Trascendenza #2

Sistemi Terminus

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    Tysha R'ain

       Fazione: Emissari di Hoxuin
       Ruolo: Mercenario



    "Cosa vuol dire che Ayita ce l'ha in custodia??" chiese Tysha con le vene che le pulsavano dalla rabbia. Proprio lei...
    "Wow Tysha, rilassati! Fin sarà contento di saperlo. Gli risparmierai la fatica di cercare-" la mano di Tysha coprì interamente la bocca della sua sottoposto, Crezia, dopodichè le cinse la vita e la accompagnò fino al balcone con la vista migliore di tutta la base. Una volta fuori, le due ebbero davanti ai loro occhi l'intera Nos Astra in tutto il suo splendore.
    "Lo vedi tutto questo?" Indicò Tysha agitando il braccio lungo tutto il panorama.
    "Lo vedo tutti i giorni..."
    "E mi sa che non lo vedi abbastanza bene, altrimenti ti accorgeresti del fatto che quella frigida selvaggia e i suoi amichetti trogloditi ci mettono i bastoni tra le ruote da un anno, tre mesi, ventidue ore e SETTE FOTTUTISSIMI MINUTI!"
    Sì, aveva davvero tenuto il conto, dal giorno in cui Ayita aveva messo piede su Nos Astra.
    Crezia tirò un lungo sospiro "Oh beh, mi sa che questa sarà la prima tregua da un anno, tre mesi, ventidue ore e otto minuti."
    La sottoufficiale sorrise, prima di lasciare il balcone.
    "Tregua..." mormorò "questo è tutto da vedere."



    Eleanor Elliott


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere


    Le acque si erano finalmente placate, dopo la sfuriata di Rael. Eleanor aveva apprezzato il suo sostegno più di quanto la ragazza immaginasse, perchè sapeva che Fin non l'avrebbe prese bene.
    A quel punto, il Drell si era chiuso nella sua cabina, e ne uscì solo una volta arrivati su Illium.
    Già dagli oblò sparsi per la nave, poterono vedere quel panorama mozzafiato: altissimi palazzi dalle forme eleganti, continue scie luminose nel cielo tracciate dal traffico delle astroauto, che tagliavano uno dei cieli più belli e naturali che avesse mai visto.
    Il vascello delle Thessia Athens atterrò sulla piattaforma di una base che si arrampicava sul fianco di una montagna accanto a Nos Astra, la capitale.
    Prima di uscire, Eleanor si affacciò da un oblò: sui muri della base sventolavano dei vessilli interamente neri, ad eccezione di un grosso simbolo bianco al centro di essi.
    "Fin, non vorrai mica dirmi che il tuo contatto è un Emissario di Hoxuin!" urlò Eleanor, che non si era resa conto che Fin era già entrato nella stanza.
    Non indossava la sua solita giacca, ma una corazza media che gli lasciava il braccio destro interamente scoperto. Attaccate alle cosce, aveva due mitragliette hurricane.
    "Non te lo dirò." rispose lui "Perchè il mio contatto è il fottuto comandante degli Emissari di Hoxuin."
    Non era sicura di cosa pensare: da un lato, avere un alleato così influente su Nos Astra avrebbe giocato a loro vantaggio, ma dall'altro gli Emissari erano noti per i loro modi... non esattamente tranquilli. Era una banda di mercenari esperti, senza scrupoli e spesso estremamente violenti. Non a caso, Hoxuin era la Dea della morte asari.

    Quando il portellone della nave calò, l'intera squadra era già davanti ad esso, pronta a percorrerlo e lasciare quella bizzarra nave.
    Parallela a loro, una schiera di mercenari vestiti quasi interamente di nero: due batarian, un krogan e tre asari, di cui una posta di fronte a tutti... lei doveva essere Tysha.
    L'asari indossava una tuta ultra aderente che le copriva interamente il corpo, eccezion fatta per il dècolletè piuttosto prosperoso. La tuta, grigia e azzurra, era decorata interamente da una rete di esagoni.
    Eleanor notò una strana armonia nella struttura confusionaria del suo volto: non era un'asari eccessivamente bella, ma aveva comunque dei lineamenti interessanti... resi ancor di più tali dalla presenza di quattro grosse cicatrici lungo entrambe le guance: a destra, una verticale tagliava il volto dall'arcata sopraccigliare fino a metà guancia, mentre quella sinistra era sfregiata da tre lunghe cicatrici diagonali e quasi parallele... forse un'artigliata.
    Non potè fare a meno di notare, inoltre, il bracciale inibitore che Tysha portava al polso destro, e si chiese perchè mai una Asari avesse la necessità di bloccare i propri poteri biotici.
    Ma probabilmente non era il momento per chiederlo.
    Tysha era rimasta lì impalata, a fissare con la bocca aperta quella nave bizzarra, mentre Fin avanzava a braccia spalancate.
    "Ma guarda che splendore!" esclamò il Drell, ma lei non si mosse di una virgola "Stupenda come sempre, mia cara Tys-"
    "Per la strafottuta dea, cosa diavolo è questa roba?" imprecò Tysha indicando la nave. A quel punto Fin abbassò le braccia ed inclinò la testa verso il punto indicato.
    "Oh, quella... beh, non abbiamo trovato di meglio."
    "E' la cosa più orribile e imbarazzante che abbia mai visto."
    "Sono assolutamente d'accordo, ma... non avevamo scel-"
    "CREZIA, OLEV, SCALDATE I MOTORI!" esclamò l'Asari, la cui espressione si era immediatamente trasformata in un sorriso eccitato. "Andate a farvi un giro, e vedete di riportarla qui tutta intera, che appena avrò finito con questa faccenda toccherà a me!"
    Una asari e un batarian presero quella frase come un ordine... un ordine piuttosto gradevole, perchè i due esultarono come se avessero appena vinto all'Extra-lotto. Corsero verso il portellone, e il batarian quasi arrivò addosso a Hanntius per passare.

    La squadra venne scortata all'interno della base, che a quanto pare non si arrampicava semplicemente sulla montagna, ma era proprio scavata al suo interno, tanto che l'aria vi circolava artificialmente ed era leggermente pesante.
    Era ben illuminata e spaziosa, ma allo stesso tempo un po' caotica, a causa della sua composizione verticale poi orizzontale, poi di nuovo verticale e alcune volte diagonale. Per raggiungere la sala di comando dovettero attraversare quattro lunghi corridoi e prendere tre ascensori.
    La sala, d'altro canto, era organizzata piuttosto bene: l'area era un cerchio perfetto, il lato opposto all'entrata era ricoperto di schermi giganteschi e di ogni tipo, e al centro della stanza vi erano una ventina di terminali disposti a mezzaluna, ognuno con un operatore intento a trafficare, inoltrare, comunicare e verificare tutte le operazioni degli Emissari.
    "Clem, novità?" chiese Tysha una volta entrata nella sala di comando, e una risposta negativa provenne dall'operatore numero diciassette, un'umana.
    "D'accordo gente, qualcun altro è libero?" chiese il comandante. Il tre, il sei e il dieci alzarono la mano.
    "Ottimo, aiutate Clem, vedete di scoprire cos'ha in mente quella stronza."
    "C'è qualche problema?" chiese Fin, che come sempre si era autoproclamato leader del gruppo... quella volta però era la cosa giusta da fare, considerato il suo legame con Tysha.
    "Ve lo spiegherò fra un attimo. Accomodatevi." l'Asari fece segno di avanzare fino al centro, a quel punto prese il suo fucile Revenant dalla placca sulla schiena e vi attivò il mirino laser.
    "Da quando mi hai chiamato, Fin, ho mandato i miei uomini, le mie spie e pure le mie maledette puttane alla ricerca del vostro obiettivo."
    "Alexanders..." mormorò Eleanor.
    "Sì dolcezza, proprio lui. Ebbene, la prima volta è stato individuato... qui." spiegò lei, indicando con il laser uno dei monitor sul grande muro, che raffigurava un bar affollato di Nos Astra. "Dopodichè pare sia entrato in un'auto e sia stato rivisto... qui." Quella volta, il mirino puntò a un negozio di cianfrusaglie nei sobborghi della città.
    "L'ultimo avvistamento della sua auto è stato fuori città. L'auto ha sorvolato quella che i miei uomini chiamano 'terra di nessuno'. Un appezzamento di terra sulla quale usiamo i soldati di una banda rivale come bersagli mobili. Sapete, per fare pratica."
    "Ottimo lavoro, Tysha!" commentò Fin, entusiasta e un po' euforico "Direi che abbiamo una pista."
    "Non così in fretta. Vedi, Fin, c'è un'altro piccolissimo dettaglio. Un piccolo gigantesco dettaglio che non potete trascurare... Un dettaglio che è costato tanto ai miei uomini e che mi costerà davvero, davvero tanto sfruttare."
    La mano di Fin si portò alla fronte. Sapeva bene dove voleva andare a parare.
    "Cazzo Tysha, credi che non ti conosca? Ti darò quello che vuoi, ora però dacci questa informazione! Ti ricordo che abbiamo i giorni contati."
    L'asari mise il broncio ed incrociò le braccia "Uffa, sei noioso. Va bene, ne discuteremo dopo. Veniamo al dunque: ricordate quella banda rivale che usiamo come dispenser per bersagli mobili? Bene, i bersagli mobili sono riusciti ad abbattere l'astroauto di Alexanders. Pare che il vecchietto sia a posto, ma adesso è... sotto custodia."
    "Cazzo..."
    "Già, cazzo. Ma sono o non sono la tua Asari pazza preferita? Si dà il caso che i miei uomini abbiano catturato uno degli uomini di Ayita."
    "Ayita?"
    "Sì, una svitata che si veste in modo strano. E non sarebbe un grosso problema, se non fosse che la sua base operativa si trova in una immensa insenatura sulla costa di Vexeria, non molto lontano da qui. Quel posto è una vera roccaforte, abbiamo provato attacchi diretti da ogni fronte, ma è una posizione troppo vantaggiosa."
    Usò di nuovo il laser per indicare l'insenatura, per poi spostarlo sullo schermo accanto, che mostrava... le celle della base degli Hoxuin.
    "Lui sarà il nostro biglietto d'ingresso. E' uno degli ufficiali di Ayita, e forse potremmo anche usarlo come merce di scambio per avere Alexanders."
    Fin restò a fissare gli schermi per qualche secondo, finchè...
    "La mia Asari pazza preferita? Cazzo Tysha, TU SEI LA MIA ASARI GENIALE PREFERITA! Partiamo subito!"
    Tysha annuì "Preparo i miei uomini."
    "No." intimò Eleanor, all'improvviso, intromettendosi nella conversazione.
    "Scusami?"
    "Ho detto no. Con tutto il rispetto, comandante R'ain-"
    "Tysha."
    "...Tysha, ma la reputazione della tua banda ti precede. Grazie per l'aiuto che ci stai dando, ma porterò la mia squadra."
    Le due si guardarono intensamente per qualche secondo. Eleanor cominciò a temere di averla offesa, o di aver innescato qualcosa nella sua mente instabile... e invece lo sguardo di Tysha si tramutò in un sorriso.
    "D'accordo! Sei tu il boss, a quanto pare." affermò l'asari, lanciando un'occhiata al Drell. "Ad una condizione. Io vengo con voi."
    "Non è contrattabile?"
    "Nossignora. Ora, vogliate scusarmi, Fin ed io dobbiamo discutere della mia retribuzione."
    Il Drell annuì, poi si rivolse a Eleanor. "Aspettatemi all'hangar fra mezz'ora."

    Erano partiti con una navetta degli Hoxuin, una semplice Kodiak dipinta di nero e con l'iconico simbolo stampato sulla parte superiore. Alla fine, Eleanor aveva deciso di portar con sè solo Selina e Niissa, perchè pensava che i luoghi visitati da Alexanders potessero celare degli indizi.
    "E' rimasto zitto per tutto il tempo, da quando è con noi." commentò Tysha, riferendosi all'alleato di Ayita che avevano catturato.
    Era un umano, dalla carnagione mulatta, piuttosto alto e dal fisico statuario. Indossava una tuta aderente nera, ma alcune parti di essa erano state irrobustite da pezzi di corazza: le gambe, le spalle e gli avambracci. Aveva i capelli lunghi castano scuro, legati in una coda che penzolava dietro la sua schiena, e dalla fronte partiva una scia di colore bianco fino a coprire tutto il setto nasale.
    "Neanche le torture hanno funzionato?" chiese Eleanor. Intanto il co-pilota segnalò che la richiesta di scambio era stata ricevuta.
    "Non torturiamo i prigionieri." Rispose secca Tysha. Nessuna espressione, niente sarcasmo, solo freddezza. Forse l'argomento la toccava nel profondo.
    "E come ottenete le informazioni dai nemici che catturate?"
    Quella volta, Tysha rise sonoramente. Quella donna era davvero lunatica...
    "Oh, sei proprio un innocente fiorellino. Non hai idea di quanti modi ci siano per far parlare un uomo... o una donna."

