Testa/Croce

Sistemi Terminus, Omega

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    Red Gunn

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    "Tu... TU NON MI APPREZZI PER QUELLO CHE SONO!" piagnucolò ironicamente e ingurgitò una ciambella intera, imitando una certa categoria di femmine umane.
    Dopo quello, capì che effettivamente la situazione stava un po' sfuggendo di mano, e si diede due schiaffetti sulle guance per riconnettersi alla realtà.
    "Allora, devi prendere la terza a destra proseguendo di qui, poi tutto dritto fino alla grande insegna del noleggiatore pornografico."
    Pensò a cosa avesse appena detto, e cosa aveva fatto due secondi prima, e pensò fosse il caso di chiarirsi.
    "Non è come credi, coglione. Non dobbiamo fermarci questa volta."

    Giunsero al molo con cinque minuti di ritardo. Quel giorno era molto affollato... In realtà, il molo di Kenzo lo era quasi sempre, ma quel giorno lo era un po' di più. In lontananza si vedevano anche più astronavi attraccate di quante se ne vedessero di solito, e fra tutte ne spiccava una delle dimensioni di un incrociatore, ma assolutamente non della stessa forma. Era lungo e stretto, e la sua parte superiore era evidentemente formata da moduli adibiti a container.
    Capitava spesso che ricevessero l'ordine di trasportare merci da quel tipo di navi cargo, perciò penso che anche questa volta dovesse trattarsi dello stesso tipo di merci: manufatti, armi, droga, opere d'arte.

    GIvLZ98

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    «Siamo arrivati, vero?» Garazeb sbirciò fuori dal finestrino e vide uno spettacolo di andirivieni di colossi metallici e piccoli swoop sfreccianti tra le colonne metalliche delle antenne portuali. «Sì, siamo arrivati per forza.» Seguì un cenno del capo di Red.
    I due scesero dal Badger e il batarian si concesse una piccola pacca sul muso del suo bimbo.
    L'umano condusse il passo e la meta sembrava proprio il grande cargo che rimaneva sullo sfondo a svettare. Quando furono abbastanza vicini l'alieno strinse tutti gli occhi e in una mistura di sfocatura e fumi emergenti dai comignoli lì vicino distinse il nome "Anexos".
    Il fianco della nave era già aperto e su e giù si avvicendavano operai vorcha, batarian e turian nel riempire la pancia del bestione. Dopo la conferma del loro arrivo tramite radio Zeb vide quello che doveva essere il loro datore di lavoro emergere dalla luce emanata dal fianco della Anexos. Un'ombra massiccia, metallica e cigolante che a pesanti passi discese fino al molo. A metà strada esitò guardandosi in giro: una torreggiante bestione rinchiuso in un'armatura luccicante, hi-tech quanto esteticamente esotica ed antiquata, con intarsi e decorazioni a istoriarla sugli spallacci e sull'elmo completo che a giudicare la forma, poteva far intendere che si trattasse di un krogan. Due coppie di zanne poi sbucavano minacciose da sotto e sopra le braccia, all'attaccatura degli spallacci.
    Un attimo più tardi da dietro le sue gambe sbucò un buffo volus che reggeva sulle spalle un cannone grossomodo poco più lungo di lui.
    Zeb si fece avanti di un passo. «Il signor...?» Fu stoppato preventivamente dalla mano del suo amico. Da dietro il krogan, che già aveva iniziato a sbuffare sonoramente, comparve una donna dal viso orientale, una donna apparentemente insignificante rispetto ai due precedenti individui, se non fosse stato per l'abbigliamento a dir poco inconsueto: pantaloni di pelle con cinturone e una minuscola giacchetta della medesima fattura. L'unica cosa che andava a coprirle le spalle.
    «La signora Lea Xen» disse rilasciando dalle narici il fumo della sigaretta che si era appena staccata dalle labbra.

