Votes taken by Aires

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    Benvenuto sul forum!
    Fai pure un giro sul forum e chiedi pure se non capisci qualcosa! ù_ù

    P.S. Siamo vivi, ma postiamo con calma :3
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    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Gli sbirri non le erano mai piaciuti, sin da quand'era piccola e prima che iniziasse la sua vita di sregolatezze.
    Erano sempre persone che usavano il semplice pretesto "ho un distintivo" o "io rappresento la legge" e altre cazzate del genere per mettersi al di sopra degli altri.
    Vanessa aveva ben capito che se messi in un angolo, denudati dei loro presunti poteri, con nessuna arma o difesa se non le proprie abilità... erano dei semplici sacchi di carne parlanti. Lo erano tutti. Si proclamavano esempi di rettitudine, ma non erano altro che degli idioti come tutti.

    Questi due poi... sembravano essere un'apoteosi di idiozia.
    Le mani della mercenaria fremevano dalla voglia di levare loro quegli sguardi di trionfo, di finto perbenismo. Voleva davvero farlo, era ad un passo dall'inscenare una rissa con questi due idioti dell'SSC.
    "Sempre pronti a dare problemi dove non ci sono, ma mai quando ci si ritrova in disgrazia."

    Sicuramente Tetsuo stava facendo del suo meglio per quella particolare situazione.
    La mercenaria non aveva nulla da ridire in merito alla sua scusa, ma forse non aveva mai avuto troppi problemi nella sua vita e per questo motivo stava agendo secondo il classico "spavento da divisa".

    «Fatemivedereilvostrodistintivo.»
    Vanessa parò così velocemente da non poter dare del tempo a nessuno dei presunti sbirri di farla tacere nuovamente.
    L'avevano sentita, certo che lo avevano fatto! Le loro facce parlavano chiaro: erano un misto di sorpresa, rabbia per la disobbedienza e confusione per capire cosa ella avesse appena detto.
    Quella Adama poteva minacciarla quanto voleva, ma ogni singola parola se la poteva ficcare dove non batteva il sole.

    «Se siete veramente dell'SSC, siete in borghese. E' mio diritto chiedere di farmi vedere il vostro distintivo.»
    Vanessa ne aveva sempre combinate di cotte e di crude, ma non era un'idiota che non si prendeva la briga di conoscere i suoi diritti. Era pur sempre "Il Furetto", un modo per scappare lo trovava sempre.
    Qui la legge poi era addirittura dalla sua parte! Che possibile scherzo del destino!
    Chiunque avesse un minimo di conoscenza delle leggi in merito alla polizia, sapeva che chiunque poteva spacciarsi da agente in borghese, per cui era diritto del cittadino richiedere un documento per esserne certi.
    Inoltre loro erano a Nevos, i poteri di uno sbirro dell'SSC si fermavano alla Cittadella.
    Poteva tirare loro un pugno "indiretto" su quei loro faccini puliti e presuntuosi.

    «Senhor Tetsuo lasciali perdere e non giustificarti con loro» ammonì V, simulando un tono di voce professionale, «Queste persone sono così superficiali da basarsi sull'aspetto fisico nel ventiduesimo secolo!»
    Il tizio di nome McQueen non doveva mai essere sceso in una delle tante città terrestri in rovina. Le baraccopoli sulla Terra erano rimaste al ventesimo secolo, piene di gente con un aspetto simile al suo o peggio.
    «Se siete dei veri sbirri, allora siete di quelli pessimi. Non avete nessun potere al di fuori della Cittadella, persino i bambini vorcha lo sanno.»

    V aveva perso sin troppo tempo con quelle cabeza de choto che pretendevano di fare il bello e il cattivo tempo a lei! A Vanessa "v" Castillo della "Il Furetto"!
    Per nulla interessata alle loro presunte minacce, V decise di levare l'ancora e di continuare a proseguire con la sua strada.
    «Senhor Tetsuo si muova, le meduse biotiche giganti assassine non aspettano i nostri comodi.»
    Per quanto avesse prima minacciato il fotografo, quello poteva diceva di poter pagare bene i suoi colleghi, una scappatoia dai due non poteva fargli male, no?
    «O forse sì? Dubito che qualcuno rifiuterebbe uno spuntino al sacco.»
    Aveva sentito parlare di quelle strane bestie da Jek, il vorcha sembrava piuttosto entusiasta di andarle a pescare e Wrond poteva o non poteva essere del suo stesso pensiero. Il tutto poteva anche essere considerato normale, se non usassero fucili a pompa per pescare e delle granate.

  3. .

    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Alla fin fine aveva azzeccato: Tetsuo voleva altre foto, le quali avrebbero avuto una grossa probabilità di essere ridistribuite. Lei non aveva alcun potere sulle scelte di Wrond e Jek in merito a questa questione, per cui non si sarebbe azzardata a parlare anche per loro.
    A quanto diceva il fotografo, egli era famoso e le prometteva una buona paga. Vanessa avrebbe anche potuto prendere in considerazione l'idea, solo per quell'unico motivo, ma l'uomo continuava a sbagliare le sue carte.

    «Non ho di certo bisogno di un coltello per raggiungere il mio scopo.»
    Gli occhi grigi della donna si colorarono d'azzurro, mentre la mano destra della donna veniva ricoperta da un'aura dello stesso colore.
    L'azione che compì fu fulminea: attorno al collo dell'uomo si formò un cerchio dal colore bluastro, grande abbastanza per lasciarlo respirare. Con un comando della mano, il cerchio cominciò a stringersi poco a poco attorno al collo di Tetsuo.
    Vanessa vide i disperati tentativi dell'uomo di bloccare il tutto, il quale cercava invano di bloccare il soffocamento.

    «Tu non sai niente di me, nemmeno il mio nome, eppure...» la donna si portò più vicina a Tetsuo, bloccando momentaneamente il restringimento del cerchio. Il fotografo era ancora in grado di respirare, a fatica, ma poteva ancora farlo.
    «... vuoi comprarmi come tutti i tuoi "collaboratori"; senza neanche sapere chi sono!»
    Il viso di Vanessa si era portato più vicino a quello dell'uomo, bloccandogli la vista. L'altra mano libera della donna prese a circondarsi anch'essa di un'aura azzurra.
    «C'è molta arroganza nelle tue parole, Senhor Tetsuo. Credi davvero che io faccia le cose per puro caso? Non credi che io sappia quando passare inosservata e quando non? I soldi non sono sempre un tasto certo per avere tutto.»
    Gli occhi di Vanessa promettevano solamente morte, il suo volto non lasciava trasparire altro.

