Vacanze a Nevos

Spazio esterno del Consiglio, Nebulosa di Athena, Nevos

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    Vanessa Castillo

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    Erano mesi che lei, Wrond e Jek non si prendevano una vacanza degna di quel nome: tra lavori di scorta, furti, protezione e qualche favore per i dipendenti del "Blue Sirens", il trio aveva avuto ben poco tempo libero.
    Fortunatamente per loro, l'ultimo impiego li aveva resi abbastanza ricchi da permettersi un soggiorno di qualche settimana in uno degli hotel balneari ad Antassi, la capitale di Nevos. Quest'ultimo era una colonia asari, ben conosciuta per le sue spiagge sabbiose, i fantastici panorami e per l'enorme presenza di asari sul pianeta.

    «Perchè dobbiamo stare in piscina quando c'è il mare a pochi passi da noi?»
    Un grosso krogan dal colorito scuro e con uno stravagante salvagente a forma di unicorno, galleggiava placidamente nell'enorme piscina all'aria aperta dell'hotel.
    A poca distanza da lui, su una ciambella a forma di fenicottero e dai colori sgargianti, vi era una donna umana. Quest'ultima portava degli occhiali da sole e in mano teneva un bicchiere mezzo vuoto.
    L'umana usava il salvagente come poltrona piuttosto che per il suo reale utilizzo.
    «Perchè a quest'ora è pieno di mocciosi e noi vogliamo stare in santa pace, per una buona volta.»
    La donna dal colorito olivastro prese un sorso dal suo bicchiere.
    «Inoltre noi abbiamo il "nostro" moccioso. A proposito Wrond... dov'è finito Jek?» domandò, agitando il drink in direzione dell'amico.
    «Ora? E' sul trampolino, ha detto che voleva provare uno dei suoi tuffi» la informò Wrond, guardando i trampolini della piscina, «Eccolo lì.»

    Su uno dei trampolini più alti si stagliava la figura di un giovane vorcha con un semplice costume. Non era stato facile farlo accettare nell'hotel, ma Wrond e Vanessa erano ormai esperti nel trovare buone motivazioni per farlo passare quasi ovunque.
    Jek era diventato loro amico e persona fidata, sebbene avesse la capacità di dar fuoco anche all'acqua e di far esplodere anche la carta.

    «Ha preso quello più alto.»
    «C'era d'aspettarselo.»
    «Si sta per buttare.»
    «Mhnm»
    «V! WROND! IO SALTARE!» una voce gracchiante attirò l'attenzione dei due amici sul vorcha.
    Vanessa alzò il bicchiere, ormai vuoto, verso Jek.
    «VAI NIÑO! YUH-UH!» urlò felice, ben che contenta di sostenere l'impresa dell'amico.
    Se in quel momento non fosse intenta ad abbronzarsi lo avrebbe seguito a ruota.

    «... dimmi che stai guardando» disse il krogan, tornando a guardare l'umana.
    «Ho gli occhiali da sole proprio per non vedere.»
    Vanessa sentì il rumore di qualcosa spostarsi. E di gran fretta.
    «Allora permettimi di andarmene.»
    Solo a quelle parole si degnò di alzare gli occhiali per vedere cosa stesse succedendo.
    «Perch-?»

    Un violento tuffo colpì l'acqua a pochi centimetri da lei, facendo rovesciare sia salvagente che Vanessa.
    La donna si ritrovò tutto d'un tratto senza salvagente, aria e bicchiere, costringendola di gran fretta a risalire verso la superficie.
    Appena la sua testa fu fuori dall'acqua, Vanessa cercò di recuperare quanta più aria possibile e successivamente di capire cosa fosse successo.
    A poca distanza da lei vide Wrond ridere sguaiatamente a quella situazione, seguito da un Jek appollaiato al salvagente-fenicottero ormai rovesciato.

    «JEK!» richiamò, lanciando gli occhiali in direzione del krogan, «NUOVO GIOCO!»
    Il vorcha si calmò a fatica e sorrise all'umana con la sua lunga schiera di denti affilati.
    «Quale gioco?» domandò curioso.
    Sul volto della mercenaria si dipinse subito un sorriso ben poco rassicurante.
    «Vediamo quanto tempo ci metti per affogare» e così dicendo, Vanessa cominciò a nuotare verso l'amico con l'intenzione di ritornare il torto.
    Jek non ci mise poi molto a capire le intenzioni dell'umana, così cercò di nuotare nella direzione opposta, in barba alle altre persone presenti nella piscina. Nessuno dei due diede peso alle eventuali lamentele.
    Ad assistere a tutto quel casino, c'era ancora un Wrond particolarmente divertito dalle tipiche scenate dei due giovanissimi colleghi.

     
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    Tetsuo Foster

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    Vacanze? Tetsuo non conosceva quella parola. O meglio, vacanza era per lui solo un pretesto per lavorare. Del resto, Nevos era un pianeta pieno di spiagge, palme, il mare più bello della galassia... e di Asari. Tutti nella galassia adoravano le Asari. Tetsuo non condivideva quell'opinione, ma non si vive solo di scatti piacevoli. Era il fardello della popolarità.
    Adorava il fatto che il suo talento fosse apprezzato da così tante persone, ma a volte si sentiva come quei droni che tanto disprezzava. Amava le foto spontanee e inaspettate, come il migliore dei dipinti o l'improvvisazione di un attore al primo ciak.
    Non era tanto male fotografare le Asari, però. Al di là dei suoi gusti personali, erano oggettivamente gli esseri più belli della galassia, e Tetsuo amava allo stesso modo il bello della natura e la particolarità dell'artificio.
    Per questo quando l'astrobus lo lasciò di fronte all'Hotel che l'avrebbe ospitato, il Palazzo Azzurro in lingua umana, rimase piacevolmente stupito. Le alte pareti in vetro riflettevano le forme eleganti delle gigantesche palme attorno ad esso, dando quasi l'effetto di una giungla olografica. Beck, la sua fotocamera istantanea, non sarebbe stata sufficiente a coglierne la bellezza, aveva bisogno dell'artiglieria pesante. Così si sfilò lo zaino dalle spalle, prese un'altra fotocamera e vi montò su l'obiettivo più costoso (e grande) che avesse.
    Preso com'era dal suo lavoro, non si accorse di essersi fermato nel bel mezzo della strada. Fortunatamente per lui, il ventiduesimo secolo era l'era delle auto volanti, perciò a parte lo spavento dovuto a un'astroauto che sfrecciò a mezzo centimetro dalla sua testa, non rischiò la vita nè, cosa più importante, il suo gioiellino.
    Guardò il monitor della fotocamera: una foto perfetta, come sempre.

    Lasciò lo zaino e i bagagli nella sua stanza, e scese giù in piscina. Indossava un costume a bermuda beige, ed una camicia hawaiana aperta decorata con una fantasia di palme rosse. Agli occhi portava un paio di occhiali da sole scuri, e al collo pendeva la sua fidata Beck.
    La mattina passò molto lentamente, tra foto noiose del mondo attorno a sè e patetici selfie di qualche cosiddetto 'fan'. Chissà quanti di questi conoscessero davvero i suoi lavori.
    Seppe però che la giornata era destinata a cambiare quando vide sfrecciare accanto a lui un Vorcha in costume da bagno.
    "Questa è nuova" pensò, mentre impugnava Beck. Un attimo dopo, lo sguardo eccitato di un Vorcha seminudo venne immortalato in quadrato 10x10.
    Dietro di lui, un Krogan e un'umana con i salvagente più brutti che avesse mai visto. Quel trio gli avrebbe procurato gli scatti più divertenti di tutta la vacanza.
    Immortalò ogni momento: il folle tuffo del Vorcha, la risata isterica del Krogan intento a godersi lo spettacolo della furia omicida dell'umana, il terrore del Vorcha, il fenicottero gonfiabile rovesciato.
    Quando la donna si sedette a bordo vasca per ammirare il panico che aveva creato insieme ai suoi compari, Tetsuo aveva ormai perso di vista il Vorcha. Forse lei l'aveva davvero annegato.
    "Quanto ci ha messo?" le chiese lui sedendosi sul bordo accanto a lei, con in mano due bicchieri. "Ad affogare."
    Le porse uno dei bicchieri. "Era un blue hawaiian, no?" chiese indicando con la testa il bicchiere galleggiante nel bel mezzo della piscina. "L'ho capito dal colore dell'ombrellino".

     
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    Vanessa Castillo

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    Sia lei che Jek avevano creato un bello scompiglio tra i poveri bagnanti, conclusosi con la donna seduta a bordo piscina ad osservare il suo lavoro.
    Troppo distratta a cercare dove diavolo si fosse cacciato il grosso krogan dopo tutto quel casino, non si accorse dell'arrivo dell'uomo.
    Fu solo per le sue parole, e per il drink offertole, che Vanessa abbandonò la sua ricerca per rivolgergli la sua attenzione. Un qualcosa che al momento non si pentì di averlo fatto.
    L'uomo era certamente di aspetto gradevole per i suoi occhi, senza contare che si stava dimostrando piuttosto educato visto che stava guardando lei, invece della scollatura. Indossare un costume proveniente dalla moda asari poteva causare quel problema.

