Trascendenza #2

Sistemi Terminus

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    Eleanor Elliott


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere


    Hanntius la scortò fino alla sua stanza, dove probabilmente sarebbe stata al sicuro... ma la donna aveva altro in mente. Si spinse verso la scrivania, mentre Hanntius la guardava perplesso.
    "Non me ne starò qui ad aspettare senza far niente." spiegò la scienziata, mentre sollevava dal mobile il suo casco neurale. "Darò una mano anch'io come posso."
    Una volta indossato il casco, il suo automa si erse sulle sue gambe ed imbracciò il fucile a pompa che era solito usare.
    "Possiamo andare" disse Eleanor. La sua voce fuoriuscì sia dalla sua bocca che dalla testa del robot, formando una specie di eco metallico a tratti terrificante.

    "E tu che ci fai qui, Hanntius?" chiese la donna al turian, volendo rigirare a lui l'affermazione fatta precedentemente da Hanntius riguardo a suo padre "Sei un agente dell'SSC, tutta questa faccenda è ben più grande della tua busta paga"
    Passarono in mezzo a una stanza piena di cadaveri, per lo più asari. Nessun volto noto, almeno. "Voglio dire, sei stato trascinato in una trama che non ti riguarda, e adesso il tuo stesso padre sta rischiando la vita. Mi... mi dispiace. Lo capirei se decidessi di abbandonare."
    Il turian non ebbe il tempo di rispondere, che la loro via venne bloccata da un manipolo di sintetici che scagliò su di loro una pioggia di proiettili. Eleanor protesse sè stessa e Hanntius con uno scudo generato dal suo factotum destro, mentre con quello sinistro generò un sovraccarico che fece scomporre uno dei manichini in tante minuscole nanomacchine che precipitarono a terra come mosche colpite dall'insetticida.
    Quella routine si ripetè diverse volte, finchè i manichini non capirono che probabilmente sarebbe stato più efficiente per loro rimanere scomposti. Come uno sciame assassino le nanomacchine si piombarono su di loro.
    "Dobbiamo correre, forza!" Eleanor avanzò con lo scudo alzato in modo da intercettare le macchine dirette verso di loro. Quelle che vi si attaccavano venivano colpite da una scarica generata direttamente dallo scudo, ma non avrebbe retto per sempre. Più correvano, e più macchine si attaccavano allo scudo. Alcune riuscivano a superarlo e si attaccavano al robot: Eleanor riusciva a sentirli sgranocchiare il metallo e i materiali sintetici di cui era composto, e non era ovviamente una buona cosa. Con l'altro factotum si liberava di quei piccoli intrusi... ma ci pensò l'ondata più grande a distruggere il suo scudo. In un attimo, il braccio del robot si ritrovò coperto dalle nano-macchine, e nonostante i suoi sforzi per scacciarli, gli insetti riuscirono a staccarle il braccio.
    "Maledizione! Presto, muoviamoci" gridò al turian, mentre con il braccio restante sprigionava un lanciafiamme con il factotum per aprirsi una via.
    "Fin, com'è la situazione lì?" chiese via radio allo Spettro, ma non ricevette nessuna risposta.
    Poi un'esplosione il cui rumore rimbombò per l'intera struttura. Pochi attimi dopo lo sciame di nano-macchine si ritirò proprio in direzione dell'esplosione.
    "Ho un bruttissimo presentimento, Hanntius"

    Raggiunsero le celle, e come aveva immaginato l'esplosione era avvenuta proprio lì. Una delle pareti della stanza era infatti stata abbattuta.
    E in mezzo a quel polverone, non v'era più traccia nè di Alexanders, nè di Rael, di Fin o di Syprion.
    Hanntius provò a contattare suo padre via radio, ma così come Fin anche il turian non rispose.



    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Stavano volando ormai da qualche ora, diretti chissà dove. Sicuramente erano ancora su Illium, perchè la nave non aveva intrapreso ascese molto lunghe e volava per lo più in orizzontale.
    "Perchè sei venuto anche tu, Turian?" chiese Fin a quel tizio che non aveva mai visto prima. Si erano lanciati su quella nave che si era praticamente materializzata davanti ai loro occhi, mentre Alexanders e Rael venivano scortati al suo interno, nascondendosi nella stiva poco prima che partisse.
    "Volevo evitare che facessi qualcosa di stupido, Spettro." rispose l'altro, cercando di trovare la posizione più comoda in quell'angolino buio in cui si trovavano.
    "Non sto facendo niente di stupido. Sto cercando di salvare la mia compagna. E poi chi sei, e come sai che sono uno Spettro?"
    "Mi chiamo Syprion, e so più cose di te di quanto immagini."

     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    "Non... di nuovo".
    La vista dapprima sfocata, poi più chiara, le restituì l'immagine di una stanza bianca e spoglia.
    Poi, le braccia indolenzite furono attraversate da una scarica di dolore al risveglio dei muscoli.
    Era stata adagiata su una brandina, ed i suoi polsi erano legati dietro la schiena da una corda.
    Il verso di dolore e sorpresa che esalò, attirò l'attenzione dell'unica guardia presente nella stanza. Sembrava abbastanza tranquillo delle precauzioni prese, perciò continuò a starsene seduto nel suo angolino a trangugiare qualunque robaccia ci fosse nella bottiglia semi vuota che lo accompagnava.
    "Dove sono?" - domandò Rael, con un filo di voce.
    Poi un pensiero le attraversò la mente.

    "Non li ho mai perdonati, sai?"

    Sentì il sangue salirle alla faccia.
    In tutta risposta, la guardia prese un altro sorso della sua bevanda.
    "È buona quella roba?" - provò allora.
    Nessuna risposta.

    "Era il tuo quinto compleanno..."

    Merda. Doveva uscire da lì.
    Era tentata all'idea di provare la via della seduzione... ma non aveva mai funzionato. E dio, se non si sentiva offesa da questa cosa!
    Si girò sulla schiena, sopportando il dolore alle braccia, e si alzò a sedere.
    "Ferma" - biascicò la guardia.
    "Ah, allora sai parlare" - sbottò Rael, alzandosi in piedi - "Se volevate che restassi ferma, avreste dovuto legarmi in modo più creativo".
    "Torna a terra" - intimò svogliatamente la guardia, sfoderando una pistola.
    Rael non battè ciglio "Hai veramente il permesso di uccidermi?"
    La guardia tentennò.
    "Scommetto che non potresti nemmeno sfiorarmi".
    La guardia abbassò l'arma.
    "Dunque... è vero. Quel tipo ha davvero qualcosa a che fare con me".
    Man mano che la sua mente andava risvegliandosi, la realtà si faceva sempre più evidente. Il modo in cui aveva parlato di lei, del suo passato... Forse chiunque abbastanza bravo con lo spionaggio avrebbe potuto conoscere quelle cose... o renderle abbastanza credibili. Del resto, era solo una bambina...
    Però...
    Lentamente, Rael si sedette e la guardia sembrò rilassarsi. Poi, la ragazza iniziò ad urlare.
    "AIUTO!".
    "!... che cazzo fai!?"
    "AIUTATEMI!! NON SENTO PIU' LE BRACCIA!" - urlò disperatamente Rael, riuscendo persino a farsi scivolare qualche lacrima dagli occhi - "QUEST'UOMO È UN MOSTRO!!".
    "Sta zitta!" - La guardia si alzò tempestivamente e la raggiunse - "Ti allento le corde se vuoi, ma per favore...".
    "Che sta succedendo, Gavril?".
    Ad entrare fu un altro soldato, una donna che aveva tutta l'aria di essere un superiore. Lanciò un'occhiata rapida ai legacci di Rael, poi al suo volto abilmente trasformato in una maschera di dolore - "Non ti avevo detto di trattarla con riguardo?".
    "M..ma... Ho dovuto legarla. Lo sai che non è indifesa...".
    "Per l'amor del cielo, sei un uomo grande e grosso!" - la donna raggiunse Rael e la liberò, poi scoccò un'occhiata a Gavril - "Vuoi che impegni un battaglione per darle un occhio? O pensi di potertela cavare senza bistrattarla troppo?".
    "Questa è un'imprudenza" - ammonì l'altro, senza perdere d'occhio Rael, che intanto continuava a recitare la sua parte - "Ma hai letto il suo fascicolo o no?".
    A quel punto, la donna si rivolse a Rael - "Immagino tu abbia delle domande, vero?".
    Rael annuì silenziosamente, nascondendo il viso.
    "Lo immagino. Ebbene, tutte le tue risposte sono qui. Ti basterà solo aspettare qualche ora, e tutto ti apparirà più chiaro".
    Lo sguardo della donna passo allora su Gavril - "Qualunque persona con un po' di sale in zucca saprebbe che scappare di qui sarebbe una pessima mossa. Dopotutto... lei non ha alcuna ragione di temerci".
    Rael non proferì parola. Per un istante tentennò, ponderando seriamente la possibilità di starsene ad aspettare che qualcuno (forse Alexander) le dicesse finalmente la verità. Ma poi la donna si voltò, e lo sguardo di Gavril andò alla bottiglia all'angolo della stanza. Un'occasione che non poteva lasciar correre.
    Afferrò la corda che prima le legava i polsi e la strinse al collo della donna; Gavril si voltò, ma non reagì abbastanza velocemente da evitare un calcio ben piazzato nel basso ventre.
    Rael credeva che mettere momentaneamente fuori gioco il più grosso sarebbe servito a liberarsi della donna... ma scoprì ben presto di aver sbagliato nella sua valutazione.
    La donna superata la sorpresa iniziale, le assestò una gomitata: non fu tanto forte, ma fu così ben piazzata da piegarla in due.
    Persa la presa dalla corda, non ci volle molto perché Rael finisse nuovamente al tappeto.
    "Non ti facevo così stupida" - fece la donna-soldato. La teneva ferma a terra con un ginocchio sulla schiena, mentre le stringeva la corda intorno ai polsi.
    "Errore comune" - fece l'altra, nonostante le mancasse il fiato.
    "Alzati, Gavril!" - sbottò la donna, che sembrava essersi parecchio indisposta - "Si può sapere che cos-".
    Un colpo secco, poi il peso opprimente del soldato si alleviò. Una lama le tagliò le corde strette ai polsi.
    Un po' confusa, Rael si sollevò, e una mano aliena si offrì di aiutarla - "Spero di non averti fatto attendere troppo".
    "Un turian che arriva in mio soccorso" - fece Rael, afferrando la mano di Syprion - "Chissà come mai la cosa non mi sorprende".

