Keelah Se'Lai

Sistemi Terminus

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  1. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    Profili metallici evanescenti rilucevano nel buio, le spie intermittenti proiettavano dalla parete un costante gioco di riflessi ed ombre, diffuso per l'intero angusto ambiente in cui Rael si trovava.
    Per ovvii motivi pratici le navi della Flottiglia disponevano di ben pochi alloggi riservati ai visitatori, di conseguenza era stato sistemato in un vano di quattro metri quadrati posto in una rientranza di una passerella di servizio, non abbastanza lontana dai reattori della nave per non sentirne i toni bassi e persistenti. Confidava che a Shenna e Furiosa fosse stata assegnata una sistemazione migliore, visto che avrebbero dovuto passarci abbastanza tempo.
    Il vano era circoscritto da tre spesse paratie e un telo impolverato sul lato che dava sulla passerella, e offriva appena lo spazio per una branda squadrata e rigida. Ciononostante egli era seduto a terra, la schiena poggiata a condotte di gas percorse da agganci simili a vertebre.
    Lasciata l'infermeria si era recato con Shenna al ponte ufficiali, venendo però fermati sulla soglia dai marine a guardia, i quali li avvisarono che il vice comandante e il suo staff non erano reperibili al momento. Lo sconcerto di Shenna venne però soffocato dal ritorno di Leyra, la quale fornì a Rael le coordinate del suo alloggio accompagnando poi Shenna al suo.
    Passando per il ponte equipaggio, Rael si era imbattuto inaspettatamente in Seeto'Nel, un Quarian conosciuto ai tempi dei corsi di formazione tenuti sulla nave accademia 'Zenor'.
    Sistematosi poi dietro un bancone e offertogli un bicchiere, Seeto si informò su cosa lo avesse condotto sulla Ketos, avviando una conversazione che gli aveva risollevato almeno in parte l'umore.
    Le possibilità che il capitano tornasse in anticipo erano scarse, e il suo vice probabilmente sarebbe stato impegnato ancora per molto. Le procedure di spostamento della flotta erano a prima vista immediate e ordinate, ma la difficoltà stava nei preparativi: orchestrare le rotte di ogni singola nave rispetto le altre non era semplice, ed i calcoli da compiere non ammettevano errori.
    Ciò però permetteva alla massiccia flotta di mantenere sempre una disposizione coesa e organizzata, solo così in caso d'attacco si potevano minimizzare le perdite e concedere linee di tiro pulite alle navi offensive. Se c'era qualcosa di peggio di un attacco pirata era trovarsi tra i pirati ed un incrociatore da battaglia alleato coi cannoni carichi.
    La passerella esterna, fino ad allora deserta, vibrò sotto i passi di più individui. Lo scostamento della tenda divisoria ferì la tenebra del vano, rivelando un Quarian impettito accompagnato da due marine. Rael si alzò prontamente appena riconosciute le punzonature sugli spallacci e la fascia rossa legata al braccio.
    "Pellegrino Xerol nar Narvik, ci risulta che tu abbia fatto ritorno dal tuo viaggio in circostanze non regolari, senza rispetto alcuno delle procedure e privo di qualsiasi obbiettivo di recupero o studio. La commissione le ordina di giustificare la sua situazione."
    La flottiglia disponeva di una commissione disciplinare, un'organizzazione che si occupava di assicurare l'ordine in caso di mancanze di qualsivoglia equipaggio e garantiva l'osservazione delle leggi su cui la Flotta si fondava. Controllare la regolarità dei rientri dal Pellegrinaggio era tra i loro compiti, e sebbene l'operato della commissione rimanesse solitamente intangibile, quando essa fiutava tracce di irregolarità poteva rivelarsi in tutta la sua efficenza nell'attuare provvedimenti nei riguardi dell'incauto.
    "Commissario Vaal.." esordì Rael leggendo l'ID sul distintivo "... ho fatto ritorno per far curare adeguatamente un membro distinto della Flotta, e non a mani vuote, bensì in compagnia di persone in possesso di dati di massimo interesse per la Flottiglia e l'Ammiragliato."
    Se i marine potevano sembrare in qualche modo interessati, l'inflessibile commissario non battè ciglio.
    " Non ci risulta dichiarato alcunchè dagli atti, pertanto se foste in possesso di un oggetto di tale nevralgica importanza come tu sostieni, allora dubito che persino le autorità amministrative della nave abbiano potuto non spendere una parola a riguardo."
    Piccato dalla ripetuta negazione del 'lei' da parte del supponente commissario, Rael si impose di rimanere sull'attenti, replicando freddamente: "Signore, lo staff di comando non ha ancora potuto condurre un'incontro a riguardo, può chiedere anche alle mie compagne di viaggio, confermeranno ogni parola. Non attendiamo che offrire alla Flotta ciò che non senza rischi ci siamo impegnati a consegnare."
    Il commissario dichiarò che avrebbe verificato ogni fatto, ogni dichiarazione, poi, giunti i guanti dietro la schiena e voltosi verso la soglia e i marine aggiunse:" Fino ad allora, Rael'Xerol nar Narvik, considerati in stato di fermo fino a nuovo ordine."
    I marine rimasero sulla passerella, la tenda calò, lasciando Rael solo, piantato nel bel mezzo del vano nuovamente pesto.



    Edited by Rael'Xerol - 30/11/2016, 19:18
     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Era stato un calvario. Tutta quella storia di Shenna, l'umano, i Vorcha, le Asari... Furiosa. Sheera era giovane, ma di cose ne aveva viste.
    Viste, non vissute direttamente. Tutta quella vicenda era forse l'impresa più difficile che si era mai posta di fronte a lei, e questo la rendeva orgogliosa. Aveva fatto cose poco apprezzabili durante quella avventura, ma nonostante tutto si sentiva fiera di averla portata a compimento...
    E mai come in quel momento, era contenta di essere di nuovo a casa.
    Si era svegliata con quei pensieri, il giorno successivo. L'effetto dei farmaci era passato, e finalmente anche i suoi pensieri cominciavano ad avere un senso. Si toccò la spalla: alla pressione, la ferita le faceva ancora un po' male, ma era chiusa ed ogni rischio di infezione era stato scongiurato, così come la febbre.
    Fu il pianto dei gemelli a risvegliarla dal torpore. I due lamenti furono quasi subito placati e sostituiti da una voce dolce che canticchiava un motivetto rilassante. Sheera, con gli occhi rivolti al soffitto, si lasciò ammaliare dalla melodia ma le ci volle un po' per riconoscerla.
    "Inno alle montagne, di Lia'Baal." mormorò. Era quello il nome della canzone, che sua madre stessa le aveva fatto conoscere.
    Le aveva raccontato della sua origine: quella canzone risaliva addirittura ai tempi di Rannoch, e la compositrice Lia'Baal l'aveva scritta in un periodo sereno della vita dei Quarian. Era letteralmente una lode alle montagne del loro mondo, così alte da fungere da scudo, così belle e naturali da far impallidire le ingegnose città quarian.
    Fu anche la canzone che i Quarian cantarono, quando dagli oblò posavano lo sguardo su Rannoch per l'ultima volta.
    Il volto di Sheera si mutò in un sorriso amareggiato. Era così eccitata dal tornare alla flotta, la chiamava casa... Ma la loro vera casa era grande, sferica e decorata da gigantesche catene montuose.
    I suoi pensieri vennero interrotti da qualcuno che, gentilmente, bussava alla sua porta.
    "Avanti" rispose Sheera, mettendosi a sedere sul letto. A quel punto la porta si aprì, mostrando un Quarian piuttosto alto ma magro, con un datapad su una mano ed una fascia rossa legata al braccio opposto. L'uomo si fece avanti, e due marine lo seguirono a ruota.
    "Sheera'Zonn?" chiese lui, visibilmente indispettito dalla mancanza di rispetto della donna, che non si era minimamente preoccupata di alzarsi in piedi.
    "Sheera'Zonn vas Talrus." rispose seria. La verità era che non gli piacevano i commissari, nè la commissione dietro di essi. Era giusto punire i pellegrini di ritorno a mani vuote, ma il pellegrinaggio era più una formalità che altro, ed in genere anche il più piccolo dei doni era ben accetto. Alcuni commissari, però, non vedevano questa filosofia allo stesso modo, e pian piano cercavano di inculcare questa mentalità anche all'interno dell'Ammiragliato. "E lei chi sarebbe?"
    L'uomo indicò la fascia rossa, e pronunciò il suo nome "Sono il commissario Keno'Vaal vas Secal. Il Conclave mi ha incaricato di ispezionare questa nave ed i relativi ritorni dai pellegrinaggi, per tutta la settimana a venire."
    "La interrompo subito, allora." Si intromise Sheera, porgendo la mano davanti e rispondendo con voce annoiata "Mi sembrava di esser stata chiara quando l'ho corretta sul mio nome, commissario. Non sono una pellegrina, quindi non mi spiego il motivo della sua visita."
    Il commissario drizzò la schiena, parecchio disturbato dalle maniere della donna, il che provocò un leggero sorriso sul volto di Sheera.
    "Crede che l'amministrazione della Flotta abbia tempo da perdere, signorina Zonn?"
    "No, ma la... Commissione disciplinare, di cui sostiene di far parte, non è ancora stata approvata legalmente dall'Ammiragliato, perciò mi sa proprio che quella che sta perdendo tempo sia proprio io, signor commissario."
    "E' stata approvata dal Conclave, signorina Zonn. La voce del popolo quarian, e lei sa bene che la nostra specie mette la collettività davanti a tutto."
    "La nostra specie, signore, è la stessa che ci ha fatti esiliare da Rannoch. I Geth erano stati approvati dal 90% della popolazione, e guardi dove siamo ora."
    "La pensi come vuole, signorina Zonn, ma il Conclave ha convinto l'Ammiragliato ad avviare il nostro operato fino all'approvazione della legge. Perciò si limiti a rispondere alle mie domande."
    Sheera sbuffò. Se c'era un modo per rovinare una bella giornata, era proprio una visita della commissione.
    "Lo prendo per un sì." continuò Keno'Vaal "Comincio col chiarire subito che le questioni a cui le chiedo di rispondere non riguardano lei, ma il suo compagno d'equipaggio Rael'Xerol nar Narvik. Egli è un Pellegrino, è si è presentato alla nave Ketos privo di un dono con il quale essere accolto. Conferma?"
    "No, no che non confermo. Siamo qui con una missione, con dei dati di vitale importanza. E il solo fatto che ci abbia scortate fin qui è un dono sufficiente!" rispose alterata, finalmente alzandosi in piedi... Azione che fece sorridere soddisfatto l'antipatico commissario.
    "Questo sarà la commissione a constatarlo, Sheera'Zonn. Per ora sono sulla Ketos a raccogliere informazioni, non a stabilire una sentenza. Ad ogni modo, dagli atti non è stata confermata la presenza di alcuno di questi dati di vitale importanza. E la semplice scorta di una Quarian e due straniere non è considerabile un dono, ma un'opera che potrebbe anche gravare sulla sicurezza stessa della Flotta. Per ora è tutto, può tornare a sedersi. Le auguro di rimettersi presto, signorina. Se le cose continuano così, la sua permanenza e quella dei suoi compagni a bordo di questa nave, potrebbe non durare quanto stabilito fin'ora."
    La porta della stanza si aprì e Sheera tornò a sedersi, frustrata, ma con un'idea sempre più chiara e nitida nella sua mente.

    I medici non avevano ancora ufficializzato la sua dimissione dall'infermeria, ma Sheera si sentiva bene e non aveva più tempo da perdere. Percorse i corridoi e le scale fino al ponte principale, dove era sicura di trovarla.
    Eccolo il suo obiettivo, proprio appena uscito da quello che doveva essere un bar.
    "Janie!" esclamò dalla piattaforma opposta, la cui ringhiera si affacciava sulla grande piazza. "Ho bisogno di parlarti, sta' ferma lì."
    Si erano accostate sul bordo della ringhiera, in un modo che mai avevano fatto prima... Da alleate.
    "In parole povere, dobbiamo convincere questo brutto figlio di puttana a presentare le nostre informazioni al Conclave." disse Sheera, dopo aver raccontato all'umana dell'incontro con il commissario.
    "In questo modo, non solo toglieremmo Rael da eventuali problemi con il suo pellegrinaggio, ma forse non sarai costretta a stare qui per altri due giorni. Solo... So che non è facile per te, e avrei chiesto a qualcun altro se avessi potuto: niente violenza. Dobbiamo convincerlo, non minacciarlo... Però è molto più facile convincere la gente, quando hai dei bicipiti come i tuoi."



