La Principessa Ladra

Fascia di Attica, Nesso dell'Ade

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    Ambientazione

       Luogo: Nave mercantile Dike, Fascia di Attica, confine con lo spazio Geth



    Era il compleanno di Daphne, e come di consueto l'intero equipaggio aveva celebrato quell'evento 'prendendo in prestito' una bottiglia di whiskey dalla scorta personale del capitano Franks. Solo che la Dike era di ritorno da una spedizione su una colonia umana nei sistemi Terminus, dove Vatus era riuscito a procurarsi la torta preferita di Daphne, una 'cheesecake ai mirtilli', anche se probabilmente lei non aveva nemmeno idea di che sapore avessero i mirtilli.
    Chris era sicuro che quel vecchio Turian avesse una cotta per il tecnico di bordo, la colona di Benning, la fin troppo giovane per lui Daphne. Non che lei fosse minorenne, ma Vatus era oltre la mezza età, persino per gli standard turian.
    Ma nonostante il clima festoso, in quella che nel buio profondo dello spazio poteva definirsi 'sera' solo grazie all'aiuto dell'orologio, il capitano era nervoso. La Dike non era solita intraprendere quelle rotte così larghe ma così vicine allo spazio geth. Era come se Franks stesse considerando la possibilità che forse la sua scelta di cambiare rotta per proteggere la loro ospite l'avesse in realtà esposta ancor di più al pericolo.
    Chris si arrotolò uno dei suoi ricci attorno al dito, un gesto che faceva spesso quando era nervoso, o quando rifletteva sul nervosismo degli altri. Intanto il capitano Franks faceva avanti e indietro con le sue corte gambe per il ponte principale.
    "Cap, c'è qualcosa che non va?" chiese Chris al capitano, mentre stava seduto su una delle casse di scorte che occupavano il ponte principale perchè la stiva era piena. Franks fermò la sua camminata nervosa per un attimo e si girò verso di lui, ma riprese quella routine ancor prima di rispondere.
    "No, ragazzo. E' tutto a posto. Perchè?"
    Chris sbuffò "Stai consumando le suole! So quanto ci tieni a quelle scarpe. Di chi hai detto che erano, di tua nonna?" chiese il ragazzo ironicamente, ma il capitano non sembrava avesse voglia di scherzare, tanto che ignorò la provocazione.
    "Ascolta. So che conto ancora poco, del resto sono l'ultimo arrivato, ma..."
    "Non dire così Chris." lo interruppe Franks, quella volta fermandosi del tutto e agitando il suo tozzo dito contro il ragazzo "Non siamo una ciurma di pirati, non sei mica un mozzo. Siamo tutti alla pari, qui."
    "Tutti tranne te, cap. Ci fidiamo di te, hai un cuore troppo grande racchiuso in quei 120cm quadri."
    Franks sorrise, ma i due non fecero in tempo a placare gli animi che una scossa fece tremare la Dike. Per un attimo le luci lampeggiarono, e pochi istanti dopo l'allarme risuonò per tutta la nave.
    Poi una seconda scossa, poi il buio. I corridoi vennero illuminati dalle scie di emergenza, ma tutti gli altri sistemi della nave erano fuori uso, preda di un blackout.
    Franks afferrò il braccio di Chris "Vai, tienila al sicuro" gli urlò, e il ragazzo annuì prima di correre verso gli alloggi.

    Il ponte superiore era in fermento. Kram e Sadrax erano già equipaggiati con armatura e fucili, Daphne reggeva in mano una pistola nonostante non sapesse come usarla e sicuramente l'alcool non aiutava. Mentre Franks passava, la sentì singhiozzare mormorando "non voglio morire", ma non aveva tempo per rassicurarla. Corse invece verso la postazione del pilota, Vatus.
    "Cosa cazzo sta succedendo, Plinion?" gli chiese, ma la vetrata della Dike rispose per lui. Uno squadrone di sei caccia Geth orbitavano davanti a loro, e la sua paura divenne realtà.
    "Siamo ancora vivi" commentò Vatus dopo qualche istante di silenzio "Non dovremmo essere vivi. Con quei cannoni e in quel numero, avrebbero dovuto bucare lo scafo in pochi minuti. Invece si sono limitati a sparare due colpi, a un rateo sufficiente perchè i nostri scudi si ricaricassero prima del secondo. Non credo vogliano abbatterci, capitano. Vogliono-"
    "Abbordarci. Svelto, corri in armeria!" Vatus scattò su dalla sedia per rispettare l'ordine, ma fu nuovamente interrotto da Franks. "Siamo offline, vero?"
    Vatus annuì amaramente "Daphne ha provato a ripristinare i sistemi, ma non ci è riuscita ed è crollata nel panico."
    "Quindi... siamo soli" constatò Franks. Tenne lo sguardo su quei caccia, come ad attendere la mossa successiva.
    "Sono riuscito a mandare un segnale SOS prima del secondo colpo. Dobbiamo solo sperare che qualcuno risponda in tempo."
    Franks non rispose, ma indicò con la testa a Vatus di muoversi, e il turian corse via. In quel momento, con lo sguardo fisso verso di loro, Franks vide le prime capsule lasciare le fregate geth.

     
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    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    OGGI