    Q5TXOSB

     
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    La 'Mantide'. Così si faceva chiamare quella donna. Red la conosceva già, e non ne aveva provato grande piacere... In contrasto con il suo aspetto molto sexy ed il suo sguardo congelante, l'umana dalle origini giapponesi aveva un caratteraccio tipico delle persone come lei: contrabbandieri senza scrupoli e senza un minimo di umanità.
    Esattamente come aveva sempre fatto, la mantide fulminò Red con lo sguardo, e come se fossero collegati, il suo cagnolino Krogan emise un cupo ruggito.
    Si sentì quasi costretto a fare un passo avanti, e lo stesso fece la donna. Red era un uomo, e in quanto tale gli fu estremamente difficile concentrare il suo sguardo verso gli occhi dell'umana, ma lei ed i suoi scagnozzi non erano tipi con cui scherzare, perciò suo malgrado dovette concentrarsi.
    "Allora, di che si tratta?" esordì l'uomo, incrociando le braccia.
    "Non posso dirvelo." rispose secca la mantide, intensificando ancor di più il suo sguardo.
    "Sai che non lavoro così. Prima ho bisogno di sapere cosa avrò per le mani."
    "Per le mani avrai cinquecentomila crediti, Gunn. E' tutto ciò che ti serve."
    "Strano, io non vedo ancora nulla tra le mie mani. Ehi Zeb, tu sapresti dirmi perchè?" ironizzò a quel punto Red. Si era ripromesso di contrattare con la donna nei modi più cordiali possibile, ma era lei stessa a mancargli di rispetto. Aveva riempito la sua testa di promesse, ma con quelle non ci compri nè gli alcolici di Zeb nè la sabbia rossa, nè tanto meno avrebbero saldato il debito con quel Krogan rompiscatole.
    "Avrai il tuo compenso alla fine della missione." rispose quindi la mantide, che si dimostrò parecchio scocciata da quella situazione, ma Red alzò l'indice della sua mano destra, e lo agitò ad indicare 'no'.
    "Ti conosco bene, mia cara, e tu conosci me. Credi davvero di potermi fregare?" si avvicinò ancora di qualche passo, ed a quel punto la sua guardia del corpo Krogan si affiancò alla sua protetta. Red alzò la mano senza nemmeno incrociare lo sguardo della bestia, indicandogli di stare calmo. "Stammi a sentire: sappiamo entrambi perchè hai contattato me e non qualcun altro, perciò vediamo di andare al dunque. Voglio 100.000 crediti caricati sul mio conto come anticipo. E li voglio adesso, altrimenti dovrai essere così fortunata da trovare qualcuno competente quanto noi."
    La mantide restò in silenzio per qualche secondo, con il suo volto ad un palmo di distanza da quello di Red, ed alla fine accennò un lieve sorriso. Portò la mano alla bocca e tirò dalla sigaretta, per poi rilasciare lentamente il fumo in faccia all'umano.
    La donna poi si voltò verso il basso in direzione del suo compagno Volus, ed annuì. Quest'ultimo fece illuminare il suo factotum, ed infine un messaggio in quello di Red indicò il trasferimento dei soldi.
    Un dito lungo e sottile si posò sul suo petto, e Red sapeva bene cosa significasse: 'togliti dai piedi'. Così fece un passo indietro, e vide la donna voltarsi, seguita poi dai suoi compagni.
    "Seguitemi."

    Il ponte di quella nave era interminabile. Un lunghissimo corridoio le cui pareti erano formate da grosse e spesse porte sigillanti. A quanto pare, i moduli container della Anexos erano anche accessibili dall'interno.
    Ognuno di essi era nominato con una lettera ed un numero a tre cifre, ad esempio A-015. Essendo sigillati, era impossibile sapere cosa contenessero se non consultando il database, ma alcuni di essi erano appena stati aperti per portare dentro o fuori la varia merce. Alcune di queste consistevano in scatoloni il cui contenuto era ignoto, altre invece contenevano quadri impilati uno sopra l'altro, oppure manufatti di varie specie ed altri beni utili solo al riccone collezionista di turno.
    La brigata capitanata dalla Mantide fermò il proprio percorso di fronte al container C-101. Il Krogan si fece avanti e digitò una sequenza di tasti sul terminale accanto, ed il grosso portone cominciò lentamente ad aprirsi.
    Ciò che si parò davanti ai loro occhi, una volta aperto, fu certamente inaspettato per Red.
    "Quindi... Uh... Dobbiamo consegnare una porta?" chiese sarcasticamente, dato che dietro a quella porta blindata non trovarono altro che una seconda porta pochi centimetri dopo.

