Posts written by Aires

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    Michelle Hawkins

       Fazione: Cerberus
       Ruolo: Genetista



    Non le piaceva essere lì sulla Terra, non la sentiva propriamente come il suo pianeta natale, sebbene lo fosse per la sua famiglia. Era nata in una colonia, per cui non aveva un legame con quel pianeta, ma la persona per cui erano lì aveva senza dubbio un legame con la culla dell'umanità.
    Cerberus nell'ultimo periodo si stava ampliando in vari settori, qualcosa che Michelle riteneva positivo affinchè potessero crescere, ma ora gli obiettivi a cui stavano mirando divenivano via via sempre più complicati da realizzare.
    Michelle amava certamente le sfide però le preferiva certamente risolvere in un laboratorio, piuttosto che prendere parte ad un'eventuale presa fisica del problema.

    L'Uomo Misterioso l'aveva richiesta, assieme ad altre due donne, per presentare al discorso del Presidente dell'Alleanza.
    La scienziata non aveva mai avuto modo di lavorare a diretto contatto con l'Uomo, ma aveva sentito parlare di almeno una delle presenti: l'ufficiale Miranda Lawson. Non aveva mai collaborato direttamente con la donna, ma aveva sentito diverse voci di corridoio su lei.
    I suoi metodi per lavorare erano allo stesso simili ai suoi ma anche totalmente opposti, per cui Michelle non sapeva bene come poter collaborare con lei anche sotto ordine dell'Uomo Misterioso.

    Fino a quel momento non c'erano stati problemi, visto che rispondevano direttamente a lui e non una all'altra, per cui la situazione stava andando avanti come da previsto.
    Quel giorno poi, il fantomatico giorno di ricorrenza di un'indipendenza americana, non aveva nessun significato particolare per una coloniale come lei. La loro presenza però non era dettata da quella festività, bensì da un'altra natura ben più significativa per i loro progetti, sia per il bene dell'umanità che quello di Cerberus.

  2. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Solitamente dividersi non era mai un buon piano, praticamente ogni storia horror lo insegnava, anche quella più becera. Purtroppo per loro quella era l'unica scelta se volevano avere qualche possibilità sui rapitori.
    Sulla loro via avevano trovato sì dei nemici, ma oramai cadaveri e quindi non propriamente utili alla loro causa.
    Red non si era ancora fatto sentire, per cui loro due dovevano trovare un piano alternativo e alla svelta.

    Rose cercò di formulare in fretta qualcosa di utile, ma non sembrava che nulla fosse abbastanza buono. Avevano perlustrato praticamente tutta la parte interna della nave e il tempo si stava riducendo.
    «Non ricordi neanche una vaga posizione del danno alla nave?» domandò con frustrazione, all'ennesimo buco nell'acqua.
    Se il batarian ricordava almeno un qualcosa intravisto negli schermi, forse potevano farsi un'idea di dove trovare la zona sfondata nell'impatto con l'altra nave. Seguire le scie dei cadaveri non aveva portato loro a nulla, nemmeno un'idea vaga da dove fossero entrati.


  3. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Rose fermò la sua breve corsa non appena Red li raggiunse per dire loro la sua idea. Nella sua fretta, i cui sentimenti misti tra preoccupazione e rabbia la facevano padrone, la donna non aveva pensato a qualcosa di così decisamente ovvio.
    «E quindi qual è il terminale più vicino?» domandò con fretta, guardando prima l'altro umano e poi Zeb. Uno dei due doveva avere sicuramente una risposta alla domanda.
    La voce nel factotum del turian li aveva avvertiti del fatto che sarebbero partiti da lì a poco, per cui il loro tempo era assai limitato e non potevano permettersi di cercare ovunque un fottuto terminale funzionante.
    Zorana, Junah-ar e quella banda di ladri se ne sarebbero andati in pochi minuti se non si fossero sbrigati, lasciandoli con un pungo di mosche.
    «Magari uno di noi può trovare un terminale, contattare gli altri tramite factotum e così non perderemo troppo tempo nel raggiungerli » propose la donna, guardando i due uomini per una risposta.


