Vacanze a Nevos

Spazio esterno del Consiglio, Nebulosa di Athena, Nevos

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    Banshee

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    Allen McQueen

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    Se i criminali si potessero catalogare associandoli ai più comuni rompi coglioni interspecie, non sarebbe difficile trovar loro una categoria a cui appartenere.
    I ladri sono sicuramente come le zanzare: fastidiosi e che colpiscono a caso, guidati solo dalla loro sete di sangue ovvero denaro o beni materiali.
    I mafiosi assomigliano molto ai virus. Si insinuano nel corpo sano della società e lo colpiscono là dove è più debole.
    Serial killer e assassini sono squali. Letali, chirurgici e se ti mettono nel mirino…sei fottuto, amico!
    E poi ci sono i cacciatori di taglie. Loro sono semplicemente animali in caccia perché hanno fame, una fame insaziabile. E se tu, quando vedi un animale affamato, ti scansi o gli getti un pezzo di carne fresca, puoi stare sicuro che non ti toccherà.

    E’ proprio così che facciamo io ed Eva quando lo spettacolo ha inizio. Senza farci prendere dal panico, ci mettiamo in disparte e ci godiamo quello show fuori palinsesto.
    Che dire.
    Il Furetto e i suoi degni compari ci sapevano fare, eccome!
    In quattro e quattro, otto riescono a sbarazzarsi facilmente dei primi assalitori, facendo decisamente perdere mordente nei loro successivi nemici.

    Io e la mia dolce metà robotica, ci eravamo semplicemente scansati dal campo di battaglia e ci eravamo andati ad accomodare sulle sdraio poste a bordo piscina, all’ombra degli alberi piantati intorno alla vasca…io mi ero anche servito, sgraffignando una birra ghiacciata dalle scorte della festa che Tetsuo aveva organizzato con tanta attenzione.

    Mentre siamo lì, nell’ombra, a vedere cacciatori di taglie che muoiono come mosche, due di quei tagliagole si piazzano proprio a tre passi da noi, cominciando a discutere animatamente riguardo a chi spettasse il diritto di incassare la taglia del Furetto.
    Uno dei due è un batarian grande e grosso armato, fin sopra ai capelli che non ha, con fucili, pistole e lame di ogni tipo; l’altro è un’asari che, giocando in casa, ritiene di avere la precedenza per diritto di nascita.

    < Il Furetto è nostro! > dice l’asari con un ringhio < I miei sono stati i primi a trovarla! Spetta a noi portare a termine il lavoro! >
    < Voi l’avrete anche trovata per prima ma è stato uno dei miei a ferirla. > replica serafico il batarian < Non metterti in mezzo Sarissa! >
    L’asari, con uno scatto serpentino, punta la sua pistola proprio in mezzo alla fronte del batarian < Scordatelo, Terk! I 227 sacchi sono miei! MIEI! Hai capito? >
    L’altro, senza perdere il suo fare pacifico, le ride in faccia < Mi punti una pistola in faccia ma non ti accorgi del coltello che può aprirti in due dalla fica su fino alla gola? Il Furetto ti mangerà come una caramella gommosa! Lascia che ci pensino i professionisti a lei. >

    Devo ammettere che i due sono piuttosto spassosi ma Eva non la pensa come me. Credo che il suo cervello super intelligente avesse analizzato la situazione da almeno 32 punti di vista differenti e avesse capito esattamente che né l’asari, né il batarian con i loro uomini avrebbero potuto avere la meglio su V e la sua squadra.
    Eva si alza dalla sdraio, esce dall’ombra e si va a piazzare a fianco dei due.
    Non scorderò mai la faccia che quei tizi fecero quando Eva cominciò a parlare.

    < Da quello che vedo, è più probabile che voi e i vostri uomini siate cadaveri nei prossimi 3 minuti. > dice seria fissandoli negli occhi.
    < E tu chi cazzo sei? > domanda il batarian con tutti e 4 gli occhi strabuzzati.
    < Noi, tecnicamente, siamo quelli che vi hanno chiamato. > dico andando ad affiancare ad Eva.
    E’ strano. Con Eva al mio fianco, mi sento praticamente invincibile. Lei si comporta come se sapesse esattamente cosa dire e cosa fare. Come prima, con la receptionist asari. Lo schiaffo non era stato una violenza gratuita ma ciò che serviva a quella asari in quel momento.
    < Voi sareste i soffia di Britta? > domanda supponente l’asari che, però, abbassa la pistola imitata dal batarian che ritira il suo pugnale.
    < Non c’è tempo per le domande. > replica Eva astiosa < Tra meno di 4 minuti questo hotel pullulerà di poliziotti, squadre speciali e probabilmente anche commando asari. Il vostro effetto sorpresa è saltato e ora il Furetto e i suoi sono all’erta ma, soprattutto, sono troppo forti sia per l’uno che per l’altra. Dovete andarvene. Subito. Voi due e i vostri uomini. >
    Il batarian scambia un’occhiata incredula con l’asari prima di rispondere < Dolcezza, non mi sono fatto 5 parsec in un giorno per tornare a casa a mani vuote. >
    < Non è quello che ho detto. > risponde Eva senza emozioni < Non tornerete a casa a mani vuote se farete esattamente quello che vi dico. Le sentite? > domanda portandosi un dito all’orecchio.
    Inizialmente non si sente nulla a causa degli spari che provengono dall’hotel ma poi, sempre più distintamente, sento un suono famigliare prima, lontano e poi, sempre più vicino.
    < E’ la polizia. Direi che vi restano circa due minuti. > spiego loro saccente.
    < Fra due ore al Varren Allucinato. Se volete il vostro pezzo di carne, non mancate. > dice Eva con una convinzione che farebbe cedere chiunque.
    Vedo chiaramente nei loro occhi, la battaglia che sta avvenendo nel loro cervello. Stanno pensando che noi due siamo per lo meno svitati ma la convinzione con cui Eva parla e la calma che mi pervade alla fine hanno la meglio.
    < Va bene, dolcezza. Ma se ci fregate, sarete voi a dovervi guardare le spalle! > dice il batarian puntandoci addosso l’indice un attimo prima di sparire nel nulla.
    < Vale anche per me. > ribadisce l’asari imitando il suo collega.

    Anche io ed Eva evaporiamo prima che arrivino le forze dell’ordine a blindare l’hotel.
    Mentre ci dirigiamo verso il Varren Allucinato, Eva mi mette al corrente della bozza del suo piano e, benchè prevedesse l’infrazione di almeno 27 leggi di cui almeno 3 prevedevano una pena da 30 anni di reclusione all’ergastolo, la cosa mi lascia del tutto indifferente.
    Per tutta la vita ho cercato di seguire la legge esattamente come ho provato a farla rispettare. Il premio per i miei sforzi? Rimproveri, lavate di capo, degradazioni, umiliazioni.
    E ora Eva mi dava l’opportunità di avere la mia rivincita, non volevo certo farmela sfuggire.