     
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    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    La nave atterrò sul tetto di una base in mezzo al deserto. Fin e Syprion furono abbastanza accorti da lanciarsi poco prima, poichè infatti la nave, una volta ferma, si decompose nuovamente in milioni di nanomacchine che andarono tutte a confluire in quello che doveva essere il cervello di quella mostruosità. Dall'alto della duna sulla quale si trovavano riuscirono a vedere la formazione del nemico: in testa stava Alexanders, che avanzava zoppicante e dondolante ma mantenendo comunque una certa fierezza degna di un leader... niente a che vedere con l'ometto spaventato che avevano catturato.
    "Bastardo, ce l'ha fatta di nuovo" pensò Fin.
    Dietro di lui, il tizio delle nanomacchine seguiva Alexanders mormorandogli qualcosa di incomprensibile da quella distanza, mentre dietro ancora la donna di lame si nascondeva accuratamente dentro il soprabito, assicurandosi che il vento del deserto non la scoprisse. Fin non sapeva leggere quel comportamento: si chiedeva se la sua fosse vergogna per quella sua forma sovrannaturale, o se magari avesse solo paura che la sabbia le rovinasse il filo.
    A chiudere la coda, due manichini di nanomacchine trasportavano il corpo esanime di Rael.
    "Cosa intendi fare, Spettro?" chiese il Turian, con un cenno di sorriso che Fin non sapeva spiegarsi.
    "Ho il localizzatore attivo. Studiamo l'area e aspettiamo i rinforzi. Se Amonkira ce la manda buona, forse possiamo anche chiudere il caso qui e ora."
    Syprion sbuffò. "Tsk. Certo, come no. Studia, caro." lo sbeffeggiò il turian, prima di lasciarsi scivolare lungo il fianco della duna, dritto verso l'ingresso della struttura.
    "Ehi, ma che fai!?" cercò di fermarlo il Drell, ma Syprion non gli diede corda.



    Eleanor Elliott

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Ingegnere



    "Ti sembra una prova sufficiente, adesso!?" gridò Tysha alla mercenaria rivale, agitandole di fronte al suo naso il bilancio delle vittime. Quel giorno, venticinque Emissari erano stati uccisi proprio lì, a casa loro. Era una pugnalata che l'Asari non poteva medicare, e quella stronza continuava a fare la superiore.
    "Mi dispiace per la tua gente, Tysha." commentò Ayita "Ma tutto questo non sarebbe successo se avessimo tenuto noi Alexanders. E adesso, cosa vuoi che faccia? Che chiami i miei uomini e li porti a morire sistemando un guaio che TU hai causato?"
    L'Asari sospirò "È così, eh? Vuoi tirarti indietro. La grande e selvaggia Ayita ha la coda tra le gambe, come un lupacchiotto spaurito."
    "Non mi tirerò indietro, vi aiuterò. Ma se lo recuperiamo, Alexanders è nostro."
    "Non ci sarà nessuno da recuperare se non la nostra gente." commentò Eleanor che le aveva sentite discutere "Solo loro. Per il resto, voglio che andiate lì e uccidiate tutto quello che si muove."
    "E se ci fosse la possibilità che vi sbagliate? Se Alexanders non fosse davvero lui?" Ayita era ancora in dubbio. Non bastavano un bilancio delle morti e un'apparente evasione per giudicarlo colpevole... e se fossero venuti per rapirlo?
    "Correremo il rischio."



    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Quel Syprion era bravo. Aveva steso da solo le due guardie all'ingresso e si era intrufolato dentro senza farsi vedere con una facilità impressionante. Fin, nonostante i suoi piani fossero altri, lo seguì a ruota.
    Averlo al comando però si rivelò più complicato del previsto. Contrariamente a quanto aveva sospettato, l'intenzione del Turian non era quella di entrare a testa bassa ed eliminare qualsiasi cosa si muovesse, ma piuttosto si muoveva di angolo in angolo evitando abilmente ogni singola pattuglia. Quando di tanto in tanto Fin cercava di prendere l'iniziativa, Syprion era sempre lì a fermarlo. Così facendo, trovare Rael fu molto più facile del previsto. Una volta trovata però, tornò il solito Syprion spaccone.
    L'umana aveva provato a liberarsi di sua iniziativa, Fin l'aveva capito da come l'avevano trovata insieme ad un soldato steso e un'altra su di lei a tenerla ferma. A Fin scappò un sorriso, perchè tutto ciò era così "Rael".
    "Non ti arrendi mai, tu?" commentò lui mentre frugava nelle tasche dei due soldati. In quella della donna vi trovò una carta magnetica, che Fin ripose adeguatamente nella tasca dell'armatura.
    "Temo che quella non ti servirà" disse il Turian, mentre dall'oblò della stanza osservava l'esterno.
    "Perchè?"
    "Sono arrivati i tuoi rinforzi."



    Tysha R'ain

       Fazione: Emissari di Hoxuin
       Ruolo: Mercenario



    L'idea d'assedio era molto semplice: gli Emissari, con Selina e Nissa, avrebbero caricato verso l'interno dall'ingresso principale, mentre la Tribù con l'aiuto di Hanntius sarebbe entrata dal tetto. Da quanto detto da una rapida scansione, erano quelli gli unici due ingressi (o vie di fuga) della stazione, e avevano i numeri per poter vincere.
    Come Ayita, però, Tysha non condivideva troppo l'idea di uccidere qualsiasi cosa si muovesse. Per quanto amasse la violenza, il rischio che quella struttura fosse un'esca non era neanche troppo basso.
    Ma in fondo non era lei la mente... sperava solo che Eleanor stesse parlando con lucidità quando aveva esposto il piano.

    Caricarono a testa bassa verso l'ingresso. Selina, Niissa e lei erano disposte a punta di freccia, con Tysha avanti e le due mercenarie appena due passi indietro, e insieme guidavano gli Emissari urlando e facendo rumore. Così facendo, speravano di attirare quanti più nemici verso di loro... E infatti in pochi istanti decine e decine di nemici, tra organici e soldati composti di nanomacchine, accerchiarono gli Emissari che rispondevano con forza al fuoco e agli scontri diretti. Quasi tutti i mercenari di quella banda erano biotici, poichè quasi tutti erano Asari. Alcune di esse ergevano barriere, altre caricavano singolarità e cariche biotiche per respingere qualsiasi sfondamento... e stava funzionando.
    "Dovete fare rumore". Quello era l'ordine, e quello stavano facendo. Ben presto, il rumore venne percepito forte e chiaro, e le decine di nemici sintetici diventarono cinquanta, e poi molti di più. Era una difesa solida quella degli Emissari, ma la Tribù doveva fare la sua parte.
    Se Ayita e gli altri fossero riusciti ad uccidere il tizio che controlla le nanomacchine, la loro avanzata sarebbe stata molto più semplice.




