Fantasmi dal passato

Sistemi Terminus, Omega

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    Banshee

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    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta

    citazione (rimuovere se non presente)


    Erano in salvo. L'arrivo del grosso alieno con la sua kodiak nera aveva annicchilito gli istinti bellicosi dei Sole Blu che si diedero a una disordinata fuga.

    Prudence, una volta sul mezzo, andò a sedersi su uno dei sedili tenendosi a una discreta distanza dagli altri tre compagni; loro sembravano disinteressarsi della sua presenza e questo non dispiaceva alla ragazza. Mentre i tre si scambiavano i convenevoli di rito, Prudence si trovò a fissare il proprio riflesso nello specchietto del vascello: aveva i capelli scompigliati e imbrattati di sangue di Sole Blu, il volto era sporco con alcuni tagli che non avevano ancora smesso di sanguinare. Con fare leggermente civettuolo, cominciò a ripulirsi alla bene meglio e si sistemò la molletta che portava sempre tra i capelli sorridendo soddisfatta del risultato ottenuto nonostante i pochi mezzi a disposizione.

    Si guardò le mani che stavano cominciando a tremare a causa dell'adrenalina che, piano piano, veniva riassorbita dal suo organismo lasciando in eredità la consapevolezza di essere appena scampata, per l'ennesima volta, alla morte. Recitò una preghiera silenziosa per ringraziare il Signore di averla lasciata in vita e prese una sigaretta da una tasca della tuta attillata. Non si curò di chiedere il permesso di fumare ma accese la sigaretta e diede una profonda boccata, rilasciando lentamente il fumo verso l'alto.
    La Lucky Strike, come per magia, alleviò il tremore alle mani facendo tornare la calma a Prudence che, mentalmente, si trovò a ringraziare il Cielo di avere inventato il tabacco.

    I suoi occhi si spostarono sui compagni di viaggio in particolare sul turian; c'era qualcosa che non riusciva a spiegarsi.
    Il turian vestiva una divisa dei Talon ma in suo aiuto aveva chiamato un krogan che, sicuramente, non faceva parte del gruppo di mercenari. Perchè aveva chiamato un singolo krogan quando poteva contare su un'intera banda mercenaria? Se davvero sospettava una minaccia, la sua prima preoccupazione avrebbe dovuto essere chiamare i suoi compagni. Inoltre, il suo modo di combattere lo poneva ben al di sopra della media di qualsiasi mercenario. Quell'alieno era un professionista e i professionisti non si riducono a fare i mercenari, soprattutto in un'organizzazione disastrata come quella dei Talon.

    "La risposta è semplice, Prudence." disse la Voce "Il turian non è chi dice di essere."
    "Lo credo anche io ma voglio vederci chiaro prima di trarre conclusioni. Staremo al gioco per ora ma tieni gli occhi aperti."
    "Io non ho occhi."
    "Hai capito cosa intendevo!" replicò scocciata.

    L'attenzione di Prudence, infine, ricadde sull'umana.
    Lo sguardo, il modo in cui si muoveva, il modo in cui parlava portavano a pensare Sorella Judicael che quella ragazza avesse in qualche modo finito la speranza, sopraffatta da un'immensa delusione che la schiacciava a terra come un pesante macigno.
    I suoi occhi tristi però, riacquistavano calore ogni qual volta si posavano sul turian; Prudence non capiva quale sentimento nascondesse quella reazione. Il turian era troppo più anziano della giovane umana per essere amore, forse era qualcosa di più profondo o, più probabilmente, l'ultima illusione che era rimasta a quella ragazza.

    "Ora dovresti presentarti Prudence." suggerì la Voce interrompendo la sua analisi. Era seccante per la giovane donna rendersi conto che la Voce diceva sempre cose giuste, antincipandola di una frazione di secondo da quelle che già erano le sue intenzioni.
    Il problema per Prudence era che non sapeva mai come relazionarsi con il prossimo...se non a colpi di pistola.

    < Giù le mani, bestione. Siamo in debito con te, più tardi ti prendo una accompagnatrice Asari. Offro io. > disse il turian divertito.
    Prudence ne approfittò per inserirsi nel discorso < Il meretricio è una pratica intollerabile! > esclamò con un leggero moto d'ira nella voce. I tre interruppero le loro risate e la fissarono in silenzio. < Il mio nome è Sorella Prudence Judicael. > esordì mentre spegneva la cicca della sigaretta strofinandola contro la suola dello stivale < Adepta del Convento delle Quattro Virtù e servitrice di Santa Romana Chiesa. Ho il compito di traghettare i Talon al di là della tempesta che sta per abbattersi su di loro poichè il Signore ha grandi progetti in serbo per questi mercenari. > disse serafica < I Sole Blu oggi hanno preso una batosta: non si aspettavano una tale reazione ma la prossima volta colpiranno ancora con più forza. > spiegò cercando di fare capire quale potesse essere lo sviluppo prossimo futuro degli eventi < E' probabile che già ora stiano preparando la loro vendetta nei confronti dei Talon. Li colpiranno duramente, con tutto quello che hanno a disposizione! Il tuo compito, turian, è di avvisare i tuoi compagni non stare qui a flirtare con una ragazza che potrebbe essere tua figlia. Sempre ammesso che TU sia davvero un Talon. > concluse fissando l'alieno mentre si infilava in bocca una nuova Lucky Strike non prima di averla sbattuta un paio di volte dalla parte del filtro sul dorso della mano.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Ormai al sicuro sulla Kodiak, Rael si concesse un sospiro di sollievo e si abbandonò su uno dei sedili. Si sentiva male, ma il sollievo per essere scampati, ancora una volta, ad una situazione pazzesca come quella rendeva tutto molto più sopportabile.
    Fu contenta di conoscere Trant e soprattutto di sapere che Dalio aveva degli amici validi su cui contare, ma lo sguardo ammiccante che le lanciò le diede i brividi.
    Dalio intervenne subito a piazzare dei paletti, e Rael si sorprese a sorridere alla premura del turian, sorriso che si sfumò non appena lo sguardo le cadde di nuovo sulla ferita alla spalla di lui.
    Il turian sembrava sopportare bene la ferita, tuttavia Rael non aveva intenzione di ignorarla e di aspettare l'insorgere di una complicazione per preoccuparsene.
    Quel pensiero le ricordò ancora il grande coraggio con cui Dalio aveva affrontato i Sole Blu, portandola ancora una volta in salvo. La previdenza con cui aveva avvertito Trant, e quell'azzardo che si era rivelato una vera e propria via per la salvezza dimostravano un valore straordinario per un semplice talon. Rael era profondamente orgogliosa di lui.
    Stava per suggerire al compagno di fare qualcosa per quella ferita, quando una voce imperiosa la interruppe.
    Si trattava della donna dagli incredibili poteri biotici. Il suo atteggiamento era austero ed affascinante come il suo aspetto e, per un attimo, arrivò persino a mettere in soggezione Rael.
    Aveva sentito parlare del Convento delle Quattro Virtù, ma non aveva mai incontrato una Sorella e questo contribuì a rivestire la donna di un fascino ancora più grande, ai suoi occhi.
    Tuttavia, quando il discorso si spostò sul destino dei Talon, qualcosa scattò nel cervello di Rael, che immediatamente ricordò: non avevano avuto sufficiente tempo per parlare di tutto, se non per il breve riassunto delle vicende di Dalio, ma Rael aveva ancora tanto di cui informare il turian, soprattutto circa il virus che i Sole Blu stavano cercando di sintetizzare.
    Non gli aveva nemmeno detto che suo padre era morto...
    Di nuovo il suo flusso di pensieri si interruppe, ma stavolta le parole di Prudence non le furono affatto gradite, al punto che Rael abbandonò completamente il senso di soggezione per lanciare uno sguardo gelido alla nuova arrivata.
    Neppure li conosceva eppure già si permetteva di dubitare di loro, per di più con commenti che Rael trovò decisamente inappropriati.
    Che ragioni poteva mai avere Dalio per mentire?
    "Non so come tu sia venuta a saperlo, ma... è vero: i Sole Blu stanno sintetizzando un agente patogeno per i turian, con l'intenzione di spazzare via i Talon. L'ho scoperto in quel laboratorio, è questa la ragione degli esperimenti" - ammise la ragazza, incrociando lo sguardo di tutti i presenti, per poi fissarsi su Prudence - "Quanto al resto, se non ti dispiace decido io chi può flirtare o meno con me. Sarai anche molto in gamba, ma non ti consiglio di prenderti tutte queste libertà: chi ha naso e lingua lunga, poi ha vita corta".

     
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    Dalio Nerius

       Fazione: Talon
       Ruolo: Mercenario

    "Tutto ciò è ridicolo" rispose Aliquis alle accuse di Prudence, con un tono così furioso da far quasi paura. "Cerca dove vuoi, guarda i registri dei Talon, perquisiscimi, indaga sul mio conto." Aliquis era più che tranquillo a riguardo: l'agenzia era sempre attenta e professionale nel creare le false identità ed a far combaciare tutto.
    "Anzi no, non farlo. Averci salvato la vita non ci rende debitori nei tuoi confronti, visto che con l'arrivo di Trant avremmo avuto tutto sotto controllo in ogni caso. Poi con quale faccia ti permetti di insinuare qualcosa su di me? Sei arrivata dal nulla, non sappiamo nè chi sei nè cosa vuoi, se non quello che ci dici di essere. Fino a prova contraria, è la tua parola contro la mia."
    "Dalio ha ragione" Trant arrivò in soccorso dell'amico "Non mi sono fatto il culo per salvare il mio amico, solo per vederlo insultato ed offeso in questo modo. Per Giove, se fossimo su Tuchanka in questo momento staresti già facendo un volo di 500 metri. Ma purtroppo siamo su Omega, e il tuo corpo spiaccicato sarebbe un abbellimento a questo schifo di stazione." aggiunse poi, scoppiando poi in una grossa risata. "Seriamente. Stiamo per raggiungere la Tana del Ciclope, una volta atterrati potrai andare per la tua strada."
    Aliquis era senza parole. Trant si era allenato bene nella recitazione, dall'ultima volta che si erano visti.
    "No, non sta recitando" pensò poi. Capì che le parole del Krogan non erano a difesa di Dalio Nerius, ma di Aliquis stesso, ed il Turian non potè fare a meno che sorridere a quelle considerazioni.
    A perdere le parole, però, fu solo lui. Rael, infatti, di tutta risposta continuò a dirne tante alla donna, ma cosa più importante, rivelò al gruppo ciò che era riuscita a scoprire durante il rapimento.
    "Un virus specifico per i Turian..." si fermò a riflettere. Probabilmente non era quella la loro missione principale, e dei Talon non gli importava affatto, ma c'erano fin troppi motivi che rendevano il loro intervento necessario per impedire la realizzazione del virus. Se si fosse rifiutato di aiutarli, tutti avrebbero avuto la prova definitiva della sua falsa identità, però facendolo avrebbero perso tempo prezioso, tempo che avrebbero potuto usare per fermare lo sviluppo del virus.
    Un virus turian del genere non sarebbe rimasto per molto nelle sole mani dei criminali, ma venduta al nemico della sua specie che avesse pagato di più.
    "Hai ragione tu." affermò, voltandosi verso l'umana dai capelli blu "Dobbiamo avvertire i Talon, ma questo non renderà i Sole Blu meno pericolosi. Una volta tolti dai piedi noi Talon, i bastardi penseranno a vendere la ricetta del virus al miglior offerente, e non solo causeranno altre stragi, ma diventeranno anche schifosamente ricchi, provocando loro stessi ancora più stragi. Perciò sì, dobbiamo avvertire i Talon, ma la priorità è fermare i Sole Blu."
    Aliquis si accorse dello sguardo dubbioso della donna, che probabilmente si fidava sempre di meno del Turian, ma a lui non importava sapere cosa ne pensasse lei, piuttosto era motivato a rafforzare la fiducia di Rael.
    "So cosa stai pensando." affermò sempre rivolto a Prudence "Credi che l'idea di perdere la mia gente mi faccia piacere? Mi sono unito ai Talon nella speranza di renderli qualcosa di più di una semplice banda di mercenari. Hai detto tu stessa che sono destinati a grandi cose. Ma prima di essere un Talon, sono stato un venerato ufficiale nell'esercito Turian e un membro importante nell'SSC. Ho avuto a che fare con tanta gente, ed ho imparato che il bene di molti comporta spesso il male di qualcuno. Ora, se vuoi scusarmi, devo prepararmi all'atterraggio." concluse, mentre Trant gli poggiava una mano sulla spalla.