    I due cacciatori di taglie sono già seduti a un tavolo d’angolo quando entriamo. Non si rivolgono la parola ed entrambi fissano il loro cocktail con uno sguardo di fuoco.
    < Sarissa e Terk, giusto? > dico mentre prendo posto con Eva al loro tavolo.
    < Già. Voi sapete chi siamo noi ma noi non sappiamo chi siete voi. Non è strano? > replica il batarian sospettoso.
    < Buon udito. > mi giustifico stringendomi nelle spalle < Io sono Allen e lei è Eva. Se proprio ci tieni a saperlo, io sono uno sbirro mentre lei è…una collega freelance. Contento? >
    L’alieno annuisce anche se alla parola ‘sbirro’ a momenti si ingozza con il cocktail.
    < Quindi? Il nostro pezzo di carne? > incalza Sarissa sulle spine.
    < Con calma. Prima le cose importanti. A lei servono dati per analizzare le situazioni. Su quanti uomini potete contare? >

    Vado avanti con le domande per un pezzo.
    Quanti uomini, quante armi, che tipo di soldati. Biotici ne avete? E krogan? No? Magari un drell. Un drell lo avete? Bene. Cecchini?
    Eva ascolta in silenzio e intanto elabora poi, quando è soddisfatta, spiega esattamente ai due come portarsi a casa il loro pezzo di carne.
    < Da soli, voi due, non potrete mai mettere le mani sul Furetto. Le vostre squadre, da sole, non bastano per un attacco frontale. > comincia a spiegare dettagliatamente < Lei ha un krogan e un vorcha senza contare che è un’ottima biotica. Se invece unirete i vostri sforzi, allora potreste farcela. >
    < Un momento! > la interrompe il batarian < 227 sacchi sono troppo pochi per unire le forze. Non guadagneremmo abbastanza da giustificare il rischio. >
    Eva lo fulmina con lo sguardo < Ti sembra che abbia finito di parlare? > gli domanda severa, azzittendolo. < Lo so che 227.000 crediti non varrebbero la pena. Ma se ai 227.000 crediti se ne aggiungessero altri 300.000? Non basterebbero per tutti? >
    I due alieni si guardano di sottecchi < Spiega come. > dice l’asari interessata.
    < Ascoltate attentamente. I sei che avete visto questa sera non sono tutti mercenari o combattenti. Uno di loro è un fotografo molto ricco e ha un’assistente: una ragazza asiatica...ovvero con il taglio degli occhi allungato, se non lo sapeste. Loro due sono innocui ed è proprio loro che dovrete colpire per arrivare al Furetto. >
    < Continua. >
    < Rapite la ragazza asiatica e chiedete un riscatto al fotografo. 300.000 crediti saranno sufficienti. Sarà facile farla sparire, io ed Allen vi forniremo supporto ma ricordate: non dovrete torcere un capello né alla ragazza, né al fotografo. E’ chiaro? >
    I due annuiscono ma non sembrano molto convinti < Ok. E come acchiappiamo il Furetto? > domanda Sarissa.
    < Tetsuo, dopo il rapimento, sarà sconvolto. Si rivolgerà alla polizia, ovviamente, ma quando voi gli manderete un ‘pezzo’ della sua assistente, quello perderà la testa… >
    < Hai detto che non dobbiamo torcere… >
    Eva picchiò violentemente un pugno sul tavolo < Infatti non ci sarà bisogno di farla soffrire. 8 centimetri quadrati di epidermide saranno più che sufficienti per la prova del DNA. Glieli asporterete sotto anestesia poi le darete subito un medigel, quando si sveglierà, non saprà neanche che cosa è successo. >
    Con uno sguardo, invito i due alieni ad evitare ulteriori interruzioni e quelli annuiscono.
    < Quando riceverà il macabro regalo, Tetsuo si rivolgerà al Furetto per avere indietro la sua preziosa assistente. Pagherà lei e i suoi mercenari per darvi la caccia e il Furetto accetterà, per la giusta somma. A quel punto, però, voi sarete in vantaggio: sceglierete il campo di battaglia e saprete ogni mossa del Furetto in anticipo. >
    < Aspetta. Come faremo a saperlo? > domanda Sarissa confusa.
    < Questa è la parte del piano che riguarda noi due. > spiego all’asari < Io sono uno sbirro, ricordi? Ci avvicineremo a Tetsuo con la scusa del rapimento, gli faremo credere di volerlo aiutare e, con il cuore gonfio di buoni propositi e gli occhi umidi, ci offriremo di accompagnare il Furetto e i suoi stronzissimi amici nella loro missione di recupero. >
    < Ve li porteremo dritti in bocca e avrete il vostro pezzo di carne. >

    Il piano di Eva, si interrompe qui.
    O meglio, la prima parte del piano.
    Meglio evitare di dire a Sarissa e Terk che, nell’elenco dei caduti di quella futura battaglia, figureranno sia loro che i loro uomini…non credete?


     
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    Vanessa Castillo

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       Ruolo: Mercenaria



    Vanessa era ben oltre la capacità di protestare su quello che stava accadendo. La sua attuale situazione non era di certo delle migliori.
    Capì di essere stata presa e trascinata via lontano da quel casino o almeno era questa l'intenzione. Aveva riconosciuto la voce di chi la stava portando via, questo le bastò per capire di non essere stata presa dalle persone sbagliate.

    «Le munizioni andranno bene.» commentò a stento, troppo affaticata dalla sua situazione fisica, «Potrebbero servirne un po'.»
    Se non per lei, almeno per i suoi due colleghi e per gli altri. Aveva provato a sistemare da sola quella situazione, ma ogni volta che ne eliminava uno, ne arrivavano tre a sostituirlo.
    Se avesse trovato il responsabile (o i responsabili) di tutto ciò, avrebbe fatto in modo di far mangiare i suoi stessi denti, prima di toglierlo definitivamente dalla circolazione. Si poteva dire molte cose su di lei, una tra queste era il fatto che fosse vendicativa.

    Si lasciò trasportare verso una delle due stanze proposte, lasciando a Wrond e a Matt la possibilità di togliere di mezzo gli ostacoli. Di tanto in tanto poteva udire bene le urla rabbiose del krogan.
    Non aveva forza per continuare a combattere, era stanca e piena di ferite, senza contare che non riusciva più a richiamare a sé i suoi poteri. Li aveva usati per troppo tempo e, senza qualcosa che l'aiutasse a sopperire il problema, V si sarebbe trovata "depotenziata" per un po'. Ecco il suo problema: era vincolata da un tempo di utilizzo e di una certa quantità. Non seguiva le regole? Il suo corpo ne risentiva, sia durante il blocco che nella fase successiva.
    Vanessa sapeva che non era sempre stato così per lei, ma questi erano i lasciti del tempo in cui aveva passato come "cavia" per i primi gruppi di studio sui biotici umani. Non tutti erano stati lasciati nelle mani dell'Alleanza, ancor meno quelli ritenuti al limite dell'etico.

    Jek e Tetsuo riuscirono a portarla in una delle stanze e, a fatica, la fecero stendere.
    Vanessa, per quanto mal messa, poté sentire il vorcha agitarsi e abbandonarla per cercare qualcosa, il tutto nella sua tipica fretta confusionaria.
    «MEDIKIT. DOVE ESSERE?» quasi urlò per porre quella domanda.
    Tetsuo sembrava essere rimasto lì con lei, ma anch'egli sembrava agitato. Per via del primo soccorso ricevuto, Vanessa si sentiva un po' intontita per l'effetto delle cure (forse mischiato agli ultimi residui della droga in circolo), per cui non capì bene il perchè dell'uomo.
    La mercenaria di certo sapeva solo che la situazione poteva solamente che degenerare, dopo i cacciatori di taglie sarebbero spuntati pure i piedipiatti e chissà quale altra stronzata simile.
    In sé pregava solo che non spuntasse qualche Justicar dal nulla, dopotutto erano in territorio asari. In quelle sue condizioni Vanessa sapeva che non avrebbe avuto chissà quali possibilità di farcela in uno scontro, anche solo per una fuga.