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    Camminarono, camminarono e camminarono. Zeb pensava che fosse un modo per far rendere conto i due della quantità di merce che stavano trasportando e del perché valesse 500.000 crediti. Il classico pavoneggiamento dei loro clienti, così pieni di sé, così convinti di avere un prodotto inestimabile che richiedeva la massima cura e il massimo impegno. E bla bla bla, altre cazzate che al batarian non importavano per niente. Bisognava fare il lavoro sporco, portare la roba dal punto A al punto B nel minor tempo possibile, con il minimo dei danni e dei guai, senza dare troppo nell'occhio.
    Eppure quella era davvero tanta roba. E sembrava ce ne fosse di ogni tipo. Alcuni aperti lasciavano sbirciare i contenuti: armi, opere d'arte, sabbia rossa, apparecchiature elettroniche. Era un vero bel buisiness e questa Lea Xen doveva essere piuttosto importante e competente per mobilitare un tale ben di dio.
    “Questa merce deve valere più di 500 mila. Almeno un milione.” Continuava a pensare. Ad un certo punto della loro passeggiata gli scappò anche di bocca con un sussurro diretto all'orecchio del suo amico, che sembrava tuttavia ignorarlo completamente restando molto concentrato. «Chiedi un milione» bisbigliò con una serpe. E continuo un paio di volte. Red però non voleva sputtanare l'accordo e tenne la bocca chiusa.
    Alla fine Garazeb sputtanò entrambi da solo. Quando finalmente si fermarono: «Ehi, questa roba vale almeno un milione. Vogliamo un milione o non se ne fa nulla.»
    Seguirono in ordine: un ringhio del krogan, un'occhiataccia di Lea e di Red e un colpo di tosse del volus.
    «La Mantide ha già pattuito un prezzo con il suo collega, signor Bek'tall» bofonchiò l'ometto che gli arrivava alle ginocchia. «E questo è quanto.»
    «Ah...» Le braccia si Garazeb si chiusero contrariate sul suo petto.
    «La porta» continuò Lea Xen come se nulla fosse, « protegge la nostra merce di più grande valore, mister Gunn. Questo container andrà consegnato prima di tutti gli altri, su Talis Fia.»

     
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    Red Gunn

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    "E' uno scherzo, vero?"
    Durante la sua carriera avevano scortato qualsiasi tipo di merce. Droga, armi, animali, per il giusto prezzo anche organi. Ma quello? No, quello andava ben oltre.
    La prima cosa che risaltò negli occhi di Red non era tanto la merce in sè, quanto il container stesso. Vi era un tappeto azzurro a terra, in uno degli angoli un materasso ricoperto da delle lenzuola a fiori e le pareti, ricoperte da carta da parati lilla, erano decorate da alcuni disegni raffiguranti esseri umani stilizzati e altri tipi di scarabocchi. Il tutto illuminato da una luce soffusa.
    All'angolo opposto al letto, però, vi era l'elemento chiave, la merce.
    Occhi timidi di un azzurro molto chiaro, morbidi capelli biondi leggermente ondulati, un vestito con una fantasia a fiori molto simile a quella delle lenzuola del letto...
    Ma quanti anni aveva? Quella bambina non poteva averne più di sette... Otto, al massimo.
    "Non siamo gente che scherza, Gunn." rispose la Xen alla domanda retorica dell'umano.
    "No. No, mi dispiace. Non è questo il tipo di merce che trattiamo." Red fece un passo indietro, e inevitabilmente la sua schiena andò a collidere con il grosso Krogan corazzato, le cui zanne lo punzecchiarono appena sulle spalle.
    "Tirarsi indietro non è un'opzione. Siete stati qui dentro e avete visto di che si tratta. Adesso potrete andarvene in due modi: con la merce, o dal portellone dei rifiuti."
    Portellone dei rifiuti? Neanche per sogno! Red voleva vivere almeno novant'anni, anche a costo di andar contro i suoi stessi principi... Quelli rimasti.
    Sospirò, e si voltò verso l'amico Batarian. Era sicuro che quella cosa non piacesse neanche a lui, ma ormai che scelta avevano?
    Si avvicinò alla bambina, che era ancora impegnata ad inventarsi storie per la sua bambola giocattolo, e si inginocchiò per guardarla bene. Di risposta, la bimba alzò la testa e lo guardò negli occhi. Non sembrava spaventata, ma piuttosto incuriosita. Red si chiese se avesse mai visto altri esseri umani, e se sapesse parlare qualche lingua.
    L'unico modo era verificarlo, con una semplice domanda.
    "Ehi, piccolina..." disse con un tono più dolce possibile "Ce l'hai un nome?"