    Tana del Ciclope. Era quello il nome che il popolo di Omega dava all'angolo abbandonato della stazione. Beh... Ufficialmente abbandonato. In realtà, era un'ampia area circoscritta da un dedalo di palazzi che rendeva difficile la localizzazione del luogo. Vi si accedeva tramite una locanda, che prendeva proprio il nome di Tana del Ciclope, ed era gestita da un Batarian con un occhio solo di nome Parak.
    Il gruppo raggiunse il vicolo che conduceva alla locanda in tarda notte, che in realtà per quel posto era il periodo della giornata più sicuro, perchè più popolato. Se qualcuno avesse voluto accoltellarti, l'avrebbe fatto in qualsiasi ora del giorno, ma mentre di mattina sarebbe riuscito a scappare in tranquillità, di notte l'euforia del momento avrebbe scatenato una rissa, o peggio.
    Il suddetto vicolo era colmo di elementi della peggior feccia, perfino per la non-rispettabile Omega. Ai lati c'erano cadaveri, o persone prossime a diventarlo a causa di qualche droga pesante o dell'eccessiva quantità di alcool in corpo. Su Omega non c'era polizia, ma in caso di malessere potevi essere portato da uno specialista, per il giusto prezzo. Ma non nella Tana del Ciclope. Lì, eri responsabile di qualsiasi tua azione, peccato che nessuno fosse responsabile abbastanza.
    "Se ti stai chiedendo il perchè del cambio d'abiti..." disse Trant a Rael. Poco prima, infatti, il Krogan aveva fatto cambiare gli abiti di tutti, gettando nel fuoco quelli che indossavano precedentemente. "E' solo una precauzione. Non ci troviamo in una bella zona, signorina. Qui sarà difficile trovare Sole Blu, Branco Sanguinario, Talon o scagnozzi di Aria, ma le eccezioni confermano la regola. E qui chiunque venderebbe qualsiasi informazione. Restando anonimi, qui saremo al sicuro."
    Aliquis indossava una tuta grigia da Turian, leggermente corazzata sulle spalle e sulle articolazioni. Inoltre aveva cancellato la pittura facciale tipica dei Talon. Al suo fianco aveva agganciata una Carnifex, mentre sulla schiena vi era assicurato un fucile d'assalto Harrier.
    "Mi raccomando" disse il Turian, rivolto alle due umane "Non dovete dire a nessuno il vostro nome, nemmeno se ve lo chiedono. Non dovete rivelare nessuna informazione a nessuno. E tu..." aggiunse poi, indicando Prudence "Facci un favore e tieni per te le tue scenate religiose. Questo posto probabilmente sarà come l'inferno per te, ma evita di 'giudicare' chiunque lì dentro, se non vuoi finire prematuramente in paradiso."

    Davanti all'ingresso della locanda vi era un cartello con una scritta illuminata al neon, che recitava proprio "La Tana del Ciclope". Dinnanzi a loro, la porta automatica si aprì, rivelando l'interno del locale. C'era una piccola sala, direttamente collegata all'ingresso, con luce soffusa, una serie di tavoli ed un bancone sull'estrema destra, dietro il quale si trovava il famoso "ciclope", ovvero il batarian monocolo Parak. Da quella stessa sala, si poteva udire il frastuono che proveniva dall'adiacente, molto più grande sala adibita a discoteca. La musica era talmente forte che captare qualsiasi suono provenisse dal suo interno era praticamente impossibile. Dalla porta a finestra, però, Aliquis potè intravedere come la sala fosse stracolma di persone di diverse etnie e specie. Diede anche una rapida occhiata alla sala-bar: anche quella era piena, se non per un tavolo posto all'estremità sinistra, in angolo così appartato da risultare perfetto al loro intento.
    "Perchè ci hai portati nella Tana, Trant?" Chiese il Turian all'amico, dopo essersi seduti. Quel posto non gli piaceva per niente. Era perfetto per organizzare qualsiasi cosa dovesse essere strettamente segreta, ma al contempo puzzava troppo di marcio, di corruzione e di morte.
    "Perchè servono il miglior Whisky dell'intera stazione... E perchè se andassimo subito dai Talon significherebbe morte certa. I Sole Blu staranno aspettando un passo falso, e ci serve tutta la potenza necessaria quando lo faremo."
    "Che vuoi dire?"
    "Voglio dire che andremo a fare una visita all'avamposto dei Sole Blu più vicino, e gli faremo capire che con i Talon non si scherza."

     
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    Aslael Amaru

       Fazione: Alleanza
       Ruolo: Corsaro




    Milia e Aslael cantarono il testo di una canzone per tutto il viaggio, ovviamente accompagnati dalla musica. Una volta arrivati all'ultima frase si guardarono e si scambiarono un sorriso per poi finire il tutto con uno scontro di pugni, seguirono frasi di assenso e risa. I due soldati erano molto in sintonia sia su un campo di battaglia sia furi. Condividevano molte cose, tra cui il bisogno di essere sempre informa, sempre allenati. Di fatti spesso combattevano insieme su di un ring, oltre a questo avevano lo stesso modo di vivere: senza droghe ne alcolici, anche se la donna spesso trasgrediva bevendo qualche bicchierino se in compagnia. Vivere senza dipendenze era un loro grande ideale comune. In battaglia invece avevano un legame abominevole, si coprivano le spalle come pochi ed erano entrambi agli,forti, buoni tiratori e mentre lei compensava le incapacità tecnologiche del partner, lui rimediava con le capacità di pilota,insomma una coppia, un duo, davvero micidiale. Sulla Rising Sun spesso i membri dell'equipaggio alludevano ad un loro coinvolgimento sentimentale che andasse oltre alla semplice amicizia. Ma ciò erra erroneo, i due si volevano un bene dell'anima, ma si vedevano più come fratello e sorella o quasi, erano davvero troppo simili per essere una coppia. Durante il viaggio i corsari parlarono di molte cose, scherzando sulla maggior parte, ma anche se Aslael rideva, dentro di se moriva dalla rabbia. Milia sapeva bene perché il suo compagno aveva subito scelto di far parte di quella missione, quel incarico lo portava sulla pista dell'Elso, una droga sintetica simile a quelle umane prodotte nel 21° secolo, ovviamente, immensamente più distruttiva. La ragazza sapeva la crociata di Amaru verso la distruzione di droghe che portavano alla perdizione molte persone, sapeva che gente a lui cara aveva perso la vita a causa di quel prodotto, ma ciò che ignorava era il passato del ragazzo. Aslael aveva sperimentato in prima persona l'abuso di quella sostanza, sapeva cosa provocava. Sul suo corpo non vi trovano posto ferite, tranne che alcune punture sul braccio, quelle non se le faceva mai sistemare. Gli ricordavano chi era un tempo e come si era ridotto a causa degli stupidi errori. Comportamento violento e irrazionale, ansia, confusione, insonnia, paranoia, disturbi della personalità, forti allucinazioni, perdita di appetito, apatia, depressione e convulsioni... Questi erano gli effetti che provocava quella maledetta droga, nulla al confronto delle crisi d'astinenza che aveva dovuto affrontare. Quel ricordo gli fece digrignare i denti, del virus contro i Talon non gli importava minimamente, certo avrebbe concluso la missione, ma il suo intento ultimo era quello di scoprire e distruggere quel tanto malsano siero.

    «Hati, allora? Che ne pensi della missione?»
    «Ci sono io, quindi andrà tutto liscio!»
    «Sii serio!»
    «Lo sono! Al tuo fianco possiedi il meglio del meglio! Il best in the universe! Come potrebbe andare male!»
    «Ci rinuncio...»
    «Ah! Io non lo avrei fatto! Ed è per questo che sono il migliore!»

    Hati, un nome datogli dall'alleanza, erano corsari, agenti sotto copertura, nessuno sulla Rising Sun conosceva il vero nome dell'altro, tranne che gli ufficiali d'alto rango. Dopo alcuni minuti la navetta atterrò da qualche parte, in uno oscuro anfratto di Omega, l'accoglienza non fu delle migliori. All'arrivo i due si trovarono al copsetto di tre combattenti armati che gli puntarono le armi contro, due vorcha ai lati di una donna umana dai lucenti capelli biondi e dalla prestante muscolatura, anche se ben nascosta dai vestiti che portava.

    «Hati e Milia... Ve la siete presi comoda!»
    «Mi dispiace non conosco nessuna comoda!»
    Segui un attimo di silenzio, la donna bionda fu tentata di sparare con la sua Phalanx, ma poi, dopo aver gettato uno sguardo esasperato ai due, ripose l'arma e fece fare lo stesso ai suoi due sgherri. Milia corse in direzzione dell'altra donna e l'abbraccio.
    «Milia! Come sta la mia ragazza!»
    «Mary, andiamo non c'è tempo per i convenevoli.»
    Dopo alcuni secondi i cinque si avviarono verso un edificio affollato. Mary, o meglio: Maria Dubbeson, era un membro in incognito della DEA, l'ente galattico che supervisionava l'utilizzo di sostanze stupefacenti. La DEA non era composta da un unica razza, stranamente, per far fronte alle sempre più grandi quantità di droghe utilizzate, si era vista l'occasione per far cooperare più specie in un unica organizzazione. Maria aveva già conosciuto i due, insieme avevano operato in diverse operazioni insieme, era anche una delle poche a conoscere la vera identità di Hati, dato che era stata proprio lei ad arrestarlo un tempo. Ora quella donna dirigeva un piccolo gruppo di mercenari, una banda tutta composta da agenti della DEA, tranne per alcuni sottoposti utili.

    «Ragazzi, le nostre strade si uniscono nuovamente! Vedo che non siete pesantemente armati... E tu A-Hati non possiedi nemmeno una corazza» Aslael di fatti possedeva gli stessi vestiti di sempre, tutti i suoi capi erano uguali, tranne per alcuni che metteva in occasioni particolari.
    «I miei muscoli, la mia possente e statuaria bellezza e il mio fascino preponderante sono la mia armatura!» Disse sorridente mentre guardava da qualche parte verso l'alto, inutile dire che Mary roteo nuovamente gli occhi al celo, mentre Milia si limito a ridacchiare. Per la verità, Hati aveva una leggera corazza sotto i vestiti che gli generava anche un leggero scudo.
    «Dio, non sei cambiato da quella volta che ti presi a calci su Thessia»
    «Scherzi? Io sono costantemente in evoluzione! Tu... Mh» Disse osservandola «Hai sempre i tuoi occhi cosi grandi e belli!»
    «Peccato non si trovino sul mio petto!»
    Aslael strabuzzo gli occhi e flesse il capo per guardare l'altro lato della donna
    «Già! E nemmeno sul sedere, dove si sono nascost-»
    Segui una gomitata e delle risate, prima che i tre seguiti dai due vorcha entrarono in un posto chiamato "La Tana del Ciclope"

    I tre si misero seduti ad un tavolino mentre le "guardie" si posizionarono nelle vicinanze. Maria ordino da bere, un paio di drink composti da liquori di non specificata provenienza (ma di sicuro non turian!!!), per il ragazzo non vi si trovava qualcosa di non alcolico, cosi prese dall'interno della sua giacca una fiaschetta e si verso da bere.
    «Hai ricominciato a bere! Cos'è vino terrestre?»
    «Molto più forte!... Se ti avvicini te lo sussurro, non voglio far trapelare una simile leccornia!» L'altra si avvicino prestandogli l'orecchio.
    «E' un distillato di un frutto molto potente chiamato: arancia!»
    Disse urlando l'ultima parola, scatenando dell'ilarità anche da parte della sua partner dai capelli rossi. Segui un brindisi e poi, si parlò del lavoro, e di cosa probabilmente si sarebbero trovati contro.