  4. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    In quattro e quattr'otto i due mercenari misero fuori combattimento le loro unica fonte per ottenere informazioni, facendo pure effettivamente esplodere il volus.
    Rose non sapeva se complimentarsi sarcasticamente con loro o esprimere il suo disappunto. La sua bocca però scelse di dire ben altro.
    «Ma che cazzo, ragazzi!»
    La comunicazione del factotum del turian continuava a rimanere aperta, tanto da far credere alla donna che dall'altro capo potevano aver udito tutto. Il fatto poi che aspettasse ancora una qualche risposta, aveva dell'incredibile.
    «Che aspettiamo? Muoviamoci prima che se ne vadano!» incitò i due compagni, cominciando a muoversi.
    «E lasciate perdere quel turian, conciato così non può neanche dire chi sia» commentò poco dopo, sorpassando l'alieno senza troppi convenevoli.
    Secondo il suo ragionamento potevano ancora raggiungerli se non perdevano ulteriore tempo con quei... con quello che era rimasto.
    Il recupero di Zorana al momento era la sua principale priorità, sebbene non sapesse con certezza chi l'aveva rapita da loro e il perchè lo avessero fatto.

  5. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Tra tutti gli esseri che popolavano quella galassia, un volus era l'ultimo alieno che si aspettava di vedere come nemico in quel momento e ovviamente, come tutti lì dentro negli ultimi cinque minuti, cercava la bambina.
    La sua pazienza cominciava decisamente a calare, ma nulla in confronto a quella del batarian, il quale sembrava aver esaurito pure la scorta personale, sempre se ne avesse una tanto per cominciare.

    «Non siete in una condizione di fare richieste simili» rispose lei, puntando l'arma contro il volus. Le sarebbe bastato anche un colpo non proprio preciso per forare la tuta dell'alieno, così da portarlo a una brutta esposizione dell'atmosfera in cui la nave era settata.
    Però prima di fare qualunque cosa del genere, voleva sapere da loro chi li mandava. Zeb pensava fosse la Mantide, però era bene ottenere un'informazione simile da una fonte più diretta.
    «Chi vi manda?» domandò la donna, sparando un colpo d'avvertimento ai piedi del volus. Il turian poteva anche essere ferito e sotto la mira del batarian, per cui poteva concentrarsi sulla palla parlante.
    «Vi conviene parlare o al prossimo colpo qualcuno qui esploderà.»
    Odiava l'idea di perdere tutto quel tempo prezioso per quei due anziché cercare Zorana, ma la situazione era quella e se volevano uscirne con qualcosa dovevano sia ottenere più informazioni che liberare la nave da quegli stonzi.
    C'era da chiedersi se ormai ci fossero solamente quei due a bordo, ma dubitava che fosse così. Doveva solamente sperare che la piccola facesse più resistenza, così da impedire a Junah-ar di muoversi velocemente verso la sua uscita.


  6. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Sfruttando un'ulteriore esplosione e la sua breve distrazione, Junah-ar era riuscito a dileguarsi con la bambina, lasciandola lì con un pugno di mosche. Nemmeno provare a correre dietro l'uomo sembrava essere una soluzione adatta, in quanto sembrava essersi volatilizzato nel nulla tra i diversi corridoi della nave.

    Il suo nome d'arte urlato a gran voce sembrò riscuoterla. Zeb l'aveva raggiunta ma non abbastanza velocemente.
    «L'ha presa Junah-ar!» rispose rabbiosa, «Quel gran figlio di puttana mi ha puntato un'arma contro ed è scappato con la bambina.»
    Il batarian le cacciò prontamente la sua arma da fuoco in mano, dicendole brevemente che delle persone erano salite a bordo e senza il gentile lasciapassare di Zeb e Red.
    «Dieci a uno che chiunque abbia attaccato, è con Junah-ar» commentò, caricando l'arma e tenendola ben pronta a fare fuoco.
    Ritrovare Zorana era certamente una delle priorità per loro, ma anche liberare la nave da chiunque volesse mettere le mani sulla piccola era altrettanto importante.
    A quella loro strana squadra di pulizia mancava il secondo contrabbandiere, ma Rose era certa che l'avrebbero ritrovato sul loro cammino.

    «O Capitano! Mio capitano. Fai pure strada mentre ti copro le spalle» richiese subito dopo, citando una vecchia poesia umana.
    Ora che aveva anche lei un'arma, poteva finalmente dare a Junah-ar un giusto premio per il rapimento fattole.
    Dividersi per scovarlo era però pericoloso in quella loro situazione, per cui era bene girare assieme per avere un maggiore successo.