    C'erano tre umani seduti a un tavolo di una delle tante bettole di Omega. Due femmine e un maschio.
    La prima femmina, dai capelli lunghi rossi che coprivano la metà perfetta del suo cranio mentre l'altra metà era rasata quasi a zero, aveva un viso furbo e due occhi neri, scintillanti e divertiti. Indossava solo una canottiera rossa che arrivava all'ombelico e lasciava libere le sue potenti braccia nerborute mentre dei corti hot pants e un paio di anfibi completavano il suo abbigliamento minimalista.
    < Andiamo Jhon! > disse la ragazza dai capelli rossi rivolta all'uomo < Abbiamo sempre lavorato bene insieme! >
    L'uomo, dal volto affascinante e vestito con abiti all'ultima moda ma volutamente trascurati, lanciò un'occhiata divertita alla terza persona seduta a quel tavolo < L'hai sentita Pernilla? Abbiamo sempre lavorato bene! >
    L'altra ragazza, che ricordava in tutto e per tutto il personaggio di Sonya Blade di Mortal Kombat se non per la fascia che nascondeva il suo occhio sinistro e una cicatrice che dall'angolo sinistro della bocca, saliva con una curva fino a sparire sotto alla benda in quello che sembrava un perenne sorriso, fece una smorfia molto significativa.
    < Furiosa... > così si chiamava la ragazza dai capelli rossi < ...hai rotto il naso una volta a me e due volte a Pernilla! > esclamò l'uomo giocherellando con lo stuzzicadenti che, sfidando le leggi di gravità, se ne stava sempre ben incollato ad un angolo della sua bocca.
    < Tre volte. A me l'ha rotto tre volte. > specificò la ragazza sfregiata con una voce glaciale.
    < Tu mi hai sparato a una gamba! E lei mi ha rotto una bottiglia di whisky in testa! Guarda! Ho ancora la cicatrice! > replicò Furiosa mostrando la pelata con decisione.
    < E quella volta che te la sei svignata con tutta la refurtiva della rapina? > incalzò Jhon sospettoso.
    < L'avevo fatto perchè voi la volta prima mi avevate abbandonato su un pianeta deserto, circondata da un branco di varren! >
    < Erano solo 10 varren, neanche tanto grandi e ti avevamo lasciato una pistola... > sottolineò l'uomo puntiglioso.
    < La pistola era scarica, se ricordi bene! >
    < Era scarica perchè avevi sprecato le munizioni per spararci addosso! >
    < Ah...è vero... > convenne Furiosa < ...avreste potuto almeno lanciarmi una clip termica dalla nave mentre ve ne andavate, cazzo! Comunque, per come la vedo io, siamo pari. >
    < Che dici, Per? Siamo pari? >
    < Pari. > disse semplicemente la bionda.
    I tre presero i bicchieri colmi di whisky che avevano di fronte e brindarono a quel 'pareggio', cosa che quindi, per il codice di pirati e balordi vari, significava poter continuare con la trattativa d'affari.
    < Ora, come dicevo... > ricominciò Furiosa < ...mi serve la Firefly e il vostro equipaggio. Devo recuperare un carico molto importante e sono disposta a pagare molto bene per quel carico. >
    < Solo due domande. > replicò l'uomo mostrando indice e medio della mano destra < Uno: che tipo di carico? Due: da quando sei tu ad assoldare? >
    < Solo due risposte. Uno: è una cassa proveniente da una colonia umana che viaggia su una nave da carico. Due: da quando lavoro per la società di famiglia. >
    < Che società di famiglia? >
    < Quella che si chiama 'Non sono Cazzi Tuoi S.p.A.' Allora ci stai? >
    Jhon si consultò brevemente con Pernilla con fare cospiratorio e, dopo pochi secondi, tornò a rivolgersi alla rossa < Ci stiamo. 100.000 a me e 100.000 a Pernilla. 15.000 per ogni membro dell'equipaggio. >
    < Sei sempre stato un avido figlio di puttana, lo sai? Vada per i 15.000 ma a voi ne do solo 50.000. >
    < 80.000 >
    < 65.000 prendere o lasciare. >
    < Affare fatto! >
    < E a equipaggio come sei messo? Ci sono sempre i soliti? >
    < I fedelissimi, sì...gli altri...beh, dovrò trovare qualche scagnozzo... >
    < Gesù! Sei messo così male? Chi è rimasto? >
    < C'è Tavik il turian zoppo, Kreet il devil void, Tim e Tom i batarian e... >
    < Nyala! Dimmi che c'è Nyala! > supplicò Furiosa speranzosa.
    < ...e Nyala...così potrai sfondarle il carapace come ti piace tanto. >
    < Ne servono almeno altri 6...procurateli e, Jhon...NIENTE QUARIAN! Intesi? >


    TRE GIORNI DOPO



    Tornare sulla Firefly scatenava sempre forti emozioni in Furiosa.
    Fu la Firefly a portarla via da New Canton e fu sulla Firefly che fece il suo primo abbordaggio.
    Aveva collaborato con Jhon e Pernilla tante di quelle volte che la Firefly, per lei, era quasi una seconda casa e molte volte...troppe volte...aveva pensato di abbandonare il suo ex lavoro di mercenario ed entrare a far parte della ciurma in pianta stabile. Poi, ogni volta, finiva che era costretta ad abbandonare la nave almeno fino alla prossima avventura.
    La Firefly, esternamente, non sembrava un granchè come nave: poco più grande di una corvetta, con lo scafo scrostato e rattoppato alla bene e meglio, sembrava sempre sul punto di cadere a pezzi. Solo il nome della nave era sempre perfettamente pitturato sulla fiancata, con la F iniziale dove si poteva facilmente distinguere la figura di una lucciola dal volto ghignante e un pugnale in mezzo ai denti.
    Però, era una delle navi più veloci in circolazione e dentro...beh...dentro era uno spettacolo! Furiosa non aveva mai visto un galeone del '700 ma era esattamente così che immaginava che fosse. I corridoi erano zeppi di rastrelliere colme di fucili, pistole pesanti, sciabole...le fiancate della nave erano un susseguirsi di porte stagne che davano verso l'esterno ognuna affiancata da una lancia termica che serviva a fare un bel buco nello scafo delle prede...e poi le postazioni di tiro per i rampini, 2 per ogni porta stagna: delle specie di arpioni che si fissavano nelle corazze delle navi avversarie e servivano a imbrigliare la preda.
    Furiosa girò per la nave immersa nei ricordi per lunghi minuti e trovò anche la sua cabina.
    Era sempre quella, la terza a destra partendo dal fondo del corridoio principale. Jhon non la dava mai a nessun altro perchè sapeva che, prima o poi, Furiosa sarebbe tornata a bordo. Ne era sicuro come era sicuro che la notte viene dopo il giorno. C'erano tutte le sue cose, lì dentro. Cosa che si erano accumulate un'avventura dopo l'altra.
    Fu Tavik, il turian zoppo, a interrompere i suoi ricordi. L'alieno la guidò alla sala briefing dove il resto dell'equipaggio e i nuovi mercenari assoldati da Jhon la stavano aspettando.
    C'erano proprio tutti: Jhon e Pernilla, Kreet nella sua divisa da Devil Void, Tim e Tom (i cui veri nomi batarian erano troppo difficili da pronunciare) e Nyala che accolse Furiosa con uno sguardo che valeva più di mille parole. E poi quelli che Jhon aveva chiamato 'gli scagnozzi', assoldati per quella missione e che, a Furiosa, non sembrava proprio valessero 15.000 crediti l'uno.
    Erano in 6 e si tenevano in disparte, uno vicino all'altro come se quella vicinanza potesse farli sembrare più minacciosi. C'erano due asari decisamente troppo giovani, un drell leggermente sovrappeso, un salarian lungo e magro da fare impressione, un krogan coperto di cicatrici e (maledizione a Jhon!) una maledettissima quarian.
    Furiosa decise di soprassedere per il momento sulla presenza della quarian: era troppo contenta di essere di nuovo sulla Firefly per rovinarsi il momento ma, quando fosse stato il tempo, Jhon si sarebbe trovato con il naso rotto per la seconda volta.
    McClane fece le presentazioni di rito e spiegò brevemente cosa e come quell'avventura sarebbe stata portata a termine.
    Jhon non parlava mai di 'missione', troppo formale, per lui erano tutte 'avventure' dove, bene o male, ci sarebbe stato da divertirsi.
    Dieci minuti dopo, la nave lasciava l'orbita di Omega.
    In caccia.

