Memorie

Spazio interno del Consiglio, Bacino di Annos, Narlu

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    Runa Keon

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Esploratore e Mercenario



    Runa era convinto di poter avere un attimo di tregua. Dopo il disastro al campo base, dopo la corsa, le asari... Narlu aveva portato solo guai a tutti loro. Era arrivato su quel pianeta per scoprirne i segreti, ricostruire la sua storia. E invece si era ritrovato invischiato tra Geth, Asari, Collettori, mostri volanti e, come se tutto questo non fosse abbastanza, anche i suoi compagni di avventure di certo non resero il tutto più facile.
    Strinse i pugni, mentre osservava la misera sceneggiata di Jared e Lucy. Runa era un tipo calmo, ma a quel punto ne ebbe abbastanza.
    "Tu non vai da nessuna parte." Intimò il Drell, con voce ferma e quasi minacciosa. Si mosse ad ampie falcate nella direzione del Batarian, fermandosi a letteralmente un passo da quest'ultimo. "Chi ti credi di essere? Puoi crederti sicuro di essere il miglior assassino in tutta la galassia, ma in questa situazione di merda, l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è della tua arroganza e della tua impulsività. Siamo rimasti solo noi, non vedi? Se vogliamo uscirne vivi dobbiamo collaborare, non lanciarci in una missione suicida. Torna al campo base e troverai un rettile gigante, delle Asari armate di lance e potrebbero perfino esserci altri Geth in attesa."
    Osservò i movimenti e le espressioni facciali del Batarian, e non vide alcun segno di cambiamento nel suo modo di pensare. Per fortuna qualcosa stava succedendo alle sue spalle.
    "Hai mai sentito parlare del 'consenso'? E' la connessione che si stabilisce fra tutti i Geth, è ciò che li fa diventare un'unica entità. Come speriamo di battere un organismo del genere, se noi stessi ragioniamo in maniera differente? Non..."
    Un tonfo interruppe il discorso di Runa, che sorrise e si congratulò con un movimento della testa.
    "Questo stronzo ci farà ammazzare." commentò Leus, mentre riponeva sulla sua schiena il fucile il cui calcio aveva mandato KO Jared. "Bisonte, ti dispiace?" continuò poi rivolto verso il Krogan, che grugnì e caricò il Batarian sulla sua schiena.
    "Scusaci, Lucy. E' per il suo bene, e per il nostro."

    "Dove stiamo andando, allora?" chiese Seleen, che si era affiancata a Runa. Era innegabile che la Turian non vedesse di buon occhio quel Drell intellettuale che aveva convinto l'intera Ranger a lanciarsi nel casino... Ma dopo l'incidente al campo base era cambiato qualcosa in lei. Forse era l'incontro con quel Turian morente, o il sospetto tradimento dell'equipaggio. Non era sicuro, Runa, di quali fossero le sue intenzioni in quel momento. Era forse vendetta, oppure non vedeva l'ora di lasciare Narlu e dimenticare tutto? Solo di una cosa era certo: era piacevole il fatto che la loro rivalità avesse lasciato il posto a quell'alleanza, voluta o meno.
    "Avevamo un piano, prima di essere catturati dalle Asari." rispose quindi lui, alla domanda della Turian.
    "Intendi la città?"
    Runa annuì "I Geth sono diversi dalle primitive, sono una specie avanzata costruita sulle conoscenze di un'altra specie avanzata. E' vero, sono sintetici ed hanno uno stile di vita diverso dal nostro, ma la loro è comunque una società. Se vogliamo trovare i loro server, credo che li troveremo alla città."
    Seleen si fermò un attimo a riflettere, e non appena capì strabuzzò gli occhi.
    "Vuoi... Vuoi disattivare i loro server?"
    "Sono troppi, Seleen. Non ci lasceranno prendere indisturbatamente una delle loro navi, nè tanto meno ci permetteranno di volare via da qui. Siamo in sette, loro sono un'intera colonia. Se vogliamo avere una minima possibilità di salvarci tutti, dovremo 'spegnere' tutti i Geth in un colpo solo."
    "EHI!" esclamò ad un tratto Leus, che si era avvicinato fino al punto di poterli sentire "Keon! Sono qui per sparare, non farò la femminuccia sparando ad un fottuto computer."
    "Rilassati, vecchio. Non so nemmeno in che punto della città si trovino, questi server... Sempre se sono lì. Sono sicuro che di Geth a cui sparare ne troveremo a cent..."
    La sua frase fu interrotta dalla mano alzata di Leus, che indicava a Runa e tutti quelli dietro di fermarsi.
    "Non muovete un muscolo."
    Fu a quel punto che il Drell notò la presenza di un branco di animali di fronte a loro. Erano delle dimensioni di un cane di grossa taglia, ma erano più simili a dei roditori: lunga coda senza peli, muso allungato ed incisivi pronunciati, mentre sul dorso avevano una sorta di piumaggio grigio, a differenza del resto che era nero. Erano almeno una cinquantina, e Runa potè scommettere che fossero molto più veloci di loro.
    "Indietreggiamo... Molto lentamente." consigliò quindi Runa, che nonostante fosse in allarme cercò di mantenere la calma... Ma non appena il gruppo mise in atto il suo consiglio, la bestia in prima fila cominciò a ringhiare. Doveva essere il capobranco, e probabilmente erano tutti troppo affamati per permetter loro di fuggire.
    Ci fu un attimo di tensione nel quale sia le prede che i predatori restarono immobili ad osservarsi, ma ad un certo punto il capobranco si lanciò all'assalto verso Leus... E un attimo dopo la bestia si trovò a terra con la testa spappolata.
    "Di qua, venite!" Esclamò l'individuo che aveva sparato il colpo. Tutti si girarono alla loro sinistra, e a quel punto la videro: era un'Asari, armata di fucile di precisione. Alle sue spalle c'era quella che sembrava una versione antiquata di un Mako.

    L'Asari li accompagnò fino ad una struttura in legno improvvisata, che probabilmente doveva essere la casa della misteriosa donna che li aveva appena salvati.
    Il Mako si fermò a circa 30 metri dall'ingresso, ed una volta scesi dal veicolo l'aliena fece segno di restare fermi, poi posò la mano sul terreno, chiuse gli occhi ed il suo corpo si illuminò di energia biotica.
    "Adesso possiamo andare."
    L'interno del cottage era organizzato meglio di quanto pensasse. Molti pezzi di mobilia erano arretrati rispetto a quell'epoca, ma erano comunque abbastanza tecnologici da escludere che potessero essere improvvisati a mano dall'Asari.
    Questa indicò a Bisonte un letto, sul quale il Krogan lasciò Jared ancora privo di sensi.
    "Potete stare qui fin quando il vostro amico non si sarà ripreso. Rifornitevi di cibo e acqua, e poi andatevene." intimò l'aliena, mentre si asciugava il sudore dalla fronte e puliva la canna del fucile.
    "Tu... Tu chi sei?" chiese a quel punto Seleen. La sua domanda era più un modo per avere una conferma, perchè lo aveva già capito. Si voltò verso Lucy, perchè era sicura che anche lei avesse inteso qualcosa, ed effettivamente il suo sguardo complice glielo confermò.
    "Io non ho più un nome. L'ho abbandonato un centinaio di anni fa, così come la mia vecchia vita."
    "Lo so chi sei. Hai organizzato una spedizione su questo pianeta 109 anni fa. Sei stata data per dispersa, eppure eccoti qua. Hai uno scaffale pieno di libri, probabilmente scritti da te stessa. Sei la dottoressa Kilara Vesir."
    L'Asari spalancò gli occhi e poi afferrò la tuta di Seleen per il colletto.
    "Non pronunciare mai più quel nome, hai capito?" ordinò minacciosamente la Vesir, per poi lasciarla andare "Mai più."

     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    Jared mostrò di nutrire non poche perplessità circa il loro improvvisato piano, e Shenna non poteva certo dargli torto.D'altra parte, però, la situazione assumeva toni sempre più critici, al punto che formulare una strategia priva di rischi era assolutamente impossibile. Tuttavia, se il batarian avanzava tali dubbi, forse aveva in mente qualcosa di più pratico.
    "Hai qualche altra idea?" - mormorò Shenna, ma con voce troppo bassa per sovrastare l'improvviso intervento della donna nerboruta che si accompagnava spesso all'alieno.
    A quel punto, Shenna scoprì di non nutrire molta stima in quella Lucy: aveva notato come Jared la guardava (e chi non l'aveva notato?!), e aveva visto del profondo affetto in lui... eppure quella donna non solo sembrava cieca ad ogni manifestazione, algida come un blocco di ghiaccio, ma spesso e volentieri si rivolgeva anche in maniera acida al suo compagno. Inizialmente, aveva creduto che quell'atteggiamento fosse parte di un loro particolare rapporto, ma quando la vide umiliare il batarian di fronte a tutti, notò l'espressione decisamente poco divertita di lui e un moto di irritazione la indusse a distogliere lo sguardo: non era il caso di lasciarsi andare a comportamenti altruisti, soprattutto contro una donna che avrebbe potuto sollevarla con una sola mano.
    Proprio per questo, Shenna non si accorse che Jared si era letteralmente lanciato contro Lucy, ma si rese conto di ciò che stava accadendo solo al suono della mitraglietta.
    Per un terribile istante, la ragazza credette di stare per assistere ad un brutale omicidio e la sua mano corse alla pistola, ma subito si accorse che Jared aveva solo intenzione di spaventarla... e a quanto pare ci era riuscito.
    A giudicare dal lungo monologo del batarian, erano tante e grandi le cose che si era tenuto dentro per tutto quel tempo, e Shenna non poté non sentire un moto di comprensione per lui.
    Tuttavia, non parve innescare lo stesso stato d'animo anche negli altri: non appena Jared palesò l'intenzione di voler tornare indietro, al sito della Ranger, Runa ricorse ad un lato del suo carattere che Shenna non aveva ancora avuto modo di conoscere: non era più affabile e gentile, ma severo e quasi minaccioso.
    La ragazza, inoltre, si accorse subito delle intenzioni del capitano della nave, Leus, ma ci pensò bene prima di provare a fermarlo: Jared era già abbastanza su di giri e la tensione era tanta: cercare di fermare Leus avrebbe innescato qualcosa di peggiore di un colpo alla testa.