    Edited by MasterHydralisk - 5/11/2015, 13:16
     
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    L'avevo già preparato ieri...ecco il segreto della mia velocità :D



    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta




    Il turian si era infervorato parecchio alle subdole insinuazioni di Prudence, assecondato in quell’ autodifesa anche dal krogan.
    La ragazza preferì non rispondere poiché la reazione del turian non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti: erano i suoi occhi che lo stavano smascherando più delle sue parole.
    A rincarare la dose, si aggiunse anche Rael che rispose piccata e con uno sguardo di ghiaccio: < Quanto al resto, se non ti dispiace decido io chi può flirtare o meno con me. Sarai anche molto in gamba, ma non ti consiglio di prenderti tutte queste libertà: chi ha naso e lingua lunga, poi ha vita corta. >
    Prudence si lasciò sfuggire un sorriso divertito a quelle parole. Quella ragazza di nome Rael, nonostante la sua attuale condizione fisica e nonostante avesse visto cosa Prudence fosse in grado di fare, era arrivata a minacciarla in maniera velata. I sentimenti che Rael provava per il turian dovevano essere molto profondi per portarla ad esporsi in quella maniera e questo non fece altro che alzare l’asticella della considerazione che provava per lei…abbassando al contempo quella per il turian che non capiva perché stesse mentendo a Rael.
    < E’ ammirevole la tua abnegazione verso il turian. > disse convinta Prudence continuando a sorridere < La tua fiducia nel prossimo è molto ‘cristiana’ ma, fossi in te, mi guarderei bene dal non pormi domande; statisticamente, una persona dice 3 bugie ogni 10 minuti di conversazione…persone normali, non tizi che piazzano bombe in un ospedale. >

    Sorella Judicael aveva imparato presto quanto le persone fossero bugiarde tanto da arrivare a credere che l’intera esistenza si fondasse sulla menzogna. E’ più semplice mentire piuttosto che dire la verità ed è molto più facile credere a una menzogna piuttosto che affrontare la realtà. In fondo, la stessa religione a cui lei stessa credeva si fondava su una gigantesca menzogna ovvero che Dio fosse interessato alla vita di ogni singolo essere del Creato.

    La prima parte della rivelazione di Rael, riguardante il virus studiato per colpire i turian, rendeva la questione ancora più intricata. Dalio o chi per lui, aveva ragione al riguardo: una volta tolti di mezzo i Talon, niente avrebbe impedito ai Sole Blu di vendere il virus al migliore offerente. La soluzione a quel problema, però, non la convinceva e non faceva altro che aggiungere mattoni su mattoni alla tomba che si stava costruendo il turian: la menzogna è un peccato gravissimo, tanto da essere stato inserito direttamente nei Dieci Comandamenti. Qualora il turian si fosse rivelato anche malvagio, Sorella Judicael non avrebbe avuto altra scelta oltre a quella di Giudicarlo.
    Il piano di Trant e Dalio infatti prevedeva che, invece di raggiungere il comando dei Talon, i 4 facessero rotta verso la Tana del Ciclope, una specie di enclave all’interno di Omega dove ognuno era responsabile del proprio destino o, per dirla meglio, dove ognuno era fautore della propria condanna eterna.

    La ragazza dai capelli azzurri passò tutto il resto del viaggio in silenzio, compostamente seduta al suo posto a fumare una sigaretta dietro l’altra. Stranamente la Voce non era arrivata a farle compagnia e cominciava a sentirne la mancanza ma, allo stesso tempo, era piuttosto sollevata di trovarsi in compagnia di qualcuno che non fosse la sua pistola e la sua mazza chiodata.
    Prudence aveva una strana voglia di comunicare, in particolare con la giovane umana che, ad occhio, doveva avere circa la sua stessa età ma non sapeva come iniziare un discorso. Cosa poteva dirle? Cosa poteva chiederle?
    Il suo passato sarebbe stato troppo personale…il suo presente sarebbe stato troppo inopportuno…il suo futuro sarebbe stato troppo avventato.
    Così se ne stava lì, sul seggiolino, a lanciare occhiate a Rael con la muta speranza che fosse lei a cominciare a parlare ma, da come la ragazza ricambiava gli sguardi, Prudence capì che il suo desiderio non sarebbe stato esaudito. Si strinse impercettibilmente nelle spalle, deglutendo a forza quella specie di magone che sentiva attorcigliarle la gola e maledicendosi mentalmente per la sua incapacità di farsi apprezzare dalle persone.

    Fortunatamente, l’arrivo alla loro meta la distolse da quella malinconia. Dalio suggerì di cambiarsi d’abito per non dare nell’occhio ma Prudence rifiutò la proposta poiché il suo abbigliamento non portava segni di riconoscimento di sorta ma, soprattutto, perché non aveva nessuna voglia di spogliarsi di fronte a tre sconosciuti.

    Il turian era prodigo di consigli e, poco prima di entrare nella locanda, si rivolse direttamente a lei < E tu…Facci un favore e tieni per te le tue scenate religiose. Questo posto probabilmente sarà come l'Inferno per te, ma evita di 'giudicare' chiunque lì dentro, se non vuoi finire prematuramente in paradiso. >
    Prudence sorrise amaramente a quell’uscita di Dalio; si trovava a fianco di Rael e abbassò il capo ad osservare l’ennesima sigaretta che teneva stretta tra le dita della mano destra < Chiodi di bara. > disse sotto voce con tono divertito < Sono già stata all’Inferno, turian… > aggiunse come parlando tra se e se, sempre in un filo di voce < …ci sono stata per 1 minuto e 42 secondi e farò di tutto per non tornarci… > quando alzò lo sguardo, notò che Rael la stava osservando con fare interrogativo. Prudence le sorrise scuotendo la testa e, lestamente, si accodò al duo di alieni varcando la soglia del locale.

    La Tana era esattamente come ricordava che fosse.
    Era già stata parecchie volte in quel luogo dove spesso andavano a rifugiarsi le sue prede nel vano tentativo di sfuggire al suo Giudizio. Lo stesso Ciclope, un paio di anni prima, era stato uno degli obiettivi di Prudence ma il batarian, dopo un lungo scambio di opinioni, era risultato essere stranamente meritevole di sopravvivere. Da quel giorno Parak, questo era il nome del Ciclope, aiutava per quanto possibile la giovane umana nella sua Sacra Missione.
    I 4 si sedettero a un tavolo in penombra dove il krogan espose la sua idea di rendere la pariglia ai Sole Blu. Prudence riteneva necessario innanzitutto avvisare i Talon ma la sua opinione, come era ormai chiaro, non contava molto agli occhi dei suoi compagni.

    Si strinse nelle spalle annuendo un secondo prima che una pesante mano si posasse proprio sulla sua spalla sinistra < Prudence!!! > esclamò un’allegra voce roca.
    La ragazza si voltò sorridente avendo riconosciuto la voce, fissando gli occhi nell’unico occhio di Parak che la stava invitando ad abbracciarlo. La ragazza, in un raro momento di affetto, si alzò per andare a finire tra le braccia del batarian.
    < Parak…vedo che il tuo locale fa sempre più schifo! Alcool, droga, prostituzione…ci sarebbero gli estremi per farti chiudere bottega! > disse fingendosi severa.
    < Già! > rispose fiero il batarian < Mi sto dando da fare. Allora? > domandò lasciando andare Prudence < Cosa porta la mia Satanister preferita in un luogo di perdizione come questo? >
    < Sata…nister? > domandò instupidito il krogan.
    Il batarian lo guardò sospettoso < Lei è una suora che ha venduto l’anima al diavolo per poter punire i malvagi. Ovvero: una Satanister! Non basta essere semplici Peccatori per cadere sotto la sua mazza ferrata, bisogna essere Malvagi. Dove sei vissuto finora gigantone? >
    < Sono un krogan! > protestò Trant pretendendo che quella semplice frase fosse una giustificazione plausibile.

    Prudence tagliò corta la discussione poiché non voleva che i suoi momentanei compagni sapessero proprio tutto di lei < Dobbiamo mandare un ‘messaggio’ ai Sole Blu. > spiegò velocemente al batarian marcando la parola ‘messaggio’ muovendo indice e medio delle due mani in su e in giù < Stanno facendo qualcosa che va ben al di là del semplice concetto di ‘Male’. >
    < Capisco. Io odio i mercenari! Sole Blu, Eclipse, Branco, Talon e tutti gli altri…puah! Se ti serve una mano, posso metterti a disposizione armi, esplosivi, munizioni…ho anche una maledettissima batteria contraerea che qualcuno troppo fatto di kat si è dimenticato nel mio parcheggio! >

    Prudence sorrise divertita. Parak era forse il peggior Peccatore che avesse mai incontrato ma, ciò nonostante, egli non era risultato essere un Malvagio e per questo ora si trovava lì, di fronte a lei e non in una fossa che si era scavato con le proprie mani.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Rael ascoltò con ammirazione crescente le spiegazioni piuttosto veementi di Dalio alle insinuazioni di Prudence, e sentirlo parlare
    della sua militanza nell'SSC le diede una sensazione di conforto. Anche l'intervento particolarmente sincero di Trant le piacque, ma
    sperò che quell'iniziale attrito non diventasse motivo di discordie: avevano da affrontare una situazione più che seria e, in fondo, Prudence era lì per la loro stessa ragione. Nonostante i diversi punti di vista, collaborare era fondamentale, ma quell'impegno doveva venire da entrambe le parti. Per questo fu piuttosto lieta quando Prudence evitò di rispondere a Dalio, ma scelse comunque di rivolgersi a lei, e ciò che disse la turbò inevitabilmente.
    Dopo quella tesissima conversazione, Rael si mise in disparte, ma di tanto in tanto lanciava occhiate curiose e torve alla donna. Non aveva mai incontrato nessuno come lei, ma odiava il modo in cui le sue parole si erano insinuate nella sua sicurezza.
    Tre bugie ogni dieci minuti.
    Lanciò uno sguardo a Dalio, ma era di spalle.
    No, non avrebbe avuto alcun senso dubitare.

    Il posto in cui Trant li condusse sapeva di morte e di malattia, e Rael cercò di riparare le vie respiratorie con la manica dell'enorme felpa. Prima di scendere dal Kodiak, infatti, il krogan le aveva suggerito di cambiarsi d'abito, ma non era stato comunque possibile trovarle qualcosa su misura. La permanenza al laboratorio doveva essere stata particolarmente stressante per il suo fisico.
    Il suo sguardo non faceva che incontrare continuamente situazioni di estremo disagio, ma ciò che più le faceva male era la visione dei drogati, che le risvegliava continuamente la dolorosa sensazione di astinenza che il suo stesso corpo subiva. In mezzo a quel degrado, il suo malessere sembrava essersi acutizzato; sperava di riuscire a tenere a bada quel problema ancora per un po'.
    Nel frattempo, cercava di tenere occupata la mente pensando al da farsi: non si era trovata molto d'accordo con le priorità di Dalio, ma il turian aveva indubbiamente molta più esperienza di lei, e poi... beh, lei non era al massimo delle sue facoltà, e mai lo
    sarebbe stata se quella dannata astinenza continuava a bussarle alla soglia del cervello!
    Fortunatamente, Trant le rivolse la parola, strappandola da quei pensieri insistenti.
    "Capisco" - rispose, annuendo, e in effetti non poteva trovarsi più d'accordo: quella non era affatto una bella zona.
    Poco prima di raggiungere il locale, Dalio si raccomandò di non essere imprudenti. Era diventato parecchio serio, ma Rael capiva
    perfettamente la sua preoccupazione, specialmente conoscendo che il target principale dei Sole Blu erano proprio i Talon.
    Prudence, ancora una volta, non rispose alle provocazioni, ma le sue parole incuriosirono Rael, o meglio, la resero inquieta.
    La donna si accorse del suo sguardo interrogativo, ma non le fornì alcuna spiegazione e si limitò a seguire gli altri due all'interno del locale.
    La Tana del Ciclope era perfettamente in linea con tutto il resto di quel postaccio e la musica ad alto volume non migliorò affatto
    l'umore ed il malessere della ragazza, che ormai traspariva dal viso leggermente contratto.
    Si sedettero ad un tavolino appartato, ma malgrado cercasse in ogni modo di seguire il discorso dei compagni, la nausea e i tremiti si facevano sempre più violenti.
    Fortunatamente, quello che sembrava il proprietario del locale interruppe la convesazione per salutare Prudence che, a quanto
    pareva, doveva essere una sua vecchia conoscenza. Quella donna era ben più strana di quello che sembrava, e addirittura il batarian stava parlando di anima venduta al diavolo...
    "Scusatemi" - disse ad un tratto e, non riuscendo più a trattere gli effetti dell'astinenza, si affrettò ad allontanarsi dal tavolo. Era diretta all'esterno, ma nel tragitto incrociò un'annoiata cameriera, a cui sottrasse entrambi i drink che portava sul vassoio.
    "Ti consiglio di non bere quello blu, tesoro, se non vuoi che lasci il tuo cadavere all'angolo della strada" - le consigliò la donna, con un occhiolino, dopodiché tornò sui suoi passi.
    Rael lasciò il bicchiere blu al primo tavolo di turian che le capitò a tiro, dopodiché vuotò l'altro in un colpo. La sostanza le infiammò
    immediatamente le viscere, procurandole un giramento di testa che, in confronto ai dolori dell'astinenza, risultò quasi piacevole.
    Subito dopo però, sentì qualcosa risalirle la gola: affrettò il passo e, una volta fuori, le sembrò di rigettare l'anima stessa.
    Riprese fiato e si concesse quell'istante di benessere che quella liberazione le aveva dato.
    "Uuuh! Ti sei persa, angioletto?" - la apostrofò una voce al suo fianco - "Questo non è posto per...".
    Rael estrasse la pistola, piazzando la canna al basso ventre del malcapitato.
    "Sparisci" - sibilò, lanciandogli uno sguardo truce. Era un batarian, ma purtroppo era accompagnato da un altro della sua specie.
    L'altro ridacchiò, alla vista dell'espressione sorpresa e spaventata dell'amico - "Non avevi detto che ti piacevano, quelle
    schizzinose?".
    L'altro approfittò della distrazione di Rael per disarmarla, e in un attimo la ragazza si ritrovò schiacciata al muro, con una mano alla gola.
    "Puoi provare a dimenarti, se vuoi" - sussurrò il batarian - "Renderà tutto più divertente".