    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Rael non stava bene, sia Fin che Syprion l'avevano notato. Forse le percosse subite da quei due, forse le avevano fatto qualcosa prima... In ogni caso, era come "fuori fase".
    Fin avrebbe voluto lanciarsi nella mischia, ed era certo che anche Rael avrebbe voluto dare una mano, ma in fondo l'obiettivo era lei: i nemici avrebbero fatto di tutto per tenerla lì, e loro avrebbero fatto di tutto per tirarla fuori, perciò tanto valeva fare la prima mossa.
    "Ti portiamo via da qui, Rael." spiegò il Drell alla donna "Però devi collaborare. I nostri se la caveranno."

    Il Drell fece il punto della situazione:
    "Sappiamo che la struttura ha due uscite. I nostri compagni stanno confluendo da entrambe. Il grosso dello scontro è all'ingresso principale, che è stracolmo di facce amiche ma anche di tanti, troppi nemici. D'altra parte, dal tetto stanno entrando di soppiatto le nostre altre squadre. Potrebbe essere più facile per noi uscire, ma se l'obiettivo è Rael potremmo attirare più nemici là e complicare la vita a noi e ai nostri alleati. Cosa credete sia meglio?"

     
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    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario



    Quando c’era da fare casino, Selina non aveva rivali nell’intera Galassia e il fatto che gli Emissari fossero tutti dei biotici provetti, aiutava molto nel suo compito di fare di rumore.
    L’area posta di fronte all’ingresso della struttura si era ben presto trasformata in un vero e proprio campo di battaglia dove centinaia di uomini, da una parte e dall’altra, si fronteggiavano a viso aperto senza badare molto alla tattica.
    Selina schizzava da una parte all’altra del campo con la sua carica biotica, pronta a fare detonare qualsiasi innesco il suo veloce occhio riuscisse ad individuare e quando il suo impianto necessitava di ricaricarsi, allora si attaccava al grilletto del Graal, con quel suo rumore ovattato così rassicurante per le orecchie della mercenaria.
    Niissa, per quanto possibile, cercava di stare dietro alla compagna nel tentativo di aiutarla con le detonazioni biotiche e di darle un minimo di copertura quando la russa era costretta a fermarsi…ma era così difficile tenere il ritmo di Selina che l’asari rimpiangeva che Marek e Grat non fossero presenti in quella battaglia: se ci fossero stati anche loro, allora sì che non avrebbe avuto da preoccuparsi per Selina.
    Nei loro caschi continuavano a ripetersi ordini e contro-ordini provenienti dagli ufficiali degli Emissari e da quello che sentivano, le cose non stavano andando proprio bene. Il problema era la presenza dei manichini che rendeva lo scontro squilibrato inoltre, dovevano essere riuscite molto bene a fare rumore poiché ora, gli Emissari, erano anche in inferiorità numerica.
    Il fianco sinistro dello schieramento aveva già ceduto due volte e solo l’invio di rinforzi, tolti dal centro dello schieramento, era riuscito a tamponare la situazione. Ora però, senza quei soldati al centro, tutta la linea stava annaspando sotto il fuoco degli uomini di Alexanders e dei manichini.
    < Selina! Niissa! Da me…subito! > ordinò Tysha nel comunicatore.
    Le due amiche, a fatica, si disimpegnarono dalla battaglia raggiungendo Tysha che si trovava proprio al centro dello schieramento degli Emissari, nelle retrovie accanto alle artiglierie che erano l’unica cosa che consentiva alla linea degli Emissari di non cedere completamente.
    < Quei manichini ci stanno facendo a pezzi! Se quella stronza di Ayta non disattiva le nanomacchine alla svelta, qui ci lasciamo la pelle tutti quanti! > spiegò l’asari < Tenente! Ad alzo zero…ALZO ZERO!!! Sparate di punto in bianco…SONO STATA CHIARA??? >
    < Dobbiamo tenere la linea… > replicò Selina < …costi quello che costi! >
    Tysha l’afferrò con forza per il bavero della corazza < Stanno morendo le mie guerriere laggiù, lo capisci? > disse l’asari indicando il campo di battaglia < Gente che ha affidato a ME la propria vita e che sta combattendo solo perché IO glielo sto ordinando! >
    < A me lo dici? > disse Selina divincolandosi dalla presa dell’asari < Io non c’entro niente in tutta questa storia…mi hanno sparato, mi hanno picchiato, mi hanno tirato due cazzo di bombe a mano in faccia e non ci ho ancora capito niente! Quello che so è che se molliamo ora…siamo davvero tutti morti! Qualsiasi cosa abbia in mente Alexanders, moriremo tutti oggi o domani! E io voglio tornare dai miei amici… >
    Mentre Selina finiva la frase, Tysha la zittì con un gesto della mano. Poi alzò la stessa mano in aria con l’indice teso e la fece roteare.
    < Mi dispiace Selina… > disse Tysha mentre le sue guerriere, in disordine, abbandonavano le loro posizioni e si davano alla fuga.
    < Cosa stai…facendo? > domandò la mercenaria incredula.
    Accanto a lei vedeva sfilare i soldati di Tysha ormai spezzati nell’animo, sopraffatti dalle forze preponderanti del nemico, schiacciati dalla presenza di quelle macchine che li stavano facendo a pezzi.
    Selina vedeva negli occhi di quelle asari paura…disperazione per le amiche perse in quella battaglia…incredulità per quella sconfitta che erano sicure non avrebbero mai assaporato.
    La mercenaria si guardò attorno velocemente…non sapeva cosa doveva fare, quello che sapeva è che doveva fare qualcosa! I suoi occhi grigi si posarono su uno stendardo degli Emissari che garriva al vento. Era piantato per terra, a pochi passi da lei. Velocemente lo afferrò e si voltò verso il campo di battaglia.
    < Cosa vuoi fare? > domandò Tysha in un sibilo.
    < O vittoria…o morte! >
    Cominciò a correre Selina.
    Correva incontro al nemico senza imbracciare nessuna arma ma tenendo ben in alto quella bandiera.
    < AVANTI! > urlava ogni qualvolta incrociava un soldato degli Emissari.
    < AVANTI! > gridava a squarciagola per superare i boati della battaglia.
    Ad un tratto, si rese conto di essere rimasta da sola contro il nemico ma non fermò la sua corsa. Esplosioni e colpi di fucile erano ormai quasi completamente cessati ma Selina non si fermò. Puntò il soldato più vicino come una furia, senza badare ai colpi di fucile che quello gli sparava addosso; abbassò la bandiera e terminò la sua corsa conficcando l’asta nel cuore dell’uomo.
    < Avanti…avanti… > continuava a ripetere tra le lacrime mettendosi sulla difensiva quando si accorse di essere ormai quasi circondata.
    I nemici le erano ormai addosso ma non sembravano avere fretta: erano 10 contro uno. 10 fucili contro una bandiera. Perché avrebbero dovuto avere fretta.
    < FATEVI SOTTO BASTARDI! > urlò Selina puntando l’asta minacciosa.
    Quelli ridevano.
    La guardavano e ridevano mentre si avvicinavano a lei.
    Poi, improvvisamente, lo sguardo divertito con cui la osservavano scomparve sostituito da uno preoccupato all’inizio, impaurito un istate dopo.
    Selina avanzò di un passo e quelli indietreggiarono di un passo. Un altro passo avanti e uno indietro per i suoi avversari.
    Uno dei soldati la indicò e solo in quel momento Selina realizzò che il dito non puntava lei ma indicava qualcosa alle sue spalle.

    < KROGAN! > urlò il soldato mettendo mano al fucile < KROGAN IN CARICA!!! >

    < Sulla sinistra! > disse una roca voce famigliare mentre una montagna di carne la sopravanzava al suo fianco e andava ad abbattersi sui suoi avversari.
    < Sulla destra! > esclamò una seconda voce di cui conosceva a memoria ogni inflessione che, con precisi colpi di Harrier, dava man forte al krogan nella sua opera di distruzione.
    < Insieme a te. > si aggiunse la voce di Niissa mentre appoggiava la sua mano sulla spalla di Selina.
    < Te l’avevo detto che io e Grat vi avremmo guardato le spalle…ora alza quella bandiera o le nostre amiche asari non sapranno da che parte caricare… >
    Selina alzò alto lo stendardo degli Emissari e, alle sue spalle, un ruggito carico di rabbia fece eco alla bandiera che garriva al vento.


     
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    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC



    Ricordava di non aver firmato per una vita così movimentata. Lui voleva fare l'agente dell'SSC per aiutare le persone e magari un giorno poter diventare un detective come molti altri agenti come lui.
    Non era il più bravo e neanche il più scaltro, ma sapeva cosa voleva: l'integrazione nella Gerarchia, un buon lavoro, una casa, magari un animale domestico per la compagnia, dei buoni amici e in futuro anche una compagna e forse dei figli.
    Una vita che molti descrivevano noiosa e poco appagante, ma per lui era qualcosa che non aveva mai avuto e che invidiava negli altri.
    Certo, a modo suo amava l'azione e tutte le sue conseguenze, ma Hanntius non era certo di volerla a quei livelli.

