Testa/Croce

Sistemi Terminus, Omega

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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    «Che schifo le batarian...» commentò disgustato quasi tra sé e sé.
    «Cosa? Cos-» Zeb fu interrotto proprio sul più bello mentre stava accarezzando lo scalpo della asari appena tornata col suo beverone ghiacciato. Guardò il suo amico e l'umana alzarsi di scatto e dirigersi verso il fondo del privè. Capì da un cenno di Red che doveva alzarsi, dovevano muoversi e che avevano compagnia. Questo con un'unica occhiata stizzita delle sue.
    Era ubriaco, non come la notte prima, ma abbastanza; eppure non gli ci volle molto per imitarli, facendo cadere di colpo la danzatrice che aveva sulla gamba. «Scusami dolcezza, fine della festa!»
    Scivolò dietro al suo compare. «Dove stiamo andando? E perché ci sono quelli qua? E perché stiamo uscendo da questa parte?»
    «BEK'TALL!» Udì alle sue spalle. «RUUUUNN!!»
    «Ma che accidenti vuole ancora quel sacco di lardo sudicio e grondante sudore?»
    «Brutti stronzi, dove vi state nascondendo? Un uccellino mi ha detto che siete pieni di soldi! Ecco, ora a chi mi porta le teste di quei tamarri io prometto una taglia di... vediamo un po'... QUINDICIMILA crediti!»

     
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    L'umana li portò alle cucine, dove una vecchia Asari era intenta a friggere patatine ed un Krogan si scaccolava sopra un pentolone.
    Finse di non aver visto nulla, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe mai più ordinato l'aragosta.
    La donna accelerò il passo fino ad un'altra porta dotata di un oblò, attraverso il quale si intravedevano delle scatole. Doveva essere una specie di magazzino, e dio solo sapeva cosa ci avrebbero trovato. Preferì non pensarci e concentrarsi sull'avere salva la vita, ad eventuali avvelenamenti ci avrebbe pensato dopo.
    "Sapete una cosa?" chiese lei mentre apriva la suddetta porta "I loro quindicimila sembrano molto più facili." Agilmente si intrufolò nel magazzino chiudendosi la porta alle spalle.
    "Oh, mi prendi in giro??" Esclamò Red, in preda al panico. Intanto, l'umana sorrideva e, attraverso l'oblò, mostrò le dita che formavano il numero 30.
    "BEKTAAAAAALL!!!"
    "Dio santo Zeb, giuro che ti uccido prima o poi" affermò posando la mano sulla fronte, poi si rivolse di nuovo verso l'aguzzina "D'accordo, cazzo. D'accordo! Apri questa maledetta porta!"
    In fondo, meglio trentamila che i quattrocento chiesti dal Krogan...

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    Trentamila. Il suo amico stava per comprare la salvezza dei loro due culi pelosi per trentamila. Considerando che per quella serata ne avevano già spesi 5, non era il top. Prima che varcassero la soglia della cucina afferrò il braccio di Red, stringendo quanto bastò per rallentare l'amico e a denti stretti gli fece capire che non era poi tanto d'accordo: «La uccidiamo dopo, vero?»
    Un attimo dopo un'esplosione e delle schegge che rimbalzavano sulle pentole appese. Il krogan chef si staccò di colpo il dito dalle narici.
    «Ehi! Non nella mia cucina!»
    Un altro colpo rimbalzò contro una cappa di aspirazione.
    «Hai sentito cosa ho detto?»
    Il krogan con mossa repentina e schizzata estrasse da sotto i fornelli un katana.
    «QUESTA. È. LA. MIA. CUCINA!» Intervallò ad ogni parola una salva di colpi.
    «Ok, è il caso che lasciamo questo posto» osservò stoico il batarian.
    «Conduci tu i giochi, bella bambolina, dove siamo diretti?»

     
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    Ucciderla?
    Non ci aveva proprio pensato... Quell'idea non aveva nuotato nella sua mente nemmeno per un secondo.
    Però non era una cattiva idea. Insomma, non erano soliti uccidere dei civili innocenti, ma chi avrebbe sentito la sua mancanza?
    Il piccolo magazzino a primo impatto sembrava un vicolo cieco, ma dovette solo guardare verso l'alto per notare il condotto di areazione. L'umana fu la prima ad entrarvi, seguita da Red. Notò, però, che Zeb ci stava un po' stretto e che quindi per i Krogan sarebbe stato impossibile seguirli.
    "Ehi" disse Red, rivolto al fondoschiena ondeggiante che gli si muoveva davanti "Non ci hai ancora detto come ti chiami."
    "Puoi chiamarmi Black Rose." rispose lei, svogliata.
    Red sbuffò per l'originalità di quel nomignolo "Intendevo il tuo vero nome. Non ho intenzione di chiamarti con il tuo nome da puttana"
    La donna si bloccò, e senza nemmeno voltarsi allungò una gamba, stampando un 39 di piedi sul volto nero di Red, adesso ancor più nero.
    "Non chiamarmi puttana. Non è questo che faccio."