    TRE GIORNI DOPO ANCORA


    < La signorina Janie 'Furiosa' Doe potrebbe per favore-per favore-per favore portare il suo culo muscoloso in sala comando? SUBITO! >
    La voce di McClane proruppe astiosa dagli altoparlanti della nave interrompendo, prima ancora che iniziasse, lo 'sfondamento del carapace' che Furiosa e Nyala stavano giusto per gustarsi.
    L'umana maledisse mentalmente il capitano della nave, si rialzò gli hot pants che avevano appena raggiunto il pavimento e uscì dalla sua cabina, non prima di avere almeno dato un bacio alla turian sexy che, delusa, la stava guardando allontanarsi.
    La ragazza entrò in sala comando come una furia < Spero sia qualcosa d'urgente! > esclamò andando ad affiancarsi a Jhon e Pernilla < Avevo una turian nuda nel letto, vaselina spalmata un po' ovunque e 4 fottutissime candele profumate per fare atmosfera! E io odio le fottutissime candele profumate! Allora? Che c'è? >
    Jhon fissava cupo davanti a se, con le mascelle serrate e lo stuzzicadenti che girava tra le sue labbra a mille allora < La nave che dovremmo abbordare, si chiama Dike, giusto? >
    < Hai una memoria di ferro. E quindi? > replicò la ragazza stringendosi nelle spalle.
    < Kreet...il messaggio. >
    Il vorcha pigiò un pulsante e una voce metallica, disturbata da potenti interferenze, proruppe dagli altoparlanti < Mayday! Mayday! Nave da trasporto Dike. Siamo sotto attacco Geth. Tracciate la posizione prima che... > le interferenze divennero così forti che il resto del messaggio risultava incomprensibile.
    < Beh...che colpo di culo! > esclamò Furiosa eccitata.
    < Culo? > le fece il verso Jhon < Non so se hai sentito ma sono sotto attacco dei cazzo di Geth! > esplose il capitano.
    < Forse sono...pirati Geth? > tentò una difesa disperata la ragazza.
    < I Geth non fanno i pirati. I Geth non lasciano quell'inculatissimo Velo di Perseo. MAI! Ti sei scordata di dirci qualcosa, Furiosa? Tipo...CHE CAZZO CONTIENE QUELLA CASSA???? >
    Furiosa si fece piccola piccola di fronte a quella sfuriata e cercò aiuto nel vorcha che, però, si guardò bene anche solo dal distogliere il suo sguardo dagli strumenti.
    < Forse ho dimenticato di menzionare che la cassa contiene tecnologia Geth... >
    < Già! Non hai menzionato! Io mi sono fidato di te e... >
    Furiosa tirò un pugno sulla spalla dell'uomo < Un momento! Io avevo specificato NIENTE QUARIAN! E cosa mi trovo a bordo? >
    < Una quarian... > rispose Jhon imbarazzato < ...costava poco... > cercò di arrampicarsi sugli specchi l'uomo.
    < Quindi, per come la vedo io, siamo pari. >
    Jhon lanciò un'occhiata a Pernilla < Che dici, Per? Siamo pari? >
    < Pari. > rispose la bionda glaciale.
    < Bene. Allora...Kreet, a tutta macina verso le coordinate. Pernilla...prepara gli uomini per l'abbordaggio, ammazzeremo Geth invece dell'equipaggio ma il risultato non dovrebbe cambiare. Quanto a te... > disse a Furiosa < ...visto l'imprevisto, a fine lavoro mi tengo la Dike. >
    < Affare fatto. > replicò prontamente la rossa mentre seguiva Pernilla verso l'armeria.
    < Ehi, Furiosa! > la richiamò Jhon con un sorriso < Ti ricordi come si fa? >
    La ragazza sorrise di rimando < Yo-Ho Yo-Ho siamo dei gran filibustieri… > intonò con voce stonata.
    < Yo-Ho Yo-Ho beviamoci su!!! >


     
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    Lokyko'Xererah

       Fazione: Flotta Migrante
       Ruolo: Agente



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    3 giorni nel passato
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    Lokyko si trovava su omega,come sempre pieno di scarti della società, banditi, criminali vari e quant'altro,
    sempre la stessa baraccopoli, in un certo senso le ricordavano la flotta migrante, anche se i quarian non erano minimamente comparabili ai locali,
    lo stile di vita era del tutto diverso, in ogni caso, si trovava li per investigare su delle voci, riguardanti alla vendità di tecnologia ghet che per fortuna si rivelò soltanto un modo per attirare e fregare clienti,proprio quando stava per ripartire,quando trovò un reclutatore, appartenente a una banda di pirati che le parlò, o meglio parlò a lei e ad un gruppetto di umani della Dike e di come stesse passando estremamente vicina ai territori geth, cosi decise di imbarcarsi, era improbabile che spuntassero fuori i ghet, ma almeno avrebbe potuto dare una mano all'equipaggio della dike, anche se l'arruolamento assicurato costò metà della sua paga, per assicurarsi di essere sceltà al posto degli altri.

