendo una accompagnatrice Asari. Offro io."

     
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    Aslael Amaru

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    Una granata stordente è detta tale per il suo potenziale, un potenziale non distruttivo ma ben, anche per questo, molto più utile. Una granata stordente produce un suono caratteristico o meglio un frastuono; capace di anche di ferire l'apparato uditivo in maniera perenne, se un individuo dovesse trovarsi troppo vicino al momento sbagliato. Tuttatavia la granata stordente possiede anche un'altra capacità non meno importante, il suo flash provoca accecante provoca l'immediata e momentanea cecità. Insomma con due dei più importanti sensi messi K.O. beh, è inutile dire che rende inermi i contrapposti in pochi secondi. Questo tipo di esplosivo fu fatto brillare contro un gruppo di sole blu, all'interno di un corridoio di una struttura apparentemente mineraria. La squadra mercenaria non ebbe il tempo di imbastire le contromisure necessarie che furono subito dopo raggiunti da diversi colpi provenienti dalla porta proprio al loro fronte. Sei guerriglieri messi fuori gioco in una misera frazione di secondo, come se nulla fosse sei vite furono spezzate. Dall'entrata si vedeva chiaramente la canna di un mitragliatore leggero M-76. Un arma spesso utilizzata da capi della malavita, o comunque da personalità non consigliabili. Ad aver tirato il grilletto era stato Aslael, un uomo alto quasi due metri dalla atletica predominanza fisica. Quel ragazzo dai capelli cenere avanzò inesorabile vero la fine di quel tunnel, di tanto in tanto sparava qualche colpo sui nemici che ancora si muovevano. Quel corridoio non aveva porte laterali, ma solo due, entrambe poste ai due fini del passaggio.

    « LIra!? Andiamo fanciulla ci sei?» Esclamo una volta resa sicura l'area. Dall'altra parte della trasmissione, spuntò una voce gioviale, da ragazzina.
    « Ci puoi giurare. Due tango ti aspettano: un paio di fucili d'assalto, nulla di che... Ma, dietro ad una scrivania vi è un piccolo individuo che armeggia col suo computer...Che sia il capo?»
    «No, è Elvis, cerca la sua chitarra su exstranet... »
    « AH, non mi ricordo più come si ride»


    Dopo pochi secondi, Aslael ripose il suo fucile per poi estrarre due M-4 Shuriken dai suoi fianchi. Dopo altri pochi istanti si senti un tonfo dall'altra parte della porta, qualche urlo ma nessuno sparo. Era il segnale. Amaru con una spallata mandò la porta a sbattere contro la scrivania posta metri più lontana, poi spalanco le braccia e in maniera meccanica schiacciò gli indici contro i grilletti. I deu mercenari si erano girati perché Lira aveva fatto irruenza da un condotto della ventilazione prendendo il loro boss in ostaggio, cosi da farli distrarre dalla reale minaccia, che gli aveva appena piantato diversi colpi nel cranio, tre a testa, appropriata come espressione.

    «Io non so nulla!» Lira diede una rapida occhiata ai data presenti sul pc, erano ancora intatti, il salarian non aveva fatto in tempo
    «Non prenderti ansia!» Disse mentre estraeva dai suoi capelli il fermaglio che li teneva uniti, poco dopo con movimento veloce e fluido conficco a mò di pugnale il piccolo ferro nella gola dell'obbiettivo. Il ferro trapasso da parte a parte il salarian che, quasi immediatamente, impatto a terra e cominciò a perdere sangue velocemente. Rapida, spietata, silenziosa, era quella Lira. A quello spettacolo Aslael rimase impassibile, ne aveva viste troppe di cose eguali per rimanere turbato, anzi, il più delle vole era lui ad emettere esecuzioni similari. La ragazza si mise al terminale e con velocità inizio a scorrere i vari file, nel mentre l'altro si posiziono difronte all'uscio della porta appena abbattuta e prese a mirare al nulla. Da dove stava riusciva ad udire vari rumori di battaglia, all'esterno della struttura stava accadendo il finimondo. L'operazione di infiltrazione era riuscita, ma di sopra qualcosa era andato storto, ma di sicuro gli altri membri se la cavavano egregiamente. Lira scoprì poche cose degne di nota, i sole blu lavoravano tuttavia su due interessanti progetti: la droga Elso e un tipo di virus. La loro missione riguardava la scoperta solo della prima informazione ricavata, ma la seconda era molto più allettante. Quando il team fini di fare pulizia e termino il tutto facendo esplodere l'intera struttura, il gruppo fu richiamato nella sala briefing della Rising Sun. Frida, capitano della nave, gli illustrò brevemente il cambio di missione, Se da prima si trattava solo di eliminare un tipo di droga molto pericolosa, ora il tutto si era evoluto in qualcosa di più grosso. Grazie ai file recuperati ed ad altre informazioni pervenute dall'inteligence e da alcuni gruppi mercenari, si scoprì lo scopo di tale sostanza e a nessuno importava. Fino a quando i mercenari si facevano fuori a vicenda, tutto era liscio ma, quel virus poteva essere utilizzato per scopi peggiori quindi andava requisito e distrutto. Già, requisito, quella parola echeggio nella mente di Aslael per tutto il discorso, poi si diede pace. Di punto venne fuori alcuni nomi interessanti, anche di membri dell ssc... Non tutto quadrava. Per la squadra che doveva intraprendere quella missione furono riservati due posti, Aslael punta di più sullo scoprire come distruggere l'Elso che a distruggere quel virus, ma la strada gli avrebbe forse permesso di arrivare a fare entrambe le cose. La seconda persona a proporsi fu Milia, da sempre compagnia di Aslael. I due berrò brevi spiegazioni sul da farsi, semplicemente dovevano sperare che la meta prevista fosse quella giusta da dove cominciare a cercare il laboratorio di quella sostanza. Cosi si imbarcarono sulla Kodiak e partirono vero il loro obbiettivo



    Edited by •Gabry‚ - 3/11/2015, 23:25
     
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88 replies since 27/10/2015, 15:54   1224 views
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