     
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    Tetsuo Foster

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Fotografo



    Nonostante fossero in due, trasportare Vanessa si rivelò più faticoso del previsto, dato che la donna si reggeva a stento in piedi ed era praticamente un peso morto.
    Tetsuo si accorse di Akane solo quando la ragazza li sorpassò per ispezionare i bivi di fronte a loro.
    "Via libera" commentò la donna, e solo allora Tetsuo notò l'oggetto che lei stringeva tra le mani.
    "Akane, cazzo! Dove l'hai presa quella?!" le chiese soffocando il grido.
    "Me l'ha data Wrond. Perchè?"
    "Perchè? Perchè, mi chiedi? Cazzo Akane, hai tra le mani una Carnifex e mi chiedi perchè?! Ma poi sai usarla?"
    "Ho fatto una simulazione all'Armax Arena, una volta." confermò lei convinta, come se avesse intrapreso un addestramento militare avanzato. Tetsuo si portò la mano libera alla fronte. Una volta liberatosi del peso di Vanessa le avrebbe tolto quella pistola.

    Akane sembrava fin troppo a suo agio con un'arma tra le mani e in quella situazione disastrosa. Si muoveva come se fosse all'interno di un film di spionaggio, e Tetsuo la conosceva abbastanza bene da capire che fosse completamente immersa nella sua vena creativa. Avrebbe adorato trascrivere quella notte su carta.
    Una volta raggiunto l'atrio, lei fece per chiamare l'ascensore, ma Tetsuo pensò che fosse una pessima idea: era possibile che i mercenari si aspettassero che qualcuno salisse da lì, e sarebbero stati un bersaglio facile.
    Così presero le scale. Cinque interminabili rampe.
    Fortunatamente, la difesa degli altri si stava rivelando efficace, e nessun mercenario aveva ancora raggiunto il quinto piano. Affidò Vanessa ad Akane, ed aprì la porta della stanza di Matt con la chiave elettronica che l'uomo gli aveva affidato. L'umana e il Vorcha scortarono dentro V, mentre Tetsuo si chiudeva la porta alle spalle.
    Si guardò un po' attorno, e individuò un paio di mobili da mettere davanti alla porta: optò per spostare un grosso armadio troppo pesante per contenere vestiti.
    Si sedette sul letto accanto a Vanessa. Con una mano sulla fronte le misurò la temperatura: aveva la febbre, forse per i medicinali, forse per altro.
    "MEDIKIT, DOVE ESSERE?" urlò Jek, mentre lui e Akane lo cercavano svuotando qualsiasi cassetto nella stanza. L'armadio pesante si rivelò il posto dov'erano nascoste le armi accennate da Matthew, ma il medikit non era lì.
    Tetsuo lasciò un attimo il giaciglio e si recò in bagno. Tornò pochi attimi dopo con due pezze bagnate.
    La prima gliela passò sul viso: nella sua condizione, ingerire del sangue alieno sarebbe potuto essere alquanto spiacevole, specialmente se sangue destro-ammino.
    La seconda la ripiegò e la posò sulla sua fronte. L'acqua che impregnava la pezza era abbastanza fredda, e avrebbe attenuato il salire della febbre.
    "Allora, questo medi-kit?" Chiese l'uomo, terminata l'applicazione di quel rimedio temporaneo.
    Pochi attimi dopo, rispose Akane dalla cucina "Trovato! Era tra due scatole di cereali. Questo Matt ha dei gusti strani... chi mischierebbe mai Blast-Oh's e fiocchi d'avena?"
    "Akane!"
    "Arrivo, arrivo..."
    Dopo una veloce occhiata, Tetsuo notò diversi fori sui vestiti impregnati di sangue della donna. Non era solo sangue alieno, quello.
    Fece per sfilarle la maglietta, ma uno scappellotto di Akane lo fermò prima che potesse rivelare un millimetro di carne.
    "Hai finito, qui, lascia fare a me." intimò lei, spingendolo per farlo allontanare dal letto.
    "Akane, lo sai che..."
    "Lo so e non m'importa. Ora sciò, tutti e due!"
    I due uomini si spostarono in cucina, mentre Akane applicava le cure del medi-kit.

     
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    Roler duerighista

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    El triangolo delle bevude (TS)

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    Matthew Gunnarsson

    Fazione: Alleanza
    Ruolo: Sergente

    Citazione: Ogni Marine è un fuciliere, ogni Marine è a 0G
    Gli altri stavano portando dentro V, lui e Wrond erano rimasti indietro per coprire il gruppo. Diede la sua chiave magnetica a Tetsuo dopo avergli detto il numero della stanza. I mercenari erano numerosi ma sostenibili, professionisti ma approssimativi, tant'è che in due riuscivano perfettamente a tenerli a bada. Dei due umani comparsi poco prima dello schianto di Vanessa non c'era traccia, Matt sperò stessero bene ma non intendeva sincerarsene nell'immediato futuro. Una volta che furono arrivati al quinto piano Matt disse Wrond! Tieni la posizione, torno subito! E non rovinarmi la pistola! Il Krogan capì al volo e si voltò per prendere al volo l'arma che Matt gli aveva lanciato. L'umano scattò ed in pochi secondi fu davanti alla porta della sua stanza. Bussò forte dicendo Sono Matt! Una vecchietta Salarian si affacciò e Matt subito le infilò No! Rimanga dentro signora Golub! Dei mercenari stanno attaccando l'edificio subito la vecchina tornò dentro, chiudendo a chiave la porta. In quell' istante Jek aprì e Matthew si fiondò dentro Perché c'hai messo tanto, Jek?! Ma non ascoltò la risposta. Andò all'armadio ed estrasse il borsone, mettendolo sul tavolo. Premette un tasto e disse Gunnarsson. Whiskey, Tango, Foxtrot Subito una voce profonda come quella del factotum rispose Affermativo, Sergente Un cassettino uscì dal fondo del borsone e Matt ne trasse due scudi, lanciandone un terzo a Jek. Si tolse gli indumenti superiori in pochi secondi, rimanendo in maglietta ed in altrettanti pochi secondi mise la giacca della divisa con gli inserti magnetici. Dell'armadio trasse il Mattock ed un M-11 Wraith. Fece cenno al Vorcha di armarsi e poi disse Tetsuo, il borsone ha un factotum integrato ed è completamente attivato, puoi ricavarci scudi per tutti e clip termiche. Dopodiché si voltò e tornò fuori, chiudendosi la porta alle spalle. Tornò di corsa da Wrond e vide che il numero di cadaveri era aumentato Wrond! attirò la sua attenzione per poi passargli il fucile a pompa ed uno scudo, mentre il Krogan gli restituiva la pistola A breve ci sarà la polizia qui, torniamo alla camera Non appena ebbe finito di parlare altri mercenari spuntarono in fondo alle scale solo per essere falcidiati dal fuoco di fila dei due. La coppia tornò indietro ed una volta dentro sbarrarono la porta con un armadio. Matt si avvicinò ad Akane e chiese se le servisse aiuto ma la donna lo scacciò in malo modo. Decise di non interferire con le sue medicazioni e si limitò a chiudere gli scuri sul terrazzino ed a tutte le finestre tramite l'apposito comando nel sistema della camera. Ora dovevano attendere una sirena



     
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    Allen McQueen

       Fazione: SSC
       Ruolo: Detective




    Quando rientriamo dal nostro incontro clandestino, il nostro Hotel è ormai totalmente circondato dalle forze dell'ordine asari.
    I numerosi lampeggianti blu delle auto della polizia illuminano la notte tetra, in un preludio del'imminente alba.
    I nastri gialli stesi lungo il perimetro dell'hotel sono piantonati a intervalli regolari da agenti mentre intravvedo le forze speciali armate fino ai denti che entrano ed escono dallo stabile. La battaglia doveva essere finita da un pezzo ormai e il personale medico sta già raccogliendo i morti e i feriti che vengono caricati sulle ambulanze che partono veloci e con le sirene accese verso l'ospedale più vicino.