     
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    Dalio Nerius

       Fazione: Talon
       Ruolo: Mercenario

    Il gruppo era seduto al tavolo, quando ad un certo punto a raggiungerli fu proprio Parak, il Batarian con un solo occhio. Egli riconobbe Prudence come una amica, e questa di ritorno rivelò praticamente tutto all'alieno.
    "Non posso crederci." pensò Aliquis. Prima regola della Tana: Gestire sempre i propri affari. Il Turian non aveva idea del rapporto che c'era tra i due, ma quel Batarian che si professava suo amico, avrebbe potuto pugnalarla alle spalle in qualsiasi momento, per il giusto prezzo.
    Nel frattempo, Rael scappò via per qualche motivo, e l'ansia assalì Aliquis, che continuò a seguirla con gli occhi fino all'uscita dal locale. Inseguirla subito avrebbe destato troppi sospetti, ma quello era un luogo troppo pericoloso per una donna sola, specialmente nelle condizioni fisiche di Rael. Il Turian riuscì a resistere per pochi attimi, poi sentì il bisogno di trovarla.
    "Scusatemi" ripetè Aliquis allo stesso modo dell'umana pochi minuti prima, mentre si divincolava in mezzo ad i tavoli e i camerieri, che lo guardarono perplessi per un attimo, poi tornarono alla loro routine... Probabilmente anche le persone che fuggono facevano parte della routine.
    Intanto, il Batarian riprese il discorso, dopo la momentanea distrazione. "Non posso gestire questo tipo di affari adesso, ma aspettate la chiusura del locale all'alba, e vi porterò dritti nei meandri della Tana." affermò il Batarian, enfatizzando l'ultima frase, quasi volendo essere spiritoso. "Vi riservo anche una camera al piano di sopra, se riuscite a passare in mezzo al vomito, la merda ed i cadaveri." Concluse poi, ridacchiando.
    "Senti, Ciclope, ma ogni mattina chi pulisce tutto questo schifo? Tu?"
    "Prima regola della Tana del Ciclope, mio caro amico Krogan." rispose infine, per poi voltarsi e tornare al bancone.

    Aliquis raggiunse di corsa l'uscita, e appena varcata la porta vide due Batarian che tenevano le mani addosso a Rael. La furia pervase il corpo e la mente del Turian, che rapido scattò nella direzione dell'alieno che stava cercando di approfittarsi di lei, ma fu subito braccato dall'altro, che a sua volta fu poi aiutato da altri quattro Batarian. I cinque atterrarono facilmente il Turian, e cominciarono a riempirlo di calci, pugni e ginocchiate, fino a che all'agente non rimase nemmeno la forza di reagire con i poteri biotici.
    Si trovava in stato di semi-coscienza. Era talmente stordito da non riuscire a muovere nemmeno un braccio, ma i cinque alieni si assicurarono che potesse godersi lo spettacolo, mettendolo seduto a terra. Tre di loro lo lasciarono nelle mani dei restanti due, e si fiondarono verso Rael, che a quel punto si ritrovò completamente immobilizzata.
    Il primo Batarian, che nel frattempo aveva atteso godendosi la scena, a quel punto si rivolse al Turian.
    "E' la tua fidanzatina? Ma non è un po' troppo giovane? Credo proprio sia più adatta alla mia età che alla tua!" Il delinquente si voltò nuovamente verso l'umana. In un attimo di rinvigorente tenacia, Aliquis riuscì a divincolarsi dalla presa dei due e si lanciò verso il loro capo, con il pugno carico di energia biotica. Arrivò talmente vicino da poter sentire l'aura biotica vibrare a contatto con la pelle dell'alieno, ma qualcosa dietro di lui fermò la sua carica: uno dei due che lo avevano immobilizzato, aveva preso la pistola e gli aveva piantato un proiettile, dritto nella spalla. Il dolore, unito alla forte spinta del proiettile, fecero finire Aliquis a terra, in preda al dolore e alla disperazione. Nella sua mente maledì Trant in tutte le lingue che conosceva, per averli portati lì.
    Aveva passato tutto il tempo a lamentarsi della facilità della missione... Prima che questa cominciasse in quella dannata base dei Sole Blu. Per lei si era preso innumerevoli pallottole, aveva il volto tumefatto, qualche costola rotta e adesso ancora un altro proiettile. Ne valeva la pena?

    Era a terra, con il volto verso l'asfalto, perciò il resto della storia riuscì solo a udirlo. Un frammento di caos che durò pochi attimi. Prima, un forte rumore di vetri in frantumi. Grossi e pesanti passi nella sua direzione. Un salto oscurò nell'ombra la sua figura. Tonfo sordo ma che fece vibrare la terra. Spari, urla. Una voce familiare.
    "Dannazione! Sei un fottuto Turian del cazzo! Possibile che ogni volta che veniamo qua devi sempre prenderti almeno un proiettile??" Tuonò la voce sopra di lui. Una mano possente lo toccò e lo fece girare, permettendogli di rivolgere lo sguardo verso l'infinito stellato della stazione. Buona parte di questo era oscurato dalla stazza di Trant, che gli porse la mano, ma Aliquis non reagì, con il corpo a pezzi e con la mente persa nello spazio.



    Edited by •Gabry‚ - 6/11/2015, 00:23
     
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    Aslael Amaru

       Fazione: Alleanza
       Ruolo: Corsaro



    «La base non è lontana e grazie ad un agente infiltrato riusciremo con facilità ad avvicinarci e fare piazza pulita» Disse Maria sorseggiando il suo drink. L'operazione che aveva in mente era in grande stile, la sua fittizia banda criminale all'assalto della base dei sole blu. Quello che però faceva sorgere dubbi ad Aslael era tutto il resto. Maria aveva spiegato che il virus volto a colpire i turian era stato estrapolato dalla formula chimica della droga chiamata Elso e che, quella suddetta droga era spacciata in ogni dove e, ad averci le mani impasta, era la stessa Aria T'Loak. La governatrice di omega aveva finanziato il progetto, o meglio la produzione e la vendita dell'Etso per massimizzare i guadagni, quello di cui era probabilmente all'oscuro era l'uso della sostanza per creare una super arma. Molte cose si spiegavano, i sole blu non erano abbastanza grandi per riuscire a creare un qualcosa di cosi complesso, ma, con i giusti stanziamenti monetari, avevano non solo monopolizzato il mercato dell'Elso ma anche costretto dei rivali sull'orlo dell'estinzione, bella mossa. Amaru sulle prime si stupì dell'enorme mole delle informazioni che l'agente della DEA aveva con se, ma la ragazza poi svelò il nome in codice del contatto al'interno dei sole blu: Boomslang. Il ragazzo dai capelli cenere aveva già incontrato quella persona in precedenza, non era un agente, ne un soldato, quella persona era nessuno. In pochi l'avevano visto in azione e ancora di meno conoscevano il suo volto, era un brutale assassino e una spia eccezionale ma, anche per questo i suoi servigi erano ristretti e il pagamento era sempre eccessivo. Aslael si stupì che quella persona aveva accettato un incarico da parte di un'associazione come la DEA, ma poi capì che non gli importava molto, quelle informazioni avrebbero potuto salvare molte vite e ciò bastava.

    Mentre si discuteva del piano qualcosa catturò l'attenzione dei tre, un breve turpiloquio al quale Aslael voleva partecipare, inutile dire che la sua partner, Milia, lo blocco tempestivamente, dovevano tenere un profilo basso e proprio per quel motivo, preferirono svignarsela per il retro, cercando di non destare sospetti. Una volta fuori dal locale prederò un trasporto che li porto ad un grande magazzino. al suo interno decine di soldati in corazza stavano preparandosi al conflitto. Quel costrutto aveva al suo interno quasi cinquanta mercenari, buona parte agenti infiltrati di tutte le razze, ma la cosa che più spicco allo sguardo furono le tre cannoniere poco più avanti. Non si andava per il sottile, poco ma sicuro. Prima che Maria continuasse ad illustrare il piano, Milia si alzò per andare in bagno, questo rese l'occasione che la bionda voleva, parlare da sola con Aslael.
    «Non farti prendere dall'ossessione, rimani concentrato»
    «Che? Di cosa stai parlando?»
    «Lo sappiamo entrambi! Ascolta, io ho il mio incarico che prevede L'elso, tu hai il tuo!»
    «Certo, che prevede il virus, e allora?»
    «E allora fai in modo di seguire il tuo di obbiettivo. Non farti prendere dalle questioni personali»
    «Certo, come se fosse facile»
    «Non ho detto che sia facile»
    «D'accordo, ho capito, sul serio farò ciò che la mia missione comanda e mi fregerò cazzi di altro»
    «Lo spero»
    Entrambi sapevano che il ragazzo mentiva. Non si sarebbe lasciato alle spalle l'occasione di chiudere finalmente quel tanto doloroso capitolo della sua vita. Era un occasione troppo ghiotta e non se la sarebbe lasciata sfuggire. Quando Milia torno i tre ripresero a parlare della missione

    «Ci troveremo contro una vera forza di combattenti, un numero in precisato ma, se lavorano con il supporto di Aria, beh avranno un esercito già a terra»
    L'Elso veniva lavorato in quella base, Aslael ne era sicuro e anche le informazioni lo facevano presagire ma nulla permetteva di sapere se il virus venisse sintetizzato nello stesso luogo, era comunque una pista e non potevano non seguirla. L'assalto era preparato per quella stessa notte e cosi, senza troppi complimenti quella cinquantina di persone si addentrarono nelle Kodiak insieme a Maria e Milia, mentre Aslael preferì prendere il comando della cannoniera. Non sapeva quanto fosse costato far arrivare tutto quel ben di dio proprio in quel posto, ma a quanto pareva l'eliminazione di quelle sostanze aveva scosso dalle fondamenta il dipartimento anti droga e, di conseguenza, il governo turian aveva stanziato un bel budget.

    Pochi minuti dopo tutta la piccola flottiglia di navette prese a partire, le tre cannoniere formavano la testa di quella forma a punta di diamante e, dopo pochi minuti si scateno un vero inferno. Quando le forze della DEA arrivarono a destinazione, le due contraeree dei sole blu iniziarono a tempestare di colpi le cannoniere, due furono abbattute quasi all'istante, fortunatamente le doti di pilota di "Hati" furono superiori a quelle di puntamento degli artiglieri. Una volta inquadrato il bersaglio, il ragazzo lancio un fascio di missili che colpi in maniera precisa le difese principali della base, al secondo giro rimase sospeso sulle teste dei nemici e con veemenza prese a coprire le kodiak che iniziarono a far sbarcare le unità.