    Il cerchio biotico attorno al collo cominciò nuovamente a stringersi per alcuni secondi poi, com'era apparso, scomparì senza lasciare traccia e liberando Tetsuo da una possibile morte per soffocamento.
    L'enorme ruota riprese a girare proprio subito dopo, riprendendo il suo giro con tranquillità.
    Vanessa si distanziò dal fotografo, tornando al suo posto come se nulla fosse successo.
    «Ne parlerò con i miei compagni, non posso decidere per loro. Forse uno dei due accetterà la tua proposta.»
    La mercenaria era tornata esattamente come prima, ovvero come Tetsuo l'aveva incontrata poche ore prima, lasciando a se stesso il pover'uomo.
    «In cambio di ciò, dovrai dire a quei due tizi che ci hanno seguiti sin qui di smetterla, se tengono alla loro vita» gli comunicò, mentre guardava fuori ad uno dei finestrini dell'abitacolo, «O non sono con te?»

    La ruota panoramica finì il suo giro e con essa anche quello dei due umani. Vanessa uscì per prima dalla cabina, mentre Tetsuo ne uscì un po' spossato in volto. Entrambi si allontanarono dalla giostra per lasciare il passaggio al nuovo flusso di persone.
    Il tentativo di soffocamento di Vanessa non aveva lasciato alcun segno visibile, se non il permanente ricordo di cosa avrebbe potuto fare.

  4. .

    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Quel tipo spuntato fuori dal nulla era sempre più strano agli occhi di Vanessa: egli affermava di essere già stato su Nevos, di conoscere già i vari posti turistici offerti dal pianeta. Al tempo stesso non era mai stato in quell'hotel, si era affidato alla scelta del "piatto del giorno" e sembrava conoscere uno degli chef.
    Di tutte le cose che le si potevano dire, "stupida" non rientrava tra i primi mille. C'erano fin troppi campanelli d'allarme belli che suonanti nella sua testa.
    Doveva giocare bene le sue poche carte e in base a quello capire dove mettere Tetsuo, se tra i "vivi utili" o tra gli "utili da morti".

    «Sai com'è... con un krogan e un vorcha al seguito bisogna adattarsi.»
    L'ultima volta che avevano deciso di andare in un posto "normale", come il teatro, erano finiti con il posto in fiamme, qualche attore con un morso da vorcha e un vecchietto morto di crepacuore. Un salarian, se non ricordava male.
    «Non nominare neanche gli acquari!» sbottò la donna, gesticolando con le mani un segno di "stop", «Per colpa di Wrond abbiamo un ordine restrittivo sulla Cittadella. Un turian dell'SSC lo ha beccato in uno dei laghetti del Presidium mentre cercava dei pesci per la cena.»
    Avevano dovuto ripescarlo con una specie di gru, mentre lei era stata costretta a sorbirsi tutta la rottura di scatole, la multa, la ramanzina e beccarsi pure il divieto di circolare troppo vicino a quel posto. Tutta per colpa di un krogan ingordo che aveva la sfortuna di conoscere.
    «E non preoccuparti, siamo due adulti e un vorcha che riesce a recitare mezzo alfabeto senza sbagliare, per divertirci non dobbiamo neanche impegnarci per trovarlo.»

    All'arrivo dei loro piatti la loro conversazione sembrò scemare per permettere ad entrambi di dedicarsi al cibo.
    Il piatto di Tetsuo aveva decisamente troppi vegetali blu per i gusti di Vanessa, decisamente poco amante di quella roba già di suo. Per sua fortuna era in grado di riconoscere qualche parola in croce, giusto il minimo per capire cosa evitare.
    Il suo piatto, invece, all'apparenza si presentava anche bene: una combinazione di carne tagliata a strisce, rosolata in qualche spezia, assieme a delle fette sottili di una pianta che per molti ricordava il bambù, anch'esse rosolate con qualche salsa dal colorito blu.
    Contrariamente al suo aspetto, quel piatto era una combinazione pericolosa di speziato, piccante e pieno di calorie; quest'ultime decisamente utili se eri un biotico che usava spesso le sue abilità.
    Vanessa aveva assaggiato quel piatto diversi anni fa, quando ancora lavorava al Blue Sirens come buttafuori. Una delle ragazze aveva la passione per la cucina e di tanto in tanto offriva i suoi tentativi ai colleghi.

    «¡Buen provecho!» rispose ella, poco dopo le sue parole.
    "Sarò vecchia io, ma che diamine doveva farci con il Factotum? Non ditemi una foto!" pensò la donna tra sé e sé. Non aveva mai capito il divertimento nel farlo, ma forse perchè non girava con una macchina fotografica come lui.
    Contrariamente alla sua personalità da roulette russa, Vanessa mangiava con apparente calma ma al tempo stesso sembrava reticente a farlo così pubblicamente. Era tesa, quasi sull'orlo di aggredire chiunque provasse ad avvicinarsi troppo. Il suo nervoso però scompariva ogniqualvolta prendeva del vino per berlo.
    Nella sua testa tutto sembrava decisamente più sveglio e sul piede di guerra, parte di lei era decisamente tentata di usare l'intera bottiglia di illium Elite e spaccarla alla coppia lì vicino, solo per aver osato guardare troppe volte in quella direzione, ma avrebbe sprecato del buon vino e la sua rabbia non sarebbe scemata. Senza contare che c'era un nuovo campanello nella sua testa, in merito a quel fastidioso duo.

    Finì di pranzare poco dopo Tetsuo che, sebbene si fosse preso il suo tempo nella degustazione del piatto, si era rivelato ben più veloce di lei nel concludere.
    Guardò con sospetto le foto che le presentò davanti: era abituata a vedersi comparire foto sue e dei suoi compagni, spesso accompagnate a informazioni o la cifra della taglia, ma non erano mai così ben definite. A conti fatti stavano presentando un potenziale pericolo, se fossero circolate fino ad arrivare alle mani dei cacciatori o di qualche suo nemico.. la sua vacanza sarebbe durata ben poco.
    L'ago della sua bilancia "vivi o "morti", con tanto di volto di Tetsuo ben stampato sulla punta, stava cominciando a puntare verso la seconda scelta.
    «Hai detto giusto: ignorare» disse con tono lapidario.
    Se quest'uomo era veramente un fotografo come affermava, quelle immagini avrebbero potuto davvero circolare ovunque.
    Vanessa non aggiunse molto e né commento la richiesta dell'asiatico di allontanarsi. Recuperò la bottiglia di vino non finita, dopotutto era tutto pagato ed era uno spreco lasciarla lì, per alzarsi dal tavolo.
    Badò poco alle parole di una delle cameriere, a Vanessa poco importò che si lamentassero per il "sequestro" della bottiglia o per altro, lasciando invece a Tetsuo risolvere quel problema.

    Fu lei invece a scegliere il "posto" dove poter parlare: vicino alla spiaggia c'erano delle attrazioni turistiche, giostre per la precisione. Il giorno prima ci avevano giusto portato Jek per farci un giro.
    Presero uno dei trasporti pubblici, anche se piuttosto affollati, per arrivare a quel posto. Distava appena dieci minuti dall'hotel in cui Vanessa alloggiava.
    Tra tutte le giostre lì presenti c'era anche quella che la donna preferiva di meno: la ruota panoramica, entusiasmante da distruggere e mettere a fuoco ma assai poco da usare per il classico divertimento. Il punto è che a loro serviva un posto sicuro per parlare e le classiche cabine con capienza da 2-3 persone erano perfette, meglio ancora se ad una quota massima di 193 piedi d'altezza.