    I mercenari di Ayita permisero alla navetta di atterrare, ma si assicurarono che chiunque avesse messo piede per terra fosse disarmato. Due di loro aiutarono persino Eleanor a scendere con la sedia a rotelle... perchè sì, aveva scelto di affrontare Ayita faccia a faccia. Nessuno si era mai fidato del suo robot nelle situazioni diplomatiche, e come biasimarli? Certo, se la situazione fosse degenerata, si sarebbe trovata disarmata e incapace di muoversi, ma aveva fiducia nelle sue capacità e in quelle di Fin e Selina.
    Gli uomini di quella banda erano bizzarri: oltre al fatto di appartenere alle specie più disparate, ognuno aveva personalizzato la propria armatura con pitture di guerra dai colori più eccentrici. L'intera superficie della insenatura era decorata di soppalchi, stazioni di vedetta, torrette e perfino arpioni, oltre che decine e decine di pattuglie armate. Insomma, il vantaggio non era dettato solo dalla posizione favorevole: quella era una organizzazione pensata nei minimi dettagli.
    Quel gruppo di mercenari li scortò fino all'entrata di una enorme caverna scavata nella curva dell'insenatura. Essa era coperta da un cancello blindato alto almeno quattro metri, che impiegò almeno un minuto per aprirsi del tutto. A quel punto, una seconda scorta li guidò attraverso quello che era un vero e proprio villaggio scavato nella roccia. L'insenatura, infatti, era cava lungo entrambi i lati, e la banda aveva sfruttato quella struttura per creare un avamposto protetto contro qualsiasi cosa. All'interno, le luci che illuminavano la base rimbalzavano contro le pareti spigolose della caverna, che erano decorate sia dai vessilli raffiguranti il simbolo di quella banda, sia da veli colorati con le fantasie più strane e con i bordi frastagliati. Lungo entrambi i lati dell'insenatura, vi erano dei modesti alloggi a forma di cono con la punta rivolta verso l'alto. Loro, però, non furono scortati lungo nessuno dei due lati, ma bensì continuarono lungo il loro percorso centrale, fino a un'altro cancello simile a quello già oltrepassato, ma dalle dimensioni dimezzate.
    "Alza più in alto quel fucile, Ken. Devi ucciderli, non azzopparli."
    Quella stanza era probabilmente la più grande dell'intera caverna, e per ovvi motivi: era un gigantesco spiazzale sotterraneo, all'interno della quale vi erano centinaia e centinaia di truppe intente ad allenarsi o addestrarsi. V'era solo un rialzamento, alto circa due metri, sopra la quale si ergeva la figura di una donna: gambe lunghe e sottili, capelli neri legati in due trecce che cadevano appena sopra i seni, volto dipinto dalla fronte fino agli occhi di rosso e bianco. Il vestiario era composto da una gonnella che copriva un paio di pantaloncini, e un poncho corto dello stesso colore e fantasia della gonna. Quel vestiario lasciava scoperto lo stomaco della donna, così come le gambe e le braccia.
    Tra le braccia, la donna teneva un fucile di precisione Indra ridipinto di rosso, e decorato da fantasie geometriche di vari colori.
    Spiccava più di tutti in quella stanza, e più degli altri visti fuori: era lei Ayita.
    "Lasciate andare Goyathlay." intimò Ayita, senza neanche rivolger loro lo sguardo.
    "Ti sembra questo il modo di trattare gli ospiti, Darlene?" rispose quindi Tysha, e a quel punto l'umana si voltò verso di loro, con uno sguardo che avrebbe congelato un vulcano attivo.
    "Dovevo immaginare che saresti venuta anche tu."
    "Non mi sarei persa per nulla al mondo l'occasione di rivedere quelle gambe." scherzò l'Asari, ma Ayita non aveva alcuna intenzione di scherzare. Con un gesto della testa, ordinò ai suoi uomini di avanzare. Tysha mise le mani in alto, e invitò i suoi compagni a fare lo stesso. Altri due uomini scortarono via il prigioniero, suscitando una reazione di Fin che venne subito placata da Tysha.
    Con un balzo, Ayita scese dalla posizione rialzata e si avvicinò a loro.
    "Datemi un buon motivo per non giustiziarvi davanti all'intera Tribù."



    Edited by •Gabry‚ - 25/8/2017, 15:02
     
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    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
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    Il viaggio verso Ilium era stato veloce e confortevole, quasi tranquillo a parte la diatriba scoppiata tra Fin e Rael che aveva reso il clima sull'ex nave delle Thessia Athens piuttosto pesante.
    Selina e Niissa si erano ben guardate dall'intervenire o dal prendere una posizione in quella faccenda; entrambe sapevano come quella missione fosse importante sia per il drell che per la mercenaria dagli occhi tristi mentre per loro due, tutto quello che stava succedendo era solamente qualcosa di estremamente eccitante nel quale si erano trovate immischiate per puro caso.
    L'asari e la russa erano fondamentalmente estranee alla faccenda ma si stavano divertendo troppo per mollare in quel momento...soprattutto pensando ai due chili di sabbia rossa che avevano nascosto sulla nave e che erano il vero motivo per cui avevano una gran fretta di portare a termine l'incarico: mancavano solo 6 giorni al compleanno di Grat e sarebbe stato scortese mancarlo.

    Ilium, esattamente come si ricordava Selina, era un pianeta bellissimo ma mai bello come l'asari che le stava aspettando appena sbarcati dalla nave. Oggettivamente, quella asari, non era poi un gran che...insomma, Tysha aveva un corpo da favola ma il viso di Niissa era decisamente più attraente del suo. Ciò nonostante, erano proprio le piccole imperfezioni del suo volto, sopra a tutto quelle misteriose cicatrici, a renderla affascinante e attraente agli occhi di Selina.
    Mentre Tysha spiegava cosa era successo durante il loro viaggio, la russa non le aveva staccato gli occhi di dosso studiando ogni dettaglio della sua figura e stando attenta a ogni piccolo movimento dell'asari.
    Aveva carisma, quella Tysha, un carisma che si espandeva come un'aurea attorno alla sua figura e i suoi movimenti erano sensuali...morbidi. A Selina ricordavano vagamente i movimenti di una pantera che si muoveva apparentemente agile in mezzo a una giungla piena di ostacoli.
    Hayley era sicuramente la creatura più bella che avesse mai visto, Rael aveva quel tocco di malincona che la rendeva desiderabile ma Tysha risvegliava nella russa veri istinti animali.
    Fu contenta che Tysha li accompagnò a recuperare Alexanders nel covo di quella Ayita o come diavolo si chiamava; Selina fece di tutto per sedersi accanto all'asari e così scoprì che anche il suo odore aveva un non so che di magico. Non usava unguenti o profumi ma Tysha sprigionava un gradevole odore naturale che stuzzicava tutti i ricettori olfattivi della russa. La mercenaria si trovò spesso, mentre raggiungevano la base di Ayita, con gli occhi chiusi a inspirare profondamente dal naso...sentiva ad ogni annusata una strana eccitazione che le scombussolava il corpo e non ci volle molto prima che sentisse sotto la tuta aderente, i suoi capezzoli che si inturgidivano senza apparenti motivazioni.
    Niissa, che conosceva Selina meglio di tutti, si accorse di quello che stava succedendo e cercò di calmare Selina appoggiandole una mano sulla coscia; l'asari sapeva che quando Selina era in quello stato, avrebbe potuto succedere di tutto; sapeva che l'eccitazione avrebbe obnubliato il raziocinio di Selina e sapeva che quando Selina era così eccitata c'era solo una parola che descriveva cosa sarebbe successo: GUAI!
    Un mare di fottuti guai!

    < Datemi un buon motivo per non giustiziarvi davanti all'intera Tribù. > esclamò Ayita seria.
    A Selina non piaceva quell'umana anzi, a dire il vero, a Selina non piaceva nulla di quel gruppo di sfigati autoproclamatisi 'tribù'. I disegni sui loro volti, la forma dei loro alloggi, il modo stesso in cui Ayita era vestita le ricordavano tantissimo gli indiani...o meglio, i nativi americani che ormai sulla Terra si potevano contare sulle dita di una mano.
    Non le erano mai piaciuti gli indiani!
    Nei film con i cow boy di cui andava matta, Selina faceva sempre il tifo per il Settimo Cavalleggeri e sperava sempre che il maledetto Generale Custer riuscisse a fare il culo ai Sioux una volta tanto.
    Selina non sopportava la loro aurea di santoni, il loro essere collegati con gli spiriti che faceva tanto new age, la loro apparente calma ma soprattutto non le piaceva il loro modo di comportarsi sempre come le vittime dell'uomo bianco...avevano combattuto e avevano perso perchè inferiori.
    Non erano vittime ma dei perdenti.
    In fondo, nessuno considerava i cartaginesi vittime dei romani nonostante la loro fine fosse stata peggiore di quella degli indiani.
    < La tribù? > esclamò Selina sarcastica < Da quello che vedo, sarebbe già un miracolo se riuscissero a sparare tutti nella stessa direzione. >
    Ayita andò a mettersi di fronte a Selina, severa < E tu saresti? > domandò monotona.
    < Selina Sakarova. Mercenario, ex giocatrice di bio ball, ex lottatrice. Puoi chiamarmi Donna Bianca se ti può aiutare...e tu chi sei? Pochaontas? Cavalla in Calore? Vacca Accucciata a 90°? Ovviamente...AUGH! > replicò Selina alzando il braccio destro in un poco riuscito saluto indiano.

    Inutile dire che quelle parole ebbero effetti contrastanti tra i presenti. Ellie e Fin furono attraversati da un brivido gelido lungo la schiena...Niissa si tirò una pacca sulla fronte così forte che rimbombò per tutto l'ambiente...Tysha lanciò un'occhiata ammirata a Selina con un sorrisino che a stento riuscì a contenere...la tribù scoppiò in uno stampede chiassoso dove il rumore delle sicure delle armi che scattavano era superato solo dalle grida di protesta di quel mare di soldati...mentre Ayita, con un semplice movimento di una mano , riportò all'istante la calma tra i suoi uomini.
    Quella donna non aveva dato alcun segno di emozione alle parole di Selina, si limitava a fissarla severa negli occhi.

    < Sei coraggiosa Donna Bianca. > disse semplicemente la ragazza < Ho conosciuto altri come te e sono finiti tutti male. Il coraggio è un sentimento positivo ma se non è accompagnato da intelligenza e controllo, è un'arma a doppio taglio. >
    Selina scosse la testa beffarda < E' proprio perchè ho un pizzico di intelligenza e controllo che ho detto quello che ho detto, Grande Capo. >
    Ayita annuì impercettibilmente < Mi sembra di capire che tu non sia impressionata dai miei guerrieri. >
    < Ammetto che ci mettono impegno, sono abbastanza convinti ma sono decisamente scarsi. Io da sola potrei battere i tuoi migliori guerrieri...probabilmente ci riuscirebbe anche Ellie senza bisogno del suo robot. >
    < I miei guerrieri migliori? Ne sei convinta? >
    < Assolutamente. Anche subito. Proprio qui e ora. 2...5...10...scegli tu quanti, io mi occupo di mandarli KO! >

    ____________________________



    < Dovevamo contrattare, cazzo! Non scatenare Mezzogiorno di fuoco...sei diventata scema tutta di colpo? > domandò Fin agitato proprio mentre Selina faceva qualche esercizio di riscaldamento.
    Ayita aveva accettato la sfida e ora quella grande stanza era stata sgomberata per fare posto a un'improvvisata arena circolare dove Selina se la sarebbe vista contro i migliori guerrieri della tribù.
    < Non sono scema. Sono un passo avanti a tutti... > replicò lo russa impegnata in un esercizio di allungamento delle gambe.
    < Un passo avanti...ma che cazzo dici! > replicò Fin sgranando gli occhi.
    < Ora ti spiego. Noi pensavamo di fare uno scambio di prigionieri: Alexanders per quel tizio. Ma Pochaontas non è stupida! Sa benissimo che Alexanders vale molto di più per noi che quel tizio per lei. Lo sa perchè se no Tysha non sarebbe mai scesa a una tregua. Lei parte da una posizione di vantaggio nella contrattazione ma... > aggiunse abbracciando l'ambiente con un gesto delle braccia < ...questi si credono davvero dei cazzo di indiani...o meglio, LEI si crede davvero una cazzo di indiana e se c'è una cosa che so dei cazzo di indiani è che rispettano e ammirano i guerrieri che dimostrano la loro forza. >
    Tysha annuì ammirata < Capisco. Quindi ritieni che se tu riesci davvero a vincere contro i loro migliori guerrieri, Aytia dovrà riconoscere la tua forza ovvero la nostra forza e avremo un vantaggio nella contrattazione...cosa che attualmente non abbiamo. Mi piace come ragioni. > aggiunse ammiccando e facendo arrossire Selina.
    < Gr...grazie... >
    < E scommetto che il fatto che sono 6 giorni che non picchi nessuno sia un incentivo non da poco... > disse Niissa caustica.
    Selina sorrise divertita < La vita riserva anche gratifiche... >

    ____________________________



    La stanza era gremita di guerrieri che erano disposti a cerchio attorno alla rudimentale e spaziosa arena che era sorta al centro. All'interno del cerchio che delimitava il ring, vi erano 7 persone. Da una parte Selina fronteggiava 5 guerrieri e i contendenti erano tenuti separati dall'austera figura di Aytia che stava spiegando le regole.
    < Questo incontro non prevede l'uso di armi né l'ausilio di mezzi tecnologici o di poteri biotici. Non è uno scontro all'ultimo sangue: quando un contendente batte la mano, è semplicemente fuori dal combattimento. Se la rossa mercenaria si arrende, la tribù vince...se i miei cinque guerrieri si arrendono, la mercenaria ha vinto. Nessun limite di tempo...nessun colpo proibito. Preparatevi. >
    Selina andò al suo 'angolo' ovvero l'unica parte dell'arena che faceva il tifo per lei, là dove i suoi compagni si erano sistemati in prima fila.
    < Sono solo 5. > disse vagamente delusa.
    < Allora... > cominciò Niissa parlando fittamente < ...il più pericoloso sembra essere il batarian grande e grosso...poi ci sono i due umani...la femmina turian e per ultima la ragazza umana atletica... > spiegò indicando i contendenti di Selina < Elimina gli scagnozzi alla svelta e poi punta al batarian per un uno contro uno. >
    < No. > replicò Selina < E' esattamente quello che si aspettano...cercheranno di farmi stancare con i 4 sfigati per poi finirmi con il gigantone. E quindi io punto subito al batarian, lo riempio di botte e poi con calma spacco la faccia agli altri. Una passeggiata! >

    ____________________________



    Selina scoprì presto che quella non sarebbe stata una passeggiata.
    Come pianificato, puntò subito il batarian il quale era sì molto forte ma non era proprio capace di fare a pugni...non ci volle molto alla russa per metterlo al tappeto grazie a un poderoso montante destro che lo sollevò da terra mandandolo KO con gli uccellini che giravano attorno alla testa. Sfortunatamente, il batarian era sì il più forte ma gli altri 4 erano dannatamente più letali.