  7. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Quella situazione non le piaceva assolutamente, prima il guasto dal nulla e ora Junah-ar e quelle esplosioni poco sopra di loro. Le sue priorità stavano continuamente cambiando, adattandosi alla situazione corrente affinché potesse uscirne con ciò che voleva.
    Il primo punto era certamente recuperare Zorana dalle mani dell'uomo, poi capire cosa cazzo stesse succedendo e in caso attuare un eventuale piano per tenere al sicuro la bambina e lei. Il resto lo avrebbe lasciato agli altri due, problemi compresi.

    Non appena l'uomo cominciò ad indietreggiare con la bambina, lei fece un passo in avanti, sempre mantenendo una certa distanza tra loro. Per quanto volesse riprendersi Zorana, preferiva non rischiare troppo di morire nel processo.
    In quel posto poi non c'era nulla che potesse effettivamente aiutarla, inoltre anche solo sporgersi per recuperare un oggetto e lanciarlo per distrarlo, avrebbe rischiato come minimo un bel colpo d'arma nella sua direzione.
    «Non correrai lontano Junah-ar, se solo provi ad andartene con lei, ti verranno a cercare e useranno la tua testa come sacchetto per le clip termiche usate» lo minacciò, non potendo fare null'altro al momento.
    Se voleva che Red e Zeb muovessero il loro titanico culo per venire lì in tempo ad aiutarla, doveva prima cercare di rallentarlo quanto più possibile.

  8. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Se solamente Red si fosse fermato brevemente lì con lei e Zorana, quella dannata situazione si sarebbe svolta in modo totalmente diversa.
    Con la bambina tenuta ben stretta con lui, Rose doveva fare qualcosa per riportarla da sé e senza farle del male.
    «Cosa significa tutto ciò?» domandò senza nascondere l'astio nella sua voce.
    Puntarle l'arma contro era una cosa, visto che nella sua vita quella non era certamente la prima volta che le accadeva, ma in quel frangente le piaceva ancora di meno.
    «Ti rendi conto che qui non ci siamo solo noi tre?» domandò evitando di inserire in quella frase eventuali insulti, i quali premevano per uscire dalla sua bocca.
    Se Junah-ar aveva un minimo di cervello, capiva che quella sua mossa non andava certamente a suo favore. Contrariamente a lei, dubitava che i due contrabbandieri non si sporcassero le mani per riottenere il loro prezioso carico.

    «Lascia andare immediatamente Zorana, prima che qualcuno qui si faccia del male» intimò la donna, benché sprovvista al momento di un'arma.
    Lo sguardo che la piccola stava avendo in quel momento era l'unico motivo a spingerla a reagire contro il suo buonsenso.
    Gli scossoni della nave e il mezzo stesso potevano anche andare all'altro mondo, ma la bambina doveva essere tolta dalle mani di Junah-ar prima che il tutto degenerasse ulteriormente.


  9. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    Fu solamente per i suoi buoni riflessi che Rose non finì per schiantarsi contro Junah-ar, il quale le era comparso davanti a loro praticamente dal nulla.
    «Ero con la piccola in cabina di pilotaggio con gli altri due» spiegò brevemente la donna, non capendo l'agitazione dell'uomo.
    Il fatto che avessero praticamente fatto lo stesso percorso, ma a parti inverse destava qualche dubbio in lei.
    «Se sei venuto fin qui in mensa per avvisarci, come mai non ci siamo incrociati?» domandò confusa.

    Il continuo rumore che attraversava la nave non era stato ancora zittito, per cui Rose potè intuire che per quanto potessero aver capito dove fosse ormai il problema, questi non era ancora stato risolto.
    «Sai qualcosa sull'entità del problema alla zona carico?» domandò all'uomo, il quale almeno le aveva detto la zona interessata.
    Per loro fortuna Zorana era rimasta con loro e non si trovava in quella sezione della nave. Si poteva almeno dire che il loro "carico prezioso" era ancora al sicuro.
    Ora come ora lei doveva preoccuparsi di mantenere la bambina il più lontano possibile dai ogni problema, mentre i due contrabbandieri vedevano di risolvere la questione.