    Era stato messo con la seconda squadra d'assedio assieme ai membri della Tribù e al loro leader, il che poteva essere positivo per il semplice fatto che non era proprio lui a dirigere l'operazione.
    Si preoccupò di consigliare all'umana di avvicinarsi alla base poco dopo l'attacco degli Emissari e delle due mercenarie, sfruttando così il frastuono da loro provocato per avvicinarsi con maggiori possibilità di non essere scoperti nell'immediato.
    L'agente venne ascoltato, ma per il resto cercava di limitarsi ad osservare la situazione e a riflettere sui possibili problemi che avrebbero trovato.
    Dovevano recuperare Rael, Fin e suo padre, però nella base c'erano anche Alexanders e quei due strani tizi dall'aspetto e dalle abilità ben poco rassicuranti.

    «"Congratulazioni, agente, hai appena vinto una vacanza retribuita"» scimmiottò Hanntius, imitando per quanto possibile il tono dello Spettro, «Appena lo vedo gliela regalo io la vacanza! Dannato d'uno Spettro!»
    Non poteva crederci di esserci cascato nel tranello di Fin! Non gli interessò molto che alcuni membri della Tribù lo avessero sentito e lo fissassero, il turian aveva ben altro a cui pensare.
    «Magari potresti regalargliela tra poco» commentò Ayita, «Dopotutto siamo arrivati.»
    L'umana aveva ragione: la squadra con i suoi uomini sbarcò sul tetto dell'edificio, mettendosi in posizione e senza provocare troppo rumore. Il turian si posizionò al fianco di Aylita, per poi seguirla non appena si addentrò verso l'unica entrata con la squadra al seguito.

    Due guardie poste al controllo di quella via furono atterrate senza troppi convenevoli, ma non vennero uccise. Aylita voleva evitare più spargimenti di sangue del dovuto e l'agente dell'SSC era concorde con il pensiero della donna.
    «Vado in avanscoperta, vi avviso se c'è via libera o invece qualche problema» avvisò, mettendosi in testa alla squadra per eseguire il suo piano.
    «Ho uomini più adatti di te nel farlo» ribadì il capo della Tribù, accelerando il passo per raggiungerlo.
    «Hai detto giusto: più adatti. Non voglio che tu perda i tuoi uomini, io sono sacrificabile al loro confronto, no?» fece notare il turian, abbozzando il suo tipico sorriso idiota.
    «Ti ascolterò comunque. Considerami pure un riparo mobile, ho esperienza come sacco da boxe. Ovviamente nessuna offesa per chi le ha prese da Selina, sia chiaro!»



    Syprion


       Fazione: Ombra
       Ruolo: Agente dell'Ombra



    «Potresti anche avere ragione, Spettro» concordò l'agente dell'Ombra, controllando la situazione esterna prima dall'oblò che poi sul Factotum.
    Era stato un gioco da ragazzi recuperare la planimetria dell'edificio, così come creare un collegamento con il Factotum del figlio e dei suoi compagni.
    Gli era bastato inserire un virus sul dispositivo di Hanntius, mascherandolo in del semplice spam, per poi dilagare nei Factotum di ogni membro della squadra.
    Il turian poteva ora conoscere l'esatta ubicazione di ogni persona, sempre se questi usasse il dispositivo o rimanesse connesso ad una delle celle di comunicazione.

    «L'ex-giocatrice è all'entrata, mentre Hann è con il gruppo del tetto» li informò, tornando a dirigere il proprio sguardo sui due.
    Syprion non aveva un vero interesse per salvare l'umana o il drell, era ben altro il compito che l'Ombra gli aveva richiesto di eseguire. Era stato suo figlio a indurlo in quella scelta, sapeva che se non lo avesse fatto, quel piccolo scellerato si sarebbe messo in testa di farlo lui stesso.
    A volte era decisamente peggio di sua madre, ma la sua testardaggine combinata allo strano carisma, sembravano farlo entrare ed uscire da ogni situazione possibile.
    «E tu come faresti a saperlo?» domandò giustamente il drell, guardandolo con sospetto. «Intuito turian?»
    Il turian sfoggiò lo stesso sorriso del figlio, solo più sfrontato.
    «Anche il più becero degli illusionisti non rivela i suoi trucchi. Ti basta sapere che lo so, vuoi una prova?»
    L'agente attivò la chiamata davanti agli occhi dei due.

    «Spero che questo sia uno scherzo, vecchio.»
    L'accento ormai riconoscibile del loro compagno turian uscì dall'altro capo della chiamata.
    «Come procede la situazione?» tagliò corto Syprion.
    La differenza tra i due accenti era ben marcata, sebbene Hanntius stesse parlando a tono piuttosto basso.
    «Rael e Fin sono l- OUCH!», i tre poterono sentire qualche maledizione lanciata in sottofondo, seguita da un "Quello era il mio piede!" e un "Scusa!".
    Syprion scosse la testa alle buffonate di Hanntius.
    «Sono qui, ti invio le coordinate» disse, riportando così la serietà in quella situazione. «E per la cronaca: sto bene.»
    «E per la cronaca: me lo segno sull'agenda quando ho un minimo di tempo. Saremo lì il più velocemente possibil- oh merda. Miracle Blade Deluxe!»
    La chiamata si interruppe senza dar loro modo di fare ulteriori domande.




    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC

    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe."


    Erano riusciti a fare un bel po' di strada senza essere notati, ma il fatto che nessuno stesse rispondendo alle chiamate di routine doveva aver allertato la sorveglianza pesante.

    «NON ATTACCATE IN CORPO A CORPO!» urlò Ayita, vedendo come alcuni dei propri soldati venissero letteralmente tranciati come burro.
    Hanntius poteva assistere con orrore come tutti i suoi colpi di fucile non provocassero nulla, neanche i colpi sparati con i modificatori ben attivi. Così come lui, molti altri potevano notarlo e i più disperati finivano per caricare a testa bassa nella speranza di fare qualcosa.

    «RITIRATEVI! RITIR-» l'ordine finì per essere brutalmente tagliato quando la donna si vide le lame dell'avversario a pochi centimetri dal volto.
    Il colpo mortale però non avvenne: Hanntius aveva finito per caricare con tutto il proprio peso verso l'avversaria, sbalzandola via all'ultimo da Ayita.
    Il turian aveva il panico dipinto in volto, ma gli occhi mostravano determinazione. Le sue mandibole si muovevano in un ritmo quasi irregolare, ma per quanta paura potesse avere dinanzi quel nemico Hanntius non aveva esitato a fare quello che riteneva più giusto.

    «Per favore, recupera i miei compagni» pregò l'agente, brandendo solamente il proprio fucile come arma di difesa.
    «Ci penso io a trattenerla... per quanto possibile.»
    Hanntius si portò in modo tale fa formare una barriera tra l'umana e l'avversaria, sfidando quest'ultima a riprovare di nuovo una mossa simile.
    Ogni volta che avesse provato a muoversi verso la giovane o un altro membro della Tribù, Hanntius avrebbe nuovamente cercato di fermarla e sfidarla, fino a quando non lo avesse preso in considerazione.

    «Suvvia! Offrimi almeno una chance per un appuntamento!» scherzò, cercando di tirare a sé l'attenzione.
    Sapeva di non avere le probabilità dalla sua, ma doveva essere caduto proprio male da piccolo. Il turian non era affatto intenzionato a non dare una possibilità ai suoi compagni di salvarsi.



    Edited by Aires - 22/4/2020, 19:14
     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    La situazione sembrava aver reso Fin meno acido e più ben disposto nei suoi confronti. Malgrado facesse del suo meglio per celarlo, Rael ne era sollevata: sapeva badare a se stessa ma, in momenti come quello, avere un alleato era sicuramente confortante. Soprattutto perché non si sentiva al massimo. Detestava ammetterlo, ma aveva bisogno di una mano.
    "Non ho alcun dubbio che riusciranno a cavarsela" - rispose la ragazza, passandosi una mano sul viso. In realtà, si sentiva piuttosto preoccupata - "Ok, qual è il piano?".
    Il drell spiegò brevemente la situazione, e Syprion aggiunse ulteriori informazioni. Era stupita dalle capacità del turian, e si domandò chi diavolo fosse in realtà, per avere tutti quegli assi nella manica.
    Dopo la breve comunicazione con Hanntius, la situazione apparve piuttosto chiara: non esisteva una via di fuga preferenziale. Entrambe le soluzioni avevano una considerevole dose di rischio. E lei si sentiva così stanca...
    Per un attimo, nella sua mente balenò l'idea di rimanere lì, lasciando agli altri l'opportunità di darsela a gambe sfruttando lei come diversivo. Sarebbe stato meno impegnativo per lei e non avrebbe messo in ulteriore rischio i suoi compagni. D'altra parte... quell'enorme attacco alla base aveva uno scopo, e così facendo lei lo avrebbe reso inutile.
    "Vuoi... vuoi scappare senza Alexander?" - domandò ad un certo punto Rael, stranita - "Non potete aver fatto tutto questo caos soltanto per raccattare una mercenaria".
    Si voltò verso Syprion - "Mi pare di capire che tu abbia le idee piuttosto chiare sul posto in cui ci troviamo. Saresti in grado di capire dove possa essere Alexanders?".
    Si passò il dorso della mano sugli occhi - "Insomma... se lo perdiamo di nuovo...tutto questo... sarà stato inutile".