    I suoi avversari si muovevano sincronizzati come ninja e appena Selina pensava di essere riuscita a mettere le mani su uno, veniva colpita pesantemente da uno degli altri. La più pericolosa era decisamente la ragazza umana dal fisico atletico che menava calci come fossero martellate.
    La russa si trovò al tappeto per tre volte senza essere riuscita a portare neanche un colpo a quei 4 che, dai colpi che riceveva, ormai credeva fossero almeno 400.
    Ma Selina non si era mai arresa in vita sua e tanto meno si sarebbe arresa in quell'occasione. Sapeva che, in quei casi in cui l'avversario e troppo superiore, l'importante è continuare ad incassare fino a quando la fortuna ti presenta l'occasione.

    E la fortuna arrivò.
    Uno dei due umani ritardò una frazione di secondo prima di allontanarsi dopo avere portato il suo colpo; una frazione di secondo che bastò a Selina per afferrarlo per la vita con le sue poderose braccia e proiettarlo, sollevandolo di peso e inarcando schiena e gambe, facendolo schiantare al suolo rovinosamente con un sinistro e rumoroso 'crak' che proveniva dalla sua spalla destra che si frantumava per l'impatto. L'uomo urlò per il dolore, picchiando la mano per terra per dichiararsi sconfitto.
    Rimasti in tre, i suoi avversari ricominciarono la loro opera ma la russa notò come cominciassero ad essere meno letali nei loro movimenti: nonostante avessero colpito Selina innumerevoli volte, la russa continuava a rialzarsi e questo cominciava a intimorirli.
    Il volto di Selina era praticamente un quadro di Picasso dove il rosso sangue era il colore dominante; per due volte la russa si trovò a sputare per terra un molare che qualche calcio in faccia gli aveva fatto saltare e fu proprio grazie all'ennesimo calcio che Selina eliminò il terzo avversario. Incassò il colpo al volto attutendo l'impatto grazie al collo, afferrò la gamba dell'umano e con la mano libera colpì con forza cieca il ginocchio lateralmente, disarticolandolo...l'umano crollò svenuto a terra per il dolore.

    Rimanevano solo la turian e la ragazza umana ma Selina ne vedeva almeno 6...sapeva che il suo unico vantaggio era la capacità di poterle mettere fuori gioco con un solo colpo grazie alla sua straordinaria forza ma cominciava a dubitare di essere in grado di farlo se continuava a prenderle come stava facendo.
    Fu per quello che attaccò...a testa bassa come un rinoceronte incazzato.
    La ragazza umana riuscì ad evitare la sua carica con un agile capriola ma la turian, terrorizzata da quel mostro rosso che la puntava a velocità assurda, non fu abbastanza veloce; Selina la placcò all'altezza della vita; la turian cercava di divincolarsi ma Selina, rapida, l'alzò alta sopra la propria testa afferrandola per l'inguine e una spalla poi la fece semplicemente ricadere di schiena sul suo ginocchio che alzò di scatto, mandandolo ad impattare proprio al centro della schiena della turian. Il dorso dell'aliena si inarcò in maniera innaturale e se non fosse stato per l'ultima avversaria di Selina che intervenne, la russa sembrava proprio intenzionata a terminare il lavoro spezzando l'aliena in due.
    Sfortunatamente per la sua ultima avversaria, Selina aveva completamente perso ogni inibizione...la violenza si era impossessata di lei...la violenza che unita all'eccitazione che Tysha le aveva messo in corpo aveva creato un cocktail letale.
    Selina distolse la sua attenzione dalla turian ormai KO e sfruttò l'attacco sconsiderato che la ragazza umana aveva portato per salvare la compagna. Afferrò la ragazza per il collo con la mano destra e la sbattè a terra, con violenza; in un istante le fu sopra e cominciò a colpirla al volto con poderosi pugni che scagliava con la mano sinistra. Al terzo colpo la ragazza cominciò a battere la mano per terra ma Selina non si fermò.
    Era totalmente fuori di se con gli occhi sgranati, i denti digrignanti e continuava a colpire ciecamente.
    Poi il suo braccio fu sinistro fu fermato a metà strada dal raggiungere il suo bersaglio e le sue narici furono investite da un odore conosciuto.
    Tysha.

    < Basta! > le sussurrò l'asari nell'orecchio < La stai ammazzando! Fermati! >
    Quel profumo e quel sussurro bastarono a farla tornare in se e finalmente si rese conto di ciò che stava facendo: la ragazza giaceva esanime a terra e il suo volto era ormai ridotto a una poltiglia sanguinante.
    Selina scattò all'indietro inorridita da quello che aveva fatto...e cominciò a piangere disperata cercando con la mano il braccio di Tysha che, però, si divincolò dalla presa.
    < Calmati Selina! > quasi urlò l'asari mollandole un sonoro ceffone < Va tutto bene, ok? Solo...non posso lasciarti finire lo spettacolo...non ora! >
    < Mi dispiace! > continuava a ripetere Selina singhiozzante mentre Tysha cercava di calmarla.
    L'asari fissò il suo sguardo truce verso Ayita che aveva assistito a quel macello senza muovere un muscolo. Nè lei nè nessuno della tribù era intervenuto nonostante fosse chiaro che Selina avesse perso il controllo.
    < Stronzi. > fu l'unica parola che Tysha rivolse ad Ayita ma in quella parola era condensato tutto il disprezzo che in quel momento provava per lei e i suoi uomini.




    Edited by •Gabry‚ - 25/8/2017, 15:00
     
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    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC

    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe"

    Se toglieva il pianeta in cui era nato, Hanntius era stato a malapena in un paio di posti e Illium non era tra quelli. Non era uno di quelli che odiava viaggiare, ma non aveva mai avuto un motivo per farlo.
    Si trovava bene sulla Cittadella e non aveva mai pensato ad andarsene. C'era da dire che durante l'attacco lui non c'era, in quel periodo era da tutt'altra parte.
    Il turian era stato abbastanza fortunato da evitare che situazioni così gravi lo coinvolgessero, fino a quel momento.

    Alla fine erano arrivati sul pianeta, il dove fossero atterrati e chi li attendeva era proprio un altro discorso.
    In cuor suo sperava di poter lavorare con le autorità di Nos Astra ma, a quanto poteva vedere, Fin ed Eleanor sembravano aver deciso di agire diversamente. A dirla tutta, gli sembrò fosse più un'idea dell drell che l'umana.
    Hanntius avrebbe davvero preferito non collaborare con gli Emissari di Hoxuin, era così che si chiamavano quei mercenari, non perchè non ne avesse sentito parlare fino ad allora, ma proprio per ciò che erano.
    Singoli mercenari come Rael, Selina e Niisa non lo disturbavano, ma con il capo di un'organizzazione e tutti i suoi affiliati era un'altra cosa.
    L'unica cosa positiva che poteva dire su di loro è che sapevano dove si trovasse Alexanders, peccato solo che se l'erano fatto fregare da, guarda caso, una banda rivale. Ora era compito loro recuperare quella persona.

    Per richiesta di Eleanor, il gruppo si era diviso in due: lei, Fin, Selina e Niissa sarebbero andati a parlare con la banda che deteneva Alexanders; mentre lui, Rael e Madison avevano campo libero per fare fare delle ricerche in merito all'uomo.
    Teoricamente la richiesta era stata affidata al turian, ma la dottoressa aveva deciso di seguirlo e così sembrò aver fatto anche la mercenaria.
    «E' la mia prima volta su questo pianeta» le informò, uscendo dalla base degli Hoxuin.
    Fin era riuscito a convincere l'asari, Tysha se non andava errato, a lasciarli andare alla capitale per controllare gli ultimi posti visitati da Alexanders.
    Avevano ottenuto i nomi degli ultimi luoghi: il bar denominato "Lazuli", un negozio poco trafficato e infine il posto dov'era stato catturato.
    Hanntius pensò di partire dal primo luogo, decisamente più trafficato e in una zona più sicura delle altre due. Decisamente adatto se si voleva passare il più inosservati possibile, ma non troppo: c'era sempre qualcuno che vedeva qualcosa.

    Il trio fu scortato dai mercenari fino al limitare della città, forse a causa degli ordini impartiti o per sfiducia, dopodiché pensarono bene di chiamare un taxi.
    Lo skyline di Nos Astra era completamente diverso da quello della Cittadella: le eleganti costruzioni tipiche dell'architettura asari sembravano sposarsi perfettamente con il paesaggio. Hanntius in quel momento comprese perchè fosse un luogo così gettonato come meta turistica.
    «Non è male come posto, forse dovrei tornarci» dichiarò l'agente. Magari avrebbe speso le sue prossime vacanze a Nos Astra.
    «La città ha fama di essere "come Omega ma più pulita"» l'avvertì Madison, seduta accanto a lui.
    Rael aveva fatto in modo che entrambi fossero vicini; gli aveva mormorato un 'segui il piano' con tanto di lieve minaccia. Hanntius aveva constatato che fare patti con i mercenari era divenuto sempre più pericoloso.
    «Allora forse NON dovrei tornarci. Mi basterà qualche souvenir da mettere in casa e sulla mia scrivania. Dite che vendono quelle statuine con la testa che rimbalza?» domandò, ricevendo in cambio un'occhiata da entrambe le umane.
    In quel momento si sentì decisamente in minoranza.

    Arrivarono dopo circa mezz'ora, l'insegna luminosa "Lazuli" si stagliava sopra la porta del bar, perfettamente abbinata con le altre insegne presenti nei locali lì vicino. All'entrata c'erano già diverse persone, per lo più asari, le quali entravano ed uscivano con cadenza quasi regolare.
    Il trio entrò nel Lazuli per trovarlo come descritto dai mercenari: decisamente piuttosto affollato; tant'è che Hanntius riusciva a malapena a intravvedere il bancone del bar. Come da programma, il posto era per lo più frequentato da asari, seguite a ruota da turian, umani, salarian e volus; di tanto in tanto spuntavano qualche quarian o batarian.
    «Propongo di dividerci, c'è più possibilità di ottenere qualcosa se non siamo in gruppo» propose il turian, guardando la folla. Per sua fortuna era abbastanza alto da sorpassare la maggior parte delle razze lì presenti.
    «Io andrò al bancone, mentre voi due potete lavorare assieme. Possiedo, come dire, l'aura da "sbirro" ma voi no. Vi rovinerei i piani» spiegò, notando poi lo sguardo di entrambe. Per Rael sembrava andare bene, ma Madison? Sembrava contrariata.
    «Doc» disse grave, posandole una mano sulla spalla, «Ti chiedo un favore importante: impedisci a Rael di bere o la nostra prossima destinazione sarà una visita dalla polizia, con lei dietro le sbarre. Di nuovo.»
    Forse era crudele dire tutto ciò, specialmente con la mercenaria proprio lì vicino, ma era per il bene comune. Quello del creditometro di ogni membro del team.

    Una volta separati, Hanntius si diresse dove aveva detto. Cominciò dalla barista, asari, e da qualche cliente brillo. Tutti sembravano non aver mai visto questo Alexanders o quantomeno di non ricordarsi se qualcuno di simile era passato di lì.
    Ordinò uno dei cocktail presenti sulla lista dei drink, un Destro-Dissipatore, osservando i presenti. Doveva puntare sugli abitué ma per riconoscerli doveva quanto prima identificarli.
    «Il salarian, tre posti a sinistra, potrebbe interessarti. Peccato non sia abbastanza ubriaco; ti consiglierei di aspettare un po'» consigliò una voce dall'effetto flanger.
    Un grosso turian si sedette nel posto libero alla sua destra. Il suo colorito era poco più scuro di quello dell'agente e le sue marcature erano di colore rosso, ma dimostrava almeno il doppio dell'età di Hanntius. Un visore scuro copriva entrambi gli occhi del turian, impedendo a chiunque di capire dove guardasse. Gli mancava parte della mandibola sinistra.
    Hanntius lo guardò. Era convinto che oltre a Ludius non avrebbe mai più rivisto dei fantasmi; in particolar modo se si trattava di lui.
    «Tra i camerieri c'è un drell. Se ti va male con il salarian, chiedi a lui. Ha una buona memoria»
    «Non ho bisogno del tuo aiuto, Syprion» informò a denti stretti. Di tutte le persone, proprio lui doveva incontrare? Adesso?
    «Levati dai piedi» ordinò, arrabbiato.
    «Non c'è bisogno di essere così scortesi con il tuo vecchio, Hanndemiter» ribattè l'anziano turian, ordinando un drink per sé.
    «È Hanntius» lo corresse, «Mio padre è morto il giorno che mi ha abbandonato. Quindi Syprion... vattene.»
    «È questo che ti ha raccontato tua madre? Non ne sono stupito» confidò Syprion, bevendo il suo drink appena servito.
    Hanntius ignorò il commento dell'uomo, concentrandosi sul proprio bicchiere. Syprion era uno di quelle persone del suo passato che non avrebbe voluto rivedere neanche da morto.
    «Non siete gli unici che vogliono Alexanders. Ha qualcosa che il mio capo vuole» spiegò l'anziano turian, «Forse voi ed io possiamo collaborare. Voi sventate i suoi piani e io recupero quello che mi serve. Ne otterreste solo vantaggi.»
    «Siamo pieni di mercenari, Syprion. Sicuramente non ci servono anche quelli del tuo capo e sopratutto non ci servi tu» dichiarò con decisione.
    Avevano già gli Emissari di Hoxuin e tre mercenari indipendenti, quanti possibili criminali dovevano aggregarsi?
    «Non siamo mercenari, Hann» disse, guardando il figlio negli occhi, «Hai mai sentito parlare dell'Ombra?»