    «Senhor Tetsuo... può andare bene? Non ci sono le classiche e romantiche due lune in vista, c'è il rischio di avere le vertigini già a sessanta piedi di altezza... ma almeno potrà dichiarare morte al Consiglio senza che nessuno lo sappia.»
    Vanessa guardò l'enorme giostra, ben illuminata persino a quell'ora. Si chiese quanto tempo avrebbe potuto impiegare per sganciarla e farla rotolare per le strade della città. Forse a fine vacanza lei e Jek potevano anche farlo prima di andar via.

  5. .

    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    L'uomo di nome Tetsuo l'aveva lasciata con molte più domande che risposte. A conti fatti... Vanessa aveva ottenuto ben poco.
    Guardò la foto che l'uomo le aveva lasciato, leggendo ciò che aveva scritto su di essa. Chi mai faceva foto in quel modo nel ventiduesimo secolo? E che diamine voleva da lei?

    «Lo hai già fatto scappare?»
    Wrond comparve vicino a lei e con lui Jek, ripescato dalla piscina e ancora con il suo costume addosso. Un vero miracolo.
    «Ho rimediato un appuntamento» dichiarò con sorpresa. Contrariamente al solito, non si era dovuta neanche impegnare, il che era decisamente strano.
    Mostrò ad entrambi la foto scattatole poco prima da Tetsuo.
    «Ho proprio una faccia da culo» commentò, lasciando che Wrond prendesse la foto per vederla meglio.
    «Tu faccia culo. Già»
    «Una di quelle da prendere a schiaffi... o a testate»
    «Faccia stupida»
    «Senza contare il naso! Guarda come pende storto.»
    «Naso da culo»
    «Ragazzi» li richiamò, «Mi lusingate troppo, state rischiando che vi porti a letto.»

    Il krogan sbuffò al suo commento e le riconsegnò la foto senza troppe cerimonie, rischiando quasi di farla finire in acqua.
    «Tu appuntamento?» le domandò Jek, ricordatosi della prima frase detta dalla donna.
    Vanessa finì il suo drink in un sorso, per poi annuire al compagno.
    «Ha parlato di una "collaborazione" e di "verificare di essere compatibili"»
    «E che diamine è? Un'asari?» domandò secco il krogan.
    La mercenaria alzò le spalle, non sapendo dare una risposta al suo quesito.
    «C'è di certo che se mi chiede di fare da modella, allora ha gli occhi coperti da prosciutto di varren» disse, facendo poi loro segno di voltarsi verso una direzione specifica.
    «Quella tipa è più adatta a quel ruolo.»

    Nel suo inseguimento di Jek per tutta la piscina, era stata brevemente distratta dall'arrivo di una donna con uno di quei tipici costumi da "non hai bisogno neanche di immaginare", seguita a ruota da quello che le sembrò (a prima vista) un amico... o anche il suo ragazzo.
    Fu in parte per colpa loro se prima Jek le sfuggì dalla vista, giusto il tempo per allontanarsi il più lontano da lei.

    «Avrebbe dovuto fare una foto a lei» dichiarò, alzandosi finalmente in piedi.
    «Tsk. Niente di che.»
    «Niente di che? Wrond? Ti devo portare dall'occ-»
    Il krogna non si preoccupò minimamente di lasciarla finire.
    «Non ho interesse per le umane.»
    «Essere deboli» aggiunse Jek, appoggiando la decisione dell'amico.
    Vanessa portò la mano con la foto all'altezza del proprio cuore.
    «Quindi i vostri rifiuti delle mie avances non erano perchè fossi io, ma proprio perchè sono umana! Il mio cuore si sente molto meglio.»
    «Tu avere cuore?» le chiese Jek, decisamente dubbioso delle parole di Vanessa. Quest'ultima lo colpì con la foto.
    «Certo! Secondo cassetto a destra, vicino alla mia Diplomazia.»
    In questo caso, Diplomazia era il nome della sua fidata pistola.

    Da lì a pochi minuti, il trio si diresse verso la camera condivisa, ognuno con i propri interessi e obiettivi sul come passare la giornata.
    Per Vanessa il motivo era semplice: avrebbe dovuto lavarsi e cambiarsi con dell'altro, per poi presentarsi allo strano appuntamento con Tetsuo.

    Il suo arrivo nel ristorante avvenne alle dodici e cinquantacinque spaccate. Il suo strano vizio di coincidere sempre con numeri pari a cinque o suoi multipli era sempre più forte di lei.
    Andò direttamente dalla caposala, un'asari con decisamente il quintuplo degli anni dell'umana. Le riferì il numero del posto e il nome di colui che aveva prenotato. Le fu indicato il tavolo, così da permetterle di orientarsi tra i tavoli.
    Ci mise ben cinque minuti tra l'attesa, la richiesta e l'individuazione del tavolo con Tetsuo già bello che seduto.

    «Già scelto cosa prendere?»
    Senza neanche salutare l'uomo, Vanessa si sedette alla sedia direttamente opposta a quella dello straniero.
    Vederli assieme a quel tavolo aveva dell'incredibile: tra abiti, portamento e aspetto... era come vedere il giorno e la notte.
    Vanessa guardò anch'ella il menù proposto dal ristorante, riconoscendo un paio di piatti tipici asari. Era fortunata su quel punto: lavorare al Blue Sirens le aveva permesso di imparare una moltitudine di insulti in quella lingua, ma anche di saper riconoscere diverse parole.
    «Se lei non è un biotico, richieda "senza Zero"» lo informò, continuando a scorrere la lista, «Le asari lo infilano ovunque. Sa... è per via della loro biologia o stronzate del genere.»

    «Salve! Avete già deciso cosa prendere?» una cameriera asari, praticamente spuntata dal nulla, si presentò al loro tavolo.
    «Per me...» fece scorrere nuovamente il menù, fino a trovare quello che aveva scelto. Tutto sommato era un semplice piatto a base di pesce di Thessia, ma si trattava di un menù asari: il 90% era composto da pietanze a base di pesce o crostacei.
    «Non sono capace di pronunciarlo, ma prendo questo.»
    «Con o senza Zero?»
    «Con» affermò sicura, facendo nuovamente scorrere il menù sulla lista delle bevande.
    «E una bottiglia di Illium Elite» aggiunse, ben conscia di preferire il vino a della semplice acqua.

  6. .