    «Già dopo cinque minuti il suo corpo ha sviluppato delle branchie primordiali» spiegò, prendendo il drink dal misterioso uomo.
    Era maleducazione rifiutare un drink gratuito. Il tizio poteva anche averlo drogato o avvelenato, ma per una buona volta decise di non farsi troppi giri mentali.
    Dopotutto... anche i suoi nemici potrebbero essere in ferie!
    «Non sempre è facile affogare un vorcha, ancor di più se è quel fottuto Jek!» continuò ma senza dare segni di frustrazione.
    Voleva bene a quel vorcha, anche se alla fin fine non era altro che un coglione patentato.
    «Comunque sì... blue hawaiian» agitò il bicchiere in direzione del suo fratello galleggiante in piscina, «Questo sarebbe il mio quin- oh ecco!»

    A poca distanza dei due umani, sott'acqua, passò un tranquillo Jek. Il vorcha sembrò ignorarli per dedicarsi al suo giro subacqueo personale.
    «Nella prossima vita sarà meglio che io rinasca vorcha... o krogan» dichiarò serenamente.
    Da vorcha avrebbe potuto vivere una vita intensa e breve, ma da krogan sarebbe potuta essere lunga e confusionaria. Due scelte abbastanza appetibili per lei.

    «Allora Senhor Bonito... per cosa dobbiamo brindare?» domandò, giocando con l'ombrellino del drink.
    Nessuno nella sua vita l'aveva avvicinata senza un qualche pretesto, ora come ora il suo intento era quello di capire cosa volesse quest'uomo da lei. Non aveva una faccia a lei familiare, le persone che frequentava non avevano quel tipo di "aura" che lo circondava.

    Nel frattempo, dall'altro capo della piscina, era riapparso Wrond con un enorme retino per la pulizia delle piscine. Il dove lo avesse recuperato era un bel mistero, così come il dove avesse messo il suo grosso e stravagante salvagente.
    In molti lo videro immergere l'oggetto nell'acqua, mettendolo in modo tale che la rete fosse sott'acqua.

    «ESCI FUORI JEK! STAI SPAVENTANDO GLI ALTRI OSPITI!»

     
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    Tetsuo Foster

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    "Allora Senhor Bonito... per cosa dobbiamo brindare?" gli chiese lei, giocherellando con l'ombrellino giallo. Perspicace...
    Nel frattempo, l'amico Krogan della donna era tornato con un retino tra le mani. Urlava e agitava quell'arnese come un vecchio scorbutico, in cerca del Vorcha rimasto da qualche parte sott'acqua. Inizialmente la scena attirò l'attenzione dei due umani, ma Tetsuo tornò presto alla realtà pensando alla domanda della sua interlocutrice.
    "Brindiamo a una proficua collaborazione. Ma prima dobbiamo verificare di essere... compatibili." Dal porta-fotocamera, tirò fuori Beck e scattò una foto alla donna, poi con una piccola penna scrisse due numeri sul retro.
    "E' il numero del mio tavolo. Vieni a pranzare con me, offro io." Le lasciò la foto sulle gambe e fece battere il suo bicchiere contro quello della donna, a simulare un brindisi, poi si alzò dal bordo vasca e fece per andarsene.
    "Mi raccomando, alle 13. Ogni attimo è importante. Ah, per quanto 'Senhor Bonito' mi lusinghi, purtroppo non è il mio nome. Mi chiamo Tetsuo."

    Dodici e cinquantatré. Il ristorante dell'hotel a quell'ora era ancora semi-vuoto, ma vedeva che la gente stava cominciando ad occupare gli altri tavoli. Evidentemente aveva scelto proprio l'ora di punta per l'appuntamento.
    Ogni tavolo aveva un pannello di vetro al centro che proiettava sopra di sè un menu a 360 gradi. Bastava passare la mano e l'ologramma scorreva la lista dei piatti proposti dallo chef. La maggior parte di essi vantava dei nomi tropicali, esotici persino per la lingua Asari. Leggeva gli ingredienti, ma non aveva la più pallida idea di cosa fosse la maggior parte di essi. Filetto di Shurai in salsa Fakene, Fritto misto di frutti Gramii, Khenara flambè...
    Odiava avere un'ampia scelta, e soprattutto odiava non sapere cosa stava scegliendo. Decise che avrebbe ordinato il piatto del giorno, lasciandosi al buon giudizio dello chef. Se solo Vanessa fosse stata lì, avrebbe già potuto ordinare...

     
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    Banshee

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    Un paio di immagini di riferimento prima di iniziare.
    Innanzitutto, non ho ancora fatto la scheda di Eva ma se vi state chiedendo qual è il suo aspetto, lei è Catherine Zeta Jones in 'Chicago' ovvero questa qui:


    Quanto al costume 'suggeritole' da Jenassa, è questo:
    Sexy-Bikini-Contest-Micro-Swimwear-Metallic-Ocean-Blue-Monokini-G-String-F8-1813-F



    Allen McQueen

       Fazione: SSC
       Ruolo: Detective




    < Gli altri ospiti. Perchè continuano a fissarmi? >
    Lancio un'occhiata a 360° del ristorante ed, effettivamente, molti occhi in quel momento stanno fissandoci...o meglio, stanno fissando Eva che è in piedi accanto a me.
    Poi faccio una radiografia totale alla mia accompagnatrice da capo a piedi.
    < La prossima volta, ti porto io a fare shopping, ok? > dico alla ragazza, arrossendo.
    < Jenassa ha detto che devo risaltare i miei punti forti. > replica Eva con calma.
    < Jen ha ragione...ma così sono TROPPO risaltati! >
    Il problema di avere una escort di alto bordo come fashion designer è che, 99 volte su 100, farà di te una escort.

    Ora, vi starete chiedendo cosa ci facciamo in questo momento io ed Eva in uno dei più lussuosi hotel di Nevos, giusto?
    Beh, per farla molto breve, due settimane prima avevo avuto il classico 'colpo di culo' che ti capita una volta nella vita: mentre ero di pattuglia con Napoleone (il mastino napoletano del reparto cinofilo, quello che mangia più ciabatte che crocchette) ci eravamo fermati a mangiare qualcosa presso un chiosco di hot dog. Avevo comprato due salsiccioni a testa per me e il mio cane e avevo deciso di mandare giù il boccone con una freschissima Doctor Pepper. Fino a qui, niente di strano...il 'colpo di culo' fu trovare la scritta HAI VINTO sotto la linguetta della bibita.
    Esatto!
    Tra miliardi di abitanti della Galassia, IO avevo trovato la lattina vincente del concorso 'Rendi la tua vita più FRIZZZZZANTE!' : 2 settimane di villeggiatura all inclusive per 2 persone su Nevos, in un'hotel 5 stelle, tutto pagato dal signor Doctor Pepper!
    Ecco perchè io ed Eva siamo lì, in quel momento. Avevamo passato la mattinata a bordo piscina, ad aspettare il check in e non ci era di certo sfuggito il simpatico siparietto tra la ragazza umana, il vorcha e il krogan. Insomma, non capita certo tutti i giorni di vedere un vorcha in costume da bagno nè un krogan infilato in un salvagente.
    Il mio sguardo da sbirro aveva catalogato quei 3 come persone sospette...da come si muovevano e da come si comportavano, avevano scritto in faccia 'siamo 3 cazzo di mercenari'. Soprattutto la ragazza dalla capigliatura orrenda e dalla faccia tatuata. Con un altro taglio di capelli e senza tatuaggi, avrebbe meritato un abbondante 8 ma così conciata arrivava a stento a un 6.
    < Allen, siamo in vacanza. > aveva detto Eva, sdraiata accanto a me, che aveva intuito come il mio istinto da sbirro si fosse risvegliato.

    < Cosa c'è che non va? > chiede Eva squadrandosi a sua volta da capo a piedi.
    L'androide, mentre aspettiamo di essere accompagnati al tavolo del ristorante, indossa un monokini azzurro elettrico da infarto al miocardio che non avrebbe sfigurato in qualche film erotico di serie B; se Eva riesce ad indossarlo senza sembrare esattamente una zoccola è perchè non c'è niente di malizioso nel suo modo di muoversi e di atteggiarsi. E non c'è niente di perverso neanche sul suo volto incorniciato dal suo sempre perfetto caschetto di capelli neri che, non so come faccia, riesce sempre a tenerlo senza un ciuffo fuori posto. Per "nascondere" il monokini, indossa una specie di maglia gialla lunga fino a metà coscia...peccato che sia una maglia a rete a trama larga che non nasconde proprio nulla. Cammina scalza, appoggiando appena la punta del piede e sembra quasi galleggiare talmente è aggrazziata. Insomma: in quel momento tutti la stanno guardando perchè nel raggio di 4 anni luce, è la donna più bella che si potesse trovare.