    Edited by •Gabry‚ - 25/8/2017, 14:59
     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Per tutta la durata del discorso tra un irritato Fin, una stanchissima Eleaonr e Tysha - un'asari niente male ma con qualche rotella fuori posto, ipotizzava - Rael si sentì addosso occhi parecchio indiscreti.
    Tra lo stuolo di seguaci che Tysha aveva condotto all'incontro, vi era un'asari che non aveva accennato neanche mezzo secondo a perdere di vista Rael.
    Colpo di fulmine? No, che diamine.
    Era eccitata all'idea di poter finalmente mettere le mani addosso ad Alexanders... e quindi accedere finalmente a ciò che per troppo tempo era rimasto sepolto. Ebbe un attimo di vertigine all'idea di come sarebbe stata la sua vita dopo ciò: per troppo tempo si era dedicata a quella causa... Cosa avrebbe fatto, dopo?
    Una gomitata di Niissa la riportò alla realtà, ma il sorrisino che le mostrò ricondusse il suo sguardo verso la destra.
    Ancora lei. Occhi di un nocciola tanto chiaro da apparire quasi oro, espressione beffarda, aggressive pitture facciali e una muscolatura che, seppur accennata, appariva più pronunciata rispetto alle asari che aveva visto finora.
    "Credo voglia giocare al dottore" - la canzonò sottovoce Niissa.
    "Posso mandarcela quando vuole" - borbottò Rael... ma era poco sicura di riuscirci.
    Cercò di riprendere il discorso di Tysha (anche se già sapeva che avrebbe avuto bisogno di un riassunto da Hann o dalla dottoressa) e iniziò subito a chiedersi cosa c'entrasse quel troglodita in cella e da quale pianeta provenisse.
    "Lui sarà il nostro biglietto d'ingresso" - spiegò Tysha - "È uno degli ufficiali di Ayita..."
    Rael spostò uno sguardo dubbioso alla dottoressa che, con un sospiro le fece cenno di attendere.
    Inevitabilmente, lo sguardo si posò nuovamente sulla nerboruta asari che, questa volta... ammiccò.
    Rael si voltò immediatamente, per nulla intenzionata a scegliere tra lo stupro e l'omicidio, e quando il briefing sembrò terminare, cercò di restare il più possibile incollata agli altri per evitare qualunque tentativo di approccio.
    Fortunatamente, la asari seguì Tysha che si apprestava ai preparativi, non senza averle prima scoccato uno sguardo che sembrava una promessa.

    Eleanor aveva scelto di non portarli con loro, e Rael non poteva sapere cosa ci fosse dietro quel ragionamento. Stavano per andare a contrattare con un altro clan di svitati, e aveva pensato bene di portare con sé due degli esseri più imprevedibili e casinisti della galassia. Sarebbe finita a botte, ne era certa.
    Ad ogni modo, non le importava più di tanto. Alexanders era sotto custodia, e anche se non era ancora nelle loro mani, si sentiva già più rilassata.

    "Propongo di dividerci, c'è più possibilità di ottenere qualcosa se non siamo in gruppo" - propose Hanntius, e Rael pensò che avesse finalmente deciso di farsi avanti con la doc... Ma poi la appioppò a lei e, storcendo un po' il naso, la ragazza annuì.
    Anche Madison sembrava di tutt'altro avviso, ma Hanntius pensò bene di darle un incarico: evitare che si ubriacasse.
    "Fantastico" - commentò acida Rael - "Ho dei nuovi genitori. Se è così, spero non dimentichiate la paghetta"

    Madison sembrava muoversi abbastanza bene nel locale, nonostante il suo aspetto di timida dottoressina. Ne avevano di cose da scoprire sul suo conto... ma forse non ce ne sarebbe mai stata l'occasione. Oramai lo scacco era quasi compiuto.
    "Allora, Maddie" - esordì la mercenaria con un sorriso - "Che ne dici di farci un bicchierino leggero?"
    Madison non si degnò nemmeno di spostare lo sguardo su di lei - "È fuori discussione, Rael"
    La ragazza fece una smorfia, ma non aveva ancora giocato tutte le sue carte - "E se... mettessi una buona parola per Hann?"
    La dottoressa arrossì così rapidamente che Rael temette si stesse sentendo male - "Co... cosa c'entra Hann?"
    "Ah, siamo a questi livelli di negazione?" - fece Rael, beffarda - "D'accordo, allora. Io non bevo e tu resti zitella: tutti contenti! Vuoi che andiamo già ad adottare una quindicina di gatti per il tuo appartamento?"
    "Non troverai gatti a Nos Astra" - la informò una voce. Era roca, ruvida per essere femminile... ma inaspettatamente piacevole.
    "Ci troverò almeno del sarcasmo, signor..." - stava per dire Rael, ma voltandosi si trovò di fronte il suo nuovo peggior incubo.
    Non aveva la possibilità di guardarsi allo specchio, ma era certa di essere impallidita.
    "Andiamo, non fare quella faccia" - disse calma l'asari, concedendole un sorriso bieco - "Penso ti sia fatta un'idea sbagliata di quello che voglio da te".
    "Credevo foste andate tutte con Tysha" - rincarò Rael, deglutendo a fatica.
    "Sarebbe sembrata una vera e propria invasione, più che un incontro, tu che dici?" - spiegò l'altra. Poi, dopo una breve pausa (forse aspettandosi una risposta che non arrivò), riprese - "Mi chiamo Leesa".
    "Gran bel nome".
    "E tu sei Rael... Rael Thompson".
    "Bella, forte, e anche perspicace... quante qualità hai?" - ironizzò Rael, ma era un po' preoccupata. Era certa di aver citato il suo nome almeno una volta... ma non certo il cognome. Che storia era quella.
    Intanto, la asari aveva ordinato tre whiskey e la dottoressa aveva timidamente cercato di dirle qualcosa... ma era bastato uno sguardo di Leesa per convincerla di poter soprassedere.
    "Come... sai che volevo del whiskey?" - domandò Rael, prendendo il bicchiere e passandone un altro a Madison.
    "Probabilmente non lo volevi, ma non ti sogneresti mai di controbattere. Dico bene?"
    "Ouch" - Rael scolò il bicchiere in un sorso e si sentì immediatamente meglio - "Dammene altri tre, e farò tutto quello che vuoi"
    Leesa rise - "Ma cosa hai capito? Tesoro, io rischierei di polverizzarti... No, no, quello che voglio non riguarda me e te"
    "Oh... Proprio ora che ci stavo facendo un pensierino"
    Fu a quel punto che Leesa appoggiò un datapad sul bancone e lo spostò sotto gli occhi di Rael, che sbatté le palpebre più volte, incredula.
    "Come... ?" - Gli occhi presero a bruciarle immediatamente.
    "Questo turian accanto a te da bambina... Dimmi il suo nome".
    "Perché?".
    "Tesoro, dillo e basta".
    "È morto, sai?".
    "... Lo so" - Leesa si allontanò un po', come per guardarla meglio - "Tu... gli eri affezionata. Ti ricordi di lui" - Sembrava stupita.
    "Dove hai preso questa foto?" - chiese allora Rael, un po' irritata nel vedersi messa allo scoperto da una sconosciuta - "E chi diavolo sei?".
    L'asari sospirò - "Cerco solo di aiutare la persona che amo" - spiegò. Era come se volesse privarsi anche lei di ogni velo, in modo che Rael si sentisse meno vulnerabile - "Lei... non ha mai cercato la verità su suo padre. E anche se dice di stare bene, questa cosa la sta distruggendo".
    Gli occhi di Rael si dilatarono - "Daleen".
    Le due si guardarono meravigliate, in silenzio, per un tempo indefinibile.
    "Chi è... Daleen?" - domandò Madison con una voce un po' troppo strascicata.
    "Dimmi tutto quello che sai" - propose allora Leesa, con una nuova luce negli occhi - "Ed io farò lo stesso".

     
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    Ayita

       Fazione: Tribù della volpe nera
       Ruolo: Mercenario



    Non poteva negare di esser rimasta colpita dalla performance di quella grande donna. Tanto che, per un istante, restò immobile prima di dar l'ordine di portare i suoi uomini sconfitti a ricevere adeguate cure.
    Ayita si avvicinò al bordo della sporgenza dalla quale aveva ammirato lo scontro, e scese. Anche dallo stesso piano d'altezza, la figura della donna scura superava di una manciata di centimetri la più alta del gruppo di Eleanor, ovvero proprio Selina... La sua altezza, unita al fisico snello e atletico, la rendeva una donna esteticamente interessante.
    Quando fu a pochissimi passi da Selina, la fissò negli occhi per qualche istante. Voleva assicurarsi che capisse che nei suoi confronti non c'era paura per ciò che la donna aveva fatto. Uno sguardo deciso e profondo.
    "Portate via anche lei." ordinò alla squadra medica che stava soccorrendo i suoi uomini, senza mai distogliere lo sguardo da quello della rossa "Medicatela, e poi portatela da me."
    Indicò poi Tysha e gli altri. "Quando la vostra compagna starà meglio, parleremo. Per il momento, godetevi la vostra permanenza qui." Ayita voltò loro le spalle e passò in mezzo al suo piccolo esercito, che nel frattempo aveva ripreso l'allenamento.
    "Col cazzo, Darlene, non finirò un'altra volta in una delle tue merdose prigioni!" esclamò Tysha, mentre si divincolava dalla presa di due Volpe Nera.
    "Datti una calmata." rispose "Non siete miei prigionieri. Non ancora."



    Eleanor Elliott


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere


    "Quella pazzoide! Giuro che la ammazzo!!" esclamò Tysha che, interrompendo la sua nervosa camminata, diede un calcio ad un mobile che decorava la stanza nella quale erano stati ospitati.
    L'interno di quel lotto era tutt'altro che pittoresco: muri grigio chiaro, mobili lisci, puliti ed eleganti, apparecchiature elettroniche di fattura piuttosto recente, illuminazione al neon. Insomma, sembrava un tipico appartamento coloniale di quelli che si vedevano ovunque nella galassia. Questo la fece pensare ed arrivare alla conclusione che tutta quella storia degli indiani, del vivere in una grotta e del seguire i principi di una volta... era pura e semplice apparenza.
    E funzionava.
    "Poco fa le hai detto che non le avresti permesso di imprigionarti di nuovo. Avete dei trascorsi che vanno oltre la lotta tra fazioni, immagino." ipotizzò Eleanor, e a quella domanda Tysha interruppe la sua camminata.
    "E'... una lunga storia."
    Eleanor si guardò attorno "Non mi pare che abbiamo altro da fare."
    L'asari sospirò "La stronza... non si chiama davvero Ayita, come forse avrete immaginato. Quando l'ho conosciuta, si faceva ancora chiamare Darlene. E' il suo vero nome, o almeno credo. Non aveva ancora questo seguito di pagliacci sfigati, e io avevo appena fondato gli Emissari. Lei... era una dei nostri. Lo è stata per pochissimo, giusto un paio di settimane... E in così poco, si è fatta notare da me."
    "Stavate insieme?" chiese Fin, quasi stupito della cosa.
    "Cos-No, no, non siamo arrivate a quel punto. Ma beh, abbiamo fatto molto altro. Non andava ancora in giro con quegli stracci, ma aveva già quel fisico, e quelle gambe che mi fanno impazzire. Poi abbiamo avuto un diverbio, e la puttana orgogliosa se n'è andata via rubandomi armi, veicoli e facendo fuori il mio terzo in comando che l'aveva colta in flagrante. Circa un anno dopo, sento parlare di questa Tribù, e poco dopo inizia a fottermi i clienti, a fottermi le zone e a fottermi gli uomini... non letteralmente, credo che ormai quelle cose non le interessino più."
    "E quando ti avrebbe imprigionato?"
    "Cosa? Ah... Sì, beh, non era la prigione che immaginate. Era ancora una dei nostri quando è successo."
    "In-In che senso??"
    Tysha ammiccò, senza aggiungere altro, e in quell'istante entrò Selina, accompagnata dall'uomo che avevano portato come prigioniero.
    "Guarda un po' chi si rivede! Goi... Goya... Senti, lo sai che faccio schifo con sti nomi ridicoli, Geronimo. Scusa se ti abbiamo ospitato da noi in questi giorni. Nessun rancore, ok?"
    L'uomo si limitò ad inarcare un sopracciglio, poi piegò la testa ad indicare di seguirlo.