    «Corri charlie!!!» Urlo aprendo un canale di comunicazione
    «Peccato non avere la cavalcata delle valchirie in sottofondo!»
    Il fermento iniziale fu smorzato quando una delle kodiak prese ad esplodere da sola, seguirono altre esplosioni. Probabilmente qualcuno si era venduto ed aveva piazzato delle cariche su alcuni trasporti, la stessa cannoniera dove stava il ragazzo prese fuoco, grazie ai suoi riflessi riusci a gettarsi fuori prima della collisione con il terreno, ma l'impatto col suolo non fu dei più morbidi. Quando riprese conoscenza stava osservando da vicino Milia che sparava a più non posso sull'entrata dell'edificio avversario, da quelle porte stava sciamando fuori una vera armata. Lo scontro fu cruento. Dei cinquanta alleati solo una ventina era riuscito a toccare terra, per poi essere dimezzato ancora dal fuoco congiunto dei mercenari. I pochi superstiti al massacro erano quasi una dozzina e stavano resistendo dietro le carcasse dei trasporti abbattuti. Certo era che anche i sole blu avevano subito un grave colpo, solo che, loro si aspettavano quella visita, qualcuno aveva tradito, il fatto fu ancora più lampante quando una cannoniera prese alle spalle le forze alleate. L'enorme mole di proiettili esplosi colpirono tutti, persino Aslael si vide perorare la spalla e il basso ventre. Dopo pochi minuti la forza cosi grande era cessata di esistere e proprio come la quiete prima della tempesta, quella pace dopo la battaglia lasciava un amaro in bocca al ragazzo. La vista di tutti quegli uomini morti, gli creò un forte senso di impotenza, ma nulla paragonato alle sue due vecchie amiche agonizzanti a terra. Nella confusione ed intontimento mentale che il ragazzo aveva riuscì ad udire dei passi che gli si avvicinavano sempre di più. Alla vista di una donna dai capelli bianchi, il corsaro sorrise, ascolto qualche parola senza capirla a causa delle ferite e del frastuono poco prima e poi, senza poter far nulla sveni sotto l'ennesimo colpo d'arma da fuoco, questa volta diretto verso il petto.

    «Portate i superstiti nelle celle.»

     
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    Banshee

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    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta

    citazione (rimuovere se non presente)


    "Stanno mettendoci troppo tempo." La Voce tornò a farsi sentire solo quando Prudence rimase sola al tavolo in compagnia del krogan che non sembrava interessato a intessere una discussione con l'umana.
    "Lo so." rispose mentalmente.
    "Non è saggio andare in giro per la Tana da soli."
    "Lo so."
    "E per di più sono entrambi feriti." Rincarò la dose la Voce sempre più incalzante.
    "Lo so." replicò in un crescendo di stizza Prudence.
    "Dovresti andare a cercarli....ho un brutto presentimento."
    < LO SO! > si lasciò sfuggire ad alta voce tirando una manata sul tavolo.
    Trant sobbalzò sulla sedia e quasi si strozzò con la sorsata di cocktail che aveva appena messo in bocca < Ma che caz... > esclamò il krogan tossendo.
    < Scusa. Stavo solo pensando ad alta voce, krogan. > replicò Prudence compita < Il turian e la ragazza umana stanno tardando. > aggiunse mentre si alzava dalla sedia < Vado a cercarli. >
    Trant la imitò e le si fece a fianco < Krogan, turian, umana...abbiamo dei nomi se te ne fossi dimenticata. >

    Prudence si limitò a stringersi nelle spalle. Era ovvio che avessero dei nomi ma a lei poco interessava; erano solo compagni di un breve viaggio e l'idea di conoscerli, farseli amici, avrebbe reso molto più triste il momento in cui le loro strade si sarebbero inevitabilmente divise. Prudence non poteva avere amici, non poteva affezionarsi a qualcuno poichè quella stessa persona avrebbe potuto diventare un giorno un suo bersaglio e, di conseguenza, suo nemico. Si sentì sciocca per la reazione emotiva che aveva avuto sulla navetta; quella strana voglia di fraternizzare che ogni tanto veniva a bussare alla porta del suo cuore. Era sola. Sarebbe stata per sempre sola.

    La strana coppia scandagliò in lungo e in largo il locale in ricerca dei loro compagni. Nonostante la Tana fosse frequentata da persone piuttosto originali, i due riuscivano comunque ad attirare l'attenzione degli avventori: un krogan grande, brutto e inquietante in coppia con un'umana graziosa, dai capelli azzurri e con un fisico da sollevatrice di pesi non era uno spettacolo a cui si assiteva ogni giorno.

    Quando finalmente riuscirono a trovare Dalio e Rael, appena fuori dal locale, la situazione in cui i due si trovavano non era delle migliori: Rael era schiacciata contro la parete dalle forti mani di due batarian che le stavano strappando i vestiti di dosso, Dalio era inginocchiato per potere assistere meglio all'imminente stupro di cui Rael sarebbe stata vittima, circondato da altri 8 batarian che lo tenevano immobilizzato a terra. Con un soprassalto di pura rabbia, il turian riuscì a divincolarsi e quasi riuscì a colpire il batarian che stava infierendo sulla sua compagna ma il colpo sordo di una pistola interruppe il suo tentativo; il proiettile lo raggiunse alla spalla e il turian cadde al suolo, con il volto riverso sull'asfalto.
    Trant, alla vista di quella scena, lasciò partire un urlo belluino e si fiondò in aiuto del suo amico, con un salto stranamente aggraziato per uno della sua stazza, si trovò subito nel mezzo della mischia cominciando a menare fendenti contro tutto quello che si muoveva.
    Prudence, al contrario, impiegò alcuni secondi prima di muoversi e, infine, puntò decisa solo i due batarian che tenevano Rael. La sua esitazione era stata impiegata solo per aspettare che la Voce le indicasse chi, tra quei 10, meritava il suo Giudizio e chi, invece, avrebbe avuto salva la vita.

    Sorella Judicael evitò la mischia in cui Trant era coinvolto e, agilmente, raggiunse i due batarian. Uno dei due trasse dal retro dei pantaloni un pugnale e si fiondò contro Prudence, alzando il braccio armato e sferrando un affondo di punta diretto al petto dell'umana.
    La ragazza non cercò di schivare il colpo ma semplicemente intercettò la lama con il palmo della mano destra aperto, lasciando che l'arma le trapassasse la carne fino all'impugnatura e serrò le dita attorno alla mano del batarian. L'alieno fu colto di sorpresa da quella mossa ma la sua espressione stupefatta presto mutò in una di puro dolore: la stretta di Prudence era così intensa che presto il batarian fu costretto a mollare il pugnale per evitare che le ossa della sua mano si rompessero.
    Prudence lasciò la presa e afferrò il pugnale con la mano sinistra, in un lampo estrasse la lama dal palmo e con un preciso fendente squarciò la gola del batarian che ancora si teneva la mano dolorante.
    Scavalcò il corpo dell'alieno prima ancora che questo toccasse terra per puntare il seconda batarian che ora teneva Rael come scudo umano, puntandole una pistola sotto la gola.

    < Lasciala. >
    le ordinò Prudence severa.
    < Se fai un passo, ammazzo questa troia! Lo giuro! >
    Sorella Judicael annuì < E allora fallo. Non è lei che voglio...io voglio te! > disse freddamente mentre sfilava la sua mazza chiodata dalla cintura e la impugnava nella sanguinante mano destra. Trant, nel frattempo, si era liberato dei suoi avversari: alcuni giacevano a terra doloranti, altri si erano dati a una precipitosa fuga. Il krogan si precipitò ad assistere il suo amico turian e, una volta constatato fosse vivo, si alzò per portare aiuto a Rael.
    < FERMO! > gridò Prudence notando che Trant stava per assalire il batarian. Il krogan non l’ascoltò e si fece sotto all’alieno, Sorella Judicael lasciò cadere il coltello che ancora impugnava nella mano sinistra e afferrò la pistola puntandola contro al krogan < Ho detto fermo, krogan. Tu non sei ancora sulla mia lista ma se fai un altro passo, ti sparo a un ginocchio. Il batarian è mio. > disse senza mai togliere di dosso gli occhi da quelli del batarian.
    Trant la mandò volgarmente a quel paese e Prudence fu costretta a mettere in atto la sua minaccia: abbassò leggermente la pistola e lasciò partire il colpo che raggiunse il ginocchio di Trant solo di striscio < Il prossimo è all’articolazione. > ribadì convinta prima di tornare a parlare al batarian puntando verso di lui la pistola < Tu sei un Malvagio…te lo leggo negli occhi. Malvagio come il tuo amico che ho appena ucciso. La tua sorte è già stata decisa ma puoi ancora salvare la tua anima e raggiungere il Regno dei Cieli. Rinneghi i tuoi peccati, batarian? Affidi la tua anima a Dio, purificata dal Pentimento? >
    Il batarian la guardava allibito, spostò la pistola da Rael verso Prudence e scoppiò a ridere < Io non credo in Dio, puttana! >
    < Risposta sbagliata. > disse Prudence schiacciando il grilletto. Mirò alla spalla destra di Rael, in un punto dove il proiettile l’avrebbe trapassata senza arrecare danni se non un dolorosissimo buco. Il proiettile raggiunse la spalla di Rael., passò nella tenera carne e si conficcò vicino al cuore dell’alieno.

    Il batarian lasciò andare l’umana che si accasciò a terra in preda al dolore mentre Prudence raggiungeva l’alieno riverso a terra agonizzante.
    Sorella Judicael ripose la pistola nel fodero e si mise a cavalcioni sul corpo del batarian < Salmi 144, 1-2 Benedetto il Signore, mia roccia, | che addestra le mie mani alla guerra, | le mie dita alla battaglia. || Mia grazia e mia fortezza, | mio rifugio e mia liberazione, | mio scudo in cui confido, | colui che mi assoggetta i popoli. > Alzò alta la mazza chiodata e colpì violentemente il batarian alla testa, sfondandogli il cranio. La ragazza si fece il segno della croce e solo allora si voltò per aiutare Rael a rialzarsi.
    < Mi spiace averti sparato ma non ho colpito né legamenti, né ossa. Guarirai presto con un po’ di medigel. >
    In quel momento, un trafelato Parak arrivò a gran velocità. Si guardò attorno e scosse la testa < Maledizione! Che diavolo è successo qui? > disse allargando le braccia. Prudence aprì la bocca per rispondere ma il batarian la stoppò con un gesto della mano < No, lascia stare…preferisco non saperlo. Ho una brutta notizia…qualcuno ha pensato di assaltare il covo dei Sole Blu prima di voi. >
    < Chi? > domandò Prudence.
    < Non lo so…forse un regolamento di conti tra bande di mercenari. Comunque, gli assalitori hanno fatto una brutta fine: pare siano rimasti vivi in pochi. >
    Sorella Judicael si guardò attorno analizzando i suoi compagni. Le loro condizioni non consentivano un attacco alla base dei Sole Blu, avevano bisogno di riposare e riacquistare le forze ma, soprattutto, avevano bisogno di rinforzi. < Credo che accetteremo la tua stanza, Parak. Il turian e la giovane umana hanno bisogno di cure, procuraci del medigel, bende pulite, disinfettante...> il suo sguardo andò alla propria mano sanguinante < ...aggiungi alla lista anche ago e filo. >
    < Sai Prudence… > cominciò Parak ridendo < …esiste una cosina chiamata ‘educazione’… >
    < Per favore? > domandò Sorella Judicael sorridendo mentre si accendeva una sigaretta.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Rael inizialmente non cercò di divincolarsi, date le scarse energie e i tremiti, ma con lentezza aveva cercato di sfilare la lama che teneva nascosta nello stivale.
    L'arrivo di Dalio le fornì un diversivo perfetto.
    Con un gesto più rapido possibile, la ragazza afferrò la lama e la piantò nel braccio del batarian che la teneva, costringendolo a mollare la presa, ma l'altro alieno,con un colpo ben assestato, la buttò a terra stordita. Il turian era stato assalito da altri batarian, ma Rael non era capace nemmeno di rimettersi in piedi.
    Cercò di individuare il suo coltello, ma lo trovò nella mano del batarian ferito che usò la lama per aprirle un lungo squarcio nella felpa. I tentativi di respingerlo erano troppo deboli, e ai due vessatori se ne aggiunsero altri, uno dei quali la afferrò per i capelli trascinandola di nuovo contro il muro. Con sconforto crescente, Rael si accorse che Dalio era stato sopraffatto, e si sorprese a sperare che non insistesse ulteriormente. Era stata lei la stupida a ficcarsi in quel casino, non era giusto mettere a rischio anche la sua vita. Allo scopo di convincerlo a non reagire, Rael smise di opporre resistenza, cercando di prepararsi psicologicamente a quello che l'aspettava, ma quando il suono di un colpo d'arma da fuoco trapassò l'aria, i suoi occhi si sbarrarono, fissandosi sul turian a terra e una rabbia cieca sostituì la rassegnazione.
    I batarian che la circondavano furono assaliti da graffi, gomitate e morsi che, per quanto innocui, riuscivano ad ostacolare le loro mosse, ma non sarebbe potuta durare a lungo e i batarian sembravano quasi divertirsi...
    Nel caos e nella foga, non si accorse minimamente dell'intervento di Trant, nè dell'arrivo di Prudence di cui realizzò la presenza solo quando uno dei batarian la prese per usarla come scudo umano, con una pistola alla gola. Rael era troppo confusa e dolorante per comprendere lo scambio di parole tra i due, e fu più volte sul punto di perdere i sensi, quando un dolore più acceso e forte di tutti gli altri le trapassò la spalla, strappandole un singulto.
    Sentì la presa del batarian allentarsi, lasciandola scivolare a terra, ormai priva di forze. Lo sguardo appannato le impediva di comprendere quello che le stava accadendo intorno ed il silenzio che era calato era confortante da una parte ed allarmante dall'altro. Per questo quando sentì una mano sfiorarla, la ragazza sussultò e cercò subito di divincolarsi, prima di rendersi conto che si trattava di Prudence.
    "Mi spiace di averti sparato" - stava dicendo la donna. La sua voce sembrava provenire dal fondo di un lunghissimo tunnel - "Ma non ho colpito né legamenti, né ossa. Guarirai presto con un po' di medigel".
    Avrei preferito che mi uccidessi, pensò Rael, cercando di fare qualche passo. Trant, con la sua enorme stazza, giunse in suo soccorso.
    "Dalio...." - mormorò la ragazza, sperando che il krogan capisse.
    "L'unica cosa più dura della sua pelle è quella testa di cazzo che si ritrova" - disse Trant, conducendola un passo dopo l'altro verso il compagno. Rael si inginocchiò accanto al turian e gli sfiorò il volto tumefatto con una mano tremante, che subito si macchiò di sangue blu scuro.
    La ferita alla spalla era dolorosissima e il vento gelido che penetrava tra le fenditure della sua felpa a brandelli le irrigidiva la pelle, ma nessuna sofferenza era paragonabile a quella che Rael provò vedendo Dalio in quello stato.
    Niente di tutto quello sarebbe accaduto, se lei non si fosse comportata da irresponsabile.
    Per la prima volta da quando aveva messo piede su Omega, Rael sentì scorrere le lacrime lungo le guance per portare alle labbra quel sapore caldo e salato che sembrava aver dimenticato.