    Io ed Eva ci presentiamo a uno degli agenti di piantone, una deliziosa giovane asari che, molto professionalmente, raccoglie le nostre generalità. Io mostro il mio tesserino di detective dell'SSC e quella, in un attimo, cambia atteggiamento diventando meno formale per poi guidarci verso un'altra asari dalla faccia da dura che sembra essere la responsabile di quell'operazione; se ne sta appoggiata con le mani sul cofano di un'auto su cui è posto un proiettore olografico che mostra la planimetria dell'hotel, attorno a lei altre asari in tenuta antisommossa e con i fucili carichi, ascoltano attentamente le sue istruzioni.
    < ...ormai abbiamo quasi finito e poi si torna tutti a casa. Tenente Deneris, prendi 6 agenti e controlla dal seminterrato al 6° piano: camera per camera. Tenente Ryla, stessa cosa dal 7° all'ultimo piano. Tu invece, caporale, portami qua quei tizi che hanno combinato questo macello. >
    La notra deliziosa agente accompagnatrice aspetta educatamente che il capo missione sia lasciato solo prima di disturbarla e presentarci a lei.
    Il comandante viene verso di noi tendendo la mano in modo amichevole < Kira mi ha detto che sei dell'SSC e che alloggi nell'hotel. > dice stringendomi calorosamente la mano < Io sono il Capitano T'reis. >
    < Allen McQueen, detective. Lei invece è Eva, la mia accompagnatrice. >
    < Allora, detective, può aiutarmi a capire cosa è successo qui? > domanda accigliata < Ho 18 più o meno noti cacciatori di taglie morti e una decina di feriti. Fortunatamente non ci sono state perdite tra gli ospiti dell'hotel soprattutto perchè alcuni degli ospiti hanno opposto resistenza...forte resistenza. > aggiunge indicando alle sue spalle, rivolta verso un'ambulanza dove Tetsuo e gli altri venivano accuditi. < Potrebbe dirmi qualcosa di più? >
    < Forse. Gli ospiti che hanno opposto resistenza, sapete chi sono? >
    < Un fotografo e la sua assistente, un marine dell'Alleanza e 3 non meglio identificati avventori che risultano puliti. Una civile ci ha quasi lasciato le penne in questo agguato. Noi crediamo che i cacciatori fossero qui per il marine. >
    Un marine dell'Alleanza. Perchè diavolo un marine dell'Alleanza stava aiutando un branco di manigoldi?
    < Ad essere sincero, noi eravamo presenti quando l'attacco è iniziato. Non puntavano il marine. >
    L'asari annuisce < E perchè non avete chiamato la polizia? > domanda indispettita.
    < Capitano, da quello che ho visto, sapevate benissimo da un pezzo quello che stava succedendo. Se non sbaglio, la battaglia non è iniziata qui ma in città. I cacciatori di taglie non volevano colpire questo hotel ma un ospite di questo hotel. > replico indicando il flyer con cui Vanessa aveva fatto la sua trionfale entrata.
    Il Capitano T'reis fa un cenno verso Kira, l'agente che ci aveva accompagnato da lei, per richiamarla vicino a se prima di rivolgermi di nuovo la parola. < Ok. Racconta tutto dall'inizio. >
    < Verso le 3.00 di notte io ed Eva siamo scesi poichè, a bordo piscina, quei 6 avevano deciso di fare una festicciola un po' troppo rumorosa. Appena arrivati, un flyer ha sfondato le recinzioni: era guidato da quella ragazza. > spiego indicando V, distesa su una barella < Era ferita. Il vorcha e il krogan l'hanno soccorsa aiutati dal marine. Poi sono cominciati ad arrivare gli assalitori. >
    < Che atteggiamento avevano gli assalitori? > domanda l'asari < Sei proprio sicuro non puntassero al membro dell'Alleanza? >
    < I cacciatori di taglie volevano la ragazza e i due alieni; il marine e gli altri due sono rimasti coinvolti poichè hanno deciso di aiutarli. >
    < E voi due? >
    < Inizialmente, ci siamo tenuti in disparte poi quando la battaglia si è spostata all'interno dell'hotel, ce la siamo filata. > l'asari mi guarda con disappunto forse stava pensando che, in quanto polizziotto, avrei dovuto fare qualcosa < Eravamo disarmati e non volevo mettere in pericolo Eva. > mi giustifico molto convincente < Appena abbiamo sentito le sirene, abbiamo preferito lasciare l'hotel e tornare quando le acque si fossero calmate. Non avrei potuto fare molto, capitano e, soprattutto, non ritenevo i cacciatori di taglie un pericolo se non per i loro obiettivi. >
    < Come puoi esserne sicuro? >
    < Perchè i cacciatori di taglie ci sono sfilati accanto senza degnarci di uno sguardo. Volevano la ragazza, niente altro. >
    Il capitano T'reis non sembra essere convinta della mia giustificazione, in un angolo della sua mente doveva stare pensando che, a prescindere dalla valutazione tattica della situazione, io avrei dovuto comunque intervenire.
    Ecco perchè ora sono io a farle una domanda < Capitano, lei è mai stata presa di mira da cacciatori di taglie? >
    < No. Ovvio che no. >
    < Neanche io, neanche Eva e credo che il discorso valga per chiunque in quell'hotel. Si guardi intorno: 18 morti e una decina di feriti. Io ho visto in azione sia il vorcha che il krogan: quelli sono soldati. O non si spiega come un marine da solo abbia potuto fare questo casino. Quei 3 non sono semplici avventori e se dei cacciatori di taglie hanno deciso di attaccare un hotel, significa che la taglia su quei 3 valeva il rischio. >
    L'asari lancia un'occhiata al gruppetto vicino all'ambulanza < Agente. > dice rivolgendosi a Kira < Confischi i documenti a tutti e 6 e li porti in centrale per interrogarli. Poi faccia diramare una segnalazione con le loro foto. Non devono lasciare questo pianeta fino a quando non avremo capito cosa c'è sotto. Grazie detective, è stato molto utile. >
    < Dovere, collega. Se fosse possibile omettere la mia testimonianza, mi farebbe un grande favore. Sono in vacanza...vincitore del concorso Doctor Pepper e non vorrei rovinarmela passando le mie giornate in centrale di polizia. Mi capisci, vero? > aggiungo accennando ad Eva e strizzandole l'occhio con complicità.
    Il capitano T'reis sorride sorniona < Sì, è comprensibile. Faremo il possibile per tenere il vostro nome fuori da questa faccenda. >

    Io ed Eva veniamo lasciati liberi di andare per la nostra strada. Con espressione cupa e preoccupata, scuotendo la testa per il disastro appena finito attraversiamo l'entrata dell'hotel, percorriamo la hall e ci infiliamo in un ascensore.
    Solo quando le porte si chiudono, finalmente mi lascio scappare un sorriso dalle labbra imitato da Eva < Sei stato bravo. >
    < Il rischio che si dileguassero era troppo alto ora invece, saranno costretti a rimanere qui in vacanza. Che lo vogliano o no. Inoltre, abbiamo limitato i loro movimenti, il capitano T'reis li terrà d'occhio e sarà più facile sorvergliarli. >
    Eva annuisce soddisfatta < Comunico a Terk e Sarissa gli aggiornamenti. Sembravano piuttosto preoccupati che i loro soldi prendessero il volo quando ci siamo lasciati. >


     
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    Vanessa Castillo

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       Ruolo: Mercenaria



    Alla fine erano sopraggiunte le forze dell'ordine di Astella, chiamate dai residenti per denunciare l'accaduto, le quali riuscirono a prendere mano la situazione, complici del fatto di essere supportati dai mercenari e dal soldato dell'Alleanza.
    L'evento di per sé fu piuttosto insolito: c'erano stati dei morti, più di una quindicina e di diversa razza, non si contavano però dei civili tra di essi; forse una decina in tutto, ma nessun morto tra di loro. Una specie di miracolo in casi come quelli.
    Una volta fermato il tutto, i feriti vennero scortati via con alcune ambulanze per ricevere un trattamento medico, mentre coloro che presentavano ferite minori venivano medicati sul momento.