    Ayita

       Fazione: Tribù della volpe nera
       Ruolo: Mercenario



    Il suo centro di comando non aveva nulla da invidiare a quello degli Hoxuin. Era un'ampia stanza scavata ancor più a fondo nella roccia, con un gigantesco tavolo al centro, una miriade di monitor su una parete e due file di terminali davanti ad altre due... Ma ai terminali non c'era nessuno. L'unica anima presente in quella stanza, prima che entrasse il gruppo di Tysha, era lei. Se ne stava con le mani poggiate sul tavolo, a fissare il vuoto.
    Si chiese a lungo se avesse dovuto davvero cedere Alexanders a loro, ma del resto... perchè? La donna rossa aveva giocato la carta della dimostrazione di forza, credendo che questo potesse cambiare le cose... credendo che quegli ideali vecchi di secoli valessero ancora. La forza intellettuale, in questo credeva Ayita.
    "Avete fatto molta strada per un vecchio." esordì la mora all'ingresso di quel manipolo interspecie.
    "E ce n'è ancora molta da fare." rispose Eleanor.
    "Non se io decido che è finita."
    "Avevi detto che non siamo tuoi prigionieri, Darl. Dacci Alexanders." intimò Tysha, posando entrambi gli avambracci sul tavolo.
    "Avevo detto 'non ancora'. E non è chiamandomi Darlene che mi convincerai."
    "Siamo arrivati a questo punto? La tua posizione in merito è 'tu mi fai i dispetti e io faccio i capricci'? Cazzo, e io che pensavo tu fossi quella matura."
    "Non è questo il punto."
    "E' sempre stato questo, il punto. Tu non mi sopporti perchè credi che io ti impedisca di essere quella che vorresti essere. Non mi hai detto queste esatte parole, tempo fa?"
    Ayita lasciò andare il tavolo e si mise a braccia conserte.
    "Sì, le ho dette e le penso. Ma il problema persiste: cosa volete? Perchè vi interessa Alexanders?"
    Eleanor si fece avanti, affiancando Tysha. "Siamo qui per conto del Consiglio. Alexanders ha violato una delle leggi più importanti, e vogliamo assicurarlo alla giustizia."
    Ayita sorrise. "Supponendo che quell'uomo sia davvero pericoloso... Lo ho in custodia io, potrei farlo giustiziare qui e adesso, perchè dovrei affidarlo alle vostre mani e rischiare che lo perdiate?"
    "Perchè non è da solo. Ha dei collaboratori, persone fidate che usa e sfrutta come meglio vuole, e che potrebbero portare avanti il suo lavoro."
    "D'accordo, d'accordo, fermi un attimo. Questo tizio, se ciò che dite è vero, è uno dei criminali più pericolosi della galassia... E si è fatto catturare mentre volava, da solo, via da Nos Astra. Nessuna scorta, nessun bodyguard, niente armi. E poi cos'è che avrebbe commesso?"
    "Ha sviluppato delle intelligenze artificiali e mira ad usarle per qualcosa che lui stesso ha definito come Day-Zero. Non sappiamo ancora cosa sia, ma è vicino. Ci serve Alexanders vivo, capisci? Ci serve vivo, per comprenderne i piani e scovare i suoi collaboratori. Non so cosa stesse facendo quando l'avete preso... diavolo, non sappiamo un bel nulla di quest'uomo. Ma sappiamo che è pericoloso. L'ho provato sulla mia pelle."
    La mora si voltò verso i monitor, e vi restò per dei secondi che agli altri sembrarono un'eternità.
    "Non vi credo. Non senza prove... ma voglio darvi il beneficio del dubbio. Vi darò Alexanders, a una condizione."
    "E sarebbe?" chiese Fin, che fino a quel momento non aveva osato interrompere il discorso di Eleanor. La donna aveva già detto tutto il necessario.
    "Vengo anch'io. Verrò con voi alla base degli Emissari, e mi mostrerete queste prove. E se dite il vero, vi aiuterò come posso."



    Eleanor Elliott


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere


    L'area prigioni della Tribù non aveva nulla a che vedere con quella degli Emissari. Contava esattamente tre gabbie schermate, ben poche a confronto con la decina della fazione rivale. Evidentemente non erano soliti fare prigionieri, o forse non si era mai presentata l'occasione... Fino a quel momento.
    Alexanders era nella terza, seduto in un angolo. Un uomo sull'ottantina, gracile e basso, con il volto decorato da numerose rughe.
    L'uomo era silenzioso, ben diverso dall'eccentrico annunciatore del Day-Zero che aveva visto in quel video. Nonostante quello, Eleanor era certa che se avesse avuto la possibilità di alzarsi, l'avrebbe strangolato lei stessa con le sue mani.
    Odiava quell'uomo, odiava quello che le aveva fatto passare e odiava quello che aveva fatto ad Hayley e ai suoi stessi collaboratori. Si era ripromessa che avrebbe agito professionalmente e l'avrebbe consegnato alla giustizia... Ma in quel momento, non era sicura che avrebbe mantenuto la parola.
    Quando un mercenario digitò il codice di sicurezza che rimosse la schermatura, altri due entrarono in cella e aiutarono il vecchio a mettersi in piedi.
    Solo a quel punto, lo sguardo confuso dell'uomo si posò su Eleanor, su Fin e su tutti gli altri.
    E finalmente aprì bocca.
    "Dov'è Rael?"

     
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    Selina Sakarova

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    Mentre la portavano via per condurla in infermeria, gli occhi di Selina erano ancora gonfi di lacrime. Provava vergogna per quello che aveva fatto...provava vergogna per quel demone che, regolarmente, tornava ad impossarsi di lei...provava vergogna per avere disubbidito un'altra volta a Marek.

    La russa occupava un letto posto tra la giovane umana che aveva massacrato e la turian che, se non l'avessero fermata per tempo, ora sarebbe stata completamente paralizzata. Selina non riusciva a guardare né a destra, né a sinistra continuando a fissare con i suoi occhi grigi il soffitto mentre i medici la madicavano. Al suo fianco, poteva scorgere la figura di quel Goyathlay che l'aveva seguita come un ombra da quando avevano abbandonato l'arena; la presenza dell'uomo sembrava essere più una precauzione affinchè Selina fosse al sicuro piuttosto che una mancanza di fiducia nei suoi confronti.

    < Combatti come un demone, Capelli di Fuoco. > disse l'uomo senza particolare emozione.
    Selina, per tutta risposta, chiuse gli occhi nel vano tentativo di trattenere nuove lacrime.
    Goyathlay allungò un indice a sfiorare la guancia della mercenaria, raccogliendo la lacrima che cominciava a percorrerla < Perchè stai piangendo? > domandò osservando il liquido sul suo dito < Hai vinto. Hai guadagnato il rispetto della Tribù. Non dovresti piangere. >
    < Già... > replicò la russa con un respiro < ...ho guadagnato il vostro rispetto ma ho perso il mio. Avevo promesso! Mi capisci? Avevo promesso che non avrei più ceduto al demone della violenza...e guarda cosa ho combinato... > aggiunse sconsolata alludendo alle due femmine che giacevano ai suoi lati.
    L'uomo liquidò il personale paramedico e si avvicinò di più al giaciglio di Selina.
    Allungò una mano e la posò sul petto della donna, chiudendo gli occhi. La russa sentì il calore della mano dell'uomo propagarsi lentamente per tutto il corpo; era così...piacevole.
    < Sì. Lo sento. > disse Goyathlay lentamente < Ma non è il demone della violenza a possederti. Tu hai...paura. Ogni istante della tua vita. Hai paura di deludere chi ti sta accanto. Hai paura di perdere i tuoi amici a causa delle tue mancanze. Hai paura di te stessa e ti senti...sola. Anche in mezzo a una folla, provi solitudine...anzi...più gente c'è, più la tua solitudine aumenta. >
    Selina cominciò a singhiozzare...non per le parole dell'uomo ma perchè esse erano vere.
    < Il tuo cuore è buono ma le tue paure lo corrompono, lo soggiogano e ti fanno fare cose di cui poi provi vergogna. Violenza e rabbia. Sei come un leone chiuso in una gabbia troppo stretta. >
    < Basta...per favore... > supplicò la mercenaria tra una lacrima e l'altra.
    < Ma tu non sei sola, Capelli di Fuoco. Sento che hai qualcuno accanto pronto ad accettare tutti i tuoi difetti. Qualcuno che resterebbe al tuo fianco anche se tu ti trovassi ad affrontare da sola l'intera Galassia. > Goyathlay si interruppe, serrando di più gli occhi < L'asari dagli occhi pazzi...e un essere gigantesco, grande tanto quanto è grande il suo cuore...e...vedo...amore...incondizionato amore. >
    L'uomo tolse la mano dal petto di Selina e la passò delicata sulla sua guancia < La tua più grande paura è quella di non avere mai detto loro quanto sono importanti per te. Quando comincerai a farlo...quando smetterai di volere nascondere le debolezze che tali non sono...il leone comincerà a correre libero per la savana. E non ti sentirai più sola. >

    ____________________________________



    Selina e quell'uomo silenzioso che le aveva letto nel profondo del cuore camminavano affiancati, per raggiungere il resto della squadra.
    La mercenaria era piacevolmente agitata. Le parole di Goyathlay l'avevano toccata in profondità e, in quel momento, desiderava solo fare una cosa.
    Quando gli occhi grigi della russa scorsero in lontananza i suoi compagni di squadra, Selina cominciò a correre...correva come mai aveva corso in vita sua.
    Andava veloce.
    Un passo dietro l'altro, con quei movimenti così aggraziati e precisi che migliaia di persone avevano apprezzato sui campi da gioco.
    Mentre correva e si avvicinava alla sua meta, sentiva il cuore leggero. I suoi occhi non riuscivano a mettere bene a fuoco ciò che le scorreva accanto perchè erano fissi su un unico punto.

    ____________________________________



    < Oh...cazzo!!!! Rallenta!!!! Rallenta...SELINAAAAAaaaa!!! >
    Niissa provò la stessa sensazione di essere travolta da un astrocargo appena lanciato da uno dei portali galattici; senza capire come, l'asari si ritrovò a terra, stritolata dall'abbraccio di Selina.
    < Ti voglio bene! Ti voglio bene! > continuava a ripetere la mercenaria tra un singhiozzo e l'altro < Promettimi che tu, Grat e Marek sarete sempre con me. Sempre! Sempre! Sempre! >
    Per la prima volta dopo anni, gli occhi di Niissa, mentre ricambiava l'abbraccio della sua amica, persero il loro alone di pazzia < Ti voglio bene anche io... > disse dolce, accarezzandole la testa.
    < Anche se sono stupida...e ti prendo sempre in giro...e... >
    Niissa le mise un indice sulla bocca per zittirla < Ehi! > le disse gentile < Noi quattro saremo sempre come i pappagallini che mi piacciono tanto: indivisibili! >



     
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    Hanntius Baril

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    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe"

    Era piuttosto ovvio che avesse sentito parlare dell'Ombra, ma erano perlopiù voci di corridoio. Si diceva che ci fosse persino un volus, nel quartiere finanziario, che lavorasse per quell'organizzazione.
    Di quel poco che aveva sentito, nessuno conosceva chi o cosa fosse l'Ombra, ma agiva tramite informatori per la compravendita.
    «Diciamo di sì» confermò con tono vago. Da come Syprion parlava, sembrava ne facesse parte.
    «Allora diciamo che il mio datore di lavoro ha venduto qualcosa ha lui, ma ora il mio capo ha bisogno di qualcosa in cambio» spiegò il padre, giocando con il contenuto del suo drink. Hanntius si chiese se fosse del brandy turian, era il drink preferito di Syprion.
    «E quindi hai notato un gruppo quasi eterogeneo di persone alle sue calcagna, di cui uno di loro sono io e ti sei detto "Oh guarda, c'è anche Hann! Fosse posso sfruttarli, dopotutto è quello che faccio sempre". Questa volta non ci casco.»
    Hanntius si alzò, stufo di quella situazione, ma quando tentò di allontanarsi venne agguantato da Syprion.
    «Sempre di fretta, fammi finire per una buona volta.»
    L'agente lo fissò, non proprio convinto delle parole dell'anziano turian, ma si rimise seduto.
    «Vi offro aiuto, ma non mi intrometterò» specificò, notando il tentativo del figlio di parlare, «Sono qui da più tempo di te e della tua squadra. Posso offrirvi delle informazioni e non chiederò il pagamento; ovviamente se mi lasciate prendere quello per cui sono venuto.»
    «Cioè cosa?» domandò Hanntius.
    Conosceva come agiva Syprion e anche la sua storia personale; però fino a un certo punto e considerando sempre che fosse vera. Non era mai solo una cosa, specialmente non innocua.
    «Non sono diventato bravo nel mio lavoro sbandierando ai quattro venti cosa cerco. Hann, dovresti saperlo» gli ricordò il grosso turian.
    Già, ricordava anche quello. Ed era per questo che non riusciva a fidarsi delle sue parole.

    «Quindi... se accettassi il tuo aiuto, dovrei supporre che hai già parlato con chi di necessario e tu che tu sappia dove si debba andare»
    «Può darsi» disse Syprion, accennando ad un sorriso.
    «E dovrei inoltre suppore che tu possa avere più informazioni di quante tu ne sostenga di avere. Ovviamente informazioni utili a me e agli altri» continuò.
    «E' possibile anche quello.»
    Hanntius si alzò nuovamente, ma questa volta fece segno al turian di seguirlo.
    Se non si fosse rivelato utile come veramente diceva, almeno poteva tornarlo per qualcuno del gruppo. Alexanders non era proprio l'unica pista su cui stavano indagando.
    In ogni caso lo avrebbe tenuto d'occhio. Syprion sarebbe stato capace di mentire alla morte stessa e svignarsela con le sue mutande.
    Hanntius si chiese se effettivamente la morte ne portasse un paio.