    -------------------------------------------
    presente
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    La quarian si trovava nell'armeria della nave, una delle poche zone tenute relativamente...bene per gli standard dei pirati, stava controllando le sue armi,
    precisamente la sua pistola, controllando il funzionamento, il caricatore, il grilletto, la canna e cosi via.
    una volta finito ciò Lokyko si sarebbe diretta verso le stanze, fu verso metà strada che il suo factotum intercettò la richiesta di aiuto:

    < Mayday! Mayday! Nave da trasporto Dike. Siamo sotto attacco Geth. Tracciate la posizione prima che... >

    cosi decise di andare dritta alla zona di sbarco, per prepararsi, si prospettava un bello scontro, ghet vs equipaggio e pirati, o contro pirati, tutto era ancora da vedere, cosi decise di mandare un singolo messaggio al capitano della nave:

    potrebbe esserci una ricompensa per il salvataggio della nave o dell'equipaggio, continuiamo con il piano o li salviamo?





     
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    Roler duerighista

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    El triangolo delle bevude (TS)

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    Matthew Gunnarsson

    Fazione: Alleanza
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    citazione (rimuovere se non presente)
    La Midway avanzava placida nel pulviscolo cosmico. Esattamente come la sua livrea bianca e nera anche la sua natura in quel momento era duplice: se era vero che nella pancia trasportava molte e molte promesse di morte nelle vesti di efficaci, determinati e letali Marine dell'Alleanza era anche vero che nella stiva trasportava speranze di vita nella forma di alcune anonime casse. Matt aprì gli occhi con un sussulto, guardò in basso e vide il petto che si alzava ed abbassava freneticamente, quasi avesse corso una maratona. Il cuore tumultuava e pompava il sangue nel corpo e nella sua testa così forte da fargliela dovere. Aveva ancora davanti a sé l'immagine della Bianco che entrava nella Vigor, i morti, sangue Turian misto a quello Umano per la follia ed il tradimento di un solo uomo. Si terse il sudore dalla fronte con la mano destra e deglutì a fatica, la gola era secca. Guardò l'ora sul factotum, la sveglia avrebbe dovuto suonare dopo altre due ore e sedici minuti ed il briefing sarebbe stato appena un'altra ora dopo. Attivò il factotum e premette un comando fin troppo familiare per lui, lasciando poi che il tiepido abbraccio della morfina smussasse la realtà e raddolcisse i suoi incubi. Era consapevole di aver avuto una crisi d'astinenza nel sonno, sapeva di non poter saltare le dosi, eppure in vuor suo ogni volta sperava di riuscire a non premere nuovamente quel tasto. Fece per sedersi e sentì le lenzuola staccarsi dalla sua pelle come fossero una pellicola applicata ad essa a causa di tutto il sudore che le aveva impregnate. Fece una smorfia, simile ad un sorriso rassegnato e poggiò i gomiti sulle ginocchia per poi prendersi la testa fra le mani. Rimase li un paio di minuti cercando di sfiancarsi la memoria tanto da farle accantonare gl'incubi ma non c'era cadenza, ne canzone, ne poesia ne formula chimica che potesse prevalere. Espirò lentamente e si alzò. Tolse le lenzuola e le mise nel contenitore dedicato alla lavanderia. Si spogliò ed andò a farsi una doccia per poi divertirsi ed indossare un cambio pulito della classica uniforme bluastra dell'Alleanza, dopo aver messo nel contenitore anche gli abiti sporchi. L'uniforme recava su schiena e fianchi gli stessi inserti magnetici delle armature perché i Marine dovevano sempre poter maneggiare armi nel miglior modo possibile. Mentre finiva di chiudere la casacca ripeté sussurrando, quasi come un mantra Ogni Marine è un fuciliere, ogni Marine è a 0G. Era la sua ancora, la verità che lo muoveva, la prima essenza del retaggio che aveva accolto come suo. Una volta sistemato imboccò la porta, facendola rientrare nella paratia con il tocco di un bottone. Uscì dalla cabina singola che il Capitano Wallace gli aveva fatto assegnare ed iniziò a vagare per la nave. Per primo andò a vedere il Tantalus. Oltre ad essere uno dei motori più avanzati dell'intera flotta era anche una leggenda. Ogni fante aveva la sua versione della storia "Ho sentito che il Tantalus va più forte di...". L'enorme motore pulsata, come un enorme cuore permeato di aloni bluastri ed abbastanza energia da accendere una piccola stella. Se ne stava in disparte, per non disturbare gli ingegneri e gli operatori che, come piccole api industriale, mantenevano il gargantuesco marchingegno operativo. Rimase perso ad osservarlo, anche se presto smise di vederlo. La mente tornò a vagare su sentieri pericolosi. Scosse il capo e scese nella stiva. Si avvicinò ad alcune casse, anonime e parzialmente coperte da un telo. Passò la mano su di esse, quasi come una carezza. Il loro contenuto avrebbe fatto del bene ed il suo compito era sincerarsi del loro arrivo a destinazione. Di nuovo un sussurro Ogni Marine è un fuciliere, ogni Marine è a 0G E i Marine non abbandonavano, ne dimenticavano, nessuno dei loro



     
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    Kinder Buenos

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    Karen Jessen

       Fazione: Søndergaard Military Industries
       Ruolo: Ricercatrice



    Dalla sua misera esperienza personale in quel tempo, le era assai strano ritrovarsi a lavorare su una proprietà che non fosse della Søndergaard Military Industries. Le sembrava così alieno.
    Quella era una nave dell'Alleanza, giusto? Le era stato insegnato che ora l'umanità era guidata da un unico corpo militare principale, questa "Alleanza". Le singole nazioni possedevano ancora un esercito, ma nessuno poteva competere in forze e numeri contro quello.
    C'era da dire che era scettica su tutto ciò, ma non sapeva se ad esserlo era solo i ricordi della Karen Jessen originale (per quanto piccola fosse stata, aveva ascoltato diversi discorsi tra i suoi genitori) o il risultato di una riflessione ottenuta tramite i dati raccolti dalla sua parte più "inumana".
    In quel momento, però, ottenere la corretta risposta non era tra i fattori più importanti.