    Vanessa era stata trasportata all'Osiri Hospital per le diverse ferite gravi riportate su tutto il corpo.
    Per quanto l'umana viaggiasse da uno stato conscio a quello inconscio, i medici dovettero tenerla ferma e sedarla con una dose più forte del normale. Le mercenaria era stata sin da subito riluttante all'aiuto del personale specializzato, per cui fu necessario sedarla.
    All'ospedale la seguirono sia Wrond che Jek, benchè essi non presentassero alcuna ferita, erano i conoscenti più stretti della donna.
    Una pattuglia degli agenti li seguì all'Osiri per interrogare i due alieni sull'accaduto.

    «JEK FARE VACANZA.»
    «Sì, questo l'ho capito.» ripeté l'agente asari, all'ennesima risposta uguale del vorcha. L'aliena stava ormai perdendo pian piano la sanità mentale a causa di Jek. Si ritrovavano nel corridoio del reparto nel quale era stata trasferita la donna umana che viaggiava con il krogan e il vorcha. Jek si era rifiutato di allontanarsi troppo da Vanessa.
    «JEK FARE VACANZA.» ripetè nuovamente il mercenario, «JEK TRANQUILLO. JEK FATTO NULLA!»
    «Ho capito, ma io le sto chiedendo cos-»
    «JEK BUONO! WROND BUONO! V BUONA!»
    La povera asari stava veramente arrivando al suo limite. Ragionare con quel vorcha stava risultando quasi totalmente impossibile. Alla sua collega era toccato il krogan, più burbero ma abbastanza diretto nelle sue risposte. Il loro interrogatorio era finito da cinque minuti e lei invece era ancora alle prese nel ottenere qualcosa dal vorcha.
    «Senta» disse l'asari, ormai spazientita, «Non ho temp-»
    «Mi perdoni se la interrompo, agente.»
    Un'asari dal colorito blu notte si permise di interrompere lo scambio tra l'agente e il mercenario. La poliziotta stava per sottolineare l'importanza di quella situazione all'intrusa, quando comprese chi si era permesso di intromettersi.

    Nel frattempo di quell'avvenimento, Vanessa si ritrovava a 'viaggiare' tra uno stato lucido a uno di confusione e sonnolenza.
    I medici erano riusciti a rattopparla in poco tempo, sfruttando il suo status prolungato di incoscienza, sebbene alcune delle ferite erano ancora tenute sotto controllo.

    «Sto bene.» borbottò la mercenaria, nel suo dormiveglia.
    Il suo corpo poteva essere anche debilitato, ma il suo spirito testardo era ancora pronto a reagire e a combattere.
    L'infermiera ignorò le sue parole, preferendo controllare i valori della paziente.
    «Mi hai sentita, cabrón? Sto bene!» protestò, cercando poi di alzarsi. Delle manette la bloccarlo dal farlo, mantenendola così stesa nel letto.
    «Le consiglio di stare calma.» le disse l'infermiera asari, utilizzando uno strano tono passivo-aggressivo. Doveva essere la sua giornata no.
    Vanessa emise un suono frustrato. Non si sentiva abbastanza lucida per usare i suoi poteri, ma capì che i suoi occhi funzionavano piuttosto bene quando notò alcuni strumenti medici piuttosto appuntiti. Se solo fosse stata più lucida, avrebbe fatto capire a quella cabrón il vero significato di 'stare calmi'.
    "Fottuti camici bianchi" pensò, provando nuovamente a fare resistenza sulle manette.
    «Se continua, saremo costretti nuovamente a sed-»
    L'apertura della porta della stanza interruppe le parole dell'infermiera. L'asari si aspettò di trovarsi il medico, ma invece vi ritrovò un'altra asari.
    «Le visite non sono permesse.» dichiarò l'infermiera, in direzione della sconosciuta, «Solo i parenti più stretti possono far visita alla paziente.»
    «Sono la Matriarca Va'nania Datari, sono qui in vece di mia figlia» si spiegò l'asari, «Mi è giunta la notizia che il mio genero è stato ricoverato qui e volevo accertarmi delle sue condizioni.»
    «Quante cazzo di volte te lo devo dire?» domandò V, particolarmente lucida in quel momento, «Non ho sposato tua figlia!»
    La Matriarca Datari spostò il suo sguardo sull'umana, la quale sembrava più un incrocio tra una mummia e un'umana.
    «Le carte in possesso del mio avvocato dicono il contrario, Castillo.» ribattè con astio Va'nania, mantenendo un'apparenza quasi regale se confrontata a quella di Vanessa.
    «Sai dove puoi ficcartele quelle carte, eh? Senhora da minha bunda grande? EH???» domandò, sfruttando i suoi ultimi momenti di lucidità, prima di sentire nuovamente il corpo troppo stanco per reagire.
    «I farmaci sono ancora in corpo, momenti come questi sono ancora presenti.» spiegò l'infermiera, «Tra dieci o quindici minuti dovrebbe ritornare tra noi.»
    «Posso attendere qui nel mentre?» domandò la Matriarca, usando un tono molto più dolce verso l'altra asari.
    «Certo, mi chiami se ci sono problemi.» disse, uscendo poi dalla stanza per informare il medico sull'accaduto.

    Fuori dalla porta, proprio dinanzi al vetro che permetteva di guardare all'interno della stanza, vi erano i due colleghi della mercenaria e l'agente incaricato di interrogare Jek. Tutti e tre avevano potuto vedere la scena, ma non sentire lo scambio di parole.

    «Quella pyjak è nata davvero con l'universo completamente storto.» disse il krogan, più per sé che per quelli presenti.

     
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    Tetsuo Foster

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    La volante della polizia sfrecciava sopra i pittoreschi edifici di Astella. Passarono anche a pochi metri dalla ruota panoramica sulla quale Tetsuo e Vanessa avevano "discusso". Quella nuova visita non era poi tanto più piacevole della precedente.
    Mentre Vanessa veniva scortata all'ospedale accompagnata dai suoi due amici alieni, Tetsuo, Akane e Matthew vennero caricati sulla volante diretta alla centrale di polizia.
    "Non siete in arresto, vogliamo solo farvi delle domande" aveva detto l'agente che in quel momento sedeva sul sedile davanti al lato passeggero. Era un'asari dal colorito azzurro piuttosto acceso, due grossi occhi violacei e un sorriso fiero stampato sul suo volto. Aveva l'aria di una parecchio convinta del fatto che stesse svolgendo bene il suo lavoro.
    Ma esattamente, a quelle domande, cosa avrebbero dovuto rispondere?