    Runa aveva intenzione di raggiungere la città di cui aveva parlato in precedenza, convinto che fosse il luogo scelto dai geth per posizionare i loro server, e Shenna trovò il ragionamento più che logico. Tuttavia, tenne l'idea per sé: non aveva molta voglia di parlare. Non solo era dispiaciuta per il trattamento riservato a Jared, ma tutti i suoi compagni di viaggio erano tremendamente tesi ed irritati dalla situazione e se già nelle normali circostanze i suoi modi gentili non erano presi in considerazione, figurarsi in quel frangente! No, meglio starsene per conto proprio, al momento.
    Immersa com'era nei suoi pensieri, la ragazza non vide il gesto di Leus e urtò la schiena di Seleen che, fermatasi all'ordine del capitano, le lanciò un'occhiataccia.
    A sbarrare loro la strada, un branco di curiosi animali che non apparivano per nulla amichevoli. Ma proprio quando una di quelle bestie si decise ad attaccare, uno proiettile gli fece letteralmente esplodere la testa.
    "Di qua, venite!".
    Shenna si voltò e quasi non credette ai suoi stessi occhi.
    Un'Asari... ma non priva di tecnologia, bensì dotata di un fucile di precisione e persino di un Mako!
    Un Mako piuttosto vecchio...

    Quando l'Asari li ospitò nella sua abitazione, Shenna pensò prima di tutto ad assicurarsi che Jared non avesse avuto qualche grave conseguenza a seguito del colpo. Intanto che si occupava di lui, potè ascoltare lo scambio di battute degli altri e quindi venire a conoscenza del nome della Asari.
    Kilara Vesir, l'asari su cui Jared e il suo gruppo stavano indagando.
    Era indubitabile che l'asari apparisse schiva rispetto al suo passato: qualcosa l'aveva bloccata su quel pianeta, e la solitudine degli anni successivi non aveva di certo giovato alla sua socialità.
    "Quelle asari..." - intervenne Shenna, restando al capezzale di Jared - "Ha qualche spiegazione per la loro condizione di... arretratezza? E poi i Geth: che cosa ci fanno su questo pianeta?".
    Aveva domande ben più interessanti da farle, tipo il motivo per cui non era riuscita ad abbandonare il pianeta, o se era stata testimone della presenza dei Collettori in zona, ma la dottoressa non sembrava incline ad aprirsi, al momento, su quel genere di faccende, perciò Shenna decise di prendere una strada larga. Sperava di vederla sciogliersi di più, prendendo confidenza.

     
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    Jared Had'adh

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Sicario




    Mi sveglio con un leggero mal di testa e un capogiro paragonabile a quello di una mega sbornia; mi metto a sedere con una smorfia perchè ho la bocca amara e devo deglutire più volte prima che quel saporaccio se ne vada.
    Mi trovo in uno spartano letto in una specie di caverna e non ho idea di come ci sia finito. Anzi, sinceramente neanche mi interessa...voglio solo una sigaretta ma non trovo il pacchetto nella tasca dei pantaloni dove lo avevo riposto. E' una mano gentile e delicata a porgermelo...una mano che non è quella che avrei voluto vedere.
    < Grazie. > dico a Occhi Verdi mentre sfilo una sigaretta e l'accendo socchiudendo gli occhi.
    Mentre mi chiedo perchè ci sia lei ad accudirmi piuttosto che Lucy, la ragazzina dagli occhi dolci se ne sta seduta composta a fissarmi di sottecchi, quasi imbarazzata per essersi trovata lì in quel momento.
    < E grazie per avermi curato... > aggiungo toccandomi la testa nel punto dove c'è un grosso bernoccolo. < Holee! > esclamo per il dolore < Chi mi ha messo KO? Ma soprattutto, perchè mi hanno messo KO?!?!? > domando a raffica mettendomi a sedere sul ciglio del letto in modo di poter guardare Occhi Verdi.
    < E' stato Leus. Aveva paura che ci facessi ammazzare tutti. >
    < Io???? Va beh...dove siamo ora? >
    < Nel rifugio di quell'asari che tu e la tua squadra stavate cercando. Quella Kilara Vesir. >
    Annuisco disinteresssato perchè in quel momento non mi interessa per nulla sapere come sia finita lì l'asari, perchè non se ne sia già andata, né tanto meno mi interessano i Collettori o quelle maledettissime asari amazoni.

    Occhi Verdi si alza dalla sedia e fa per andarsene dalla stanza < Vado a cercare la tua...amica. > dice imbarazzata.
    Io le afferro un polso al volo, prima che sia troppo lontana e la sento fremere sotto le mie dita, un po' spaventata e un po' imbarazzata < Aspetta... > le dico lasciandole la mano < ...non ho voglia di vedere Lucy ma...potresti restare ancora qualche minuto a farmi compagnia? Mi piace ascoltare la tua voce, Shenna. >
    Mi piace ascoltare la tua voce? Non usavo questa frase da 18 anni! Holee! Ma che cazzo dico? E la chiamo pure per nome? Perchè non l'ho lasciata andare via? Perchè cavolo le ho afferrato il polso? E ora che lei si è rimessa a sedere, cosa dovrei dirle?
    Forse è per via dei suoi occhi che sembrano così comprensivi o per il fatto che, al momento, è l'unica del gruppo che si sta preoccupando per me oppure perchè la pelle del suo polso è delicata e vellutata e...accidenti...beh...probabilmente potrei cominciare a scusarmi per il brutto episodio con Lucy.
    < Mi spiace per quanto successo prima...sai, la "collutazione" con Lucy. > le dico mimando uno scambio di colpi immaginario < Di solito non mi faccio mai prendere dalla rabbia; la rabbia rende avventati, l'avventatezza rende vulnerabili; la vulnerabilità ti rende cadavere. Ma quella femmina ha la capacità di esasperare tutti i miei sentimenti...di rabbia e di... >
    Non dico la parola che inizia con A...non ha senso dirla in questo particolare momento. Insomma, immagino che se io fossi al posto di Lucy e lei al mio posto, mi sarei sicuramente fatto trovare al suo risveglio dopo le parole che avevo pronunciato.

    Mi sento più o meno come quando ti svegli all'improvviso nel bel mezzo di un sogno fantastico e, guardandoti attorno stranito, ti rendi conto di essere tornato alla solita, puzzolente, stupida realtà. Il mio sogno era stato amare Lucy, la realtà è il suo completo disinteresse nei miei confronti.
    Al diavolo!
    Occhi Verdi annuisce comprensiva e sembra tentennare nel porgere la domanda che io avrei fatto a lei a ruoli invertiti...eh sì...la mia capacità di immedesimazione è a livello DEFCON 1 oggi.
    E infatti la domanda arriva. Esattamente la domanda che mi aspettavo. < Sei davvero un...assassino? > domanda stropicciandosi nervosa le mani.
    Annuisco stringendomi nelle spalle < Non un assassino qualunque...il migliore assassino della Galassia. > le dico sorridendo < Hai paura di me? >
    Lei non risponde subito. Impiega una decina di secondi prima di annuire sgranando gli occhi. Probabilmente era indecisa sulla risposta, immaginando che un suo assenso, mi avesse fatto infuriare.
    < Non devi. > le dico rassicurante dandole un colpetto sul ginocchio < Uccido solo se mi pagano per farlo. Sono un professionista, io; se non hai nemici disposti a pagare salato per la tua eliminazione, non hai nulla da temere. >
    Dalla sua reazione, ovvero lei che si sistema meglio sulla sedia come se tutto ad un tratto il sedile scottasse come una padella sulla brace, immagino che stia facendo un rapido calcolo mentale dei suoi nemici e di chi potrebbe pagare per la sua eliminazione. In altre parole, esattamente come tutti in questa fottuta Galassia, anche lei deve avere i suoi scheletri nell'armadio.
    < Comunque non ti ucciderei lo stesso anche se mi pagassero... > la tranquillizzo subito < ...sarebbe un reato imperdonabile eliminare i tuoi Occhi Verdi. >