    "Uh... Scusami... Ballerina?"
    "Già meglio."

    Il condotto di areazione li portò direttamente all'esterno, in quello che probabilmente era il retro del locale. Era un piccolo spazio circondato da una recinzione ed un cancello. Sparsi ovunque vi erano scatoloni, sacchi dell'immondizia, l'equivalente alieno di un topo morto e...
    "Cazzo..." Red alzò le mani in alto, mentre il palo Krogan toglieva la sicura al suo Graal "Un'altra uscita le mie grandissime palle." aggiunse quindi, rivolgendo uno sguardo furioso alla ballerina.
    "Capo" esordì il Krogan "Ho trovato i due ratti, e un regalino per te."

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    Li costrinse - per la loro salvezza, ovvio - ad infilarsi in un minuscolo condotto di areazione. “Ma perché sempre i condotti?” imprecò Garazeb nella sua testa. Sembrava quasi che avesse vissuto quella scena mille volte, una scena ridicola, che solo negli olofilm acquistava un senso, ma nella realtà risultava in un goffo tentativo di sgomitare e trascinarsi sulle ginocchia in uno spazio angusto di un metro quadrato - se andava bene, perché nel grosso dei casi i condotti d'aria nella realtà erano ben piccoli; e tutto questo, stavolta, con il brutto sedere per niente attraente del suo amico che gli si parava ad un palmo dal grugno. «Non dare di matto Zeb, non dare di matto» continuò a ripetersi l'energumeno per tutto il tragitto, rendendosi conto che fino a pochi minuti prima il panorama che aveva avuto davanti al muso si era trattato dei ben più intriganti seni maturi di una performer asari.
    Red arrestò di colpo, probabilmente in seguito a un battibecco con la loro improbabile salvatrice, e i suoi talloni scivolarono in bocca a Zeb che sputò di colpo disgustato.
    Era allo stremo, finalmente sbucarono all'aria aperta e per niente salubre di Omega. Si trovavano in un vicolo in fondo al quale uno degli sgherri di Arak teneva d'occhio la situazione e neanche dirlo fece subito la spia. Ma si sa che chi fa la spia non è figlio di Ma... e un attimo dopo Garazeb lo stava facendo volare dal parapetto alle sua spalle.
    «Basta. Sono stufo di questa serata di merda! Fatti un volo, krogan ripieno di escrementi!» E sull'ultima vocale il krogan era già un ricordo fluttuante - anzi precipitante - nello skyline di Omega. Dove avesse tirato fuori tutta quell'energia Zeb era un mistero, ma sicuramente doveva essere parecchio stressato per essere riuscito a spostare a spallate un tizio che pesava almeno un paio di libbre in più rispetto a lui.
    Ansimante si riprese appoggiandosi al guardrail ormai sfondato. «Ora... possiamo andare.»
    «Da questa parte, allora.»
    «Ti sbagli, il Badger è davanti al locale. Dobbiamo andare di là.»
    «Stupido quattrocchi, non hai sentito il loro palo? Stanno arrivando gli uomini del vostro caloroso fan.»
    «Io non lascio il Badger!» frignò come un bambino pronto a picchiare i piedi a terra.
    «Ho un mezzo più veloce parcheggiato qui vicino. Non fare lo stronzo e seguimi. E tu farai lo stesso, vero?» Gettò uno sguardo che non ammetteva repliche anche al pistolero.
    Zeb provò a cercare la comprensione di Gunn, che però di tutta risposta alzò le spalle limitandosi a seguire la spogliarellista.
    Fu inutile lo sbuffare di Bek'tall, che dovette seguire i due.

    In un parcheggio secondario e più isolato Black Rose scavallò una portiera per saltare a bordo di un'astroauto cabrio dalla carrozzeria rosa e glitterata. La targa recitava "Pussy Rose".
    «È questo il mezzo più veloce?»
    «Ma tu non la smetti mai di lamentarti? Il tuo amico non smette mai di lamentarsi, eh? Salta dentro!»
    Obbedì anche lui, salendo sui sedili posteriori. Si sollevarono in volo e passarono di sfuggita al di sopra del Kena Sa'ki, proprio in mezzo alle due dive luminose che componevano l'insegna. Sotto di loro un visibilmente adirato Arak inveiva e blaterava insulti circondato dai suoi uomini, alcuni dei quali pericolosamente vicini al furgone di Garazeb.
    «BEK'TAAAAAAAAAAAAAAAAAL!!» gridò alzando le braccia al cielo.
    Un attimo dopo l'Honey Badger saltò in aria; Zeb si girò di scattò sui sedili posteriori, aggrappandosi all'imbottitura rosa shocking. I quattro occhi s'inondarono di lacrime salate iniziando a tremolare mentre le iridi si tingevano di giallo ambra.