    Edited by •Gabry‚ - 8/12/2016, 14:30
     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    "Come sarebbe a dire non reperibili?!"
    Shenna era passata dall'agitazione all'irritazione nel giro di poco tempo. Mettere piede sulla Flotta, a quanto pareva, non stava a significare che la sua missione fosse conclusa. Il destino continuava a metterle i bastoni fra le ruote, e la ragazza iniziava a sentirsi davvero stanca. Anche ad un passo dalla realizzazione dello scopo della sua vita, aveva un'enorme voglia di mollare, di fronte a tutte quelle difficoltà.
    "E come fate in caso di emergenza? Se a lui spettano questi poteri decisionali, come gestite queste situazioni se non siete nemmeno in grado di prendere contatto con lui?"
    "Questa non è un'emergenza, umana".
    "Oh, lo è eccome!" - sbottò l'altra facendo un passo avanti inconsciamente. A quel gesto, i due marines portarono le mani alle armi.
    Era un'altra prova della scarsa fiducia che i quarian riponevano in lei. No, non il lei, ma nella sua razza. E lei non poteva dare loro torto.
    Amareggiata, alzò le mani e regredì - "Chiedo... scusa. Aspetterò il ritorno del comandante, allora".
    "Bene" - concluse il primo marine, tornando in posizione di riposo - "In questo caso, la preghiamo di allontanarsi da qui".
    Shenna indirizzò uno sguardo incredulo a Rael, la cui presenza non sembrava fare alcuna differenza agli occhi delle autorità. A causa del casco, non era in grado di decifrare l'espressione del giovane quarian, e non riusciva ad interpretare il suo silenzio.
    A quel punto, Leyra tornò da loro, quasi come se qualcuno l'avesse incaricata di farli togliere dai piedi. L'atmosfera su quella nave si faceva sempre più opprimente, tanto più che la quarian si propose di riaccompagnarla nella sua stanza, senza aspettare un suo cenno affermativo.
    Senza una parola, la ragazza seguì l'aliena fino ad una striminzita stanzina, scura e disordinata, con un letto a castello.
    Nel buio in cui Leyra la lasciò, Shenna non trovò altro da fare che sedersi e attendere.
    L'oscurità ed il silenzio assoluto, uniti alla stanchezza e all'amarezza dettata dalla situazione, catapultarono la mente di Shenna nel passato. Vivide come non mai, tornarono le immagini di suo padre nei suoi ricordi peggiori, quando gli agenti Cerberus irruppero nella loro casa per rapirla.
    Scosse la testa, strinse le palpebre, tentò di scacciare quei pensieri molesti: non c'era nulla che potesse fare per cambiare quello che era stato, e rivivere quelle esperienze poteva farle solo male.
    Il suo carattere la portava a non abbattersi mai, perciò era raro che si sentisse così a terra. Dovevano essere anni...
    Quando sentì la sua stessa voce, tremolante, sottile e attutita dal casco, intonare le prime note della ninna nanna che le cantava sempre Keen, le apparve estranea e innaturale. Persino quella canzone, alla luce del presente, non aveva più il potere rassicurante di una volta.
    Continuò la prima strofa con più convinzione, ignorando le lacrime che iniziavano a scorrerle sulle guance, ma ben presto la sua voce si affievolì, sostituita nuovamente dal silenzio, interrotto solo dai suoi singhiozzi strozzati.
    Ma la canzone proseguì, stavolta acquisendo un tono più basso e armonioso. Per un istante, Shenna sentì la pelle coprirsi di brividi, essendo quella voce incredibilmente simile a quella di suo padre; poi alzò la testa. Di fronte alla porta dello stanzino vi era una sagoma che, a causa del buio, non riusciva a vedere chiaramente. Era senza dubbio un quarian, ma non era in grado di discernere il colore della tuta; solo gli occhi riuscivano a bucare l'oscurità. Gli occhi... e la sua voce.
    Il quarian si interruppe, per appoggiarsi allo stipite della porta, a braccia conserte - "Questa canzone dovrebbe ricordare solo cose belle" - esordì.
    "E' quello che sto cercando di fare" - rispose debolmente Shenna, tirando su col naso - "Forse non funziona perché non mi appartiene".
    "Di che stai parlando?".
    Shenna tornò a guardarlo. Forse non la vedeva chiaramente, ma poteva accorgersi che non stava parlando con una della sua stessa razza.
    "L'inno alle montagne è la canzone che ogni genitore della nostra razza canta ai propri figli" - continuò l'altro - "Appartiene a tutti i quarian. Anche a quelli che sono lontani da casa. Beh... ora siamo tutti lontani da casa".
    In quella frase Shenna lesse come una rivelazione: tutti quei quarian erano nati lontano dalla terra che li apparteneva, eppure non avevano mai smesso di pensare a Rannoch come alla loro casa. La loro cultura, la loro indole, forse il loro istinto li spingeva continuamente verso quel pianeta che avevano perso per un gravissimo, imperdonabile errore. Quella stessa terra li aveva traditi, con la sua purissima atmosfera, condannandoli in qualunque altra parte della galassia. Ma era casa.
    Forse proprio per quell'imprescindibile legame, era casa.
    E se Shenna aveva perso il suo luogo di appartenenza per l'errore di un umano, tanti altri umani l'avevano invece riavvicinata alla sua natura, facendole riacquistare fiducia e, forse, facendole desiderare un legame. Dahlia, Ben, Steve... Janie.
    "Siamo tutti lontano da casa" - ripeté Shenna, abbozzando un sorriso - "Ma ci ritorneremo. E' il nostro destino".
    "Keelah Se'Lai" - mormorò il quarian.
    "Keelah Se'Lai" - rispose lei. Seguì un lungo silenzio, dopo il quale il quarian riprese la parola - "Conosco tutti su questa nave... ma sono quasi certo di non aver mai sentito la tua voce. Sei forse la quarian ferita che si è imbarcata ieri?".
    "Io non sono una quarian".
    ".... Come?".
    "Sono un'umana" - precisò Shenna, alzandosi e avvicinandosi all'unico fascio di luce presente nella stanza, quello proveniente dalla porta - "Il mio nome è Shenna'Nidor Sparkle. Sono stata cresciuta da Keen'Nidor nar Gozorn, a cui devo la vita, il mio nome e tutto quello che so fare. Ha dedicato a me ogni suo giorno, fino a compromettere il suo pellegrinaggio... e la sua vita. Sono qui per portare a termine quello che aveva iniziato prima di incontrarmi: portare indietro il frutto del suo pellegrinaggio ed essere accolto di nuovo dalla Flotta".
    Il quarian restò in silenzio, forse un po' scioccato dalla rivelazione, ma poi esalò una risata, breve e nervosa - "Devo dire che me l'hai proprio fatta" - disse - "Ero... così convinto... Ma dimmi, in cosa consiste il dono che porti da parte di tuo padre?".
    Shenna sussultò, sorpresa. Era la prima occasione che aveva per parlare dei dati.
    "Informazioni" - spiegò, precipitosamente - "Informazioni sui geth! Ultimi aggiornamenti, spostamenti recenti, nuove armi...".
    Man mano che Shenna snocciolava tutto quello che riusciva a ricordare, il quarian si irrigidiva, fin quando non la afferrò per le spalle, scuotedola delicatamente - "Frena... frena!".
    Shenna si bloccò, riprendendo fiato - "Ti prego, devi aiutarmi! Sembra che nessuno sia interessato, qui..."
    "Io so chi può esserlo" - La interruppe lui. A Shenna pareva sovrappensiero, come se stesse valutando la portata di quelle informazioni.
    "Chi?" - incalzò Shenna, con occhi carichi di speranza.
    "Mio padre" - spiegò l'altro - "D'accordo, seguimi".
    Il quarian uscì nel corridoio e Shenna lo seguì, restando per un attimo abbagliata dalle forti luci al neon. Fuori dalla stanza, vi era un via vai di quarian e per un attimo Shenna temette di aver perso di vista quello che sembrava la sua unica salvezza.
    Poi, vide uno degli alieni voltarsi e fare un cenno spazientito. Aveva una tuta blu con dettagli grigi, e il suo abbigliamento sembrava più curato rispetto alla media dei quarian.
    Shenna lo raggiunse e cercò di sostenere il suo passo - "Non rischiamo di sembrare sospetti?" - domandò, dubbiosa.
    Ma il quarian ridacchiò, stavolta meno nervosamente - "Prima che riescano a farci qualcosa, il fatto sarà già passato in secondo piano... a patto che le tue informazioni siano preziose quanto hai promesso".
    "Ma certo!" - borbottò Shenna, risentita. Poi proseguì - "Ascolta... chi sarebbe tuo padre? Non mi pare che tu mi abbia detto il tuo nome".
    Il quarian la prese per un braccio e la spinse in una stanza, più ampia della precedente, ma altrettanto disordinata. Sulla parete in fondo campeggiava un terminale.
    "Retor'Gerrel vas Ketos" - si presentò, chiudendo e sigillando la porta - "Figlio dell'Ammiraglio Han'Gerrel vas Neema".

    "E'... incredibile" - mormorò qualche minuto dopo Retor, lo sguardo fisso sullo schermo - "Ma dove hai recuperato tutti questi dati?".
    "Ci ho lavorato per tutta la vita" - rispose Shenna, un po' compiaciuta - "Ovviamente, la mia abilità è solo frutto degli insegnamenti di Keen..."
    "Sei in gamba per essere un'umana" - sincerò il quarian, lanciandole uno sguardo veloce - "Non mi stupisce che tu sia riuscita a convincere due della mia razza a portarti qui".
    "Ah..." - Shenna spostò il peso da un piede all'altro, non sapendo cosa dire, né di Sheera né di Rael. Non voleva lasciarsi scappare niente che potesse metterli a rischio.
    "Loro conoscono la portata di questi dati?" - domandò allora Retor.
    Shenna si aggiustò il casco - "Credo di sì".
    "E sai qual è la loro opinione, in proposito?".
    "In che senso?".
    Retor spense il terminale e, in un gesto profondamente degno di fiducia, restituì il disco a Shenna - "Ultimamente, la faccenda dei geth si sta facendo spinosa" - spiegò - "Non si è ancora mosso nulla di rilevante, ma alcuni quarian temono una nuova guerra per la riconquista di Rannoch".
    "...Temono?".
    "La Flotta ha visto giorni migliori" - ammise Retor - "Ora come ora, un nuovo attacco a Rannoch potrebbe esserci anche fatale. Ma queste informazioni... Io credo che possano fare la differenza. Spingerci ad agire, intendo".
    A quelle parole, Shenna guardò sorpresa l'apparentemente innocuo disco dati tra le sue mani, e la sua mente formulò un pensiero che mai l'aveva sfiorata: tutto il lavoro di una vita, il suo continuo operare per il bene, rischiava di tradursi in un nuovo pericolosissimo conflitto.
    Retor strinse tra le sue mani quelle tremanti di Shenna, che tenevano saldamente il disco dati. Anche attraverso il casco, il suo sguardo appariva intenso - "Tornare a casa è il nostro destino. No?".

     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Erano stati gli abitanti della Ketos ad indirizzarle verso l'alloggio dell'ispettore. La sua stanza improvvisata non aveva una porta, ma una coppia di tende verde scuro, decorate con una delle classiche fantasie dei tessuti quarian. Sheera bussò sul muro affianco alla tenda, ma non aspettò che l'ispettore le desse il permesso. Scostò le tende e trovò Keno'Vaal seduto di fronte ad una scrivania, intento a leggere da un datapad.
    "Il suo tempo lontano dalla Flotta le ha fatto dimenticare l'educazione, vedo." esordì l'uomo, distratto, senza neanche degnarsi di voltare la testa verso di loro.
    "Non siamo qui per l'educazione, ispettore. Siamo qui per la giustizia."