    L'astroauto della polizia atterrò direttamente sul tetto dell'edificio che ospitava la centrale di polizia, e già Tetsuo pensò che quella pratica fosse oltremodo inusuale.
    "Che ci facciamo quassù?" chiese l'uomo all'agente asari.
    "E' per la vostra sicurezza" lo rassicurò lei. Fino a quel momento, la poliziotta asari non aveva dato loro motivo di preoccuparsi nè di dubitare delle sue parole. Del resto, non erano nemmeno stati ammanettati. Era come se la polizia li ritenesse assolutamente innocui nonostante il numero spropositato di morti nell'albergo. E niente manette, niente arresto. O almeno era quello il messaggio che volevano far passare.
    "Vi siete cacciati proprio in un bel guaio, voi tre" commentò l'agente mentre l'ascensore li portava ai piani inferiori.
    "Quei tre tizi con cui vi siete messi... sono persone pericolose."
    "Sembra che sappiate già molto più di quanto sappiamo noi. Quindi che ci facciamo qui?" chiese Tetsuo con un tono di insistenza. Nel frattempo, l'ascensore si era fermato e davanti a loro si parò una grande sala colma di scrivanie e gente di ogni tipo.
    "Ve l'ho detto: dobbiamo solo farvi delle domande."
    A quasi ogni scrivania era assegnato un agente, per lo più asari, e ogni agente si stava occupando di uno o più presunti criminali. Quest'ultimi appartenevano alle specie più disparate, a dimostrazione del fatto che Astella, e Nevos in generale, era sì una colonia a gestione asari, ma dalla densità ben più variegata, sia per quanto riguardava i turisti sia per i residenti. E infatti tra i sospettati più gettonati vi erano batarian, quarian e qualche krogan, nonostante non mancassero neanche turian e asari stesse. Forse era solo una coincidenza, ma quel giorno gli unici umani erano loro tre.
    A metà strada verso chissà dove, un'altra agente asari, o forse una segretaria, fermò il loro piccolo gruppo e chiese di avere i loro documenti. Sia Matthew che Tetsuo erano sospettosi, ma alla fine il sergente porse i suoi documenti per primo.
    "Per precauzione." commentò l'agente, o la segretaria, o entrambe le cose. "E per la compilazione dei fascicoli. Li riavrete quando lascerete la centrale."

    Alla fine, superato il "checkpoint" dei documenti, l'agente li scortò fino ad una sala con quattro porte. L'agente spiegò loro che sarebbero stati interrogati singolarmente, e così i tre umani vennero separati e portati ognuno attraverso una porta diversa. L'agente attraversò invece la quarta, che probabilmente serviva a monitorare le tre stanze tramite quei tipici specchi che riflettevano solo da un lato.
    E infatti, quando Tetsuo fu scortato dentro gli si parò davanti la sua stessa immagine, tramite uno specchio che ricopriva più di metà della parete opposta alla porta.
    Il poliziotto che l'aveva fatto accomodare nella stanza per gli interrogatori gli comunicò che un agente sarebbe arrivato presto a porgli quelle famose domande, poi uscì lasciando l'umano da solo, seduto di fronte a un tavolo al centro della stanza.
    Nella ritrovata silenziosa solitudine, non riuscì a fare a meno di pensare a Vanessa e gli altri. Tetsuo sapeva con chi aveva a che fare, ma la mercenaria sembrava piuttosto confidente del fatto che fosse in grado di nascondere le sue tracce, e la sua breve permanenza ad Astella era stata insospettabilmente tranquilla. C'era ben poco che Tetsuo potesse fare, specialmente contro l'orda di cacciatori di taglie che era arrivata a riscuotere la testa di V... ma Gunnarsson era un militare. Un militare stranamente dalla loro parte. Forse avrebbe potuto sistemare lui la situazione e portarli tutti in salvo, ma il soldato si ritrovava in quel momento nella sua stessa situazione: immerso nel silenzio di una stanza vuota, con la sola compagnia del suo stesso riflesso. Tetsuo cominciò a sperare che la polizia li lasciasse andare al più presto, perchè era chiaro che l'ospedale non fosse affatto un luogo sicuro per il trio.

     
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    Roler duerighista

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    Matthew Gunnarsson

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    Citazione: Ogni Marine è un fuciliere, ogni Marine è a 0G
    Finito il metal dei mercenari incominciò il lungo e lento valzer dei poliziotti: "Mani in alto!", "Deponete le armi!", "Seguiteci!". Arrivavano a lavoro finito, almeno avevano portato un'ambulanza con loro. Furono portati giù, separati dai mercenari e condotti in centrale. Sulla macchina fecero le solite rassicurazioni di rito. Facciata, nient'altro. Per quel che ne sapeva Matt quell'Asari poteva anche essere la più integerrima ed integra ufficiale di polizia di tutti i sistemi controllati da Thessia ma chiunque poteva mettere insieme tanti cacciatori di taglie aveva di sicuro un contatto nella polizia. Anzi, probabilmente parecchi. Atterrarono sul tetto: procedura inusuale. Vennero portati più in basso con un ascensore ed un'agente chiese loro i documenti. I tre si guardarono, dubbiosi, per lunghi secondi, poi Matt fece un cenno col capo, come a dire "Collaboriamo". In fondo si erano solo difesi. Porse i documenti alla donna e poi rimase in attesa. Vennero separati e condotti per strade diverse. Fecero approcciare Matt ad una porta, probabilmente la via per una sala da interrogatori. L'amaro fece segno di entrare ma Matt replicò gelido Vorrei fare una telefonata L'Asari inarcò un sopracciglio Dopo. Ora entri e risponda alle domande Il Marine si voltò verso l'aliena. La sovrastava di almeno trenta centimetri Potete fare questo giochetto con gli altri due Ma io conosco i miei diritti. Voglio fare la telefonata adesso La donna portò le mani ai fianchi e tutto il peso sulla gamba destra Non siamo sulla Terra, qui i tuoi diritti sono diversi Siamo nello Spazio della Cittadella, io ho diritto a fare una telefonata come sancito dalle leggi della Cittadella L'Asari fece una smorfia di disappunto poi si voltò e fece cenno con la mano di seguirla. Lo portò fino ad un terminale e si allontanò. Matt attivò un comando di disturbo sul factotum. Se funzionava avrebbe interrotto la raccolta dati di possibili meccanismi d'ascolto e telecamere. Compose i dati per il contatto ed attese. Dopo parecchi secondi una voce dall'altra parte rispose, seguita immediatamente da un volto, Asari e giovanile Liara! disse Matt sollevato Sono in un guaio Matt! Mi stai chiamando da una centrale di polizia?! Ma che è successo?! Il Marine procedette a spiegare tutto: della vacanza, dei nuovi "compagni" e della sparatoria Questo posto non è sicuro, devi tirarmi fuori in qualche modo, insieme a Tetsuo ed Akane. Andranno in ospedale a finire il lavoro e poi verranno per noi. Io me la so cavare ma loro no... Sempre se l'Ombra non ha un uomo qui dentro, altrimenti sono morto anch'io Si fermò un istante, era sempre amaro vivere da braccato Posso trovare un modo per lasciare il pianeta ma sono bloccato in questa centrale Lei rifletté qualche secondo Proverò a riscuotere un paio di favori, contatterò anche Grissom. Forse lui riuscirà a giustificare la tua presenza sul pianeta mascherandola con qualcosa di ufficiale. Le Asari non metteranno il naso nelle questioni dell'Alleanza. Faccio prima che posso
    Il Marine abbassò il capo, leggermente sollevato, poi lo rialzò e fece un sorriso all'Asari Grazie, Lista, non mi deludi mai Lei sorrise di rimando, preoccupata Fai attenzione Poi chiuse la comunicazione. Matt rimase qualche secondo a fissare lo schermo nero, poi disattivò il sistema di disturbo, spegnendo nuovamente il factotum. Si sistemò la giacca in modo da premersi leggermente il tessuto contro la schiena. Fu rassicurante sentire la sagoma della pistola, ancora li. Ringraziò il giorno in cui decise di cercare di renderla irrilevabile. Chiamò l'agente, pronto a farsi scortare