    Edited by •Gabry‚ - 16/1/2020, 17:23
     
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    Tysha R'ain

       Fazione: Emissari di Hoxuin
       Ruolo: Mercenario



    Doveva ammettere che quella Selina avesse non pochi assi nella manica. Non solo era riuscita a risollevare il morale delle truppe, ma in qualche modo era anche riuscita a portare dei rinforzi, tra cui un batarian e soprattutto un gigantesco Krogan. Quel quartetto di mercenari che si era appena creato sarebbe potuta essere una valida aggiunta agli Emissari, una volta usciti da quel casino.
    E così, mentre l'enorme bestia chiamata Grat caricava senza rimorso contro le truppe nemiche con Selina che tentava di tenere il passo ed il Batarian e l'Asari che fornivano tutto il supporto possibile, gli Emissari avevano recuperato il vigore necessario per tornare nel vivo dell'azione. E Tysha non doveva essere l'unica ad accorgersi del ribaltarsi della situazione, poiché più avanti, dall'altro lato della gigantesca sala e dietro alle migliaia di unità nemiche, si ergeva finalmente 'Numero 2'. L'uomo, o qualunque cosa fosse, era sollevato di diversi metri da due torri di nanomacchine che ricoprivano le sue gambe, o forse le gambe erano le nanomacchine stesse. Attorno a lui, un nano-sciame roteava talmente veloce da essere quasi impercettibile, se non quando i colpi di arma da fuoco di qualche Emissario coraggioso tentavano di colpire #2, evidenziando il fatto che lo sciame formasse uno scudo praticamente impenetrabile.
    Con semplici movimenti delle dita, il generale di Alexanders richiamava a sé le nanomacchine che una volta formavano i manichini abbattuti, e le usava per crearne altri da rilasciare a piacimento in qualunque punto visibile della sala. Era un esercito praticamente infinito e senza scrupoli, e fu presto chiaro a tutti che non avrebbero mai vinto sottostando a quelle regole.
    La sola realizzazione di quel pensiero fu abbastanza per far vacillare di nuovo tutti, e Tysha non poteva in alcun modo permetterlo.
    Afferrò per il braccio la prima Asari che gli capitò di fianco e le diede il suo Revenant.
    "Codice Super-Nova!" comunicò Tysha all'Emissario, che in coro ripeté urlando le stesse parole, e come lei tutti gli Emissari vicini, che ricevuto il segnale lasciarono spazio attorno a Tysha.
    Con un comando del Factotum, i bracciali ai polsi di Tysha si sganciarono e finirono a terra, e in pochi attimi dei filamenti di energia oscura iniziarono a defluire dalle sue mani e a bruciare l'aria stessa. Trattenne un'espressione di dolore mentre l'energia biotica le consumava i guanti e le maniche della tuta, per poi farsi pian piano strada nella pelle. Si iniettò una scarica di adrenalina per sopportare il dolore sempre crescente, mentre il suo intero corpo cominciava a brillare e ad emettere forza biotica.
    "Ehi, stronzo!" gridò lei, attirando l'attenzione di Numero 2. L'uomo fece per girarsi, ma non notò in tempo la cannonata biotica che partiva dalle mani di Tysha, così intensa e calda da spezzare in due le torri-piede del generale. Numero 2 richiamò alcune macchine per sorreggerlo e impedire la caduta, e Tysha si lanciò in una carica biotica verso la sua direzione. Inevitabilmente finì per scontrarsi con lo sciame rotante che le impedì di raggiungere direttamente lui. L'Asari caricò di energia biotica le sue mani e usò la sinistra per farsi strada attraverso lo scudo. Man mano che lo sciame si scontrava con la sua mano incandescente, alcune macchine finivano per distruggersi creando delle inconsistenze nella densità della barriera, ma tutte le altre si fiondavano sul suo arto come minuscole coltellate, e generosi schizzi di sangue si spargevano nell'area circostante. L'adrenalina faceva buona parte del lavoro nel farle sopportare il dolore, ma non abbastanza da impedirle di manifestare delle espressioni di dolore sul suo volto.
    Non appena il buco nella formazione dello sciame fu abbastanza largo, Tysha infilò prontamente l'altra mano, afferrando Numero 2 per il bavero, ma quando lei fece per trascinarlo a sé, un intero plotone di manichini le si fiondò addosso, schiacciandola. Mentre Tysha si dimenava e scaricava energia biotica per toglierseli di dosso, Numero 2 richiamò altri manichini in nanomacchine e ne formò un cubo di circa tre metri quadri sopra la testa dell'asari, che con una violenta scossa biotica scagliò via i manichini che la trattenevano, e una bolla biotica trattenne a stento la caduta del cubo gigante, che comunque imperversava sopra la sua testa con un peso che Tysha davvero a stento riusciva a trattenere. Così, piegata su un ginocchio, con le mani rivolte verso la bolla e sempre più stanca e dolorante, con l'effetto dell'adrenalina sempre più flebile, l'Asari urlò con tutta l'aria che aveva in gola per farsi forza.
    Numero 2, non vedendola cedere, lanciò nuovi manichini verso di lei nel tentativo di scalfire la bolla biotica che la proteggeva, e ne sacrificava altri per aggiungere peso al cubo sopra di lei. Tysha non ce la faceva più, ma ogni nanomacchina rivolta verso di lei era una minaccia in meno per i suoi compagni.




    Ayita

       Fazione: Tribù della volpe nera
       Ruolo: Mercenario



    "Sei coraggioso, per essere una feccia dell'SSC" commentò Numero 1 mentre avanzava verso Hanntius. Il suo passo era lento ma deciso, come se volesse prendersela con calma per sfidare il suo avversario... ma entrambi sapevano che non c'era sfida. "Stai cercando di trattenermi per far guadagnare tempo ai tuoi amici. Che bravo soldatino che sei." La donna, o qualunque cosa fosse, accennò un sorriso inquietante.
    "Mi spiace che presto dovrai rimpiangere la tua scelta." detto ciò, si tolse il mantello che la copriva e ciò che si rivelò dinnanzi al turian era un incubo di lame intrecciate e sovrapposte a formare qualcosa che, alla lontana, poteva ricordare la fisionomia umana: due braccia ricoperte di spade che terminavano con mani che al posto delle dita avevano dei coltelli, un torso fatto di anelli seghettati che di tanto in tanto giravano producendo un a stento percettibile rumore metallico, due lunghe gambe che dal ginocchio in giù non erano altro che delle immense e affilatissime scimitarre. L'unica cosa che potesse sembrare lontanamente organica era la testa, ma Hanntius non poteva averne la certezza.
    "Che orrore, eh? 'Che mostro che è Alexanders, come ha potuto trasformarla in questa cosa?'. E' questo che stai pensando, lo pensano tutti. Alexanders mi ha salvata, mentre voi poliziotti schifosi mi lasciavate morire in mezzo alla feccia più rivoltante della Cittadella. 'È morta, non potevamo fare nulla per salvarla' dicevano, ma la verità è che mi odiavano perchè ero diversa. E allora sai cosa ti dico? Penso proprio che porterò la tua testa nel nuovo mondo, per ricordarmi sempre che alla fine ho vinto io!"
    Gli anelli sul torso iniziarono a roteare più velocemente e le spade sulle sue braccia si sporsero verso l'esterno, rendendo ogni suo movimento estremamente pericoloso. Iniziò a correre verso il turian, lasciando ogni volta dei solchi sul pavimento.
    Tre rapidi colpi di fucile sulla sua schiena fermarono però la sua corsa. Numero 2 si voltò furiosa verso la figura di Ayita, che imbracciava il suo fucile cercando di prendere la mira verso la testa del nemico.