    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Sia lei che Jek avevano creato un bello scompiglio tra i poveri bagnanti, conclusosi con la donna seduta a bordo piscina ad osservare il suo lavoro.
    Troppo distratta a cercare dove diavolo si fosse cacciato il grosso krogan dopo tutto quel casino, non si accorse dell'arrivo dell'uomo.
    Fu solo per le sue parole, e per il drink offertole, che Vanessa abbandonò la sua ricerca per rivolgergli la sua attenzione. Un qualcosa che al momento non si pentì di averlo fatto.
    L'uomo era certamente di aspetto gradevole per i suoi occhi, senza contare che si stava dimostrando piuttosto educato visto che stava guardando lei, invece della scollatura. Indossare un costume proveniente dalla moda asari poteva causare quel problema.

    «Già dopo cinque minuti il suo corpo ha sviluppato delle branchie primordiali» spiegò, prendendo il drink dal misterioso uomo.
    Era maleducazione rifiutare un drink gratuito. Il tizio poteva anche averlo drogato o avvelenato, ma per una buona volta decise di non farsi troppi giri mentali.
    Dopotutto... anche i suoi nemici potrebbero essere in ferie!
    «Non sempre è facile affogare un vorcha, ancor di più se è quel fottuto Jek!» continuò ma senza dare segni di frustrazione.
    Voleva bene a quel vorcha, anche se alla fin fine non era altro che un coglione patentato.
    «Comunque sì... blue hawaiian» agitò il bicchiere in direzione del suo fratello galleggiante in piscina, «Questo sarebbe il mio quin- oh ecco!»

    A poca distanza dei due umani, sott'acqua, passò un tranquillo Jek. Il vorcha sembrò ignorarli per dedicarsi al suo giro subacqueo personale.
    «Nella prossima vita sarà meglio che io rinasca vorcha... o krogan» dichiarò serenamente.
    Da vorcha avrebbe potuto vivere una vita intensa e breve, ma da krogan sarebbe potuta essere lunga e confusionaria. Due scelte abbastanza appetibili per lei.

    «Allora Senhor Bonito... per cosa dobbiamo brindare?» domandò, giocando con l'ombrellino del drink.
    Nessuno nella sua vita l'aveva avvicinata senza un qualche pretesto, ora come ora il suo intento era quello di capire cosa volesse quest'uomo da lei. Non aveva una faccia a lei familiare, le persone che frequentava non avevano quel tipo di "aura" che lo circondava.

    Nel frattempo, dall'altro capo della piscina, era riapparso Wrond con un enorme retino per la pulizia delle piscine. Il dove lo avesse recuperato era un bel mistero, così come il dove avesse messo il suo grosso e stravagante salvagente.
    In molti lo videro immergere l'oggetto nell'acqua, mettendolo in modo tale che la rete fosse sott'acqua.

    «ESCI FUORI JEK! STAI SPAVENTANDO GLI ALTRI OSPITI!»

  7. .

    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Erano mesi che lei, Wrond e Jek non si prendevano una vacanza degna di quel nome: tra lavori di scorta, furti, protezione e qualche favore per i dipendenti del "Blue Sirens", il trio aveva avuto ben poco tempo libero.
    Fortunatamente per loro, l'ultimo impiego li aveva resi abbastanza ricchi da permettersi un soggiorno di qualche settimana in uno degli hotel balneari ad Antassi, la capitale di Nevos. Quest'ultimo era una colonia asari, ben conosciuta per le sue spiagge sabbiose, i fantastici panorami e per l'enorme presenza di asari sul pianeta.

    «Perchè dobbiamo stare in piscina quando c'è il mare a pochi passi da noi?»
    Un grosso krogan dal colorito scuro e con uno stravagante salvagente a forma di unicorno, galleggiava placidamente nell'enorme piscina all'aria aperta dell'hotel.
    A poca distanza da lui, su una ciambella a forma di fenicottero e dai colori sgargianti, vi era una donna umana. Quest'ultima portava degli occhiali da sole e in mano teneva un bicchiere mezzo vuoto.
    L'umana usava il salvagente come poltrona piuttosto che per il suo reale utilizzo.
    «Perchè a quest'ora è pieno di mocciosi e noi vogliamo stare in santa pace, per una buona volta.»
    La donna dal colorito olivastro prese un sorso dal suo bicchiere.
    «Inoltre noi abbiamo il "nostro" moccioso. A proposito Wrond... dov'è finito Jek?» domandò, agitando il drink in direzione dell'amico.
    «Ora? E' sul trampolino, ha detto che voleva provare uno dei suoi tuffi» la informò Wrond, guardando i trampolini della piscina, «Eccolo lì.»

    Su uno dei trampolini più alti si stagliava la figura di un giovane vorcha con un semplice costume. Non era stato facile farlo accettare nell'hotel, ma Wrond e Vanessa erano ormai esperti nel trovare buone motivazioni per farlo passare quasi ovunque.
    Jek era diventato loro amico e persona fidata, sebbene avesse la capacità di dar fuoco anche all'acqua e di far esplodere anche la carta.

    «Ha preso quello più alto.»
    «C'era d'aspettarselo.»
    «Si sta per buttare.»
    «Mhnm»
    «V! WROND! IO SALTARE!» una voce gracchiante attirò l'attenzione dei due amici sul vorcha.
    Vanessa alzò il bicchiere, ormai vuoto, verso Jek.
    «VAI NIÑO! YUH-UH!» urlò felice, ben che contenta di sostenere l'impresa dell'amico.
    Se in quel momento non fosse intenta ad abbronzarsi lo avrebbe seguito a ruota.

    «... dimmi che stai guardando» disse il krogan, tornando a guardare l'umana.
    «Ho gli occhiali da sole proprio per non vedere.»
    Vanessa sentì il rumore di qualcosa spostarsi. E di gran fretta.
    «Allora permettimi di andarmene.»
    Solo a quelle parole si degnò di alzare gli occhiali per vedere cosa stesse succedendo.
    «Perch-?»

    Un violento tuffo colpì l'acqua a pochi centimetri da lei, facendo rovesciare sia salvagente che Vanessa.
    La donna si ritrovò tutto d'un tratto senza salvagente, aria e bicchiere, costringendola di gran fretta a risalire verso la superficie.
    Appena la sua testa fu fuori dall'acqua, Vanessa cercò di recuperare quanta più aria possibile e successivamente di capire cosa fosse successo.
    A poca distanza da lei vide Wrond ridere sguaiatamente a quella situazione, seguito da un Jek appollaiato al salvagente-fenicottero ormai rovesciato.

    «JEK!» richiamò, lanciando gli occhiali in direzione del krogan, «NUOVO GIOCO!»
    Il vorcha si calmò a fatica e sorrise all'umana con la sua lunga schiera di denti affilati.
    «Quale gioco?» domandò curioso.
    Sul volto della mercenaria si dipinse subito un sorriso ben poco rassicurante.
    «Vediamo quanto tempo ci metti per affogare» e così dicendo, Vanessa cominciò a nuotare verso l'amico con l'intenzione di ritornare il torto.
    Jek non ci mise poi molto a capire le intenzioni dell'umana, così cercò di nuotare nella direzione opposta, in barba alle altre persone presenti nella piscina. Nessuno dei due diede peso alle eventuali lamentele.
    Ad assistere a tutto quel casino, c'era ancora un Wrond particolarmente divertito dalle tipiche scenate dei due giovanissimi colleghi.