    Era stata incaricata lei, Karen Jessen, di occuparsi del controllo del trasporto di protesi militari, prodotte da una delle filiali della SMI, del successivo procedimento di montaggio sui feriti di guerra e il loro corretto funzionamento.
    Circa un mese fa, c'era stato un violento conflitto tra la Gerarchia e l'Alleanza. I telegiornali lo definirono come un "Secondo Contatto".
    Le notizie arrivate ai civili non furono molto chiare, ma nessuna delle due fazioni negò l'accaduto.
    La SMI si preoccupò di mostrare il proprio sostegno ad entrambi per la costruzione di protesi per i mutilati sopravvissuti allo scontro. Benché fosse un'azienda di origine terrestre, erano per lo più neutri, i loro prodotti venivano venduti ad ogni esercito.
    Solo l'Alleanza, per ora, aveva accettato l'offerta della SMI e in quel momento l'azienda, per cui ella lavorava, stava mantenendo la sua promessa.

    «Davvero non ti da fastidio il fatto che tutti ci osservino?»
    A farle quella domanda fu Shane Jenkins, un uomo che la SMI era riuscita a salvare da morte certa ma a costo della sua memoria.
    A differenza sua, l'uomo aveva perso il braccio e l'occhio sinistro, mentre erano danneggiati parte del torace buona parte del volto. Era stato "ricostruito" sia grazie a protesi (braccia e occhio) e alla clonazione di tessuti. Quelle erano legali.
    Per via della sua particolarità del caso, fu anch'egli inserito nel progetto Asimov con la sigla XY-11. L'undicesimo membro dello strano progetto.
    Le era stato affidato il compito di monitorarlo e di insegnargli a... vivere. Lei. Una persona che possedeva i ricordi di una bambina morta. Un essere che mentiva ogni giorno sulla sua reale identità? Cosa poteva mai insegnare a qualcuno che era vivo?
    «Signor Jenkins. Sono persone dotate di occhi naturali, sarei più preoccupata se non lo facessero.»
    Il suo solito tono senza emozione non le fu molto d'aiuto, aveva tentato di sdrammatizzare la cosa ma senza un tono di voce adeguato era difficile percepirlo come tale.
    Poteva capire il nervosismo di Jenkins, lei stessa lo viveva ogni volta che si avventurava fuori dalle mura sicure della SMI. La faceva sentire ancor più emarginata di quanto non fosse già, senza contare l'effetto "fenomeno da circo".
    Karen era arrivata ad un punto in cui credeva che, per quanto si sforzasse, le persone non l'avrebbero mai presa sul serio. Forse era un bene, visto nel suo complesso. In cuor suo però si dispiaceva per Shane, non pensava si meritasse un trattamento del genere.
    «Lei è un buon esempio di cosa la Søndergaard Military Industries può offrire ai suoi clienti. È completamente autonomo e non deve dipendere da aiuti esterni per indossare un indumento, per mangiare o correre.»

    Sperò che suo secondo tentativo di conforto fosse migliore del primo. Karen faticava a comprendere tutte le situazioni che le si presentavano davanti e che non avessero una soluzione logica e matematica. I ricordi di Karen facevano fatica a spiegarle cosa doveva fare e ciò che sentiva non sapeva mai se fosse suo o inventato.
    «Sarà, ma... perchè diamine stiamo andando alla stiva? C'è qualche problema con il carico?» domandò il moro, seguendola tra i corridoi di quella nave. Giusto ieri aveva ricordato di essere già salito su una nave simile, ma null'altro.
    «Non dirmi che mi hai organizzato un appuntamento con uno dei soldati! Karen! Lo sai che io ed Ian stiamo assiem-»
    «Signor Jenkins, la prego.» lo bloccò, finalmente ad un passo dall'accesso per la stiva. Per sua fortuna si era scaricata una mappa della nave e l'aveva caricata nella parte "macchina" del proprio cervello. Uno dei vantaggi nel possedere un cervello ricostruito parzialmente in modo inorganico.
    «Non dispongo di così tanto interesse per sue attività personali ricreative e interpersonali.» e perchè mai avrebbe voluto saperle? Già faticava ad averne lei di interazioni! «Ci sono alcune protesi delicate, durante lo spostamento del carico non ho avuto modo di controllare il corretto procedimento. Farò solo un veloce test per non trovare nulla di inutilizzabile una volta tornati sulla Terra.»
    Erano stati richiesti prodotti per l'uso militare, non per uso quotidiano, per cui era merce decisamente più costosa e delicata.

    Fu Karen la prima ad entrare nella stiva seguita da Shane.
    Entrambi si sorpresero (a dir la verità, solo sul volto di Jenkins si dipinse un'espressione sorpresa) di vedere al suo interno già qualcuno vicino alle casse.
    «Ci perdoni per il disturbo, Sergente Gunnarsson.» si scusò la ricercatrice con il suo solito tono neutro, «Siamo qui solo per controllare lo stato interno delle casse.»
    La sua divisa da ricercatrice per la SMI, dai semplici colori blu notte e avorio, poteva mettere ben in chiaro chi fosse o cosa rappresentasse. Al contrario, Shane, con una maglia bianca, dei pantaloni cargo scuri e dei semplici stivali consumati, non aiutava molto ad identificarsi.
    «Ah... ehm, io l'aiuto ed imparo. Sono lo stagista.» si spiegò il moro.
    Entrambi si diressero verso le prime casse, lei a passo sicuro e lui appena più impacciato, per poi attivare i factotum per un primo controllo dei possibili danni.
    «Pst, Karen.» bisbigliò l'uomo, «Ma te li sei già imparata tutti?»
    Una domanda più che lecita, per chi era a conoscenza del suo modo di lavorare. Una volta aveva imparato ogni singola riga del libro di ricette e solo per aiutare Shane a preparare delle semplici polpette di carne.
    «Sì» mentì con la sua famosa faccia da poker, ovvero la sua unica espressione che ormai poteva avere il suo volto.
    In realtà Karen aveva sentito il nome del soldato una volta o due nell'intero viaggio e, vedendo come fosse l'unico a girarsi a quelle parole, fece due più due.