    Ancora! Sto flirtando come un cretino di nuovo! E non ho nessuna intenzione di flirtare con Occhi Verdi...mi sembra così dolce e pura che non meriterebbe il trattamento che riservo solitamente alle femmine. Lei non è come Seleen.
    < Da quanto fai...sì...insomma...da quanto uccidi la gente? >
    Evidentemente la mia professione l'affascina parecchio e io sono ben lieto di divagare almeno per 5 minuti senza pensare a Lucy o ai Collettori.
    Comincio a contare sulle dita anche se so perfettamente la risposta ma mi diverte vedere i suoi occhi che scorrono sulla punta delle mie dita man mano che le alzo per aggiungere un anno < Ho 35 anni e ho cominciato a 17...direi che fanno 18 anni. > mi fermo e mi accendo un'altra sigaretta < Studiavo all'Università all'epoca. Medicina. Ed ero anche bravo...per questo sono ferrato in anatomia, veleni e roba simile. A quei tempi non ero il batarian menefreghista che vedi ora...si può dire che ero impegnato nel sociale. Avevo conosciuto una ragazza all'Università...si chiama...si chiamava Alea. >
    Fermo Jared!
    Perchè cavolo stai raccontando questa cosa a lei? Le interessa sapere DAVVERO perchè hai cominciato a fare l'assassino? Perchè sei diventato lo smidollato, superficiale che sei ora?
    Holee! No che non le interessa e allora perchè continui a parlare?
    Perchè il volto di Alea è sempre lì, che ti fissa gentile e stupendo tra le spire del fumo della sigaretta.
    Ti succede sempre, vero? Ogni volta che accendi una sigaretta, lei ricompare.
    Perchè proprio nel fumo di una sigaretta, poi?
    Non ho risposta a questo...ma è così che succede. Ogni volta.
    < Io e lei sognavamo un futuro diverso per Kar'Shan. Volevamo più libertà e meno paura. Fondammo una specie di Movimento Clandestino che all'inizio contava due membri: io e lei. Uscivamo nel cuore della notte, sfidando il coprifuoco e le ronde della Guardia di Ferro per imbrattare i muri della città con i nostri sogni...dio quanto ci divertivamo! E, come succede sempre in questi casi, mi innamorai perdutamente di Alea ma lei era troppo presa dalla sua missione per accorgersene. >
    Ora dovrei fermarmi, chiedere scusa per averla annoiata e poi andarmene ma...ma...non ho mai parlato a nessuno di Alea e lei mi sta guardando così interessata che...forse, se le dico tutto, potrebbe capire.
    < Presto la voce si sparse e altri si unirono al nostro Movimento. Alea era così presa da quel sogno da non rendersi conto di quanto la faccenda stesse diventando seria e io...io ero così accecato dai sentimenti che provavo per lei da non essere stato capace di... >
    Dillo, Jared! Perchè non lo dici mai?
    < Beh...quando cominciammo ad essere considerati un 'problema' dalle autorità, non ci misero molto a spazzare via il nostro Movimento Clandestino. Non si scherza su Kar'Shan e io che mi reputavo così intelligente avrei dovuto capire quanto rischiavamo. Arrivarono nel cuore della notte...ci presero uno per uno dalle nostre case, ci incappucciarono e ci portarono in qualche caserma dei Servizi Segreti. Io me la cavai con qualche schiaffo e una bella strigliata ma Alea...il nostro capo...doveva essere di esempio per tutti. >
    E' finita un'altra sigaretta ma la storia non è ancora finita e nelle spire di fumo che salgono dalla punta infuocata, c'è sempre Alea che mi spinge a continuare a raccontare. E' per questo che guardo così intensamente il filo azzurrognolo e non mi concentro su Shenna.
    < Si fece 3 settimane di terapia intensiva dopo il loro trattamento e ne uscì con una paralisi totale degli arti inferiori. Ma Alea era stata così forte...così viva da non potere sopportare una vita su una sedia a rotelle. > Un'altra boccata e uno sguardo veloce a Occhi Verdi < Lei fu il mio primo 'contratto'. >
    La vedo portarsi una mano alla bocca e mi sembra che i suoi bellissimi occhi si inumidiscano < Dopo quel giorno, capii che avere interessi...combattere per un ideale...amare qualcuno...ti rende vulnerabile. Se fossi stato disinteressato, se non avessi creduto in ciò che facevo, se non avessi amato così tanto Alea da essere cieco...se...se...sarei riuscito a... >
    Dillo!
    < Sarei riuscito a proteggerla e ora lei sarebbe ancora qui, accanto a me. Da allora, l'unico modo che ho per sentirmi VIVO è fare quello che faccio: uccidere per guadagnare tanti soldi da spendere per sentirmi vivo. E' per questo che ho così tanta paura per Lucy...solo lei, in tutti questi anni, è riuscita a farmi sentire di nuovo vivo. Dal primo momento in cui l'ho vista, mentre saliva gli scalini dell'Afterlife, il mio cuore è tornato a battere senza aiuti...e ora ho paura di perderla come ho perso Alea: senza avere avuto la forza di proteggerla e senza essere stato capace di dirle quanto l'amavo. >
    La sigaretta è finita e il fantasma di Alea si dissolve per l'ennesima volta insieme all'ultima spira di fumo.
    Mi alzo e sfioro leggero la spalla di Shenna mentre le passo accanto < La vita fa schifo. Per tutti. Ecco perchè non provo rimorso ad uccidere. La vita fa schifo. >


     
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    Runa Keon

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       Ruolo: Esploratore e Mercenario



    Calò nuovamente la notte, mentre aspettavano che Jared si riprendesse.
    Runa decise di aspettare fuori dalla capanna della Vesir... Avrebbe dovuto farle mille domande, com'era nella sua indole, ma semplicemente non ne aveva voglia.
    Aveva scoperto ed esplorato tantissimi pianeti, il Drell, e di certo era al corrente del fatto che Narlu sarebbe stato il più pericoloso di tutti, ma in quell'istante si sentì totalmente impreparato. Confidava in sè stesso, era sicuro di poter portare a compimento quella missione, prima di partire, ma in quel momento, di fronte a quel bellissimo e puro cielo stellato, sentì sulle sue spalle il peso di un intero equipaggio. Non l'avrebbe detto agli altri, non ancora, ma era certo che la Ranger non fosse volata via: qualcosa, o qualcuno, l'aveva fatta sparire.
    Era seduto a terra, con la schiena poggiata sul muro del cottage, mentre la sua mente elaborava quei pensieri.
    "Ehi..." disse a bassa voce la presenza che si parò alla sua sinistra. Era Seleen, che si chinò sedendosi proprio accanto a lui. Aveva un bastoncino di legno in bocca, e Runa pensò che dovesse essere una sorta di anti-stress.
    "Quella Asari è una vera stramboide." esordì la Turian, come se volesse iniziare una conversazione... Forse lo voleva davvero?
    Runa sbuffò e sorrise, senza distogliere lo sguardo dal cielo "Più stramba delle altre Asari mezze nude?"
    "Non saprei... Ma sicuramente più stramba di te."
    "Beh, grazie tante, Seleen."
    Nulla, il tentativo della Turian di sistemare il loro rapporto non funzionò, ma Runa apprezzò il tentativo. Forse con un approccio più diretto...
    Dopo un paio di secondi di silenzio imbarazzante, fu Runa a fare il tentativo.
    "Seleen... Posso chiederti una cosa?"
    "Dipende, ci sono soldi di mezzo?"
    "No."
    Seleen sospirò e fece spallucce "Spara."
    "Perchè ci odiamo?" chiese quindi il Drell, lasciando la Turian un attimo interdetta. Lei si prese un po' di tempo per pensare ad una risposta, ma alla fine sparò la stessa sentenza che le ronzava per la mente già da prima che Runa le ponesse quella domanda.
    "Ti odio perchè fai parte della classe sociale che ci ha sempre preso a coltellate, che ci ha sempre impedito di vivere la nostra vita. Voi, ricchi intellettuali e le vostre stupide leggi, le leggi del Consiglio. Il vostro continuo sfruttare i poveri, i reietti come merce sacrificabile. Perchè non hai portato con te una squadra dell'Alleanza, Keon? O un incrociatore Turian, una equipe Salarian... No, il Consiglio ha sempre bisogno di noi perchè noi abbiamo bisogno dei loro soldi, e siamo disposti a morire per averli. Sai cosa succede quando noi mercenari moriamo, eh? Esatto, nulla. Un grandissimo, fottutissimo nulla. Non apparteniamo a nessuna classe sociale, a nessun organo politico o militare, siamo solo strumenti. E vi odio, perchè nonostante io me ne renda conto, nonostante io detesti essere uno strumento, gli Spiriti mi hanno dato questa vita, e non posso farci nulla."
    Runa non credeva nemmeno che una come Seleen potesse credere nella religione Turian, nè tantomeno che nella sua testa vagassero questi pensieri.
    "Tu, invece? Perchè mi odi?"
    "Beh..." esordì lui, ancora senza distogliere gli occhi dal cielo "Ti odio perchè hai ragione ed io ho torto. Ti odio perchè hai sempre avuto ragione, da quando ci siamo incontrati la prima volta. Hai ragione sul Consiglio, hai ragione sul vostro essere strumenti... Ma ti odio anche perchè hai torto sull'unica cosa di cui credi aver ragione: su di me. Credi che io sia qui per conto del Consiglio? Credi che quello che faccio sia per dare ulteriori meriti e prestigio alla loro figura nel Presidium? Se siete qui con me, è perchè non potevo rivolgermi a loro per questa spedizione. Avevo bisogno di gente che non avesse paura di morire, specialmente di fronte ad una montagna di soldi, esattamente come dici tu. Ma non siete strumenti per me. Siete persone, ed ogni volta che qualcuno di voi muore sento un mattone in più sulla mia schiena. Ogni volta che perdo qualcuno, mi chiedo se davvero la scoperta di qualcosa di morto sia un bene più grande di una singola vita. Ma abbiamo tutti dei cuori pulsanti, Seleen. Delle passioni che ci spingono ad andare avanti, o delle cause. E' nella natura delle specie organiche. Ci siamo evoluti al punto in cui la pura sopravvivenza non ci basta, abbiamo bisogno di lasciare un'impronta per il futuro, così che qualcun altro possa seguirne le tracce esattamente come facciamo noi oggi. Tu mi odi perchè credi che io sia qui solo per i soldi, o per la fama. No, io sono qui perchè è qui che voglio essere, scoprire segreti è lo scopo della mia vita. E' possibile che voi mercenari non abbiate nient'altro se non il puro istinto di sopravvivenza?"
    Non era sicuro che Seleen seguisse il suo discorso, ma la sonora risata della Turian per un attimo gli fece pensare il contrario. Era un discorso serio, perchè rideva?
    "Davvero non l'hai ancora capito?"
    "Capire cosa?"
    "Il mio scopo. Credi che i soldi siano la mia unica ambizione, credi che mi sia unita alla Ranger solo per questo. No, idiota, non c'entrano queste cose... C'entra qualcuno. Leus."
    Runa finalmente distolse lo sguardo dal firmamento, e si voltò dubbioso verso la sua interlocutrice, che stava sorridendo.
    "E' mio padre, Runa. Sono qui per lui, e lui è qui per me.

    Passò tutta la notte fuori, a pensare alle parole che si era scambiato con Seleen. Tutti gli altri, invece si erano sistemati sul pavimento, dato che l'unico letto della casa era occupato da Jared. Il Drell rientrò quando ancora tutti stavano dormendo, ma un paio di occhi azzurri attirarono la sua attenzione.
    "Non hai dormito con gli altri. Perchè?" chiese la Vesir in un tono glaciale e quasi privo di sentimenti.
    "Il cielo notturno è l'unico riposo di cui ho bisogno."
    "Sono una Asari molto vecchia, giovane alieno. So riconoscere un bugiardo... E posso vedere il turbamento nei tuoi occhi. Stai nascondendo qualcosa."
    "Non nascondo nulla, e anche se fosse non sono affari tuoi." Si rese conto che quella conversazione, seppur sussurrata, cominciava a disturbare il sonno dei presenti. Ma del resto era mattina, e sarebbero partiti presto. "In piedi, equipaggio!" esclamò fingendo un sorriso, poi tornò di nuovo fuori, ad aspettare.

