Keelah Se'Lai

Sistemi Terminus

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    Banshee

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    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria




    Furiosa era positivamente stupita da come quei vorcha combattevano; era passato parecchio tempo dall'ultima volta ma l'idea che si era fatta, stava venendo confermata: se solo fossero stati anche intelligenti, i vorcha avrebbero potuto facilmente essere i guerrieri più temuti e temibili dell'intera Galassia.
    Aiutati dal loro fattore di guarigione e dalla loro agilità, dimostravano sul campo di battaglia un coraggio inavvicinabile.

    Quando le navette di Cerberus cominciarono ad arrivare, Kasper ordinò alle torrette di sparare. Una Kodiak esplose in mille pezzi, centrata in pieno da un colpo mentre un'altra, colpita solo di striscio, andava a schiantarsi fragorosamente a terra in un turbinio di polvere e detriti.
    La mercenaria osservava con occhi scintillanti quella grande zuffa che si stava trasformando in una vera e propria battaglia. Era tanto che non combatteva in una vera battaglia manovrata e sentiva una piacevole sensazione di calore pervaderle le viscere, aveva la testa leggera e sentiva il proprio corpo mai così pronto e reattivo.
    Le piaceva combattere ma soprattutto, le piacevano le sensazioni legate al combattimento: la paura, il coraggio che batte la paura, lo spirito di corpo con i soldati che condividevano con lei il campo di battaglia...e le urla del nemico, la morte dell'avversario. Furiosa era in piena estasi.
    < CHAKA! > urlò ad un tratto Kasper mentre si teneva basso nella trincea e avanzava verso il tratto presidiato da Furiosa e da un paio di altri vorcha. Il vorcha alla sua destra si abbassò, interrompendo il fuoco, per poter ricevere ordini dal suo comandante < Pelle Rosa hanno montato torrette automatiche. Non bene questo. > disse Kasper indicando uno spiazzo tra due navette di Cerberus dove erano state installate due torrette che battevano le posizioni vorcha senza sosta. < Squadra di mortai ha bersaglio coperto da navette. Prendi soldato e passa da tunnel. Prendiamo loro di spalle e fa loro tanto male. >
    Chaka annuì convinto e, con un gesto, attirò l'attenzione del vorcha alla sinistra di Furiosa che ascoltava attenta senza mai smettere di sparare con il suo fucile a pompa < Udir! Lascia qui Pelle Rosa... > disse indicando Furiosa <...noi prende tunnel e raggiunge torrette alle spalle. >
    Udir non fece in tempo a rispondere poichè una sventagliata partita proprio da una delle torrette fece saltare lui la testa in un'esplosione di sangue e pezzi di materia cerebrale che ricoprirono Furiosa.
    < Che schifo! > esclamò la ragazza cercando di ripulire la visiera da ciò che restava di Udir.
    < Questo non bene. Mi serve assaltatore per andare in tunnel come Scavengers. >
    < Scavengers? > domandò Furiosa.
    < Sì. Animale di sottosuolo. > spiegò Chaka che con gli occhi cercava un nuovo compagno ma, al momento, tutti sembravano piuttosto occupati ma, soprattutto, nessuno dei vorcha in vista era un assaltatore.
    < Vengo io. > disse Furiosa che non aveva capito molto cosa volessero fare i vorcha ma sembrava una cosa piuttosto divertente.
    < No. Tu armatura. Tu non passa da tunnel. >
    Furiosa non lo lasciò neanche finire che, con movimenti rapidi, si levò uno dopo l'altro i pezzi dell'armatura restando solo con la tuta in neoprene che ricopriva il suo corpo < Problema risolto. Andiamo. >
    Chaka la guardò divertito e sembrava piuttosto sorpreso dal coraggio dell'umana < Tu segue me. Lascia arma...noi usa armi più silenziose. >

    Furiosa seguì il vorcha lungo la trincea fino ad incorciare uno stretto cunicolo scavato nella parete che sembrava scomparire nel nulla. Chaka aprì un vano che si trovava accanto al cunicolo dentro il quale erano malamente ammonticchiate un' ascia e un grosso martello da guerra ricoperti da una serie di fili e circuiti. Il vorcha afferrò il pesante martello che sembrava appena in grado di sorreggere e passò la leggera ascia a Furiosa < Tu femmina. Tu usa ascia. > disse mentre si appoggiava il pesante martello alla spalla impugnandolo con entrambe le mani.
    Furiosa scosse la testa divertita < Io femmina ma io anche muscoli...non essere maschilista! > disse sorridente mentre afferrava il martello con la mano destra e lo sorreggevva senza eccessiva difficoltà.
    Il vorcha, dopo un momento di sbigottimento, si strinse nelle spalle e afferrò l'ascia < Femmina forte. Cosa strana. >

    Il vorcha si infilò nel cunicolo e Furiosa lo seguì. I due avanzarono sotto terra per almeno due minuti. Sopra di loro potevano sentire i rumori della battaglia: le granate dei mortai che cadevano, le raffiche delle armi automatiche e a Furiosa sembrò quasi di sentire anche il rumore degli scarponi sul terreno.
    Procedevano quasi nella totale oscurità se non per una flebile luce che Chaka proiettava di fronte a se grazie a una minuscola torcia.
    < Come funzionano questi cosi? > domandò Furiosa strada facendo.
    < Queste armi che fanno corto circuiti. > spiegò frettoloso il vorcha.
    < Qualche informazione in più sarebbe gradita! > sbottò Furiosa forse un po' troppo scontrosa.
    Chaka si fermò di scatto e si volto veloce come una serpe facendo venire un mezzo infarto alla mercenaria.
    < Circuiti porta elettricità. > spiegò veloce il vorcha indicando i fili che partivano dall'impugnatura e arrivavano alla testa del martello impugnato da Furiosa < Tu tiene premuto pulsante... > disse indicando un tasto verde sul manico < ...elettricità carica testa di arma. Poi elettricità sovraccarica scudi e testa di arma fracassa ossa. Molto divertente. Inconveniente è che anche nostri scudi non funziona. >
    Furiosa annuì affascinata rimirando il pesante martello: era molto spartana come arma ma doveva ammettere che sembrava essere piuttosto letale poichè bypassava gli scudi che erano un bel problema in un corpo a corpo.

    Arrivati alla fine del tunnel, Chaka ne uscì circospetto prima di fare un cenno a Furiosa di seguirlo. I due si trovavano circa 13 metri al di là delle linee di Cerberus, nascosti da un leggero rialzo del terreno studiato apposta come riparo.
    Il vorcha afferrò Furiosa per un braccio notando che questa stava già partendo per fare la festa ai soldati di Cerberus < Tu avventata. Kasper si arrabbia con me se tu ti fa male o muore. Kasper vuole bene a Furiosa. Tu non rigenera, Chaka rigenera. Chaka va per primo e tu segue. > Furiosa annuì riconoscente < Noi deve solo uccidere soldati intelligenti che manovrano torrette. Spacca loro teste e poi torna subito indietro. Niente eroi. Daccordo? >

    I due si avvicinarono silenziosamente verso le torrette di cerberus, Chaka davanti a fare da scudo e Furiosa subito dietro. Furiosa sapeva che senza armatura e senza scudi, bastava una singola pallottola per mandarla all'altro mondo ma la prospettiva di poter combattere corpo a corpo faceva passare la preoccupazione in secondo piano. I 'soldati intelligenti' che non erano altro che una squadra di 5 ingegneri, si accorsero della loro presenza solo quando i due erano a meno di tre metri da loro.
    Chaka scattò veloce verso il primo ingegnere e affondò la sua ascia proprio in mezzo alla fronte dell'umano che, però, riuscì a sua volta a sparare un colpo a bruciapelo che raggiunse il vorcha al basso ventre. Chaka cadde a terra dolorante, accasciandosi sul cadavere dell'umano e gli altri 4 ingegneri si concentrarono su Furiosa.

    La ragazza non capì bene quello che successe nei successivi 35 secondi; sapeva solo che non aveva tempo per pensare e che doveva affidarsi solamente al suo corpo. Sarebbe stato lui a salvarle la vita, non il suo cervello.
    Quando il suo martello schiacciò violentemente contro la parete della navetta la testa dell'ultimo ingegnere, finalmente Furiosa ritornò in se. Attorno a lei giacevano i corpi privi di vita dei 5 ingegneri, di un centurione e due fanti di Cerberus di cui non si era neanche accorta della presenza. Le torrette erano ancora attive ma con altri colpi ben assestati dell'arma, le mise a tacere concedendosi finalmente di inginocchiarsi a terra ansimante e sfinita.
    Solo in quel momento sentì una sensazione di bagnato alla mano che notò ricoperta di sangue: il suo sangue che usciva copioso da uno squarcio alla spalla.
    Ma quella non era l'unica sensazione di bagnato che sentì; ce n'era un altra, più calda, che cominciò a provenire dal bacino. Si toccò l'inguine e sorrise un po' imbarazzata rendendosi conto di essersela appena fatta addosso per la paura.

    < Tu combatte come Demone. > disse Chaka ammirato che nel frattempo si era ripreso abbastanza da potersi alzare in piedi.
    < Mi sono pisciata addosso! Altro che Demone! > replicò Furiosa arrossendo.
    Chaka si avvicinò aiutandola a rialzarsi e sorreggendola mentre tornavano verso il tunnel < Vorcha sa che non c'è coraggio senza paura. Tu non vergogna. Tu combatte come vorcha, ecco perchè Kasper vuole bene a te. > I due si infilarono nel tunnel ripercorrendo la strada al contrario.
    Quando finalmente tornarono al sicuro nella trincea, Furiosa si lasciò cadere con le spalle contro la parete. Le tremavano incontrollabilmente le mani ma, stranamente, non sentiva dolore alla spalla ferita...sarebbe arrivato più tardi, quando l'adrenalina avesse lasciato le sue vene. Solo ora cominciava a rendersi conto di quanto avesse rischiato la vita e, improvvisamente, sentì mancarle il respiro. Non riusciva a riempire i polmoni di aria e cominciò ad annaspare in cerca di un appiglio che trovò nel braccio proteso di Chaka che le si era seduto accanto.
    Il vorcha, sempre tenendo Furiosa per tranquillizzarla, cominciò a pulirle la ferita e a cospargerla di abbondante medigel.
    La mercenaria era molto imbarazzata per quella sua sceneggiata e in cuor suo sperò che nessuno a parte Chaka avesse assistito ma, purtroppo, notò che Sheera, non molto distante da lei, la stava fissando intensamente. Furiosa distolse lo sguardo paonazza non riuscendo ad intuire l'espressione della quarian dietro alla visiera del casco. Janie era sicurra la stesse guardando con compassione o con rimprovero per quella sua mancanza di controllo e si sentì talmente inadeguata che lasciò partire un gran pugno contro la parete.
    < Maledizione! > imprecò Furiosa frustrata. Sperava solo che Sheera non si fosse accorta dell'alone bagnato nella zona inguinale della sua tuta e, soprattutto, che non spifferasse niente a Shenna.
    Non avrebbe sopportato di essere considerata debole.
    Chaka sembrò rendersi conto della situazione psicologica di Furiosa e, disinteressandosi della ferita, cominciò ad accarezzarla rudemente sulla testa < Ferita non grave. Kasper non ucciderà Chaka. Tu ha salvato Chaka, tu ucciso 7 Pelle Rosa solo con martello. Tu ora triste ma tu deve essere orgogliosa di quello che ha fatto. > disse con una specie di sorriso < Io sa come tu ha combattuto. E quando finita battaglia...io scrive canzone su Guerriera Pelle Rosa Coraggiosa da tramandare a miei figli. Però io evita di dire tu bagnata in parti basse. >
    Furiosa si lasciò inpiegabilmente confortare da quelle mani rudi e, forse senza rendersene conto, andò quasi ad accoccolarsi contro il petto puzzolente di Chaka con alcuni singhiozzi che la facevano sussultare. Era la seconda volta in poche ore che si lasciava andare a un pianto liberatorio e si ripromise che non lo avrebbe mai più fatto.