     
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    Ambientazione

       Luogo: Nave mercantile Dike, Fascia di Attica, confine con lo spazio Geth



    Fu il terzo colpo a dare il via alle danze. Una cannonata sparata sul fianco della Dike, che lasciò su di essa uno squarcio abbastanza piccolo da permettere ai campi di forza di emergenza di ergersi a protezione dell'equipaggio, ma abbastanza grande da permettere l'abbordaggio.
    Poi una serie di tonfi metallici, come grandine sul tettuccio di un'auto, annunciarono l'arrivo dei Geth.
    I sintetici si arrampicarono sulla fiancata della nave alla deriva come dei ragni, e come uno sciame impazzito si riversarono all'interno della nave attraversando lo squarcio.
    E fu subito il caos.
    Ogni membro dell'equipaggio reggeva un'arma, ma erano in pochi quelli a saperne effettivamente usare una. Daphne, terrorizzata, stringeva forte la pistola mentre se ne stava rannicchiata dietro il tavolo delle comunicazioni rovesciato da Kram e Sadrax, così che potesse servire da copertura improvvisata.
    Le due guardie, insieme a Plinion e Franks, che si erano appropriatamente corazzati ed armati, difendevano in prima linea il resto dell'equipaggio da un'ondata di Geth che superava le centinaia. I Geth avevano lo svantaggio di dover passare da un'unica breccia che fungeva da collo di bottiglia, ma il caccia geth sopra le loro teste continuava a rilasciare nuove unità sulla Dike. Era come se li fabbricasse sul momento.
    "Se continua così finiremo le clip" constatò Franks che, dopo aver svuotato il caricatore del suo Mattock, si assicurò che il generatore di scudi rimanesse attivo per i suoi compagni. Data la sua statura, non era di grande aiuto contro l'avanzata nemica: si limitava a fornire fuoco di copertura e a mantenere attivi gli scudi degli altri.

    La Firefly terminò il salto iperluce a poche centinaia di chilometri dallo scontro. McClane osservava la scena dal ponte di comando, Furiosa e Pernilla appena dietro di lui.
    La Dike, accerchiata dai caccia Geth e sorvolata da un'ulteriore nave che rilasciava unità come uno sciame, era letteralmente alla mercè del nemico, impossibilitata a scappare o a reagire.
    Ma il pirata sospettava che la situazione dentro fosse anche peggio.
    "Poco male" commentò McClane mentre analizzava il quadro a braccia conserte "La Dike è sotto assedio. E' improbabile che il suo equipaggio sopravviva a quell'orda di Geth. Quelle, d'altro canto..." indicò i caccia che circondavano la nave "Quelle saranno un problema una volta neutralizzata la Dike, potranno recuperare la reliquia senza troppi problemi. Occupiamoci di loro, mentre i Geth fanno il lavoro sporco al posto nostro all'interno."

    Quando la Midway raggiunse il Nesso dell'Ade, il capitano Wallace si accorse che già qualcun altro aveva risposto all'SOS: una nave, dall'aspetto inusuale, danzava tra i caccia nemici spargendo un caos elegante quanto efficace: i caccia che non subivano un colpo diretto, infatti, spesso finivano vittime del fuoco amico a causa dell'imprevedibilità del disturbatore. Era una tecnica che Wallace stesso, nella sua lunga carriera, aveva visto ben poche volte, e non aveva dubbi del fatto che il pilota della Firefly, questo era il nome che la fiancata sfoggiava, fosse davvero abile nel suo lavoro... ma il modus operandi e l'aspetto della nave in sé confutarono ogni dubbio nella mente del capitano.
    "Pirati..." commentò scuotendo la testa "non hanno nessuna pietà nemmeno in una situazione del genere."
    "Come procediamo, Capitano?" chiese il tenente Massibuwa al suo fianco.
    "Sfrutteremo la Firefly. Ci stanno aprendo una strada per raggiungere la Dike e abbordarla: metteremo in sicurezza la nave e l'equipaggio prima che possano occuparsene i pirati."

    Sulla Dike, lo scontro continuava. Nuove braccia armate accorsero in aiuto della prima linea di difesa, ma sembravano ottenere scarsissimi progressi.
    "Questi Geth sono disorganizzati" constatò Kram, notando come i Geth avrebbero avuto molto più successo attaccando su più fronti. Qualsiasi forza armata con un minimo di esperienza avrebbe notato il pericoloso collo di bottiglia che costituiva lo squarcio sullo scafo. In quel momento, infatti, di fronte alla breccia giacevano i resti di un centinaio di Geth: arti, teste, busti fracassati dai colpi dirompenti dei loro fucili. Tutto sommato, quella dinnanzi a loro non si presentava come chissà quale minaccia, tanto che il gruppo si ritrovò quasi a cantar vittoria in anticipo. Le clip termiche scarseggiavano a quel punto, ma quanto ancora poteva durare l'avanzata nemica?
    Di certo non potevano aspettarsi che la minaccia fosse già dentro.
    Tra un colpo di fucile e l'altro, un impulso color smeraldo attraversò l'intera nave, lasciando ogni apparecchio elettronico a zampillare di fulmini verdognoli... comprese le carcasse Geth.
    In pochi attimi, quelli che erano i resti mutilati ma evidentemente funzionanti dei sintetici, si unirono tra loro per comporre nuove unità, e il ponte di comando della Dike si ritrovò affollato da una cinquantina di Geth nuovamente funzionali al 100%.
    "Ritirata!" gridò Franks al resto dell'equipaggio, e ad una ad una le altre linee di difesa della Dike se la diedero a gambe levate verso gli altri piani. Intanto, i Geth risorti difendevano la breccia, lasciando che altre ondate di unità entrassero indisturbate.
    Erano rimasti loro quattro, contro un centinaio di robot arrabbiati.

     
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    Banshee

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    Janie 'Furiosa' Doe

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    A vederla, la Firefly era quanto di più lontano ci fosse dall'avere una forma aerodinamica. Era una nave tozza che ricordava molto da vicino un trattore agricolo solo leggermente più sinuosa e slanciata. D'altra parte, per volare ed essere agili nel vuoto dello spazio, avere una forma aerodinamica non era per nulla essenziale; ciò che serviva per fluttuare agilmente e manovrare nell'immensità della Galassia era essere provvisti del maggior numero possibile di motori per correggere la rotta e la Firefly, di motore direzionali, ne aveva in abbondanza.
    Jhon risparmiava sulla verniciatura dello scafo ma non badava a spese quando Kreet avanzava richieste relative alla manovrabilità del mezzo. I motori direzionali non dovevano essere necessariamente potenti e per questo motivo erano piccoli e facilmente installabili ovunque fossero necessari.
    Ovviamente essi sarebbero stati quasi inutili se chi manovrava la cloche non fosse stato più che sveglio e Kreet, da buon Devil Void, era un vero maestro con la cloche in mano.