    < Signori McQueen! > esclama una zelante asari dal viso dolce appena si accorge della nostra presenza < Prego, seguitemi! > aggiunge con un gentile gesto della mano < Il Dottor Pepper e Miss Pepper vi stanno aspettando. In quanto vincitori del concorso... > ci spiega mentre ci guida per la sala fino al nostro tavolo < ...avrete l'onore di pranzare e cenare con il Dottor Pepper in persona. Inoltre abbiamo stilato un programma di attività per la vostra permanenza, lo troverete nella vostra suite che si trava sull'attico insieme ai vostri bagagli. Escursioni, visite guidate...e anche un concerto della Filarmonica di Thessia che si terrà nella perfetta ricostruzione di un teatro del XX° secolo terrestre... >
    < Noi non abbiamo vestiti adeguati... > dico imbarazzatissimo.
    < Non è un problema, un sarto passerà in serata a prendere le vostre misure...soprattutto quelle della signora McQueen che sembrano perfette. E' una modella? >
    < No...lei è...diciamo...come posso dire... >
    < Io sono Eva. Sto imparando. Lui mi insegna. >
    L'asari le lancia un'occhiata da pesce lesso ma poi si stringe nelle spalle, forse decidendo che non era pagata abbastanza per farsi domande.
    < Ad ogni modo, questi sono tutti i miei contatti. Per ogni cosa, chiedete di me ed esaudirò ogni vostro desiderio. >
    < Grazie...ehm...Nyla? >
    < Si pronuncia Naila. > Ovvio: mai una volta che azzecco un nome asari!
    < Nyla. > dice ad un tratto Eva < Ritiene che i miei vestiti mettano troppo in risalto i miei punti forti? >
    Ecco, essere accompagnati da un androide è garanzia di figuracce ma la gentile Nyla soprassiede con classe e riesce ad evadere la domanda.

    Il nostro tavolo era il più grande della sala e il Doctor Pepper, accompagnato da Miss Pepper, ci stava già aspettando.
    Mentre ci sediamo, Eva resta in fissa su un uomo seduto al tavolo accanto al nostro.
    E' un umano di fattezze asiatiche che, se non sbaglio, quella stessa mattina si era intrattenuto con la moichana tatuata che sarebbe stata un 8 abbondante ma raggiungeva a stento un 6.
    < Sakura... > sussurra Eva.
    Le stringo leggermente l'interno della coscia per farle distogliere lo sguardo fisso che sta mettendo in soggezione l'uomo.


     
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    Vanessa Castillo

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    L'uomo di nome Tetsuo l'aveva lasciata con molte più domande che risposte. A conti fatti... Vanessa aveva ottenuto ben poco.
    Guardò la foto che l'uomo le aveva lasciato, leggendo ciò che aveva scritto su di essa. Chi mai faceva foto in quel modo nel ventiduesimo secolo? E che diamine voleva da lei?

    «Lo hai già fatto scappare?»
    Wrond comparve vicino a lei e con lui Jek, ripescato dalla piscina e ancora con il suo costume addosso. Un vero miracolo.
    «Ho rimediato un appuntamento» dichiarò con sorpresa. Contrariamente al solito, non si era dovuta neanche impegnare, il che era decisamente strano.
    Mostrò ad entrambi la foto scattatole poco prima da Tetsuo.
    «Ho proprio una faccia da culo» commentò, lasciando che Wrond prendesse la foto per vederla meglio.
    «Tu faccia culo. Già»
    «Una di quelle da prendere a schiaffi... o a testate»
    «Faccia stupida»
    «Senza contare il naso! Guarda come pende storto.»
    «Naso da culo»
    «Ragazzi» li richiamò, «Mi lusingate troppo, state rischiando che vi porti a letto.»

    Il krogan sbuffò al suo commento e le riconsegnò la foto senza troppe cerimonie, rischiando quasi di farla finire in acqua.
    «Tu appuntamento?» le domandò Jek, ricordatosi della prima frase detta dalla donna.
    Vanessa finì il suo drink in un sorso, per poi annuire al compagno.
    «Ha parlato di una "collaborazione" e di "verificare di essere compatibili"»
    «E che diamine è? Un'asari?» domandò secco il krogan.
    La mercenaria alzò le spalle, non sapendo dare una risposta al suo quesito.
    «C'è di certo che se mi chiede di fare da modella, allora ha gli occhi coperti da prosciutto di varren» disse, facendo poi loro segno di voltarsi verso una direzione specifica.
    «Quella tipa è più adatta a quel ruolo.»

    Nel suo inseguimento di Jek per tutta la piscina, era stata brevemente distratta dall'arrivo di una donna con uno di quei tipici costumi da "non hai bisogno neanche di immaginare", seguita a ruota da quello che le sembrò (a prima vista) un amico... o anche il suo ragazzo.
    Fu in parte per colpa loro se prima Jek le sfuggì dalla vista, giusto il tempo per allontanarsi il più lontano da lei.

    «Avrebbe dovuto fare una foto a lei» dichiarò, alzandosi finalmente in piedi.
    «Tsk. Niente di che.»
    «Niente di che? Wrond? Ti devo portare dall'occ-»
    Il krogna non si preoccupò minimamente di lasciarla finire.
    «Non ho interesse per le umane.»
    «Essere deboli» aggiunse Jek, appoggiando la decisione dell'amico.
    Vanessa portò la mano con la foto all'altezza del proprio cuore.
    «Quindi i vostri rifiuti delle mie avances non erano perchè fossi io, ma proprio perchè sono umana! Il mio cuore si sente molto meglio.»
    «Tu avere cuore?» le chiese Jek, decisamente dubbioso delle parole di Vanessa. Quest'ultima lo colpì con la foto.
    «Certo! Secondo cassetto a destra, vicino alla mia Diplomazia.»
    In questo caso, Diplomazia era il nome della sua fidata pistola.

    Da lì a pochi minuti, il trio si diresse verso la camera condivisa, ognuno con i propri interessi e obiettivi sul come passare la giornata.
    Per Vanessa il motivo era semplice: avrebbe dovuto lavarsi e cambiarsi con dell'altro, per poi presentarsi allo strano appuntamento con Tetsuo.

    Il suo arrivo nel ristorante avvenne alle dodici e cinquantacinque spaccate. Il suo strano vizio di coincidere sempre con numeri pari a cinque o suoi multipli era sempre più forte di lei.
    Andò direttamente dalla caposala, un'asari con decisamente il quintuplo degli anni dell'umana. Le riferì il numero del posto e il nome di colui che aveva prenotato. Le fu indicato il tavolo, così da permetterle di orientarsi tra i tavoli.
    Ci mise ben cinque minuti tra l'attesa, la richiesta e l'individuazione del tavolo con Tetsuo già bello che seduto.

    «Già scelto cosa prendere?»
    Senza neanche salutare l'uomo, Vanessa si sedette alla sedia direttamente opposta a quella dello straniero.
    Vederli assieme a quel tavolo aveva dell'incredibile: tra abiti, portamento e aspetto... era come vedere il giorno e la notte.
    Vanessa guardò anch'ella il menù proposto dal ristorante, riconoscendo un paio di piatti tipici asari. Era fortunata su quel punto: lavorare al Blue Sirens le aveva permesso di imparare una moltitudine di insulti in quella lingua, ma anche di saper riconoscere diverse parole.
    «Se lei non è un biotico, richieda "senza Zero"» lo informò, continuando a scorrere la lista, «Le asari lo infilano ovunque. Sa... è per via della loro biologia o stronzate del genere.»

    «Salve! Avete già deciso cosa prendere?» una cameriera asari, praticamente spuntata dal nulla, si presentò al loro tavolo.
    «Per me...» fece scorrere nuovamente il menù, fino a trovare quello che aveva scelto. Tutto sommato era un semplice piatto a base di pesce di Thessia, ma si trattava di un menù asari: il 90% era composto da pietanze a base di pesce o crostacei.
    «Non sono capace di pronunciarlo, ma prendo questo.»
    «Con o senza Zero?»
    «Con» affermò sicura, facendo nuovamente scorrere il menù sulla lista delle bevande.
    «E una bottiglia di Illium Elite» aggiunse, ben conscia di preferire il vino a della semplice acqua.

     
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    Tetsuo Foster

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    "Già scelto cosa prendere?" gli chiese Vanessa toccandogli la spalla per richiamare la sua attenzione, poi si sedette al tavolo. Si presentò esattamente nella maniera che Tetsuo si aspettava. La donna non aveva optato per un abbigliamento più consono a un appuntamento di lavoro, era semplicemente sé stessa: canottiera e reggiseno sportivi, pantaloni all'altezza delle ginocchia e infradito di un colore che non avrebbe potuto descrivere. I suoi capelli, che ora erano puliti e liberi dal cloro, pendevano su un lato di quel volto struccato.
    Semplice e a modo suo bella. In un'altra vita, forse sarebbe stata il suo tipo.
    Alla sua domanda, sorrise e scosse la testa.
    La donna si accomodò davanti a lui. Il menu olografico copriva buona parte del suo busto e gli era difficile vedere le sue mani, ma sapeva che stessero sfogliando il menu freneticamente, quasi nervosamente. Non che ci fosse qualcosa per cui essere nervosi, probabilmente era solo il suo modo di muoversi.
    "Se lei non è un biotico, richieda 'senza Zero' " spiegò lei.
    "Grazie, del consiglio, ma non è la mia prima volta su Nevos. Beh, è la prima in questo albergo. Ah, per favore, diamoci del tu, ok?"
    Intanto la cameriera arrivò a prendere gli ordini. Saggiamente, Vanessa decise di lasciare che fosse l'Asari a leggere il nome della pietanza, ma il solo fatto che fosse stata in grado di capire quali fossero gli ingredienti fu per lui una sorpresa.
    "Io prendo il piatto del giorno, senza zero. Ah, e mi saluti Vezia quando va in cucina, le dispiace?" chiese lui sorridendo alla cameriera. Vezia era uno chef Nevosiano che faceva diversi turni in vari hotel della zona.
    "Sarebbe un piacere, signor Foster, ma purtroppo Vezia non è di turno oggi."
    Tetsuo sorrise e annuì, mentre la cameriera segnava le ultime cose sul suo datapad e li lasciò nuovamente alla loro privacy.