    Si rese conto, Sheera, che quella frase suonava un po' troppo minacciosa, ma non le importava affatto. Avrebbe ottenuto l'appoggio di quel Quarian, con le buone o con le cattive.
    "E' mai stata su Omega, signorina?"
    "Certamente."
    "Allora saprà bene che le minacce non sono ben viste dagli uomini pericolosi."
    Sheera rise "Oh, quindi lei sarebbe un uomo pericoloso?"
    "Non brandisco una spada nè un'arma da fuoco, e non dispongo della forza fisica della sua compagna" finalmente, Vaal si alzò e si girò verso di loro "Ma ho qualche anno in più rispetto a lei, Sheera'Zonn. Ci sono cose che non possono essere risolte con la violenza, e presto imparerà che gli uomini capaci di risolverle sono uomini pericolosi."
    "Peccato che lei non sia in grado di risolverle, visto che il suo ruolo attualmente vale meno di zero."
    Quella volta, fu Keno'Vaal a scoppiare in una rumorosa risata "Eppure, eccovi qua. Questo la dice lunga sulla veridicità delle sue parole."
    Sheera non seppe più cosa dire. L'ispettore aveva ragione, e l'aveva sconfitta a quel gioco. Ma forse c'era ancora modo di recuperare.
    "Vi prego, sedetevi." disse quindi lui, indicando il letto alle sue spalle. Sheera e Janie seguirono il consiglio, e a sua volta l'ispettore tornò ad accomodarsi sulla sua sedia. "Ascolterò cosa avete da dire, ma dovrete mettercela tutta per convincermi a scagionare il vostro amico."
    Sheera scosse la testa. Sorrise, perchè aveva capito dove andare a parare. "No, ispettore, non siamo qui per questo."
    "Come sarebbe?"
    "Sto dicendo che Rael'Xerol non ha bisogno di dimostrare nulla a lei. Ci penserà l'Ammiragliato a giudicarlo, se lei farà come diciamo noi."
    "E perchè dovrei seguire i vostri ordini?"
    "Perchè i nostri ordini ti porteranno alla gloria, e forse il tuo partito potrà finalmente diventare ufficiale."
    Vaal si lasciò andare sullo schienale, interessato "Ti ascolto."
    "Il disco dati che abbiamo portato con noi contiene informazioni di ogni tipo sui Geth. Numeri di unità, navi, armi, routine, schemi. L'umana Shenna ha passato una vita a studiare il comportamento dei Geth e a fare calcoli il più approssimativi possibile. Quell'umana ha fatto per la nostra specie più quanto abbiamo mai potuto fare noi. Sono informazioni che ci aiuterebbero a riprendere il nostro mondo, capisce? Sono informazioni che non possono aspettare la lunga catena burocratica. Il capitano della Ketos tornerà fra due giorni, ma noi non abbiamo tempo da perdere. Ci porti alla corte degli Ammiragli e vedrà che ne sarà ricompensato."

    Trovò Shenna nella sua camera, ma sorprendentemente non era sola. C'era un Quarian con lei, e sembrava avessero appena avuto una conversazione piuttosto intensa.
    "Shen" chiamò la Quarian, accomodandosi nella stanza "Abbiamo una svolta. Abbiamo convinto un ispettore Quarian a condurci dagli ammiragli, per... E tu saresti?" Domandò improvvisamente, notando il Quarian.
    Egli non ebbe il tempo di rispondere, perchè la nave subì un calo d'energia che fece sobbalzare tutti.
    "Cosa è stato?" si chiese a voce alta, e un attimo dopo l'energia calò di nuovo, stavolta senza tornare.
    L'intera nave era quasi al buio, illuminata lievemente solo dalle luci d'emergenza. Dalla porta aperta della stanza di Shenna, vedeva l'equipaggio correre da un lato all'altro, indaffarati... E con le armi in braccio.
    Sheera si sporse e ne fermò uno prendendolo per il braccio. Il Quarian, colto di sorpresa, puntò l'arma contro di lei, ma rendendosi conto che fosse una Quarian si calmò.
    "Che sta succedendo?" chiese lei, alzando la voce per farsi sentire nonostante il frastuono causato dalle grida e dai passi.
    "La nave del capitano Saar! E' attraccata alla Ketos, ma non ne è uscito nessun Quarian. Solo degli umani, con le corazze di Cerberus."
    Finita la spiegazione, il Quarian tornò a percorrere il corridoio, diretto verso un punto di difesa chissà dove.

     
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  5. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    Il buio, la superficie fredda e dura delle paratie, i condotti di gas refrigerante sibilanti.
    La spessa tenda all'ingresso non lasciava passare la benchè minima luce, eccetto una timida striscia pallida tra tessuto e pavimento.
    Rael non sapeva che fare, se non raccogliere i pochi pensieri che non aveva sondato più di due volte e rianalizzarli.
    I marine lo avevano scortato alcune ore prima ai locali di rinfresco, ma a parte ciò nulla aveva aiutato a scandire quella lunga attesa.
    Nulla, almeno fino a quel momento.
    La striscia luminosa sotto la tenda calò d'intensità, iniziando ad ammiccare ad intermittenza. Un agitarsi dei marine di guardia allertò Rael, e presto uno di loro scostò il pesante tessuto dalla soglia. ''Hanno abbordato la nave. Essendo una situazione d'emergenza, siamo richiesti immediatamente altrove. Confidiamo che la tua lealtà verso la tua casa e il tuo popolo sia integra, perciò non commettere sciocchezze''.
    Un abbordaggio? Rael rimase di stucco, tali situazioni erano da considerare nelle esplorazioni in solitaria delle navi da ricognizione, ma non nel bel mezzo della più grande Flotta conosciuta.''La mia vita è al servizio della Flottiglia, mai avrei voluto dare motivo di dubbio a riguardo. Ho servito nelle squadre di ricognizione avanzata, posso darvi una mano.'' Ancora non si capacitava di essere considerato con tale sospetto agli occhi della sua gente.
    I marine si guardarono per un attimo, poi gli concessero il chip di emissione del suo Factotum, requisitogli al suo arresto.

    Le passerelle dei livelli di manutenzione, poste tra lo scafo esterno e i ponti della Ketos, apparivano deserte. Tutto il personale pareva concentrato nei ponti interni, d'attracco e di tiro, sebbene le artiglierie tacessero.
    Il marine di prima finì di ascoltare la ricetrasmittente. ''Sembra che il grosso dello scontro si avrà al ponte d'attracco e stoccaggio. Non possiamo sganciarci dall'altra nave, chiunque siano sono organizzati, hanno lanciato un impulso che ha disabilitato i comandi delle porte stagne, tenendole aperte. Non possiamo rischiare piazzando delle cariche o cannoneggiando il condotto di collegamento.''
    Dove era il resto della Flotta? Erano riusciti ad avvertire dell'attacco gli altri capitani? Rael dubitava si trattasse di un attacco di pirateria, quella nave era stata dirottata, e da qualcuno veramente ben equipaggiato. Solo uno dei candidati aveva motivo di attaccare proprio la Ketos, era imperativo trovare Shenna e assicurarsi che...
    Ogni cosa s'infranse in un accecante lampo di dolore. I timpani urlarono in un boato che divenne silenzio, un silenzio lacerante. La vista venne a mancare, non sentiva più nulla sotto gli stivali, ormai tutto sembrava travolto da un'onda di metallo inarcato.
    Non sentiva nulla, non era neanche più sicuro di essere ancora qualcosa...
    Poi gradualmente un caldo malessere gli infiammò le membra, mosse a fatica il collo, riconoscendolo, in cerca dell'aria che l'impatto gli aveva strappato dai polmoni.
    La passerella e le paratie vomitavano scariche e scintille, mentre sembravano liquefarsi attorno la calotta di un portellone recante un simbolo che aveva sperato di non ritrovare dopo Garvug.
    Chiuse con un faticoso gesto i filtri esterni del casco.
    Scintille e schegge venivano risucchiate nel vuoto nascosto ai margini dell'apertura che la capsula d'abbordaggio aveva creato nello scafo esterno della Ketos, creando una caleidoscopica corona attorno quel portone infernale, dal quale sorsero già i primi demoni in corazza bianca e gialla. Ogni movimento lo folgorava con nuove scariche, e la gravità che veniva gradualmente a mancare non gli permise di spostarsi se non dove l'inerzia voleva.
    La capsula lo aveva mancato di una decina di metri, non di più. Il primo soldato sbarcato venne investito da una raffica di un marine rimasto sdraiato contro il soffitto, ed un secondo raggiunse il compagno accasciandosi nell'aere. Non vedeva l'altro quarian, ma vide bene una pistola incastrata tra una condotta ed un pannello.
    L'attacco al ponte d'attracco era stato un ottimo diversivo per attirare i difensori mentre quei bastardi si stavano probabilmente introducendo in massa all'interno perforando le pareti dei livelli di manutenzione..
    Non senza lottare contro l'ultima sacca d'aria in fuoriuscita, riuscì finalmente ad agguantare l'arma, volgendola verso i Cerberus. Il marine sussultò quando colpito, ma continuò a scaricare colpi sulla soglia. Non un lamento, il vuoto si era portato con sé ogni suono.
    Il sangue del compagno gli coprì una porzione della visiera, ma tra le gocce intravide un oggetto cilindrico abbandonare la mano inanimata del suo possessore, seguita poi dalla spoletta tirata.
    Abbandonò tutto, facendo leva con le braccia sui resti delle paratie per raggiungere la prima condotta trasversale. Il corridoio dietro di lui s'illuminò, ma lui non si volse, tendendo ormai i guanti verso le ante di un vano destinato a chissà cosa.
    Pregò che gli sportelli fossero abbastanza robusti quando l'onda d'urto li investì.

     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    L'assalto era più grave del previsto. Molto, molto più grave. Le scansioni del suo factotum indicavano numerosissime falle nello scafo della Ketos, e molte delle stanze perforate erano state sigillate... Dai generatori di emergenza, perchè quasi tutta la nave era in blackout. Sheera, Shenna, Janie e Retor'Gerrel seguirono il marine che la Quarian aveva fermato poco prima, ma a parte lui erano ancora tutti disarmati. Solo a Sheera, infatti, era stato permesso di tenere la sua spada appena uscita dall'infermeria... Ma non sarebbe di certo bastata contro un'invasione Cerberus.
    "Da questa parte!" ordinò il marine al gruppo, che lo seguì fino ad una stanza che fungeva da armeria. Sheera raccolse una Talon. Non era la sua Paladin, ma l'armeria della Ketos era per lo più fornita di fucili d'assalto e di precisione. Retor raccolse l'unico fucile a pompa, una carabina Reegar, e un Avenger.
    "Prendete tutto il necessario, ma fate in fretta" intimò Sheera al gruppo, facendo da guardia all'entrata.