    < Spari diminuisce. > disse ad un tratto Chaka lasciando Furiosa e sporgendosi dalla trincea con il capo < Non bene. Sembra esserci tregua ma Cerberus non va via. > velocemente, afferrò un pezzo dell'armatura di Furiosa e gliela porse < Rimette armatura. Io non mi fida di Cerberus e tu deve essere pronta a battaglia. >


     
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  2. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    Sull'altopiano nulla sembrava muoversi.
    Lo strato di ghiaccio che ne ricopriva la sommità rifletteva la luce irradiata dal sole del sistema Paz, una luce perlopiù fredda, ma che contrastava di netto con gli sparuti speroni rocciosi che emergevano qua e là, neri pilastri che sembravano protendersi verso uno sgombro cielo violaceo, la cui volta era appena screziata da qualche tenue condensazione gassosa.
    Un luogo isolato dove sembrava nessuno avesse messo piede, almeno non di recente, ma su Garvug non era certo una rarità. Gli unici luoghi abitati erano rappresentati perlopiù da avamposti scientifici della qualsivoglia corporazione e da seminascoste basi pirata, queste ultime concentrate perlopiù verso i disabitati e gelidi capi dei due emisferi. Poi c'era la fascia equatoriale, unica zona in cui le temperature permanevano sopra lo 0° per tutto l'arco della giornata, sede delle decadute colonie Krogan ormai in rovina. Il poco lungimirante sfruttamento del sottosuolo in quella regione ne aveva decretato la natura instabile, costantemente soggetta a terremoti dopo l'abbandono. Da allora intere zone sembravano collassate su sè stesse.
    Non era certo il posto più consigliato per una gita, ma Rael confidava proprio in questo, le numerose aree dimenticate di Garvug costituivano probabili fonti di tecnologie abbandonate, manufatti di nessuno che aspettavano solo di essere recuperate da lui... o almeno di ciò stava cercando di convincersi. Non era più sicuro del perchè si fosse recato su quella roccia desolata, se per cercare gingilli tecnologici, o solo per rivedere le stelle vicine alla sua flotta. In ogni caso quella vista gli infondeva quiete, e i pianeti ghiacciati gli erano stranamente sempre piaciuti.
    Smontò dalla consunta moto a repulsione che aveva noleggiato nel rugginoso stabile dove era sbarcato, non più di tre ore prima. In uno degli scomparti di quel ferrovecchio aveva trovato una mantella grigia, e senza pensarci due volte l'aveva fissata agli spallacci della tuta, gettandosi quello che avrebbe dovuto essere un cappuccio sul casco. La trama del tessuto era piuttosto grossolana, e il suo aspetto liso faceva pensare fosse destinata ormai più alla moto che al conducente, ma poteva comunque servire il suo scopo in quella situazione. Avanzò in linea retta, con i gambali affondati nello strato gelato più recente e Factotum alla mano per verificare le coordinate. Gli era stata segnalata una stazione comunicazioni risalente al periodo Krogan, appollaiata tra quegli altopiani.
    Quello che trovò non aveva più molto di una stazione di trasmissione, se non un basamento ossidato semisepolto dal ghiaccio con alcuni frammenti murari sparsi lungo il crinale fino a valle. Evidentemente qualcosa aveva portato rovinosamente a valle buona parte del fabbricato. Fosse stato il vento, il ghiaccio, o persino i pirati, a Rael ormai importava ben poco, si inginocchiò ed iniziò a sciogliere lo strato di ghiaccio con l'azione incendiaria del Factotum, opportunamente regolata.

    Quaranta minuti standard dopo era riuscito a scostare un pannello dalla parte superiore della struttura. Accese una torcia e illuminò l'ambiente sottostante, e vedendo che il fondo era tranquillamente a portata, si introdusse in quello che doveva essere stato un piccolo deposito. Con delusione trovò solo un pavimento ingombro di frammenti vetrosi, un paio di cavi corrosi gettati in un angolo ed un soffitto veramente basso, su cui avrebbe lasciato buona parte del casco se il logoro cappuccio non avesse in qualche modo attutito la botta. Una storta centralina a muro richiamò la sua attenzione per un'istante, ma quando fu sul punto di aprirla probabilmente quella vigliacca massa metallica lo giudicò uno sgarbo, perchè in quell'istante i sostegni che la fissavano al muro decisero che la loro vita non aveva più un senso, e cedettero.
    La centralina raggiunse il suolo sbriciolandosi, e proiettando ogni elemento in essa contenuta in una raggiera che coinvolse a suon di rimbalzi tutto il vano deposito. Inutile dire che non ci mise molto ad uscire e ricollocare il pannello nella sua sede con un calcio.

    Tornò al suo veicolo con la crescente convinzione che nulla sarebbe riuscito a combinare quel giorno, se non una gita turistica fredda e inconcludente. Saltò in sella e stava per accendere il propulsore, quando sentì un ruggito portato dal vento seguito da degli schianti. Accigliato estrasse un visore per scandagliare i fino ad allora immoti ammassi rocciosi e gole che circondavano l'altopiano. Stava per riporre il visore, quando notò una colonna di fumo sfilare da dietro un rialzo poco distante. Non gli serviva altro, agguantò la barra di comando e attivò la piccola turbina, scendendo il crinale sfruttando più l'inerzia che il motore, per minimizzarne il rumore.
    Una manciata di minuti e arrivò ai piedi del rilievo che celava la fonte del fumo, la quale ormai aveva assunto toni di tempesta, alternati a lampi di varia intensità. Decise di proseguire a piedi, quindi iniziò ad arrampicarsi sul costone roccioso che lo separava dalla meta. Visto il calo di altitudine la neve aveva lasciato spazio ad una spoglia distesa di rocce, rocce di ogni dimensione, dal ciottolo dal diametro lungo poco più di un centimetro al masso alto dieci metri, il tutto che sembrava accatastato alla rinfusa, dando luogo tutt'intorno a rialzi, depressioni e scarpate. Arrivato in cima la scena che gli si presentò fu alquanto inaspettata. Un avamposto a prima vista abbandonato dava su uno spiazzo percorso da trincee di fortuna, dal quale si alternavano raggi e proiettili sia in entrata che in uscita. Ma ad attirare l'attenzione di Rael furono le due fiammanti (ma data la situazione ormai più fiammeggianti che altro) navette poste all'altro capo dello scontro a fuoco. Quelle potevano veramente serbare qualche sorpresa meccanica, altro che quei ruderi decrepiti inerpicati a casa di nessuno....
    Ripescò il visore dalla cintura e si sdraiò poggiando le gomitiere saldamente al suolo. I trincerati sembravano perlopiù un branco di Vorcha forse capeggiati da un Krogan, mentre gli attaccanti portavano corazze di ultima generazione con il simbolo di Cerberus. La cosa si faceva più interessante e rischiosa. Gli parve di scorgere una chioma singolare in un appostamento, affiancata persino da un casco quarian. Sobbalzò ed armeggiò con gli ingrandimenti. Prigionieri? No, i prigionieri di solito non sono armati...
    Incapace di trattenersi oltre, attivò la modalità offensiva del Factotum, si assicurò di avere la fondina a portata di mano e discese con la maggiore discrezione possibile il crinale, proprio verso lo scontro a fuoco...

     
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  3. Reiky
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    Lentamente, la sua stretta sull'arma si ammorbidì. Le dita scivolarono sul calcio e la mano le ricadde debolmente in grembo, mentre Sheera assumeva il controllo della situazione.
    Era ferita, e la sua febbre non doveva di certo essere migliorata visti gli eventi, eppure aveva la forza di far fronte a quella situazione, di proteggerla ancora una volta, a dispetto di tutto. Ma Shenna non si sentiva colpevole di quel gesto: le parole della quarian l'avevano smossa nel profondo e grazie a questo la ragazza si era resa conto che il miglior aiuto che avrebbe potuto dare era lasciar fare a loro.
    Non sarebbe mai stata capace di sparare per uccidere qualcuno con cui aveva condiviso qualcosa, per quanto poco potesse essere, e questo non comprometteva soltanto la sua vita e la sua missione, ma anche il destino di tutti quelli che in quel momento stavano combattendo dalla sua parte.
    Ci aveva provato, Sheera ne era testimone, ma le era davvero impossibile.
    Era anche per questo che aveva assoldato altre persone al suo seguito... no?
    Sentì gli spari riprendere, poi le grida di battaglia dei vorcha, le esplosioni, i proiettili che attraversavano l'aria... Se non avesse deciso di intraprendere quella missione, quel giorno su Garvug sarebbe stato tranquillo, forse quasi noioso. Furiosa a creare risse chissà dove, in un ambiente dove non c'era da sentirsi giudicati; Sheera immersa nella sua misteriosa e solitaria quotidianità, che probabilmente non prevedeva sparatorie nel bel mezzo di una febbre da infezione; Steve intento a sorridere benevolo a qualche nuova recluta...
    Ma doveva valerne la pena!
    In quel momento di profonda crisi, cercò di richiamare alla mente l'immagine di suo padre: cercò di tenere a mente che straordinaria persona fosse e quanto meritasse un ritorno alla Flotta, ritorno ostacolato dal troppo affetto che provava nei suoi confronti. Meritava di essere valorizzato, meritava tutto!
    Ma lui avrebbe voluto davvero quella strage?
    Che cosa devo fare?! si tormentò Shenna, alzando gli occhi umidi al cielo Dimmi che cosa devo fare, papà!
    Un baluginio attirò la sua attenzione.
    Dapprima, gli occhi le restituirono un'immagine sfocata e corrotta dalle lacrime, perciò la ragazza si affrettò a passarsi energicamente una mano sul viso. Poi, finalmente, mise a fuoco l'individuo che, lentamente, stava scendendo il crinale.
    Un quarian.
    Non riusciva a vedere con precisione se fosse armato o meno, ma a Shenna, in quel momento, non interessava: per lei quel quarian, finito lì per chissà quale ragione, era un vero e proprio simbolo.
    Doveva portare a termine la sua missione.
    Senza staccare gli occhi dall'alieno, Shenna allungò una mano per sfiorare Sheera. Gli spari si stavano diradando e le forze di Cerberus cedevano poco a poco.
    "Sheera... avevi chiesto rinforzi?".