     
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    Allen McQueen

       Fazione: SSC
       Ruolo: Detective



    < Io sono nato sulla Terra, a Glasgow, prima che si scoprissero i portali galattici. A quel tempo le cose sulla Terra non andavano proprio bene: sovrappopolamento, problemi di inquinamento, clima impazzito. La gente era incattivita da una crisi economica che sembrava non conoscere fine e c'era un diffuso senso di scoraggiamento, rabbia, quasi rassegnazione. Avevamo colonizzato i pianeti del Sistema Solare ma avevamo anche scoperto che quei pianeti non ci avrebbero dato quello che il governo continuava a ripeterci in TV: niente eden fantastici, poche risorse, ambienti molto più ostili di quanto previsto. Le persone si erano rassegnate a vivere in quel buco di merda che è la Terra e...Dio! Quanto erano incazzati all'idea! >
    Non riesco a prendere sonno dopo quanto successo quella notte. In quel momento Tetsuo molto probabilmente è sotto torchio insieme ai suoi amichetti in qualche centrale di polizia di Astella mentre quella stronza del Furetto e i suoi due compari saranno in ospedale a venire curati usando i soldi dei contribuenti. Soldi di gente onesta sprecati per tre taglia gole galattici.
    Non riesco a dormire e tanto vale cercare di capire cosa c'è di sbagliato in me.
    Devo ammetterlo, mi sento molto colpevole per gli eventi della serata, per i cacciatori di taglie e per avere trasformato il nostro hotel in un campo di battaglia. Mi sento colpevole ma allo stesso tempo sento in me una strana sensazione di soddisfazione per quello che stiamo facendo io ed Eva: ripulire le città dai criminali tipo Batman o Kick Ass agendo fuori dalla legge. Ed è quel senso di soddisfazione che mi fa sentire fortemente stronzo. Andiamo! Sono un poliziotto! E i poliziotti seguono le leggi!
    Eppure...eppure...è come se quella soddisfazione facesse parte del mio DNA. E' la stessa soddisfazione che avevo provato liberando Eva, la stessa soddisfazione che avevo provato a non imprigionare i complici di Baba Yaga.
    < Glasgow era una città brutta, abitata da gente brutta...a pensarci bene, credo che Glasgow sia sempre stata brutta. Era un città piena di disoccupati e poveracci. Quelli in gamba se ne andavano appena potevano permetterselo e così in città erano rimasti praticamente solo i disperati. Papà, a quel tempo, era un agente della squadra mobile...un celerino. Era la squadra mobile a dovere garantire la sicurezza fuori dagli stadi durante le partite o a fare da servizio d'ordine durante le manifestazioni di protesta che praticamente ogni giorno devastavano la città. Io ero piccolo ma ricordo che ogni mattina, prima di montare servizio, papà abbracciava forte la mamma e poi la baciava...la baciava come se fosse sempre l'ultimo bacio. Mi dava una carezza sulla guancia sorridendo...'Ci vediamo stasera, Al...' ma lo diceva solo con la bocca, solo dopo l'ho capito perchè, con gli occhi, mi guardava come baciava mamma. >
    Io ed Eva siamo sul balcone della nostra suite, ad aspettare un'alba che sembra non volere proprio arrivare. Quella notte non vuole finire e visto che di dormire non se ne parla, tanto vale raccontare ad Eva cose che non avevo mai raccontato a nessuno.
    < Quando mamma sapeva che papà era impegnato in qualche servizio d'ordine, non mi lasciava mai accendere la TV, passava l'intera giornata a rassettare casa, a giocare con me o a tenersi occupata con i suoi vari hobby: il cucito, lo studio del tedesco, la lavorazione della creta. Era sempre tesa come una corda di violino e ogni volta che qualcuno suonava alla porta di casa scattava come una molla, avvampando in volto e sgranando gli occhi. Solo quando sentiva le chiavi nella toppa della porta, alla sera, rilasciava la sua fronte corrugata...era bella mamma. Non una bellezza esagerata ma aveva gli occhi dolci e le mani delicate, le sue labbra erano calde e la sua voce era rilassante...ma quel suo avere sempre la fronte corrugata, l'aveva fatta invecchiare più alla svelta del dovuto...non che mi importasse...per me, era la cosa più bella che ci fosse sull'intero pianeta. Mi manca tanto mamma. >
    Eva è seduta accanto a me e pende letteralmente dalle mie labbra. Le parlo in modo sincero sapendo che lei non mi giudicherà mai per le cose che avrei detto. Non mi avrebbe ritenuto debole se provavo nostalgia per mia mamma. Lei non è un essere umano e questo la rende migliore degli esseri umani.
    < Certe sere, mi ricordo, papà tornava a casa che puzzava. Puzzava di sudore, di uova marce e la sua uniforme emetteva un fastidioso odore come di incenso di pessima marca...tipo quelli che brucia Ephrem nel suo negozio. Quelle sere a me diceva che durante la giornata 'aveva giocato un po' più del previsto' e solo quando sono stato un più grande ho capito in cosa consisteva quel 'gioco'. >
    Avevo 4 anni quando mi resi conto del perchè i miei genitori passavano metà della loro vita preoccupati e l'altra metà in attesa di qualche brutta notizia.
    < Mamma mi aveva lasciato a casa di una sua amica quel giorno perchè aveva alcune commissioni da fare e la sua amica aveva acceso la TV. Sullo schermo si vedevano migliaia di persone che marciavano per le strade di Glasgow urlando e inveendo contro tutto e tutti. Avevano chiuso un'altra fabbrica...una di quelle grandi che davano da mangiare a migliaia di persone. Ricollocamento era stata la giustificazione ma non era una giustificazione sufficiente per chi sapeva di essere rimasto senza nulla. La marcia si fermò nei pressi del municipio dove erano schierati i poliziotti in assetto anti sommossa...erano lì a proteggere i politici che come ringraziamento per il loro lavoro, gli davano una paga da fame, mezzi vecchi di 30 anni e dovevano pure comprarsi i caricatori di tasca propria. >
    Ricordo che i manifestanti si facevano sotto alla polizia, li insultavano, gli tiravano addosso di tutto e quelli stavano là, fermi, immobili...a sentirsi dire 'figli di puttana' e a non potere alzare un dito.
    < Non ricordo chi cominciò se i manifestanti o i poliziotti ricordo solo che, ad un tratto, il giornalista che stava commentando si abbassò di scatto, voltandosi con volto spaventato. Qualcuno aveva sparato e poi cominciò il caos. I celerini caricarono i manifestanti, i manifestanti opposero resistenza...si scoprì in seguito che si erano preparati per la battaglia e tra le loro fila c'erano delinquenti, arruffa popoli, malviventi vari...furono loro a cominciare la battaglia ma furono i poliziotti a vincerla. Non ho mai visto un caos più totale! C'era gente a terra che veniva manganellata, isolata e trascinata a forza dai poliziotti e c'erano poliziotti che a loro volta venivano isolati e picchiati senza pietà. Ogni tanto le linee scure delle forze dell'ordine si aprivano per cariche di alleggerimento o per andare a recuperare qualche collega in difficoltà e poi urla...di sfida, di paura, di dolore...e sparuti colpi di arma da fuoco. Ci furono 63 morti tra i manifestanti e 34 tra le forze dell'ordine. Papà se la cavò con una clavicola fratturata e un occhio nero. Ovviamente, l'opinione pubblica si schierò contro le forze dell'ordine troppo violente. E' buffo, vero? > domando retorico ad Eva < I civili odiano i poliziotti...anche i soldati odiano i poliziotti: non abbastanza fichi come loro e con quelle divise blu che fanno così poco Action Man...tutti odiano i poliziotti e non li rispettano anzi, sono quasi infastiditi della loro esistenza. Mentre i criminali...loro possono fare come vogliono, la gente li rispetta...Aria, Don Falcone, lo stesso Furetto...tutti a lisciare loro il pelo per ottenere qualche briciola dei loro loschi affari. > Guardo Eva dritta negli occhi < Sai cosa disse papà dopo quella faccenda? Disse: 'Ne abbiamo prese tante ma...Dio...come gliele abbiamo suonate!' >
    Papà non si sentì mai colpevole per quei 63 cadaveri. Diceva che esiste una linea sottile che nessuno può permettersi di valicare a prescindere dalle sue motivazioni ed è a questo che servono i poliziotti, a ricordare a tutti che quella linea sottile esiste.
    < Papà lasciò la celere e divenne detective poi, appena ci fu l'occasione, ci trasferimmo sulla Cittadella...è lì che mio papà conobbe zio Tertius. All'inizio papà era detective di complemento poichè formalmente gli umani non potevano ancora fare parte dell'SSC, lo affiancarono a zio Terius ma Tertius era un turian strano...a lui non interessava chi fosse il suo collega, gli importava solo mettere al fresco i furfanti e se per farlo doveva fare coppia con un umano, andava bene lo stesso. Erano uguali...entrambi avevano i galloni cuciti sulla pelle. Quando mettevano nel mirino un furfante non lo mollavano più fino a quando non lo vedevano dietro alle sbarre. Ed è per questo che papà è morto. Stavano indagando su un losco traffico di organi e le loro indagini li portarono a sfiorare nomi che non dovevano essere sfiorati. Furono rimossi dal caso e se zio Tertius abbozzò, mio papà non la prese bene. Continuò ad indagare per i fatti suoi.>
    Prendo la mano di Eva e la stringo forte.
    < Una sera papà venne in camera mia...io ero già grandicello...avevo 26 anni ma non sapevo ancora bene cosa fare della mia vita. Certo volevo fare il poliziotto ma all'epoca c'era poco spazio nell'SSC per gli umani quindi mi arrangiavo facendo la vigilanza privata. Papà era più preoccupato del solito 'Allen...' mi disse '...qualsiasi cosa accada, zio Tertius si prenderà cura di voi e stai vicino alla mamma, ok?' Io lo guardai strano perchè quello sembrava in tutto e per tutto un addio. Mi accarezzò su una guancia, come faceva quando ero piccolo 'Diventa un bravo poliziotto...' aggiunse con un sorriso '...sbattili tutti al fresco, se ci riesci...e se non ci riesci, almeno fai in modo che non possano fare del male più a nessuno.' Quella notte papà andò a fare visita ai trafficanti di organi...uccise 5 persone, fece saltare il laboratorio...e morì nella sparatoria finale, mentre cercava di mettere in salvo tre tizi che dovevano essere 'trattati' da lì a poco. Mamma morì sei mesi dopo semplicemente perchè non riusciva a vivere senza mio papà. Zio Tertius fece passare quel regolamento di conti come se papà si fosse trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Io riuscii ad entrare nell'SSC ma non dimenticherò mai quelle parole... >
    < ...sbattili tutti al fresco, se ci riesci...e se non ci riesci, almeno fai in modo che non possano fare del male più a nessuno. > termina Eva al posto mio.
    Ora è tutto chiaro.
    Quella soddisfazione è nel sangue dei McQueen ma, a differenza di mio papà, io non sono solo anzi posso davvero fare in modo che quegli stronzi non facciano più del male a nessuno.
    < Sono felice che tu mi abbia raccontato la tua storia. Non ti preoccupare Allen...li andremo a prendere uno per uno... >
    < Ho paura per quello che vuoi fare Eva, ma sarò sempre al tuo fianco...comunque vada a finire! >