  8. .
    Non abbiamo mai avuto una role in comune, ma ricordo bene il tuo personaggio.
    Ben tornato sul forum! :lol:
  9. .

    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC

    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe"

    Hanntius non aveva certamente trovato quello che cercava con Syprion. Quella frase stava decisamente meglio per l'altro turian.
    Alla fin fine preferì non discutere le parole di Rael, anche perchè aveva appena notato lo strano comportamento di Doc. Un comportamento particolarmente strano, a prima vista gli sembrò che non stesse poi così bene. Notò solo allora i bicchieri vuoti sul tavolo.
    "Un solo compito! Avevo chiesto solo una cosa! Ma chi mai ascolta Hanntius? Nessuno!"
    I suoi occhi verdi si spostarono da Madison a Rae ecominciò a fissarla severamente.
    "Dieci a uno che è tutto merito tuo" pensò, ben conscio che non poteva sentirlo. Magari poteva sviluppare la telepatia proprio in quel momento, non era mai tardi per tentare.
    «Ottima idea. Usciamo pure di qui, questo locale sta diventando troppo affollato» concordò subito dopo, allontanando lentamente il suo sguardo.
    A quella donna serviva una squadra intera per tenerla lontano dal bere.

    Quasi a voler complicare quella situazione, Hanntius notò lo sguardo del padre, il quale sembrò mostrarsi stranamente attento alla situazione della dottoressa. Conoscendo i precedenti del vecchio, poteva già avere una vaga idea delle sue intenzioni.
    "Ma porc-"
    «Doc, ti aiuto io ad uscire» rassicurò l'agente, aiutando la donna ad alzarsi.
    Madison mostrava segni di instabilità e non gli sembrava particolarmente in sé. La circondò con un braccio per tenerla su, costringendolo così a piegarsi di poco per far fronte al dislivello dettato dall'altezza.
    Hanntius non aveva ben calcolato quanto fosse ubriaca la dottoressa. L'agente si ritrovò con Madison ben agganciata a lui, quasi a non volerlo lasciare.
    Alzò la testa, cercando un aiuto dagli altri tre.

    Syprion.
    "Neanche morto".
    Leesa.
    "No".
    Rael, l'unica dei tre in cui aveva più fiducia.
    Nel suo sguardo, il turian cercò di inviarle una richiesta di soccorso: "Aiutami, è colpa tua!"
    Ma la sua richiesta silenziosa non fu ascoltata. La donna non sembrava aver nessuna intenzione di aiutarlo e anzi, era pure divertita da quella situazione.
    "La prossima volta la lascio con Selina."

    «Spero che tu abbia pagato per quei drink. Io e Syprion siamo al verde.»
    «A dire la ver-»
    «V.e.r.d.e.» scandì il turian. Il tono dell'agente non ammetteva alcuna replica dall'anziano, il quale sembrò capire l'antifona.
    «Visto che dobbiamo comunque uscire e io ed Hann abbiamo già pagato, aprirò io la strada.»
    Syprion poteva anche essere stato un pessimo padre per Hanntius, ma almeno era utile per spostare la folla quanto bastava per farlo passare con Madison.

    «Haaaann»
    Sebbene fosse ancora intossicata dalla bevanda alcolica, Doc riusciva ancora a farsi ben sentire dal turian. Persino ora che teneva il volto praticamente attaccato al torace di Hanntius.
    «Non mi sento molto bene.»
    La mano libera del turian si poggiò brevemente sulla testa della dottoressa.
    «Appena usciamo ti sentirai meglio» promise. Non era per nulla sicuro che la cosa fosse vera, ma le bugie bianche esistevano per rassicurare.

    Mancavano pochi passi all'uscita, sia Rael che Leesa si trovavano pochi passi dietro di lui, quando un suono intermittente del Factotum attirò la sua attenzione, ma anche quella di Rael. Entrambi i loro Factotum avevano cominciato sia a suonare che ad illuminarsi.
    Qualcuno stava chiedendo di loro e, viste le possibilità, doveva per forza essere un membro della loro squadra.
    «RAEL!» chiamò da sopra la folla, «Fai tu che sono giusto un po' occupato
    "Per colpa tua", aggiunse mentalmente.

  10. .

    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC

    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe"

    Era piuttosto ovvio che avesse sentito parlare dell'Ombra, ma erano perlopiù voci di corridoio. Si diceva che ci fosse persino un volus, nel quartiere finanziario, che lavorasse per quell'organizzazione.
    Di quel poco che aveva sentito, nessuno conosceva chi o cosa fosse l'Ombra, ma agiva tramite informatori per la compravendita.
    «Diciamo di sì» confermò con tono vago. Da come Syprion parlava, sembrava ne facesse parte.
    «Allora diciamo che il mio datore di lavoro ha venduto qualcosa ha lui, ma ora il mio capo ha bisogno di qualcosa in cambio» spiegò il padre, giocando con il contenuto del suo drink. Hanntius si chiese se fosse del brandy turian, era il drink preferito di Syprion.
    «E quindi hai notato un gruppo quasi eterogeneo di persone alle sue calcagna, di cui uno di loro sono io e ti sei detto "Oh guarda, c'è anche Hann! Fosse posso sfruttarli, dopotutto è quello che faccio sempre". Questa volta non ci casco.»
    Hanntius si alzò, stufo di quella situazione, ma quando tentò di allontanarsi venne agguantato da Syprion.
    «Sempre di fretta, fammi finire per una buona volta.»
    L'agente lo fissò, non proprio convinto delle parole dell'anziano turian, ma si rimise seduto.
    «Vi offro aiuto, ma non mi intrometterò» specificò, notando il tentativo del figlio di parlare, «Sono qui da più tempo di te e della tua squadra. Posso offrirvi delle informazioni e non chiederò il pagamento; ovviamente se mi lasciate prendere quello per cui sono venuto.»
    «Cioè cosa?» domandò Hanntius.
    Conosceva come agiva Syprion e anche la sua storia personale; però fino a un certo punto e considerando sempre che fosse vera. Non era mai solo una cosa, specialmente non innocua.
    «Non sono diventato bravo nel mio lavoro sbandierando ai quattro venti cosa cerco. Hann, dovresti saperlo» gli ricordò il grosso turian.
    Già, ricordava anche quello. Ed era per questo che non riusciva a fidarsi delle sue parole.

    «Quindi... se accettassi il tuo aiuto, dovrei supporre che hai già parlato con chi di necessario e tu che tu sappia dove si debba andare»
    «Può darsi» disse Syprion, accennando ad un sorriso.
    «E dovrei inoltre suppore che tu possa avere più informazioni di quante tu ne sostenga di avere. Ovviamente informazioni utili a me e agli altri» continuò.
    «E' possibile anche quello.»
    Hanntius si alzò nuovamente, ma questa volta fece segno al turian di seguirlo.
    Se non si fosse rivelato utile come veramente diceva, almeno poteva tornarlo per qualcuno del gruppo. Alexanders non era proprio l'unica pista su cui stavano indagando.
    In ogni caso lo avrebbe tenuto d'occhio. Syprion sarebbe stato capace di mentire alla morte stessa e svignarsela con le sue mutande.
    Hanntius si chiese se effettivamente la morte ne portasse un paio.