    Si mossero tra la folla nel bar, alla ricerca delle sue due compagne. L'agente dell'SSC stava cominciando a temere di averle perse.
    "Sai com'è capo... la folla, il bar, la folla, i drink... la folla. Le ho perse in quel locale... ma ho trovato qualcuno che potrebbe aiutare. Forse."
    Poteva reggere come scusa? In ogni caso Hanntius continuò a cercarle.
    Vederle comparire quasi dal nulla fu un miracolo per il turian, ormai la sua fantasia stava svanendo e le sue scuse stavano diventando sempre più assurde. Eleanor e gli altri non avrebbero mai creduto alla sparizione per causa di fantasmi che infestavano solamente locali asari. No, proprio no.
    Solo una volta avvicinatosi di più, poté notare la presenza di un'asari con loro. Aveva qualcosa di familiare, ma pensò fosse solo un caso.
    «Sono tutte con te?» gli chiese l'altro turian. Grazie alla sua mole poteva farsi strada più facilmente del figlio.
    «Due su tre» rispose.
    «Pensavo fossi un tipo monogamo, forse mi sono sbagliato» commentò, avvicinandosi alle due umane e all'asari.
    "Cos- Oh no, no e no!"
    «Salve, perdonate l'intrusione. Il mio nome è S-»
    «Syprion e io Hanntius» presentò, bloccando Syprion appena in tempo.
    Sapeva che l'anziano turian gli aveva appena lanciato un occhiata di traverso da dietro il visore, ma lo ignorò. il suo vecchio poteva essere un cascamorto provetto. Peccato che ci fosse già Fin e Hanntius poteva tollerarne solo uno alla volta.
    «Sono un loro... amico» spiegò, poggiando le mani sulle spalle di entrambe le umane. Strano che non lo avessero già notato. Non era poi così silenzioso.
    «Se non è troppo, posso chiederle com-»
    «Leesa»
    «Un nome davvero incantevole» affermò l'altro turian, ammorbidendo la voce.
    Hanntius si trattenne a stento dal commentare qualcosa. Sentire Fin era una cosa, ma sentire il suo vecchio era decisamente il male maggiore. Stava cominciando a capire Eleanor e (in parte) quello che doveva sopportare.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Rael era sul punto di terminare la sua versione dei fatti, quando Hanntius ed un altro turian le interruppero.
    La stazza del nuovo alieno le ricordava molto quella di Sithis, ma il visore e i segni color rosso allontanarono ogni probabile dubbio. Forse aveva bevuto un po' troppo durante il racconto...
    Quel pensiero le riportò subito alla mente Madison, e mentre Leesa era intenta a presentarsi, la mercenaria si affrettò a fare cenno di tacere alla dottoressa. In tutta risposta, Madison cercò di emularla finendo per infilarsi un dito nell'occhio.
    Merda, l'abbiamo stesa, pensò, sperando con tutto il cuore che non si mettesse in ridicolo davanti ad Hanntius.
    "Hann, Leesa era con noi al..." - guardò Syprion e balbettò, indecisa se era il caso o meno di rivelare certi dettagli - "... beh, dove eravamo prima".
    "Non c'è bisogno di nascondere alcunché" - si affrettò a rassicurarla l'altro, concedendosi di staccare per qualche istante gli occhi da Leesa - "Io e Hann... condividiamo un bel po' di cose".
    "Uh-oh" - borbottò Madison, con aria amareggiata. Questo portò l'attenzione di tutti sulla dottoressa che, trovandosi improvvisamente al centro di tutti quegli sguardi, cercò gli occhi di Rael in cerca di aiuto.
    "Shhhhh!" - mormorò, in un modo che probabilmente nella sua testa doveva apparire abbastanza discreto.
    Ma non lo era.
    "La nostra amica è... stanca" - fece Rael, cercando di apparire quanto più credibile possibile - "E io ho come l'impressione che tu abbia trovato quello che stavamo cercando, Hann, perciò... Vogliamo spostarci altrove a chiacchierare?".
    "Magari fuori" - consigliò Leesa guardando la dottoressa passare dal rosso al viola pallido.
    "Magari" - fece eco Madison, trattenendo un conato.

     
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    Eleanor Elliott


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere


    Si sarebbe aspettata di tutto dal loro primo incontro, ma certamente non che quel vecchio, fragile uomo chiedesse esplicitamente di Rael. Cosa voleva da lei?
    "Non sei nella posizione di poter fare domande, Alexander. Qualunque fosse il tuo piano, finisce qui."
    "No! No, non capisci! Dov'è Rael? RAEL?"
    L'uomo cominciò a dimenarsi. La solida presa del vice di Ayita era fortunatamente inamovibile, tanto che a un certo punto il vecchio si stancò e si lasciò andare sfinito.
    Eleanor si fece più vicina a lui, tanto da poterlo guardare negli occhi. Aveva passato molto tempo ad immaginare come sarebbe stato quel momento. Pensava che nei suoi occhi avrebbe visto follia, persino del genio... Ma davanti aveva solo un uomo distrutto e stanco.
    Dopo tutto quel tempo e tutta la fatica, non sapeva se esserne delusa, o tremendamente insospettita. A giudicare dall'espressione sul volto di Fin, per lui valeva la seconda.

    Non impiegarono molto a tornare alla base degli Emissari. I mercenari che li accolsero rimasero senza parole alla vista di Ayita. A passi rapidi, Tysha superò gli altri e, affiancatasi ad una dei mercenari, le chiuse la bocca spingendo il mento verso l'alto. "Darlene è nostra ospite. Portate lei ed il suo amico nelle loro stanze, e assicuratevi che abbiano tutto il necessario per la loro breve, brevissima permanenza."
    Eleanor notò come Ayita stesse gongolando nel vedere Tysha e gli altri emissari al suo servizio. Lei invece era perplessa, poichè non si aspettava affatto tutta quella ospitalità da parte della Asari.
    Due mercenari si affiancarono ad Ayita e Goyathlay, ma la donna li fermò.
    "Non serve. Siamo qui per un motivo, prima ne discutiamo e prima potremo toglierci dai piedi."



    Ayita

       Fazione: Tribù della volpe nera
       Ruolo: Mercenario



    Le avevano fornito dossier, i dati delle loro ricerche, i rapporti delle loro missioni... e la testa di un androide, ma stentava ancora a credere che quel fragile piccolo uomo potesse essere l'artefice di qualcosa di così grosso.
    "Quindi, i collaboratori di quest'uomo sarebbero tutti morti prima di una confessione. La signorina Elliott sarebbe stata rapita da questo robot e da una donna succube di un altro collaboratore di Alexander, e che entrambi sarebbero stati travolti da una deflagrazione biotica. Ergo, non è rimasto più nessun testimone, se non voi stessi. Chi mi dice che queste prove non siano false, che non siano solo un espediente per attirarmi fuori dalla sicurezza della mia base? Non è forse quello che cerchi di fare da mesi, Tysha?"
    L'asari si portò una mano alla fronte "Oh per l'amor del cielo Darlene, non gira tutto intorno a te e alla tua combriccola di disadattati."
    "Sì, invece. La sicurezza della mia gente è tutto per me, e non la metterò in pericolo per inseguire un fantasma, un'ipotetica minaccia di catastrofe perpetrata da un vecchio che nelle condizioni attuali non potrebbe far male a una mosca."
    "Ayita..." esordì Eleanor "Posso capire che adesso tu ti senta minacciata. Ma tutto questo... è reale. Potrà sembrare un vecchio uomo innocuo adesso, ma ha fatto cose indicibili, e i suoi partner non sono da meno. Dobbiamo fermarli."



    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Selina e Niissa aiutarono Fin a scortare Alexander nella sua cella. L'uomo non mosse un muscolo per tutto il tragitto, tanto che Selina dovette trasportarlo di peso. Dopo averlo lasciato nella cella ed innalzato la barriera.
    Solo a quel punto, l'uomo aprì di nuovo bocca e, ancora una volta, chiese di Rael.
    "Proprio non capisco cosa voglia questo qui da Rael. E poi, come la conosce?"
    "Beh, chiediamoglielo!" propose scioccamente Niissa.
    "Non credo proprio che parlerà, non finché non avrà quello che chiede."
    "DOV'E' RAEL? DOV'E' RAEL?" urlò Alexander, e solo allora notarono che il vecchio si era alzato sulle sue gambe, e si poggiava con le mani sulla barriera olografica.
    "Ascolta, Rael non è qui. Smettila di chiederlo, prima che ti pianti una pallottola in quel tuo piccolo cranio deforme. Ora che ci penso, potrei farlo lo stesso. Farei un enorme favore alla galas-"
    Il Drell non fece in tempo a concludere la frase, che l'uomo iniziò a sbattere ripetutamente la testa contro la barriera. "Rael. Voglio parlare con Rael."

     
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    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario

    citazione (rimuovere se non presente)


    Selina era rimasta stranamente silenziosa sia durante la permanenza alla base di Ayita, sia durante il viaggio che li riconduceva al QG di Tysha.
    Più guardava quel vecchio, più si convinceva ci fosse qualcosa di strano.
    Se quello era attualmente il criminale più ricercato della Galassia pronto a un fantomatico 'Day-Zero' allora chissà quanto erano pericolosi il secondo e il terzo criminale più ricercati.
    Lo sgurdo del vecchio, il suo portamento erano così diversi dall'idea che si era costruita nella mente da farle sentire puzza di bruciato.

    < Ascolta, Rael non è qui. Smettila di chiederlo, prima che ti pianti una pallottola in quel tuo piccolo cranio deforme. Ora che ci penso, potrei farlo lo stesso. Farei un enorme favore alla galas- >
    Esclamò Fin interrompendosi bruscamente quando Alexander cominciò a sbattere la testa violentemente contro il campo di forza della cella.
    Il drell si avvicinò velocemente al pulsante che attivava il campo di forza ma Selina bloccò il suo braccio a metà strada < No. > disse fissando gli occhi sul vecchio < Non disattivare il campo. >
    Niissa la guardò storto < Selina Sakarova ha paura di un gracile vecchietto? > domandò sospettosa l'asari.
    < No. E' appunto per questo che sono pensierosa. Andiamo! > disse allargando le braccia < Non vi sembra tutto troppo facile? >
    Fin ritrasse la mano < Non mi sembra sia stato proprio facile arrivare a questo punto. > disse non troppo convinto.
    < Appunto! > replicò la russa indicando Alexander che continuava a sbattere il suo capoccione contro il campo di forza ripetendo ossessivamente il nome di Rael < Questo tizio ci ha fatto sparare contro, ha rapito Eleanore, ci ha fatto tirare bombe addosso, ha assoldato un sicario e ha eliminato tutti i suoi collaboratori un attimo prima che potessimo acchiapparli e poi cosa fa? Si fa abbattere dalla contraerea dei Washington Redskins viaggiando da solo su una cazzo di astroauto neanche fosse Mister Magoo! >
    < A parte con non so chi siano i Washington Redskins e tanto meno Mister Magoo...quello che dici ha senso. > acconsentì Fin sempre più sospettoso.
    < Questo tizio tra pochi giorni dovrebbe scatenare l'inferno sulla Galassia e guardatelo: è solo un matto scocciato! >
    Niissa aveva ascoltato attentamente lo scambio di opinioni tra Fin e Selina, concludendo che la sua amica aveva ragione poi, ad un tratto, si tirò una gran botta sulla fronte < Scintilla! > esclamò ad alta voce.
    < Cosa c'entra Scintilla? > domandò Fin che ormai si era fatto trascinare da quella teoria Sakaroviana.
    < Vi ricordate? > incalzò l'asari eccitata < All'improvviso era come impazzita...prima era normale e poi BUM! Matta scocciata che a malapena ricordava come respirare. E se avessero fatto la stessa cosa con lui? >
    < Avessero, chi? >
    < Niissa ha ragione. Un uomo non può organizzare un piano supercervellotico di annientamento della Galassia da solo! Avrà avuto dei finanziatori, dei collaboratori...gente tosta che stava alle sue spalle... > disse Selina cominciando ad andare avanti e indietro con le mani intrecciate dietro alla schiena.
    < ...gente che è sempre stata un passo avanti a noi sulla Cittadella. Gente che si è servita di Alexander creando il capro espiatori perfetto... > aggiunse l'asari cominciando a sua volta a camminare avanti e indietro con le mani intrecciate dietro alla schiena.
    < ...gente che quando ha capito che Alexander era bruciato, lo ha semplicemente scaricato, gli hanno fatto il lavaggio del cervello e ce lo ha consegnato... > continuò Fin imitando le sue due compagne nel loro atteggiamento.
    < ...dirò di più. > aggiunse Selina che ormai si sentiva come il Tenente Colombo. Sempre camminando avanti e indietro davanti alla cella, indicò Alexander < Gente che vuole tutti gli attori coinvolti in questa faccenda radunati nello stesso punto, nello stesso momento. >
    < Alexander, noi tre, Eleanore, Ayita che ormai sarà a conoscenza di tutti i dettagli, Tysha. Mancano solo 3 protagonisti all'adunata. > confermò Niissa.

    < RAEL? DOV'E' RAEL? >
    I tre si bloccarono all'unisono e si guardarono l'un l'altro.
    Fu Selina a esprimere il loro pensiero comune < Come disse l'alieno con la testa di pesce in Star Wars: 'E' una trappola!' >


     
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    Hanntius Baril

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    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe"

    Hanntius non aveva certamente trovato quello che cercava con Syprion. Quella frase stava decisamente meglio per l'altro turian.
    Alla fin fine preferì non discutere le parole di Rael, anche perchè aveva appena notato lo strano comportamento di Doc. Un comportamento particolarmente strano, a prima vista gli sembrò che non stesse poi così bene. Notò solo allora i bicchieri vuoti sul tavolo.
    "Un solo compito! Avevo chiesto solo una cosa! Ma chi mai ascolta Hanntius? Nessuno!"
    I suoi occhi verdi si spostarono da Madison a Rae ecominciò a fissarla severamente.
    "Dieci a uno che è tutto merito tuo" pensò, ben conscio che non poteva sentirlo. Magari poteva sviluppare la telepatia proprio in quel momento, non era mai tardi per tentare.
    «Ottima idea. Usciamo pure di qui, questo locale sta diventando troppo affollato» concordò subito dopo, allontanando lentamente il suo sguardo.
    A quella donna serviva una squadra intera per tenerla lontano dal bere.