    Edited by •Gabry‚ - 13/9/2016, 01:11
     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    La porta del modulo fu spalancata da Lea e, un attimo dopo, una bizzarria degna solo degli umani apparve ai quattrocchi di Zeb: una piccola della loro specie, magretta, pallida, quasi un fantasmino dai capelli paglierini che le cadevano da quella minuscola testolina.
    «Ma cos'è questa st...» fu interrotto da Red che si era già opposto all'affare.
    «Tirarsi indietro non è un'opzione. Siete stati qui dentro e avete visto di che si tratta. Adesso potrete andarvene in due modi: con la merce, o dal portellone dei rifiuti» sentenziò la donna. E in effetti, per quanto Garazeb avesse la scorza dura, il modo di parlare della Mantide gli fece correre un brivido lungo la schiena. Istintivamente ruotò un piede verso l'ingresso e prese il gomito del suo amico, lasciandolo scivolare quando Red se ne sottrasse per accovacciarsi vicino alla piccola umana.
    «Dite come la dite, ma a me continua a sembrare una STRONZATA.» Guardò un attimo i presenti, che lo fissavano con aria interrogativa e scocciata. «Proprio mi sa di stronzata. Lo sento qua, sul palato. Sento il sapore di merda.»
    «Come ho detto al tuo amico, signor Bek'tall, il portellone dei rifiuti è sempre aperto e lascerò che il mio Mammoth si preoccupi del compattamento.» L'energumeno al suo fianco diede prova di uno dei suoi migliori gorgoglii.
    «Ma io ci sto anche a portare tutta questa roba... anche se varrebbe un milione, ma va bé. Ma una dannata mini umana? Che senso avrebbe scusate?»
    «La bambina ha un estremo valore per il mio cliente. E deve giungere a destinazione incolume. Non le dev'essere fatto del male, né fisico né psicologico. Tutta la nave è dotata di telecamere quindi scherzi non ne potete fare.»
    «Ma io non ne voglio fare di scherzi, voglio solo andarmene.»
    «Bene allora.»
    «Beneee...» ringhiò cavernoso il krogan facendo un passo avanti.
    «Bene.» S'impettì Zeb facendo scorrere la mano verso il suo maglio.


     
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    Red Gunn

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    La bimba restò in silenzio, con i suoi grossi occhi fissi sui suoi. Restarono in quel modo per un po', finchè dietro di loro Zeb non cominciò a dar di matto.
    "Wow wow, non c'è bisogno di scaldarsi, qui." esordì mentre tornava a mettersi in piedi "Nessuno finirà nel portellone dei rifiuti."
    "Ah no?" rispose la mantide convinta.
    "No, perchè avete bisogno di noi. Noi siamo discreti, siamo professionali e soprattutto portiamo sempre a compimento i nostri incarichi. In poche parole, siamo i migliori."
    Schiacciò l'occhio al suo amico Batarian, per poi rivolgere lo sguardo nuovamente verso l'umana asiatica.
    "Uccideteci, se volete." sussurrò, con un lieve sorriso sulla faccia "Ma sapete anche voi che la bambina non sarà mai al sicuro quanto lo sarebbe con noi."
    "Dove vuoi arrivare, Gunn?" chiese quindi Lea, con la fronte corrugata e degli occhi più glaciali del solito. Aveva capito dove Red volesse andare a parare.
    "Vogliamo due milioni di crediti. Mezzo milione come anticipo, il resto a missione compiuta. Non accettiamo contrattazioni, se non vi sta bene, temo che dovrete trovarvi qualcuno di più economico, e decisamente meno affidabile."
    Era innegabile come Red avesse rischiato la sua vita e quella di Zeb con quella proposta. Se la Mantide avesse rifiutato, li avrebbero sicuramente uccisi. Ma del resto si trattava di scortare un 'pacco' decisamente importante. Illeso, nel minor tempo possibile e senza dare nell'occhio.
    Potevano farlo, ma perchè chiedere solo 500.000 crediti? Si trattava comunque di un essere umano in vita ed in piena forma.
    Si voltò di nuovo verso di lei, mentre attendeva un responso della mantide. I suoi occhi continuavano a guardarlo, ma proprio non capiva perchè.
    Bambini, non li avrebbe capiti mai.