    Edited by MasterDrAkE - 12/3/2017, 17:36
     
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    Red amava tre cose: i soldi, le donne e i finali esplosivi.
    Il suo commento alla distruzione dell'adorato furgone di Zeb fu un "Boooom!" quasi incontrollato, ma di cui dopo si pentì a causa dello sguardo infuriato dell'amico quattrocchi.
    "Mi... Mi dispiace, bro."
    Red stava seduto sul sedile passeggeri anteriore, accanto a Black Rose.
    "Dove andiamo, ora?" chiese Red alla donna, che si limitò a rispondere senza guardarlo, ma tenendo lo sguardo fisso alla strada di fronte a sè.
    "Vi porto a casa, mi metterò in contatto io con voi, domattina."
    "Scherzi? Quel figlio di puttana sa dove abito, sa dove abita Zeb..."
    "Un'astronave?"
    "Nessuna astronave."
    "Un hotel? Un bordello? Un club?"
    "Luoghi pubblici? Non è così stupido"
    "Un lontano parente? Un amico?"
    "Nada."
    La donna sbuffò e scosse la testa "Cristo santo, d'accordo! Starete da me per questa notte."
    "Sei un angelo." commentò lui, lasciandosi andare contro lo schienale, accavallando le gambe e poggiando il braccio sullo sportello dell'auto.
    "...A patto che mi diciate qual'è la vostra missione."
    Avrebbe dovuto aspettarselo. Nessuno su Omega ti offre aiuto per dei miseri crediti. E se le avesse svelato quale fosse il loro compito, la donna avrebbe preteso di più, molto di più.
    "Che ne pensi, bro?" chiese Gunn al compare, girandosi verso i sedili posteriori, ma l'amico aveva lo sguardo perso nel vuoto ed il volto rigato da quattro scie di lacrime.
    "Ne parleremo a casa tua, con calma." sentenziò quindi, rivolto all'umana.

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    Attraversarono due blocchi residenziali in discesa verticale, immergendosi in una sorta di colosseo che procedeva per diversi livelli. Lungo il perimetro interno delle balconate su cui si affacciavano una serie di negozi e magazzini. Si trattava del torrione di Tuhi District, nei livelli più inferiori si trovavano gli appartamenti mentre sopra le attività commerciali. Tuttavia Black Rose non percorse tutta l'altezza del torrione, inserendosi in un tunnel quasi a metà e parcheggiando in un vicolo invaso dai cassonetti.
    Scesero mentre Garazeb si riprendeva, al limite del catatonico ripetendo la parola "Badger".
    Rose usò una tessera luminosa per aprire un porta a presa stagna che dava sulla stradina. Senza convenevoli scivolò dentro buttando le chiavi elettroniche su una mensola invasa da cianfrusaglie e sfilandosi il giubbino di pelle che volò su dei pezzi di ricambio della sua astroauto. «Io mi faccio una doccia... voi... fate quello che volete, ma non incasinatemi in giro... insomma, più del dovuto.» In effetti era piuttosto incasinato là dentro. Più che un appartamento sembrava una rimessa o un magazzino riadattati a rifugio. La luce era scarsa, filtrava da delle serrande metalliche e attraverso i deboli fasci bianchi che passavano si vedevano i pezzi meccanici di veicoli, tendaggi, motori, generatori e in generale robaccia.
    Zeb si riprese di colpo, afferrando Gunn per una spalla prima che potesse andare a sbirciare la bella sotto l'acqua.
    «Trentamila. Cosa ci frena dal farla fuori adesso? Andiamo, Reduccio, non vorrai mica pagarla per davvero? Abbiamo cose più importanti da fare domani, dobbiamo fare quella cosa per la Mantide e...»
    «Vi sento!» La voce di Rose arrivava da dietro una tenda. Fece capolino, le spalle nude. «La Mantide, eh? So che si occupa di ogni genere di traffico, dalla sabbia rossa alle specie rare... una volta mi dissero che faceva affari anche coi Collezionisti... o era Collettori? Comunque non vi converrebbe farmi fuori, ho molti amici delle gang locali di Tuhi, batarian soprattutto.» Scomparve dopo un sorrisetto d'intesa.