    Grazie a Prudence e a Trant, Rael riuscì a recuperare le forze quel tanto che bastava per riprendere il controllo della situazione. Una volta raggiunta la stanza messa a disposizione da Parak, la donna l'aveva informata sugli ultimi sviluppi della situazione: a quanto pareva, qualcun'altro era sulle tracce dei Sole Blu, ma non ne erano chiare le ragioni.
    Dopo lo sfogò di quella sera, Rael si sentiva più lucida ed era in grado di ragionare sulla situazione, anche se forse il suo fisico non era esattamente pronto all'azione.
    "Dobbiamo riprenderci il prima possibile e indagare" - ponderò la ragazza, portandosi una mano alla fasciatura più recente - "Chiunque sia contro i Sole Blu, al momento può essere un valido alleato".
    Dettò ciò, concentrò lo sguardo sulla propria mano, ancora presa da un tremito incontrollato, e allo stesso tempo giunse ad una conclusione disgustosa ma necessaria.
    "Grazie per averci aiutati, Sorella Prudence" - mormorò la ragazza, sinceramente grata. Si alzò dalla sedia e diede una pacca sulla spalla a Trant, che vegliava su Dalio ancora privo di sensi, poi uscì dalla stanza, claudicante.
    Le forze stavano tornando, ma le era ancora impossibile muovere bene il braccio e poi....
    "Palak, giusto?" - disse, una volta giunta al bancone dove il batarian stava sistemando le ultime bottiglie - "Puoi procurarmi una certa cosa?".

     
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    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta

    citazione (rimuovere se non presente)


    < Grazie per averci aiutati, Sorella Prudence. >
    La ragazza replicò senza cambiare la sua espressione seria. Si limitò a sbattere le lunghe ciglia senza tradire emozioni.
    Non li aveva aiutati. Stava semplicemente svolgendo la propria Missione.
    Quando aveva consigliato al batarian di sparare, non stava mentendo; era disposta a sacrificare la vita di Rael pur di punire l’alieno. In quel momento il suo cervello le diceva che se il batarian avesse sparato veramente a Rael, il suo bersaglio si sarebbe trovato alla sua mercé e sarebbe stato molto più semplice per lei Giudicarlo.
    Quando Rael lasciò la stanza, Trant smise di accudire il turian e le andò di fronte. Prudence era seduta sul davanzale della finestra della stanza e guardava fuori mentre con fare svogliato ripuliva la sua mazza chiodata da alcuni piccoli pezzettini di carne che vi erano rimasti impigliati.

    < Avresti lasciato che quello le sparasse e hai sparato a me! > esclamò rabbioso il krogan.
    < Sì. > rispose tranquillamente Prudence < I danni collaterali fanno parte del mio lavoro. > aggiunse come giustificazione.
    Trant sembrò trasalire < Danni collaterali? Sei una suora! > disse allargando le braccia incredulo < Sei una religiosa…il tuo compito è proteggere gli indifesi non permettere che essi muoiano. Non conosco molto bene il cristianesimo ma credo sia per cose come queste che si finisce al vostro Inferno. Penso davvero che tu abbia venduto l’anima al Diavolo. >
    Prudence interruppe la sua meccanica operazione di pulizia e fissò il krogan negli occhi con rabbia.
    Era piuttosto seccante che degli alieni venissero a parlare con lei di ‘Inferno’ e di ‘diavolo’ quando non ne sapevano nulla. Prima il turian e adesso il krogan.

    Saltò giù agilmente dal davanzale e si fece sotto al grosso alieno con fare minaccioso < Ascoltami bene, krogan. > cominciò con la voce spezzata dall’emozione < In qualsiasi modo io mi comporti, la mia anima finirà all’Inferno! Lo capisci? > domandò Prudence con le lacrime che gli riempivano gli occhi.
    Trant non si aspettava una tale reazione da una donna che fino ad allora aveva dimostrato scarsissime emozioni. La guardò con fare interrogativo invitandola a spiegarsi meglio.
    Prudence scosse la testa nel tentativo di trovare le parole giuste per spiegarsi < Dio ha fatto delle regole semplici: non uccidere, non rubare, non commettere atti impuri…regole universali e condivisibili da un umano, da un batarian, da un turian e anche da un krogan come te. Infrangi le regole e la tua anima sarà dannata, segui le regole e sarai accolto in Paradiso. > con un dito si asciugò una lacrima che le stava solleticando la guancia < Ma, nella Sua infinita saggezza, Egli sapeva che le sue creature non erano all’altezza delle sue aspettative e così ha ideato una scappatoia: il pentimento. Assassini, stupratori, pedofili, ladri…basta rinnegare sinceramente i tuoi Peccati in punto di morte ed Egli è disposto ad accoglierti tra le sue braccia. Tutti quanti. Tutti quelli che Giudico perché troppo malvagi da consentire loro di continuare a vivere arrecando danni alla società. Tutti quanti! > fece una breve pausa per ripulirsi di nuovo il volto < Tutti…tranne le Satanister! >
    < Non capisco… > iniziò il krogan pensieroso.

    Prudence alzò gli occhi esasperata. Nessuno riusciva a capire quel passaggio ai suoi occhi così elementare; anche le sue Consorelle dubitavano delle sue parole ritenendola una squilibrata o una Sorella con una Fede non abbastanza forte.
    Lei sapeva, perché aveva visto il destino della sua anima e la Voce non perdeva occasione per ricordarglielo. Lei sapeva perché era morta per 1 minuto e 42 secondi e in quei pochi istanti la sua anima si era trovata all’Inferno.
    Nessuno glielo aveva spiegato durante il suo addestramento; si erano ben guardati dallo spiegare il destino di una Adepta delle Quattro Virtù e se solo fosse stata meno ingenua, avrebbe rinnegato la sua Fede prima di prestare il giuramento che la condannava alla dannazione eterna.

    < Io uccido per mantenere l’Equilibrio tra bene e male. > spiegò Prudence senza più curarsi di asciugare le lacrime che gli rigavano il volto < Io uccido seguendo la volontà di Dio. Io uccido e per questo finirò all’Inferno. E se in punto di morte rinnegassi i miei peccati sarebbe come rinnegare Dio in persona e la sua volontà…e per questo finirò all’Inferno! > si avvicinò ancora di più al krogan che arretrò istintivamente < Ora capisci? Io sono fottuta! Qualsiasi cosa faccia! E sai perché so queste cose? Perché ci sono già stata all’Inferno! >
    Solo in quel momento si rese conto che il turian si era ripreso e la stava fissando dal suo letto mentre Rael, in silenzio, la guardava incredula dalla soglia della stanza.
    Prudence arrossì leggendo negli occhi dei suoi compagni tutta la follia che avevano ravvisato nelle sue parole.
    Velocemente e senza il coraggio di fissare i tre, si diresse verso la porta, scansando Rael con forza. Imboccò il corridoio in preda al pianto senza sapere esattamente dove andare.
    Perché?
    Perché il buon Dio l’aveva investita di un tale fardello?
    Perché la sua intera vita…la sua intera eternità doveva essere un Inferno?
    Perché?

     
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    Dalio Nerius

       Fazione: Talon
       Ruolo: Mercenario

    Aprì gli occhi, ma lo sbalzo di luce gli fece girare la testa, e gli impedì di vedere chiaramente. Però udì due voci. Una era chiaramente di Trant, aveva passato talmente tanto tempo con il Krogan che l'avrebbe riconosciuta anche ad un chilometro. La seconda voce doveva essere di Prudence. Stavano discutendo su tante cose. Aliquis venne a sapere che Prudence aveva sparato a Trant, ed aveva quasi lasciato che qualcuno morisse. Non ci volle molto a capire che si trattava di Rael. Quella donna probabilmente gli aveva salvato la vita un'altra volta, ma il Turian era conscio del fatto che nessuna delle due volte era stata per sua diretta intenzione.
    I suoi occhi cominciarono ad abituarsi alla luce, appena in tempo per vedere l'umana scappar via in lacrime. Sull'uscio della porta c'era Rael. Questa ed il Krogan si accorsero che Aliquis aveva ripreso i sensi e lo raggiunsero ai piedi del letto.
    "Che fottuto scherzo che è la vita, eh?" Chiese a Rael, sforzandosi di sorridere, ma aveva il volto talmente dolorante che fu quasi impossibile "Qualche ora fa su un letto c'eri tu, ed io seduto accanto a te."
    I suoi occhi caddero sulla spalla della donna. Era fasciata. Si toccò il viso, nonostante fosse difficile muovere le braccia, e sia queste che il volto erano coperti da bende.
    "Guarda che bel casino. Altro che attico, di questo passo ci toccherà comprarci un intero ospedale."
    "Sempre che vi bastino i soldi!" esclamò Trant, scherzoso "Me ne dovete talmente tanti che sarò il Krogan più ricco della storia."
    Aliquis non potè fare a meno di ridere, ma se ne pentì subito dopo, perchè questo gli procurò un dolore fortissimo alla faccia.

    I due lo lasciarono riposare un altro po', ma Aliquis non dormì nemmeno un minuto. Osservava quella stanza che puzzava di vecchio e di morte. Nonostante qualcuno l'avesse pulita, continuava ad emanare odori poco piacevoli. Su di una sedia vi era poggiata la felpa di Rael... Beh, ciò che ne restava. Il Turian provò un forte senso di rabbia al pensiero di ciò che i Batarian avessero fatto a Rael quando lui era incosciente. Perchè provava tanta rabbia per una donna che non aveva nulla a che fare con lui? Il rapporto dell'infanzia era fittizio, era una cosa che Aliquis non aveva mai vissuto. Forse si era calato talmente tanto nella parte, che cominciava a provare gli stessi sentimenti di Dalio. Si dice che gli agenti segreti in incognito ad un certo punto impazziscono, e non riescono più a distinguere la realtà dalla realtà inventata. Cominciò a chiedersi se non stesse succedendo anche a lui, ma quel pensiero non rimase nella sua mente a lungo, perchè fu sopraffatto dalla visione dell'umana violentata dai Batarian.
    "Sono morti?" Aveva chiesto a Trant, prima che questo se ne andasse, ed Aliquis provò un senso di sollievo sapendo che i bastardi erano stati tutti uccisi dal Krogan e da Prudence. Gli raccontò anche cosa l'umana aveva fatto a Rael, ma che nonostante tutto quest'ultima era grata alla suora per averle salvato la vita più di una volta. Il Turian non era della stessa idea. Quella persona era pericolosa, ma non poteva biasimarla. Sia Prudence che lui svolgevano un lavoro che lasciava poco spazio alla pietà, ma questo non rendeva nessuno dei due meno colpevole.
    "Se dovesse farlo di nuovo, le pianterò un proiettile in testa io stesso." Aveva detto a Trant. Non provava pietà per la donna dai capelli azzurri, ma nonostante non provasse nemmeno risentimento nei suoi confronti, non le avrebbe lasciato compromettere la salute di Rael.
    Pensò anche a cosa fosse successo ai Sole Blu. Qualcuno li aveva attaccati. Ma come, e perchè? Probabilmente si sarebbero rivelati dei buoni alleati... Se fosse sopravvissuto qualcuno. Beh, qualcuno c'era, ma erano stati fatti prigionieri. Nonostante tutto, quell'imprevisto giocò a suo favore. L'attacco era stato sanguinoso e molti erano morti, anche tra i Sole Blu, e questo avrebbe sicuramente causato dei ritardi nella ricerca per il virus.