     
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    Aveva chiesto un milione. E non per entrambi. Ma un milione a testa. Red aveva chiesto un milione. Garazeb Bek'tall si ritrasse alzando una gamba e facendo schioccare indice e medio con una frustata d'aria mentre esplodeva a ridere a crepapelle. «Cazzo l'hai fatto, boss. L'hai fatto.»
    Lea Xen era congelata. Non spaventata, non infastidita. Semplicemente non voleva dargliela vinta così facilmente, non rientrava nel suo personaggio. In affari come questi dovevi stare fermo, immobile, non devi far muovere una foglia o penseranno che te lo possono richiedere una seconda volta. Era un bel bluff, lei sapeva che avrebbero trattato se fossero stati buoni. E loro avevano trattato, non avevano accettato quella misera cifra che non valeva minimamente l'intero carico e il diamante grezzo che portavano nel vano top secret. Ed ora che avevano visto troppo non poteva dire di no e farli sparire, sarebbe stata più una rogna che una soluzione. E poi valli a trovare altri contrabbandieri tanto lesti quanto discreti. Red e Zeb erano garanzia di lavoro pulito. Quando erano in servizio non combinavano troppi casini, sapevano accattivarsi le autorità, avevano moltissimi amici. Molti nemici anche, ma in minor numero e sapevano imbuonirli, e conoscevano un sacco di rotte poco trafficate. Un altro trasportatore avrebbe chiesto fin da subito una cifra alta e probabilmente avrebbe fatto troppe domande sulla piccola, per non parlare del rischio di qualche pervertito.
    «Va bene.» La sua voce ferma quanto il suo sguardo. «Mole, vai a prendere la valigetta, rimuovi dal suo contenuto duecentocinquanta e il resto portamelo qua. Daremo ai signori il loro anticipo e al loro ritorno avranno il loro milione e mezzo.» Sospirò e si accese un'altra sigaretta.
    «Subito, madame.»
    «Sono stanca, voglio che partiate e voglio dormire.»

     
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    I due contrabbandieri lasciarono la Anexos, così che potessero prepararsi per il viaggio. La partenza era prevista per la mattina seguente, all'alba, e la Mantide aveva concesso ai due il permesso di lasciare la nave.
    Insomma, c'erano pur sempre due milioni in ballo, chi avrebbe rinunciato a un'opportunità così?
    Mentre percorrevano il ponte d'attracco del porto avrebbe dovuto sentirsi euforico, ma Red non poteva fare a meno di pensare a quella bambina. Non riusciva a capacitarsi di cosa avesse di particolare da valere più di due milioni di crediti... Senza contare la sua scena muta alle semplici domande dell'uomo.
    "Stavo pensando..." Esordì ad un certo punto Red, rompendo il silenzio "Abbiamo sempre noleggiato delle astronavi per i nostri lavori. Sai, la segretezza e tutto il resto. Non ti sei un po' stufato di cambiare mezzo ad ogni spazioporto?"
    Si guardava intorno, e vedeva la maestosità delle fregate, degli incrociatori, ma anche l'eleganza delle più umili corvette... E provava invidia. Zeb e lui avevano posseduto di tutto, ma mai una nave. Sì, tramite noleggio avevano messo le mani su praticamente ogni tipo di vettura, anche alcune delle migliori in circolazione, ma nessuna l'aveva mai sentita come 'sua'.
    "Presto avremo due milioni di crediti tra le mani, bro. Scarichiamo quel marmocchio, torniamo dalla Xen, ci facciamo annegare nei soldi... E li usiamo per comprare la nave migliore in circolazione. Che ne pensi?"
    Fermarono la camminata proprio di fronte all'honey badger, il catorcio di Zeb.
    "E magari anche un furgone nuovo, eh?" lo stuzzicò sorridente, dandogli un pugno sulla spalla.

     
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    Cambiare mezzo ad ogni porto era diventata routine per loro due. Garazeb se ne era reso conto anche se non gli pesava più del dovuto. Si era fatto un cultura in fatto di mezzi mercantili e corvette. Ogni volta un'avventura, una scoperta. Lui a bordo era il co-pilota e quello che si occupava della meccanica e della manutenzione e occuparsi di una nuova bimba ogni volta - no, non come quella che dovevano raccattare sulla Anexos - era una sfida. Ma gira e rigira i modelli navali erano sempre gli stessi. Forse solo quel grosso mercantile era una variazione sull'andatura, ma alla base le leggi fisiche sono uguali che sia per un caccia o per un incrociatore.
    Alzò le quattro pupille al cielo incapace di dare una risposta al compare. Si limitò ad annuire sbuffando leggermente.
    «E magari anche un furgone nuovo, eh?»
    Strabuzzò gli occhi guardandolo male. Red lo prese alla spalla con un buffetto, lui gli tirò un destro diretto sulla guancia.
    «Non se ne parla neanche, grossa testa di minchia purulenta e sudicia.» Si ricompose impettendosi e fingendo di aggiustarsi il corpetto metallico. «Nuova nave, sì. Ma il Badger resta il Badger. E non si tocca.»
    Velocizzò il passo preso come da una strana foga. «Comunque ora ho voglia di soddisfare i miei vizi. Ho fame. Prima ti sei sfamato tu, ora lascia che mi rimpinzi di tortino alla crema.» Una smorfia maliziosa comparve sulla sua bocca da squalo. Quello era uno dei nomi in codice di Zeb per una certa parte anatomica femminile.