     
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    Red Gunn

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    Black Rose, nascosta nuovamente dalla vista dei due, approfittò della luce proiettata sulla tenda per stuzzicare i due ospiti disegnando su essa la sua silhouette. Dall'altro lato Red e Garazeb, seduti su un divano che era stranamente la cosa più pulita lì dentro, ma probabilmente non la più comoda, potevano solo vedere l'ombra del suo corpo, intento a strofinarsi qualcosa che sembrava un asciugamano.
    Red non era sicuro se lo stesse facendo per sedurli o perchè fosse semplicemente la sua natura, il suo modo di fare... In realtà, Red non stava pensando affatto. Quando la donna scostò la tenda, non era più nuda. I suoi lunghi ricci bagnati appiccicati sulle spalle nude, il volto completamente struccato che, paradossalmente, era addirittura più bello così. Il suo busto era avvolto in un asciugamano che iniziava appena sopra il seno e terminava appena sotto le parti intime, lasciando libere le gambe in tutto il loro splendore... Non che non avessero già avuto modo di apprezzarle, anzi, probabilmente con quell'asciugamano era più vestita di quanto non lo fosse prima al Kena Sa'ki.
    Black Rose si avvicinò a lui reggendo l'asciugamano con la mano sinistra, e si chinò finchè il suo volto non fu alla stessa altezza di quello di Red... E con la mano destra, delicatamente, risollevò la mascella dell'uomo.
    "Un po' di contegno, tesoro, non siamo al Kena." commentò lei con una nota sarcastica ed un leggero sorriso stampato sulla faccia.
    Red scosse la testa velocemente, cercando di concentrarsi e di contenere il suo arsenale tra le gambe.
    "Hai parlato di Collettori?" balbettò quindi, sforzandosi di fare mente locale sul discorso di qualche secondo prima.
    "Mai sentiti? Sono una misteriosa specie che viene fuori dal port..."
    "Sì, sì, lo so cosa sono. Ma le leggende su di loro menzionano il fatto che operino da soli, uscendo di rado dal Portale di Omega 4 per poi ritornarci poco tempo dopo. Perchè dovrebbero essere interessati alla merce della Mantide?" chiese quindi, approfittando del momento per cercare di capire qualcosa sulla loro minacciosa cliente. Non era un segreto il fatto che a Red la mantide non andasse a genio, e benchè avesse accettato il pagamento ed il rispettivo lavoro, sentiva che qualcosa puzzava. Ma cosa avrebbero potuto volere i Collettori da una bambina?
    "Oh beh, siete voi che lavorate per lei, mica io." rispose secca Black Rose, mentre si voltava e raggiungeva un altro stanzino anch'esso coperto da una vecchia tenda.
    "Non lavoriamo per la Mantide, no."
    "E allora da dove verranno i miei soldi?"
    Red tossì, quasi strozzandosi con il whiskey che stava bevendo dalla sua borraccia nascosta. "I... Tuoi soldi li avrai, dolcezza. Ma non possiamo parlartene." disse quindi, porgendo la borraccia all'amico quattrocchi. In quello stesso istante, Black Rose scostò la tenda. L'asciugamano aveva lasciato il posto ad un completo di biancheria intima nero in pizzo. La donna, sotto il braccio, aveva uno scatolone che lasciò cadere con noncuranza sul pavimento di fronte ai due contrabbandieri.
    "Sentite, non ho voglia di investire il mio tempo in qualcosa che non conosco."
    Red scoppiò a ridere "Il-Il tuo tempo? No, ragazza. I patti parlavano chiaro: ci avresti aiutato a uscire dal Kena Sa'ki e noi ti avremmo pagato i tuoi fottuti trentamila. Non ci saranno altre collaborazioni nè altri pagamenti."
    Quella volta, fu lei a ridere. Il braccio della donna si illuminò di arancione, rivelandone un factotum. "Credi di avere il coltello dalla parte del manico? Forse lo credete entrambi." Il factotum proiettò una lista esageratamente lunga di contatti. Black Rose ne selezionò uno che recitava: Khel Arak.
    "Figlia di..."
    "Te l'ho detto. Ho molti amici delle gang locali, Batarian soprattutto... Ma non solo quelli. Anche qualche Krogan."
    Black Rose doveva aver notato che la mano di Red si era avvicinata pericolosamente alla pistola, e probabilmente anche Garazeb sarebbe partito alla carica da un momento all'altro, ma il dito di Black Rose era già pronto a chiamare quel contatto. Anche senza alcuna risposta, Arak sarebbe partito al salvataggio di una delle sue tante donne.
    Red sospirò "Cosa vuoi ancora? Altri soldi?"
    "Sì, ma non da voi. Voglio scoprire cos'hanno in mente i pesci grossi. Cos'ha in mente la Mantide."
    "Sai che non è possibile. Non possiamo farci vedere."
    "Chi ha parlato di farvi vedere?" Black Rose si abbassò fino alla scatola e la aprì. Al suo interno vi era un'infinità di tessuti. Tra i tanti travestimenti, lì in mezzo c'era un costume da Krogan, un costume da Elcor, un costume da Hanar e addirittura un costume da Volus. Red si chiese chi mai potrebbe indossare un costume da Volus se non un Volus stesso.
    "Coincidenza vuole che tra le tante perversioni della Mantide ci sia quella delle feste in maschera... Se possiamo chiamarle feste."