    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Fin sospirò "Rael ha ragione. Oramai siamo qui, prendiamo la palla al balzo e recuperiamo anche quel vecchio idiota."
    "Le forze di Ayita sono entrate da sopra, quelle di Tysha dall'ingresso principale. Ciò significa che se fosse stato lì, a quest'ora l'avrebbero già trovato." spiegò invece Syprion, che nel frattempo analizzava la planimetria dell'edificio.
    "Non ci resta che scendere allora."
    "Non c'è alcuna traccia di sotterranei nè di vie per raggiungerli. Se esiste davvero un piano sotterraneo, dovremo trovarlo in mezzo al fuoco incrociato."
    Un boato alle loro spalle interruppe la conversazione e li forzò a voltarsi verso la porta della stanza, adesso abbattuta da un plotone formato da tre umani e una decina di manichini.

     
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    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario

    citazione (rimuovere se non presente)


    Nel momento in cui Tysha lasciò cadere a terra i suoi bracciali, Selina capì subito perchè l'asari, se poteva, evitava di usare i propri poteri biotici e, anzi, li teneva dormienti e sopiti: la potenza rilasciata in pochi istanti dalla bella asari era così esagerata da sembrare irreale.
    Il comandante delle nano-macchine sembrava essere a sua volta stupito da quello sfoggio di potenza concentrata ma non ci mise molto a riprendersi dallo stupore iniziale per poi riportare lo scontro in suo favore.
    Tysha si ritrovò oppressa da una coltre di nano-macchine da cui era separata solo dalla possente barriera biotica che era riuscita a creare tra se e il nemico.
    Benchè ora l'asari fosse in grave difficoltà, la sua mossa aveva consentito al resto delle forze d'attacco di riprendere fiato e riorganizzarsi ma per quanto Tysha avrebbe potuto resistere contro quel formidabile nemico?

    < Selina, Niissa...venite qui! >
    ordinò Marek nel comunicatore < Quella non resisterà altri 30 secondi se non facciamo qualcosa. >
    < E cosa dovremmo fare contro...quello? > domandò Grat sconsolato indicando la massa di nano-macchine che annerivano il cielo sopra alle loro teste.
    < Non lo so...qualsiasi cosa! Quando l'asari cederà, saremo tutti fottuti quindi è meglio se pensate qualcosa e anche alla svelta. > replicò il batarian che, per la prima volta in vita sua, non aveva un piano di riserva che li riportasse tutti a casa sani e salvi
    < Beh... > cominciò Selina titubante lanciando uno sguardo preoccupato rivolto verso Niissa < ...una cosa io e Niissa potremmo provarla... >
    L'asari sgranò gli occhi più di quanto non avesse mai fatto prima < Sei pazza? Se intendi 'quella cosa', scordatela! Non l'abbiamo mai provata veramente...e non sappiamo cosa ci potrebbe succedere...a loro o a noi! >
    Selina la interruppe con un gesto secco della mano < Non abbiamo molte alternative! O proviamo quella cosa e scopriamo cosa succede o in 5 minuti saremo cadaveri...cosa preferisci? >
    Niissa sbuffò sonoramente e si passò le mani sul volto, sfregandoselo con forza < E va bene...però che palle...e tutto per 3 maledetti chili di sabbia rossa. FACCIAMOLO! >
    < Fare cosa? > domandò Marek sorpreso.
    < Sfondamento dei Cieli! > ammiccò Selina con un sorrisetto divertito.
    < Sfondamento dei Cieli? Che cavolo è lo Sfondamento dei Cieli? >
    < Senti...facciamo prima a farlo che a spiegarlo. Mettetevi al riparo...mettete tutti al riparo, ok? E chiudete li occhi. > rispose Selina afferrando Marek per le spalle < Fidati di me per una volta! > lo incalzò supplicante.
    Marek esitò qualche secondo ma alla fine annuì < Io mi fido di te, Selina...sempre! Daccordo... > disse poi nel comunicatore < ...a tutte le unità, trovate un riparo e qualsiasi cosa succeda, tenete gli occhi chiusi. >

    Niissa e Selina si misero schiena contro schiena, con la russa rivolta verso il nugulo di nano-macchine e l'asari che volgeva loro le spalle. Chiusero gli occhi ed entrambe lasciarono che la propria energia biotica scorresse liberamente nei loro corpi. I corpi delle due donne cominciarono ad emettere un bagliore azzurro che diventava sempre più intenso; inizialmente i due bagliori erano separati ma, man mano che le due entravano in sintonia, i contorni attorno ai loro corpi cominciarono ad unirsi e a fondersi, amplificando la loro luce fino a diventare un unico bagliore accecante.
    Avevano scoperto quasi per caso la compatibilità dei propri poteri durante una delle numerose battaglie combattute dall'Army of Four. In quell'occasione, l'asari e l'umana si erano travate schiena contro schiena proprio mentre entrambe stavano per rilasciare i loro poteri biotici e quello che era successo, non poteva fare altro che avere attirato la loro attenzione: la singolarità rilasciata da Niissa in quell'occasione non era mai stata così potente e la carica biotica di Selina non aveva mai posseduto così tanta energia. Dopo quel fatto fortuito, le due avevano cominciato a discuterne e a fare ricerche scoprendo che, teoricamente, due biotici i cui poteri erano complementari, con un determinato addestramento, potevano fonderli e il risultato non era la semplice somma dei due poteri ma l'esponenziale del potere più debole elevato di quello più forte. Le due, di nascosto dai propri compagni, avevano cominciato ad addestrarsi spingendo sempre un po' più in là la potenza della loro fusione.
    Il problema era che nessuno sapeva quali potessero essere le conseguenze fisiche per i due biotici nei casi di estremo rilascio di potere...nessuno lo sapeva perchè nessuno lo aveva mai testato praticamente; in fondo, quel procedimento era come usare tutta la potenza di una centrale nucleare per accendere due semplici lampadine: le lampadine avrebbero resistito?

    "Quanto ancora, Selina?"

    "Ancora qualche secondo!"
    "Non siamo mai arrivate fino a questo punto...ho paura."
    "Anche io ho paura...se dovesse andare male...ti voglio bene, Niissa."
    "Ti voglio bene anche io, Selina."

    Niissa aprì gli occhi ed essi erano neri come la pece ma allo stesso tempo luminosi. Con un ruggito di rabbia, lasciò partire alla cieca la sua singolarità. Lei non vedeva dove fossero le macchine ma Selina sì e grazie al legam che in quel momento le univa, i loro sensi erano diventati un tutt'uno. La singolarità compì un movimento parabolico perfetto che la portò proprio nel mezzo delle nano-macchine.
    Lo sciame cominciò a roteare vorticosamente mentre la spirale del potere si allargava sempre di più fino qusi ad inglobare l'intera massa di minuscole macchine.
    Anche gli occhi di Selina erano diventati di un nero profondo ma emanavano una candida luce che andò a posarsi proprio negli occhi stupefatti di Numero 2..
    < Omae Wa Mou Shindeiru! > esclamò la mercenaria con la voce che era la fusione perfetta della propria voce con quella di Niissa.
    Fu un attimo.
    La carica biotica di Selina fu così rapida che la sua scia luminosa rischiarò il cielo di un bagliore bianco accecante...era come la scia di un meteorite che solca l'atmosfera...era come un proiettile sparato dal cannone di una corazzata...era come una stella cadente pronta ad esaudire il più recondito dei desideri. Quando la russa impattò proprio nel centro della singolarità, per un istante, sembrò che il tempo si fermasse...tutti i suoni e i rumori del campo di battaglia furono assorbiti e poi...un'esplosione di luce seguita da un boato che fece tremare la terra...infine, silenzio.

    Tysha corse verso il corpo esanime di Selina il cui volto era riverso nella terra. La girò rapida sulla schiena e appoggiò l'orecchio sul petto della donna. L'asari sentiva solo silenzio e nessun battito. Con frenesia cominciò a colpire ripetutamente il torace della mercenaria. Una. Due. Dieci. Venti volte. Fino a quando Selina spalancò i suoi buffi occhi grigi annaspando in cerca d'aria.
    < Cosa avete fatto? > domandò l'asari con foga.
    Selina indicò il punto in cui le nano-macchine si erano ammassate in precedenza < Sfondamento...dei Cieli... > sussurrò con un filo di voce.
    L'asari guardò in alto con la bocca spalancata: in quel punto si era creata una...fenditura...un buco...un qualcosa che non riusciva a descrivere che, continuando a vorticare su se stesso, risucchiava dentro di sé le nano-macchine una dopo l'altra.


     
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    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC



    Sapeva il rischio che aveva preso nel provocare quella strana donna, ma il suo cervello non aveva pensato alla possibilità di scappare e lasciare quel problema in mano ad altri. Forse era uno stupido, no anzi... lo era. Solo uno stupido poteva entrare in un combattimento con un arma da fuoco contro un'avversario dalle mille lame e pure apparentemente indistruttibile.
    Ma Hanntius Baril era così: stupido. Diventava doppiamente stupido quando c'erano altre vite in gioco.