    Una volta equipaggiati a dovere, Sheera si assicurò che non ci fosse più alcun civile su quel ponte equipaggio... Fortunatamente era vuoto, ma sapeva (e probabilmente lo sapevano tutti in quel gruppo) che non avrebbero avuto il tempo per controllare anche gli altri ponti.
    "Fermi" disse Retor di fronte a una porta chiusa. "C'è un motivo se è sigillata. Non possiamo semplicemente aprirla."
    Sheera ricontrollò la mappatura fatta dal Factotum, e in effetti la stanza successiva era forata su più lati, e di conseguenza depressurizzata. Era un'area piuttosto grande, dalla forma circolare ed estesa su più piani. Non era la piazza principale della nave-serra, ma doveva essere una delle aree comuni della nave. Forse una mensa, o un centro di addestramento... No, la Ketos non era una nave militare.
    "Dobbiamo depressurizzare questa stanza" affermò la Quarian. Se avessero aperto la porta senza depressurizzare, sarebbero stati risucchiati all'interno dell'altra stanza. Tramite un terminale accanto ad un alloggio, Sheera avviò il processo e pochi istanti dopo tutta l'aria venne risucchiata via, e la gravità simulata venne disattivata.
    "Procedi" disse al marine tramite il comunicatore radio dei caschi.
    Il Quarian aprì la porta, e la squadra si trascinò dentro l'altra stanza trascinandosi lungo il muro.
    All'interno, gli unici soldati Cerberus erano già morti, così come una manciata di Quarian che, stando alle scansioni del factotum, avevano esaurito l'ossigeno di riserva delle tute.
    Alla fine, quella stanza non era nè una mensa nè un centro di addestramento... Era qualcosa che Sheera non avrebbe mai previsto. Al centro dell'enorme stanza, un enorme albero rinsecchito lasciava andare quelle poche foglie rimaste, anch'esse rinsecchite. La stanza, che si estendeva in altezza per parecchi metri e sulla quale si affacciavano numerosi balconi collegati agli altri ponti, ospitava altre specie di piante, tutte senza vita a causa della mancanza di ossigeno.
    "No..." mormorò il marine, che probabilmente non s'era accorto di avere ancora il comunicatore acceso.
    "Che posto è questo?" chiese Retor, che a quanto pare era all'oscuro di tutto tanto quanto loro.
    "Era... Era un laboratorio. Molti Quarian hanno perso qualsiasi speranza di trovare una casa che possa sostituire Rannoch... Così il capitano Saar ha riunito i pochi, pochissimi biologi e botanici della nostra specie. Stavamo provando a costruire un piccolo ecosistema all'interno della nave, uno che potesse aiutarci, col tempo, a superare le limitazioni del nostro sistema immunitario..." Il marine afferrò una foglia che aveva preso a fluttuare vicino a lui, ma essa si sbriciolò nella sua mano. "Ma ora non resta altro che cenere."
    Le parole del marine fecero riflettere Sheera fino al punto di portarla alla rabbia. L'unico piano sensato dei Quarian degli ultimi secoli, architettato e portato avanti da menti brillanti... Andato in fumo per un disco dati. La vita dei migliori esemplari della sua specie, barattata per quella di una umana.
    Sheera non era arrabbiata con Shenna, ma se i suoi dati si fossero rivelati un buco nell'acqua, tutta quella fatica e quei sacrifici sarebbero stati vani. In caso contrario, avrebbero avuto la possibilità migliore per poter rivedere Rannoch.
    "Dobbiamo muoverci" disse la quarian spezzando la tristezza del momento e riportando tutti all'attenzione. L'accesso all'ascensore, e quindi al tram che li avrebbe portati al ponte principale, si trovava al lato opposto della grande stanza circolare. Sheera agitò le braccia cercando di spingersi fino alla ringhiera, alla quale si aggrappò e usò per muoversi fino all'altro lato.
    "GIU'!" esclamò il marine, un attimo prima che un proiettile sfiorasse il casco di Sheera. Mentre tutti si abbassavano, Sheera tastò anche la superficie del suo cappuccio, pregando che il proiettile vagante non l'avesse squarciato, e per fortuna non fu così.
    Era dannatamente difficile tenersi al riparo in assenza di gravità, e ben presto notò che i soldati di Cerberus non soffrivano dello stesso deficit. Sheera ipotizzò che dovessero essere dotati di stivali magnetici che, pur sacrificando l'agilità, permettevano loro di muoversi più agevolmente in assenza di gravità.
    Non avevano speranze di salvarsi, non tutti.
    Si trascinò fino alla sua protetta umana, mentre un altro proiettile le sfiorava la testa.
    "Shen, Shen, ascoltami." le disse prendendole la testa e per poco i loro caschi non si scontrarono "C'è un altro tram al lato opposto di questo ponte. Dovrai fare molta strada e forse dovrai uccidere qualcuno dei tuoi vecchi colleghi. Ma se resti qui farai certamente una brutta fine, e non posso permettertelo. Ti copriremo le spalle, tu vai. Cerca Rael se puoi, ma se non puoi trova la prima capsula d'emergenza e vola via da qui. Quello che porti, quello che sai, è il futuro dei Quarian. Vai!"
    Si tenne con una mano alla ringhiera, e con le gambe spinse via Shenna, in direzione della porta dalla quale erano passati poco prima.

     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    Se l'attacco di Cerberus aveva risvegliato un profondo senso di colpa a Shenna, la visione di quel grande albero ormai morto la distrusse. Era più di un semplice laboratorio... erano anni e anni di ricerca, la coltivazione di una speranza bruciata in pochi istanti.
    Detestava appartenere a quella specie, detestava appartenere a Cerberus, e le sue speranze di ottenere il favore dei quarian erano ormai nulle.
    "Non doveva... non doveva andare così" - mormorò mentre due lacrime silenzione le attraversavano il viso - "Non doveva..."
    "Ma è così che è andata" - fece burbero il marine. Non fece nulla per nascondere la sua collera e Shenna ammutolì. I suoi occhi andarono a Retor, al suo fianco, ma persino lui le sembrò improvvisamente distante.
    Che cosa pensava, invece, Sheera?
    Si sentiva un mostro...
    "Diamoci una mossa". Con il suo senso pratico, Sheera convinse il gruppo a muoversi in direzione dell'ascensore, ma una pioggia di colpi li indusse a mettersi a riparo, seppure con difficoltà.
    Come avevano potuto farlo? Era stato Steve?
    Non riusciva a crederci...
    Qualcosa la strattonò e improvvisamente si trovò il casco di Sheera a pochi centimetri dal suo. Da quella distanza, i suoi occhi scintillanti erano ancora più belli... ancora più alieni.
    Ascoltò ogni sua parola con attenzione, e le ultime battute la rincuorarono. Sheera credeva ancora nel valore delle sue ricerche.
    La quarian la spinse fuori dalla stanza e Shenna ebbe un attimo di disorientamento, per poi dirigersi verso il ponte d'evacuazione.
    Pensa ai dati, riflettè, mentre le gambe già smettevano di ubbidirle e gli occhi le si inondavano di lacrime, devi farlo!
    "Non posso..." - mormorò a sé stessa.
    Un boato scosse violentemente l'intera struttura e Shenna fu proiettata contro la parete: doveva trattarsi del ponte manutenzione... di questo passo, nessuno ce l'avrebbe fatta su quella nave.
    Fu a quel punto che una strana emozione la invase. Qualcosa di più forte della rabbia, qualcosa di più acido del dolore, qualcosa di più incontrollabile della paura.
    Odio.

    La porta verso i condotti di emergenza si spalancò. Un soldato di Cerberus, consapevole che il malfunzionamento dell'ascensore avrebbe portato i quarian ad usare quel condotto si fece trovare pronto... Ma non era pronto per un umano.
    "Spark...".
    Ebbe il tempo di pronunciare quelle poche sillabe, prima che una pioggia di proiettili atterrasse i suoi scudi e si piantasse nel suo corpo.
    La stessa sorte toccò al secondo soldato, attirato dal suono dell'arma e colto di sorpresa alla vista delle fattezze umane.
    Un terzo ed un quarto sbucarono dall'inferno di fiamme e rottami che era ormai diventata quella piccola porzione della sala manutenzione.
    Il primo fu colpito da un violento incenerimento, l'altro investito da una raffica violenta.
    Un quarto, probabilmente con l'ordine di catturarla, si gettò addosso all'umana, ma questa lo udì in tempo per abbassarsi e piantargli il calcio del fucile prima al basso ventre e poi alla tempia. Tramortito, il soldato tentò di allungare la mano all'arma che aveva perso, ma il tacco di uno stivale lo bloccò, e un proiettile alla testa lo finì.
    "Sparkle".
    L'umana si voltò, tenendo l'arma bassa.
    "Come hai potuto" - borbottò il soldato che l'aveva riconosciuta - "Come osi venderci a questi pezzenti!".
    Nessuna risposta da Shenna, né alcun movimento, nonostante il soldato la tenesse sotto tiro.
    "Dovrei ucciderti adesso!" - continuava a strepitare l'altro - "Ma gli ordini sono di catturarti, perciò ora fai la brava e..."
    Un pannello infuocato del soffitto crollò sul malcapitato, uccidendolo sul colpo.
    A quel punto, Shenna attivò il suo factotum, sperando di trovare il segnale di qualche superstite. Quando captò qualcosa, attivò la comunicazione.
    "C'è qualcuno su questa frequenza? Rispondete".
    Dopo un prolungato silenzio, Shenna cercò di tracciare l'origine del segnale, che la condusse ad un cumulo di macerie. Da sotto un pesante panello, sbucava un braccio quarian con factotum attivo.
    La ragazza cercò di raggiungerlo, ma un proiettile spezzò i suoi scudi, sbilanciandola.
    Avevano usato il quarian come esca...
    Un secondo proiettile la raggiunse alla gamba, ma il furore era così tanto che Shenna si rialzò in piedi, ignorando il dolore e lanciò un potente incenerimento in direzione degli spari.
    L'obiettivo fece un verso di dolore, ma non le bastava. Shenna si fiondò sul soldato Cerberus, chinato per il colpo, e lo atterrò con una ginocchiata in pieno viso, poi abbandonò l'arma sul pavimento e colpì fino a tingersi le nocche di un rosso vivo.

     
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    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria




    Fu mentre svuotava l'ennesima clip termica del suo fucile a pompa su un gruppo di soldati di Cerberus che Janie realizzò come, in tutta quella faccenda, lei c'entrasse più o meno come il cazzo di un prete in un bordello di Omega.
    Shenna aveva la sua missione, Sheera e Rael erano quarian e in quanto tali decisamente interessati...tutti su quella nave avevano uno scopo. Tutti tranne lei.
    Dall'inizio di quell'avventura aveva rischiato di morire almeno 20 volte e, se le cose continuavano così, questa volta ci sarebbe davvero rimasta secca...lontana da casa, su una cazzo di nave quarian, in mezzo a degli alieni del cazzo.
    Per un secondo Janie pensò che, in quel momento, stava sparando a dei suoi simili - brutti e cattivi forse, daccordo, ma pur sempre dei suoi simili - per difendere degli alieni che non riusciva proprio a sopportare, combattendo una battaglia che sentiva essere sbagliata.
    Stava sparando a degli umani che avevano tutti i motivi di essere piuttosto incazzati: una di loro li aveva prima sfruttati per ottenere ciò che voleva e poi li aveva traditi...non contenta, aveva anche ucciso parecchi di loro e ora eccola lì, Shenna, determinata come un krogan ad eliminare con le sue mani quelli che fino a una settimana prima erano i suoi amici.

    Ecco.
    La lama del factotum di Shenna, ora, stava penetrando da parte a parte un soldato di Cerberus.
    Probabilmente con quel tizio ci giocava a carte, guardava 'Sentieri' in TV o magari se lo era pure scopato...davanti e dietro.
    Una sventagliata del fucile del cucciolo dagli occhi verdi e un soldato, anzi una soldatessa di Cerberus che stramazzava al suolo soffocata dal suo proprio sangue.
    Con quella, forse, parlava di scarpe o di quanto fosse affascinante il tenente della squadra Charlie.

    Janie trovava tutto ciò che stava succedendo estremamente sbagliato. Non c'era parvenza di giustizia mentre Shenna si accaniva con odio sui suoi ex-colleghi.
    Tecnicamente, Cerberus, era per definizione la parte sbagliata della barricata...o almeno così Janie aveva pensato fino a quel momento. Solo ora si rendeva conto di come, in quel preciso istante, era Cerberus dalla parte della ragione e loro...loro erano i cattivi.
    In testa, continuavano a rigirarle quelle parole di quell'assurda preghiera che era il suo unico ricordo di prima che perdesse la memoria.
    “Grazie per avermi guidato diretto e sincero attraverso i molti ostacoli sul mio cammino e per avermi dato la determinazione quando tutto intorno sembrava perduto…"
    Qual'era la cosa giusta da fare? E se davvero quella fosse l'occasione per dare un senso alla propria vita?
    Non per mettere i suoi muscoli al servizio di una causa sbagliata come 100 altre prima di quella...per denaro...come una mercenaria senza ideali.
    In fondo, una volta salvata Shenna, cosa sarebbe cambiato per lei?
    Nulla.
    Sarebbe tornata a servire una causa sbagliata e poi un'altra e un'altra ancora...all'infinito.
    Quella era la sua occasione per decidere da che parte stare.
    Con degli alieni che odiava o con gente che parlava come lei, aveva il suo stesso senso dell'umorismo, che la guardavano con i suoi stessi occhi...