     
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    «Un po' di contegno, tesoro, non siamo al Kena.» Zeb soffocò un risolino. Il discorso si fece immediatamente di nuovo serio poco dopo, quando venne fuori l'argomento "Collettori"; il Batarian si limitò a brontolare: «I Collettori non esistono! Sono solo una storiella per spaventare i bambini...» Eppure l'idea che la Mantide avesse avuto a che fare con quelle creature uscite dal peggior vid dell'orrore fece rabbrividire persino un omone grande e grosso come lui.
    La discussione tra Rose e Red si fece sempre più ridicola. Avevano una nave da prendere l'indomani e la spogliarellista voleva indagare a fondo in faccende che non la riguardavano per niente. Il culmine arrivò quando la mora aprì un contenitore strapieno di costumi e maschere di ogni tipo.
    «Cos'è questa pagliacciata?» esclamò mentre tirava su per un cornino la testa vuota e raccapricciante di un salarian, che per uno strano effetto di deformazione sembrava fosse in preda al panico come nel famoso dipinto umano de L'Urlo.
    «Brutta schifosa succhiapalle, che idee ti frullano in testa? E soprattutto, che diavolo è quella Garazeb aveva puntato il dito contro una testa schiacciata tra le altre, una faccia in lattice che non sembrava somigliare a nessuna delle specie conosciute.
    «Oh, questa? Questa è una delle mie preferite... si tratta di un Peeñaa, una razza di indigeni nativi della Nebulosa Atena. Si limitano ad attività di pirateria nei confronti dei Raloi.» Per un attimo squadrò intensamente i suoi ospiti, con aria decisamente poco rassicurante. «E si da il caso che ne abbia due» disse estraendo una seconda maschera.
    «Oh no. No no no no no.» Zeb scosse vistosamente la testa indietreggiando e facendo segno con l'indice.

     
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    Pur non potendo vedere il volto del suo amico, sapeva che Zeb lo stava guardando con tutti e quattro gli occhi impegnati in uno sguardo a metà tra il 'perchè mi fai questo?' e il 'giuro che ti uccido'.
    Effettivamente, quei costumi erano la cosa più disgustosa che avesse mai visto. Peggio di quella Batarian obesa che apparentemente si era portato a letto dopo una notte all'insegna di ryncol e pillole dalla dubbia consistenza, qualche tempo prima.
    "Rilassati, bro! E' una festa in maschera, cosa vuoi che sia?" chiese Red cercando di spezzare la vergogna con l'allegria, ma nell'esatto momento in cui concluse la frase, seppe che lo sguardo cagnesco di Zeb si fosse intensificato.
    "Ascolta Zeb, lo so cosa pensi." tossì e si grattò la gola, in modo da far salire il catarro. Si mise in piedi, quasi ignorando il fatto che si trovasse su una astroauto decapottabile in piena corsa "FOTTITI, RED!" esclamò l'umano imitando la voce rauca del batarian "POTEVAMO UCCIDERLA, TENERCI LA SUA PARTE ED EVITARE QUESTA PAGLIACCIATA." sputò all'indietro, lasciando dietro all'astroauto una piccola nuvoletta di catarro che da lì a poco avrebbe colpito qualcuno.
    "Beh... In effetti hai ragione. Rose?" chiese rimettendosi a sedere.
    "Non mi ucciderete perchè risolverò tutti i vostri problemi con quel Krogan."
    "Non è un motivo valido. Dopo il lavoro potremo semplicemente pagarlo."
    "Ti facevo più furbo, tesoro." Black rose scoppiò a ridere.
    "In molti lo credono!"
    "E allora dovresti sapere che Arak vorrà sempre di più. Specialmente dopo che avrà saputo del vostro futuro stipendio."
    "E perchè mai dovrebbe sape-" Red non fece in tempo a finire la frase, che Black Rose sollevò il braccio illuminato dal factotum.
    "Che ti avevo detto, Zeb? Non possiamo ucciderla. Le sue motivazioni sono piuttosto valide!"
    Pochi istanti dopo, al di là dei grattacieli, cominciò a fiorire il tetto del locale della Mantide.