     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Il primo istinto di Sheera fu quello di alzare il fucile in direzione del nuovo arrivato, ma gli spari che provenivano dall'altro lato della trincea le ricordarono che non solo era nel bel mezzo della battaglia, ma aveva pure una febbre non indifferente. I colpi che arrivavano abbastanza vicini alle sue orecchie rimbombavano nei suoi timpani come martelli pneumatici, ed ogni colpo le dava il capogiro. Aveva convinto Shenna a cederle l'arma e lasciarsi proteggere... Ma come poteva farlo se non poteva nemmeno reggersi in piedi?
    La figura dietro di loro si fece sempre più nitida, ed a metà strada fu ormai chiaro che quello fosse un Quarian... Ma da che parte stava?
    Agitò le sue dita sul factotum, ed analizzò le comunicazioni della zona. Fortunatamente il factotum del Quarian era collegato ad extranet, ed entrare in contatto con lui non fu difficile.
    "Ti stai avviando verso l'occhio del ciclone, Quarian. Identificati: sei con la Flottiglia?" chiese lei attraverso la comunicazione, ansimando a causa del respiro affannoso causato dall'influenza, ed imprecando per via dei proiettili che andavano tanto vicini da sfiorarla.
    Prima che il Quarian potesse rispondere, un fascio di luce rossa andò a riflettersi sul suo casco.
    "Attento!" esclamò lei. Senza nemmeno sporgersi per mirare, allungò il fucile fino ad oltre la trincea, e cominciò a sparare una tempesta di colpi a caso. Aveva colpito qualcosa, ed il fatto che non ci fosse più il mirino laser puntato sul Quarian ne fu la conferma.
    Beh... Anche il fatto che volessero ammazzarlo era una prova a suo favore.
    "Ascolta, lasciamo i convenevoli a dopo. Non mi sembri ben armato e qui siamo nel mezzo di uno scontro a fuoco. Vai via finchè sei in tempo!"
    Il suo tentativo di dissuaderlo dal lanciarsi verso morte certa non sembrò funzionare, infatti quello continuava a muoversi verso la loro direzione.
    "Dobbiamo fare qualcosa, Shen." commentò la Quarian alla sua compagna di trincea, una volta chiusa la comunicazione. "Quel tipo continua ad avanzare, non so se possiamo fidarci..."
    Ci pensò un po'... Ma alla fine non vide nessun'altra soluzione. Allungò le mani verso l'umana, e le porse nuovamente il fucile che lei le aveva dato.
    "Se ti sembra minaccioso premi il grilletto." Mise una mano in mezzo ai suoi capelli, dietro la nuca "Dimentica quello che ho detto. La situazione si è complicata più del previsto, e adesso devi essere forte. Janie è chissà dietro quale trincea, ed io non posso far nulla da qui. So che il nostro compito è difenderti, ma non potremo essere sempre al tuo fianco. Se devi sparare, spara."
    Mentre diceva quelle cose, si rese conto che la sua testa si era avvicinata un po' troppo a quella dell'umana, e d'istinto lasciò andare la presa dalla sua nuca. Invece, posò la mano sulla sua spalla, e con l'altra sfoderò la spada.
    "Fai attenzione, Shen."

    I soldati di Cerberus non si accorsero nemmeno della sua presenza in mezzo a loro. Evidentemente, il loro equipaggiamento non era adatto a rivelare la presenza di nemici occultati, il che era un bene per lei.
    Una volta superata la trincea, si era ricordata di essere malata e che si era appena lanciata addosso ad una vera e propria esecuzione. Con quale stupida mente poteva pensare di fronteggiare più di venti uomini armati nelle sue condizioni?
    No... Ne bastava soltanto uno.
    Steve era ben difeso al centro della formazione, con i suoi uomini accanto a proteggerlo... Ma non per questo non perdeva l'occasione di far parte dell'azione. Ammirava quel modo di combattere di Cerberus: nonostante avessero un capo anche nelle missioni campestri, le loro vite avevano comunque tutte lo stesso valore. Era curiosa di vedere cosa avrebbero fatto se la vita del loro nuovo comandante fosse stata in pericolo.
    Man mano che avanzava, l'adrenalina la aiutò ad ignorare ogni dolore, e questo le permise di muoversi rapidamente e silenziosamente in mezzo allo scontro a fuoco, come un gatto nella notte. Così facendo, arrivare dietro la copertura di Steve e dei suoi uomini fu piuttosto facile.
    Strinse forte l'elsa della sua spada: bastava solo una rapida e poderosa discesa verso il basso, e quella lama nera si sarebbe piantata nella nuca dell'agente di Cerberus... L'avrebbe fatto. L'avrebbe fatta sentire sicura, forte, quasi onnipotente, ma sarebbe stato da stupidi. Quell'uomo era la loro carta per uscirne da lì tutti vivi.
    Afferrò il colletto della sua corazza e la tirò così forte che l'uomo fu costretto ad alzarsi, ed a quel punto il suo collo accolse il tocco leggero della sua fredda spada. In quel momento l'occultamento si disattivò, e gli uomini di Cerberus che prima erano accanto a lui fecero per alzarsi, pronti a liberare il loro capitano.
    Beh, forse poteva prendere ancora qualche vita.
    Estrasse la sua Paladin dalla fondina e fece fuoco: il primo colpo andò a fracassare il cranio del primo uomo, ed il suo sangue schizzò sul vetro del casco del suo stesso comandante. Il secondo uomo, invece, si ritrovò un buco nel petto, mentre tutti gli altri capirono di non dover fare più un altro passo.
    "So che stai mentendo, figlio di puttana. Che fine ha fatto il vostro comandante?" sussurrò nell'orecchio dell'uomo, ma quello non battè ciglio, così dovette cambiare strategia.
    "Statemi tutti a sentire, umani!" esclamò "Le nostre forze hanno decimato le vostre, e adesso l'unico uomo con un minimo di possibilità di salvarsi sta per provare l'esperienza di una gola affettata in due. Riponete le armi, e nessun altro si farà male!"

     
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    Janie 'Furiosa' Doe

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       Ruolo: Mercenaria




    Quando finisce una battaglia, generalmente, i superstiti innanzitutto ringraziano il proprio Dio per essere sopravvissuti poi, quando il momento di sollievo è passato, arriva il momento di raccogliere i caduti, curare i feriti e piangere gli amici che si sono persi.
    Generlamente va così. In tutta la Galassia, in ogni specie.
    Tranne per i vorcha.
    Per loro la guerra non è altro che una parte della loro vita: si sviluppano presto, muoiono presto e farlo per una pallottola o per una vecchiaia troppo precoce, non fa per loro molta differenza.

    Furiosa osservava discretamente affascinata i mercenari di Kasper che ripulivano il campo di battaglia.
    Cerberus si era ritirato in buon ordine ma Janie dubitava che si fosse arreso così facilmente; sarebbero tornati a cercarle e avrebbero ottenuto ciò che volevano a prescindere dalle perdite che avrebbero subito. Quella era solo stata una battaglia vinta ma la guerra era ancora lunga.
    Nonostante il feroce combattimento, le perdite tra i vorcha erano state esigue: solo 4 morti e qualche ferito. I cadaveri dei vorcha venivano svestiti rudemente, caricati su barelle di fortuna e spediti in una casupola posta sul lato corto dell'insediamento. Janie sapeva quale sarebbe stato il loro destino e un leggero moto di nausea le salì dallo stomaco a quel pensiero.
    Ma il destino peggiore era riservato ai 'prigionieri' di Cerberus. Semplicemente, i vorcha non fanno prigionieri: un colpo in testa e andavano a fare compagnia ai propri compagni caduti.
    Per i soldati morti di Cerberus, non era prevista alcuna pietà. I vorcha, con Kasper in prima linea, afferravano i corpi senza vita degli umani per braccia e gambe e li lanciavano in una grezza fossa comune scavata a proposito poco fuori dall'insediamento...non prima di averli depredati di ogni loro bene: armi, munizioni, equipaggiamento e qualsiasi cosa di valore trovassero loro addosso.
    Una volta ammucchiati i corpi, due vorcha li cosparsero per bene di benzina, infine Kasper si accese una succulenta sigaretta con un fiammifero che poi lasciò cadere all'interno della fossa.

    Furiosa si portò un fazzoletto alla bocca per cercare di contrastare il puzzo disgustoso della carne bruciata mentre i vorcha lanciavano alte grida di gioia al cielo, osservando estasiati i loro nemici diventare cenere. La mercenaria si avvicinò alla fossa e diede un'occhiata allo spettacolo. Doveva ammettere che vi era qualcosa di fascinoso nel vedere coloro che ti avevano sparato fino a pochi istanti prima bruciare fino alle ossa...diventare della stessa sostanza della polvere senza ricevere alcun onore né rispetto.
    Barbaro, forse...ma stranamente Giusto.