    Furiosa non sapeva se fosse più affascinante guardare le manovre spericolate del vorcha con le quali stava facendo letteralmente impazzire i caccia geth o osservare l'espressione divertita di Kreet mentre si divertiva a sfidare le leggi della fisica. Certo, anche gli artiglieri della Firefly non erano per niente male: Tim, Tom e Nyala, ai comandi delle postazioni poste rispettivamente a poppa, a prua e sulla pancia della nave, non si lasciavano sfuggire i bersagli che Kreet serviva loro su un piatto d'argento. Strambate, giri della morte, avvitamenti, improvvise frenate seguite da accelerazioni repentine facevano assomigliare la Firefly a un calabrone impazzito che si era appena ciucciato un grammo di LSD subito dopo essersi sniffato cocaina pura al 100%.

    La danza della Lucciola andò avanti fino a quando i caccia geth divennero così pochi da non rappresentare più una vera minaccia ma, soprattutto, Kreet fu costretto a interrompere gradualmente la sua danza quando sul campo di battaglia fece la sua apparizione una nave dell'Alleanza.
    < Maledizione! > esclamò Jhon alla vista della nave < Questa proprio non ci voleva! Credo proprio che dobbiamo rinunciare alla nostra preda. >
    Succedeva molto più spesso di quanto si potesse immaginare che un attacco pirata andasse in fumo per l'arrivo di qualche nave militare, Jhon e Pernilla lo sapevano molto bene, del resto, se tutti i loro attacchi fossero andati a buon fine, a quell'ora sarebbero stati ricchi sfondati e non avrebbero avuto bisogno di continuare a fare quel lavoro.
    Ma Furiosa non la pensava allo stesso modo: < Col cazzo, Jhon! La Dike è nostra: se torno a mani vuote, papy mi rasa anche l'altra parte della capigliatura! >
    < Ci guadagneresti e basta... > abbozzò Pernilla con un ghigno celato nel suo ghigno perenne.
    < Fottiti bionda! > replicò Furiosa mostrandole il dito medio.
    < E cosa vorresti fare? Metterti contro una nave dell'Alleanza? >
    < No. > convenne Furiosa alla lecita domanda di Jhon < Ma se ci trovassimo a bordo della Dike PRIMA o INSIEME a loro, il discorso cambierebbe. >
    < La Dike è fottuta! > disse Jhon indicando la nave da carico presa di mira da un nugolo di soldati geth < Ci abbiamo provato ma ora lasciamo che sia l'Alleanza a vedersela con i Geth. >
    < Io ho un piano. > disse Pernilla che non perse tempo a esporre < Io dico di abbordare la nave da sbarco geth mentre l'Alleanza pensa a dare man forte all'equipaggio della Dike. Prendiamo la nave geth, interrompiamo l'invio di rinforzi alla Dike e poi scendiamo da dove sono scesi i geth, prendendoli alle spalle. Questo dovrebbe darci un forte potere contrattuale con l'Alleanza, non credete? >
    Jhon e Furiosa si scambiarono uno sguardo d'intesa. Il piano era abbastanza avventato ma se fosse andato a buon fine, l'Alleanza non avrebbe potuto semplicemente metterli alla porta, dando loro l'occasione di essere a bordo della Dike e successivamente pensare un modo per sgraffignare la refurtiva sotto il naso dell'Alleanza.

    Jhon aprì l'interfono che gli permetteva di comunicare all'equipaggio < A tutta la ciurma, prepararsi all'abbordaggio sulla fiancata di tribordo. Voglio i rampini in posizione subito e le lance termiche più calde del nucleo del Sole. Azione! > poi si rivolse alle due ragazze < Cominciate ad andare voi due, io vi raggiungo appena ho finito di mettere al corrente l'Alleanza di quello che vogliamo fare. Fate attenzione, ok? >
    Le due ragazze annuirono, abbandonando il ponte di comando proprio mentre Jhon contattava la nave dell'Alleanza.

    In pochi minuti, Furiosa e Pernilla si trovavano alla fiancata di tribordo nella loro corazza d'assalto e armate fino ai denti mentre spiegavano al resto della ciurma il loro piano. I due batarian e Nyala non sembravano particolarmente spaventati all'idea di abbordare una nave da sbarco geth mentre i sei mercenari assoldati alla bisogna, si scambiavano sguardi preoccupati.
    < Per voi nuovi... > cominciò a spiegare Pernilla < ...probabilmente questo è il vostro primo abbordaggio quindi vi faremo un corso super accelerato di pirateria. >
    < Ora speroneremo la nave geth dopo di che lanceremo i rampini. > continuò Furiosa indicando i meccanismi posti ai lati dei boccaporti < Quando la nave geth sarà imbrigliata, apriamo i boccaporti, usiamo le lance termiche per fare dei bei buchi nella corazza della nave e poi comincia la festa. >
    Mentre Furiosa spiegava alla bene e meglio le basi dell'abbordaggio, Pernilla passava in rassegna i mercenari per assicurarsi fossero pronti alla battaglia; sequestrò un paio di fucili di precisione che sarebbero stati inutili durante quel tipo di battaglia, consegnando altrettanti fucili a pompa modificati per avere una rosa di sparo doppia di quelli normali < Questi hanno meno gittata... > spiegò a una giovanissima asari che la guardava con gli occhi sbarrati dalla paura < ...ma distruggono tutto quello che si trovano davanti entro i 4 metri. Non devi prendere la mira, ok? Semplicemente, premi il grilletto. Tranquilla. Andrà tutto bene, i geth non sono molto bravi nel combattimento ravvicinato. A parte i cacciatori occultati quelli te la fanno fare nell'armatura. >
    < Non spaventarli, Per...avete Furiosa insieme a voi... > intervenne Janie con fare strafottente < ...sapete? Una volta ho lanciato una granata e ho ucciso 50 soldati. >
    < Erano così vicini l'uno all'altro? > domandò Nyala conoscendo perfettamente quella gag che Janie faceva ogni volta per rinfrancare lo spirito dei novellini.
    < Non hai capito...la granata è esplosa dopo! >


     
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    Lokyko'Xererah

       Fazione: Flotta Migrante
       Ruolo: Agente



    Lokyko si trovava insieme a molti altri membri dell equipaggio, la tensione e l adrenalina erano palpabili anche se tra tutti Lokyko era quella piu indecisa,
    Sarebbe stata un ottima occasione per ricevere informazioni sui geth, d'altrocanto voleva anche assicurarsi che l equipaggio della nave stesse bene, quindi segui un gruppo di pirati,
    che dovevano abordare vicino alla zona di abordaggio ghet, il piano era semplice: alla prima occasione buona sgattaiolare via e cercare l' accesso alla Dike,
    fornire fuoco di supporto all'equipaggio e in caso inventare una scusa, ultimo ma meno importante, in caso la nave sopravviva, studiarla.

    cosi la quarian aspettava il momento dell abordaggio.