     
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    Bene. Aveva accettato quella messa in scena, aveva accettato di risparmiare la ragazza che li aveva salvati per caso, ma che nonostante tutto stava diventando scomoda e stava anche accettando in parte la leadership di Red, anche se tra loro c'era sempre stato un tacito accordo di non prevalere l'uno sul l'altro, ma ora si domandava quale fosse il loro ruolo in tutto quello. Imbucarsi ad una festa della Mantide? Col rischio di farsi scoprire e mandare ai diavoli dello spazio il loro incarico da un testone e mezzo? Gli faceva male pensare, perciò tornò a fissare i due che discutevano sui sedili anteriori, distratto solo dallo sputacchio di Red: il proiettile di catarro impattò sulla fronte di un elcor alla guida della sua piattaforma speciale per elcor, che commentò la cosa con un conciso «Disgustato: bleah.»
    Percepì le ultime parole di Black Rose “Arak vorrà sempre di più”. «Bé, conoscendolo» rifletté dando ragione alla ballerina.
    Traccia: KØBA - Proton Bells
    Man mano che si approssimavano alle luci un crescendo di bassi e intermittenze techno coprì le loro voci. Fasci viola, rossi e verdi si alternavano sfumando nei cieli fumosi di Omega. Non si trattava di un locale, non vi era alcun tipo di insegna, ma un attico piramidale con aperture su tutti e quattro i lati che conducevano a terrazze spaziose dotate di moli per le astro-auto. La gente andava e veniva mentre buttafuori krogan controllavano gli ingressi "volanti". E altra gente ballava e si dimenava senza limiti sulle balconate e all'interno della piramide dal design orientale.
    Black Rose planò su una delle terrazze.
    Scesero e arrestati all'ingresso dal gorilla di turno la danzatrice del Kena mostrò una specie di ID garantendo per Zeb e Red, spacciandoli come suoi guardaspalle. Un passo oltre i krogan si infilò una semplice mascherina di pizzo e velluto verde in testa.
    «Per adesso statemi attaccati al culo, ma non siate troppo rigidi o la gente inizierà a guardarvi storto.»
    Afferrò al volo due drink dal vassoio di un cameriere. «Ecco, scioglietevi un po'.» Li fece scivolare nelle mani dei due contrabbandieri con un sorrisetto malizioso. «E godetevi la festa!»
    «Ripetimi: cosa dovremmo fare di preciso?» Rimase interdetto Garazeb.

     
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    Come sospettava, le feste della Mantide non erano come tutte le altre: c'era l'alcool, c'erano le ballerine e c'erano le risse, certo, ma quel locale era frequentato dal peggio del peggio di Omega, e le attività svolte non erano da meno.
    Non ci volle molto infatti perchè Red notasse, in fondo alla sala, una stretta gabbia rialzata da terra dentro la quale due Salarian nudi stavano letteralmente ammazzandosi di botte. Tutt'attorno ad essa, un folto pubblico incitava uno o l'altro Salarian, mentre una ballerina in bikini con una maschera da Yahg passava tra la gente a riscuotere le puntate.
    Al lato totalmente opposto, l'atmosfera era apparentemente più tranquilla, se non fosse stato per quell'uomo, basso e grassoccio, circondato da donne mezze nude dal volto terrorizzato e protetto dalle sue guardie Krogan. Di fronte a loro, tre persone stavano discutendo con l'uomo di qualcosa, ma erano troppo lontani e la musica troppo alta perchè Red riuscisse a sentire... Non che ci volesse molto a capire che si stesse svolgendo un'asta per delle schiave.
    E quello era solo il piano principale della struttura, non aveva idea di quali altre attività si svolgevano sopra le loro teste in quell'istante, ma il degrado che aveva Red in quel momento davanti agli occhi era per lui più che sufficiente a farlo desistere dall'approfondire.
    Quando Black Rose si distaccò da loro e Zeb gli pose quella domanda, Red non seppe rispondere.
    La parte centrale della sala era probabilmente la più normale: gente mascherata che ballava al ritmo di musica techno, tutt'attorno alla struttura circolare che fungeva da bar. Dietro ai banconi, tre Turian facevano da barman. Uno aveva una maschera da Elcor, uno da Vorcha e uno da Batarian.
    Fece cenno all'amico di proseguire e mischiarsi alla folla danzante mentre delle urla, di esultazione o di frustrazione, echeggiavano pesanti su tutta la sala: a quanto pare, Treha aveva prevalso su Malac, e un nuovo sfidante Salarian si preparava a prendere il posto di quest'ultimo sul ring per sfidare il campione.
    Mentre i fianchi di Red ondeggiavano a ritmo di musica e sorseggiava il suo drink con una cannuccia passata attraverso la fessura della bocca della sua maschera da Peeñaa, i due si imbatterono su due donne umane con delle maschere della stessa specie suina, che ballavano sensualmente tra di loro. Una di esse indossava un vestito nero cortissimo e attillato, che terminava appena sotto il fondoschiena, delle calze a rete e delle scarpe con i tacchi a spillo, mentre l'altra un vestito blu lungo ma con uno spacco che saliva fin sopra la gamba.