    Passò la mattina, passò il pomeriggio e tornò nuovamente la sera. Il ventiduesimo secolo aveva il vantaggio di essere particolarmente avanzato in campo medico, e questo gli permise di mettersi nuovamente in piedi, nonostante il dolore continuasse a prendersi gioco di lui praticamente ad ogni passo.
    Dalla finestra della stanza guardava il vicolo, quello dove era successo tutto. La gente cominciava a popolarlo come se niente fosse successo, come se mai nulla fosse successo. Aliquis odiava quella superficialità, e più guardava da quella finestra, più saliva in lui la voglia di prendere la prima auto e scappare via da lì.
    Qualcuno bussò. Il Turian sperò che fosse Rael, perchè aveva bisogno di parlarle.
    "Avanti" disse, e la porta si aprì, rivelandone proprio Rael.
    "Dobbiamo avvertire i Talon. Qualcuno ha fatto il lavoro sporco per noi contro i Sole Blu facendoci guadagnare tempo prezioso, e tra l'altro non siamo nemmeno in condizioni di continuare con il nostro piano. Ci servono rinforzi, ci serve aiuto e ci serve più tempo. Dio..." portò le mani alla testa, che nel frattempo era stata liberata dalle fasciature. Era ancora piena di lividi, tagli e graffi, ma il medigel e i medicinali avevano compiuto il loro lavoro.
    "Non so più cosa pensare, non so cosa fare. Quello che è successo ieri sera, io..."
    Si voltò verso la ragazza. Aliquis aveva la felpa stracciata di Rael tra le mani, ed i suoi occhi caddero su di essa.
    "Ho bisogno di sapere cosa è successo ieri, dopo che mi hanno messo KO. Ti hanno toccata? Ti hanno fatto del male? Ti hanno... Ti hanno..." Non riuscì a concludere la frase, e quando incrociò i suoi occhi con quelli dell'umana, si sentì cadere il mondo addosso. La sua preoccupazione era più che reale, ma se lei avesse scoperto la verità, come avrebbe più potuto guardarla negli occhi? Come avrebbe potuto, lei, ancora credere alle sue parole, al suo affetto ed alle sue preoccupazioni nei suoi confronti? Come le avrebbe spiegato che quei sentimenti appartenevano più al Dalio fittizio, che a quello reale?

     
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    Aslael Amaru

       Fazione: Alleanza
       Ruolo: Corsaro




    Una macchia di sangue, un enorme macchia di rosso con un diametro che quasi percorreva tutta la stanza. Questa era la vista al quale il ragazzone dai cenerei capelli fu sottoposto una volta svegliatosi. Il rosso del sangue gli pervadeva il corpo, in piccola parte quel liquido era il suo, ma non ne aveva perso abbastanza per ricoprire in quella maniera cosi ampi quella sala. Era successo altro. Seduto sulla sedia con mani e piedi legati da una non troppo stretta corda. Era buoi tutt'intorno, se non per una leggere luce data dal neon posto al centro dell'ambiente. Nella stanza stava un'altra persona, capelli corvini e tagliati ai lati, colma di tatuaggi e con altro sangue sulle nocche e sulla maglietta, era uno schianto, ma qualcosa gli diceva che non era lì per flirtare. Immediatamente Aslael ebbe il sentore di vomitare, ma quando apri la bocca per espellere ciò che stava risalendogli dallo stomaco, tossi via altra sostanza rossa. Quello che gli dava fastidio non era la vista di quello spettacolo, ma l'odore, l'odore del sangue gli dava sui nervi.

    «Hati. Hati cognome ignoto» Disse la ragazza nella stanza, mentre si puliva le mani con uno straccio logoro.
    «La tua amica non è riuscita a rimanere zitta. Mi ha detto che siete della DEA, o meglio: lei lo era. Tu sei un semplice mercenario... Come me!» Spalanco un sorriso a trentadue denti nel proferire l'ultima parte della frase, cosa che provoco uno strano senso di sdegno al tizio seduto e legato.
    Amaru non era pienamente lucido, ma a sapere che Maria era stata torchiata e, probabilmente morta, lo sveglio dal torpore mentale provocatogli dalla situazione. Sulle prime si preoccupo molto, perché ora sapeva a chi apparteneva tutto quel sangue ma poi, riprese fiato e da subito cominciò la sua impressa nel cercare di liberare le mani.
    «Non conosceva il tuo cognome, la cara Maria. Ma io, ho, io voglio sapere tutto di te! In primis, il motivo del tuo sorriso prima che aprissi il fuoco verso il ventricolo sinistro del tuo cuore» Aslael sorrise e nel farlo delle gocce di sangue iniziarono a colare verso il mento e a sgocciolare sui suoi vestiti.
    «Beh sai, nessuna mi aveva mai colpito come hai fatto tu» Disse mentre strizzava un occhio, nel mentre continuava la sua opera di allargare la presa della corda sulle mani che stavano dietro lo schienale della sedia. La donna ad udire quelle frasi applaudi e rise di gusto
    «AH! Hai il senso dell'umorismo!!! Che bello, lo tengo anch'io!» Disse sempre ridacchiando mentre si appropinquava nell'angolo più buio della sala. Nel mentre l'uomo capì che i legacci erano davvero troppo stretti per continuare in quell'impresa. Dopo pochi secondi la tizia ritorno, aveva qualcosa in mano, ma la poca luce non permetteva di mettere a fuoco cosa la ragazza teneva nella mano sinistra.
    «Lo ammetto, siete stati forti! Avete sgominato mezzo esercito! Quarantatré sole blu morti! Eh» Continuo toccandosi con la mano libera il petto «Ho fatto l'impossibile per danneggiarvi! Ho intercettato le informazioni di Boomslang, le ho modificate! Ho avvertito i miei ed ho persino piazzato delle bombe sulle cannoniere e su alcuni trasporti!
    Ma, wow, voi siete riusciti a mandare tutto a quel paese, sono stupita»
    Spalancò i suoi occhi enormi mentre Aslael capì che c'era un modo per liberarsi più facilmente di quella corda. Sfruttando il leggero giogo che aveva creato per allargare la corda, si prese il pollice della mano sinistra con la mano destra e cominciò a cercare di non pensare al dolore che sarebbe sopraggiunto poco dopo.
    «Già siete stati proprio forti. Ma la più figa è stata la bionda, anche se con due fori in pancia, è riuscita a sbattere due guardie a terra prima che io la prendessi... E stata proprio in gamba» Concluse tirando quello che aveva preso nell'angolino. Quello che sembrava un bastone per pestarlo si scopri essere qualcosa di più orribile. Una gamba umana impatto con il torace del ragazzo, per poi cadere a terra. Era proprio in gamba Maria, ora il combattente di quasi due metri aveva capito la battuta. Allora Aslael strinse i denti e tirò con forza il pollice fino a slogarlo. Una lacrima scavò il viso del ragazzo, un po per il dolore fisico un po per quello mentale.
    «L'hai capita!? AHAHAHAHAH » Rise. Ed ogni piccola molecola nel corpo di Amaru gridava di rabbia. Ogni particella del suo essere stava esplodendo dalla carica aggressiva. Ma non lui, perché non gli avrebbe permesso di ottenere la soddisfazione di vederlo incazzato non ora, così come un folle prese a ridere anche lui di gusto, mentre faceva scivolare la mano sinistra sempre di più.
    «AHAH, divertente cazzo.»
    «O Dio davvero!? Me la stavo preparando da un po e non sapevo se ti sarebbe piaciuta» Rispose divertita.
    «Scherzi!? Andiamo e da scorniciarsi» Termino per poi sfilare completamente la mano, poi con movimento secco fece tornare il dito in sede, un'altra lacrima si fece largo sulla sua faccia e nel mentre teneva la corda in mano per evitare di far accorgere alla sua avversaria il misfatto.
    «Addirittura stai piangendo dalle risate? Che tesoro!.»
    «Oh no. Non sto piangendo per la battuta, scusa se ti deludo»
    «Ah, allora ti dispiace per la fine della tua fidanzatina?.»
    «No, ti dirò dopo perché i miei occhi stanno lacrimando. Bene, ora mi chiedo: perché sono vivo?»
    «Beh, diversi motivi.» Disse prendendo un enorme machete da un tavolo poco illuminato.
    «Primo: sei caduto da tre metri e hai resisti ad un esplosione, rimediando solo una spalla fratturata, che grazie a me e guarita, prego. Secondo: sei resistito al fuoco di una mitragliatrice fissa, e ai preso solo due proiettili in zone non vitali, anche a quelle ciò pensato io e terzo, ma più importante: hai resistito ad un proiettile a bruciapelo che ha sfiorato il tuo cuore e... Sei ancora vivo! Mah!» Disse avvicinandosi con l'arma in pugno.«Principalmente è per curiosità. Hati... Che nome poco usato, significa?»
    «Hati era un lupo nella mitologia norrena, un vecchio culto terrestre »
    «Ho mozzato la testa a molte cose, ma mai ad un lupo! E questo Hati ha anche un cognome?»
    Aslael rise mentre notava che ormai la distanza che li frapponeva era al quanto misera.
    «Non andiamo subito al sodo, un po di preliminari sono quelli che ci vogliono. Dimmi, tu invece come ti chiami?»
    «Daboia, Daboia Russelli! Ma, è un nome nome in codice! Proprio come il tuo scommetto. E il gioco è: io ti dico il mio finto nome e tu mi dici il tuo, quello vero, altrimenti» Fece scorrere il machete verso i genitali del ragazzo che inarco un sopracciglio.
    «Wow, eccitante ed... Inquietante ma ok. Io sono Aslael Amaru. Corsaro e memrbo dell'alleanza dei sistemi, molto piacere!» Sorrise mentre prendeva una rincorsa con il capo.
    [color=gray]«Alleanza dei cos- La testa di Amaru impatto con enorme violenza sul petto della nemica che, a causa del colpo, cadde diversi metri dietro perdendo la presa sul suo affilato arnese. Hati sfrutto quel momento per alzarsi in maniera precaria, dato la corda alle sue caviglie, per fiondarsi sul machete. Daboia non rimase ad osservare e dopo aversi leccato le ferite, si avvento sull'uomo rimediando un possente pugno che quasi gli spacco il labbro. Il possente montante mandò nuovamente la ragazza lontano, scaraventandola questa volta sul tavolo dove si trovavano diversi arnesi. La lontananza della contrapposta permise ad Aslael di prendere il machete e liberarsi completamente, infine si porto in posizione eretta ed attese la contromossa.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Odiava la sensazione della droga in circolo e odiava sé stessa per non essere in grado di resistere, ma al momento le era sembrata una soluzione inevitabile, se non per stare meglio quantomeno per non essere d'intralcio agli altri. Man mano che la sostanza sortiva il suo effetto, la convinzione di aver fatto la cosa giusta si faceva sempre più viva, dando spazio ad un certo ottimismo: sentiva di poter recuperare in fretta e di poter riuscire a sbaragliare i Sole Blu senza troppi problemi, ora che il suo corpo era in pace.
    Mentre saliva le scale, diretta alla stanza, udì la voce di Prudence oltre la porta e immediatamente temette in un altro sciocco battibecco. Saltò gli ultimi scalini e aprì la porta, scoprendo con meraviglia che la donna era in lacrime.
    "Io uccido seguendo la volontà di Dio. Io uccido e per questo finirò all’Inferno. E se in punto di morte rinnegassi i miei peccati sarebbe come rinnegare Dio in persona e la sua volontà…e per questo finirò all’Inferno!" - strepitò Prudence, di fronte ad un Trant sempre più confuso - "Ora capisci? Io sono fottuta! Qualsiasi cosa faccia! E sai perché so queste cose? Perché ci sono già stata all’Inferno!".
    Solo allora la Sorella si accorse del ritorno di Rael e il suo viso stravolto tradì un certo disagio. Di certo non avrebbe voluto che la vedessero in quello stato...
    Immediatamente la donna corse via dalla stanza, spingendo bruscamente Rael dalla soglia per passare, e sparì in fondo alle scale.
    "Ma che cosa le hai detto?" - chiese Rael a Trant, con una leggera punta di accusa, a cui il krogan rispose con uno sguardo scocciato.
    "Certo, è sempre colpa dello stupido krogan!" - sbottò irritato - "Lei quasi ti uccide e sono io quello accusato di aver urtato la sua sensibilità!".
    Da quelle parole, Rael comprese che il Krogan doveva aver litigato con Prudence per ciò che era successo in quel dannato vicolo, e comprese di non potergli dare torto: non solo l'aveva trapassata con un proiettile, ma aveva anche minacciato di invalidare Trant, minaccia resa più che concreta dal colpo passato di striscio sul ginocchio del krogan. La ragazza, tuttavia, sapeva anche che Prudence avrebbe potuto benissimo trapassarle un qualsiasi organo vitale, invece di scegliere tanto accuratamente il posto in cui colpire, e questo le bastava per capire che la donna non era affatto strafottente come voleva sembrare.
    "Scusami, Trant" - mormorò Rael, ricevendo in risposta null'altro che un grugnito di assenso.
    Solo dopo quel piccolo scambio di battute i due si accorsero che Dalio si era svegliato e immediatamente la ragazza accorse al capezzale.
    "Che fottuto scherzo che è la vita, eh?" - esordì il turian cercando di ridere a dispetto del volto tumefatto - "Qualche ora fa su un letto c'eri tu, ed io seduto accanto a te."
    Rael provò a rispondere al suo sorriso, ma scoprì che, nonostante gli effetti esaltanti della sua nuova "medicina", non ne era in grado. Si sentiva tremendamente in colpa.
    Vide il turian posare gli occhi sulla sua ferita e poi alzare il braccio per controllare le condizioni del suo volto, ma anziché esprimersi con preoccupazione, il turian se ne uscì con un commento scherzoso, che alleggerì la pena di Rael. Fortunatamente, Dalio non era tipo da abbattersi.
    Trant rispose per le rime, e Dalio dovette sforzarsi di contenere l'ilarità a causa del dolore.
    "Oh, Trant, non farlo ridere!" - lo rimproverò Rael e il krogan lasciò andare un sospiro rassegnato.
    "Queste femmine mi faranno impazzire!".