    "Allora, quali sono i vostri piani per questa vacanza? Non vorrete restare tutto il tempo in hotel, spero. Nevos è una tra le mete turistiche più ricche e varie del settore, se non della galassia."
    Mentre aspettavano l'arrivo dei piatti, pensò che fosse il caso di fare un po' di conversazione prima di arrivare al punto, e recuperare quanti più informazioni passivamente.
    La verità era che una coppia accanto al loro tavolo lo stava mettendo a disagio.
    "Come ho già detto, non è la mia prima volta qui. Se vuoi posso consigliarti un paio di posti divertenti per persone come voi. Beh, per persone in generale, ma probabilmente voi non siete tipi da musei e acquari."

    I piatti arrivarono contemporaneamente. Il famigerato piatto del giorno sembrava quasi una macedonia, sia dalla forma che dai colori, ma la consistenza degli ingredienti era quella della carne, o del pesce. Era questa grossa coppa di vetro colma di 'macedonia', posata su un piatto ricoperto di insalata blu.
    Il piatto scelto da Vanessa sembrava decisamente più invitante, sintomo del fatto che sapeva cosa stesse ordinando.
    La prima cosa che Tetsuo fece fu passare lo scanner del suo Factotum sul piatto. Dall'esterno sembrava stesse facendo una scansione chimica o qualche ricerca allergica, ma la verità era che stava postando la foto sul suo profilo Extragram.
    Poi, tenendo fede alle sue origini asiatiche, proseguì con l'assaggio utilizzando delle bacchette di legno.
    "Bon Appétit" annunciò, e partì all'assalto del piatto. Il primo cubetto dalla crosta violacea era sicuramente pesce, ed era sorprendentemente buono. Anche il secondo, stavolta verde, era pesce, e gli ricordava quasi il sapore del merluzzo. Ben presto scoprì che l'intero piatto era a base di pesce e che era effettivamente una macedonia, ma di vari pesci, crostacei e molluschi.

    Pranzò di gusto. A parte qualche commento, i due stettero in silenzio ad apprezzare l'ottima cucina del Palazzo Blu.
    Si pulì la bocca con il fazzoletto, lo posò ordinatamente e aprì il porta-fotocamera di Beck. Da una tasca secondaria tirò fuori un mazzetto di foto, e le passò a Vanessa.
    Ogni scatto mostrava momenti diversi della mattinata di quel bizzarro trio. Probabilmente sarebbe sembrata una cosa abbastanza inquietante, ma non gli importava: non era seduto lì per le buone maniere, e probabilmente neanche Vanessa era tipo da apprezzare le galanterie.
    "Sto scrivendo un libro, Vanessa. Cioè, tecnicamente non ho ancora iniziato. Vedi, sono venuto qui per vacanza, ma la verità è che mi annoio." Tirò fuori Beck dalla sua custodia "Sono un fotografo, se non si fosse capito. E' la mia vita, adoro immortalare ogni attimo, e amo mostrarlo alla gente. Tu ed i tuoi amici siete un lato della galassia che la gente tende ad ignorare, il lato spontaneo, quasi selvaggio, senza freni inibitori."
    Forse aveva già detto troppo. I due tizi del tavolo accanto continuavano a lanciare occhiate, e aveva abbastanza esperienza da sapere che non era mai una buona cosa.
    "Andiamo da un'altra parte." Consigliò mentre rimuoveva il tovagliolo da sopra le sue gambe.

     
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    Il Dottor Pepper e Miss Pepper sono decisamente persone divertenti e cordiali, si alternano nelle domande che rivolgono ora a me, ora ad Eva. Ascoltano attenti le risposte, ridono delle nostre battute e noi ridiamo delle loro. Beh...io più di Eva poichè il suo sense of humor non è ancora molto sviluppato in lei e spesso abbozza un semplice sorriso di circostanza quando non riesce a capire perchè gli altri stiano ridendo.
    Io, Eva e Jen avevamo escogitato un metodo infallibile per nascondere le molte lacune dell'androide agli occhi degli estranei: quando succedeva qualcosa che Eva non riusciva a comprendere, lì per lì adeguava il suo comportamento al nostro, immagazinava nel suo cervello positronico la situazione e in seguito, quando eravamo soli, le spiegavamo cosa era successo.
    Eva osservava tutto con curiosità poichè tutto per lei era fondamentalmente una novità; forse l'avevamo liberata troppo presto, ben prima che i tecnici che avrebbero dovuto sviluppare la sua conoscenza potessero terminare il proprio lavoro.
    Ma ormai quello che era fatto, era fatto.

    Il pranzo è buono, la compagnia ottima ma la mia attenzione si focalizza sempre di più sulla strana coppia che si è formata al tavolo accanto al nostro.
    Al tizio giapponese si è aggiunta la stessa donna della piscina, quella dai capelli orrendi ai quali si sono aggiunti anche dei vestiti orrendi! Di sicuro non era una di quelle persone che danno molto interesse a cosa pensano gli altri. Però...cazzo! Un minimo di dress code!
    Ma più che i suoi vestiti, è il contesto che suscita un prurito al mio istinto di detective.

    Quei due sembrano non conoscersi visto che per tutta la durata del pranzo si sono scambiati sì e no una decina di parole...e allora cosa ci fa un rispettabile umano in compagnia di quella che, ormai, io sono sicuro sia una mercenaria prezzolata? Una mercenaria che poteva contare sull'aiuto di un krogan e di un vorcha, due razze famose nella galassia per diplomazia e rettitudine morale.
    Senza contare il fare complottistico con cui i due si stavano relazionando.
    Il samurai prima aveva passato dei documenti alla donna e poi, quando aveva notato il mio sguardo, aveva invitato la donna ad allontanarsi come a volere terminare il loro discorso in un luogo più tranquillo.
    L'uomo, inoltre, aveva mostrato alla donna un oggetto che assomigliava in tutto e per tutto ad un arma...con tanto di mirino e canna telescopica.

    Cosa volevano fare quei due?
    Forse l'uomo stava assoldando i 3 mercenari per un omicidio mirato o come scorta privata per qualche losco affare che aveva in corso...o c'era in ballo un traffico di droga? Un attentato? Rapimento e riscatto?
    Una bomba. Quell'oggetto poteva essere una bomba...naaa...un hotel come questo è sicuramente dotato di bomb detector.
    La cosa puzza più del piatto di pesce che ho davanti a me! Devo seguire quei due prima di perderli di vista ma mi serve un valido motivo per mollare il Dottor Pepper e Miss Pepper.
    Ed è Eva a venirmi in soccorso involontariamente.
    Anche lei, come me, aveva passato buona parte del tempo a osservare la coppia. Credo che il suo interesse fosse più focalizzato sui tratti somatici dell'asiatico che tanto le ricordavano Sakura piuttosto che sui dettagli che avevano attirato la mia attenzione ma entrambi volevamo sapere di più sull'ultimo samurai e la sua compagna dai capelli orrendi.

    < Allen. > mi dice ad un tratto Eva appena i due si alzano dal tavolo < Non mi sento molto bene...ho...quella cosa che viene quando non digerisci. Allo stomaco. Quella che poi devi andare in bagno e mi devi tenere la fronte...l'abbiamo visto in quel film 19 giorni, 15 ore e 19 minuti fa... >
    Ammetto che quello era il peggiore diversivo a cui avessi mai assistito e anche le facce dei miei commensali sono piuttosto stupite. Anzi, sono talmente stupite che dal collo in su sembrano avere un enorme punto interrogativo al posto della testa. 19 giorni, 15 ore e 19 minuti fa non le avevo detto come si chiamava tutta la scena che aveva appena descritto.
    < Nausea...intendi un attacco di nausea... > mi affretto a dire alzandomi dalla sedia e prendendola per una mano.
    Ci congediamo educatamente dai nostri compagni di pranzo e velocemente ci mettiamo in scia della strana coppia.

    L'abbigliamento di Eva non è esattamente adeguato per un pedinamento o meglio, l'avvenenza di Eva non è per nulla adeguata a un pedinamento ma se ce la giochiamo bene, non avremmo avuto difficoltà a mescolarci tra gli ospiti dell'hotel e contemporaneamente non perdere di vista i due. Dirò di più: sarebbe stata Eva stessa il nostro ariete.
    I miei sospetti si infittiscono quando vedo i due in disparte, in un angolo della reception troppo appartato.