    Furiosa rilasciò il grilleto del fucile e saltò fuori dal suo riparo cominciando a correre verso le linee di Cerberus con le mani alzate < NON SPARATE! NON SPARATE! > continuava a ripetere < SONO UMANA! >
    Aveva preso una decisione di cui probabilmente si sarebbe pentita ma questo sarebbe successo domani...oggi, aveva deciso che non avrebbe più scelto la parte sbagliata per cui combattere. "Scusami Shenna..." pensò mentre passava accanto al cucciolo dagli occhi verdi che, forse, neanche se ne accorse impegnata com'era a massacrare soldati di Cerberus.

    Trafelata, raggiunse il manipolo di soldati umani che erano presi di mira su tre lati; Furiosa si fiondò in mezzo a loro, facendosi spazio dietro all'improvvisata barricata che usavano come riparo.
    < Chi cazzo sei tu? > domandò una voce femminile che la guardava con occhi impauriti da dietro il casco.
    < Una che non aveva capito un cazzo fino a 10 secondi fa! > fu la semplice risposta di Furiosa < Ascoltate...qui butta male! Non so chi cazzo ve lo ha fatto fare di venire qui, su una nave quarian, in mezzo alla flotta quarian, in una cazzo di missione suicida! >
    < Il tradimento... >
    < Ascoltami, testa di cazzo... > sbottò Furiosa afferrando l'umana per il bavero della corazza < ...presto avremo addosso l'intera flotta migrante! Una nave contro 2.000! 100 uomini contro 10.000 quarian incazzati! Se volete sopravvivere, fidatevi di me...ok? >
    La ragazza scambiò uno sguardo con gli altri due soldati prima di annuire. < Chi...chi sei tu? >
    < Sono Furiosa...di nome e di fatto! > rispose sbrigativa Janie < Ora voi tre vi attaccate al mio culo! C'è una nave...quella della vostra traditrice...ce la prendiamo e filiamo da questo inferno, intesi? >
    Un nuovo cenno d'assenso da parte dei tre < Speriamo che sappiate combattere bene, miei nuovi amici... >

    Janie si sporse dal riparo di fortuna, puntò il suo fucile a pompa contro la prima figura inguantata in una tuta e fece fuoco, spezzando il quarian suo bersaglio in due.
    < Mai più...mai più mi schiererò dalla parte sbagliata! > sussurrò prima di caricare a testa bassa un paio di alieni < VI AMMAZZO TUTTI BRUTTI ALIENI FIGLI DI PUTTANA!!!!!!! >


     
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  9. Rael'Xerol
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    Rael'Xerol nar Narvik

       Fazione: Flottiglia Quarian
       Ruolo: Ingegnere



    Gli sportelli non si aprivano.
    Rael continuò a fare pressione sulla parete invisibile che aveva davanti.
    Lo scomparto era buio e apparentemente sigillato. Non era il caso utilizzare il Factotum a pochi centimetri da sè, perciò si appoggiò alla paratia opposta e provò un diverso approccio.
    L'ossigeno era ormai calato al di sotto della soglia di guardia, e quando finalmente quel muro d'oscurità decise di cedere sotto i colpi di stivale, notò che il respiro sempre più corto e rapido iniziava persino ad appannare la visiera del casco.
    Gli serviva un luogo che non fosse ridotto ad un colabrodo a gravità zero...
    Si fece largo nel banco di detriti che intasavano il corridoio, fino a raggiungere nel silenzio cosmico una botola di un condotto d'emergenza. Il sangue gli ribolliva in testa, ormai i polmoni sembravano immersi nella sabbia.
    Girò entrambe le leve di chiusura, e aprì la botola, che con veemenza sputò fuori l'aria che aveva sino a quel momento trattenuto.
    Con gli occhi socchiusi si lasciò scivolare dentro il condotto, tirandosi dietro la botola.
    Identificò il pulsante del sistema di pressurizzazione e vi si aggrappò, sognando il momento in cui avrebbe potuto riaprire i filtri del casco.

    I condotti di emergenza di quel settore erano tutti convogliati in una stanza perlopiù spoglia, in posizione normalmente defilata rispetto le aree principali della nave, perciò Rael rimase di stucco nel trovarci Shenna.
    Raramente era stato più grato di aver ritrovato un volto noto, ma il vederla attorniata da Cerberi cadavere e ferocemente alle prese con uno di essi gli suggerì cautela.
    Le prese una spalla. "Shenna..."
    Lei si volse di scatto, gli occhi lucidi insolitamente animati da cruda determinazone, riconoscendolo appena in tempo per abbassare il destro già in arrivo.
    Rael dubitava che avrebbe trovato un qualsiasi alieno a cui stesse a cuore la Flottiglia quanto a quell'umana, ed egli la ammirava per questo. E adesso che la Flotta era minacciata, ella si stava battendo contro i suoi stessi simili, quei simili non erano però il suo popolo, o comunque non lo erano più.
    Per quanto lo riguardava, Rael avrebbe scommesso che Shenna si sarebbe battuta per quello che lui chiamava popolo come fosse anche il suo.
    "Dove sono le altre?" Shenna indicò la soglia alle sue spalle, oltre la quale si combatteva ancora, probabilmente contenta di spostare l'attenzione dalla corazza bianca ammaccata e bruciata sotto di lei. "Stanno trattenendo Cerberus, Sheera ha detto di portare in salvo i dati...."
    Rael stava raccogliendo una Phalanx dalla fondina di uno dei soldati, quando notò il sangue che le rigava la gamba della tuta.
    Lei declinò con garbo la razione medigel che le porse, utilizzandone una della sua scorta. "Beh, in ogni caso penso che abbia fatto più male te a loro."

    Un Quarian cadde davanti la porta, trapassato da un colpo in pieno torso.
    Rael, sporto il casco dalla soglia, vide i soldati di Cerberus rimanenti ritirarsi, condotti però da nientemeno che Furiarossa.
    "Non penso che Furiosa continuerà a coprirci le spalle."
    Shenna parve un attimo disorientata dall'asserzione, e ancora di più lo fu una volta vista Janie condurre gli invasori verso i vani ascensore, atterrando con raffiche spietate chiunque si ponesse sul suo cammino.
    I fuggitivi salirono su un montacarichi inattivo, e per un attimo a Rael parve che Furiarossa si fosse volta verso di loro con aria stanca, forse rammaricata, per poi far saltare il sistema frenante con un unico preciso colpo.
    L'ascensore sparì in direzione del ponte d'attracco, lasciando il corridoio sgombro da potenziali nemici ancora vivi.
    Rael guardò i corpi dei Quarian a terra, pozze di sangue viola ancora caldo andavano unendosi alle altre. "L'ho portata io qui..."
    Si volse verso quelle spiazzanti iridi smeraldo, cercando di scorgerle dietro i riflessi di quella visiera.
    "Probabilmente dovremmo rimanere qui, proteggendo i dati fino a ritirata conclusa. Sono la nostra priorità."
    Guardò l'imbocco degli ascensori, poi Shenna, infine ammise:" Ma non me la sento di salutare Furiosa in questo modo, non così alla svelta. E sono abbastanza certo di sapere a quale nave si sta dirigendo."

     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Si rese conto del percorso di Furiosa subito dopo aver lanciato Shenna fuori dalla stanza. Fece per gridarle contro, dirle che era pericoloso, ma subito capì che le sue intenzioni nei confronti di Cerberus non erano affatto violente.
    Sentì nel suo corpo una rabbia profonda, come non l'aveva provata mai. Aveva sempre avuto ragione su Janie, ma aveva provato così tanto, specialmente negli ultimi atti di quella storia, a trovare un compromesso, a capire il suo punto di vista. Vederla lì, dall'altro lato, pronta a mandare tutto all'aria fece male, molto male.
    Ma Furiosa avrebbe provato di peggio.
    La donna e i suoi nuovi alleati partirono in ritirata. Sheera si sporse e sparò due colpi di Paladin proprio in direzione di Furiosa, ma i colpi riuscirono solo ad abbattere gli scudi prima che il gruppo si chiudesse la porta alle spalle.
    "Maledizione." mormorò lei, mentre si trascinava verso la porta chiusa da Janie.
    "Non vi siete organizzate molto bene, vedo." affermò Retor'Gerrel con un tono amaramente sarcastico, guardandosi intorno.
    "L'ho avvertita... Così tante volte, eccome se l'ho fatto." rispose la Quarian sforzandosi di far uscire la voce dalla bocca. Gli altri due quarian probabilmente non avrebbero mai capito se fosse dovuto dallo sforzo fisico del trascinarsi in assenza di gravità, o se la sua voce stesse cercando di frenare la rabbia. "Ma Shenna è troppo buona. Non vede il marcio nelle persone, io però sì, e Janie la pagherà."
    "Quindi vuoi vendicarti."
    "Voglio vendicare tutta la Ketos."
    "E come? Uccidendola?" Retor sospirò e posò una mano sulla spalla di Sheera, che si girò di scatto "Questo non riporterà indietro le centinaia di vite spezzate, non risanerà questo magnifico progetto. Avete fatto un'immensa cazzata a venire qui. Avete attirato Cerberus da noi... Un'altra volta. Diavolo, non è passato nemmeno un anno dal disastro della Idenna, capisci la gravità della situazione?"
    "Non mi importa."
    "Per tutto questo, sia tu che il vostro amico pellegrino potreste venire esiliati, il nome del padre di Shenna bandito da tutti i registri della Flottiglia!"
    "Non mi importa! Credi che questa storia sia cruciale per un paio di nomi? Stiamo parlando di Rannoch, la nostra casa..."
    "Che non abbiamo mai visto e mai vedremo."
    "Non se questi dati arrivano agli ammiragli."
    "E in che modo inseguire Furiosa aiuterà la causa? Shenna è andata dall'altra parte."
    Sheera tirò un lungo sospiro, come se volesse mantenere la calma ed evitare di urlare in faccia al giovane quarian "Ascoltami, conosco Furiosa e so dove sta andando. Se Shenna è furba e vuole mettere in salvo i dati, ci andrà anche lei. Ed è lì che anche io sto andando, alla nostra nave."
    "Pensi sia in pericolo?" chiese Retor, che a quel punto sembrava piuttosto preoccupato.
    "C'è anche un'invasione Cerberus in corso. Ovviamente, è in pericolo."
    Retor annuì e si voltò verso il marine, che annuì a sua volta "Bene, allora è lì che andremo."
    Ma Sheera scosse la testa "No, vado più veloce da sola. Ma vi chiedo una cosa: trovate l'ispettore Keno'Vaal e proteggetelo. Abbiamo bisogno anche del suo supporto, quando gli ammiragli ci convocheranno."
    Dopo un paio di secondi, Retor annuì di nuovo. A quel punto Sheera si voltò di nuovo verso la porta, conscia del fatto che avesse già perso troppo tempo. "E cerca di tenerti vivo, Gerrel. Il cadavere del figlio di un ammiraglio non giocherebbe a nostro favore."