    «Se avessi pensato tu fossi un mostro, non ti avrei chiesto un appuntamento» sottolineò il turian, stranamente tranquillo. La vista di tutti quegli aggeggi affilati non sembrava scalfirlo esteriormente, sebbene dentro di sé non facesse altro che maledirsi in continuazione.
    «Inoltre permettimi di correggerti: non sono coraggioso, ma sono solo uno stupido turian. Uno di quelli che sembra essere anche un po' pessimo a seguire gli ordini.»
    Hanntius sapeva per certo che le sue migliori qualità erano la sua parlantina e l'ostinazione, seconde forse alla sua scarsa attitudine per l'autoconservazione. Parlare in quel momento stava dando tempo sia a lui che ad Ayita per escogitare qualcosa.
    «In verità ammetto di invidiarvi, se avessi solamente un quarto di quelle lame così affilate impiegherei molto meno a prepararmi una cena» le rivelò, senza usare alcun tono scherzoso sebbene la frase in sé potesse dare l'idea del contrario.

    "Prendi tempo Hann... come cazzo si fronteggia un avversario simile? Dov'è dell'acido quando serve?!"

    «Visto che sembrate comunque intenzionata a farmi a fette, non alla julienne che poi è un casino a pulire, posso almeno sapere da cosa Alexanders vi ha salvata? In cosa eravate diversa? Capisco che la xenofobia sia ancora diffusa, ma... la mia stupidaggine non mi fa arrivare da solo alla radice del problema!»
    Il turian poteva sentire su di sé lo sguardo stranito di Ayita, ma sapeva che se avesse tolto lo sguardo anche solo per un istante dall'avversaria le cose per lui potevano peggiorare.
    "Se solo avessi una mega-calamita per tenerla bloccata!" pensò l'agente, constatando che in quel momento gli sarebbe tornata utile per tutte quelle lame metalliche.



    Syprion


       Fazione: Ombra
       Ruolo: Agente dell'Ombra



    «Non sapevo dessimo una festa» commentò il turian, preoccupandosi quasi subito di lanciare un paio di granate elettriche, verso il centro del gruppo di nemici appena scomparsi. Entrambe le mani andarono poi ad afferrare i due compagni, per trascinarli un po' indietro con lui.

    I botti seguitovi avrebbero potuto danneggiare il gruppo, ferendo chi di loro era ancora fatto di carne e destabilizzando invece chi non lo era. La distanza che aveva messo tra i botti e loro fu abbastanza affinché Real e Fin non venissero colpiti, mentre lo scudo di Syprion accusò il colpo senza problemi.

    «Se volete raggiungere il vecchio, meglio prima disfarsi di loro, no?» domandò retorico.





    Edited by Aires - 22/4/2020, 19:12
     
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    Rael Thompson

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Quando si sentì trascinare da Syprion per evitare che l'onda d'urto li investisse, Rael comprese di non avere i riflessi abbastanza pronti da affrontare uno scontro al meglio. Si trattava senza dubbio di un problema ma, forse per orgoglio o forse per evitare che Fin si rimangiasse la parola, la ragazza decise di tenere quelle riflessioni per sè.

    Prima di poter anche solo contare i nemici rimasti, Syprion le piantò
    una Kessler tra le mani - "Mettiti a riparo" - la ammonì, mentre già scaricava una dose di fuoco di copertura - "Noi sei attrezzata per uno scontro a fuoco... mi pare".
    Rael si riparò dietro un muro sporgente. Era vero: il factotum le era stato tolto e non aveva neanche la sua tuta. Quantomeno aveva una scusa per non doversi esporre in prima linea.
    Mentre Fin e Syprion tenevano impegnati i superstiti, anch'essi prontamente ricorsi a dei ripari di fortuna, Rael cercò con gli occhi qualche incauto tiratore che le permettesse un tiro preciso ed efficace. A quella distanza, gli scudi avrebbero resistito non più di due colpi.
    Uno dei nemici si rannicchiò per ricaricare, lasciando esposta parte della gamba. Era la sua occasione.
    Tese le braccia, mirò con attenzione e fece fuoco.
    Uno, due, tre colpi e la barriera collassò, permettendo al colpo successivo di raggiungere il malcapitato. Non era un colpo mortale, ma di sicuro avrebbe limitato l'aggressività nemica.
    Concentrata com'era sul suo obiettivo, non notò che un altro soldato stava puntando a sua volta a lei. Se ne accorse solo quando un dolore intenso esplose all'altezza della coscia sinistra.
    "Merda!" - gridò, sparando a raffica nella direzione da cui il colpo era arrivato. Una cosa, almeno, l'aveva capita: non intendevano farla fuori, ma solo rallentarla. Probabilmente affinché la lasciassero indietro.
    Se l'obiettivo fosse stata la sua morte, lo sarebbe stata per almeno tre volte, quel giorno.
    Si ritirò dietro il muro, strappò un lembo della camicia e lo strinse come meglio poteva alla gamba. Le mani le tremavano e il dolore era notevole.
    Ma aveva avuto giorni peggiori.
    No?


     
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    Tysha R'ain

       Fazione: Emissari di Hoxuin
       Ruolo: Mercenario



    Era uno spettacolo mozzafiato, non c'era altro modo per descriverlo.
    Una singolarità delle proporzioni di un attico, se non addirittura di più, vorticava minacciosamente e risucchiava qualsiasi cosa avesse una massa inferiore ai 50 chili. Tutte le nanomacchine che in quegli istanti erano scomposte finivano irrimediabilmente risucchiate all'interno del buco, tutte quelle che invece formavano un manichino, rimanevano salde a terra seppur con evidente fatica. Erano talmente tanto intelligenti che impiegarono poco a capire che a loro bastava rimanere composte per non finire nel tritarifiuti gigante.
    Sfortunatamente per loro, anche Tysha l'aveva capito. Tese una mano verso l'umana e la compagna asari per aiutarle a sollevarsi da terra.
    "Dobbiamo continuare a combattere. Ci avete dato un vantaggio enorme, ma finchè restano unite sono troppo forti." spiegò lei, sperando che le due afferrassero subito il concetto nonostante si fossero appena riprese da uno sforzo sovrumano.
    "CONTINUATE A COMBATTERE!!" gridò poi, affinché tutti la sentissero. Impugnò il suo Revenant con una mano mentre con l'altra lanciava deformazioni biotiche come fossero infinite. Ogni utilizzo dei poteri biotici era come una coltellata, ma non era quello il momento per frignare. Combattere, dovevano solo combattere.
    Sparò una raffica di colpi ma si rese conto subito che la forza gravitazionale della singolarità contribuiva alla deviazione dei proiettili in maniera non indifferente, quindi fu necessario iniziare a sparare non direttamente al bersaglio, ma più verso la sua destra. Ci volle un po' per adattarsi, ma quando ci riuscì lei, e le sue truppe capirono il suo trucchetto, i risultati furono subito evidenti: ogni manichino che perdeva un arto, la testa o semplicemente un pezzo di corpo vedeva il pezzo più piccolo volare via verso il vuoto cosmico, senza possibilità di essere recuperato. Così, un pezzetto alla volta, il fronte nemico si vedeva finalmente sfoltito.
    "CONTINUATE, NON FERMATEVI! NON FERMATEVI!!" gridò ancora, e ancora, e ancora. A un certo punto, anche le sue truppe iniziarono ad urlare, come a darsi una carica di solidarietà di fronte alla luce della speranza.