     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
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    Il racconto di Jared l'aveva commossa. L'allegria e la spontaneità del batarian, ad una prima analisi, le erano parse frutto di una personalità arrogante e narcisista, ma ora poteva accorgersi di quanto fosse stata lontana dalla verità e di quanti dolorosi ricordi l'assassino conservasse dentro di sè. Suppose che Lucy fosse a conoscenza di tutta quella faccenda, e a quel pensiero sentì di provare ancora meno stima per la mercenaria, che non si era fatta alcuno scrupolo nel trattarlo male davanti a tutti.
    Avrebbe voluto consolarlo, o almeno tentare di dire qualcosa di costruttivo in merito a quella storia, anche per fargli comprendere che aveva tutta la sua comprensione, ma temeva fin troppo di offenderlo o di risvegliare un dolore troppo grande. Per questo motivo, quando il batarian si era alzato, la ragazza era rimasta in silenzio.
    Jared le era sembrato il più scanzonato del gruppo, e a seguito di quelle rivelazioni, ognuna delle facce presenti in quella casupola le sembravano finestre pronte ad aprirsi su chissà quale baratro: un lutto, un trauma, un'infanzia dura, un episodio incancellabile... Tutti dovevano nascondere qualcosa dietro i loro volti impenetrabili. Persino lei stessa, dietro quel sorriso affabile.

    A sorprenderla non fu tanto l'immagine di Dahlia, in comunicazione olografica, quanto la sua espressione: un misto di stupore e apprensione che mal si addiceva alla sua persona.
    "Shen... Ho cercato di contattarti. Più di una volta".
    "Non sono sempre in condizioni di rispondere".
    "Capisco" - la donna si morse il labbro inferiore - "Hai avuto qualche problema? Ci sono novità?"
    "Riferirò tutto nel prossimo rapporto. E' necessaria una comunicazione criptata".
    "Molto bene" - Dahlia fu sul punto di interrompere la comunicazione, ma la mano si fermò a mezz'aria.
    Shenna temeva quei momenti: voleva essere forte di fronte a lei, perché l'aveva tradita... ma era anche l'unica figura più simile ad una famiglia che avesse mai avuto, oltre Keen.
    "... Buonanotte, piccola" - mormorò la donna, accennando un sorriso.
    Shenna sentì gli occhi inondarsi di lacrime - "Buonanotte"
    A comunicazione chiusa, una voce la fece sussultare.
    "Ragazzina, con chi stavi parlando?" - Leus emerse dall'ombra, l'aria burbera e dura - "Questa non è una missione di routine!"
    Shenna si alzò in piedi e si affrettò ad asciugarsi gli occhi - "Comandante, lo so bene" - ammise, balbettando - "Era... era solo... mia madre".
    Il turian sembrò ammorbidire la sua espressione - "Tua madre, uh?" - fece un cenno d'assenso - "Ho capito. Spero tu sia stata vaga..."
    "Non sa nulla di quello che sta succedendo qui".
    "Bene" - rispose l'altro, più rilassato - "Perché quando si tratta dei loro figli, i genitori sanno essere molto... molto pericolosi".

     
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    Jared Had'adh

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    Il cielo stellato di questo pianeta dimenticato da tutti è così diverso da quello che sono abituato a guardare da lasciarmi un po' stupefatto, con la bocca mezza aperta e il naso all'insù.
    Il cielo di Kar'Shan è così buio e freddo, con poche stelle e quelle poche erano pure fievoli...puntine luminose appicicate nel buio da qualche bambino dispettoso desideroso di stupire i propri genitori; su Omega, invece, le stelle quasi non si vedono a causa della luce artificiale che circonda giorno e notte la stazione.
    Qui invece, forse perchè ci troviamo più vicini al centro della Galassia, forse perchè, a parte la poca luce emessa dalla casa della Vesir, non ci sono fonti luminose artificiali, le stelle sono fitte e brillanti...tanto fitte e brillanti da rischiarare l'intera notte.
    Mi sento stupido per avere raccontato una cosa così personale a Shenna ma ormai è troppo tardi per sentirsi stupidi e poi quel cielo così bello sarebbe sprecato se visto con gli occhi di uno stupido. Mi scuserò con lei domani e le dirò di dimenticarsi tutto...se già non l'avrà fatto.

    D'un tratto sento il rumore dell'erba che viene schiacciata da passi delicati. Un rumore di passi che conosco fin troppo bene.
    < Ehi! > dice Lucy mettendosi accanto a me.
    < Ehi. > rispondo senza particolare entusiasmo.
    < La tua testa? > chiede fissando gli occhi sull'orizzonte.
    < Meglio. Però non ho proprio capito perchè il turian abbia colpito così forte. > Non la guardo e resto concentrato sul cielo e le sue stelle. E' strano. Da quando le ho confessato tutto, non riesco più a guardarla negli occhi.
    < Non l'hai capito? E' a causa di Seleen. > mi dice terminando la frase con un leggero ghigno.
    < Che c'entra Seleen? >
    < Sei proprio un batarian stupido! E' ovvio che Seleen si trova qui per un motivo che va al di là della sua volontà e quel motivo può essere solo una persona a lei cara che si trova su questo stesso pianeta. Quindi o si tratta di Keon (e lo dubito fortemente) o si tratta di Leus...non ho ancora capito che rapporto ci sia tra di loro. Magari è un suo parente forse addirittura suo padre. >
    Quelle parole mi lasciano un tantino interdetto: non pensavo che Lucy fosse così sensibile da intuire quello che, dopo averci pensato, sembrerebbe la spiegazione più logica. Ma se è così un'attenta osservatrice, allora perchè...
    < Holee Molee! Questo spiegherebbe un sacco di cose. Certo che scelgo sempre le donne giuste! >
    Giuro. Quella specie di frecciata che indirettamente è indirizzata a Lucy mi esce dalle labbra senza nessun doppio fine. Vorrei riavvolgere il nastro della mia vita di una manciata di secondi ma ormai...
    < Già. Le scegli proprio male. > mi dice senza rancore e lasciandosi sfuggire un forte sospiro < L'ho sempre saputo. >
    < Che le scelgo male? >
    < No. > dice, indecisa se proseguire o no < Quello che provi per me. L'ho sempre saputo. Te l'ho letto negli occhi il giorno stesso in cui ci siamo incontrati. Ricordi? >
    < Non potrei mai dimenticarlo. > le dico impreparato dalla sua confessione < Ma...se lo sapevi... >
    < Perchè ti tratto sempre male? > termina lei la frase per me e io annuisco non sapendo che altro dire < Per tenerti a debita distanza, stupido. > dice quelle parole come se spiegassero tutto.
    Forse spiegherebbero tutto a un'altra femmina ma io sono un cazzo di maschio che non capisce i segnali di fumo delle femmine. Lei deve leggermelo nell'espressione interrogativa che ho dipinta sulla faccia e, sbuffando, comincia a spiegarmelo con parole che anche un batarian stupido, brutto e maschio come me può capire.
    < Non volevo che ti innamorassi di me perchè IO non voglio innamorarmi. Nè di te nè di nessun altro. Perchè so che se mi innamorassi di qualcuno, prima o poi quel qualcuno si accorgerebbe di tutti i miei difetti...di tutte le mie mancanze...di che carattere di merda io abbia...e quel qualcuno si stancherebbe di me. Lasciandomi sola. E io ho paura...una paura fottuta a restare di nuovo sola. >
    Cazzo.
    Voi cosa rispondereste di fronte a queste parole? Sul serio...datemi un consiglio perchè io, in quel momento, non riesco a mettere in fila non dico due parole ma neanche una.
    < Mi sento felice da quando io e te lavoriamo insieme, sai? Niente più nottate passate da sola a casa. Niente più cene a fissare una parete grigia. > Si ferma un attimo come se fosse rimasta stupita essa stessa da ciò che la sua bocca sta dicendo < Io e te non parliamo poi molto...o meglio, io parlo molto di meno di quello che vorrei ma il fatto stesso che tu sei lì, a casa mia...trovare i tuoi vestiti lanciati sul pavimento, i mozziconi delle tue sigarette nascosti ovunque per casa, sentirti scendere i gradini quando torni...ecco...non essere più sola. Mi fa sentire sicura. E se il nostro rapporto cambiasse da quello che è ora...diventasse più intimo, tu un giorno o l'altro ti stuferesti di me e mi abbandoneresti. E io sarei di nuovo sola. >
    Tace ora Lucy. Un silenzio interrotto solo dal suono del suo respiro e dal rumore del mio cuore che batte a 80 mila all'ora.
    < Scusami Jared. Sono solo un'egoista meschina...ora capisci perchè nessuno dovrebbe innamorarsi di me. >