    Si mossero tra la folla nel bar, alla ricerca delle sue due compagne. L'agente dell'SSC stava cominciando a temere di averle perse.
    "Sai com'è capo... la folla, il bar, la folla, i drink... la folla. Le ho perse in quel locale... ma ho trovato qualcuno che potrebbe aiutare. Forse."
    Poteva reggere come scusa? In ogni caso Hanntius continuò a cercarle.
    Vederle comparire quasi dal nulla fu un miracolo per il turian, ormai la sua fantasia stava svanendo e le sue scuse stavano diventando sempre più assurde. Eleanor e gli altri non avrebbero mai creduto alla sparizione per causa di fantasmi che infestavano solamente locali asari. No, proprio no.
    Solo una volta avvicinatosi di più, poté notare la presenza di un'asari con loro. Aveva qualcosa di familiare, ma pensò fosse solo un caso.
    «Sono tutte con te?» gli chiese l'altro turian. Grazie alla sua mole poteva farsi strada più facilmente del figlio.
    «Due su tre» rispose.
    «Pensavo fossi un tipo monogamo, forse mi sono sbagliato» commentò, avvicinandosi alle due umane e all'asari.
    "Cos- Oh no, no e no!"
    «Salve, perdonate l'intrusione. Il mio nome è S-»
    «Syprion e io Hanntius» presentò, bloccando Syprion appena in tempo.
    Sapeva che l'anziano turian gli aveva appena lanciato un occhiata di traverso da dietro il visore, ma lo ignorò. il suo vecchio poteva essere un cascamorto provetto. Peccato che ci fosse già Fin e Hanntius poteva tollerarne solo uno alla volta.
    «Sono un loro... amico» spiegò, poggiando le mani sulle spalle di entrambe le umane. Strano che non lo avessero già notato. Non era poi così silenzioso.
    «Se non è troppo, posso chiederle com-»
    «Leesa»
    «Un nome davvero incantevole» affermò l'altro turian, ammorbidendo la voce.
    Hanntius si trattenne a stento dal commentare qualcosa. Sentire Fin era una cosa, ma sentire il suo vecchio era decisamente il male maggiore. Stava cominciando a capire Eleanor e (in parte) quello che doveva sopportare.

  11. .

    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC

    "Hanntius, perchè mai hai scelto quest'idea?[...] Perchè sei un idiota con idee idiote e con la passione segreta nel diventare un sacco da boxe"

    Se toglieva il pianeta in cui era nato, Hanntius era stato a malapena in un paio di posti e Illium non era tra quelli. Non era uno di quelli che odiava viaggiare, ma non aveva mai avuto un motivo per farlo.
    Si trovava bene sulla Cittadella e non aveva mai pensato ad andarsene. C'era da dire che durante l'attacco lui non c'era, in quel periodo era da tutt'altra parte.
    Il turian era stato abbastanza fortunato da evitare che situazioni così gravi lo coinvolgessero, fino a quel momento.

    Alla fine erano arrivati sul pianeta, il dove fossero atterrati e chi li attendeva era proprio un altro discorso.
    In cuor suo sperava di poter lavorare con le autorità di Nos Astra ma, a quanto poteva vedere, Fin ed Eleanor sembravano aver deciso di agire diversamente. A dirla tutta, gli sembrò fosse più un'idea dell drell che l'umana.
    Hanntius avrebbe davvero preferito non collaborare con gli Emissari di Hoxuin, era così che si chiamavano quei mercenari, non perchè non ne avesse sentito parlare fino ad allora, ma proprio per ciò che erano.
    Singoli mercenari come Rael, Selina e Niisa non lo disturbavano, ma con il capo di un'organizzazione e tutti i suoi affiliati era un'altra cosa.
    L'unica cosa positiva che poteva dire su di loro è che sapevano dove si trovasse Alexanders, peccato solo che se l'erano fatto fregare da, guarda caso, una banda rivale. Ora era compito loro recuperare quella persona.

    Per richiesta di Eleanor, il gruppo si era diviso in due: lei, Fin, Selina e Niissa sarebbero andati a parlare con la banda che deteneva Alexanders; mentre lui, Rael e Madison avevano campo libero per fare fare delle ricerche in merito all'uomo.
    Teoricamente la richiesta era stata affidata al turian, ma la dottoressa aveva deciso di seguirlo e così sembrò aver fatto anche la mercenaria.
    «E' la mia prima volta su questo pianeta» le informò, uscendo dalla base degli Hoxuin.
    Fin era riuscito a convincere l'asari, Tysha se non andava errato, a lasciarli andare alla capitale per controllare gli ultimi posti visitati da Alexanders.
    Avevano ottenuto i nomi degli ultimi luoghi: il bar denominato "Lazuli", un negozio poco trafficato e infine il posto dov'era stato catturato.
    Hanntius pensò di partire dal primo luogo, decisamente più trafficato e in una zona più sicura delle altre due. Decisamente adatto se si voleva passare il più inosservati possibile, ma non troppo: c'era sempre qualcuno che vedeva qualcosa.

    Il trio fu scortato dai mercenari fino al limitare della città, forse a causa degli ordini impartiti o per sfiducia, dopodiché pensarono bene di chiamare un taxi.
    Lo skyline di Nos Astra era completamente diverso da quello della Cittadella: le eleganti costruzioni tipiche dell'architettura asari sembravano sposarsi perfettamente con il paesaggio. Hanntius in quel momento comprese perchè fosse un luogo così gettonato come meta turistica.
    «Non è male come posto, forse dovrei tornarci» dichiarò l'agente. Magari avrebbe speso le sue prossime vacanze a Nos Astra.
    «La città ha fama di essere "come Omega ma più pulita"» l'avvertì Madison, seduta accanto a lui.
    Rael aveva fatto in modo che entrambi fossero vicini; gli aveva mormorato un 'segui il piano' con tanto di lieve minaccia. Hanntius aveva constatato che fare patti con i mercenari era divenuto sempre più pericoloso.
    «Allora forse NON dovrei tornarci. Mi basterà qualche souvenir da mettere in casa e sulla mia scrivania. Dite che vendono quelle statuine con la testa che rimbalza?» domandò, ricevendo in cambio un'occhiata da entrambe le umane.
    In quel momento si sentì decisamente in minoranza.