    Speranza, che iniziò a vacillare quando Numero 2 se ne uscì con un nuovo piano.
    Adirato, l'uomo o ciò che ne restava recuperò quante più nanomacchine potesse prima che finissero nell'oblio, e le tramutò in grosse lance che scagliò verso il soffitto. Ad ogni impatto le lance si sgretolavano e le macchine finivano risucchiate, ma dopo le prime fenditure, il soffitto cominciò a sgretolarsi sulle loro teste. Un'ulteriore lancia causò la precipitazione di un grosso pezzo di cemento armato, talmente grande da schiacciare tre mercenari, che non ebbero scampo se non soccombere sotto l'enorme peso.
    Il nemico, notando come il piano di riserva stesse avendo i suoi frutti, continuò la sua opera. Un'altra lancia, un altro macigno, altri morti. Un'altra lancia, un altro macigno, altri morti. Ogni collisione creava un boato spaventoso ed una coltre irrespirabile che rendeva difficoltosa la vista. I manichini rimasti approfittavano dei loro sensi computerizzati per spararvi attraverso, trucidando ulteriori vittime organiche.
    Bisognava rimuovere il problema alla radice, colpire la mente piuttosto che il braccio. Togliere di mezzo Numero 2, altrimenti sarebbero morti tutti, senza speranza, sotto le macerie.
    L'Asari lasciò il suo Revenant tra le mani di Selina, poiché sapeva adesso cosa doveva fare.
    "Se non dovessi tornare, dì a quella stupida Ayita... che non l'ho mai odiata. Ci vediamo Selina, in questa vita o nella prossima!" disse l'aliena, prima di correre nella direzione della Singolarità e di Numero 2, che dall'alto dei suoi pilastri continuava a far piovere macerie e distruzione. L'uomo non aveva più il campo protettivo di nanomacchine, probabilmente erano state portate via dalla gravità, ma attaccarlo con lo svantaggio dell'altezza sarebbe stato impossibile, era comunque protetto dai manichini e dai collaboratori organici. C'era solo un modo.
    Appena trovò l'angolazione esatta, tirò un lungo sospiro. Il suo corpo riprese a brillare con fortissima intensità, le maniche della tuta bruciarono e con loro la sua pelle, la vista iniziò ad annebbiarsi ma non ne aveva bisogno, bastò il legame con l'eternità del cosmo a guidarla verso il destino.
    "AAAAAAAAAGHHH" gridò lei con forza fino a seccarsi le corde vocali. Si diede la spinta e si lanciò come una cometa verso l'uomo-macchina. L'impatto fu abbastanza forte da sollevarlo in volo, e tenendolo saldo a sé continuò il suo volo. Numero 2, capendo la gravità della situazione, ordinò ad alcuni manichini di lanciarsi in soccorso, ma erano semplicemente troppo veloci e troppo in alto.
    Quando finalmente toccarono il centro della Singolarità, tutto divenne luce, e poi tutto divenne buio.

    Dove prima c'era l'enorme buco nero, adesso non c'era più nulla. Né il concentrato di energia biotica, né Numero 2, né Tysha. Era tutto andato, senza un'esplosione, senza un rumore, solo luce. Quando la luce era svanita, regnò la calma. Non perché la battaglia fosse finita, i manichini erano ancora operativi, ma perché per qualche breve ma interminabile secondo, non c'era proprio alcun suono. Forse erano tutti diventati sordi, o forse il buco nero aveva risucchiato anche i rumori. Persino le macchine erano disorientate all'inizio, poi accorgendosi della mancanza del loro leader, iniziarono ad impazzire. Alcune cominciarono a spararsi tra di loro, altre si separarono dalla forma creata e si misero a sbattere contro i muri. Altre ancora, sembravano abbastanza lucide da continuare l'opera incompiuta e ripresero a sparare addosso alle truppe di Tysha e dell'Army of four.
    Ma era ovvio che, senza Numero 2, fossero completamente disorientate, disordinate, disunite. Erano ancora una minaccia, insomma, ma forse potevano essere battute adesso. Forse, senza le direzioni della 'mente', non sarebbero state in grado di ricomporsi...
    Intanto l'edificio continuava a tremare. La distruzione di Numero 2 aveva evidentemente causato enormi danni strutturali. Dovevano evacuare il prima possibile, o sarebbe stata la fine per tutti.




    Ayita

       Fazione: Tribù della volpe nera
       Ruolo: Mercenario



    "Parole, parole, soltanto parole..." si lamentò la donna, che fece però un passo indietro. Per un attimo, sembrò che non volesse più fare a fette Hanntius o Ayita.
    "Ero un agente dell'SSC, proprio come te. Divisione Crimini Informatici. Una delle prime umane a farne parte, e nonostante questo non ero discriminata per la mia specie. No, ero diversa in una maniera molto più profonda. Mi odiavano per questo, mi insultavano, ero la vittima preferita degli scherzi. Ho amato la tecnologia più di quanto amassi me stessa, più di qualsiasi organico. Me ne stavo sola nel mio ufficio, finché le Forze Speciali non richiesero l'aiuto della Crimini Informatici. Una violazione negli Archivi della Cittadella."
    "Alexanders..." ipotizzò Ayita, e la donna-macchina annuì.
    "L'SSC non scoprì mai il colpevole né cosa avesse preso dagli Archivi, ma noi della C.I. dovemmo recarci lì personalmente a riattivare il sistema, che si era disattivato in automatico come misura di prevenzione. Ovviamente, aveva pensato a tutto. Tu sei dell'SSC. Sei giovane, ma avrai sentito parlare del Caso Hilston, o avrai letto i fascicoli."
    La donna suppose che Hanntius conoscesse in effetti il caso: Dicembre 2170, un'esplosione all'interno degli Archivi causa la distruzione di moltissimi dati sensibili, e la morte di otto dei dieci agenti dell'SSC incaricati di indagare su una fuga di dati, di cui cinque membri delle Forze Speciali e tre della divisione Crimini Informatici. I corpi carbonizzati sono irriconoscibili, ma la mancanza di una donna umana nella conta dei cadaveri conduce all'ipotesi che Amber Hilston, che darà poi il nome al caso, sia l'artefice stessa del crimine. L'ipotesi non viene mai confutata né confermata, in quanto della Hilston non si hanno più notizie.
    "Hanno scaricato la colpa a me. Sarei dovuta essere io la vittima, invece hanno preferito scegliere la via facile, quella del capro espiatorio. Condanniamo la reietta, tanto quella era morta già da viva."
    "Ma è stato Alexanders a causare l'esplosione, non è così? E' con lui che dovresti prendertela!"
    Numero 1 si mostrò visibilmente adirata dall'insinuazione di Ayita, e mostrò la sua frustrazione tirando un fendente al tubo accanto a lei. Da esso iniziò a sgorgare acqua a terra.
    "L'obiettivo di Alexanders era un membro delle forze speciali, un tale Clavicus. Io mi trovavo solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. E' stato lui a salvarmi, mi ha trovata, mi ha dato un corpo e uno scopo, ma soprattutto una promessa."
    "Non ti ha salvato, ti ha plasmato. Ci sei quasi morta per colpa sua, e questa... cosa, la chiami vita?"
    La donna scosse la testa e sospirò. "No, non lo è. Io sono già morta. Nel frattempo, aiuto come posso... Ma aspetto solo di raggiungere anch'io l'Eden. Tutti lo raggiungeremo, nel Day-Zero. Se posso darvi un consiglio, tornate a casa. Tanto Alexanders non è più qui. Non c'è nessuno di noi qui, perfino Numero 2 ha raggiunto l'Eden prima di me."
    Una lunga scossa fece tremare il terreno. L'edificio sembrava molto meno stabile, come se volesse crollare da un momento all'altro.
    "A tutte le unità! Evacuare la zona immediatamente! L'edificio sta per crollarci addosso!" gridò qualcuno nell'intercom, forse un Emissario.




    Fin Shuil


       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Spettro


    Rael era stata ferita. La vide sistemarsi alla bene e meglio con un pezzo di stoffa, ma avrebbe fermato l'emorragia solo temporaneamente. Dovevano svignarsela, con o senza Alexanders.
    Poi, la terra aveva iniziato a tremare e i muri a ballare, era evidente che fosse successo qualcosa.
    Una serie di urla oltre la stanza, degli spari e degli uomini di Alexanders giustiziati alle spalle da... dei manichini?
    Quegli stessi manichini poi riempirono la stanza e iniziarono a sparare addosso a loro, stavolta ignorando gli organici dalla loro parte, che li guardarono assolutamente intontiti.
    Fin approfittando della confusione tirò fuori dal riparo uno dei tre umani usando un tiro biotico, sollevandolo abbastanza da permettere ai suoi compagni di fargli saltare la testa. L'azione non risultò impunita perchè quelli che adesso erano diventati circa 30 manichini smitragliarono un po' ovunque, e alcuni colpi arrivarono diretti a Fin abbattendo i suoi scudi. Il Drell si rimise al riparo, ma le coperture improvvisate dei tre non avrebbero retto a lungo sotto quell'incessante fuoco.
    Ma com'era possibile che ce ne fossero così tanti, così in profondità all'interno della struttura? Che ne era della distrazione di Tysha?
    "Tysha? Tysha, mi ricevi? Cosa cazzo sta succedendo di là?" chiese il Drell all'Asari via radio, ma non ricevette alcuna risposta. "Tysha? Cazzo, che succede?"
    Ancora nessuna risposta. "Selina, Hanntius o chiunque sia disponibile, ci serve una mano ad evacuare Rael, siamo bloccati!"
    "A tutte le unità! Evacuare la zona immediatamente! L'edificio sta per crollarci addosso!" continuò a parlare l'intercom.
    "Sì, grazie, me ne sono accorto..."mormorò il Drell tra sé e sé.

     
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