    Non era affatto difficile seguire le tracce di Furiosa. Lungo il cammino, si era lasciata dietro una scia di corpi quarian mutilati, decapitati o semplicemente esplosi. Mentre camminava in quell'area che, fortunatamente, aveva ancora i sistemi gravitazionali attivi, Sheera stringeva i pugni cercando di contenere la rabbia per quando finalmente l'avrebbe incontrata... Vide a terra un lanciamissili Cobra e lo raccolse per attaccarlo alla placca-fondina della sua schiena.
    La scia di morte si fermava di fronte al grande portone dell'hangar, al quale la corvetta era attraccata... Ma Sheera era pronta a continuarla, la scia. Le ante a scorrimento del portone si spostarono lentamente, e la quarian le sorpassò non appena lo spazio fu sufficiente.
    Erano lì, di fronte al tunnel di decompressione. I quarian della Ketos, fortunatamente, avevano provveduto a sigillare l'entrata, probabilmente per prevenire dei furti, perchè uno dei nuovi amici di Janie era intento a sabotare il terminale accanto ad essa.
    Totalmente ignaro, dell'accaduto, il Cerberus esplose in mille pezzi e così fece il terminale, e parte del muro e della porta si ammaccarono, impossibilitandone l'uso. Furiosa e gli altri Cerberus seguirono con gli occhi la scia di fumo che il razzo si era portato dietro, che iniziava direttamente dalla bocca del Cobra tra le braccia di Sheera.
    "Il fatto che io avessi ragione su di te mi riempie di gioia, Janie." gridò affinchè l'umana la sentisse "Ma sai qual è la gioia più grande? L'immagine che ho di te, con la mia lama che trafigge il tuo petto da parte a parte!" Gettò a terra il Cobra ormai scarico e sfoderò la sua lama e la sua Paladin.
    La causa? I Quarian? La Ketos? Rannoch? No, quella battaglia era per lei. Quella battaglia era la sua vendetta.

     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente



    "Shen?"
    La ragazza si asciugò gli occhi meglio che poteva.
    "B-ben! Che ci fai qui?" - domandò, cercando di dominare il tremolio della voce. Non funzionò.
    Sentì il ragazzo entrare nella stanza e chiudersi la porta alle spalle - "Sparisci per settimane e poi torni... diversa. Come se ti avessimo fatto qualcosa".
    "Non è niente"
    "Nessuno vuole spiegarmi che sta succedendo..."
    "Ben" - Shen si voltò, senza più preoccuparsi di nascondere gli occhi lucidi - "Non c'è bisogno che tu sappia ogni cosa".
    "Sei sicura che non mi riguardi?"
    "Io..." - Le parole le morirono in gola.
    Certo che lo riguardava, riguardava tutti in quella organizzazione: novellini, veterani, soldati e scienziati... ognuno di questi era uno strumento nelle mani di Cerberus, da sfruttare, manipolare, sacrificare e, in casi come il suo, da raccattare come un vecchio macinino miracolosamente funzionante.
    Per tutta la vita aveva creduto di essere dove desiderava, per anni aveva pensato di essere su una strada costruita da sé stessa... ma era bastato l'ordine di qualcuno per destinarla ad una fine insensata come esca per un fastidioso turian.
    Se le cose fossero andate come da programma...
    Ma come poteva dire a Ben della trappola in cui ormai era invischiato? Come poteva raccontargli di aver desiderato la morte piuttosto che il perdono per aver cercato nient'altro che la verità?
    Come poteva guardarlo negli occhi e raccontargli di come tutti loro fossero spacciati?


    Rael l'aveva riportata parzialmente alla realtà, ma non aveva spento il suo desiderio di fare a pezzi chiunque minacciasse la Flottiglia. Ecco perché quando vide Janie condurre i soldati Cerberus verso gli ascensori, lasciandosi alle spalle un tappeto di cadaveri quarian, il sangue tornò a salirle al cervello.
    Aveva seguito Rael in direzione dell'hangar, con un pugno stretto fino allo spasmo e l'altro nel reggere saldamente la pistola, ma quando la raggiunsero, scoprirono che Sheera lì aveva anticipati.
    Con uno scatto fulmineo, Shenna sparò a due soldati Cerberus alla destra e alla sinistra di Furiosa, mentre un altro colpo andò a centrare il ginocchio di un terzo soldato intento a salire su una delle navette.
    "Non così in fretta, Furiosa!" - disse, puntandole l'arma addosso, mentre inceneriva lo scudo di un quarto agente di Cerberus, immediatamente eliminato da Rael. Ben presto, altri quarian armati si riversarono nell'hangar, dando l'opportunità a Shenna di concentrarsi sulla mercenaria.
    "Dovrei sparare un colpo per ogni quarian che ti sei lasciata dietro" - asserì con voce carica di collera -"Ma sono sicura che Sheera abbia altre idee per te, e stavolta ho proprio voglia di lasciarla fare".
    Il soldato ferito al ginocchio tentò di rialzarsi, attirando il puntatore di Shenna.
    "E' evidente che tu non abbia la più pallida idea di chi siano, né di cosa siano capaci" - proseguì la ragazza rivolta a Furiosa, avvicinandosi al soldato sanguinante mentre lo teneva sotto tiro - "Lo vuoi sapere?".
    La canna della sua pistola si posò sul petto del soldato, senza che questo avesse la forza di spostarsi - "Solo pochi mesi fa, uno di loro mi ha puntato l'arma proprio come sto facendo io. Ero stata legata, e picchiata. Ma la cosa che faceva più male era l'idea che per un ordine, uno stupido ordine, la vita di un innocente - la mia vita - stava per essere stroncata.
    "Qual era il mio errore? Non essere morta quando avrei dovuto, quando occorreva a loro. Non essere stata una buona esca..."
    "Perché non me lo hai detto?".
    Fu il soldato a parlare, e Shenna sgranò gli occhi come se stesse guardando un fantasma. Poi, i suoi occhi si riempirono di lacrime.

    Come Shenna, anche Benjamin Barnes sarebbe dovuto morire tempo prima. Non era stato abbandonato nella fredda Omega, né si era trovato con una pistola puntata al cuore prima di quel momento, ma all'epoca dei suoi dieci anni suo padre aveva deciso che Ben sarebbe dovuto bruciare insieme alla madre che lo aveva lasciato.
    Nelle notti insonni riusciva ancora a sentire le narici piene dell'intenso odore di combustibile e carne bruciata, le orecchie assordate dalle grida di sua madre, il corpo fremere all'idea cosa lo attendeva. Cerberus non era arrivato in tempo per salvare uno dei suoi migliori agenti, ma aveva salvato suo figlio. O almeno, era quello che aveva creduto fino a pochi istanti prima.
    Dopo le parole di Shenna, Ben comprese di non essere mai stato in salvo, ma di essere ancora in quella soffocante stanza ad attendere il suo turno.
    "Volevo... solo proteggerti" - sussurrò Shenna. Fece per abbassare la pistola, ma Ben fermò la sua mano, riportandola all'altezza del cuore.
    "Se tu avessi voluto davvero, mi avresti portato con te" - mormorò, contro ogni tentativo di protesta da parte di Shenna. Con la mano cercò di guidare quella di lei a premere il grilletto - "Ora finisci il lavoro".

     
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    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria




    Mentre il dito di Shenna accarezzava il grilletto e la pallottola aspettava la sua ultima danza, Sheera, con un inaspettato gesto di umanità, cercò di fermare l'umana.
    CLICK!
    Qualcosa nel cervello di Furiosa scattò. Senza preavviso.
    E Janie, finalmente, ricordò!

    C'è una bambina di 6 anni, inginocchiata di fronte a un altare; accanto a lei un uomo alto, dai capelli brizzolati e quell'odore che aveva sempre creduto essere incenso improvvisamente si definì. Era fumo sì, ma di sigaretta.
    Pregavano di fronte a una tomba.
    Recitavano quella preghiera che la bambina da adulta avrebbe saputo a memoria; quella preghiera le cui parole Janie aveva sempre sperato diventassero reali.


    Janie scoppiò a ridere fragorosamente. Era rimasta sola e presto Sheera e i suoi compagni quarian le avrebbero dato ciò che ritenevano si meritasse.
    Quanta ipocrisia nelle parole di Shenna.
    Quanto egoismo nei suoi gesti.
    Quanta crudeltà gratuita in quell'ultimo proiettile che avrebbe sparato.
    Furiosa lasciò ricadere il fucile a pompa lungo la gamba e cominciò ad applaudire ironicamente Shenna < Una recita perfetta, Shen! Stavi per uccidere il tuo migliore amico perchè volevi proteggerlo. Hai ucciso la donna che ti vedeva come una figlia solo per vendetta... >

    < Ora mamma è in Paradiso, vero? > la bambina alzò gli occhi ancora arrossati e pieni di lacrime verso l'uomo che, dolcemente, le accarezzò la testa prima di prendere un fazzoletto per aiutarla a soffiarsi il naso.
    < Mamma è in Paradiso. Ha combattuto il buon combattimento, ha mantenuto la fede e ora può finalmente riposare. >
    La bambina annuì e nuove lacrime andarono a riempirle gli occhi < Mi manca tanto, papà! > disse gettando le braccia al collo dell'uomo che la tenne stretta a se, comprensivo.
    Quando finalmente la bambina si fu calmata, l'uomo la scostò da se prendendola delicatamente per le spalle < Manca anche a me, Piccola. Non sei ancora abbastanza grande per capire ma un giorno, tutto diventerà chiaro. >


    < ...la storia del tuo papino quarian era solo una scusa. Hai fatto tutto questo casino perchè volevi vendicarti di Cerberus. Perchè loro ti hanno "usato" per i loro scopi. E tu, invece? Che stronza ipocrita che sei! Non hai forse usato me per compiere la tua vendetta? Forse avresti pianto le tue lacrime di coccodrillo se io fossi morta durante il viaggio ma questo non cambia le carte in tavola. E loro? > aggiunse indicando i quarian < Loro non ti hanno forse usata per ottenere ciò che volevano? E io non ho forse sfruttato Kasper per poterti salvare il culo? Tutti usano tutti per ottenere ciò che vogliono è il motivo per cui lo fanno dove risiede la differenza. Non lo capisci? Tu lo fai per vendetta o riconoscenza, i quarian lo fanno perchè sono stati così stupidi da fottersi il proprio pianeta da soli ma Cerberus...Cerberus lo fa per un sogno! >

    < Cosa devo capire papà? > domandò la piccola Janie interessata.
    < Bisogna avere uno scopo nella vita. Senza uno scopo, senza un ideale da seguire, senza il TUO senso di giustizia, senza un sogno da realizzare una vita non vale la pena di essere vissuta. > L'uomo accarezzò la lapide posta sotto all'altare < Mamma lo aveva capito e ha dato tutto per il suo sogno. >
    < Qual'era il sogno di mamma? >


    Janie lanciò un'occhiata al factotum che aveva emesso una leggera vibrazione e sorrise compiaciuta. < Un tempismo perfetto! > esclamò proprio mentre alle sue spalle la porta che Sheera aveva incrinato con il colpo di lanciarazzi, collassava su se stessa in un turbinio di polvere e scintille.
    Dal buco, sciamarono all'interno dell'hangar una dozzina di soldati in armatura e una barriera biotica andò a posizionarsi di fronte a Furiosa nell'istante in cui i quarian aprivano il fuoco, impedendo ai proiettili di raggiungerla.
    < Per un pelo! > esclamò una voce femminile al fianco di Furiosa.
    < Già ma guarda che facce che hanno Selene... > replicò la mercenaria indicando i suoi nemici con un sorriso beffardo < ...odio i quarian! >
    < E il disco? > domandò l'asari.
    < Lasciamoglielo. Chissà mai che non trovino qualcosa di talmente interessante da spingerli davvero ad attaccare i geth. Così la Galassia si leverà finalmente dai coglioni questi piagnucolosi, pusillanimi, inutili alieni mascherati. >

    < La Terra, Piccola. Un giorno, guarderai il tuo pianeta dallo spazio e riuscirai a vederlo con gli stessi occhi con cui lo guardava tua madre. Quel giorno capirai il suo sogno. Quel giorno anche tu avrai il tuo sogno. >

    Le asari, in buon ordine, scortarono Furiosa attraverso il buco nella paratia; Janie si voltò un'ultima volta verso Shenna, indicandola con l'indice teso < In fondo ti devo ringraziare: è grazie a te se ho ritrovato la mia famiglia. Ti darò la caccia Shen. Ti troverò ovunque ti nasconderai e non basteranno tutti i quarian della Galassia per proteggerti. Ti troverò Shenna! E ti strapperò il cuore! >

    ________________________

    OMEGA. DUE GIORNI DOPO.