    Così come è arrivata, fa dietro front e se ne va. Io resto lì, ancora a fissare le stelle come un allocco e a cercare parole che non troverò mai se almeno non cerco di aprire la bocca.
    < Aspetta. > le dico senza voltarmi < Hai dato un'occhiata al cielo di questo pianeta? > le domando mettendomi una sigaretta in bocca.
    Lei si ferma e la sento voltarsi < Che diavolo c'entra il cielo? > dice con la voce che quasi trema per la rabbia di quella domanda insulsa.
    < Paragonato al cielo buio di Kar'shan o a quello troppo luminoso di Omega, sembra perfetto...non credi? > Non so esattamente dove sto andando a parare...cerco solo di non farla andare via e prego che abbia la pazienza di assecondarmi. Sento che è proprio lì, in quelle stelle, che troverò le giuste parole.
    < Eppure non è perfetto, vedi? Quelle nuvole lontane spezzano la sua armonia e quel gruppo di stelle... > dico indicando proprio sopra alla mia testa < ...sono troppo vicine le une alle altre. Per non parlare della foschia che sale da quella foresta sulla sinistra. A pensarci bene, questo cielo non è per niente perfetto. Ma io trovo che sia il cielo più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita. E' stupendo. Imperfettamente stupendo. >
    Getto la sigaretta non ancora finita e finalmente mi volto riuscendo a fissare i miei occhi in quelli di Lucy < Questo cielo...sei tu. >
    Mi avvicino a lei ma mi tengo a distanza per non invadere prematuramente il suo spazio personale.
    Lucy indietreggia impercettibilmente e alza le mani come a volermi scacciare < Non farlo Jared. > mi supplica con la voce tremante < Non voglio sentire queste cose. >
    < Cosa non vuoi sentire? Quanto mi piaci? Quanto ti desidero? Quanto ti amo? >
    < No...no...non dire più niente! > replica alzando leggermente la voce < Sarà meglio per tutti e due se rimaniamo così come siamo, ok? Amici! Colleghi...niente di più... >
    < Non capisci che ormai non possiamo più essere semplici amici e colleghi? > le urlo quasi in faccia < Non dopo le parole che ci siamo detti! Io non sono perfetto...tu non sei perfetta. Holee molee!!! Ma chi è perfetto a questo mondo? Nessuno! E io non ho più intenzione di fingere di non amarti. Di andare a puttane ogni settimana immaginando di stringere te tra le mie braccia...di scommettere su cavalli perdenti solo per fottermi tutti i soldi e avere una scusa in più per poterti stare vicino e rimandare il nostro addio a "quando avremo abbastanza soldi da smettere di fare gli assassini"... >
    Merda. Forse mi sono esposto troppo ma, forse per la prima volta in vita mia, sono stato completamente sincero.
    Lei sgrana i suoi occhi di ghiaccio e si porta una mano alla bocca, un po' stupita < Stai dicendo che...tutto quello che fai...tutti i tuoi errori...li fai...per me? >
    Io annuisco con la testa e prendo il coraggio di compiere quell'ultimo passo che ancora mi separa da Lucy.
    Le vado a mezzo metro di distanza e allungo la mano destra. Indice e medio afferrano i corti hot pants di Lucy per la cinta e, senza forzarla, l'accompagno ad avvicinarsi a me. Ritrae l'addome mentre le solletico la pancia con il dorso delle dita e mi sembra di sentirla rabbrividire mentre, titubante si lascia trasportare.
    Faccio scorrere le dita lungo l'interno dei pantaloni fino ad incontrare il bottone che tiene allacciato il denim dei jeans neri. Lucy emette un mugolio sommesso al suono attutito del bottone che si slaccia ma poi, la sua mano incontra la mia, fermandola nel sue audace intento.
    < E se non dovesse funzionare? Se tu dovessi stancarti di me? Se... >
    < Sccch! Funzionerà...la faremo funzionare. Un giorno alla volta...un'ora alla volta...un minuto alla volta. >
    Lucy annuisce e accompagna la mia mano alla zip dei pantaloni, aiutandomi a farla scendere fino alla fine della sua corsa.
    Con un movimento sinuoso, quasi da pantera, si abbassa gli hot pants insieme alle mutandine di pizzo, calciandoli lontani. < Avevi ragione. > dice alzando gli occhi in alto < Questo cielo è imperfettamente stupendo. > Poi torna a guardarmi con gli occhi più dolci che una come Lucy possa avere < Non lasciarmi mai sola. Me lo prometti? >
    Io le metto un braccio dietro la schiena e l'accompagno a sdraiarsi sulla soffice erba < Non ti lascerò mai. > le dico accarezzandole il viso dalla pelle vellutata < E ti proteggerò...sempre...anche se dovessi mettermi contro l'intera Galassia. Perchè io ti amo Lucy. >


     
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    Runa Keon

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Esploratore e Mercenario



    Avevano calcolato quattro ore di viaggio a piedi, ma in realtà ne impiegarono solo tre. Alla fine, scoprirono che la città era interamente costruita alla base di un canyon gigantesco, da quale Runa si affacciò e ne restò meravigliato: enormi grattacieli ricoperti dalla terra e dalle piante, semi-distrutti ed alcuni addirittura abbattuti a metà, a tre quarti oppure totalmente. Perfino dalla vantaggiosa posizione rialzata, quel fitto agglomerato di grattacieli rendeva impossibile vedere quelle che erano le strade, l'asfalto... Ed eventuali presenze su di esso. Avrebbero dovuto trovare un modo per scendere lungo il bordo del canyon e verificare direttamente, ma Runa non riusciva a distogliere lo sguardo da quella meraviglia, che si estendeva per chilometri e chilometri in un canyon forse grande il doppio, o il triplo. Era la prova che la civiltà di Narlu fosse più intelligente di quanto avessero pensato fino a quel momento: il fondo di quel canyon, e probabilmente di molti altri, era quasi una sorta di paradiso dell'Eden, protetto da condizioni climatiche sfavorevoli, da bestie feroci che non si azzardavano a scendere quelle altissime pareti rocciose, e praticamente inviolabile da truppe di terra.
    E allora come si sono estinti? Come sono entrati in contatto con i Collettori?
    Era sempre più ovvio che questi fossero stati la rovina della civiltà di Narlu, ma in che modalità?
    "Keon!" la voce prepotente di Leus lo distolse dai suoi pensieri "Smettila di contare le farfalle e porta il tuo culo qui!"
    Girandosi verso la sua direzione, vide Leus, Vark, Bisonte e Seleen vicini l'un l'altro, affacciati sul ciglio del canyon come lui, ma un po' più distanti. Il Drell si mosse verso di loro, e quelli indicarono quello che doveva essere un antichissimo ascensore montacarichi... Ma forse non troppo antico.
    "Questa civiltà si è estinta cinquanta migliaia di anni fa..." pensò ad alta voce il Drell.
    "E allora? L'avranno messo i Geth." lo rassicurò Leus, ma tutti gli altri partecipanti a quella discussione non sembravano essere d'accordo.
    "Quella non è tecnologia Geth." chiarì quindi Seleen, e per una volta Runa dovette dare ragione alla Turian... Con piacere.
    "Esatto. E poi, i Geth hanno astronavi, navette, alcuni possono anche volare autonomamente. Sicuramente quel montacarichi non appartiene a loro." concluse Runa, sempre più scettico. Non gli piaceva per niente, neanche un po'... Ma che altra scelta avevano?
    "Quindi? Non scendiamo?" chiese a quel punto Leus, ma Runa scosse la testa.
    "Non credo ci sia un'altra via che non includa lo sfracellarsi sulla roccia... Ma dobbiamo essere prudenti."

    Ovviamente, toccò a lui spiegare il piano anche a Jared, Lucy e Shenna, ma a loro aggiunse alcuni particolari.
    "Questa cosa non piace nemmeno a me, ragazzi. Una volta laggiù dobbiamo valutare tutte le possibilità. Ho avviato una scansione dell'intera città, ed effettivamente si rilevano presenze di sinapsi e connessioni elettromagnetiche... Ma non si vedono navi Geth."
    Dopo quella rivelazione, fece avvicinare i tre al canyon, e mostrò loro quello che era il grattacielo più alto di tutti.
    "Quello, ragazzi, è l'epicentro del flusso elettromagnetico. Credo che i server che cerchiamo siano lì, ma il problema è che forse dovremo soggiornarci qualche ora in più." si voltò verso Shenna. Aveva bisogno della sua mente più delle braccia degli altri due "Tu te ne intendi di Geth, giusto? Sapresti scaricare dei dati dai loro server? Sicuramente conterranno le coordinate delle loro navette, la nostra unica via di fuga."

    Impiegarono poco tempo ad organizzarsi, ma almeno un'ora in più per raggiungere l'altro lato del canyon, dov'era situato il montacarichi. Come aveva immaginato, era offline, ma bastò un forte impulso a rimetterlo in funzione. Era abbastanza ampio, ma non essendo un ascensore era contornato solo da mezze pareti, che alla maggior parte di loro coprivano solo fino ai fianchi. Sarebbero stati costretti a sedersi o accovacciarsi.
    "Eccoci, ragazzi. Speriamo che non decida di crollare proprio adesso."
    Non crollò, ma la sua discesa si rivelò estremamente lenta. Quel canyon era profondo almeno 500 metri, e per percorrerne metà impiegarono venti minuti.
    "Non ne posso più!" si lamentò il Salarian Vark, in preda all'esasperazione. Probabilmente, così come tutti gli altri, si era stancato di star seduto a guardare solamente i volti poco allegri o rassicuranti dei suoi compagni, ed il suo istinto lo portò ad ignorare il consiglio di Runa di non alzarsi.
    Il Salarian si sollevò, e prese una grande boccata d'aria, facendo dilatare al massimo i polmoni e la cassa toracica.
    "Spiriti, Vark, abbassati!" bisbigliò Seleen, che nel frattempo scuoteva la mano ad indicargli di sedersi.
    "No, al diavolo Seleen. Questa città è morta, se ci fossero stati Geth li avremmo già vis..."
    La frase del Salarian culminò con un rivoltante rumore di materia grigia spappolata. Il corpo senza testa di Vark si lasciò cadere oltre il montacarichi, e Runa osò solo immaginare cosa potesse essere rimasto del suo corpo.
    Il sangue e le cervella sparse ovunque furono di lì a poco accompagnate da un costante tintinnio di colpi al plasma al contatto con le pareti metalliche del loro trasporto. Che i Geth li stessero osservando da prima che scendessero lungo la parete del canyon?
    "Ok, d'accordo, state calmi." Provò a rassicurarli Runa, ma forse lui era agitato quanto loro. "Credo che la mossa più saggia sia aspettare l'arrivo sulla terraferma. Da qui siamo un bersaglio troppo facile."
    Restava da chiedersi se il montacarichi avrebbe retto per i restanti venti-trenta minuti di discesa, sotto le raffiche continue dei loro avversari.