    Arrivarono dopo circa mezz'ora, l'insegna luminosa "Lazuli" si stagliava sopra la porta del bar, perfettamente abbinata con le altre insegne presenti nei locali lì vicino. All'entrata c'erano già diverse persone, per lo più asari, le quali entravano ed uscivano con cadenza quasi regolare.
    Il trio entrò nel Lazuli per trovarlo come descritto dai mercenari: decisamente piuttosto affollato; tant'è che Hanntius riusciva a malapena a intravvedere il bancone del bar. Come da programma, il posto era per lo più frequentato da asari, seguite a ruota da turian, umani, salarian e volus; di tanto in tanto spuntavano qualche quarian o batarian.
    «Propongo di dividerci, c'è più possibilità di ottenere qualcosa se non siamo in gruppo» propose il turian, guardando la folla. Per sua fortuna era abbastanza alto da sorpassare la maggior parte delle razze lì presenti.
    «Io andrò al bancone, mentre voi due potete lavorare assieme. Possiedo, come dire, l'aura da "sbirro" ma voi no. Vi rovinerei i piani» spiegò, notando poi lo sguardo di entrambe. Per Rael sembrava andare bene, ma Madison? Sembrava contrariata.
    «Doc» disse grave, posandole una mano sulla spalla, «Ti chiedo un favore importante: impedisci a Rael di bere o la nostra prossima destinazione sarà una visita dalla polizia, con lei dietro le sbarre. Di nuovo.»
    Forse era crudele dire tutto ciò, specialmente con la mercenaria proprio lì vicino, ma era per il bene comune. Quello del creditometro di ogni membro del team.

    Una volta separati, Hanntius si diresse dove aveva detto. Cominciò dalla barista, asari, e da qualche cliente brillo. Tutti sembravano non aver mai visto questo Alexanders o quantomeno di non ricordarsi se qualcuno di simile era passato di lì.
    Ordinò uno dei cocktail presenti sulla lista dei drink, un Destro-Dissipatore, osservando i presenti. Doveva puntare sugli abitué ma per riconoscerli doveva quanto prima identificarli.
    «Il salarian, tre posti a sinistra, potrebbe interessarti. Peccato non sia abbastanza ubriaco; ti consiglierei di aspettare un po'» consigliò una voce dall'effetto flanger.
    Un grosso turian si sedette nel posto libero alla sua destra. Il suo colorito era poco più scuro di quello dell'agente e le sue marcature erano di colore rosso, ma dimostrava almeno il doppio dell'età di Hanntius. Un visore scuro copriva entrambi gli occhi del turian, impedendo a chiunque di capire dove guardasse. Gli mancava parte della mandibola sinistra.
    Hanntius lo guardò. Era convinto che oltre a Ludius non avrebbe mai più rivisto dei fantasmi; in particolar modo se si trattava di lui.
    «Tra i camerieri c'è un drell. Se ti va male con il salarian, chiedi a lui. Ha una buona memoria»
    «Non ho bisogno del tuo aiuto, Syprion» informò a denti stretti. Di tutte le persone, proprio lui doveva incontrare? Adesso?
    «Levati dai piedi» ordinò, arrabbiato.
    «Non c'è bisogno di essere così scortesi con il tuo vecchio, Hanndemiter» ribattè l'anziano turian, ordinando un drink per sé.
    «È Hanntius» lo corresse, «Mio padre è morto il giorno che mi ha abbandonato. Quindi Syprion... vattene.»
    «È questo che ti ha raccontato tua madre? Non ne sono stupito» confidò Syprion, bevendo il suo drink appena servito.
    Hanntius ignorò il commento dell'uomo, concentrandosi sul proprio bicchiere. Syprion era uno di quelle persone del suo passato che non avrebbe voluto rivedere neanche da morto.
    «Non siete gli unici che vogliono Alexanders. Ha qualcosa che il mio capo vuole» spiegò l'anziano turian, «Forse voi ed io possiamo collaborare. Voi sventate i suoi piani e io recupero quello che mi serve. Ne otterreste solo vantaggi.»
    «Siamo pieni di mercenari, Syprion. Sicuramente non ci servono anche quelli del tuo capo e sopratutto non ci servi tu» dichiarò con decisione.
    Avevano già gli Emissari di Hoxuin e tre mercenari indipendenti, quanti possibili criminali dovevano aggregarsi?
    «Non siamo mercenari, Hann» disse, guardando il figlio negli occhi, «Hai mai sentito parlare dell'Ombra?»



    Edited by •Gabry‚ - 25/8/2017, 14:59
  12. .
    Salve e Benvenuto sul forum!
    Ma allora esiste altra gente "a cui appiopparono la misantropia" [cit. rivisitata], ora mi sento meno sola :sisi:

    @Reiki ora ti ritroverai con la casella postale intasata dalle spiegazioni "riassuntive" di Gabry
  13. .
    Argh! Benvenuto in ritardo Rael! (sempre in ritardo :sob: )

    Oddio, il caso di omonimia non mi era neanche passato per l'anticamera del cervello. Magari la maledizione dello "svenimento" si può passare tra diversi Rael :evilarian:

    Potremo avviare un test :sisi:
  14. .

    Michelle Hawkins

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Genetista

    citazione (rimuovere se non presente)

    Michelle guardò la strada davanti a sé e la scartò dalla sua mappa mentale.
    Era troppo stretta, nel caso in cui Terminator (AKA Kruger) e MissAllegria (c'erano altri modi per definire Rael?) avessero voglia di giocare con i soldati in cerca della Sarah Connor sbagliata (forse doveva chiedere a Dave di cambiare nome), inoltre c'erano pochi civili da poter utilizzare in caso di fuga rapida. Senza constare la quasi assenza di papabili angoli di copertura.
    -Un'altra- disse ad alta voce.
    La donna dai capelli biondi cominciò a camminare, seguita da poca distanza da Crazy Fire.
    -E' la terza che scarti, di questo passo possiamo anche mettere su casa e invitarli per un tè- commentò l'altra umana con tono annoiato.
    Michelle si lasciò sfuggire un sospiro stanco per l'ennesima lamentela della compare.

    In parte quella donna aveva ragione, ora erano tutti braccati dall'Alleanza e non avevano idea di quanto tempo avessero a loro disposizione, prima di essere trovati da loro.
    Nel dubbio, Michelle cercava almeno di fare un buon lavoro: trovare una via abbastanza sicura e preferibilmente rapida per scappare. Le cose non erano semplici: dovevano anche stare attente a individuare una strada anche non meno possibilità di essere scelta da quei dannati tizi che li cercavano.