    < Mi serve il tuo aiuto. > dico ad Eva < Quei due stanno combinando qualcosa di losco e io sono pur sempre uno sbirro...uno sbirro in vacanza ma sempre sbirro. >
    < L'uomo che assomiglia a Sakura ha mostrato dei fogli con impresse delle immagini. > comincia a dire Eva, seria e compita < Immagini della donna. Dell'alieno con i denti aguzzi. E dell'alieno grosso. >
    Fotografie del trio di mercenari.
    Lo scenario cambiava prospettiva con questo dettaglio che mi era sfuggito.
    Possibile che l'uomo asiatico stesse ricattando i tre?
    Che avesse scoperto qualcosa che poteva metterli nei guai e ora volesse scambiare quelle informazioni per denaro? O magari con uno dei servizi che ogni mercenario è disposto a fare per denaro?
    Ok. Poteva avere senso ma allora il ninja si stava ficcando in un vero e proprio casino! Affrontare così, da solo, un branco di mercenari per ricattarli? Non sembrava essere esattamente nè Bruce Lee nè Blasto.
    Dovevo intervenire prima che la situazione sfuggisse di mano.

    < Dobbiamo avvicinarci di più. Sentire cosa si stanno dicendo. E dobbiamo farlo senza destare sospetti. > spiego veloce alla ragazza.
    Eva annuisce e comincia a squadrare l'ambiente. Passano una decina di secondi prima che apra la bocca.
    < 8 giorni, 3 ore e 47 minuti fa. Faremo come in quel film con le spie che mi ha fatto vedere Jenassa. Ci appoggeremo a quella colonna posta a 2 metri e 27 centimetri dalla posizione dell'uomo che assomiglia a Sakura. Tu mi bacerai. Io mi aggrapperò a te con le gambe. Mi dovrai dire che mi ami e dovrai guardare sempre e solo me. Infilerai una mano sotto al costume afferrando una delle mie ghiandole mammarie. La destra. Io ansimerò e ti dirò che ti amo. Nel frattempo ascolteremo. Forse proveranno imbarazzo. Gli umani provano imbarazzo quando assistono a queste cose ma non si allontaneranno. Agli umani piace guardare queste cose. >
    < Cioè...dovremmo fare finta di essere...ehm...tipo innamorati...no perchè...non so...tu mi piaci ma non ho mai baciato una come te...cioè tu mi piaci...molto...ma non vorrei approfittarne...e poi sei...ehm...come dire... > Merda! Mi sono incartato come al solito!
    Per fortuna Eva non è una ragazza come le altre < Tu mi vuoi bene Allen. Io voglio bene a te. Mi insegni. Mi proteggi. E mi guardi come fanno nei film. Non facciamo finta. Io sono la tua ragazza. >
    < Wow! Quindi...tu sai come si fa...quello che hai visto nel film di spie? >
    Eva annuisce < Jenassa mi ha insegnato. Abbiamo rifatto la scena del film di spie. 6 volte. Anche lei mi vuole bene. Ma lei mi guarda in modo diverso da te. Lei mi guarda come...lupo affamato. >
    Impiego circa 5 secondi a realizzare ciò che Eva mi sta dicendo e... < Cioè...tu e Jen avete... >
    < Sì. Ha tentato di unirsi con il mio cervello ma faceva male. L'ho scacciata. E' stato bello ma doloroso. Andiamo. Non resteranno lì per sempre. >
    Mentre mi conduce verso la colonna la mia mente è attraversata da un turbinio di pensieri che si accavallano ma uno in particolare sembra avere il sopravvento: quando torniamo a casa, devo assolutamente convincere il Guardone a darmi la registrazione del rifacimento della scena del film di spie!
    6 volte.
    Cazzo!


     
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    Vanessa Castillo

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    Quel tipo spuntato fuori dal nulla era sempre più strano agli occhi di Vanessa: egli affermava di essere già stato su Nevos, di conoscere già i vari posti turistici offerti dal pianeta. Al tempo stesso non era mai stato in quell'hotel, si era affidato alla scelta del "piatto del giorno" e sembrava conoscere uno degli chef.
    Di tutte le cose che le si potevano dire, "stupida" non rientrava tra i primi mille. C'erano fin troppi campanelli d'allarme belli che suonanti nella sua testa.
    Doveva giocare bene le sue poche carte e in base a quello capire dove mettere Tetsuo, se tra i "vivi utili" o tra gli "utili da morti".

    «Sai com'è... con un krogan e un vorcha al seguito bisogna adattarsi.»
    L'ultima volta che avevano deciso di andare in un posto "normale", come il teatro, erano finiti con il posto in fiamme, qualche attore con un morso da vorcha e un vecchietto morto di crepacuore. Un salarian, se non ricordava male.
    «Non nominare neanche gli acquari!» sbottò la donna, gesticolando con le mani un segno di "stop", «Per colpa di Wrond abbiamo un ordine restrittivo sulla Cittadella. Un turian dell'SSC lo ha beccato in uno dei laghetti del Presidium mentre cercava dei pesci per la cena.»
    Avevano dovuto ripescarlo con una specie di gru, mentre lei era stata costretta a sorbirsi tutta la rottura di scatole, la multa, la ramanzina e beccarsi pure il divieto di circolare troppo vicino a quel posto. Tutta per colpa di un krogan ingordo che aveva la sfortuna di conoscere.
    «E non preoccuparti, siamo due adulti e un vorcha che riesce a recitare mezzo alfabeto senza sbagliare, per divertirci non dobbiamo neanche impegnarci per trovarlo.»

    All'arrivo dei loro piatti la loro conversazione sembrò scemare per permettere ad entrambi di dedicarsi al cibo.
    Il piatto di Tetsuo aveva decisamente troppi vegetali blu per i gusti di Vanessa, decisamente poco amante di quella roba già di suo. Per sua fortuna era in grado di riconoscere qualche parola in croce, giusto il minimo per capire cosa evitare.
    Il suo piatto, invece, all'apparenza si presentava anche bene: una combinazione di carne tagliata a strisce, rosolata in qualche spezia, assieme a delle fette sottili di una pianta che per molti ricordava il bambù, anch'esse rosolate con qualche salsa dal colorito blu.
    Contrariamente al suo aspetto, quel piatto era una combinazione pericolosa di speziato, piccante e pieno di calorie; quest'ultime decisamente utili se eri un biotico che usava spesso le sue abilità.
    Vanessa aveva assaggiato quel piatto diversi anni fa, quando ancora lavorava al Blue Sirens come buttafuori. Una delle ragazze aveva la passione per la cucina e di tanto in tanto offriva i suoi tentativi ai colleghi.

    «¡Buen provecho!» rispose ella, poco dopo le sue parole.
    "Sarò vecchia io, ma che diamine doveva farci con il Factotum? Non ditemi una foto!" pensò la donna tra sé e sé. Non aveva mai capito il divertimento nel farlo, ma forse perchè non girava con una macchina fotografica come lui.
    Contrariamente alla sua personalità da roulette russa, Vanessa mangiava con apparente calma ma al tempo stesso sembrava reticente a farlo così pubblicamente. Era tesa, quasi sull'orlo di aggredire chiunque provasse ad avvicinarsi troppo. Il suo nervoso però scompariva ogniqualvolta prendeva del vino per berlo.
    Nella sua testa tutto sembrava decisamente più sveglio e sul piede di guerra, parte di lei era decisamente tentata di usare l'intera bottiglia di illium Elite e spaccarla alla coppia lì vicino, solo per aver osato guardare troppe volte in quella direzione, ma avrebbe sprecato del buon vino e la sua rabbia non sarebbe scemata. Senza contare che c'era un nuovo campanello nella sua testa, in merito a quel fastidioso duo.

    Finì di pranzare poco dopo Tetsuo che, sebbene si fosse preso il suo tempo nella degustazione del piatto, si era rivelato ben più veloce di lei nel concludere.
    Guardò con sospetto le foto che le presentò davanti: era abituata a vedersi comparire foto sue e dei suoi compagni, spesso accompagnate a informazioni o la cifra della taglia, ma non erano mai così ben definite. A conti fatti stavano presentando un potenziale pericolo, se fossero circolate fino ad arrivare alle mani dei cacciatori o di qualche suo nemico.. la sua vacanza sarebbe durata ben poco.
    L'ago della sua bilancia "vivi o "morti", con tanto di volto di Tetsuo ben stampato sulla punta, stava cominciando a puntare verso la seconda scelta.
    «Hai detto giusto: ignorare» disse con tono lapidario.
    Se quest'uomo era veramente un fotografo come affermava, quelle immagini avrebbero potuto davvero circolare ovunque.
    Vanessa non aggiunse molto e né commento la richiesta dell'asiatico di allontanarsi. Recuperò la bottiglia di vino non finita, dopotutto era tutto pagato ed era uno spreco lasciarla lì, per alzarsi dal tavolo.
    Badò poco alle parole di una delle cameriere, a Vanessa poco importò che si lamentassero per il "sequestro" della bottiglia o per altro, lasciando invece a Tetsuo risolvere quel problema.