    < Sei sicura di quello che fai? > domandò l'asari stesa nel letto osservando l'ex mercenaria dai capelli fulvi che preparava le sue cose.
    < Mai stata così sicura in vita mia. Mio papà mi sta aspettando, Selene. >
    < Questo quindi è un addio? > incalzò l'asari tristemente.
    Furiosa andò a sedersi sul letto e accarezzò il volto dell'aliena < E' solo un arrivederci. >
    < Ora sei Cerberus, Janie! Come può essere solo un arrivederci? >
    < Cerberus è stato il sogno dei miei genitori. Il mio sogno è leggermente diverso...e nel mio sogno c'è spazio anche per te. >

    ________________________

    LUOGO INDEFINITO. UNA SETTIMANA PIU' TARDI



    < Signore! > un soldato in armatura bianca scattò sull'attenti, sbattendo rumorosamente i tacchi.
    < E' arrivata? > domandò l'uomo che dava lui le spalle seduto di fronte a una serie di schermi mentre regolarmente la sua mano portava la sigaretta alla bocca.
    < Affermativo, Signore. >
    < Fatela entrare. >

    Janie avanzò nella spaziosa sala semi buia fino ad andare a un passo dall'uomo che la guardava con i suoi occhi luminosi.
    < Finalmente hai ricordato, Piccola. > disse compiaciuto studiando la ragazza.
    < Perchè non sei venuto a cercarmi? > domandò Furiosa stringendo forte i pugni.
    < Non volevo costringerti, non volevo commettere l'errore che faccio con tutti i miei agenti. Dovevi essere tu a ricordare chi sei. E così ho aspettato, per anni. Ti ho visto crescere sperando ogni giorno che qualcosa scattasse nel tuo cervello. E quando la Sparkle ha tradito, ho pensato fosse l'occasione giusta per te. Aria ha "suggerito" il tuo nome alla traditrice e il destino ha compiuto il suo percorso, Giselle... >
    Furiosa lo interruppe con un gesto della mano < Io sono Janie 'Furiosa' Doe, papà. Questo è il mio nome. Questo è ciò che sono. >
    L'uomo annuì soddisfatto < Sei pronta? >
    Janie prese le mani dell'uomo tra le sue e appoggiò la fronte contro quella di suo padre, chiudendo gli occhi. Insieme, i due cominciarono a parlare < "Oh Signore grazie di avermi dato la forza e la determinazione di portare a termine il compito che mi avevi affidato. Grazie per avermi guidato diretto e sincero attraverso i molti ostacoli sul mio cammino e per avermi dato la determinazione quando tutto intorno sembrava perduto. Grazie della tua protezione e dei tuoi tanti segni lungo la strada. Grazie per il bene che posso aver compiuto e ti chiedo scusa per il male. Grazie per la famiglia che ho ritrovato; ti prego veglia su di lei come hai vegliato su di me. Grazie per avermi permesso di riposare. Sono molto stanco ma ora vado verso il mio riposo in pace sapendo di aver impiegato bene il mio tempo su questa terra. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede." >
    < Bentornata a casa Piccola. > disse l'uomo al termine della preghiera < Ci attendono grandi sfide e più grandi pericoli all'orizzonte. >
    Janie annuì < Lo so ma prima ho una promessa da mantenere. >

    " Ti troverò Shenna! E ti strapperò il cuore! "






    Edited by hellequin81 - 22/5/2017, 21:53
     
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    Sheera'Zonn vas Talrus

       Fazione: Flottiglia
       Ruolo: Incursore



    Vendetta. Giustizia. Redenzione?
    Non avrebbe mai saputo k con certezza, perchè qualsiasi pensiero venne scacciato via dalla vista di Shenna, arma alla mano, che faceva fuori gli ultimi membri di Cerberus rimasti nella stanza. Tutti, tranne uno.
    Shenna gridò a Furiosa parole di sfida, vendicative, piene sia di odio che di sofferenza, sentimenti che Sheera conosceva bene. E quando il tacco dell'umana si posò sul petto del soldato Cerberus rimasto in vita, che Shenna a quel punto riconobbe.
    In quell'esatto istante, e ancor più quando Shenna puntò la pistola alla testa del vecchio amico, Sheera si rese conto come l'umana stesse cominciando a somigliarle. E capì di aver fallito. Rivide sè stessa, il tacco di Shenna era diventato il suo, la canna della sua arma era diventata la sua... E anche gli occhi lucidi, colmi di rabbia, tristezza, delusione e rimpianto.
    "NO!" Quella esclamazione fuoriuscì dal suo petto rimbalzando per le larghe e vuote pareti dell'hangar, e sia Shenna che Ben si voltarono istintivamente verso la fonte del rumore.
    Lasciò cadere la pistola e rifoderò la spada, mentre ad ampie falcate si muoveva verso la coppia di ex-amici.
    "Guardati, Shenna. Guarda bene..." disse la quarian gentilmente, indicando il vetro del suo casco che rifletteva lievemente l'immagine di Shenna. Forse così anche lei avrebbe visto quello che Sheera poteva vedere in quel momento.
    "Tu non sei come me, Shen. Tu sei migliore di me, di Furiosa, di Rael e persino di Ben. Keelah, sei la persona migliore che abbia mai conosciuto. Io uccido le persone a sangue freddo, perpetuando una causa che riesco a vedere solo io, e non lo faccio nè per la Flotta, nè per Rannoch nè per chiunque altro. L'ho capito, adesso: lo faccio per me. Mi fa stare bene, perchè non conosco nient'altro che possa farmi stare meglio. Vuoi davvero ritrovarti nella mia stessa situazione? Non te lo permetterò. Non lascerò che la tua purezza, unica in tutta la galassia, venga macchiata dal sangue e dalla morte dei tuoi cari. Lascia andare quella pistola."
    Proprio quando notò un segno di resa nei suoi occhi, il momento venne interrotto dal satirico battere di mani di Furiosa.
    "Una recita perfetta, Shen!" disse la donna, e Sheera pensò che dovesse essere una vera intenditrice. Janie continuò accusando Shenna di essere un'egoista, di aver fatto tutto per inseguire e mettere in atto una stupida vendetta... E Sheera realizzò che forse non era totalmente in torto.
    "Non pensare di poterti mettere sullo stesso piano di Shenna, Janie." gridò Sheera affinchè la rossa potesse sentirla "C'è un'enorme differenza fra lei e te: Shenna ha uno scopo, un obiettivo che la spinge ad andare avanti. Tu invece ti muovi passando da una bandiera all'altra, calpestando chiunque si trovi in mezzo, e quando credi di aver trovato un obiettivo... Guarda caso è quello sbagliato. Che tu possa marcire all'inferno, Furiosa, non meriti nemmeno la fine rapida e indolore della mia spada."
    Un attimo dopo, le amiche asari di Janie sfondarono una volta per tutte la camera depressurizzante, lasciando la corvetta di Shenna a fluttuare immobile nello spazio attorno alla Ketos.
    E così se ne andò, Furiosa, tra una minaccia a Shenna ed una serie di maledizioni rivolte a tutti i Quarian. Già, se ne andò proprio così, coerente con il suo stile di essere.
    La sua mano toccò il viso di Shenna, lo accarezzò fino al collo per poi posarsi sulla spalla. "La vendetta è la mia strada, Shenna, non la tua."

    Con la decimazione dell'armata Cerberus, le ultime truppe si diedero alla ritirata, alcune prendendo le navette con le quali erano venute, altre rubando quelle appartenenti alla Ketos. L'ennesimo atto di sbeffeggiamento all'equipaggio che, ormai, viveva in quello che era poco più di un relitto nell'immensità del vuoto.
    Le riparazioni critiche iniziarono immediatamente, supportate da Quarian venuti da ogni nave della Flotta. Forse la Ketos avrebbero potuto salvarla, ma quel giorno era stato perso molto di più.
    Retor e il marine che li aveva aiutati arrivarono poco dopo all'hangar dove si erano svolti gli ultimi atti dell'invasione. Shenna era seduta a terra, e accanto a lei l'unico Cerberus rimasto era stato reso totalmente innocuo dalle manette. Il marine fece per andargli addosso con gli occhi iniettati di sangue, ma fu subito fermato dal giovane figlio dell'ammiraglio Gerrel.
    "E' finita, Bagor." gli disse Retor con tono rassicurante, ed il marine si calmò, pur continuando a fissare Ben.
    "Com'è andata?" chiese Sheera, andando subito al sodo, ma Retor, prima di rispondere verbalmente, chinò la testa e la scosse da una parte all'altra.
    "Cazzo..."
    "L'abbiamo trovato già morto. Le cose si mettono male, eh?"
    Sheera sospirò "No, ce la faremo lo stesso. Ma dovrai ricorrere al tuo charme." Continuò quindi sorridendo e dandogli una pacca sulla spalla.
    Un grido. Un piccolo fulmine verdastro che si catapultò verso Ben, che avrebbe ricevuto una bella botta se Sheera non l'avesse fermata. Leyra'Val nar Ketos, la giovanissima quarian che li aveva scortati lungo la Ketos, adesso si dimenava per liberarsi dalla stretta della sua simile e sfogare la sua evidente rabbia sull'indifeso umano.
    "Siete dei fottuti bosh'tet assassini! Vi ammazzerò tutti, ve lo giuro!"
    "Wow wow, frena un attimo, tesoro. Lo vogliamo tutti qui, dovrai rispettare la fila"
    "No, non capisci! I miei..." la quarian scoppiò in lacrime, rilassando finalmente i muscoli e lasciandosi andare tra le braccia di Sheera. Per lei, non servirono altre parole.
    Più tardi, le notizie confermarono i suoi sospetti riguardo un guasto in infermeria causato dal blackout. Altre due vittime da aggiungere alla lista... Le peggiori.

    Fu Retor stesso, con la sua navetta personale, a scortare il gruppo fino alla Neema, la nave sulla quale si sarebbe svolto il processo. Di solito questo tipo di faccende veniva svolto sulle navi ammiraglie, ma non quella volta. Forse non volevano rischiare di perdere una nave così importante con un eventuale ritorno di Cerberus. Subito, appena messo piede sulla Neema, l'intero equipaggio presente nell'hangar li fissò con sguardi colmi di rancore, specialmente nei confronti di Ben che, ancora vestito con la tuta di Cerberus e le mani legate dietro la schiena, camminava a fianco di Shenna.
    Ad accoglierli fu un quarian omonimo al giovane pellegrino, Rael'Zorah vas Rayya, uno degli ammiragli in persona.
    "Benvenuti sulla Neema. Spero che la vostra permanenza qui sia meno dannosa di quanto non lo sia stata sulla Ketos."
    "Chiedo scusa, ammiraglio Zorah. La colpa è mia, sono stata ferita in battaglia, e i miei compagni qui sono stati costretti a portarmi alla Flottiglia per farmi sopravvivere."
    L'ammiraglio sorrise emettendo un ghigno "Andiamo, Sheera'Zonn, sappiamo bene che non siete venuti per questo." Rael'Zorah si voltò verso Shenna "L'hai portato?" chiese riferendosi al disco, e l'umana annuì.
    "Benissimo. Forse possiamo riuscire a barattare la vostra innocenza con quello. Da questa parte." disse il Quarian, indicando un corridoio che il gruppo avrebbe dovuto percorrere.
    "Grazie per il sostegno, ammiraglio. Conta davvero molto."
    "Aspetta a ringraziarmi. Ho detto che proverò a scagionarvi, non che ci riuscirò. E' necessario un voto di maggioranza tra tutti e quattro gli ammiragli. Forse Raan sarà facile da convincere, ma Koris, Xen e Gerrel saranno quasi inamovibili."
    Sheera sorrise "Beh, 'quasi' è sempre meglio che 'totalmente'. E poi c'è il figlio di Gerrel qui con noi. Forse darà ascolto a Retor."
    "Non sperarci troppo, Sheera." commentò il giovane "Mio padre ed io non siamo nei migliori dei rapporti."
    La quarian sospirò e si girò verso Shenna, cercando di capire quali fossero i suoi sentimenti a riguardo, ma il casco dell'umana mascherava buona parte del volto, ad eccezione degli occhi.
    "Posso chiederle una cosa, ammiraglio?"
    "Dimmi."
    "Come mai è dalla nostra parte, senza neanche aver ascoltato ciò che abbiamo da dire?"
    Rael sorrise "Ho una figlia, si chiama Tali. Forse ne avete sentito parlare, specialmente voi umani... Ha collaborato per alcuni mesi con il comandante Shepard, e si è salvata per miracolo dal disastro della Normandy... Ma non si è data per vinta. Ha da poco finito il suo pellegrinaggio, ed è già partita verso nuove scoperte. Rivedo lei in voi perchè, nonostante tutto il casino della Ketos, state facendo qualcosa di molto importante per il popolo quarian. E si da il caso che Tali stia studiando i Geth su Haestrom, ma non ditelo a nessuno."