     
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    Tutta quella giornata era stata di dominio di Red. Aveva accettato l'incarico, aveva contrattato con la Mantide e aveva rischiato la vita di entrambi con quella pericolosa giocata d'azzardo...
    Pensò che fosse il caso di lasciare il comando della serata a Zeb.
    "Dove andiamo?" chiese una volta dentro il furgone. Si sfilò gli stivali e posò i piedi incrociati sul cruscotto, abbassò lo schienale ed usò le sue stesse braccia come cuscino per la testa. Era sfinito. La testa gli pulsava, e non vedeva l'ora di coprire qualsiasi dolore con fiumi d'alcool nelle vene.
    Si lasciò guidare da Zeb, mentre dal parabrezza si godeva la bellezza delle luci lungo la strada. L'inquinamento luminoso di Omega aveva completamente nascosto qualsiasi stella, ma potevi comunque guardare in alto per restare meravigliato dalle luci dei lampioni e da quelle che oltrepassavano le finestre dei palazzi. Omega era una vera e propria metropoli, e come tale aveva una skyline invidiabile.
    "Sai una cosa, Zeb?" chiese l'uomo, di punto in bianco e senza togliere lo sguardo dal cielo "Al di là dei soldi, sono proprio contento di aver a che fare con questo lavoro."
    Allungò una mano verso il taschino della cintura, e ne ricavò la sua sigaretta elettronica "Sono stanco di tutte queste solite scorte di routine. Porta un carico di droga di là, sposta un'auto da corsa di qua. E poi, da quanti mesi non lasciamo questa stazione del cazzo? Saranno due, almeno..." disse mentre accendeva la sigaretta e la portava alla bocca "Voglio ingrandirmi, bro. Voglio che il nostro nome diventi importante tra i contrabbandieri."
    In seguito ad un lungo tiro dalla sigaretta, uscì una grossa nuvola di fumo dalla sua bocca, e si ricordò di aprire la finestra. A quella velocità entrava una piacevole brezza fresca, che Red si assicurò non spegnesse la sigaretta.
    "Ricordi quando siamo andati su Tortuga, l'ultima volta? A parte i viscidi commercianti e la loro merce scadente, ognuno si faceva i cazzi propri... Finchè non è arrivato in piazza quel pirata contrabbandiere famoso. Si faceva chiamare come uno di quei pirati delle storie. Com'era... Crane? Bane? No, era Vane. Charles Vane."
    Una volta aspirato l'ultimo tiro e rilasciata l'ultima nuvola di fumo, ripose di nuovo la sigaretta dove l'aveva trovata. Era più calmo e anche meno stanco.
    "Voglio essere importante come Charles Vane, Zeb. E se fosse Tortuga il posto giusto?"
    Zeb non era molto intelligente, non quanto lui almeno, ma era un ottimo ascoltatore e Red adorava esporgli tutto quello che gli passava per la mente, anche le cose noiose... Ma era sicuro che quel discorso interessasse anche a lui. Una fama di quel livello avrebbe portato soldi. Tanti soldi. Zeb non ne era particolarmente legato, ma invece la sua ossessione era quello che avrebbe potuto acquistare con quei soldi. Alcolici, droghe, puttane. Magari anche un intero locale nel quale gestire quelle tre cose.