  10. .

    Hanntius Baril

       Fazione: Consiglio
       Ruolo: Agente SSC



    Sapeva il rischio che aveva preso nel provocare quella strana donna, ma il suo cervello non aveva pensato alla possibilità di scappare e lasciare quel problema in mano ad altri. Forse era uno stupido, no anzi... lo era. Solo uno stupido poteva entrare in un combattimento con un arma da fuoco contro un'avversario dalle mille lame e pure apparentemente indistruttibile.
    Ma Hanntius Baril era così: stupido. Diventava doppiamente stupido quando c'erano altre vite in gioco.

    «Se avessi pensato tu fossi un mostro, non ti avrei chiesto un appuntamento» sottolineò il turian, stranamente tranquillo. La vista di tutti quegli aggeggi affilati non sembrava scalfirlo esteriormente, sebbene dentro di sé non facesse altro che maledirsi in continuazione.
    «Inoltre permettimi di correggerti: non sono coraggioso, ma sono solo uno stupido turian. Uno di quelli che sembra essere anche un po' pessimo a seguire gli ordini.»
    Hanntius sapeva per certo che le sue migliori qualità erano la sua parlantina e l'ostinazione, seconde forse alla sua scarsa attitudine per l'autoconservazione. Parlare in quel momento stava dando tempo sia a lui che ad Ayita per escogitare qualcosa.
    «In verità ammetto di invidiarvi, se avessi solamente un quarto di quelle lame così affilate impiegherei molto meno a prepararmi una cena» le rivelò, senza usare alcun tono scherzoso sebbene la frase in sé potesse dare l'idea del contrario.

    "Prendi tempo Hann... come cazzo si fronteggia un avversario simile? Dov'è dell'acido quando serve?!"

    «Visto che sembrate comunque intenzionata a farmi a fette, non alla julienne che poi è un casino a pulire, posso almeno sapere da cosa Alexanders vi ha salvata? In cosa eravate diversa? Capisco che la xenofobia sia ancora diffusa, ma... la mia stupidaggine non mi fa arrivare da solo alla radice del problema!»
    Il turian poteva sentire su di sé lo sguardo stranito di Ayita, ma sapeva che se avesse tolto lo sguardo anche solo per un istante dall'avversaria le cose per lui potevano peggiorare.
    "Se solo avessi una mega-calamita per tenerla bloccata!" pensò l'agente, constatando che in quel momento gli sarebbe tornata utile per tutte quelle lame metalliche.



    Syprion


       Fazione: Ombra
       Ruolo: Agente dell'Ombra



    «Non sapevo dessimo una festa» commentò il turian, preoccupandosi quasi subito di lanciare un paio di granate elettriche, verso il centro del gruppo di nemici appena scomparsi. Entrambe le mani andarono poi ad afferrare i due compagni, per trascinarli un po' indietro con lui.

    I botti seguitovi avrebbero potuto danneggiare il gruppo, ferendo chi di loro era ancora fatto di carne e destabilizzando invece chi non lo era. La distanza che aveva messo tra i botti e loro fu abbastanza affinché Real e Fin non venissero colpiti, mentre lo scudo di Syprion accusò il colpo senza problemi.

    «Se volete raggiungere il vecchio, meglio prima disfarsi di loro, no?» domandò retorico.





    Edited by Aires - 22/4/2020, 19:12
  11. .

    Black Rose

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Ballerina



    L'allarme fu alquanto inaspettato, così quanto l'esclamazione colorita usata dal batarian.
    Rose si preoccupò subito di portarsi vicino a Zorana, preoccupandosi di prenderle una mano per farla uscire dalla sala senza dare ulteriore problemi ai due contrabbandieri. Bek'tall aveva subito trovato il motivo dell'allarme e Red era stato incaricato di sistemare il danno, per cui a lei logicamente rimaneva quello di mettere al sicuro "il prezioso carico".
    «Vieni con me, Zorana» disse, facendo poi segno alla bambina di uscire dalla cabina.
    La piccola la seguì titubante, mantenendo la mano libera premuta verso un orecchio per attutire il suono fastidioso dell'allarme.
    «Lasciamo che il Capitano e lo zio Zeb spengano quel brutto suono, noi ci preoccupiamo di cercare zio Junah-ar» spiegò alla bambina a voce abbastanza alta affinché anche idue contrabbandieri la potessero sentire in quel frastuono.