     
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    Garazeb “Zeb” Bek'tall

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    «Ma guarda te che chiappa abbiamo» sibilò a denti stretti il Batarian; non tanto riferendosi al fortuito imbattersi in quelle due bellezze danzanti, quanto piuttosto al bizzarro caso che le due indossassero proprio le maschere dei maiali spaziali, e che fossero anche le uniche, a parte loro, a farlo. Tuttavia, Zeb, decisamente, non ne poteva più di quello stupido sotterfugio che lo stava facendo sudare come un lombrico in villeggiatura su una super nova. Se la strappò di dosso, incurante del pericolo che lo arrischiava nel caso gli uomini di Khel Arak lo avessero avvistato... o ancor peggio, se la stessa Mantide li avesse scoperti. Anche se di fatto la loro partenza era prevista per l'indomani, nulla impediva di divertirsi un po' nel mentre.
    Le due danzatrici, colte impreparate dalla mossa fuori programma dell'alieno, fecero il medesimo movimento quasi in segno di ribellione, dando uno schiocco a quella festa giudicata probabilmente noiosa fino all'ingresso dei due avvenenti stranieri. Il Batarian non ci diede neanche importanza, ora non era più tempo di cremina era tempo di... cosa? Giusto, che ruolo poteva avere per adesso in quell'inutile assembramento di musica e di odori? Si lasciò alle spalle le femmine, che tra l'altro non erano neanche poi così appetibili, anzi erano decisamente due rifiuti galattici sparati fuori da qualche compattatore industriale: era sempre colpa dell'alcol e delle maschere se due Vorcha vomitati erano parsi per delle Dee asari.
    Zeb scivolò davanti al palco delle schiave sessuali, degnandole di un minimo sguardo, una di esse, un'Asari violetto accucciata e timida, gli lanciò un'occhiata dapprima imbarazzata e piena di vergogna, ma subito dopo misteriosamente intrigante e vogliosa, quasi fosse dotata di una doppia personalità. Superò anche il bar, nei pressi del quale era anche allestito un buffet nel quale veniva servito su un letto di palme quello che sembrava sushi di rachni. Arrivò al gabbiotto dei Salarian e iniziò anch'egli ad incitare e ad imprecare, tirando fuori un po' dei crediti che gli rimanevano per puntare tutto su quello più scaltro. Perse tutto, manco a dirlo. Grugnì infastidito e fece per andarsene, quando sentì un puzzo acre come di latrina di varren.
    «Sei davvero un pessimo perdente.» Si girò di scatto. Di fronte a lui un altro batarian, meno grosso di lui, ma decisamente più brutto, con la sua pelle marrone scuro e gli occhi superiori quasi ridotti a due fessure orbe. «Durante l'Assalto di Skylian avrai sicuramente deluso i tuoi comandanti. Anzi, probabilmente non l'hai nemmeno combattuto.»
    Zeb strinse il boccale che ancora reggeva tra gli artigli.
    «Vigliacco oltre che perdente.»
    Zeb sorrise sottilmente, alzo il bicchiere, lo guardò inclinandolo gentilmente e lo lanciò in pieno faccia di quel suo fratello. Dopodiché raccolse le forze e assestò una bella stivalata negli zebedei di quel mentecatto esplodendo in un vigoroso «SIIIIIIII!» mentre capiva il suo senso in tutta quella faccenda! Prima che Red potesse capire dove diavolo era finito furono le sedie volanti e il rumore di vetri infranti ad attirarlo nella direzione giusta. Un mega rissone degno della peggiora taverna si infiammò nel luogo meno adatto e nel momento peggiore.
    Nel mentre un ometto incappucciato alzò la testa dal suo tavolo e dal proprio calice ancora pieno, attirato da questa frenesia. Ignorò il proprio interlocutore alla sua destra e si alzò scoprendosi il capo calvo e lucido come un artefatto prothean. Incalzò il passo verso la baraonda mentre al suo fianco si aggregavano i krogan della sicurezza della Mantide.

     
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    Red Gunn

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    Poche erano le cose che causavano disgusto a Red, e tra queste c'erano le due... 'cose' senza maschera.
    Non che il fatto che Zeb fosse scappato via gli piacesse più di tanto... Anzi, lo maledì internamente utilizzando almeno dodici termini coloriti diversi.
    Le due approfittarono della maggioranza numerica per affiancarsi a Red, che intanto si era poggiato al bancone del bar dal quale aveva ordinato il drink più forte a disposizione.
    "L'alcool non conosce vergogna" pensò lui mentre mandava giù il bicchierone tutto d'un fiato. Si voltò alla sua destra, ma si rese conto che si sbagliava.
    L'alcool conosce vergogna. E anche bene.
    Le due iniziarono a toccarlo, una delle due provò anche a sfilargli di dosso la maschera.
    "Brutto figlio di puttana, dove sei?" mormorò in cerca del soccorso dell'amico traditore, poi l'attenzione di tutti, compresa la sua e quella dei maiali al suo fianco, fu distratta prima dal rumore di un bicchiere infranto, poi dalle urla di dolore di qualcuno e infine dall'esultare eccitato di un Batarian troppo stupido per conoscere la parola "incognito".
    Ma quella volta, ne fu contento. Approfittando della distrazione delle sue violentatrici, sgattaiolò via e gli bastò seguire le grida per trovare l'ammasso di gente troppo ubriaca per capire la differenza tra rave e rissa. Al centro del mucchio, Zeb tirava pugni e calci al primo mentecatto che si era fatto troppo vicino.
    Mentre si faceva strada evitando di venire coinvolto nel fuoco incrociato degli schiaffi e delle gomitate, vide un altro Batarian dalla faccia grondante di sangue, che immobilizzò Zeb da dietro mentre un suo scagnozzo ne approfittava per pestarlo.
    L'umano lo afferrò per il colletto, lo strattonò via dall'amico e gli piantò una testata in piena fronte. Una volta a terra, riempì la povera sacca di sangue ambulante di calci.
    Si sfilò via la maschera da Peeñaa e la gettò in faccia ad un altro tizio intervenuto nello scontro, per poi tirargli una gomitata sul costato.
    E la cosa andò avanti così per diversi minuti, finchè un tizio pelato non si mise in mezzo.
    "Ce n'è anche per te, Johnny Sins!" gli urlò in faccia Red, pronto a caricargli un pugno su quella lucidissima testa, ma due Krogan giganteschi si affiancarono all'uomo. La loro divisa sfoggiava una spilla con il logo del locale.