     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
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    La città, o ciò che ne restava, all'interno del canyon era uno spettacolo davvero mozzafiato. Shenna stette ad osservare quell'inconsueto e bellissimo coesistere di tecnologia e vegetazione con gli occhi spalancati e avidi, desiderosa di conservare nella mente quel panorama emozionante.
    Fu riportata alla realtà dalla voce burbera di Leus che richiamava bruscamente Keon. Shenna notò che anche il drell era rimasto colpito dallo scenario, una reazione che la convinse ancora di più dell'indole riflessiva e profonda dell'alieno. Non si poteva dire lo stesso degli altri, specialmente di Leus, la cui praticità e concretezza andavano oltre qualunque altro sentimento.
    Mentre Keon e Leus discutevano, Shenna passò lo sguardo sugli altri compagni. Sembravano tutti molto nervosi, data la situazione, ma notò che Jahred e Lucy apparivano molto meno tesi rispetto al giorno prima: Shenna si augurava che avessero una volta per tutte risolto le loro incomprensioni.
    Keon tornò da loro per spiegare la mossa successiva: a quanto pare, c'era una sorta di montacarichi che scendeva fino alla città, e avevano pensato di sfruttarlo. Peccato che quell'idea mancava di originalità: sicuramente anche i geth, o chiunque ci fosse lì sotto, si aspettavano senza alcun dubbio una cosa del genere.
    Ma non avevano alternative, o almeno erano troppo stanchi e privi di mezzi per poterle valutare.
    Bisognava soltanto prestare attenzione.
    "Quello, ragazzi" - disse il drell indicando il grattacielo più alto - "è l'epicentro del flusso elettromagnetico. Credo che i server che cerchiamo siano lì, ma il problema è che forse dovremo soggiornarci qualche ora in più."
    Una buona notizia dietro l'altra.
    A quel punto, l'alieno si rivolse a lei - "Tu te ne intendi di Geth, giusto? Sapresti scaricare dei dati dai loro server? Sicuramente conterranno le coordinate delle loro navette, la nostra unica via di fuga".
    "Certamente" - rispose fiduciosa la ragazza, desiderosa di fornire almeno un barlume di sicurezza in quel piano costellato di dubbi - "Ma avrò bisogno del tempo necessario. Vorrei poter essere più svelta con questa tecnologia ma purtroppo è dura anche per me. Comunque, farò del mio meglio".

    Il montacarichi, che Leus aveva assurdamente attribuito ai Geth, era di una lentezza snervante. Gli occhi di Shenna puntarono Bisonte, come in ogni occasione tesa, pronta a recepire qualunque cenno di insofferenza o nervosismo. Nulla del genere si verificò nel krogan, ma a cedere, al contrario, fu proprio Vark.
    Shenna stava per unirsi alle intimazioni di Seleen quando la testa del salarian esplose e, prima ancora che il suo corpo precipitasse, una pioggia di colpi investì il montacarichi. Doveva essere accaduto tutto molto velocemente, eppure per Shenna quel momento parve dilatarsi tremendamente.
    "Keelah..." - mormorò la ragazza, sentendo il cuore battere a mille.
    Keon cercò di tranquillizzarli e di ricordare loro che la cosa più saggia da fare era evitare di esporsi, un richiamo che Shenna trovò d'aiuto.
    Respirò profondamente e stette ferma al suo posto, ascoltando i colpi battere contro il metallo del montacarichi.
    "Si tratta solo di fucili al plasma" - notò la ragazza, nel tentativo di confortare i compagni - "Pur essendo una tecnologia straordinaria, non è certo la più potente di cui dispongono".
    Dallo sguardo dei presenti, fu chiaro che il suo intervento, anziché rassicurare, aveva sortito l'effetto opposto.
    "...e dalla consistenza di fuoco, direi che vi sono non più di sette unità semplici geth" - continuò ancora la ragazza - "Beh... Per ora".
    Gli sguardi si fecero più eloquenti.
    "Insomma...." - la ragazza cominciò a perdere sicurezza - "Dipende tutto da quanto tempo impiegherà..."
    Shenna si interruppe quando, tra la confusione dei proiettili, riuscì a distinguere una cadenza di fuoco più rapida e potente. In realtà, tutti si accorsero che in campo era scesa anche un'altra arma, ma a Shenna bastò distinguere il suono dei proiettili fasici per comprendere subito la situazione.
    "Fucile a impulsi" - mormorò allarmata - "Potrebbero esserci degli Juggernaut... o dei Nuclei Geth".
    Non fece neanche in tempo a fornire questa informazione, che un colpo raggiunse le meccaniche del montacarichi: la piattaforma tremò e si inclinò pericolosamente, velocizzando gradualmente la discesa.
    Pur ritrovandosi quasi schiacciata tra le pareti del montacarichi e Bisonte, ebbe la lucidità di pensare ad una possibile soluzione.
    L'atterraggio non sarebbe stato dei migliori, e per di più si sarebbero trovati con le spalle al muro e i geth addosso. Bisognava tamponare almeno una delle due cose.
    Ma come?
    A malincuore, Shenna attivò il suo drone: sarebbe riuscito per un po' a tenere impegnati i geth e forse anche a sovraccaricare qualcuno dei loro scudi, prima di essere distrutto.

     
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    Jared Had'adh

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    Holee! La nostra solita fortuna del cazzo!
    Chi poteva esserci accanto a quel deficiente di salarian impaziente se non io e Lucy?
    Quando la sua testa esplode in uno sbuffo di sangue e ossa, io e la mia ormai dolce metà, veniamo investiti dalle frattaglie del ranocchio.
    Lucy, impassibile, si passa il dorso della mano sulla bocca per ripulirsi da un pezzo di Vark prima di sputare un frammento di cranio che raggiunge con un rumore particolarmente raccapricciante il fondo del montacarichi.
    < Odio il sapore dei salarian! > ringhia Lucy continuando a ripulirsi da quello che una volta era Vark. Questa affermazione mi lascia un po' di stucco: quante volte aveva assaggiato un salarian?
    A me, forse, è anche andata peggio. Mi ritrovo un bulbo oculare salarian infilato nel colletto della tuta...mi correggo: bulbo oculare e un filamento nervoso che probabilmente andava dritto al cervello viscido e sanguinolento.
    Lo afferro disgustato con due dita e lo butto al di là della paratia < Direi che con questo ho raggiunto un bel 7,5 sul mio schifezzometro personale! > esclamo cercando di ripulirmi alla bene e meglio le dita impiastricciate di umori salarian.

    Mentre io e Lucy ci ripulivamo da Vark, il nostro montacarichi era diventato un vero tiro al bersaglio da parte dei geth. Il piano di Runa era di starcene nascosti e sperare di arrivare in fondo al canion. Piano non del tutto privo di senso almeno fino a quando ai semplici colpi di plasma, non si aggiunsero quelli ben più letali di uno juggernaut che, per l'appunto, raggiunsero una delle rotaie del montacarichi, facendoci inclinare in maniera preoccupante verso il basso. Il tutto descritto con encomiabile precisione da Shenna che riusciva a figurarsi l'intero campo di battaglia solo dai rumori.
    Che gran donna!
    Dei presenti, solo Shenna dimostra di avere abbastanza sangue freddo da agire prontamente. Senza dire una parola, attiva il suo drone e lo manda ad affrontare i geth.
    < Brava Occhi Verdi! > le dico esultante mentre strappo dalle mani di Seleen il fucile Viper < Ma il tuo drone non basta...vediamo di dargli una mano. > aggiungo invitandola ad affiancarsi a me e Lucy.
    La mia erculea compagna ha già capito le mie intenzioni e, frugandomi nella tasca del pastrano che indosso mentre ci avviciniamo al bordo del montacarichi, trae un piccolo oggetto che fissa sul retro dell'orecchio destro. Con la leggera pressione di un tasto, l'oggetto, come per magia, si apre ricoprendole l'intero orecchio e allungando uno schermo olografico che va a posizionarsi proprio di fronte ai suoi occhi.
    < Con permesso. > dico a Runa e Leus invitandoli a spostarsi verso il fondo del montacarichi mentre con una fiamma ossidrica portatile pratico un foro di circa 10 cm di diametro quasi sul fondo della paratia e un altro leggermente più grande e più in alto, a metà della paratia d'acciaio.
    Appoggio la canna del Viper al foro più basso e mi stendo prono appoggiando l'occhio al mirino; appena sono in posizione, Lucy quasi si stende sopra di me, puntellandosi con le gambe allargate per terra e appoggiando le mani alla paratia in modo da rimanere al riparo ma con il secondo foro all'altezza del suo volto. Quella posizione richiede doti atletiche piuttosto eccezionali ed è solo per questo che io di solito sparo e lei mi da' indicazioni: se ci cambiassimo di posto, avrei un attacco cardiaco dopo 3 minuti.
    < Ok Shenna... > dico alla giovane umana facendola accomodare accanto a me < ...agiremo così. Lucy ci dirà dove sono i bersaglio...quell'aggeggio che indossa è un ottica da battaglia Lince 2.8: il meglio sul mercato; una volta individuato il nemico, manderai il tuo drone alle coordinate e dovrai sovraccaricare gli scudi dei geth mentre io pianterò loro in testa un bel po' di piombo caldo. Questo ci farà guadagnare tempo ma dovremo agire come una singola persona...credi di farcela? >
    Shenna annuisce convinta. Speriamo in bene.
    < Bene. Lucy...cominciamo dallo Juggernaut. >

    Il pensiero di Lucy con le gambe larghe e praticamente piegata a 90° proprio sopra di me, ha un doppio effetto. Il primo è che, per la prima volta in vita mia, vorrei tanto essere un drell...un drell di nome Runa Keon che in quel momento si sta godendo lo spettacolo in prima fila e senza pagare neanche il biglietto. Il secondo è una naturale reazione pelvica che mi costringe a muovermi scomposto onde evitare che si crei un altro buco nel montacarichi...questa volta, però, non sulle paratie ma sul fondo.
    < JARED! > il severo richiamo di Lucy arriva in concomitanza a un poderoso pugno al mio deltoide mediale sferrato da Shenna che mi guarda scuotendo la testa. Evidentemente ad entrambe non è sfuggito ciò che stava succedendo.
    < Scusate! > dico imbarazzato e prendendo un lungo respiro < Meglio se facciamo alla svelta comunque... >

    < Eccolo! > esclama Lucy dopo alcuni lunghissimi secondi < Mando le coordinate al tuo factotum. > dice a Shenna prima di abbasare la testa per rivolgersi a me < Il palazzo a ore 11.00: rossiccio, vetrate trapezioidali. Sesta fila dal basso, ottava finestra da sinistra. Lo vedi? >
    < Lo vedo eccome! >
    < Ok. Vento 4 nodi da sud-sud-est. Distanza 874 metri. Velocità del montacarichi 0,4 metri al secondo. >
    Sposto impercettibilmente la canna del fucile ad ogni indicazione di Lucy, manovrando sulle rotelle dell'ottica fino ad inquadrare l'occhione rosso dello Juggernaut proprio nel centro del mirino.
    < Quando vuoi Occhioni Verdi. >
    Al segnale di Shenna, accarezzo il grilletto lasciando partire tre proiettili in serie. Avessi avuto il mio kyshock, sarebbe stato sufficiente un colpo ma con uno stupido Viper devo riuscire a centrare l'occhione almeno tre volte per mettere KO il bestione...e farlo su un montacarichi in movimento non è il massimo. Meno male che ho 18 anni di esperienza alle spalle.
    < Boom, Baby! > eclama Lucy raggiante < Juggernaut abbattuto! >
    Io alzo il pugno verso di lei e lei appoggia il suo al mio senza bisogno di parlare.
    Insieme. Per sempre.