    Fu lei invece a scegliere il "posto" dove poter parlare: vicino alla spiaggia c'erano delle attrazioni turistiche, giostre per la precisione. Il giorno prima ci avevano giusto portato Jek per farci un giro.
    Presero uno dei trasporti pubblici, anche se piuttosto affollati, per arrivare a quel posto. Distava appena dieci minuti dall'hotel in cui Vanessa alloggiava.
    Tra tutte le giostre lì presenti c'era anche quella che la donna preferiva di meno: la ruota panoramica, entusiasmante da distruggere e mettere a fuoco ma assai poco da usare per il classico divertimento. Il punto è che a loro serviva un posto sicuro per parlare e le classiche cabine con capienza da 2-3 persone erano perfette, meglio ancora se ad una quota massima di 193 piedi d'altezza.

    «Senhor Tetsuo... può andare bene? Non ci sono le classiche e romantiche due lune in vista, c'è il rischio di avere le vertigini già a sessanta piedi di altezza... ma almeno potrà dichiarare morte al Consiglio senza che nessuno lo sappia.»
    Vanessa guardò l'enorme giostra, ben illuminata persino a quell'ora. Si chiese quanto tempo avrebbe potuto impiegare per sganciarla e farla rotolare per le strade della città. Forse a fine vacanza lei e Jek potevano anche farlo prima di andar via.

     
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    Rischiamo di perderli per due volte mentre io ed Eva li pediniamo per mezza città. La prima volta, appena fuori dall'hotel a causa del rifacimento del film di spie che mi aveva decisamente distratto...forse ci avevamo messo troppo trasporto e così...beh...avevamo aggiunto alla scena anche qualche extra per la extended version.
    La seconda sull'affollato trasporto pubblico che se da un lato ci facilitava nel passare inosservati, dall'altro rendeva più difficile individuare i nostri obiettivi. Per fortuna Capelli Ribelli era abbastanza appariscente da essere difficile da perdere di vista.
    Durante il pedinamento, ho come l'impressione che la donna guardi per almeno due volte il giapponese soppesando mentalmente la sorte da riservargli ma sono troppo distante per capire se è davvero così o è una mia immaginazione.
    Resta comunque il fatto che la faccenda si sta facendo sempre più torbida...soprattutto quando i due raggiungono le giostre in riva al mare e decidono di salire sulla ruota panoramica.
    Ora.
    La ruota panoramica si prende solitamente per tre motivi: se hai dei figli particolarmente rompi palle che vogliono vedere la città dall'alto, se vuoi pomiciare con la tua ragazza e, terzo ma in questo caso molto adeguato alla situazione, se vuoi parlare a tu per tu con la sicurezza che nessuno ti ascolti.
    La loro mossa ci mette fuori gioco però: anche a riuscire a salire nella cabina successiva, non avremmo comunque potuto sentire i loro loschi piani.

    < Merda! > esclamo leggermente adirato < E ora che facciamo? >
    < Quella cosa che gira, cos'è? > domanda Eva indicando la giostra.
    < E' una ruota panoramica. Non è molto divertente ma esiste da quando esistono i parchi dei divertimenti. Quando sei in cima, puoi goderti il panorama. >
    Eva fissa la giostra in silenzio per alcuni secondi < E' inutile. > afferma convinta.
    < Non è divertente ma inutile non saprei. >
    < Oggi è inutile con le astroauto. Viaggiano più in alto. Possono andare ovunque. Il paesaggio è più vario. La ruota panoramica è inutile. >
    Ragionamento lineare e assolutamente inattaccabile. A volte Eva quasi mi spaventa per come riesce a ricavare conclusioni avendo a disposizione solo pochi dati.
    < Oooook...resta il fatto che loro ci stanno salendo e tanti saluti al nostro origliare. >
    Eva fissa ancora per alcuni secondi la ruota in silenzio e vedo i suoi occhi compiere piccoli ma veloci movimenti come se stesse calcolando qualcosa < Sone sesti in coda. Dovranno aspettare circa 382 secondi per prendere il loro guscio. La ruota impiega 363 secondi e 48 centesimi a compiere un giro. Dobbiamo aspettare 745 secondi prima che scendano. >
    < 745 secondi e 48 centesimi. > specifico con un sorriso.
    < 745 secondi e 48 centesimi. Aspettiamo. > annuisce lei convinta.
    Ma come diavolo fa?
    Possibile che il suo cervello sia così 'avanzato' da potere calcolare tempi e distanze con quel livello di precisione?
    Quali sono veramente le potenzialità di Eva?
    < Come fai ad essere sempre così precisa? > le domando lanciando un'occhiata all'orologio.
    Dobbiamo aspettare almeno 12 minuti, tanto vale che mi tolga qualche curiosità.
    < Io vedo. > dice prontamente con un'espressione che mi fa capire come quella risposta non la soddisfacesse < E' difficile da spiegare. Si aggiungono linee, numeri, segni strani quando osservo attentamente qualcosa. Si disegnano su quello che sto guardando e poi arriva il risultato. Mi spiace non essere d'aiuto. > aggiunge con quell'aria triste che mi fa sempre stringere il cuore.
    Io la prendo per la vita, rassicurante < Non fa niente. Ho capito più o meno cosa vuoi dire. > poi la guardo indagatore < C'è altro che riesci a fare? Intendo altre cose di questo tipo. >
    Lei annuisce soddisfatta < Se osservo attentamente un'azione poi posso replicarla. Migliorata nei gesti del corpo fino alla perfezione. >
    Figata!
    Io mi guardo attorno curioso in cerca di qualcosa con cui metterla alla prova. In un parco giochi ci sono parecchie attività che richiedono coordinazione e colpo d'occhio. Scarto il tiro a segno immaginando che avrebbe fatto centro ogni volta e scarto anche il gioco delle palline da fare entrare nei buchi fino a quando trovo esattamente quello che mi serve.

    < Hai mai dato un pugno, Eva? > annuisco complice indicandole il punching ball che è posto proprio a un passo dalla ruota panoramica.
    Lei fa no con la testa e nel frattempo si avvicina al gioco. < Jenassa mi ha insegnato alcune prese di sottomissione. Per i malintenzionati. Ma niente pugni. >

    Ci sono 3 coppie di ragazzi umani impegnati in quel momento alla macchina del punching ball, 3 ragazze e 3 ragazzi che a turno prendono a cazzotti la palla di gomma.
    Eva osserva la tecnica di tutti e 6, sempre con i suoi occhi che si muovono veloci e leggeri in ogni direzione poi fa due passi e tocca uno dei ragazzi sulla spalla.
    < Rifallo. Insegnami. > dice un po' fredda.
    Quello la guarda con una faccia da 'ma cosa vuole questa da me' e si mette a ridere con i suoi amici.
    Non capisco perchè abbia scelto proprio quello tra i 6 che, onestamente, non aveva poi fatto un gran punteggio. Io avrei scelto quello grosso che era riuscito ad arrivare a 879/999, per esempio.
    E infatti quello grosso si intromette tra Eva e il prescelto < Se vuoi ti insegno io...hai visto quanti punti ho fatto, no? > aggiunge soddisfatto.
    Ma Eva non è daccordo < No. Lui colpisce meglio. Non fa punti alti perchè ha il baricentro troppo spostato verso il basso. Ha le gambe corte. >
    Che figura di merda!
    In effetti il tizio non è ben proporzionato ma...cazzo! Un minimo di tatto!
    < Rifallo. > ordina Eva prima di incontrare il mio sguardo. Con un gesto della testa molto significativo, cerco di rimproverarla < Rifallo. Per favore. > aggiunge educata.

    Sarà stata la situazione vagamente surreale, sarà stato il fascino innegabile di Eva ma fatto sta che quello accetta.
    Sgancia la palla e BUM. Molla un bel cazzotto sotto gli occhi attenti di Eva.
    < Ancora. Per favore. >
    E quello. BUM!
    < Ancora. Per favore. >
    E di nuovo. BUM!

    < Mi stai costando una fortuna! > esclama il ragazzo dalle gambe corte al sesto cazzotto che tira al punching ball.
    < Basta così. Grazie per avermi insegnato. >
    Eva si piazza davanti alla macchina e io le pago il cazzotto con il mio factotum.
    Ormai attorno a noi si è creata una piccola folla di curiosi molto concentrata sulla scenetta che sta andando in onda. Del resto, non è da tutti i giorni trovarsi a tu per tu con una gran bella ragazza, vestita da escort e che si sta preparando a tirare un pugno al punching ball.
    Io, devo ammettere, sono estremamente curioso. Stando a quello che mi ha accennato Eva, il fatto di avere visto il COME si fa una cosa, la rendeva ora una esperta in quella cosa ovvero, avrebbe dovuto tirare un gran bel cazzotto. La mia curiosità era vedere a che punteggio sarebbe riuscita ad arrivare. Certo, Eva ha un gran bel fisico ma non è né altissima, né una campionessa di sollevamento pesi...anzi.