    Una volta uscite entrambe dalla cabina, la donna cercò con lo sguardo quale direzione potesse aver preso l'altro uomo.
    Quella nave aveva certamente più buchi per rifugiarsi che personale a bordo. Rose non poteva lasciare incustodita Zorana, specialmente in una situazione del genere, per cui doveva inventarsi qualcosa affinchè la bambina la seguisse di sua volontà.
    «Cerchiamo un posto dove il rumore sia meno forte, ok?» domandò alla piccola, chinandosi verso di lei per farsi ascoltare. Se girovagavano abbastanza, forse riuscivano a ritrovare Junah-ar.

  12. .
    Salve anche a te e benvenuto sul forum! :par:
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    Vanessa Castillo

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    Il tempo in cui la mercenaria rimase incosciente durò più di quanto previsto, costringendo l'asari a farsi portare una sedia in cui attendere.
    Quando gli occhi grigi della donna aprirono nuovamente, erano più spenti del solito e il suo brutto temperamento sembrava essersi riassorbito.

    «Mia figlia è stata rapita.»
    La Matriarca decise di andare subito al punto della questione. Ella non era lì per sincerarsi delle condizioni della donna.
    «E io ho mezza Omega contro» rispose Vanessa, più stanca che altro.
    L'umana non aveva tempo per riprendersi o riposare, quel pianeta stava diventando troppo pericoloso per lei e, di conseguenza, per i sue due compagni. Doveva trovare un modo per allontanarsi da lì il più velocemente possibile.
    «Ecco perchè sono qui, ti posso offrire una via d'uscita sicura da Nevos in cambio della liberazione di mia figlia» continuò l'asari, importandosene poco dell'atteggiamento della mercenaria.
    «Sai che sono di parola, per quanto io sia contraria alla tua relazione con lei.»
    Vanessa sospirò a quell'ultima frase, l'aliena continuava a calcare la mano su una questione che neanche a lei rendeva felice. All'epoca pensò stupidamente di far un buon gesto: liberare Saetra dal controllo costante della madre, il matrimonio doveva essere solo apparente, abbastanza perchè Va'nania ci cascasse, ma c'era stato qualche inghippo.
    «E sentiamo, chi sarebbe il rapitore?» domandò, immaginandosi qualche ricco pomposo o l'ennesima fuga segreta della giovane.
    «Il braccio degli Eclipse che opera ad Astella. Credo tu sappia anche la loro posizione, visto... le conoscenze in comune.»

    Vanessa alzò a fatica il proprio braccio destro, per poi portare la mano a coprirsi il volto mentre dalla bocca usciva un verso lamentoso.
    Odiava trattare con quel gruppo mercenario, Sole Blu e Branco Sanguinario erano decisamente meglio rispetto a loro; senza contare che sicuramente erano stati avvertiti della sua presenza lì sul pianeta.
    Lei era lì solamente con una parte del suo gruppo, quella più distruttiva, ma mancavano i componenti più "stabili". In parole povere, loro tre erano nei casini e stavano finendo dalla padella alla brace.
    Un'idea le balenò in mente, una di quelle che solo lei poteva trovare divertente.

    «Se accetto, ho bisogno che tu contatti delle persone. Io al momento non posso.»
    V si tolse la mano dal volto, per guardare il volto serio e austero dell'asari.
    «Con noi c'era un soldato, contattato e fai menzione sul rapimento di Saetra e dei mercenari. I soldati amano togliere di mezzo le minacce» spiegò come primo punto.
    Se qualcuno andava a genio al suo collega krogan o era un altro krogan o uno abbastanza coriaceo da poter subire una craniata in stile krogan. La mercenaria pensò potesse andare bene per quella missione.
    «Il fotografo e la sua assistente non-stop. Digli che potrà avere le sue fottute foto se ci segue. Parola mia.»
    Se poteva avere la possibilità di far sfigurare gli Eclipse e finalmente levarsi dalle scatole loro, magari dando a Jak la gioia di partecipare all'idea dell'uomo, allora lo avrebbe fatto.
    «Se riesci, prova a contattare la strana coppia di sbirri che alloggiava all'hotel. Quella gente ha sempre voglia di vedere criminali ovunque, per cui questa storia sarà oro per loro.»
    In un modo o nell'altro potevano essergli utili: l'aiutavano a loro malgrado o finivano per crepare sotto il fuoco incrociato. Meno problemi per lei.