     
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    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Il tempo in cui la mercenaria rimase incosciente durò più di quanto previsto, costringendo l'asari a farsi portare una sedia in cui attendere.
    Quando gli occhi grigi della donna aprirono nuovamente, erano più spenti del solito e il suo brutto temperamento sembrava essersi riassorbito.

    «Mia figlia è stata rapita.»
    La Matriarca decise di andare subito al punto della questione. Ella non era lì per sincerarsi delle condizioni della donna.
    «E io ho mezza Omega contro» rispose Vanessa, più stanca che altro.
    L'umana non aveva tempo per riprendersi o riposare, quel pianeta stava diventando troppo pericoloso per lei e, di conseguenza, per i sue due compagni. Doveva trovare un modo per allontanarsi da lì il più velocemente possibile.
    «Ecco perchè sono qui, ti posso offrire una via d'uscita sicura da Nevos in cambio della liberazione di mia figlia» continuò l'asari, importandosene poco dell'atteggiamento della mercenaria.
    «Sai che sono di parola, per quanto io sia contraria alla tua relazione con lei.»
    Vanessa sospirò a quell'ultima frase, l'aliena continuava a calcare la mano su una questione che neanche a lei rendeva felice. All'epoca pensò stupidamente di far un buon gesto: liberare Saetra dal controllo costante della madre, il matrimonio doveva essere solo apparente, abbastanza perchè Va'nania ci cascasse, ma c'era stato qualche inghippo.
    «E sentiamo, chi sarebbe il rapitore?» domandò, immaginandosi qualche ricco pomposo o l'ennesima fuga segreta della giovane.
    «Il braccio degli Eclipse che opera ad Astella. Credo tu sappia anche la loro posizione, visto... le conoscenze in comune.»

    Vanessa alzò a fatica il proprio braccio destro, per poi portare la mano a coprirsi il volto mentre dalla bocca usciva un verso lamentoso.
    Odiava trattare con quel gruppo mercenario, Sole Blu e Branco Sanguinario erano decisamente meglio rispetto a loro; senza contare che sicuramente erano stati avvertiti della sua presenza lì sul pianeta.
    Lei era lì solamente con una parte del suo gruppo, quella più distruttiva, ma mancavano i componenti più "stabili". In parole povere, loro tre erano nei casini e stavano finendo dalla padella alla brace.
    Un'idea le balenò in mente, una di quelle che solo lei poteva trovare divertente.

    «Se accetto, ho bisogno che tu contatti delle persone. Io al momento non posso.»
    V si tolse la mano dal volto, per guardare il volto serio e austero dell'asari.
    «Con noi c'era un soldato, contattato e fai menzione sul rapimento di Saetra e dei mercenari. I soldati amano togliere di mezzo le minacce» spiegò come primo punto.
    Se qualcuno andava a genio al suo collega krogan o era un altro krogan o uno abbastanza coriaceo da poter subire una craniata in stile krogan. La mercenaria pensò potesse andare bene per quella missione.
    «Il fotografo e la sua assistente non-stop. Digli che potrà avere le sue fottute foto se ci segue. Parola mia.»
    Se poteva avere la possibilità di far sfigurare gli Eclipse e finalmente levarsi dalle scatole loro, magari dando a Jak la gioia di partecipare all'idea dell'uomo, allora lo avrebbe fatto.
    «Se riesci, prova a contattare la strana coppia di sbirri che alloggiava all'hotel. Quella gente ha sempre voglia di vedere criminali ovunque, per cui questa storia sarà oro per loro.»
    In un modo o nell'altro potevano essergli utili: l'aiutavano a loro malgrado o finivano per crepare sotto il fuoco incrociato. Meno problemi per lei.

    «Conosci già Wrond e Jek? Vai da loro, sapranno esattamente da chi mandart- oh para Dios!»
    Dalla sua posizione, V fece l'errore di vedere verso il vetro della stanza. Il volto del vorcha menzionato era praticamente incollato al suddetto vetro, creando un'immagine ben poco rassicurante, se non si contava l'alone creato con il respiro contro la finestra.
    «E levate Jek da lì, por el amor de Dios!»

     
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