    < Grande vittoria oggi! > esclamò Kasper divertito affiancandosi all'umana.
    < Già. > confermò Furiosa combattuta sui pensieri che aveva appena avuto < Quanti Pelle Rosa sono morti? > domandò quasi che, sapendo almeno il numero, potesse redimersi per ciò che aveva provato osservandoli bruciare.
    < 36 Pelle Rosa morti. 6 giustiziati. Grande vittoria. > disse esultante Kasper < Ora noi fa banchetto per onorare compagni caduti. Tu e tuoi compagni avrete posto d'onore. > aggiunse il vorcha tornando serio.
    < Grazie Kasper. Sai che l'aliena mascherata non può mangiare il nostro cibo, vero? Non offenderti se... > si preoccupò di avvisare Furiosa.
    < Io sa. Noi ha scorte di cibo per alieni mascherati. Rubati a pellegrini mascherati che noi ha depredato. Lei ferita. Lei bisogno di mangiare. >

    L'attenzione di Furiosa fu distolta quando i suoi occhi si fissarono sulle figure di Shenna e Sheera che osservavano sgomente ciò che i vorcha stavano facendo. Shenna, in particolare, sembrava piuttosto scossa e Janie pensò di andare a dirle qualcosa per rincuorarla ma, soprattutto, per evitare che lei o Sheera dicessero qualcosa di sconveniente ai loro attuali alleati.
    Si congedò frettolosamente da Kasper e si avvicinò alle sue compagne; solo allora si accorse della presenza del secondo quarian di cui non si era accorta presa com'era stata dalla battaglia.

    Janie andò a posizionarsi di fronte a Shenna, coprendole la visuale sul falò dei suoi ex compagni; le posò le mani sulle spalle e la scosse leggermente < Va tutto bene? > domandò preoccupata fissando gli occhi gonfi di lacrime di Shenna. L'umana scosse impercettibilmente la testa, sconvolta e sull'orlo di un crollo emotivo.
    < Ascolta: non piace neanche a me quello che sta succedendo ma non possiamo farci niente, ok? Questi vorcha ci hanno aiutate senza chiedere nulla in cambio...sono morti per poterci salvare. Cerca di sopportare e non farti vedere contrariata. Li conosco e sono tizi che si offendono molto facilmente...hai visto come trattano i loro nemici, no? > Aggiunse indicando con il pollice alle sue spalle < Non possiamo andarcene prima di avere presenziato al banchetto che daranno in nostro onore e in onore dei loro compagni caduti...e non prima che io abbia dato ciò che Kasper si aspetta... > si interruppe pensando a ciò che avrebbe dovuto sopportare per quel piacere chiesto: un incontro molto ravvicinato con un disgustoso vorcha non era esattamente una delle cose che avrebbe ricordato con piacere. L'unica nota positiva era che, almeno, era riuscita ad evitare che Shenna fosse catturata da Cerberus o, peggio, uccisa. Una vita salvata non valeva forse un vomitevole incontro con un vorcha?
    Furiosa si mordicchiò un labbro, indecisa se spiegare tutto a Shenna oppure lasciarla nella sua ignoranza ma concluse che la ragazza meritava di sapere cosa sarebbe successo < Devi sapere una cosa sui vorcha: loro credono che lo spirito dei loro caduti possa conservarsi se...ecco...vengono...mangiati. Quindi, puoi immaginare quale sarà il piatto forte della cena. > Janie sentì irrigidirsi le spalle di Shenna sotto le sue mani e aumentò leggermente la stretta < Niente panico! Basta che assaggi un boccone di Udir o di chi per esso e a loro andrà bene lo stesso...riesci a resistere ancora qualche ora? Poi ce ne andremo da questo inferno e potrai insultarmi quanto vuoi... > attirò a se Shenna e la strinse in un caloroso abbraccio mentre fissava i suoi occhi su Sheera e sul nuovo arrivato < Quello che ho detto a lei, vale anche per voi. Niente cazzate! Soprattutto tu, Sheera. Chiudi la tua cazzo di bocca fino a quando non ce ne saremo andati. Dici grazie, fai un sorriso e tieni la tua fottutissima spada nel fodero. Finora è andato tutto abbastanza bene...non rovinare tutto solo per "orgoglio". >

    Quando si accorse che Shenna si era relativamente calmata, la liberò dal suo abbraccio e andò di fronte all'inaspettato imbucato alla festa < E tu chi cazzo sei? Un rinforzo mandato dai quarian o solo un tizio che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato? >


     
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  6. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    "Ti stai avviando verso l'occhio del ciclone, Quarian. Identificati: sei con la Flottiglia?"
    Fortuna che aveva deciso di avvicinarsi furtivamente, erano trascorsi non più di una manciata di secondi che era già stato individuato. Spiazzato provò a capire chi fosse il suo interlocutore, e l'istinto lo portò a volgersi verso la Quarian e l'Umana che occupavano una trincea a poco più di una cinquantina di metri. Il segnale del codice sorgente che aveva inoltrato la trasmissione confermò che a porre quella domanda fosse stata la Quarian.
    Perchè si era gettato a capofitto in uno scontro di cui non conosceva nè cause nè intenti delle fazioni coinvolte? Non sapeva proprio spiegarselo. Di sicuro non aveva un bisogno così impellente di recuperare oggetti per il suo pellegrinaggio, considerò invece la curiosità che quella vicenda e i suoi protagonisti gli suscitavano come causa della sua decisione.
    Si decise finalmente a rispondere quando un lampo rosso investì la visiera del suo casco. Accecato, non potè far altro che gettarsi dietro ad uno dei tanti macigni presenti, accompagnato dallo schianto della pietra frantumata e il crepitare di una salva di colpi che sperò indirizzata al cecchino.
    Altri messaggi d'avvertimento non tardarono a risuonare nel suo casco ma egli proseguì sorpassando il masso annerito, determinato a giungere alla trincea. Alcune coperture dopo arrivò a portata dei margini dei solchi difensivi e, cercando di non farsi scorgere dai Vorcha che ne presidiavano la parte più avanzata, saltò nella postazione che gli interessava.
    Trovò solo la giovane umana ad attenderlo, intenta a scrutarlo con due grandi occhi, probabilmente in cerca di risposte. Imbracciava un fucile ma non dava segni di volerglielo puntare contro, ciononostante Rael ripose la Locust e, tenendo le mani guantate scostate da sè, cercò di fornirle qualche spiegazione. "Salve... sono Rael'Xerol, della nave Narvik, mi trovavo qui in pellegrinaggio... pensavo potesse servire una mano."
    Nonostante quella ben misera e scarna presentazione l'umana sembrò fidarsi, sebbene continuando a tenerlo d'occhio. Lo scontro intanto sembrava sul punto di concludersi, i Vorcha lasciavano le trincee per circondare le navette precipitate e i colpi andavano scemando. La giovane si rivolse a lui accennando un sorriso. "Shenna'Nidor, piacere Rael."
    Il nome lo colse impreparato ed ancora di più lo fece un 'Keelah' smorzato quando un odore acre di bruciato inondò l'aria, scaturendo perfino attraverso i filtri del respiratore. Shenna gli fece cenno di seguirla fuori dal riparo. Giunti nei pressi del cadente insediamento la sua guida si ricongiunse alla Quarian e a ciò che una decina di minuti prima aveva erroneamente considerato un Krogan, che si rivelò essere una donna probabilmente in grado di sollevarne uno. Ella abbracciò Shenna con incredibile delicatezza per le sue braccia vigorose, poi non tardò a pararsi di fronte a lui.
    "E tu chi cazzo sei? Un rinforzo mandato dai quarian o solo un tizio che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato?"
    L'attenzione verteva su di lui, la Quarian poggiò la mano sull'elsa di una singolare spada mente un gruppo di Vorcha ghignanti iniziarono a squadrarlo agitando alcuni coltellacci.
    Cercando di mantenere la calma Rael si presentò, aggiungendo:"... ero venuto a fare alcune ricerche non lontano da qui, in ogni caso sono leale soltanto alla Flottiglia, di certo non a Cerberus, per questo visti i simboli sulle navette ho pensato di venire a supportarvi nello scontro... anche se in ritardo." Cercò di capire se fosse una buona idea avanzare domande, e alla fine ci provò. "Avete bisogno di aiuto dalla Flottiglia o sbaglio?"
    La poderosa umana lo guardò di sottecchi masticando qualche improperio verso Lady Casco e i suoi compari, poi si volse a consultarsi con le sue compagne.

     
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  7. Reiky
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    Un coacervo di voci sguaiate, risa che sembravano aver dimenticato il dramma delle ore precedenti, e un intenso, quasi insopportabile, odore di carne bruciata.
    L'olfatto sensibilissimo di Shenna in quel caso si rivelò uno svantaggio, e la ragazza ebbe più di un conato prima anche solo di avvicinarsi al tavolo dove si svolgeva il banchetto.
    Non era soltanto il disgusto a renderla così insofferente: il ricordo di tutti quei morti, e il fatto che fosse lei la causa di quel massacro era quasi insostenibile per il suo animo... Senza contare, poi, che i vorcha si erano dimostrati di una brutalità senza pari.
    Shenna non intendeva mancare di rispetto ai vorcha, nè rifiutare la loro ospitalità, ma non potè fare a meno, appena possibile, di allontanarsi dalla tavola e raggiungere un posto più isolato.
    Si era aspettata di rigurgitare quel poco che era stata costretta a mangiare, ma lo stomaco pareva volersi limitare a dei dolorosi spasmi.
    Arrivata a quel punto, ad un passo dalla Flotta e quindi anche dall'obiettivo che si era prefissata da tutta una vita, avrebbe dovuto sentirsi diversamente: felice, o quantomeno soddisfatta... Invece si sentiva solo terribilmente stanca.
    Si inginocchiò accanto ad una roccia e si piegò in avanti, sperando di liberarsi dal malessere fisico.
    Almeno a quello, c'era una soluzione.

     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Fu quasi sorpresa nel vedere i soldati di Cerberus continuare a combattere. Evidentemente, la causa per cui stavano lottando era ben più importante della vita del loro nuovo comandante. Era un comportamento che l'affascinò, e non potè fare a meno di provare una sorta di rispetto nei loro confronti...
    Ma quella non era una battaglia che avrebbero vinto.