    Quasi a voler complicare quella situazione, Hanntius notò lo sguardo del padre, il quale sembrò mostrarsi stranamente attento alla situazione della dottoressa. Conoscendo i precedenti del vecchio, poteva già avere una vaga idea delle sue intenzioni.
    "Ma porc-"
    «Doc, ti aiuto io ad uscire» rassicurò l'agente, aiutando la donna ad alzarsi.
    Madison mostrava segni di instabilità e non gli sembrava particolarmente in sé. La circondò con un braccio per tenerla su, costringendolo così a piegarsi di poco per far fronte al dislivello dettato dall'altezza.
    Hanntius non aveva ben calcolato quanto fosse ubriaca la dottoressa. L'agente si ritrovò con Madison ben agganciata a lui, quasi a non volerlo lasciare.
    Alzò la testa, cercando un aiuto dagli altri tre.

    Syprion.
    "Neanche morto".
    Leesa.
    "No".
    Rael, l'unica dei tre in cui aveva più fiducia.
    Nel suo sguardo, il turian cercò di inviarle una richiesta di soccorso: "Aiutami, è colpa tua!"
    Ma la sua richiesta silenziosa non fu ascoltata. La donna non sembrava aver nessuna intenzione di aiutarlo e anzi, era pure divertita da quella situazione.
    "La prossima volta la lascio con Selina."

    «Spero che tu abbia pagato per quei drink. Io e Syprion siamo al verde.»
    «A dire la ver-»
    «V.e.r.d.e.» scandì il turian. Il tono dell'agente non ammetteva alcuna replica dall'anziano, il quale sembrò capire l'antifona.
    «Visto che dobbiamo comunque uscire e io ed Hann abbiamo già pagato, aprirò io la strada.»
    Syprion poteva anche essere stato un pessimo padre per Hanntius, ma almeno era utile per spostare la folla quanto bastava per farlo passare con Madison.

    «Haaaann»
    Sebbene fosse ancora intossicata dalla bevanda alcolica, Doc riusciva ancora a farsi ben sentire dal turian. Persino ora che teneva il volto praticamente attaccato al torace di Hanntius.
    «Non mi sento molto bene.»
    La mano libera del turian si poggiò brevemente sulla testa della dottoressa.
    «Appena usciamo ti sentirai meglio» promise. Non era per nulla sicuro che la cosa fosse vera, ma le bugie bianche esistevano per rassicurare.

    Mancavano pochi passi all'uscita, sia Rael che Leesa si trovavano pochi passi dietro di lui, quando un suono intermittente del Factotum attirò la sua attenzione, ma anche quella di Rael. Entrambi i loro Factotum avevano cominciato sia a suonare che ad illuminarsi.
    Qualcuno stava chiedendo di loro e, viste le possibilità, doveva per forza essere un membro della loro squadra.
    «RAEL!» chiamò da sopra la folla, «Fai tu che sono giusto un po' occupato
    "Per colpa tua", aggiunse mentalmente.

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Starà pensando che è colpa mia, indovinò Rael guardando gli occhi del turian stringersi in un'espressione severa, espressione a cui rispose con lo sguardo più innocente che riuscì a fare.
    Malgrado la situazione, Rael trattenne a malapena una risata nel vedere Madison aggrappata ad Hanntius a mo di bradipo su un albero.
    Colse il messaggio di disperazione, ma preferì non rispondervi: era convinta che un po' di contatto sarebbe servito a scioglierlo.
    Poi il Factotum.
    "Rael?"
    Era Finn? Per rivolgerle la parola, la questione doveva essere importante - "Finn, mi dispiace ma non posso passarti Hann: sta giocando al dottore".
    "Cos..? Lascia perdere le sciocchezze per un attimo" - rispose bruscamente il drell - "Devi raggiungerci, appena puoi".
    "Vuoi chiedermi perdono?".
    "... Rael. Si tratta di Alexander"

    Leesa le lanciava occhiate furtive mentre spingeva l'astroauto al massimo sulle strade trafficate.
    "Siete sicuri di volerla portare?" - chiese infine, con un cenno della testa rivolto a Madison, sul sedile posteriore. Prima di partire, fortunatamente, aveva avuto l'occasione di svuotarsi lo stomaco e ora giaceva in uno stato di semi coscienza appoggiata alla spalla del povero Hann - "Se volete... Ecco, posso occuparmi io di lei".
    "È solo una sbronza" - borbottò Rael, che aveva perso tutta la voglia di mettersi a scherzare - "Pensa a condurci da Alexander".
    Leesa ridacchiò nervosamente - "Quand'è che sei passata da cacasotto a darmi ordini?"
    Rael si limitò a guardarla per qualche istante. Fu il factotum di Leesa ad interrompere quella conversazione tesa.
    "Oh, merda" - mormorò l'asari, affrettandosi a rispondere - "Ehi, dolcezza..."
    "Sai che ore sono, vero?"
    "Ehm..." - Leesa cercò aiuto in direzione di Rael, ma ciò che vide fu un chiaro cenno che la invitava a chiudere subito la conversazione.
    "Scusami, Daleen" - proseguì Leesa, sottolineando il nome come per far capire a Rael che non poteva semplicemente mettere giù - "Ho avuto un imprevisto a lavoro".
    "Ah, ora è al Lazuli, che lavori?".
    Leesa sospirò - "Oh, andiamo..." - l'astroauto rallentava progressivamente, e Rael sentiva il sangue salirle alla testa.
    "Insomma, spegni quel cazzo di affare!" - sbottò all'improvviso. Madison si svegliò bruscamente, con una ciocca di capelli incollata al viso.
    Leesa fulminò Rael con lo sguardo.
    "... e questa chi dovrebbe essere?".
    "Daleen, ti spiegherò...".
    "Temo di dover vomitare di nuovo" - avvertì dal retro Madison.
    "... e questa?! Si può sapere che stai facendo!?".
    "Tieni la bocca chiusa e manda giù" intervenne Hanntius, le cui priorità erano decisamente diverse da quelle di Rael e Leesa. Quest'ultima frase fece cadere il silenzio nell'abitacolo.
    "Io... non so cosa pensare".
    "Daleen, non è come...".
    Ma la comunicazione si interruppe bruscamente.
    "Bene" - l'abitacolo tornò silenzioso, e l'astroauto riprese velocità - "Ora ci ucciderà tutti".

    Aveva avuto tanta, troppa fretta nel desiderio di giungere faccia a faccia con quell'uomo, eppure, ormai arrivata alle prigioni, i suoi passi le suonarono lenti ed esitanti.
    Era vecchio, debole, niente a che vedere con l'immagine che si era creata nella mente.
    "Mi prendete per il culo?" - mormorò Rael, sentendo un moto di rabbia salirle dalle viscere. Nello stesso momento, il vecchio alzò il volto verso di lei, mostrando una ferita vistosa alla testa. I suoi occhi si illuminarono.
    "Ditemi che è uno scherzo" - continuò Rael, guardando con disgusto l'uomo alzarsi a fatica e piantare le mani sulla barriera - "Io... non posso infierire su un mezzo cadavere".
    "Rael".
    Avrebbe dovuto chiedergli di Dalio. Ma restò in silenzio a guardarlo, sperando che cogliesse da solo le sue domande. In quel momento, le parole si rifiutavano semplicemente di uscire.

     
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    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Probabilmente Fin era l'ultima delle persone che Rael avrebbe voluto al suo fianco in quel momento, ma non si fidava di quell'uomo. C'erano dissapori tra lei e Fin, ma non poteva lasciarla sola con lui. Del resto era palese che ci fosse dell'altro oltre l'apparenza da ometto malaticcio... Alexanders aveva causato fin troppi problemi e non potevano permettersi di sottovalutarlo. La teoria complottista di Selina era azzardata, ma aveva una base solida. Tutto troppo facile.
    "Non fa altro che ripetere il tuo nome e sbattere la testa come un matto" spiegò il drell alla sua compagna.
    "Sei cresciuta così tanto" commentò all'improvviso l'uomo, cogliendo l'attenzione (e la perplessità) di entrambi.
    "Non li ho mai perdonati, sai? Se ne sono andati così, lasciandosi tutto alle spalle, convincendosi del fatto che la loro vita sulla Terra non fosse mai esistita. Era una vita difficile, ma si andava avanti, con l'amore e l'affetto. O almeno è quello che credevo pensassero anche loro."
    Alexander si poggiò alla parete trasparente della gabbia, mostrando i palmi delle mani a Rael.
    "Era il tuo quinto compleanno. Eri una bellissima bambina, così simile a tua madre. Avevo speso tutti i miei risparmi per il viaggio, così ti ho regalato un semplice fiocco, ma tu l'hai apprezzato comunque e l'hai messo subito sulla testa. E' stata la prima ed unica volta che ti ho visto, che ho potuto esser fiero di qualcosa... Poi sono arrivati i Geth, e tu hai perso tutto, ti sei ritrovata sola, come me. Così ho pensato che... che avrei potuto colmare io il vuoto, prendere il posto che i tuoi genitori mi hanno ingiustamente tolto... Ma ero un fallito. Sulla Terra la vita è difficile, pensiamo sempre a spargerci in giro per la galassia, creando quest'immagine di noi come dei pionieri, una fiorente comunità galattica, ma stiamo lasciando morire la nostra casa. Volevo prendere in mano i miei sogni, nonostante l'età. Così ho incontrato questo gruppo di persone, persone che avrebbero potuto contribuire al mio sogno, volevo fare la differenza... ma non così!"
    Si lasciò cadere sulla panca all'interno della cella, poi sospirò.
    "Mi hanno incastrato, Rael. Alexanders non sono io, non è il mio vero nome, e tu lo sai."
    Ancora, la teoria di Selina trovava fondamento.



    Eleanor Elliott


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere


    "Rael è ancora con lui?" chiese Eleanor a Hanntius mentre la accompagnava alla sala di comando. Il turian e il resto del gruppo era tornato subito dopo la chiamata di Fin e tutti erano tornati ai loro compiti... Non che ce ne fossero molti. La cattura di Alexander era la conquista più grande dall'inizio di quell'avventura, ma era anche un enorme vicolo cieco, considerato che l'uomo non parlava e qualsiasi tentativo di tortura avrebbe avuto effetti non sperati su un uomo così fragile. La speranza versava tutta su Rael. Ma perchè lei?
    Una volta aperto il grande portone della sala di comando, trovarono la suddetta in subbuglio. A giostrare tutto c'erano Selina e Tysha, convinte di un imminente attacco nemico.
    "Nulla nel settore 1" Commentò un'operatrice asari intenta a controllare una parte dell'area circostante alla base.
    "Via libera anche nel settore 3 e 4" continuò un'altra operatrice.
    "E niente neanche nel settore 2..." Finì Tysha.
    "Che sta succedendo?" chiese confusa Eleanor avvicinandosi all'Asari e a Selina.
    "Selina sospetta che la presenza di Alexander non sia altro che una trappola. Questo spiegherebbe la facilità con cui è stato trovato e catturato, e..."
    "...e perchè chiedesse di Rael. Ci vogliono tutti qua."
    "Esattamente, ma nel perimetro non c'è nulla. Forse non sono ancora pronti?"
    "Avete controllato sopra le nostre teste?" si intromise Ayita, che sembrava aver avuto l'illuminazione.
    "Dovrebbero comunque sorvolare il perimetro per arrivare sopra di noi."
    "Quanto si estende in altezza il vostro radar?"
    Tysha ci rifletté un attimo, poi capì il punto di Ayita e saltò in piedi.
    "Crezia, Pauline! Collegatevi subito con i satelliti nello spazio!"
    Tysha non fece in tempo a dirlo, che qualcosa come un grosso meteorite si scagliò a grosse velocità contro la base, finendo esattamente al centro della sala comando. Gli operatori vennero sbalzati via dall'onda d'urto, tranne alcuni più sfortunati che si ritrovarono schiacciati dall'oggetto non identificato.
    La sala di comando si trovava dentro la montagna, perciò quella cosa doveva essere stata scagliata a velocità indicibili. Probabilmente lo squarcio nella montagna ne aveva causato l'instabilità, perchè la caduta fu seguita da un violento terremoto.
    Una volta diradato il fumo, fu più chiaro identificare l'oggetto caduto: non era un meteorite, ma bensì un contenitore metallico, come una capsula.
    Pochi attimi dopo, la capsula si aprì e ne uscirono due figure con addosso un copri-abito grigio piuttosto largo. Il più alto dei due aveva il cappuccio abbassato, ed era possibile vederne la testa... o quel che ne restava. Davanti a loro si parò infatti la figura di un uomo il cui cranio era praticamente stato sostituito da un ammasso di cavi che scendevano fin dentro l'abbigliamento, come se al posto del cervello avesse un supercomputer stanziato da qualche parte nel resto del corpo. Il suo volto era quello di un uomo sulla sessantina, con un paio di occhi calanti e un'espressione di serietà quasi impassibile.
    "Non serve che ci diciate dov'è Alexander. Sappiamo tutto di voi, sappiamo tutto di... questo" Esordì l'uomo senza cappuccio indicando tutto attorno a sè "Perchè noi siamo ovunque e da nessuna parte. Potete chiamarmi Numero 2, ammesso che ci saranno altre occasioni per incontrarci."
    L'uomo voltò loro le spalle e si diresse verso l'uscita, mentre una mano indicava la capsula con la quale erano arrivati. In pochi attimi, essa si sgretolò in frammenti così piccoli da essere quasi invisibili singolarmente, per poi ricomporsi in un manipolo di circa trenta manichini di metallo armati. Al suo schiocco di dita, i manichini puntarono i fucili verso il gruppo di Eleanor e Tysha.
    "Numero 1, occupati tu di loro."