     
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    Kinder Buenos

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    Karen Jessen

       Fazione: Søndergaard Military Industries
       Ruolo: Ricercatrice



    Una comunicazione di servizio rompé il silenzio formatosi nella stiva.

    «Qui è il Capitano Wallace che vi parla» comunicò la voce ben distinta del capitano della nave dell'Alleanza.
    Shane si rivolse, inconsciamente, verso una delle fonti del suono, quasi nell'aspettarsi di trovare la vera fonte della voce; contrariamente a lui, Karen continuò imperterrita il suo lavoro.
    «Abbiamo ricevuto un segnale SOS dalla nave mercantile Dike. L'equipaggio è stata attaccato dai geth, ma oltre a loro è sopraggiunta una nave di pirati.»
    «Storia brutta...» commentò Jenkins, a bassa voce.
    Un pensiero non troppo diverso dal suo lo fece anche Karen, ma ella pensò che la scelta dei pirati fosse si azzardata che conveniente. Derubare chi aveva appena subito un attacco? Un lavoro piuttosto semplice e comodo.
    «Le squadre scelte per l'abbordaggio e il recupero dell'equipaggio, si preparino e si rechino alle navette» e con questo ultimo messaggio, la comunicazione si chiuse, lasciando nuovamente i tre umani al silenzio della stiva.

    L'equipaggio della Midway si stava preparando per fare la sua mossa in quel campo di battaglia totalmente inusuale per Karen.
    Non aveva mai assistito a scontri a fuoco su una nave o l'abbordaggio di una di esse, figurarsi un possibile scontro a fuoco tra navi.
    In tutto ciò, le informazione della ricercatrice sui "geth" erano assai minime: aveva certamente letto di loro e visto anche diversi filmati, persino quelli amatoriali ripresi durante l'attacco alla Cittadella, ma non ne aveva mai visto uno in... fotorecettore e circuiti.
    «Karen» la chiamò il compare, avvicinatosi mentre la donna rifletteva sulla situazione, «Cosa facciamo noi? Siamo praticamente dei civili in queste situazioni.»
    Shane non aveva tutti i torti sulla loro posizione. Sebbene le loro protesi fossero abilitate per il combattimento, entrambi non erano soldati (per quanto ricordava Jenkins) e non erano membri dell'Alleanza. Sia lei che l'uomo potevano figurare tranquillamente come civili.
    «Signor Jenkins, siamo su una nave dell'Alleanza» gli ricordò, degnandosi di guardarlo. Quel gesto sembrò calmare un po' il suo collega o almeno così Karen credeva.
    «Siamo qui per ordine della SMI, la quale ci ha messo sotto la tutela del capitano della Midway. Obbediremo alle sue richieste e alla sua coscienza.»
    "Se ne ha una" aggiunse senza però esternarlo a voce.
    La sua non era una forma di sfiducia nel capitano, ma nel sistema militare dell'Alleanza.
    Karen era una donna di scienza e preferiva le soluzioni pacifiche, un'organizzazione come quella militare era per ciò contraria al suo modo di pensare. Il tutto era anche ironico, visto il fatto che ella stessa lavorava per l'industria militare.


     
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    Roler duerighista

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    El triangolo delle bevude (TS)

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    Matthew Gunnarsson

    Fazione: Alleanza
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    Citazione: Ogni Marine è un fuciliere, ogni Marine è a 0G
    Mentre era assorto ad osservare le casse, quasi ipnotizzato dal sordo rimbombo del motore, altre due persone entrarono nella stiva. La ricercatrice ed il suo assistente si sorrisero un po' a vederlo vicino alle protesi e non senza motivo: il resto dell'equipaggio non aveva avuto motivo di incuriosirsene se non per il fatto di averle dovute caricare a bordo. Il vero protagonista era un enorme container nero, recante il simbolo dell'alleanza affiancato dalla lettera "N" e con una coppia di striscie, una bianca ed una rossa, di fianco alla stessa. Materiale top secret, caricato a bordo con la supervisione di Wallace in persona. La Midway era una nave di per sé singolare, l'equipaggio sapeva di essere su un vascello elitario. Eppure la nave celava al suo interno qualcosa di ancora più segreto. Il suo contenuto era stato oggetto di lunghe speculazioni, soprattutto fra i marine di rango più basso. Matt guardò la coppia e rispose semplicemente Dottoressa Usò il suo titolo come saluto formale poiché non aveva la più minima idea di quali fossero i loro nomi. Sapeva solo che erano i responsabili delle casse. Nessun disturbo, stavo solo riflettendo Fece un passo indietro per discostarsi e dare loro spazio per lavorare Dottoressa, Signore disse rivolto ad entrambi per congedarsi. Fece per uscire dalla stiva ma l'altoparlante suonò un singolo colpo di sirena per attirare l'attenzione. Il capitano fu chiaro e conciso. Matt, ancora scosso dal sonno turbolento, si lasciò sfuggire un rabbioso Geth... a mezza voce, intriso d'odio. Il comandante diede istruzioni a tutti ma lui non ne aveva ricevute, in quanto membro temporaneo dell'equipaggio. Infilò la porta della stiva e fece per raggiungere il capitano ma un secondo annuncio lo bloccò sul posto: Sergente Gunnarsson, equipaggiato e pronto nella stiva tra tre minuti Era una voce diversa, probabilmente il timoniere od il primo ufficiale. Matt fece come ordinato e raggiunse la sua cabina. Indossò la sua solita corazza piena di "cicatrici". La sua fidata Carnifex venne saldata al fianco. Tornò in stiva e si armò con un M-7 Avenger, un Viper, un eviscerator ed un lanciagranate, poi attese che chi aveva impartito l'ordine a lui indirizzato lo raggiungesse



     
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