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    «Dove andiamo?» lo interrogò Red immediatamente messo il culo sul sedile.
    «So io dove andiamo» rispose Zeb con un ghigno giocondo e maligno. Accese il roboante motore del bolide e spinse con una manata stizzita le gambe di Gunn giù dal cruscotto.
    Attraversarono le perigliose strade di Omega, tra un clacson strombazzato non troppo a caso e una luce al neon sparata troppo forte che per poco non accecava il buon Zeb mandandolo fuori strada. Il suo compare lo riempì di riflessioni e domande a cui il batarian rispondeva con occhiate di sufficienza o semplicemente si distraeva mandando a quel paese il "pirata della strada di turno". Di pirati, giustappunto, parlò il suo amico; di un certo Charlie Vane, Charlie "Vane" Monterosa, un filibustiere nato come trafficante di sabbia rossa ed ora a capo di una delle più importanti organizzazioni criminali dell'Abisso di Nemean.
    «Lui sì che ha due grossi goron'tak (Espressione gergale batarian: goron, significa figlio maschio. Goron'tak è letteralmente "sacca di figli")
    Imboccò la strip del quartiere per Tolyri, il distretto nel quale era cresciuto. Ogni palazzina, vicolo e piattaforma di quel postaccio gli ricordavano i primi anni, quelli in cui era cresciuto tra risse di strada e furti nei bazaar locali. Era un batarian di mondo, un ragazzo che si era fatto da solo, spaccando il cranio a qualche pivello per accaparrarsi il suo posto nella società mefitica e selvaggia di Omega. Lì, nelle stradine e nei parcheggi di Tolyri, dove la piccola comunità di Khar'shan si sentiva un po' più a casa, era cresciuto praticamente da solo finché una gang locale non l'aveva catturato in virtù dei debiti del padre. Da lì in poi era diventato un lottatore d'arene, un marinaio poi e infine un gorilla del locale di spogliarelliste più in voga tra le Ossa, la zona migliore in cui si potesse perdere la testa su Omega.
    Da lì alle costole di Omega ci volevano poco meno di tre minuti. Garazeb innestò la quinta e fulminò via attraverso le corsie delle astro-rotte.
    «Vuoi diventare famoso senza di me, scarafaggino mio? Sei proprio egoista tu, non lo sei? Lo faremo, piccolo rosso. Lo faremo. A cazzo duro entreremo nel culo della società non di Omega, non dei Terminus, ma della fottutissima galassia.»
    Frenò. Così sonoramente che se avessero avuto delle ruote avrebbero fischiato così tanto che Aria T'Loak si sarebbe potuta girare dal suo trono e incazzarsi con qualcuno a caso.
    L'insegna davanti a loro regalava la maestosa visione della scritta Kena Sa'ki, il "cuore del male". Due asari pettorute al neon viola e azzurro si abbassavano avanti e indietro incontrandosi a metà strada per stamparsi un vigoroso bacio saffico sulle labbra.
    «Vieni bimbo, ho tanta voglia di cremina!!» Era già sul piazzale del parcheggio che si stiracchiava i bicipiti dietro la nuca, felice come una pasqua. Aveva lasciato pure le chiavi inserite, ingenuo o consapevole del fatto che le avrebbe recuperate il suo fidato partner.

     
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    Red Gunn

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    Zeb era sempre il solito. Eccitato com'era, aveva dimenticato le chiavi del furgone inserite. Ovviamente, non era la prima volta che una cosa del genere accadeva, e Red fu subito pronto a recuperarle.
    Era incredibile come il batarian fosse così legato a quel trabicolo, pur non perdendo l'occasione di dimenticare una cosa così basilare.
    Chiuse lo sportello dell'honey badger e scosse la testa, e solo a quel punto posò gli occhi sull'insegna del locale. Non che non l'avesse mai vista... Insomma, era il locale più frequentato dal loro insolito duo, ma mai come quella volta aveva notato quanto tutto fosse squallido, adatto a frequentatori di basso ceto.
    La verità era che finalmente vedeva i suoi sogni prendere forma: l'aspettava una enorme quantità di crediti, e tutto ciò che derivava da essa. Avrebbe avuto l'opportunità di costruirsi una vita di tutto rispetto, un business capace non di accumulare soldi, ma addirittura di moltiplicarli! Mai più locali squallidi, mai più fare il leccaculo a krogan incazzati...
    Solo quando vide in lontananza la figura scalpitante del suo amico gli venne da chiedersi: che ruolo potrà avere Zeb nella costruzione di questo futuro?

    Si erano accomodati nel privè del locale, dato che per una volta potevano permetterselo.
    L'aspetto della stanza e la qualità delle "ballerine" Non erano molto diversi dell'ala principale, ma ciò che cambiava davvero era il genere di frequentatori presenti. Non più operai, minatori e commercianti, ma eleganti umani in giacca e cravatta, turian con la corazza da cerimonia e volus con le tute più formali e scomode che Red avesse mai visto. Era come se quel piccolo privè contenesse l'èlite della feccia di quel settore poco rispettabile di Omega: mafiosi, boss del traffico nero, capisaldi nel business dell'omicidio. Era come se il Deep Extranet si fosse materializzato e concentrato tutto in una stanza, e nonostante loro due non fossero esattamente dei lavoratori onesti, il loro aspetto ed il loro relativo anonimato li rendeva a tutti gli effetti dei pesci fuor d'acqua sotto l'occhio esaminatore dei presenti.
    Se non altro c'erano i drink a renderlo a suo agio.
    Di fronte a lui, Zeb sembrava non preoccuparsi affatto, talmente occupato a godersi le due asari seminude scomodamente adagiate sulle sue cosce.
    Non è che Red facesse distinzioni, ma aveva sempre preferito le umane. E come se qualche entità divina avesse ascoltato i suoi pensieri, vide di fronte a sé una bellissima umana con i capelli ricci, con dei seni da paura ed un paio di cosce che avrebbero fatto impallidire chiunque. Man mano che la donna gli si avvicinava, molti più dettagli vennero alla luce: carnagione appena scura, occhi neri e delle labbra spesse e morbide, appena lucidate da un lieve strato di trucco.
    Senza nemmeno chiedere, la donna gli si avvinghiò sollevando la gamba e sedendosi su quelle dell'uomo.
    "Allora" esordì a quel punto con una voce tenue e sensuale, mentre lui cominciava a percepire dei movimenti all'interno dei suoi pantaloni "Che ci fa un uomo del tuo calibro in un posto come questo?"