    Intanto, Black Rose uscì da una stanza coperta da una tenda rossa, in tempo per assistere allo scoppio della rissa.
    La ballerina si coprì la faccia in segno di dissenso.
    "Andiamo!" Disse lei cercando di scandire bene il movimento della bocca, nella speranza che i due la notassero.

     
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    L'ometto si limitò a fare un cenno ai due krogan, un'intesa per far capire loro che la situazione era sotto controllo. Poi con un tono del tutto pacato e in contrasto con il caos che si era creato rispose con un lieve accenno di sorriso a Red. «Buon uomo, non ce ne sarà bisogno.» I suoi occhi erano due fessure e si arcuarono quando sorrise mostrando due larghi denti bianchi come la neve. Allungo una mano nodosa e grassa che sbucò nuda dalla manica della tunica. «Il mio nome comunque non è Johnny Sins. Può chiamarmi Junah-ar.»
    «Traditore a chi?!»
    «Sei un fallito!»
    Le grida della lite intanto si mischiavano oltrepassando le onde sonore e chi fino ad un attimo prima stava ballando incurante di tutto, lentamente iniziava a rallentare il ritmo guardandosi intorno inebetito. «Dovremmo muoverci, se vogliamo aiutare il suo amico...»
    «Andiamo!» Black Rose era appena sbucata da dietro un tendaggio. Prese Zeb per la calotta e Red per un orecchio. «State scherzando? Volete mandare a puttane tutta la nostra copertura? Sto facendo una fatica del krogan per cavare fuori informazioni da questo nido di calabroni...»
    Alle loro spalle intanto lo straniero di nome Junah-ar fece un gesto con il proprio Factotum che sembrò portare la calma e il sorriso sul volto di tutti i coinvolti nella colluttazione di poc'anzi.
    «Comunque» riprese Rose riacquistando la lucidità. «Sembra che la Mantide conosca il grosso potenziale del vostro carico, la bambina... Zorana, ha dei poteri, ma di uno in particolare è molto interessata la nostra amica. Un potere che le permette di trovare... trovare qualcosa.» Zeb e Red pendevano dalle sue carnose e rosee labbra. «Non so molto altro riguardo a lei, ma so che Lea Xen, la Mantide, vuole usare questa mossa per conquistare Omega, salire ancora di più nei ranghi e... spodestare la regina. Pare che tra lei e Aria non scorra buon sangue.»
    Proprio in quel momento, il silenzio. Dei tamburi tribali suonarono, una gran cassa riecheggiò e una melodia nipponica si diffuse per la pagoda introducendo la Mantide, affiancata dai suoi lacchè Mammoth e Mole. Su tutti gli schermi apparvero di colpo immagini varie di Aria T'Loak, probabilmente repertorio di telegiornali e di telecamere di sicurezza.
    «E' finito il tempo di questa meretrice!» gridò Lea.
    «Ecco. Appunto» commentò con un sospiro Black Rose.
    «So che vi state divertendo molto stasera. State bevendo il mio sake, state mangiando i miei uramaki, state comprando, e scopando, le mie schiave e scommettete sui miei schiavi salarian nell'arena. Ma voglio ricordarvi esplicitamente del perché siete qua: siete qua per rafforzare la vostra lealtà nei miei confronti, siete qua perché sapete quanto io possa valere, quanto io sia forte, rispetto ad un fossile che ha perso tutta la sua energia, sopperendo a questa mancanza con ciò che ha in mezzo alle gambe. Il tempo delle Asari è terminato, il tempo di Aria T'Loak è terminato. I Sole Blu, Eclipse, Talon, Scudi Verdi e Branco Sanguinario sono stanchi della dittatura di una straniera e gridano a gran voce per il ritorno di un leader carismatico. Bé, ora avranno ciò che desiderano, così come voi, miei amabili amici e investitori. Quando avrò ciò che desidero al ritorno dalla mia spedizione, tutti noi saremo accontentati e un nuovo tempo sorgerà per Omega.» Mole nel frattempo aveva preso un calice di champagne che passò prontamente nelle mani della sua padrona. Lea Xen, la Mantide, lo alzò al cielo seguita all'unisono da tutti i convitati.



    Edited by Drake Girard - 15/10/2018, 12:36
     
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