     
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    Runa Keon

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    Fu stupito dall'abilità di Jared e Lucy, ma anche dall'intelligenza di Shenna... Ma non c'era tempo per i complimenti. I danni causati dal Juggernaut portarono il montacarichi a precipitare a velocità poco rassicurante, e sempre in aumento.
    Gli altri avevano fatto il loro lavoro, quindi toccava a lui.
    Posò le mani sulla superficie del montacarichi, che dopo qualche secondo venne circondato da una bolla biotica. Inizialmente, l'unico effetto ben visibile fu la deviazione dai proiettili Geth, ma ben presto tutti notarono che il montacarichi cominciava a ridurre la sua velocità.

    Nonostante quel problema fosse stato eliminato, però, la situazione generale non vide alcun miglioramento. Seleen sbuffò, quando dal basso alcuni proiettili andarono a collidere contro la parte inferiore della bolla, producendo dei rumori simili allo scoppio di un palloncino. Una volta a terra ci sarebbe stato da combattere, e nella loro posizione non sarebbe stato facile.
    "Una volta a terra dovrete correre" ansimò Runa, affaticato dalla bolla. Era un potere molto difficile da mantenere, senza contare la tonnellata all'interno della bolla stessa...
    "Ci sono almeno venti Geth sotto i nostri piedi" commentò "Posso metterli fuori gioco per qualche secondo, ma dovrete mettervi subito al riparo"

    Il montacarichi toccò terra, con la raffica dei Geth da terra ancora fortemente puntata verso di loro, ma poteva sentire i passi di alcuni di loro avvicinarsi.
    Prese un grande respiro, e sollevò le mani da terra, con i palmi aperti e poi chiuse le chiuse a pugno. In pochi attimi, la bolla si sgretolò rilasciando un'onda d'urto che scaraventò via i Geth per diversi metri.
    "Ora!" Esclamò, e tutti seguirono l'ordine, lui compreso. Una volta fuori, però, vide che un Juggernaut non era finito a terra, e stava mirando proprio verso di lui.
    "Attento!" lo avvertì Seleen alla sua sinistra. In un attimo la Turian gli fu addosso ed entrambi finirono a terra, ma salvi dal colpo di cannone sparato dal Geth gigante.
    Quest'ultimo non si lasciò prendere alla sprovvista e caricò un nuovo colpo, che però fu bloccato da un muro biotico di Runa.
    "Non resisterò a lungo!" spiegò il Drell ad alta voce, sperando che il resto dei suoi compagni lo ascoltasse.

     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
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    Shenna vide Lucy e Jared in azione per la prima volta, e il risultato era semplicemente spettacolare. Era evidente che i due erano nuovamente in sintonia.
    Shenna era contenta per loro, specialmente per Jared, ma non era il momento di perdersi in quei pensieri: se non fossero riusciti a liberarsi di quei geth, la loro riconciliazione avrebbe comunque avuto breve vita.
    E anche loro.
    Fortunatamente, nessuno di loro sembrava essere uno sprovveduto: Runa pensò subito di ricorrere ai suoi poteri biotici per rallentare la corsa del montacarichi e proteggerli dai colpi. Malgrado il peso notevole, il drell riuscì a gestire la cosa meglio di quanto Shenna pensasse.
    Quanto finalmente toccarono terra, Runa rilasciò la bolla biotica in un'onda che atterrò la maggior parte dei geth. Senza attendere oltre, Shenna corse subito al riparo, prima di accorgersi che il drell era praticamente sotto la mira di uno Juggernaut, scalfito ma non sbilanciato dall'attacco biotico.
    Stava per gridare per avvertirlo, ma ad anticiparla fu incredibilmente Seleen; anzi, la turian corse persino a salvarlo, e per un pelo i due schivarono il colpo.
    Un secondo, pesantissimo proiettile fu bloccato da un'altra barriera biotica di Runa, ma era chiaro che il drell stava per giungere allo sfinimento.
    A quel punto, Shenna si decise a saltare fuori dal suo nascondiglio, intenzionata ad attirare l'attenzione del colosso, ma fu anticipata ancora una volta: sentì qualcosa sfrecciare al suo fianco e, subito dopo, vide lo Juggernaut fare un volo di almeno un metro, prima di atterrare disastrosamente al suolo, a pochi passi da Leus che completò l'opera facendogli saltare la testa.
    "Niente male, Bisonte" - esclamò il turian ammiccando, mentre prendeva di mira gli altri geth in ripresa.
    Preciso e letale, Leus li centrò alla testa.
    "Lasciatene integro qualcuno!" - esclamò Shenna, guadagnandosi un'occhiataccia del turian.
    "Mi auguro che tu stia scherzando, ragazzina!" - sbottò - "Questi arrivano a ondate! Voi cervelloni dovreste provare a raggiungere quella struttura mentre noi li teniamo a bada!".
    "Cosa? Ma non...!".
    "Niente ma!" - la interruppe il turian, cercando di sovrastare con la voce il rumore degli spari - "Andate ora! Seleen vi proteggerà! Noi vi raggiungeremo non appena avremmo finito di ammucchiare questa ferraglia!".
    Shenna sospirò. Il turian aveva ragione, la loro unica via di fuga era quella struttura, posto che Runa avesse ragione, e starsene rannicchiati ad aspettare che tutti i geth del pianeta sparassero loro addosso non era molto saggio.
    "Keelah se'lai!" - lo salutò la ragazza, uscendo di corsa dal proprio nascondiglio e raggiungendo Runa e Seleen.
    "Presto!" - disse, invitandoli a seguirla - "Dobbiamo provare a raggiungere il server prima che sia troppo tardi!"

     
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    Banshee

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    Jared Had'adh

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    Non mi piacciono le battaglie incasinate che coinvolgono troppi soldati; sanno tanto di partita a dadi dove conta più la fortuna che la bravura. Holee! Puoi essere il più cazzuto veterano figlio di puttana dell'universo ma con tutte quelle pallottole che volano da tutte le parti, potresti rimanere ammazzato dalla raffica di fucile sparata dal primo novellino appena uscito dall'Accademia Militare.
    Preferisco scontri uno contro uno, al massimo 3 contro 3...lì sì che se sei il più bravo hai quasi la certezza di vincere.
    Lucy non la pensa così. Anzi.
    Per lei, quegli scontri senza quartiere con decine di uomini che cercano di ammazzarsi vale quanto un orgasmo plurimo con tanto di dita dei piedi che si allargano incontrollate per quanto sta godendo. Basta guardarla per capire quanto è eccitata: occhi scintillanti, le gote di solito pallide arrossate, la bocca semichiusa, il petto che va su e giù, ansimante. Holee! Sta facendo sesso! Sesso a base di piombo e sangue.
    Poichè lei si sta divertendo parecchio e io, invece, non ho nessuna intenzione di rischiare, in quel momento la sto usando come 'scudo': lei avanza sparando a tutto quello che vede, io le sto alle spalle aiutandola con qualche bel colpo ai nemici che lei non individua e cerco di ricaricarle gli scudi pescando dall'energia di riserva.
    < SHEN! A TERRA! > urlo ad un tratto notando come la ragazza non si fosse accorta di un paio di fanti geth appostati dietro a un muretto. Occhioni Verdi si getta a terra ubbidiente e Lucy...beh...Lucy scavalca il muretto e ne esce alcuni secondi dopo ricoperta da lubrificanti, refrigeranti e qualche filo elettrico proveniente da quelli che una volta erano fanti geth e ora non sono altro che ammassi informi di metallo.

    La nostra squadra si era divisa in due. Leus e Bisonte erano rimasti indietro per darci copertura mentre io, Lucy, Shen, Keon e Seleen dovevamo assolutamente raggiungere il nostro obiettivo al più presto in modo da disinnescare almeno la minaccia dei Geth.
    Eh sì...perchè in tutto quel trambusto, forse si erano persi di vista alcuni dettagli secondari che non mi fanno per niente essere tranquillo! Oltre ai Geth, era probabile un imminente arrivo dei Collettori, inoltre avevamo fatto incazzare blu una tribù di asari troglodite e, per finire, dovevamo ritrovare una maledetta astronave grande quanto un palazzo di 25 piani!
    Ad averlo saputo, non avrei mai accettato questa missione...certo, come se avessi avuto scelta dopo il casino che avevo combinato con Polentino...Holee!