    "Non preoccuparti". Fu questa la risposta semplice e secca che diede alla richiesta di Furiosa. L'unica cosa a cui pensava, in quel momento, era il malessere fisico che quella febbre le stava procurando. La cosa disturbante, poi, era la mancanza di adrenalina. Là fuori, sul campo di battaglia, qualsiasi dolore era scomparso grazie ad essa, ma con il ritorno della pace, tutto le si lanciò addosso ancor più forte di prima.
    Si sedette a tavola insieme a tutti gli altri, e provò addirittura ad assecondare le usanze dei Vorcha. Ma non appena il suo cibo fu abbastanza vicino dal sentirne l'odore, sentì un conato di vomito salirle fino alla gola, e non fu affatto facile trattenerlo.
    "Scusate" disse mentre si alzava e correva via. Sperò che i Vorcha avessero capito che non si trattava di una mancanza di rispetto, ma proprio non riusciva ad ingerire nulla. Non era la natura sconosciuta del piatto che le avevano servito, nè l'odore nauseante di morte che permeava l'aria.
    Si trascinò barcollante fino all'uscita, ma l'aria non voleva proprio essere più respirabile. Così si ritrovò con la schiena poggiata su una grossa colonna, ed il suo guardo si mosse verso il cielo.
    "Gran bella serata, eh?"
    Sheera ebbe quasi un sussulto: non si aspettava di sentire quella voce, nonostante fosse stata lei stessa a chiedere ai Vorcha di risparmiarlo.
    Guardò verso l'origine della voce, alla sua destra. Steve era stato legato grossolanamente ad un palo, ma l'uomo non sembrava comunque intenzionato a scappare. Vuoi per la mancanza d'animo, vuoi per la pessima situazione in cui si trovava. La Quarian aveva convinto i Vorcha a tenerlo in vita, così che potessero interrogarlo, e nonostante questi non avessero preso bene questa richiesta, l'amico di Furiosa garantì per lei... Ma comunque si riservarono il diritto di scaricare l'adrenalina su di lui.
    Non aveva assistito alla scena, ma a giudicare dalle sue condizioni, doveva aver perso qualche dente, le sue costole a pezzi e probabilmente anche qualche arto avrebbe richiesto l'amputazione.
    "Sopravvivrai?" chiese quindi Sheera, e la risposta dell'uomo fu preceduta da un ghigno.
    "Non trovi sia una domanda piuttosto sciocca? Insomma, guardami. Ho la faccia di uno che sopravvivrà?"
    "Beh, cerca di tenerti vivo, almeno fino all'interrogatorio. Ti darò una morte rapida, dopo."
    "Come sei gentile, Quarian. In un'altra vita mi sarebbe piaciuto conoscere le amiche di Shen."
    "Non sono gentile. E non sono amica di Shenna. Sono la sua guida e la sua guardia."
    "Mi sta bene. Continua a proteggerla, allora. E' quello che vogliamo tutti."
    Sheera strinse i pugni e si avvicinò verso di lui. Come poteva dire una cosa del genere?
    Si chinò su un ginocchio, proprio di fronte a lui, e lo guardò negli occhi.
    "Volevate proteggerla? Sparandole addosso? Inseguendola per mezza galassia pur di fermarla? Non siete dei protettori, siete dei carnefici."
    Proprio in quel momento notò che dietro di lui, qualche metro più in là, c'era Shenna in ginocchio, intenta probabilmente ad espellere dal suo corpo quello che i Vorcha l'avevano invitata a mangiare.
    "E' uscita qualche minuto prima di te." le disse Steve "Non si è accorta di me, probabilmente cercava un buon punto dove vomitare. So cosa fanno i Vorcha alle loro vittime di guerra, e so quali sono le loro usanze culinarie... Grazie per avermi salvato. Preferisco morire con una lama infilata nella trachea, che su una griglia col rosmarino."
    "Ro-rosmarino?"
    "Sì, è una... Vabè, lascia stare. Va' a parlarle. Io non posso, e anche se potessi, dubito che voglia rivolgermi la parola."

    Sheera si mosse così lentamente, pur di non crollare a terra, che Shenna non la sentì arrivare. Guardò a terra: non era ancora riuscita a liberarsi, e probabilmente non ci sarebbe riuscita.
    "So come ti senti" disse a quel punto, e notò come l'umana rispose con un sussulto, per poi girarsi verso di lei.
    "Anche io ho lo stomaco sotto sopra, e non capisco più cosa mi passi per la mente... Anche se per motivi diversi dai tuoi."
    A fatica si sedette accanto a lei, e poi rivolse lo sguardo verso il cielo. Rimasero in quello stato per qualche secondo, ma poi Sheera interruppe la magia cambiando discorso.
    "Non hai intenzione di parlare con il tuo vecchio collega? Potresti non avere molte altre occasioni." lo sguardo di Shenna sembrava dubbioso, ma la Quarian dubitò che non avesse capito le sue allusioni "Lo interrogheremo, e poi gli daremo una fine degna. Molto più dignitosa di quella che è spettata agli altri soldati... Ma ciò non toglie che domani Steve morirà."
    Un altro piccolo intervallo silenzioso, tagliato dal suono metallico della sua spada contro il vento.
    Restò a fissarla per un po': così nera, così carica di morte fino a quasi sentire il peso delle sue vittime sul polso... Riusciva quasi a sentire l'odore di sangue fresco che si sprigionava ogni volta che la lama penetrava nelle carni delle sue prede.
    Ma quella preda non era sua.
    "Sto per chiederti una cosa importante, e che probabilmente non vorrai fare." abbassò la lama e la mosse verso le ginocchia dell'umana "Hai bisogno di chiudere con il passato. Domani dovrò giustiziare Steve, ma voglio che sia tu a farlo."

     
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    Banshee

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    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria




    Il banchetto era stato più divertente del previsto; oltre a una gran quantità di manicaretti accompagnati da un’abbondante dose di vino e sostanze alcooliche non meglio definite, i vorcha si erano sbizzarriti in canti e balli per celebrare la vittoria a cui Furiosa si era unita volentieri con la sua solita verve.
    La mercenaria, inizialmente, aveva preferito stare accanto ai suoi compagni ma questi si erano dimostrati piuttosto noiosi e di poca compagnia per cui, quando Shenna abbandonò i commensali per liberarsi lo stomaco da ciò che aveva spizzicato, seguita a ruota dalla seriosa quarian, Furiosa si era finalmente lasciata andare alla festa che tutto intorno a lei andava via via facendosi più chiassosa.
    < Non so tu ma io ho voglia di spassarmela stasera. > disse a Rael mentre si alzava e cominciava a battere le mani a tempo. < Fossi in te mi butterei, quarian…quando ti ricapita una festa organizzata dai vorcha? > aggiunse strizzando l’occhio al quarian e gettandosi nei festeggiamenti.

    Quando la festa stava volgendo al termine, Furiosa incrociò lo sguardo complice di Kasper: era arrivato il momento per lei di ripagare il vorcha del suo aiuto. Con un gesto della mano, invitò il capo dei vorcha a cominciare ad avviarsi verso il suo alloggio e, dopo avere salutato i commensali, la nerboruta mercenaria seguì i passi di Kasper, rassegnata a quell’ “incontro” amoroso non esattamente apprezzato.
    Quando entrò nella casa di Kasper, il vorcha era già a letto…addormentato come un pupo.
    < E’ così che accogli una femmina nei tuoi alloggi, Casanova? > domandò divertita Furiosa andando a scuotere per una spalla il vorcha che, però, non diede cenno di svegliarsi.
    < Andiamo! > incalzò l’umana scuotendo più forte < Non voglio perdere tutta la serata… >
    < Non credo che il tuo amico si sveglierà tanto presto. > disse una sensuale voce femminile alle sue spalle accompagnata dal freddo metallo della canna di una pistola che premeva sulla nuca di Furiosa.
    < Cazzo! > esclamò l’umano irrigidendosi, pronta a scattare.
    La canna si staccò dalla nuca e Furiosa sentì i passi dell’anonima minaccia allontanarsi < Non ho intenzione di ucciderti. > disse la voce accomodandosi su una sedia < La pistola è solo una precauzione…avanti, girati e mettiti comoda. Dobbiamo parlare. >
    Furiosa si sciolse un po’ e si voltò trovandosi davanti la figura attraente di una asari < Ma tu sei…porca troia…Selene? Che ci fai qui? >
    < Tenente Selene. > la corresse l’asari sorridendo alla buffa espressione sbalordita con cui reagì Furiosa < Vi stiamo addosso da quando avete lasciato Omega. > cominciò a spiegare l’asari accavallando le gambe sensualmente < Ho l’ordine di recuperare i dati geth in possesso della Sparkle…con le maniere buone possibilmente o con le cattive, preferibilmente. In qualsiasi altra occasione, vi avremmo già ucciso e recuperato il disco ma tu mi piaci…mi piaci molto. Hai carattere e sei piena di sorprese! Stavamo per ingaggiare Cerberus per salvarvi e mi hai veramente stupito per come te la sei cavata. >
    < Mi hai preso per il culo! > replicò Furiosa stizzita < Sai dove li devi mettere i tuoi complimenti? > aggiunse puntando un indice minaccioso verso l’asari.
    Selene fece finta di non avere sentito, continuando da dove era stata interrotta < E’ proprio perché mi piaci che sono qui. Se riuscirai a consegnarmi il disco, tu e la Sparkle potrete andarvene per la vostra strada. Vivi. E chissà, magari io e te potremmo conoscerci meglio. > aggiunse maliziosa rinfoderando la pistola.
    < Shenna ci tiene troppo a consegnare i dati ai quarian. Come cazzo pensi che io possa sgraffignarle il disco? >
    Selene si sporse dalla sedia, fissando Furiosa dritta negli occhi < Non è affar mio come riuscirai. Però, ti assicuro che i quarian sono gli ultimi a cui quei dati dovrebbero giungere. Quei deficienti si stanno preparando a una guerra con i geth e ogni aiuto in più che ricevono, avvicina il giorno dell’attacco e in questo momento, l’ultima cosa di cui la Galassia ha bisogno è una guerra da cui i quarian usciranno estinti. Se invece i dati arrivassero a noi, li utilizzeremmo per studiare i geth, scoprire i loro segreti e non solo i loro. Consegnaci i dati e vinciamo tutti. >
    Furiosa rimase in silenzio per lunghi secondi a soppesare le parole dell’asari. Anche lei pensava che consegnare i dati ai quarian non fosse la mossa più saggia, soprattutto dopo avere conosciuto una quarian come Sheera che non faceva altro che confermare l’ipotesi degli istinti bellicosi esposta da Selene.
    < E perché dovrei dare il disco alle Asari? Perché non all’Alleanza? Alla Primazia? O anche al maledettissimo Cerberus? Devi fare di più per convincermi. > disse accomodandosi meglio sulla sedia.
    < Stiamo trattando? > domandò divertita Selene ricevendo un gesto d’assenso da parte della mercenaria < Hai ragione. Potresti consegnare i dati a chiunque e, effettivamente, anche l’Alleanza era sulle vostre tracce ma la tua cara amica quarian ci ha fatto il piacere di eliminare il loro agente. >
    < Grazie al vostro aiuto… > aggiunse Furiosa.
    Selene si strinse nelle spalle indifferente < Quando conosci il tuo nemico, non è difficile farle fare ciò che vuoi e io conosco molto bene la Vas Talrus. > disse terminando la frase con un tono adirato < Ad ogni modo, questa è la mia offerta: consegnaci il disco e in cambio avrete salva la vita. In più, offriremo protezione alla Sparkle sia da Cerberus che dai quarian. Quanto a te, potrai chiedere la ricompensa che preferisci: soldi, proprietà su Thessia o su una nostra colonia…qualsiasi cosa. >
    < E i due quarian? >
    < Loro non fanno parte dell’accordo. Il quarian maschio non è nella lista dei cattivi quindi avrà salva la vita. Per quanto riguarda la Vas Talrus… > Selene si passò il dito sulla gola da una parte all’altra con un segno inequivocabile.