    Eva fissa un punto della palla e poi parte...io non perdo un suo movimento e anche se non sono un esperto di pugilato, quello che vedo va ben al di là della perfezione: è un movimento fluido, aggraziato, leggero e letale: quando le sue nocche impattano sulla palla non ho bisogno di guardare il punteggio.
    Prima vi è un generale OOOHH!!! sbigottito da parte della piccola folla che viene presto sostituito da un applauso convinto.

    < Come cazzo, di un cazzo...hai fatto? > esclama il ragazzo osservando il 999 che lampeggia sul display.
    < Ho imparato. Il mio baricentro è perfettamente posizionato. Il mio corpo è perfetto. Le mie gambe non sono corte. Grazie. > poi si rivolge a me < Allen. Tempo. Le nostre prede scenderanno tra 18 secondi. >
    Ho emozioni contrastanti in quel momento. Sono eccitato ma anche dannatamente spaventato...e il fatto che avesse chiamato 'prede' i nostri obiettivi, non so perchè, mi fa venire un brivido freddo lungo la schiena.


     
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    Tetsuo Foster

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    Ruota panoramica. Ovviamente. Aveva visto fin troppi film per non sapere come quel genere di cose andavano a finire... ma quella Vanessa non sembrava stupida, affatto. Probabilmente aveva già capito quale fosse l'offerta, o lo sospettava, e se non l'aveva ancora accoltellato con le sue stesse bacchette, evidentemente era interessata, o almeno incuriosita.

    La fila era lunga, e ci misero più di cinque minuti per arrivare alla sua testa. Le porte scorrevoli della cabina si aprirono e i due entrarono.
    Tetsuo cominciava ad essere nervoso. Provò a calmarsi guardando dalla finestra mentre salivano su e sempre più su, ma la verità era che la vista non era poi granchè. Certo, si vedeva tutta la città da un lato e tutta la costa dall'altro, ma... non era nulla di nuovo. Decise di fare comunque delle foto, perchè un lunapark e in particolar modo una ruota panoramica erano sempre ambientazioni suggestive ed efficaci per una foto.
    Dopo due o tre scatti, si rese conto che V iniziava a spazientirsi, e a ragione: l'aveva praticamente ignorata da quando avevano messo piede lì dentro. La donna doveva pensare che Tetsuo stesse cercando di guadagnare tempo, dato che non era stato esattamente un mago nel nascondere il suo nervosismo. Alla fine guardò le foto e decise che probabilmente le avrebbe scartate tutte. Erano scatti ben sopra la media, ma la sua ansia si era ripercossa sulla stabilità delle sue mani e, benchè la fotocamera avesse ovviato da sola al problema, Tetsuo vedeva nelle foto tante imperfezioni che una persona normale non avrebbe notato e che non ci sarebbero state con una presa ferma.
    Deluso, ripose la fotocamera e si mise a sedere sul sedile di fronte a quello di Vanessa.
    Meglio togliersi subito il dente.
    "Ascolta, voglio cercare di essere il più diretto possibile, dato che questa cosa si sta protraendo un po' troppo per le lunghe e ho bisogno di una risposta: voglio fare un set fotografico su di voi." Tetsuo mise le mani avanti "prima che mi accoltelli, so che la cosa vi metterebbe in pericolo, qualunque sia esattamente la vostra attività. Ma non pensi che se qualcuno avesse voluto uccidervi l'avrebbe già fatto? Non è che siate stati molto preoccupati di nascondervi nella folla. E poi... ci sono dei soldi in palio. Pago sempre i miei collaboratori quando li ingaggio per i set, e li pago bene. Cerca informazioni su di me su Extranet, e saprai quanto guadagnano i miei best-seller. Se decidi di accettare, non dovrete far altro che comportarvi come fareste sempre, solo che questa volta ci sarò io e vi scatterò delle foto".
    La ruota si fermò lasciando la loro cabina sospesa sul punto più alto del giro. Era normale che facesse così, serviva a dare l'occasione ai turisti di scattare le loro mediocri foto e far finta di non aver già visto quel panorama atterrando su Nevos qualche giorno prima. Era però anche l'occasione perfetta per Vanessa per fare a Tetsuo quello che probabilmente stava concretizzandosi sempre più nella sua testa.
    "Non devi rispondermi subito. Ti do un paio di giorni per decidere, poi eventualmente potremo metterci d'accordo per la paga."


     
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    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Alla fin fine aveva azzeccato: Tetsuo voleva altre foto, le quali avrebbero avuto una grossa probabilità di essere ridistribuite. Lei non aveva alcun potere sulle scelte di Wrond e Jek in merito a questa questione, per cui non si sarebbe azzardata a parlare anche per loro.
    A quanto diceva il fotografo, egli era famoso e le prometteva una buona paga. Vanessa avrebbe anche potuto prendere in considerazione l'idea, solo per quell'unico motivo, ma l'uomo continuava a sbagliare le sue carte.

    «Non ho di certo bisogno di un coltello per raggiungere il mio scopo.»
    Gli occhi grigi della donna si colorarono d'azzurro, mentre la mano destra della donna veniva ricoperta da un'aura dello stesso colore.
    L'azione che compì fu fulminea: attorno al collo dell'uomo si formò un cerchio dal colore bluastro, grande abbastanza per lasciarlo respirare. Con un comando della mano, il cerchio cominciò a stringersi poco a poco attorno al collo di Tetsuo.
    Vanessa vide i disperati tentativi dell'uomo di bloccare il tutto, il quale cercava invano di bloccare il soffocamento.

    «Tu non sai niente di me, nemmeno il mio nome, eppure...» la donna si portò più vicina a Tetsuo, bloccando momentaneamente il restringimento del cerchio. Il fotografo era ancora in grado di respirare, a fatica, ma poteva ancora farlo.
    «... vuoi comprarmi come tutti i tuoi "collaboratori"; senza neanche sapere chi sono!»
    Il viso di Vanessa si era portato più vicino a quello dell'uomo, bloccandogli la vista. L'altra mano libera della donna prese a circondarsi anch'essa di un'aura azzurra.
    «C'è molta arroganza nelle tue parole, Senhor Tetsuo. Credi davvero che io faccia le cose per puro caso? Non credi che io sappia quando passare inosservata e quando non? I soldi non sono sempre un tasto certo per avere tutto.»
    Gli occhi di Vanessa promettevano solamente morte, il suo volto non lasciava trasparire altro.

    Il cerchio biotico attorno al collo cominciò nuovamente a stringersi per alcuni secondi poi, com'era apparso, scomparì senza lasciare traccia e liberando Tetsuo da una possibile morte per soffocamento.
    L'enorme ruota riprese a girare proprio subito dopo, riprendendo il suo giro con tranquillità.
    Vanessa si distanziò dal fotografo, tornando al suo posto come se nulla fosse successo.
    «Ne parlerò con i miei compagni, non posso decidere per loro. Forse uno dei due accetterà la tua proposta.»
    La mercenaria era tornata esattamente come prima, ovvero come Tetsuo l'aveva incontrata poche ore prima, lasciando a se stesso il pover'uomo.
    «In cambio di ciò, dovrai dire a quei due tizi che ci hanno seguiti sin qui di smetterla, se tengono alla loro vita» gli comunicò, mentre guardava fuori ad uno dei finestrini dell'abitacolo, «O non sono con te?»

    La ruota panoramica finì il suo giro e con essa anche quello dei due umani. Vanessa uscì per prima dalla cabina, mentre Tetsuo ne uscì un po' spossato in volto. Entrambi si allontanarono dalla giostra per lasciare il passaggio al nuovo flusso di persone.
    Il tentativo di soffocamento di Vanessa non aveva lasciato alcun segno visibile, se non il permanente ricordo di cosa avrebbe potuto fare.

     
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    Allen McQueen

       Fazione: SSC
       Ruolo: Detective




    L'uomo che sta scendendo da quella ruota panoramica ha almeno tre tonalità in meno di colorito sul suo volto.
    Ci potevano essere varie spiegazioni tipo che l'uomo soffrisse di vertigini, che la rotazione gli avesse ripresentato il pesce di Thessia mangiato a pranzo oppure che si fosse preso un grande spavento.
    Io voto senza dubbi per la terza opzione...soprattutto perchè il volto della donna, invece, ha almeno tre tonalità di incazzatura in più rispetto a quando era salita.
    Qualunque cosa fosse successa là sopra, non faceva altro che aumentare i sospetti che ho su quei due.

    < Ok, Eva...interveniamo. > dico alla ragazza < Ti presenterò come mia collega, ok? Credi di riuscire a fingerti un poliziotto? >
    Eva annuisce convinta < Come nei film che mi hai fatto vedere? >
    < Esatto...andiamo! E se le cose si mettono male, usa il tuo Pugno Letale! >
    Beh...ho a disposizione Cassius Clay in versione femminile, tanto vale sfruttarla se serve.