    Ad un tratto, la bionda si sentì strattonare. Crazy Fire l'aveva trattenuta dal fare un altro passo.
    Michelle stava per imprecare e chiederle cosa avesse. Non esattamente in quell'ordine, ma piuttosto combinando le due cose.
    La ragazza dai capelli rossi la indirizzò con lo sguardo verso un punto davanti a loro due. Michelle portò i suoi occhi neri (rimpiangeva il suo verde naturale) verso lo spazio davanti, cercando di capire cosa volesse. Guardò ai lati della strada e poi verso la folla di persone. C'erano un numero imprecisato di asari e poi, in numero minore, diversi esponenti di ogni razza: turian, salarian, elcor, c'era persino un gruppo di umani con un quarian...
    -Merde- imprecò la scienziata di Cerberus, riconoscendoli dalla descrizione di Lucy e dai loro appostamenti.
    Come a volere dimostrare una delle numerose Leggi di Murphy, appena Michelle finì di parlare, uno di loro guardò nella loro direzione e le vide entrambi.
    Forse doveva aver riconosciuto Crazy o forse entrambe, giacché Michelle lo vide strabuzzare gli occhi e poi indicarle ai suoi compagni.
    -Dannazione!- esclamò agitata la rossa.
    La scienziata le afferrò il braccio e le parlò rapidamente: -Corri dagli altri, io prendo tempo. Ricordi le strade che ho scartato? Prendi quelle, se l'Alleanza è furba sceglierà subito le strade che ti avevo indicato.-
    E senza aspettare una risposta dalla collega, la spinse via e recuperò una delle armi che aveva recuperato dal rifugio della Kruger. Era una semplice M-9 Tempest, ma sarebbe servita al suo piano.
    Guardò i soldati avvicinarsi velocemente a lei. Lanciò loro un sorriso divertito e cominciò a sparare in aria.
    Al suono degli spari, la folla di civili cominciò a urlare e correre in preda al panico, creando non poca difficoltà al gruppo dell'Alleanza.

    Michelle si coprì il capo con il cappuccio della felpa scura che indossava e cominciò a scappare, usando la folla come diversivo.
    Sperava che la confusione si dilagasse anche nelle strade vicine, almeno per aumentare le vie di fuga dei compagni.
    Mentre correva, la bionda cercò di tenere a mente la cosa più importante: "Ore: 19.00 all'entrata est dell'astroporto - nave cargo per Deekuna"

  15. .

    Michelle Hawkins

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Genetista


    Guardò e riguardò il proprio volto allo specchio. Girò prima a sinistra e poi a destra. Provò diverse espressioni facciali e acconciature.
    E se avesse provato del trucco?
    Sfiorò il livido viola poco sotto l'occhio sinistro.
    Pensò fosse meglio non nasconderlo. Se risultasse troppo curata non verrebbe presa seriamente. Meglio mostrare il livido, avrebbe trovato una buona scusa. Ormai lo faceva da tempo.

    Era stato un errore parlare con sua madre, soprattutto quando aveva scoperto della nuova amante di suo padre. Non che fosse cosa strana, dopotutto lui aveva continue scappatelle. Certamente non duravano molto... suo padre era un uomo codardo e mai avrebbe lasciato la moglie.
    Poche erano le volte che sua madre aveva scoperto l'amante di turno, ma ogni volta lei commetteva l'errore di mostrarsi. Ogni volta sua madre le dava uno schiaffo sul volto, senza neanche togliersi gli anelli dalle dita.
    Il suo peccato? La prima scusa: quello di avere il volto uguale all'uomo. Questo era quello che credeva Michelle. Non aveva mai trovato altre motivazioni plausibili. La madre voleva che le parlasse solo con la sua lingua, ovvero il francese? Allora Michelle parlava con l'accento francese. Voleva che rimanesse zitta? Lo faceva senza pensarci troppo. Avrebbe fatto di tutto per ricevere attenzione dai suoi genitori.

    I segni dello schiaffo erano ancora evidenti quando la convocarono quelli di Cerberus. Non aveva coperto quei segni perchè troppo occupata a non pensarci. Pensare al motivo la faceva stare male e se lei stava in quello stato, non era in grado di lavorare.
    "Moglie gelosa" rispose quando le chiesero il motivo. Era la verità, ma i suoi colleghi pensarono che lei fosse l'amante scoperta. Pensò fosse meglio così, almeno nessuno avrebbe messo becco nella sua famiglia.
    Dopo quel piccolo evento, le spiegarono del perchè l'avessero chiamata. Lei era una scienziata, ma anche abile nel mentire e con diverse conoscenze in più campi. Un membro di Cerberus era stato mandato già in quella missione, ma le cose sembravano essersi complicate. Lei doveva andare là e ottenere dei dati.
    "Mandateci un esperto informatico" aveva ribattuto. Non voleva andare in una missione pericolosa.
    "Tu hai una laurea anche in quel campo" le dissero di rimando. Michelle lì maledì dal profondo del suo cuore.

    Ora era lì, su Thessia. Tramite alcuni giri, era riuscita a scoprire dove si potevano trovare le persone che stava cercando. Si era fatta dare una descrizione approssimativa e tramite alcuni contatti interni all'Alleanza aveva trovato le informazioni che le mancavano.
    Adesso toccava a lei cercare di portare a termine quella missione. Sempre se non finiva ammazzata nel processo.
    Ricontrollò il suo nuovo aspetto: tramite delle lenti a contatto era riuscita a cambiare il colore degli occhi da verdi a neri, si era fatta applicare diversi tatuaggi che, tramite una soluzione non dannosa, avrebbe potuto rimuoverli a fine missione. I capelli erano stati legati e i suoi abiti erano i più anonimi mai visti.
    Quando arrivò al presunto locale, Michelle fece ben attenzione a sfruttare la folla per muoversi senza dare troppo nell'occhio.
    Mentre vagava per lo Ardat Yakshi, cercava le persone a lei descritte. La cosa si rivelò più difficile del previsto, tant'è che pensò subito ad un'altra tattica. Cercò un angolo in cui fermarsi e accese il factotum. Tra i dati ritrovati, si faceva nome di una certa Lucy Kruger e un Dave Lynch. Le sarebbe bastato trovare il codice univoco di un loro factotum, perchè quando venivano acquistati i loro codici venivano registrati ad una determinata persona, e li avrebbe trovati. Lei contava che fossero assieme in quel momento.
    Non impiegò molto a trovarli. Ogni dannato essere in quella galassia ne possedeva almeno uno!
    La scienziata di Cerberus seguì il segnale, fino ad arrivare al tavolo dove vedeva tre persone seduta. E una in piedi. Quest'ultima non corrispondeva a nessuna descrizione che le avevano dato... e non poteva essere certamente il membro che Cerberus aveva inviato poco tempo fa.
    Nell'avvicinarsi al tavolo, ascoltò solo le ultime parole della donna dai capelli neri. A quanto pare era lì per lavoro.
    "Vuoi cedere che hanno chiesto aiuto?" pensò Michelle.
    -Pensavo che delle persone a cui va dietro metà esercito fossero... meno rintracciabili- parlò Michelle di punto in bianco con un perfetto accento francese.
    Dopotutto se doveva mentire lo faceva fino alla fine.
    Si ritrovò lo sguardo di tutti e quattro puntato su di lei e la donna li ricambiò con un sorriso divertito. Alzò le mani in segno di resa.
    -Qualcuno è nei guai fino al collo, non è così? Magari posso aiutarvi. Non ho molta simpatica per i vostri... amici- spiegò, cercando di mantenere una distanza di sicurezza accettabile da quegli individui.

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