    «Conosci già Wrond e Jek? Vai da loro, sapranno esattamente da chi mandart- oh para Dios!»
    Dalla sua posizione, V fece l'errore di vedere verso il vetro della stanza. Il volto del vorcha menzionato era praticamente incollato al suddetto vetro, creando un'immagine ben poco rassicurante, se non si contava l'alone creato con il respiro contro la finestra.
    «E levate Jek da lì, por el amor de Dios!»

  14. .
    Benvenuto/a sul forum! :krow:

    Siamo sempre felici di vedere persone che amano la saga di Mass Effect! :sisi:
    Per qualsiasi problema o dubbio, chiedi pure!

    Ah! Nel caso volessi, abbiamo anche un gruppo di Telegram per parlare tra di noi :ftw:
  15. .

    Karen Jessen

       Fazione: Søndergaard Military Industries
       Ruolo: Ricercatrice



    Lo stato d'incoscienza della ricercatrice, in quella situazione d'emergenza, non era che un'altro problema per tutti coloro che erano barricati nella centrale.
    Karen era stata stabilizzata al meglio delle possibilità, ma non mostrava segni di apparente ripresa. Il corpo stava rispondendo bene alle cure e allo shock subito, ma la donna non si svegliava.
    La mente della ricercatrice era ancora in gran parte organico e, ironicamente, era quella parte a bloccare la donna in quello stato.

    In quel momento era la stessa Karen a non sapere come tornare dagli altri.
    Era convinta che Jenkins l'avesse tenuta lontana da quello che aveva richiesto, il che era un bene per lei, ma non capiva perchè non fosse su Tanion ma all'Operaen, il Teatro dell'Opera di Copenaghen, nel ventunesimo secolo.
    Perchè mai ne era convinta? La sua memoria ricordava piuttosto bene gli interni di quel teatro, inoltre nel pubblico erano solo presenti umani e con abiti che non appartenevano al ventiduesimo secolo.

    Non aveva idea del perchè fosse lì, in mezzo a quelle persone. I ricordi della piccola Karen non erano mai improntati molto verso cose così specifiche, erano più eventi importanti che aveva voluto mantenere. Spesso erano dolorosi, ma in quelli più importanti di solito figuravano i suoi amici o la propria famiglia.
    Karen osservò meglio, notando come le persone lì erano per lo più sfuocate o senza dettagli, persino il teatro in sé era abbozzato.

    «Mor inizierà tra poco» l'avvisò una voce acuta sulla sua sinistra.
    La ricercatrice si voltò in quella direzione, riconoscendone la voce. Accanto a lei sedeva poco composta una bambina dall'età di cinque-sei anni, vestita elegante per quell'occasione a teatro.
    I suoi occhi color cioccolato la fissavano da oltre dei piccoli occhiali dalla montatura colorata.
    «Mamma? Vuoi dire tua madre?»
    La bambina la guardò stranita, come se avesse appena detto qualcosa di strano e incapibile.

    «Karen, guarda! La mamma è sul palco!»
    Un uomo apparve nella visione della donna, seduto proprio dall'altro lato della bambina. I capelli scuri mostravano i primi segni di grigio, mentre i baffi arricciati verso l'altro mostravano ancora il loro colore originali. I suoi occhi erano la copia esatta di quelli della piccola, anche nel loro colore, lo stesso che un tempo possedeva la stessa Karen.
    Non erano rivolti però alla donna, ma alla piccola seduta tra loro. Per lei era rivolto anche un sorriso paterno, mentre la mano dell'uomo stringeva la piccola mano fasciata della bambina.
    Solo allora Karen notò che la piccola aveva fasciature su gran parte delle zone lasciate visibili dall'abito e dai capelli sciolti.
    Un coro di applausi distolse la sua attenzione per portarla sul palco: c'erano diversi musicisti già pronti con i loro strumenti e in attesa di suonare, mentre accanto a loro figurava una donna dai capelli biondi e raccolti e con un lungo abito blu scuro.
    Quando il silenzio discese completamente in sala cominciò il concerto e la donna a cantare.
    Ma Karen non riuscì a sentire nessun suono, benchè li vedesse in azione. Sapeva che il concerto era iniziato, ma il silenzio era l'unica cosa che usciva dalla bocca della donna e dagli strumenti.