    Rael e Trant convinsero Dalio a concedersi un altro po' di riposo, e la ragazza lasciò al krogan l'incarico di vegliare sul turian. Era un po' in pensiero per Prudence.
    Nonostante l'apparenza di donna forte e solitaria, Rael non era sicura che Prudence desiderasse davvero restare dal sola, ma Parak le chiarì le idee.
    "L'ho vista passare, si" - disse alla ragazza - "Ma non credo abbia voglia di sentirsi compiangere, senza offesa".
    "Non voglio compiangerla" - cercò di spiegare la ragazza e il batarian la guardò con eloquenza.
    "Ah no? E cosa allora, risolverle i problemi?" - rise sarcastico - "Tu non hai la più pallida idea di cosa sia la sua vita. Credimi, ragazza: non c'è nulla che tu possa dire per farla stare meglio".
    Rael non sapeva cosa rispondergli, perché sapeva che Parak aveva ragione.
    "D'accordo" - concluse - "Solo... se la vedi, dille che la aspettiamo in camera".

    Quando ritornò in camera era calata di nuovo la sera. Per tutto il giorno lei e Trant si erano occupati dei rifornimenti, a cui aveva contribuito anche Parak probabilmente su richiesta di Prudence.
    Preparato tutto il necessario, Rael si era affrettata a salire in camera per sincerarsi delle condizioni di Dalio.
    Lo trovò in piedi, affacciato all'unica finestra della stanza. La ragazza stava per chiedergli come stesse, ma il turian la interruppe con una sfilza di considerazioni sempre più ansiose.
    Rael si avvicinò, cercando di ammorbidirlo con un sorriso - "Stai tranquillo" - disse, fiduciosa - "Io e Trant ci siamo occupati di tutto. Non appena Prudence si farà viva ci riorganizzeremo e...".
    Rael lasciò la frase a metà, notando che il turian aveva un'espressione che non gli aveva mai visto prima.
    "Non so più cosa pensare, non so cosa fare. Quello che è successo ieri sera, io...".
    Solo allora la ragazza si rese conto che Dalio aveva la sua felpa tra le mani, quelli che i batarian avevano ridotto a brandelli. Quella visione le diede un brivido.
    "Ho bisogno di sapere cosa è successo ieri, dopo che mi hanno messo KO. Ti hanno toccata? Ti hanno fatto del male? Ti hanno... Ti hanno...".
    "No" - rispose immediatamente lei, incrociando il suo sguardo. Non era più il Dalio scherzoso, e nemmeno il Dalio che la metteva in guardia dai pericoli. C'era qualcosa nei suoi occhi che non riusciva a decifrare.
    Gli sfilò la felpa dalle mani e, in un gesto istintivo, gli buttò le braccia al collo, stringendosi a lui.
    "Sto bene, davvero" - continuò, e stavolta non dovette sforzarsi di sorridere - "Non devi sentirti responsabile. Sono stata io l'irresponsabile, ma ti prometto che non farò mai più una sciocchezza simile. Non voglio più mandare all'aria nulla: non ora che mi sento di nuovo a casa".

     
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    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta






    Prudence provava un irrefrenabile impulso a scappare. Voleva scappare da quel posto e da quel tempo. Voleva scappare dagli sguardi compassionevoli del krogan, del turian e della giovane umana.
    Scappare dalla sua vita. Scappare dal suo destino.
    Scappare.
    Sfilò davanti al bancone dove Parak stava sistemando e pulendo poiché il locale stava per chiudere. Sentì l’unico occhio del batarian che la seguiva mentre lei si allontanava di gran fretta e raggiungeva l’uscita del locale. L’alieno non provò nemmeno a fermarla o a richiamarla e di questo gliene fu grata.
    Voleva stare da sola e si malediceva mentalmente per quel suo momento di debolezza. Era da tanto tempo che non stava gomito a gomito con altre persone e cominciava a rimpiangere la sua solitudine.
    Altre persone, uguale più probabilità di interagire. Più probabilità di interagire, uguale più possibilità di affezionarsi a loro. Più possibilità di affezionarsi, uguale essere più vulnerabili.

    Riuscì a fermarsi solo quando la Tana era lontana alle sue spalle; se si fosse voltata l’avrebbe vista piccola piccola, come una stella luminosa che brillava nell’oscurità di Omega.
    Piangeva Prudence, piangeva senza riuscire a fermarsi. Piangeva perché voleva scappare da se stessa e, più cercava di scappare da se stessa, più si rendeva conto che, da se stessa, non sarebbe riuscita a scappare neanche se fosse stata la campionessa galattica dei 100 metri piani. E per questo il pianto aumentava in un circolo vizioso senza fine.

    “Prudence.” La Voce arrivò proprio nel momento in cui la ragazza si era fermata e si era lasciata cadere seduta a terra con la schiena appoggiata a un muro scrostato.
    “Cosa vuoi?” domandò stizzita mentre si accendeva una sigaretta e dava una boccata con tutta la sua capacità polmonare.
    “Mi dispiace.” Disse semplicemente la Voce, contrita.
    Prudence sobbalzò per la sorpresa. Era la prima volta che la Voce dava segni di umanità e di empatia; solitamente arrivava solo per redarguirla o per indicarle come comportarsi ma questa volta, in quel suo ‘Mi dispiace’, la ragazza riuscì a scorgere un profondo rammarico.
    “Ti senti sola e condannata.” Riprese a sussurrare la voce “Odi te stessa, odi la tua stessa vita. Invidi le persone per la loro esistenza…bella o brutta che sia, invidi il fatto che esse stesse siano artefici del loro destino. Mentre tu…tu sei convinta di non potere cambiare il tuo destino...sola…per sempre.”
    “Grazie.” Replicò sarcastica “Non sapevo fossi anche un maledetto psicologo. Ora, se non ti dispiace, vorrei fumarmi 10 sigarette di fila fino a farmi venire la gola secca e i polmoni doloranti!”
    “Volevo solo dirti che tu non sei sola…”
    “Davvero?” replicò furiosa “Non sono sola perché ho una Voce che mi parla nella testa? Chi sei tu? Chi mi dice che io non sia così pazza da sentire una voce? Chi sei? La mia coscienza? CHI SEI TU?”

    La Voce non rispose. Non rispondeva mai a quella domanda.
    Prudence lanciò stizzita il mozzicone della sigaretta e si alzò come una furia. Ricacciò le lacrime negli occhi, deglutì il magone che le tormentava la gola e prese tutta l’aria che poteva contenere. Strinse forte i pugni e lasciò partire un urlo liberatorio verso il cielo.
    Gridò a lungo, con tutto il fiato che aveva in corpo.
    Non si sarebbe arresa. Avrebbe continuato a svolgere la sua Missione e avrebbe salvato la sua anima.
    Piangere non avrebbe cambiato nulla della sua situazione; l’unica cosa che poteva fare era rimanere in vita! Continuare a vivere fino a trovare un modo per potersi salvare. Lei era una guerriera e un guerriero non si arrende fino a quando il suo cuore non viene trafitto dalla spada del nemico…o dalla propria.

    Si alzò e tornò verso la Tana. Parak la stava aspettando fuori dall’ingresso e, dalle numerose cicche che giacevano ai suoi piedi, doveva essere lì da parecchio tempo.
    < Ehi Pru! > esclamò gioviale quando vide la ragazza.
    < Parak. >
    < Non ti avevo mai visto piangere. > disse il batarian offrendole una sigaretta. < Pensavo non ne fossi capace. >
    Prudence accettò la sigaretta e Parak le si avvicinò per accendergliela. Quando fu a un passo, il batarian lasciò cadere l’accendino e strinse forte la ragazza a se lasciandola andare solo dopo lunghi secondi.
    Prudence lo guardò stranita < Perché? > domandò ingenua.
    < Perché era quello di cui avevi bisogno Pru. Devi essere forte come la pietra e salda come l’acciaio. Abbiamo bisogno di te, del tuo lavoro. Io ho bisogno di te. So quanto soffri e quanto ti senti sola ma è grazie a te e a quelli come te se la Galassia non fa poi così schifo. >
    Prudence annuì riconoscente; forse aveva davvero un amico e se almeno una persona nell'Universo era disposta ad accettarla per quello che era allora non poteva essere realmente 'sola'…era questo che la Voce cercava di dirle.
    Passò accanto al batarian, sfiorandogli una spalla con gentilezza. Parak l’afferrò per un braccio per fermarla < Un’ultima cosa…la tua amica umana è venuta a cercarti…credo sia troppo buona per fare il mercenario. Dille però che ci sono altri modi per tenersi su…ad esempio farsi una bella cavalcata con il sottoscritto. > disse ammiccante.
    Prudence annuì con un sorriso sulle labbra ma negli occhi brillava una piccola fiammella d’ira. A passi veloci attraversò il locale ormai deserto, salì le scale e raggiunse la loro stanza. Quando spalancò la porta, Rael e il turian stavao parlando uno di fronte all’altra; Prudence li raggiunse e afferrò la ragazza per un braccio, facendola voltare con la forza.
    < Stupida! > disse schiaffeggiandola. Non la colpì con forza ma calibrò il colpo in modo tale che a sentire dolore fosse la sua coscienza < Non so perché lo hai fatto…se perché ti sentivi in colpa o perché ti sentivi inutile! E non so neanche da quanto lo fai ma, ti giuro, che se lo rifarai dovrai guardarti dalla mia ira! >
    Sorella Judicael era rimasta volutamente sul vago. Era sicura che Rael avrebbe capito e, al contempo, il turian non si sarebbe allarmato.


     
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