    Furiosa soppesò le parole per circa un terzo di secondo prima di alzarsi dalla sedia con la mano tesa < Affare fatto! > esclamò gioiosa stringendo la mano dell’asari e attirandola a se < Senti… > le sussurrò in un orecchio dolcemente < …avevo in programma un po’ di movimento per questa notte… > disse indicando Kasper che dormiva alle sue spalle < …magari potresti aiutarmi tu. >
    < Devo tornare dal mio equipaggio… > replicò non molto convinta Selena.
    < Prendilo come un acconto sul mio pagamento! > rispose la mercenaria mentre sollevava dalle natiche l’asari e la spingeva contro il muro, baciandola avidamente.


     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    Nonostante la stanchezza, Steve non riusciva a cedere al sonno. C'era prima di tutto il bruciore delle ferite a tenerlo ben vigile, e subito dopo l'idea di quello che sarebbe stato l'interrogatorio il giorno successivo: gli metteva un'ansia tremenda; a questo si aggiungevano gli schiamazzi e le urla sguaiate che provenivano da luogo della "festa", e come se tutto ciò non bastasse, c'erano i morsi della fame a tormentarlo regolarmente.
    E poi a che pro riposare? Sarebbe solo servito a sprecare quegli ultimi momenti che aveva a disposizione per guardare il cielo stellato.
    Ma prima ancora che le stelle, davanti agli occhi aveva le immagini cruente di quel giorno, immagini che offuscavano ogni luce: i suoi compagni massacrati da quelle belve, Dahlia stessa... Quando l'aveva vista cadere, forse proprio in quel momento, aveva capito che la sua vita si sarebbe conclusa lì.
    Ma chi poteva aspettarsi una resistenza del genere?...
    Un'ombra si parò davanti a lui. Inizialmente, Steve non comprese di chi si trattasse, ma quando la vide avvicinarsi e chinarsi, per sedersi davanti a lui, riconobbe i grandi, innocenti occhi verdi di Shenna.
    "Un gran bel party" - esordì, facendo un cenno in direzione del banchetto dei vorcha - "Sarei venuto anche io, ma dicono che abbiano messo qualcosa di strano nel ponche..."
    "Non posso aiutarti, Steve".
    La voce della ragazza suonava incredibilmente ferma. Quasi non sembrava appartenere a lei.
    L'altro, dopo la sorpresa iniziale, si concesse una risata - "Nah... Certo che puoi. E' solo che non vuoi".
    "Ti sbagli...".
    "Vuoi aiutarmi? Davvero?" - Steve, inconsciamente, si protese in avanti - "Aspetta che tutti cadano ubriachi, sgozzali uno per uno; mi sleghi, prendiamo una delle loro navi e andiamo via".
    La ragazza lo guardava con occhi spalancati e terrorizzati: ora sì che la riconosceva.
    "Vedi, Shen... Si può fare" - affermò, amaramente - "Ma tu non lo farai. Perché hai fatto una scelta. E ora sai anche tu, finalmente, che cosa questo significhi".
    Ritornò ad appoggiarsi al palo a cui era legato e sospirò - "Non te ne puoi stare per sempre nel tuo bel limbo pacifico, sempre dalla parte di tutti... Prima o poi la tua pistola dovrà puntare da qualche parte, e se ti rifiuti di sparare sarà comunque tutto inutile".
    Ora Shen aveva abbassato lo sguardo, colpita nel segno dalle sue parole.
    "Io non so dove intendi andare a parare con questa storia, Shen" - continuò poi l'altro, approfittando di quel silenzio - "Ma... credi ne valga davvero la pena? Tutte queste vite... la tua stessa vita, Shen! Insomma... che cazzo stai facendo?".
    Dal modo in cui Shen alzò lo sguardo, Steve percepì uno stato d'animo nuovo. Incredibilmente, i suoi occhi erano asciutti, anche se turbati.
    "Sto scegliendo, Steve" - rispose - "Sto scegliendo quello che è giusto per me".
    "Davvero?" - fece l'altro, seccato - "E cosa ne è del tuo altruismo?"
    "Cerberus mi ha strappato da mio padre; mi ha usata con il pretesto di regalarmi una vita migliore; ha cercato di cambiarmi, di peggiorarmi, e una volta mi ha quasi sacrificato per tendere un'imboscata a qualcuno che andava eliminato. Ora mi bracca, per uccidermi. Tu questo lo sai, Steve. Tutti lo sapete. Perciò, credo che il mio senso di colpa non sarà così pesante se scelgo di riscattare mio padre, e se questo vuol dire che tu e tutti gli altri dobbiate morire... Beh, non sono stata io a mettervi quell'uniforme, né a chiedervi di fermarmi".
    In quelle parole, Steve lesse la sua condanna, eppure si lasciò sfuggire un sorriso - "Parli quasi come una donna, Shen" - ammise, con una punta di orgoglio - "Ma parlare e agire sono due cose diverse".
    "Allora l'ultima cosa che vedrai ti stupirà" - promise lei. Per la prima volta, Steve si sentì incapace di fronteggiarla.
    La ragazza si alzò e gli voltò le spalle ma, prima di andar via, aveva qualcos'altro da dirgli - "Ricordo ancora dove abitano tua moglie e tua figlia. Non lascerò che paghino per i nostri sbagli".
    Non ce l'avevano fatta le ferite, non il pensiero della morte imminente, né delle torture che lo attendevano, ma il ricordo della sua famiglia riuscì da solo ad aprire uno squarcio nella tenacia di Steve, che chinò la testa e cominciò a piangere.
    Shenna non aveva intenzione di restare ad assistere, probabilmente sentiva già gli occhi pizzicarle dolorosamente, ma Steve la fermò ancora.
    "Shen... aspetta" - disse, con la voce rotta dal pianto - "Ho... un localizzatore... dietro l'orecchio...".
    "Co-cosa?" - la ragazza tornò indietro e si inginocchiò di fronte al soldato - "Un localizzatore? Vuol dire che...?".
    "Ne verranno altri" - continuò Steve, con gli occhi a terra - "Dovete... andare via..."
    Shenna saltò in piedi e, senza dire altro, corse a cercare Sheera.


     
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  11. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    Le fiamme dei falò lambivano macabri arrosti impilati su spiedi artigianali, illuminando il banchetto con la loro luce palpitante.
    I musi ghignanti dei presenti, resi ancora più grotteschi dalla penombra, incorniciavano la scena, la quale convinse Rael che quella non era esattamente il suo genere di festa. La sua natura destro-ammino per un volta si rivelò utile, perchè gli consentì di evitare il piatto della casa e limitarsi a provviste di soppravvivenza provenienti dalla sua gente.
    Preferì non pensare a come i Vorcha fossero entrati in possesso di quella roba, e si curò di finire l'insipida razione di stufato di velsh liofilizzato il più rapidamente possibile. Impaziente di allontanarsi da lì pescò da una confezione scolorata una manciata di barrette nutritive, infilandole poi in una tasca della cintura mentre si alzava dalla rozza panca facente parte di una delle tetre tavolate dello spiazzo.
    Mentre si avviava a lunghi passi lontano dal bivacco buttò l'occhio alle sue spalle in cerca di Shenna e le altre. Non riuscì a scorgere nessuna di loro, perciò decise di fare una visita alle navette abbandonate in mezzo al teatro dello scontro. Non gli era ancora stata annunciata la decisione presa da quella strana compagnia nei suoi riguardi, ma a giudicare da come Furiarossa si era rivolta a lui poco prima di lasciare la festa sembravano esserci buone possibilità per lui di unirsi al gruppo.
    Giunto al cospetto di quei mesti rottami anneriti, appena visibili alla fioca luce delle stelle, iniziò a sondarne le sagome con una torcia che era riuscito a fissare ad uno spallaccio della tuta. Puntò alla navetta che non si era incendiata durante l'assalto, il cui scafo conservava ancora qualche porzione bianca lucida tra spruzzate di sangue e fori di proiettile. Fu costretto a fondere con il suo Factotum i cardini dell'unico portello laterale ancora praticabile, e dopo una manciata di minuti si introdusse all'interno.
    La torcia illuminò le due file di sedili che avevano occupato i soldati pro-umani, le cui aste di sicurezza erano tutte ancora alzate. Un paio di connettori d'energia pendevano dal soffitto sinistrato, sputando di tanto in tanto qualche grappolo di scintille azzurre. Tutto ciò che trovò fu una clip termica incastrata sotto un sedile ed una mano guantata probabilmente proiettata all'interno da un'esplosione.
    Deluso, sbirciò nella cabina di pilotaggio, la quale era occupata da due sedili e una console bruciacchiata. Un dannato colpo di mortaio aveva perforato la corazza anteriore mandando in pappa tutto il sistema di navigazione e manovra. Nel trafficare con i pulsanti inerti della console Rael sussultò, notando che uno dei piloti, o ciò che ne rimaneva, sedeva ancora composto alla sua postazione, con la lastra di un pannello della cloche piantata tra il casco e la corazza del tronco. Mentre ne perquisiva le tasche urtò il suo braccio destro, il quale slittò lungo la cloche facendo scattare una levetta.
    "ghrshrg.... qui Stazione Controllo... partenza squadra Bravo 3 e Theta.... calcolo rotta e invio coordinate al.... localizzazione segnale confer........ "
    Il silenzio calò di nuovo quando il pannello trasmissioni, privo di alimentazione residua, si spense definitivamente.
    A giudicare dal raggio di trasmissione che il ripetitore della navetta avrebbe dovuto avere, Cerberus conduceva ancora attività in quel sistema. Cosa poteva cercare Cerberus in quel settore se non loro?
    Rael diede due pacche sulla scapola del pilota, il quale sembrò scosso da un macabro fremito, poi abbandonò la navicella per tornare all'area falò.
    Nell'aggirare i precari baraccamenti Vorcha per poco non si scontrò con Shenna, la quale con un'unica parola riuscì a farlo incupire.
    "Arrivano".