    «La mamma è brava, vero?» le domandò la vera Karen, rivolgendo il suo sguardo nuovamente su di lei.
    «Non... non lo so. Non riesco a sentirla» ammise la donna.
    Era strano, lei sapeva che i ricordi di Karen le permettevano di ricordare la voce della madre. Come non poteva? Sapeva che la donna era stata una cantante lirica, per cui la sua voce era ben impiantata nella memoria della bambina... ma in quel momento non riusciva a sentirla.
    «Perchè questi sono i miei ricordi, non i tuoi» ammise la vera Karen, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, «I sono Karen Jessen. Tu chi sei?»
    «Una tua copia» ammise nuovamente, portando il suo tono di voce ad essere uguale a quello monotonico che usava sempre.
    Non si era accorta di non usarlo fino a quel momento, come non si era resa conto che nemmeno lì possedeva un corpo completamente organico.
    «Lo sei?» fu l'ultima domanda che sentì, prima di non vedere più nulla e finire nuovamente catapultata in qualcosa di freddo.

    «Karen? Ehi Karen? Svegliati! Qui le cose non si stanno mettendo bene, c'è appena stato un boato enorme! Ti prego... non dirmi che ho sbagliato qualcosa con i dispositivi! Anzi... dimmelo! Così almeno so che sei viv-»
    Occhi violacei e innaturali si aprirono in quell'istante, mettendo a tacere l'amico accanto a lei.
    L'uomo portò una mano nei capelli bagnati, sorpreso da quella reazione.
    «Sarebbe chiederti troppo una parola? O... O questo è solo un riflesso meccanico? Oh no, Karen!»
    Alla nuova menzione del proprio nome, la ricercatrice danese si portò seduta.
    «Status della situazione, Jenkins?»
    «Il geth che portavi ti ha fritto, ti ho sistemata... credo. L'agente Gornis è qui con noi in centrale, così come la suora e il prete. Fuori è un inferno fatto geth» la informò l'uomo, osservandola preoccupato.
    Karen poteva sentire lo sguardo del collega su di sé, ma la propria mente era divisa nel capire l'attuale situazione e quello che aveva... sperimentato? Vissuto? Sognato? Come poteva definirlo in termini logici?
    «Notizie dagli altri?» domandò, mentre il suo sguardo si dirigeva verso Prudence che stava farneticando qualcosa contro Don Pedro e Galan. Le sembrò alquanto scossa, era forse caduta preda dell'instabilità emotiva della situazione?
    «Hanno mandato una squadra, ma con tutti questi geth la vedo dura andare o anche tornare qui.»
    La danese annuì comprensiva, la situazione si stava aggravando per loro e non doveva assolutamente essere meglio per le forze dell'ordine
    e per i civili.
    «Poco prima del tuo risveglio c'è stato un enorme boato lontano da qui» aggiunse Shane, passandosi nuovamente la mano tra i capelli.

    Senza perdere ulteriore tempo la donna si rimise in piedi, mostrando a Shane come non vi fosse alcun danno apparente nelle funzioni base delle tecnologie impiantate in Karen.
    «Dobbiamo trovare un modo per stabilizzare questa situazione. Jenkins, è ha conoscenza se hanno già inviato un segnale di socc-»
    Le sue parole vennero soffocate da un lancio di un asciugamano mezzo bagnato sulla testa della danese, coprendone anche il volto.
    «Asciugati un po' prima o prenderai freddo, ti ammalerai e sarai completamente inutile»
    «Signor Jenkins» obiettò Karen, non togliendo l'asciugamano dal punto in cui era atterrato, «E' stato provato che non è il bagnato a provocare un abbassamento del sistema immunit-»
    «Sì sì, come vuoi tu» la bloccò, cominciando ad asciugarle volto e capelli alla bell'e meglio.
    «Il messaggio è stato inviato prima che arrivassimo qui, quindi ora il problema è aspettare e aiutare chi non può.»

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