    Andiamo a metterci proprio all'uscita della giostra e posiziono Eva di fianco a me, coprendo quasi la totalità della corsia d'uscita in modo tale che i due sarebbero stati costretti a fermarsi e infatti i due, quando ci arrivano di fronte, si fermano.
    Entrambi ci guardano interrogativi e scocciati, evidentemente il nostro pedinamento non era poi passato così inosservato.
    < Scusateci... > esordisco serio e professionale < ...io sono il detective SSC Allen McQueen e lei è la mia collega... >
    < Io sono Eva Adama. > dice Eva con la faccia da dura < Detective SSC Eva Adama. >
    < Ci spiace avervi dovuto seguire ma il vostro comportamento è stato piuttosto sospetto. Senza offesa per la "signora" ma anche il suo aspetto è sospetto: capelli sospetti, tatuaggi sospetti, portamento sospetto. E i suoi due amici? Molto sospetti! Il volto pallido e spaventato di questo signore? Sospettissimo! Va tutto bene, signore? La vedo un po' turbato. >
    Capelli Ribelli sta per dire qualcosa ma Eva la ferma subito con un gesto severo della mano < Il mio collega ha chiesto al signore. Quando parla con lui, parla con lui...quando dice 'chiudi quella cazzo di bocca', allora parla con te, capito? >
    Merda! Forse Eva sta leggermente esagerando nella parte del poliziotto e forse avrei dovuto specificare di fingersi uno dei poliziotti buoni che vede nei film, non uno di quelli cattivi!
    < Non fa nulla, detective Adama...la "signora" non accusata di nulla. > dico cercando di tamponare la situazione.

    Spero proprio di non essere costretto ad usare il Pugno Letale di Eva!
    Merda!


     
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    Tetsuo Foster

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Fotografo



    Ok, la sua visita alla ruota panoramica non era andata come sperava, ma di certo non poteva dirsi stupito. Terrorizzato però, quello sì.
    Non era la prima volta che qualcuno tentava di mandargli un messaggio di quel tipo, anche se di certo nessuno aveva mai usato i poteri biotici. Di solito si limitava a ricevere minacce da poco di buono associati a VIP o persone dalla vita privata compromettente.
    Uscì dalla cabina ansimando in cerca dell'aria perduta, ma nonostante lo spavento non avrebbe demorso. Probabilmente da fuori chiunque avrebbe pensato che Tetsuo desse poco valore alla sua stessa vita, e in parte era proprio così.

    Pensò alle ultime parole di Vanessa, quelle riguardanti la coppia che da ore li stava pedinando. Non li aveva mai visti prima di quella mattina in hotel, eppure quei tizi sembravano fin troppo interessati al loro appuntamento, come se sospettassero qualcosa.
    Com'era sospettabile, data l'impossibilità di seguirli dentro la cabina, Tetsuo e Vanessa vennero fermati dalla coppia a pochi metri dall'uscita.
    Iniziò a parlare l'uomo, rivelando la sua identità di detective e scusandosi per il comportamento ben poco rispettoso della privacy. Tetsuo sentiva accanto a sé la rabbia di Vanessa montare sempre più, e si rese conto che quello sarebbe stato un problema sia per i due detective, che per i suoi tentativi di convincerla a farsi scattare.
    Quando Vanessa tentò d'aprir bocca, forse per trovare una scusa o forse per inveire sulla coppia, venne interrotta dalla partner del detective che, con il suo fare strano almeno quanto il suo aspetto, inveì a sua volta contro la mercenaria.
    La tensione era così alta che si potevano quasi percepire le scintille, e non solo Tetsuo l'aveva notato, ma anche il detective McQueen, che provò a tamponare la situazione ponendo un freno alla sua compagna.
    Tetsuo aveva dei dubbi su chi dei due detective portasse i pantaloni, quindi pensò che fosse il caso di intervenire, sia per placare la tensione che per liberarsi una volta per tutte di quella seccatura.
    Spesso il modo migliore per cavarsela da quelle situazioni era dire la verità... Beh, almeno le mezze verità.
    "E' tutto ok, Detective Adama. Sono Tetsuo Foster e sono un fotografo." Spiegò l'uomo ai due detective, mentre dalla tasca del suo porta-fotocamera tirava fuori le foto fatte poco prima sulla ruota. "Lei è Vanessa, la mia assistente in prova, e mi ha aiutato a scattare queste foto per un album che pubblicherò a breve sulle meraviglie di Nevos. Soffro di vertigini, e durante queste riprese ho bisogno di qualcuno che mi impedisca di perdere i sensi e che abbia la mano ferma per scattare al posto mio."
    Tetsuo porse le foto al detective McQueen, così che potesse ammirarne la fattura. Un occhio normale di solito non nota le imperfezioni, ma in caso contrario... era pur sempre stata Vanessa a scattarle, secondo la sua storia.
    "Vogliate scusarci, adesso... Abbiamo un itinerario da seguire e ancora moltissime foto da scattare... A proposito!" Tirò fuori Beck e scattò una foto alla coppia. L'istantanea stampò immediatamente una copia e Tetsuo la regalò al detective Adama.

     
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    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Gli sbirri non le erano mai piaciuti, sin da quand'era piccola e prima che iniziasse la sua vita di sregolatezze.
    Erano sempre persone che usavano il semplice pretesto "ho un distintivo" o "io rappresento la legge" e altre cazzate del genere per mettersi al di sopra degli altri.
    Vanessa aveva ben capito che se messi in un angolo, denudati dei loro presunti poteri, con nessuna arma o difesa se non le proprie abilità... erano dei semplici sacchi di carne parlanti. Lo erano tutti. Si proclamavano esempi di rettitudine, ma non erano altro che degli idioti come tutti.

    Questi due poi... sembravano essere un'apoteosi di idiozia.
    Le mani della mercenaria fremevano dalla voglia di levare loro quegli sguardi di trionfo, di finto perbenismo. Voleva davvero farlo, era ad un passo dall'inscenare una rissa con questi due idioti dell'SSC.
    "Sempre pronti a dare problemi dove non ci sono, ma mai quando ci si ritrova in disgrazia."

    Sicuramente Tetsuo stava facendo del suo meglio per quella particolare situazione.
    La mercenaria non aveva nulla da ridire in merito alla sua scusa, ma forse non aveva mai avuto troppi problemi nella sua vita e per questo motivo stava agendo secondo il classico "spavento da divisa".

    «Fatemivedereilvostrodistintivo.»
    Vanessa parò così velocemente da non poter dare del tempo a nessuno dei presunti sbirri di farla tacere nuovamente.
    L'avevano sentita, certo che lo avevano fatto! Le loro facce parlavano chiaro: erano un misto di sorpresa, rabbia per la disobbedienza e confusione per capire cosa ella avesse appena detto.
    Quella Adama poteva minacciarla quanto voleva, ma ogni singola parola se la poteva ficcare dove non batteva il sole.

    «Se siete veramente dell'SSC, siete in borghese. E' mio diritto chiedere di farmi vedere il vostro distintivo.»
    Vanessa ne aveva sempre combinate di cotte e di crude, ma non era un'idiota che non si prendeva la briga di conoscere i suoi diritti. Era pur sempre "Il Furetto", un modo per scappare lo trovava sempre.
    Qui la legge poi era addirittura dalla sua parte! Che possibile scherzo del destino!
    Chiunque avesse un minimo di conoscenza delle leggi in merito alla polizia, sapeva che chiunque poteva spacciarsi da agente in borghese, per cui era diritto del cittadino richiedere un documento per esserne certi.
    Inoltre loro erano a Nevos, i poteri di uno sbirro dell'SSC si fermavano alla Cittadella.
    Poteva tirare loro un pugno "indiretto" su quei loro faccini puliti e presuntuosi.

    «Senhor Tetsuo lasciali perdere e non giustificarti con loro» ammonì V, simulando un tono di voce professionale, «Queste persone sono così superficiali da basarsi sull'aspetto fisico nel ventiduesimo secolo!»
    Il tizio di nome McQueen non doveva mai essere sceso in una delle tante città terrestri in rovina. Le baraccopoli sulla Terra erano rimaste al ventesimo secolo, piene di gente con un aspetto simile al suo o peggio.
    «Se siete dei veri sbirri, allora siete di quelli pessimi. Non avete nessun potere al di fuori della Cittadella, persino i bambini vorcha lo sanno.»

    V aveva perso sin troppo tempo con quelle cabeza de choto che pretendevano di fare il bello e il cattivo tempo a lei! A Vanessa "v" Castillo della "Il Furetto"!
    Per nulla interessata alle loro presunte minacce, V decise di levare l'ancora e di continuare a proseguire con la sua strada.
    «Senhor Tetsuo si muova, le meduse biotiche giganti assassine non aspettano i nostri comodi.»
    Per quanto avesse prima minacciato il fotografo, quello poteva diceva di poter pagare bene i suoi colleghi, una scappatoia dai due non poteva fargli male, no?
    «O forse sì? Dubito che qualcuno rifiuterebbe uno spuntino al sacco.»
    Aveva sentito parlare di quelle strane bestie da Jek, il vorcha sembrava piuttosto entusiasta di andarle a pescare e Wrond poteva o non poteva essere del suo stesso pensiero. Il tutto poteva anche essere considerato normale, se non usassero fucili a pompa per pescare e delle granate.

     
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