     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Era stanca.
    Era stanca di sentirsi così male, così debole ed impotente. Dopo la chiacchierata con Shenna la sua temperatura tornò a salire vertiginosamente, e per un po' non riuscì a distinguere il cielo dalla terra. Fu proprio Shenna a ricollegare la sua mente. L'umana era accompagnata dall'altro quarian, Rael, e la avvisarono del pericolo.
    Fece tutto il possibile per mettersi in piedi ed ignorare i capogiri che periodicamente la assalivano, ma ad un certo punto dovette ammettere di aver bisogno di aiuto. Senza chiedere, la sua mano si aggrappò alla spalla di Rael. Non si fidava ancora di quel Quarian misterioso, ma non aveva altra scelta. Aveva visto il turbamento negli occhi di Shenna. L'umana aveva sperato che il massacro fosse finito, e invece altri agenti di Cerberus sarebbero arrivati a momenti a riscuotere la vendetta in nome dei compagni caduti... O probabilmente per provare a completare l'opera e catturare Shenna.
    "Prendiamo Furiosa e andiamo via da qui" disse nel corso della camminata, rivolta a Shenna "Quando gli uomini di Cerberus arriveranno, ci saranno solo due modi in cui potrà finire. Non sappiamo che equipaggiamento avranno, quanti saranno e se riusciranno a sfondare le difese antiaeree."
    La proposta che stava per fare all'umana dagli occhi verdi, probabilmente non sarebbe affatto piaciuta a Furiosa, ma a Sheera non importava affatto. L'unica cosa importante era Shenna ed il suo disco.
    "Lasciamo che siano i Vorcha ad occuparsene... Ci faranno guadagnare il tempo necessario a seminarli."

    Trovarono Furiosa appisolata in una stanza, in biancheria intima accanto al suo amico Vorcha.
    A svegliarla ci pensò Sheera, adesso poggiata con le mani ed il fondoschiena ad un tavolino.
    "Janie" chiamò "JANIE! Dobbiamo andare."
    A quel punto la rossa aprì gli occhi e si mise seduta.
    "Stanno arrivando dei rinforzi di Cerberus. Vestiti, ti spiegheremo tutto fuori." Detto questo, Sheera indicò agli altri due compagni di uscire ed aspettare fuori, ed una volta arrivati all'altro lato della porta, accuratamente chiusa, si rivolse a Shenna.
    "Lo sai che questo complica le cose, vero?" chiese la Quarian, in maniera estremamente criptica "Mi riferisco al tuo amico Steve. Non abbiamo più il tempo per interrogarlo, e non possiamo nemmeno portarlo con noi. Restano due cose da fare: possiamo lasciarlo ai Vorcha, oppure..." Staccò la sua Paladin dalla placca magnetica della coscia, e la porse a Shenna. L'umana aveva già una pistola, ma la sua Paladin era di gran lunga più potente. Avrebbe facilmente bypassato gli scudi del soldato, e molto probabilmente quello stesso colpo l'avrebbe ucciso rapidamente e indolore.

     
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    Banshee

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    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria




    Furiosa saltò giù dal letto cominciando a girare per la stanza a raccattare i suoi vestiti che erano andati a finire un po' dappertutto.
    < KASPER! KASPER!! > richiamò il vorcha che, a fatica, riuscì finalmente ad aprire gli occhi.
    < Dove è io? > si domandò guardandosi attorno stralunato < Io non ricorda nulla. Io entrato in mia casa e poi bu... >
    < Ti ho trovato addormentato... > lo interruppe frettolosa la mercenaria < ...forse hai bevuto troppo o ti è rimasto Udir sullo stomaco. Ma come vedi, il mio debito l'ho saldato ugualmente. > mentì spudoratamente mentre, saltellando su un piede solo, cercava di infilarsi i pantaloni.
    < Io non ricorda. Però ricorda qualcosa che punge me sul collo. > continuò Kasper stralunato, tenendosi la testa tra le mani nello sforzo di ricordare.
    "Stupido vorcha...non è il momento, non lo capisci?" pensò Furiosa maledicendo il vorcha e lanciando un'occhiata a Shenna e Sheera per capire se cominciassero a sospettare qualcosa.
    < Kasper! > lo richiamò severa < I Pelle Rosa stanno tornando, ok? E questa volta sono preparati e incazzati per la fine dei loro compagni! Sveglia la tua banda e datevela a gambe se non volete morire tutti! >
    Il vorcha quasi non la stava ad ascoltare impegnato com'era a cercare di ricostruire cosa fosse successo. < Un ombra alle mie spalle prima di dolore al collo. > disse quasi illuminandosi < E profumo. Profumo di femmina...poi niente...anzi...un nome. Un nome gira in mia testa... > il vorcha fissò Furiosa interrogativo. La mercenaria stava infilandosi la pistola nella cintura e, con un ultimo sguardo speranzoso, ricambiò lo sguardo scuotendo leggermente la testa < ...chi è S... >
    Lo scoppio del proiettile sovrastò le ultime sillabe pronunciate dal vorcha. Il corpo privo di vita di Kasper si accasciò leggero sul letto.
    Furiosa, con ancora la pistola ancora fumante, si avvicinò al vorcha e chiuse lui gli occhi < Sei sempre stato un cazzo di vorcha troppo sveglio! > esclamò scoraggiata < Non avrebbe dovuto finire così. Andiamocene ora. > terminò rivolgendosi ai suoi compagni.
    < Ma...cosa? Perchè? > domandò tentennante Shenna guardando con gli occhi sbarrati Furiosa.
    < Sono stata io a drogarlo, va bene? Non avevo nessuna voglia di saldare il mio debito e così gli ho dato una dose da cavallo di sonnifero. Speravo di fregarlo al suo risveglio ma... > indicò Kasper allargando le braccia rassegnata < ...ve l'ho detto quanto sono orgogliosi i vorcha, no? Per una cosa del genere, sarebbero diventati loro il problema più grosso...altro che Cerberus. > Furiosa finì di rivestirsi e aprì la porta della dimora di Kasper guardandosi attorno circospetta. < Ora andiamo prima che si accorgano di qualcosa. >

    Mentre chiudeva il gruppo che faceva silenziosamente ritorno alla nave, Furiosa era sommersa dai pensieri osservando le spalle dei suoi compagni.
    Avrebbe potuto dire tutta la verità ai suoi compagni; spiegare loro della presenza dei Servizi Segreti Asari, metterli al corrente del fatto che anche l'Alleanza li stava fiutando e che Sheera aveva appunto ucciso un agente dell'Alleanza. Ma era per la presenza di Sheera stessa se non l'aveva fatto.
    Non le piaceva la quarian, non le era piaciuta dal primo momento in cui l'aveva incontrata. Troppo diverse per potere andare d'accordo e, allo stesso tempo, con alcuni tratti del loro carattere troppo uguali per potere andare d'accordo.
    Non era solo colpa di Sheera comunque, erano tutti i quarian a non piacerle; così stupidi da creare un'Intelligenza Artificiale che li aveva scacciati dal proprio stesso pianeta, riducendoli sull'orlo dell'estinzione. E che ora se ne andavano in giro per la Galassia a piangere perchè erano così pochi e abbandonati.
    " Cazzi vostri! Non sono venuti i turian a conquistarvi o le asari o i batarian...il nemico ve lo siete creati con le vostre mani e ora pretendete comprensione? Cazzo, no...vaffanculo a Sheera, a Rael e a tutti i quarian! Vaffanculo alla Flotta Migrante che possa essere risucchiata in un fottuto buco nero! Vaffanculo ai vostri progetti di riconquista di Rannoch che vi porteranno davvero all'estinzione! Perchè non fate atterrare la vostra fottuta flotta su un nuovo pianeta e ricominciate da capo? Da quanti migliaia di anni giocate a fare la parte delle vittime? E per quanti anni ancora terrete sul filo del rasoio tutta la Galassia? Tutti lì a chiedersi quando attaccherete di nuovo i Geth, sperando che sia il più tardi possibile. Tutti lì a manovrare nell'ombra per sabotare i vostri intenti suicidi. " il flusso dei pensieri era un fiume in piena che lasciava uscire tutto il rancore che Furiosa aveva sempre avuto dentro " Vaffanculo a Sheera, alla sua spada di merda e alla sua tutina attillata. Mi guardi sempre con disapprovazione...perchè? Perchè sono una mercenaria? Perchè mi pagano per uccidere? E tu, brutta stronza? Ti credi migliore di me? Sei solo un'assassina spietata che si diverte a vedere morire la gente! E ti stai servendo di una ragazza ingenua per ottenere ciò che vuoi. La uccideresti, vero? Se ti accorgessi che Shenna cambiasse idea, tu la trapasseresti da parte a parte senza neanche battere ciglio. Insensibile, spietata, fottuta puttana quarian! Spero davvero che Selene ti squarci la gola per bene! " con un gesto inconsulto, alzò il dito medio alle spalle della quarian " E vaffanculo anche a Shenna e al suo fottuto disco dati! Dimmi un po' Bambina? E' valsa la pena vedere morire in quel modo i tuoi colleghi per una specie aliena che se ne strabatte il cazzo della tua pelle? Cosa hai provato a vedere morire i tuoi amici? Come si chiamava quella tipa? Dahlia...non era per te quasi come una sorella maggiore? Ho sentito come ti parlava, con apprensione nella voce e la delusione nelle sue parole quando ha capito di averti perso. Tu l'hai lasciata morire per un branco di alieni che non sanno neanche respirare l'aria! E Steve? E Jhon, Michael, Pierugo, Ding Dong, Click Clack e chissà come cazzo si chiamavano gli altri? Amici tuoi...ti sei divertita a vederli arrostire? Per cosa? Per riconoscenza verso un tizio che, per non restare solo, ti ha preso come animaletto da compagnia? " strinse forte le labbra ripensando alla freddezza mostrata da Shenna ma i suoi occhi si spostarono sulle spalle di Rael, l'ultimo arrivato "E tu, Coso...pellegrino...Rael! Che razza di popolo è una comunità che ti sbatte da solo in mezzo all'Universo e ti impedisce di tornare a casa prima di non avere recuperato qualcosa di utile? Gesù Cristo! Neanche gli yagh fanno così! Sai cosa dovresti fare? Trovarti una brava ragazza asari, scopartela davanti e dietro e mettere su famiglia lontano da quelli della tua specie bastarda!"
    La mano di Janie accarezzò il calcio della pistola, ghignante per il pensiero che ora stava invadendo il suo cervello "Sarebbe facile..." pensò estraendo l'arma "...un proiettile nella nuca a testa e la storia finisce qui. Prendo il fottuto disco, lo consegno alle asari, mi trasferisco su Ilium e mi fotto Selene fino a quando non avrò la fica in fiamme. Sembrano i tre porcellini..." tese il braccio puntando la pistola alla testa di Sheera "...oink...oink...oink!" ripetè fingendo di sparare, spostando l'arma prima verso Shenna e infine verso Rael.
    Con un sorriso maro, scosse la testa riponendo l'arma nella fondina "E vaffanculo anche a me che mi vengono in mente queste cazzate. Pensa a come recuperare il disco da Shenna, stronza di una Furiosa...SENZA dovere uccidere tutti quanti!"