    Il corridoio finì collegandosi direttamente a quella che doveva essere l'area più grande della nave. Un gigantesco anfiteatro decorato da piante rampicanti, spalti di metallo e, al centro dell'arena, un lungo tavolo con cinque sedie. Tra i vari sguardi dei numerosissimi quarian pronti ad assistere, il processo iniziò quasi subito. Zorah li congedò con un frettoloso 'buona fortuna' per poi andarsi a mettere al suo posto dietro il tavolo. Il gruppo, invece, andò a mettersi sulla prima fila di spalti davanti agli ammiragli. Quelle cinque figure avrebbero presto deciso il destino della loro missione, di Benjamin Barnes e del pellegrino Rael'Xerol.



    Edited by •Gabry‚ - 29/5/2018, 17:08
     
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    Shenna'Nidor Sparkle

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Agente




    Nonostante la gentilezza dell'ammiraglio Rael'Zorah, Shenna non diede alcun cenno di speranza. Lei stessa non si sarebbe mai perdonata per quanto accaduto; di sicuro non poteva aspettarsi nulla di diverso dagli ammiragli.
    Ma non importava. La sua salvezza, a quel punto, non era affatto necessaria. La sola cosa che voleva, dopo tutto quello che aveva passato... La sola cosa...
    "Ora ascoltatemi" - mormorò a Sheera e Rael, non appena l'ammiraglio si allontanò - "Probabilmente non mi sarà neanche concesso di parlare, e ritengo sia giusto così. Io non voglio che mi difendiate... Però..."
    Ingoiò il magone, poi proseguì - "Però... Vorrei che almeno il nome di mio padre... Vorrei solo...".
    La commozione le impedì di completare la frase. Si sentiva un mostro nell'avanzare qualunque pretesa di fronte ai membri della specie che, per causa sua, aveva subito una così grave perdita.
    Sì, c'era il disco... Ma poteva davvero valere il peso delle vite perse quel giorno?

    Il processo si svolse senza che Shenna potesse intervenire in alcun modo. In sua vece, fu Sheera a spiegare in modo dettagliato la successione degli eventi, aiutata in alcuni punti da Rael.
    Shenna sentiva stringersi il cuore al racconto dei due quarian, che nelle loro possibilità tentarono di discolparla o quanto meno di esaltare le sue buone intenzioni.
    Dal canto suo, Shenna non era più sicura neanche di quelle. Dopo le parole di Furiosa, sentiva di non conoscersi più.
    Lo sguardo le cadde su Benji, al suo fianco. No, non sarebbe mai stata capace di uccidere lui... Ma Dahlia... e i suoi aguzzini...
    forse...
    L'odio che aveva provato in quei momenti terribili sulla Ketos si ripresentò. Ormai non era più la stessa...
    "Shen...?" - Benji la chiamò, nella voce un cenno di preoccupazione.
    La ragazza gli sfiorò una spalla - "Andrà tutto bene, Benji" - sussurrò - "Vedrai..."
    Sembrava sinceramente tranquilla in merito al suo destino, ma quando gli ammiragli tornarono alla loro postazione, il cuore le fece un doloroso balzo nel petto.
    "Con la visione dei dati contenuti nel disco, abbiamo tutti gli estremi per concludere ed emanare la nostra decisione" - proferì Han'Gerrel - "La parola a Rael'Zorah vas Rayya".

    Il quarian chiamato in causa si schiarì la voce - "Con il favore di tutti gli ammiragli meno uno, i dati fornitici dall'umana che risponde al nome di Shenna'Nidor Sparkle, sono stati giudicati di grande valore per il popolo quarian, e costituiscono a tutti gli effetti un pegno sufficiente per la grazia. Tuttavia..."
    Shenna sentì il respiro di Benji farsi pesante, al suo fianco.
    "... alla luce dei fatti più recenti che coinvolgono la Ketos ed il suo equipaggio, le richieste mosse dall'imputata non potranno essere accolte".
    il cuore sembrò sprofondarle.
    "Sarà inoltre tenuta a lasciare la flotta immediatamente dopo il termine del processo e a segnalare la propria posizione allo scopo di allontanare la minaccia di Cerberus dalla Flotta. Qualora il comando venisse ignorato, abbatteremo la navetta...".
    "Consegnatemi".
    La voce di Shenna fu accolta con un silenzio allarmato e stupito. Suonò inaspettatamente ferma e composta, e la ragazza ne fu al tempo stesso sorpresa e sollevata.
    "Vi prego di considerare questo dono da parte di Keen'Nidor nar Gozorn, quarian deceduto in pellegrinaggio il cui unico desiderio era di ritornare alla Flotta. Consideratelo un suo dono di pellegrinaggio e accogliete il suo nome presso una delle vostre navi. Che tutta la colpa dell'accaduto ricada su di me senza alcuno sconto, ma... vi prego..."
    "Se il suo desiderio era quello di ritornare alla Flotta, allora mi chiedo perché non l'abbia fatto" - intervenne Han'Gerrel, indispettito dall'iniziativa di Shenna.
    "Perché..." - La ragazza non riuscire a ricacciare indietro le lacrime - "... Perché scelse di salvare una neonata umana da morte certa, e di prendersi cura di lei. Perché il suo cuore era più grande della sua ambizione. Perché è stato ucciso prima di poter realizzare il suo sogno... e ora... tutto quello che posso fare per lui è questo. Ho solo la mia vita da scambiare... perciò... Consegnatemi. Vi prego".
    "Credi che il quarian di cui parli avrebbe voluto questo?".
    Gli occhi di Shenna si spostarono stupiti su Rael'Zorah, che aveva abbandonato la sua posa ufficiale per aggrapparsi al parapetto del palco, in un tentativo simbolico di avvicinarsi a lei.
    "Quello che Keen'Nidor ha scelto di fare della propria vita, è stata una sua decisione. Dovevi solo rispettarla, Shenna.
    Sei venuta fin qui, mettendo in pericolo la vita per cui Keen stesso si è sacrificato, allo scopo di convincere una manciata di vecchi quarian sul valore del tuo padre adottivo. Non hai mai pensato che il vero motivo per cui Keen'Nidor non abbia fatto ritorno sia semplicemente perché gli bastava essere riconosciuto da una sola persona? Da te
    ".
    Shenna chinò la testa, provando un senso di vertigine all'idea che tutto era stato per una causa sbagliata. Dopo tutto quello che aveva vissuto e causato agli altri...
    "Come padre, ho un solo consiglio da darti" - concluse Rael'Zorah - "Tieniti stretta la tua vita, da ora in poi. Perché sono sicuro sia la sola cosa che Keen vorrebbe, se fosse qui".

    EPILOGO


    Sembrava passata un'eternità dall'ultima volta che aveva varcato quella soglia.
    Con un sospiro stanco, Shenna attraversò l'ingresso della casa dove per anni aveva vissuto con Keen.
    Avrebbe voluto salutare Sheera, Rael e Retor con un sorriso, o con parole diverse, ma in lei regnava ormai così tanta confusione da non sapere più controllare un solo muscolo del suo viso.
    Si era soltanto scusata. Infinite e infinite volte... Non aveva saputo far altro che scusarsi.
    Con lo sguardo catturò la sua immagine riflessa sul vetro della credenza. Un'espressione vuota, assente. Era stata quella l'ultima cosa che Benji aveva visto, all'ospedale dove lo aveva lasciato?
    E che cosa aveva pensato l'infermiera alla reception, nel vederla immobile, ad attendere che qualche agente Cerberus la trovasse.
    La vita sapeva essere ironica fino all'inverosimile.
    Non aveva fatto altro che sfuggirgli, ed ora era lì, ferma. In attesa. E nessuno sembrava più vederla.
    Allora, aveva pensato alla sua casa.
    Forse poteva apparire scontato, ma a qualcuno sarebbe pur venuto in mente. E allora...
    Esitò di fronte al divano, poi lo aggirò per andare verso il fondo, dove ancora conservava le cianfrusaglie di Keen. Dove aveva abbandonato quel carillon che non poteva più ascoltare.
    Per la prima volta, lo guardò per quello che era: un oggetto alieno.
    Non era una quarian. E non si sentiva umana. L'unica cosa di cui era certa, era di non appartenere a nulla.
    L'unico vero legame era stato con Keen. Keen che l'aveva vista e non aveva potuto più ignorarla. Keen che aveva salvato la vita che lei stava per consegnare.
    "Papà... " - sussurrò tra le lacrime - "...Mi dispiace. Ma che cosa dovrei fare?".
    Un suono ovattato giunse dal soffitto e il cuore di Shenna guizzò. Istintivamente, portò la mano alla pistola, ma non fece in tempo a sollevarla ad un'altezza letale, che già nella sua mente si erano affollate le immagini di tutte le vittime di quegli ultimi giorni. Quarian, cerberus, vorcha... ai suoi occhi, non c'era distinzione. Erano solo vittime.
    Un altro tonfo, che la fece irrigidire.
    La verità era che non voleva morire, ma ancora di più non voleva uccidere. Se solo quel mondo fosse stato un po' più indulgente...
    La finestra esplose. Shenna abbandonò il braccio armato lungo il fianco e, a testa bassa, attese la fine.
    Poi, suoni di colluttazione e, infine, silenzio.
    Una mano dal tocco ruvido le strattonò il braccio, costringendola ad alzare la pistola.
    "Se ti ci vuoi difendere, questa è l'altezza a cui va messa. Scema".
    Gli occhi smeraldo di Shenna si spalancarono increduli.
    "Ma tu non volevi difenderti... vero? Spiriti, vorrei davvero accontentarti quando fai quella faccia da Pyjak bastonato, ma Reedus ha minacciato di cancellarmi dalla sua grey box. E sai quanto odio ripetermi".
    La ragazza, adocchiò per un secondo il corpo dell'agente Cerberus che aveva avuto la peggio nella colluttazione, prima di distogliere lo sguardo - "Come mi hai trovato, Sithis?".
    "Più o meno come ti hanno trovato i tizi sul tetto" - borbottò il turian, pazientemente - "Certo, andare in giro con un segnale attivo non è proprio il miglior modo di nascondersi..."
    "Ho dovuto".
    "Certo, certo" - Sithis si abbandonò sul divano - "Non demordere. Un giorno riuscirai a buttare al cesso la tua vita come hai sempre sognato. Nel frattempo, ci sono degli stronzi che sgobbano per te".
    La ragazza scosse la testa, senza poter fermare le lacrime - "Non è... non è così che doveva andare".
    "Non sei certo l'unica, Scema'Nidor enonsochealtro" - rispose il turian, guardando il cadavere poco lontano da lui - "Non credo che il tipo qui se la sia passata molto meglio di te. Se non altro, tu hai ancora tempo a disposizione per far andare le cose come vorresti".
    Il turian si fece serio - "Lo farai, vero? Aiuterai Reedus un'ultima volta?".
    Shenna lo guardò negli occhi, e ne invidiò la luce vitale che emanavano.
    Se solo avesse avuto quegli occhi, le cose le sarebbero apparse in modo completamente diverso.
    Sì poteva imparare a vivere così? Senza sentirsi utile a nessuno, senza sentirsi in colpa per nessuno... Vivere per il puro diritto di farlo.
    Keen ne sarebbe stato felice.
    "" - mormorò - "Lo farò".

    FINE



     
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