     
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    Banshee

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    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario

    citazione (rimuovere se non presente)


    Selina non era abituata a sentirsi dare ragione. Generalmente, nell'Army of Four, Marek aveva ragione, Grat moderava, Niissa diceva cazzate e Selina...beh, a lei spettava il compito di picchiare fondamentalmente. Era così abituata a non esprimere mai le sue idee (le rare volte che le venivano) che si stupì molto quando Tysha, assecondando il suo sospetto, mise in allarme l'intera base in cerca di segnali di un imminente attacco.
    Si trovava bene con quell'asari così scorbutica quasi quanto stare assieme al suo amato Marek, l'unico che fosse mai stato a sentirla.
    Mentre le asari addette al controllo, una dopo l'altra, comunicavano l'assenza di minacce, Selina si sentì quasi sollevata di venire smentita dai fatti...almeno fino a quando Ayita, che era di gran lunga la più sveglia in quella stanza, non insinuò il sospetto che l'attacco avrebbe potuto venire dall'alto invece che dal basso.
    Lo schianto del meteorite proprio nel bel mezzo della sala comando tolse gli ultimi dubbi a tutti e mentre le due losche figure uscivano da quel guscio metallico, Selina lanciò uno sguardo compassionevole alla pseudo pellerossa pensando che, in fondo, era molto meglio non avere sempre ragione su tutto.

    In pochi secondi, la base fu nel caos.
    Il tizio che si autodefiniva Numero 2 si era dileguanto e non era difficile immaginare che il suo obiettivo fosse la parte della squadra che in quel momento era a tu per tu con il fantomatico Alexanders; qualcuno avrebbe dovuto inseguirlo ma in quel momento la priorità era riuscire a sopravvivere all'attacco dei manichini che si erano assemblati davanti ai loro occhi ma, soprattutto, all'altro tizio chiamato Numero 1.
    I primi istanti di battaglia misero presto in chiaro un paio di fondamentali regole che avrebbero indirizzato lo scontro.
    Prima regola: i manichini, per quanto uno gli sparasse addosso, non sembravano subire danni, essi semplicemente si sfaldavano per poi ricomporsi identici a prima.
    Seconda regola: il tizio chiamato Numero 1 era anch'esso una specie di robot terminator ma molto più brutto dei manichini; quando questo, con un movimento fulmineo, infilzò un'asari come uno spiedino da barbecue fu subito chiaro a tutti che quel Numero 1 era ricoperto da lame affilate o forse era totalmente composto da lame.

    < Che cazzo sta succedendo? > cominciò a domandare Selina iperagitata rivolgendosi ai suoi compagni < E che cazzo è successo alla testa di quello là? E perchè cazzo ci sono dei manichini assassini in giro? Come cazzo fa a camminare il coltellino svizzero? >
    Tysha la guardò divertita < Hai una padronanza di linguaggio invidiabile. >
    < Non sfottere, donna! Mi spieghi come cazzo ne usciamo? Io voglio sapere cosa caz... >
    < Smettila! > ringhiò Tysha colpendola con un poderoso schiaffo. Il ceffone che raggiunse la guancia di Selina ebbe il magico effetto di farla tornare in se < Sei di nuovo con noi? > domandò l'asari ricevendo un cenno d'assenso dalla rossa. < Ok! E' evidente che le armi non servono con quei cosi. Qualcuno ha qualche idea? > aggiunse mentre abbandonavano la sala comando incalzati dai manichini che stavano facendo strage dei soldati di Tysha.
    < Credo siano composti da nano macchine. > abbozzò Ayita < Puoi distruggerli in 1000 pezzi ma quelli torneranno a riassemblarsi come se niente fosse. Forse se li colpiamo con una forte scarica elettrica riusciremo a sovraccaricare le singole nano macchine. Forse. >
    Tysha annui, convinta dall'idea della sua amica rivale. < Forse, resta il problema del 'come' e decidere chi ci prova... >

    Nel loro rinculare inseguiti dai manichini, il gruppo si era ritrovato in infermeria.
    Ormai i soldati di Tysha non provavano neanche più ad opporsi a quei mostri cercando solo di sopravvivere e fuggire da quelle furie.
    I manichini e Numero 1, però, erano un avversario veramente letale.
    Quei cosi inquietanti avevano la capacità di disassemblarsi non solo quando venivano colpiti ma anche per aumentare la loro velocità: si muovevano come uno sciame di insetti compatto che si spostava velocemente da un punto all'altro, materializzandosi nei pressi della loro nuova vittima. Numero 1, invece, grazie alle sue lame acuminate riusciva a fare presa, nel suo incedere, praticamente su ogni superficie, camminando tranquillamente sulle pareti ed evitando anche gli ostacoli più difficili.

    Selina, ad un tratto, tirò per la manica Tysha < Potremmo usare questo. > disse all'asari tutta seria.
    < Cosa? >
    < Il defibrillatore. Una forte scarica elettrica concentrata. Prendo questi... > disse afferrando le piastre di un defibrillatore che si era trovata accanto < ...giro questo... > aggiunse ruotando la manopola dell'intensità della scarica al massimo al quale il meccanismo rispose cominciando ad emettere un fischio sempre più intenso < ...e poi...BANZAIII!!!! >
    Si mosse così all'improvviso e senza pensare che i suoi compagni erano rimasti quasi pietrificati, solo Tysha allungò una mano nel tentativo di fermarla < Aspetta! Non sappiamo se... > urlò l'asari inutilmente.
    Selina uscì dal suo riparo e puntò decisa un manichino che stava dandole le spalle, intento a sferrare un colpo letale su di un'asari che, accucciata contro la parete, teneva le braccia davanti al volto in un ultimo, disperato tentativo di proteggersi.
    La russa raggiunse il manichino e appoggiò le due piastre ai lati della testa del manichino.
    < LIBERA! > urlò mentre lasciava partire la scossa.
    Le nanomacchine investite dalla scossa elettrica si staccarono dal corpo, cadendo a terra come grigi fiocchi di neve ma subito il loro posto fu occupato da altre nano macchine che riformarono la geometria della testa.
    Selina non si diede per vinta < LIBERA! > urlò di nuovo rilasciando un'altra scarica seguita da un'altra nevicata grigio topo.
    Il manichino, riavutosi dalla sorpresa, cercò di girarsi per affrontare la minaccia improvvisa ma Selina continuava a ripetere < LIBERA! > facendo seguire l'azione da un'ennesima scossa e poi un'altra e un'altra ancora.
    Quando le nanomacchine realizzarono di essere rimaste troppo poche per coprire i danni causati dalle scosse, si disassemblarono e, sciamando, andarono ad aggiungersi al manichino più vicino che cambiò direzione dirigendosi verso la mercenaria.
    < Qualcuno vada da Rael! > disse Selina rivolta ai suoi compagni < Qui ci pensa STERMINATOR SAKAROVA! > aggiunse sfregando le piastre tra di loro, lanciando un'occhiata di sfida ai manichini.


     
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    Kinder Buenos

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    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC

    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe."

    Non aveva idea se avesse fatto bene a lasciare da soli suo padre, Madison e Leesa, per andare alla sala di comando con Eleanor, ma dopo quell'avvenimento fu piuttosto sicuro di aver fatto una scelta giusta.
    Per quanto questi mercenari fossero bravi nel fronteggiare le avversità che si paravano loro dinanzi, la loro priorità non era quasi mai mettere al sicuro coloro che non potevano difendersi.

    Lì per lì la stanza si trasformò in un completo caos, nel quale il turian si preoccupò di come reagire a quella situazione.
    "Esplosione. Invasione molesta nella stanza. Due intrusi: mezza-testa e.... un coltellino svizzero umanoide? Senza contare gli strani esseri che li accompagnano. Hann, amico mio, quando cazzo hai firmato per tutto ciò?"
    Borbottando un banale 'scusa', il turian prese Nora e la portò rapidamente dietro un riparo di fortuna.
    «Merda!» imprecò, ricordandosi solo in quel momento che era sprovvisto di un'arma. Le aveva lasciate nella sua camera, al sicuro, come ogni bravo agente dell'SCC ligio alle regole: le armi andavano portate con sé solo nei momenti in cui si indossava la propria divisa.
    «HO BISOGNO DI UN'ARMA!» urlò in direzione dei mercenari, mentre questi erano impegnati a fronteggiare 'Numero 1' e gli strani manichini.
    Uno Spirito della Fortuna, con uno strano senso dell'umorismo, sembrò aver ascoltato la sua preghiera: uno dei mercenari fu brutalmente ucciso e lanciato nella sua direzione, crollando a poca distanza dal turian e facendo così cadere una Predator dalle sue mani.
    «Belli questi nuovi servizi di spedizione rapida.» commentò in direzione di Nora, «Certo, ti costano una vita intera, ma almeno hai subito quello che ti serve..»
    Tutto quello che ricevette dal suo capo fu uno sguardo di rimprovero... o almeno ci andava vicino. Per lui gli umani continuavano ad essere un po' difficili da interpretare.

    Dalla sua precaria posizione di difesa, Hanntius provò a dar man forte ai suoi colleghi di sventura, colpendo per lo più i manichini che sfuggivano al loro sguardo. Ben presto però capì che il suo tentativo d'aiuto era inutile: quei così si rimettevano in piedi con la stessa velocità con cui venivano abbattuti.
    Fu però la geniale, quanto strana, idea di Selina a dar loro un modo per combattere ad armi quasi-pari. Il turian riuscì a capirne poco del suo piano, ma da quanto poteva vedere... stava funzionando. A lui bastò capire quello.
    «Qualcuno vada da Rael!» disse Selina, già pronta a ripetere le sue azioni sulla sventurata vittima, «Qui ci pensa STERMINATOR SAKAROVA!»
    "Ah cazzo! Rael! Ma aspetta... non è con Fin?" si domandò lì per lì il turian, "Anche fosse così, potrebbero essere in svantaggio contro 'mezza-testa'!".
    «Ci andiamo noi!» l'avvertì, cercando di farsi sentire dalla mercenaria.
    Sfruttando quella momentanea situazione che Selina aveva creato, Hanntius la sfruttò per uscire rapidamente dalla stanza e per portare con sé anche Eleanor. Non l'avrebbe lasciata in quel posto, era troppo pericoloso per l'umana.

    Riuscirono a percorrere un paio di corridoi, giusto il tempo di mettere un po' di strada tra loro due e la sala di comando. L'agente non voleva rischiare che troppi manichini sfuggissero alle grinfie dei mercenari.
    La situazione però... si rivelò catastrofica anche sulla loro strada: Numero 2 era riuscito a togliersi di mezzo ogni ostacolo che si era ritrovato dinanzi e senza troppi problemi, giacché a terra vi erano numerosi corpi.
    "Spiriti! In che diamine di situazione ti sei cacciato, eh?"
    «Capo? Sta bene?» domandò, ricordandosi solo ora di chiederle una domanda del genere.
    «C'è modo di avvisare Rael e Fin? Devo portarla al sicuro e dubito di poter arrivare da lo-»

    Le parole del turian gli morirono in gola non appena svoltò nell'unica curva di quel corridoio: altri cadaveri a terra e uno di quei manichini era intento a togliere di mezzo l'ultimo essere che gli si parava davanti.
    Syprion usò il suo corpo e la propria forza per sbattere con violenza quel "manichino" su una parete, facendolo così disintegrare per un breve istante. Quel momento gli fu sufficiente per inserire una granata adesiva nel "corpo" interno del manichino.
    «GIU'!» urlò il vecchio turian, correndo nella direzione del figlio e di Elliott.
    L'essere di naniti, disturbato dalla presenza della granata nel suo corpo, provò a liberarsene, ma non fu abbastanza rapido nel farlo.
    L'arma esplose facendolo così saltare in aria, il cui urto della granata investì anche Syprion e gli altri che, per loro fortuna, furono protetti dagli scudi dell'agente dell'Ombra.
    Il manichino, contrariamente a prima, non si ricompose: il calore generato dalla granata doveva aver sciolto parte dei componenti e danneggiato il restate, impedendo così al manichino di riformarsi.

    «Spiriti! Avresti potuto ucciderci!» disse Hanntius, una volta compreso di non essere più in pericolo.
    Il padre gli lanciò un sorriso divertito. Assomigliava più ad un predatore che si beffava delle sue prede che ad un turian sicuro di sé.
    «Ragazzo mio, abbi più fiducia nel tuo vecchio.»
    «L'hai persa diversi anni fa» ribeccò l'agente, «E doppiamente persa il giorno che mi fregasti la ragazza!»
    Syprion si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito a quel ricordo.
    «Ti ho dimostrato che era una accalappia-turian dall'accento marcato. Ti ho fatto solo un favore.» si giustificò l'anziano turian, passando poi al figlio un Phaeston, come se nulla fosse. Hanntius afferrò l'arma al volo, ma senza smettere di guardare male l'altro turian.
    Fu Eleanor ad evitare il continuo di quel battibecco, ricordando loro la situazione in cui si ritrovavano tutti in quel momento.
    Hanntius comprese cosa stesse facendo e il tempo prezioso appena sprecato, ma con frustrazione ammise che il suo capo aveva ragione: dovevano muoversi.
    «Syprion, dobbiamo avvertire Rael e fermare quello strano...»
    «... tizio mezza-testa.»
    «... tizio mezza-testa.»
    Entrambi i turian finirono la frase assieme, ritrovandosi stranamente sulla stessa lunghezza di pensiero... o almeno in parte.
    «Se lo reputi importante, fornirò un supporto all'umana e al drell. Sono nelle celle con "Alexanders", no? Tu preoccupati dell'agente del Consiglio.»
    Hanntius guardò stranito il vecchio padre, non ricordandosi di aver mai detto chi fosse Eleanor e nemmeno di Fin o di dove fossero.
    «Com-?»
    «Sai cosa sono. Sono vecchio, non obsoleto.» e così dicendo, prese a correre in direzione della strada che doveva aver intrapreso Numero 2.

    «La prego» supplicò l'agente turian, «Non mi chieda perchè è qui e le sue intenzioni. Non lo so e non le ho mai sapute.» rivelò Hanntius.
    Lui in primis non aveva ancora ben chiaro perché avesse fatto richiesta di essere lì, non aveva ancora detto il suo vero prezzo per quegli aiuti.

     
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