     
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  14. Reiky
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    Il primo che si parò sulla sua strada fu Rael e mancò poco che non gli finisse addosso.
    Il quarian non sembrò notare subito il suo stato di agitazione, ma fu sufficiente una parola perché comprendesse la sua improvvisa fretta.
    "Arrivano!" - disse la ragazza, trafelata - "Vieni, dobbiamo trovare gli altri e lasciare questa zona al più presto!"

    Sheera era davvero in pessime condizioni, e questa constatazione non fece altro che aumentare le preoccupazioni di Shenna: non erano in grado di affrontare un'altra ondata.
    Per quanto si sforzasse di celarlo, alla fine la quarian si trovò costretta a sostenersi sulla spalla di Rael per proseguire.
    La situazione, poi, non si fece certo migliore quando la quarian espose la sua intenzione di sacrificare i vorcha per coprire la loro fuga.
    Capiva che l'aliena non era al meglio, e sapeva anche che si trattava di una situazione disperata, ma Shenna non potè fare a meno di fulminarla con lo sguardo.
    "Non arriveremo a questo" - affermò, stoica - "Se non fosse stato per loro, saremmo morte. Non aggiungerò altro".

    Furiosa saltò subito dal letto e cominciò a rivestirsi, chiamando bruscamente il vorcha con cui aveva... beh... Shenna non aveva voglia di pensarci.
    L'alieno sembrava seriamente intontito, e biascicò di una puntura al collo. Shenna riflettè che con tutto quello che avevano bevuto era già tanto che non avessero visto arcobaleni in piena notte.
    Neanche stava dando peso al farfugliare del vorcha, quando Furiosa, estratta la pistola, gli sparò a bruciapelo.
    Shenna cacciò un grido di sorpresa - "Ma... cosa... Perché?!" - esclamò sconcertata, guardando senza crederci l'espressione rassegnata e pacata di Furiosa.
    La mercenaria avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, nulla sarebbe parso anche solo lontanamente giustificabile agli occhi di Shenna, perciò la ragazza si limitò a scuotere la testa e a seguire fuori Sheera, che sembrava intenzionata a dirle qualcosa.
    Si trattava di Steve. Già, Steve, altro problema da risolvere con un proiettile.
    Era così stanca...
    Afferrò la paladin che Sheera le porgeva e annuì senza guardarla negli occhi - "Me ne occuperò io, come ho già detto".

    Accompagnò il gruppo nei pressi della navicella, sostenendo Sheera, e quando furono abbastanza vicini, chiese a Rael di occuparsi della quarian, dopodiché si allontanò per saldare il suo ultimo conto.
    Molti vorcha erano ancora intenti a festeggiare e, per quanto temesse il loro confronto, l'idea di lasciarli ignari di tutto era troppo crudele per lei.
    Raggiunse uno dei piantoni che vigilavano l'area intorno all'accampamento.
    "Mi dispiace rovinare la vostra serata, ma questa zona presto sarà di nuovo sotto attacco" - esordì, senza lasciare spazio ai convenevoli - "Dovete..."
    "Oooh!" - il vorcha appariva su di giri - "Tu vuole che io proteggo te?".
    Al primo passo in avanti del vorcha, Shenna estrasse la Paladin - "Ti prego, ascoltami con attenzione!" - implorò, sperando di spaventarlo abbastanza da risvegliarlo dai fumi dell'alcool - "Un altro battaglione di Cerberus si sta dirigendo qui! Non abbiamo molto tempo! Dovete andare!".
    Finalmente, il vorcha sembrò comprendere che Shenna non stesse affatto scherzando e fece qualche passo indietro, tra il dubbioso e l'allarmato.
    "Cerberus... devo... chiamare comandante...!".
    "Corri!" - esclamò la ragazza, notando con sollievo che il vorcha, finalmente, si dava una mossa.
    Ora non restava che una cosa da fare.

    L'aria si era fatta fredda, tagliente, quasi dolorosa da respirare.
    Le sue dita stringevano ossessivamente la Pistola, come per mantenere ancorata all'idea che tutto quello andava fatto, che non c'erano altre alternative... che a volte un colpo di pistola era davvero la migliore soluzione.
    Ma niente fu più freddo del brivido che le percorse la schiena nel momento in cui realizzò che al palo non c'era più nessuno.
    Osservò con aria incredula i lacci allentati, macchiati di qualcosa che doveva essere sangue, e alle sue narici giunse immediatamente l'odore dolciastro della morte.
    "No... Keelah, no!".
    Sull'orlo della disperazione, la ragazza si guardò intorno, poi si accorse che l'odore proveniva da qualche metro più avanti, proprio oltre ad una siepe: una scia di sangue confermava i suoi sospetti.
    Senza pensare, la ragazza si lanciò oltre la siepe.
    Una mano la afferrò, un'altra le bloccò l'urlo che le era salito dalla gola.
    "Shen, sono io".
    La ragazza urlò contro la sua mano, tentando di divincolarsi.
    "No, ferma, ascoltami!" - sibilò Steve - "Non voglio farti del male! Ti lascerò andare!".
    Solo allora Shenna si accorse dei cadaveri di due vorcha nascosti dietro la siepe. Non si spiegava come tutto fosse successo, ma era successo.
    Steve la teneva tanto stretta da farle male e a nulla valsero i suoi tentativi di liberarsi.
    "Ascoltami, adesso!" - sussurrò l'agente - "Io voglio soltanto restare in vita, Shen. Ti lascerò andare... ma tu lascia andare me".
    La ragazza smise di agitarsi e, con un cenno affermativo, lo convinse a lasciarla andare.
    Respirò avidamente, continuando a dargli le spalle.
    "Voglio soltanto rivedere la mia famiglia, Shen" - continuò a spiegare Steve - "Non dirò nulla né di te né dei tuoi compagni. Io smetterò di darti la caccia..."
    "Lascerai Cerberus?" - domandò la ragazza.
    Steve esitò - "Non è così semplice...".
    "Puoi, ma non vuoi" - fece allora lei, ripetendo quello che fino a pochi minuti fa era stato un attacco diretto a lei. Quell'affermazione sembrò colpire nel segno.
    La ragazza si voltò, con la fronte aggrottata dalla rabbia e dall'amarezza.
    "Tu mi venderai. Non appena metteranno a rischio la tua famiglia, tu dirai loro ogni piccolo particolare".
    Steve non rispose, se non con gli occhi, dove uno sguardo speranzoso si stava trasformando in una preghiera.
    Shenna sollevò la pistola.

    Sulla via del ritorno alla navetta, Shenna notò che l'accampamento vorcha era in subbuglio. Dovevano aver trovato il cadavere di Kasper, e forse erano già partiti in una caccia alle streghe.
    Il pensiero di Sheera in quelle condizioni la spinse ad accelerare il passo.
    Sperava solo che i vorcha non avessero subito pensato alla nave.

     
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  15. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    Rael avanzava cercando di mantenersi il più lontano possibile dalle luci irradiate dai focolari e lampade che punteggiavano il forte diroccato dei Vorcha, il quale era percorso da fugaci pattuglie in stato d'allarme.
    Sorreggendo Sheera, cercava di sorpassare una baracca dopo l'altra cercando di non farsi sorprendere dalle sentinelle, con Furiarossa che li precedeva poco più avanti, conducendoli alla loro nave. Nonostante il suo stato, Sheera al momento non dava segni di cedimento, e si poggiava saldamente a Rael dondolando il capo ogni tanto.
    Sembrava versare in brutte condizioni già al loro primo incontro, e se quell'avanzata non avesse richiesto assoluto silenzio Rael avrebbe voluto chiederle cosa avesse o cosa gli fosse successo, e se magari qualche oggetto del suo kit medico fosse potuto esserle utile. Purtroppo la Quarian non gli aveva detto molto finora e lui non sapeva bene che idea farsi su di lei.
    L'umana ad un tratto fece segno di fermarsi e Rael s'irriggidì immediatamente dietro la paratia di una baracca, la mano guantata libera poggiata sulla fondina.
    Una volta passata la pattuglia il trio proseguì spedito. Shenna si era staccata dal gruppo e li avrebbe raggiunti alla nave, sebbene Rael considerasse questa separazione un rischio evitabile.
    E la sua moto a repulsione? Scrollando la testa, Rael si accorse di essersene ricordato solo in quel momento, ma considerando il fatto che un segnalatore di posizione fosse stato applicato ad essa, chi gliela aveva noleggiata non avrebbe avuto problemi a farla recuperare da un drone.
    Finalmente arrivarono in vista della nave, la quale esternamente non sembrava avere nulla di speciale, ma almeno sembrava abbastanza capiente. La rampa della corvetta si abbassò con uno sbuffo e Furiarossa, con aria cupa, gli indicò sbrigativamente l'ambiente adibito ad infermeria.
    Adagiò Sheera perchè potesse riprendersi, la quale lo ringraziò con un cenno invitandolo a raggiungere la cabina di pilotaggio.
    Fu stupito nello scorgere diversi componenti di indubbia qualità e potenza installati su quella nave apparentemente anonima, il sistema energetico e quello di propulsione erano stati perfezionati ed ottimizzati con piccoli accorgimenti più comuni nelle navi della Flottiglia che in quelle del Consiglio o dell'Egemonia, e ciò donava all'interno della corvetta un'aria insolitamente familiare.
    La cabina di pilotaggio era vuota, e Rael si limitò ad accendere i sistemi interni e settare il sistema di alimentazione dei motori a livello preliminare, in maniera da celare la loro presenza a bordo in attesa che Shenna tornasse, oppure che Furiarossa gli dicesse che fare.
    A proposito, dov'era Furiarossa?

     
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73 replies since 4/4/2016, 21:53   1103 views
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