    Edited by •Gabry‚ - 15/10/2018, 19:08
     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    Era nel suo paradiso. Garazeb Bek'tall se mai avesse avuto voglia di morire avrebbe deciso di respawnare all'interno del privè del Kena Sa'ki. E stare così, lì, in un loop senza tempo con un'asari per ginocchio. E in quel momento aveva le ginocchia molto dure, mentre le due si divertivano a strusciare le loro azure sopra le vecchie giunture dell'alieno. Si distrasse solo un momentino quando percepì nel divanetto adiacente al suo una domanda retorica sibilata dalla performer che si voleva conquistare le grazie del suo amico.
    «È il mio autista!» ridacchiò catarroso. «Lui è qui solo per la musica e per tenermi le chiavi. Mi tiene le chiavi, ma non chiava!» E la risata si fece ancora più rumorosa, poi schiaffeggiò il culo di una delle sue due seduttrici. «Ma sì può avere un altro Quad Kicker? Il mio drink è vuoto!» La ragazza si alzò, apparentemente un po' scocciata, uscì dalla stanza e andò a parlare con il barista salarian che, come ricevendo un po' della scocciatura dell'asari contraccambiò i suoi sguardi infastiditi a proposito del loro rumoroso avventore. Anche gli altri ospiti sembravano inorriditi dalla presenza un ospite degno del peggior camionista dei quartieri bassi. Sotto di loro la festa andava avanti tutta la notte, l'eterna notte di Omega. D'un tratto una vecchia conoscenza di Red e Zeb fece il suo ingresso dall'arcata principale. Passi pesanti, armatura ultrapotenziata da Signore della Guerra, effigi del clan Khel. Era accompagnato da altri quattro suoi simili e iniziò a passare in rassegna gli astanti interrogandoli sia con lo sguardo che a parole su dove si trovassero due contrabbandieri che rispondessero alla descrizione di un "piccolo umano scuro e un brutto batarian rosa". Qualcuno puntò il dito verso l'alto.

     
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    Red Gunn

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    Red scoppiò a ridere "Non chiavo? Devo seriamente ricordarti di quella colonia Batarian? Ti dico solo una cosa: 10 a 2. Perfino i tuoi simili preferiscono me, brutto stronzo!" disse sorridente, per poi bere il suo drink superalcolico tutto d'un fiato.
    Osservò ipnotizzato lo sculettare della ballerina asari che, obbediente, andò a prendere un altro drink a Zeb. Il caso volle che, nella stessa direzione del suo sguardo, una banda di cinque Krogan stesse facendo domande ai presenti.
    "Merda merda merda" esclamò agitato, scansando l'umana dalle sue gambe ed alzandosi in piedi "Zeb, Zeb! Alza quel culo flaccido, c'è ancora quel Krogan figlio di puttana, e stavolta si è portato dietro altri Krogan più brutti di lui."
    Il Batarian, talmente preso dalla Asari sulla sua coscia, non sembrò badare molto alle sue parole.
    "Ohh, sveglia cazzone! Krogan, soldi, bua! Ma soprattutto soldi! Non ho intenzione di dargli neanche un centesimo, quindi leviamoci dal cazzo prima di subito!"
    Si mosse verso le scale, ma si rese conto che i Krogan la stessero raggiungendo per salire e riscattare la ricompensa di quella spedizione: soldi o sangue.
    "Merda cazzo cazzo merda" mormorò facendo avanti w indietro con le mani tra i capelli, e a quel punto l'umana che prima aveva sulle gambe tossì, per attirare la sua attenzione.
    "Conosco un'altra uscita" disse "ma questa informazione ha un costo."
    "Cinquecento"
    "Mi hai preso per una puttana? Quindicimila"
    Red spalancò gli occhi "stai scherzando?"
    "può darsi, ma quei Krogan non sembra vogliano scherzare."
    Si voltò, e vide la gobba di uno sbucare dalle scale.
    "Ok cazzo, ok. Ma diamoci una mossa" affermò lui dopo un lungo sospiro, e la donna si alzò.
    "Seguitemi."

     
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