    L'obiettivo è quasi in vista ma, purtroppo, i geth ci hanno inchiodato dietro a un basso muro che una volta, probabilmente, era una specie di muro di cinta.
    Fortunatamente, non abbiamo più il problema delle munizioni grazie alle clip termiche che man mano recuperiamo dai geth morti ma ciò nonostante, non è che possiamo dormire tra due guanciali profumati. A turno, ci sporgiamo dal muretto per sparare ai geth ma quello che ci servirebbe sarebbe una sortita di quelle eroiche 1 contro 20...cioè, un suicidio.
    < Sapete cosa vi dico? > domando ad un tratto mentre prendo una pausa dal combattimento per accendermi una sigaretta < Se usciamo vivi da questa situazione, giuro che mi metto a ballare una Gagliarda! >
    Le mie ultime parole sono sopraffatte da una raffica di pallottole < Cosa? > domanda Lucy guardandomi con gli occhi sbarrati.
    < Ho detto che se ne usciamo vivi mi metto a ballare una Gagliarda... >
    < Ma ti sembra il momento? > replica Lucy dandomi uno scappellotto < Butta quella sigaretta e torna a sparare! >
    < E' arrivato il momento di sacrificarsi per la squadra. > le dico serio fissandola convinto negli occhi.
    Lei all'inizio mi guarda in cagnesco ma poi il suo sguardo si rasserena e annuisce. Convinta.
    Prendo Keon per un braccio e lo attiro verso di me. < Scorta Occhioni Belli fino a destinazione. Io e Lucy ora saltiamo fuori da questo muretto e attacchiamo i geth. >
    < Sei scemo? > dice Seleen cattiva < Non sapete neanche quanti ce ne sono! >
    < Ehi! > protesto veementemente < Io sono Jared Had'adh! Il miglior assassino della Galassia e lei...beh...lei è Lucifer! Dovresti preoccuparti per i Geth non per noi. > poi torno a rivolgermi a Keon < Appena attacchiamo, state bassi lungo tutto il muretto poi svoltate a destra. I geth si concentreranno su di noi e avrete meno problemi poi... > aggiungo rivolgendomi a Occhioni < ...poi tocca a te. Mi raccomando! Ho appena conquistato la donna della mia vita sarebbe seccante morire proprio adesso, non credi? >


     
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    Shenna'Nidor Sparkle

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    Shenna non aveva mai corso tanto prima di allora.
    Il diversivo degli altri stava indubbiamente funzionando, ma la ragazza contava di finire la sua opera prima che qualcuno rischiasse davvero di lasciarci la pelle.
    Molto era sulle spalle sue e di Runa.
    "Via libera!" - annunciò Seleen dopo aver velocemente controllato l'angolo.
    Cercavano di tenere sotto controllo ogni direzione, ma la fretta impediva di essere eccessivamente cauti. Ecco perché all'ennesimo angolo, una pioggia di proiettili rischiò di investirli, e Seleen fece appena in tempo a tirare Shen per la collottola prima che il peggio accadesse.
    "Keelah... Ti ringraz-"
    Le parole si fermarono in gola quando Shenna si accorse che un proiettile aveva colpito la turian al braccio.
    Lei notò il suo sguardo, e fece un verso di sufficienza - "Non è niente, concentriamoci".
    Ma Shenna sembrava sorda alle sue richieste e attivò il factotum per una dose di medigel.
    "Ora ascoltami" - ripeté più decisa Seleen, facendole riabbassare il braccio con un gesto brusco - "Non abbiamo tempo! Dobbiamo trovare un modo per sbarazzarci di quella torretta e raggiungere i server!".
    Shenna fu tentata di rimettere mano al factotum, pensando ad Anisa, ma ricordò che il suo drone era andato in pezzi.
    "Non possiamo sbarazzarcene" - disse - "Potrei provare a sabotarla, o a sovraccaricarla, ma..."
    "Ti esporresti troppo" - Seleen si alzò e, dopo uno sguardo veloce alle architetture, prese ad arrampicarsi sulla struttura dietro la quale si stavano nascondendo - "Proverò a fare da diversivo. Quando sarà girata dall'altra parte, tu prova i tuoi giochetti, dopodiché corri subito verso l'obiettivo".
    "Seleen, è un rischio enorme!"
    "E quali sono le alternative?".
    Shenna non aveva alcuna risposta. Si voltò amareggiata verso Runa - "In due dimezzereste il rischio... Io posso cavarmela anche da sola".

     
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    Runa Keon

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    La proposta di Shenna era senza dubbio quella più sensata. Runa corse in direzione di Seleen, che intanto coprì il suo percorso sparando dal suo riparo. Quando finalmente il Drell le fu accanto, la Turian parlò.
    "Non funzionerà" esordì Seleen, sparando poi una lunga raffica alla torretta.
    "Cosa?"
    "Il nostro diversivo. Guarda lì" la turian indicò l'edificio appena dietro la torretta. Dalle finestre si intravedevano ondate su ondate di Geth lungo i corridoi. Alcuni erano appostati proprio davanti alle finestre, pronti ad infrangerle con i loro colpi al plasma. "La farnno a pezzi non appena sarà abbastanza vicina."
    "Merda..." constatò Runa, che venne poi spinto da Seleen.
    "Vai, dimenticatevi della torretta!"
    La guardò negli occhi, ma non aggiunse nient'altro. Scattò verso la copertura accanto, appena in tempo per vedere Shenna a pochi passi dalla torretta.
    La ragazza fu investita da una carica biotica, appena prima di ricevere addosso qualcosa come quindici caricatori e una decina di missili.
    Shenna e Runa rotolarono per qualche metro prima di placare la loro corsa contro il primo muro disponibile, impatto che fu attutito interamente dal corpo del Drell.
    "Sto bene, muoviamoci." L'umana però sembrava ancora confusa da ciò che era successo. Non aveva tempo per chiarirle la mente. Le afferrò il polso e corse verso i server.

    Assurdamente, l'ingresso dell'edificio non era pattugliato da nessun Geth. Era letteralmente l'unico angolo pacifico all'interno di quella città abbandonata. Solo l'ingresso era protetto da un campo di contenimento dal colore azzurro acceso, che brillava a intermittenza di tanti piccoli esagoni. Fucile in braccio, Runa avanzò assicurandosi che Shenna fosse dietro di lui. Posò una mano sul campo: era solido come un muro, ma probabilmente più impenetrabile.
    Perplesso, si guardò intorno cercando un terminale o qualcosa a cui poter accedere per disattivarlo, ma prima che riuscisse in questa impresa, la barriera svanì da sola.
    Decisamente poco sospetto... Ma che scelte avevano?
    L'interno dell'edificio era immerso nell'oscurità più totale, tanto che dovettero attivare le torce dei loro Factotum. Grazie ad esse, Runa notò come l'ambiente fosse tenuto con cura, a differenza dei grossi e lunghi cavi che percorrevano tutto il pavimento. Alcuni di essi erano collegati direttamente a muro.
    Runa saltò letteralmente in aria quando, girato l'angolo, si trovò davanti il muso lungo di un Geth... Ma era immobile, come spento. Uno di quei cavi usciva dal muro e si arrampicava fino alla sua schiena, lampeggiando di verde.
    Più avanti, e in ogni piano successivo, la situazione non era la stessa. Decine, centinaia di Geth spenti, collegati alle pareti, inermi.
    "Cosa pensi che stiano facendo?" Chiese il drell alla compagna sicuramente più esperta in materia.
    Non aveva mai visto nulla di simile. Era così... pacifico, ma al tempo stesso terrificante. Se quei Geth si fossero svegliati nel momento sbagliato, si sarebbero trovati in trappola.
    Forse sarebbe stato meglio farli fuori, ma non era sicuro di ciò che questo avrebbe causato.
    L'ultimo piano, presumibilmente il loro obiettivo, era chiuso da una porta evidentemente aggiunta dai Geth. Furono necessari pochi secondi per aprirla, e quando essa finalmente si spalancò, fu impossibile non notare una fortissima luce verde che usciva da una specie di uovo di vetro gigante. Fu istintivo per Runa avvicinarsi, ma più lo faceva e più si rendeva conto che quell'uovo non era vuoto... Finchè non fu chiaro.
    Lunghe braccia simili a quelle di una mantide, busto tozzo con delle alette trasparenti sulla schiena, testa allungata. Il Collettore era collegato con i medesimi cavi visti per tutta la struttura, e all'ennesimo passo di Runa, spalancò tutti e quattro gli occhi che fino a quel momento erano rimasti chiusi. Brillavano di un giallo intenso, privo di sfumature ed emozioni, ma furono i suoi gesti a parlare per lui. L'alieno si dimenò, provò a raggiungere con le braccia i cavi penetrati nella sua schiena, senza alcun successo.
    "Fallirete." affermò una voce familiare nell'ombra. In quell'istante, un campo di stasi immobilizzò sia Runa che Shenna.
    "Non potete disattivare i server, perchè non sono in questa struttura." cominciò ad uscire allo scoperto, lievemente illuminata dalla luce verde dell'uovo.
    La dottoressa Vesir.
    "Potrei dire che la struttura stessa sia il server, ma sarebbe una menzogna. Tutto in questa città è collegato al nucleo stesso del pianeta. Fin qui arrivava il genio di questo popolo. E sarebbero arrivati ben più in alto se loro non avessero rovinato tutto." spiegò con rabbia, indicando alla fine il Collettore.
    "Non erano una specie avanzata. Non conoscevano il viaggio spaziale, ma l'avrebbero presto fatto, battendo tutti sul tempo. "
    La porta dalla quale erano entrati si aprì di nuovo, e un piccolo manipolo di Geth vi trascinò dentro i corpi in stasi di Lucy e Jared.
    "Ormai manca poco al loro arrivo. Mi troveranno ad accoglierli a braccia aperte. E forse solo allora Narlu sarà libero."
    La dottoressa si lanciò dall'ampia finestra, rallentando la caduta con l'energia biotica.
    Probabilmente gli altri tre compagni lì dentro erano confusi tanto quanto lui. Era evidente che il piano della dottoressa fosse nobile, ma c'era qualcosa che non andava nel suo racconto. Da considerare anche il fatto che non voleva che i quattro la fermassero.
    La priorità, però, era uscire dalla stasi. Il Collettore sembrò voler dire qualcosa, ma tutto ciò che emetteva erano versi che, magari per lui, erano parole. Provò a indicare con la testa il tavolo accanto all'uovo, sul quale posava un terminale. Restava il problema di come raggiungerlo.

     
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