Posts written by hellequin81

  1. .

    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario

    citazione (rimuovere se non presente)


    Nel momento in cui Tysha lasciò cadere a terra i suoi bracciali, Selina capì subito perchè l'asari, se poteva, evitava di usare i propri poteri biotici e, anzi, li teneva dormienti e sopiti: la potenza rilasciata in pochi istanti dalla bella asari era così esagerata da sembrare irreale.
    Il comandante delle nano-macchine sembrava essere a sua volta stupito da quello sfoggio di potenza concentrata ma non ci mise molto a riprendersi dallo stupore iniziale per poi riportare lo scontro in suo favore.
    Tysha si ritrovò oppressa da una coltre di nano-macchine da cui era separata solo dalla possente barriera biotica che era riuscita a creare tra se e il nemico.
    Benchè ora l'asari fosse in grave difficoltà, la sua mossa aveva consentito al resto delle forze d'attacco di riprendere fiato e riorganizzarsi ma per quanto Tysha avrebbe potuto resistere contro quel formidabile nemico?

    < Selina, Niissa...venite qui! >
    ordinò Marek nel comunicatore < Quella non resisterà altri 30 secondi se non facciamo qualcosa. >
    < E cosa dovremmo fare contro...quello? > domandò Grat sconsolato indicando la massa di nano-macchine che annerivano il cielo sopra alle loro teste.
    < Non lo so...qualsiasi cosa! Quando l'asari cederà, saremo tutti fottuti quindi è meglio se pensate qualcosa e anche alla svelta. > replicò il batarian che, per la prima volta in vita sua, non aveva un piano di riserva che li riportasse tutti a casa sani e salvi
    < Beh... > cominciò Selina titubante lanciando uno sguardo preoccupato rivolto verso Niissa < ...una cosa io e Niissa potremmo provarla... >
    L'asari sgranò gli occhi più di quanto non avesse mai fatto prima < Sei pazza? Se intendi 'quella cosa', scordatela! Non l'abbiamo mai provata veramente...e non sappiamo cosa ci potrebbe succedere...a loro o a noi! >
    Selina la interruppe con un gesto secco della mano < Non abbiamo molte alternative! O proviamo quella cosa e scopriamo cosa succede o in 5 minuti saremo cadaveri...cosa preferisci? >
    Niissa sbuffò sonoramente e si passò le mani sul volto, sfregandoselo con forza < E va bene...però che palle...e tutto per 3 maledetti chili di sabbia rossa. FACCIAMOLO! >
    < Fare cosa? > domandò Marek sorpreso.
    < Sfondamento dei Cieli! > ammiccò Selina con un sorrisetto divertito.
    < Sfondamento dei Cieli? Che cavolo è lo Sfondamento dei Cieli? >
    < Senti...facciamo prima a farlo che a spiegarlo. Mettetevi al riparo...mettete tutti al riparo, ok? E chiudete li occhi. > rispose Selina afferrando Marek per le spalle < Fidati di me per una volta! > lo incalzò supplicante.
    Marek esitò qualche secondo ma alla fine annuì < Io mi fido di te, Selina...sempre! Daccordo... > disse poi nel comunicatore < ...a tutte le unità, trovate un riparo e qualsiasi cosa succeda, tenete gli occhi chiusi. >

    Niissa e Selina si misero schiena contro schiena, con la russa rivolta verso il nugulo di nano-macchine e l'asari che volgeva loro le spalle. Chiusero gli occhi ed entrambe lasciarono che la propria energia biotica scorresse liberamente nei loro corpi. I corpi delle due donne cominciarono ad emettere un bagliore azzurro che diventava sempre più intenso; inizialmente i due bagliori erano separati ma, man mano che le due entravano in sintonia, i contorni attorno ai loro corpi cominciarono ad unirsi e a fondersi, amplificando la loro luce fino a diventare un unico bagliore accecante.
    Avevano scoperto quasi per caso la compatibilità dei propri poteri durante una delle numerose battaglie combattute dall'Army of Four. In quell'occasione, l'asari e l'umana si erano travate schiena contro schiena proprio mentre entrambe stavano per rilasciare i loro poteri biotici e quello che era successo, non poteva fare altro che avere attirato la loro attenzione: la singolarità rilasciata da Niissa in quell'occasione non era mai stata così potente e la carica biotica di Selina non aveva mai posseduto così tanta energia. Dopo quel fatto fortuito, le due avevano cominciato a discuterne e a fare ricerche scoprendo che, teoricamente, due biotici i cui poteri erano complementari, con un determinato addestramento, potevano fonderli e il risultato non era la semplice somma dei due poteri ma l'esponenziale del potere più debole elevato di quello più forte. Le due, di nascosto dai propri compagni, avevano cominciato ad addestrarsi spingendo sempre un po' più in là la potenza della loro fusione.
    Il problema era che nessuno sapeva quali potessero essere le conseguenze fisiche per i due biotici nei casi di estremo rilascio di potere...nessuno lo sapeva perchè nessuno lo aveva mai testato praticamente; in fondo, quel procedimento era come usare tutta la potenza di una centrale nucleare per accendere due semplici lampadine: le lampadine avrebbero resistito?

    "Quanto ancora, Selina?"

    "Ancora qualche secondo!"
    "Non siamo mai arrivate fino a questo punto...ho paura."
    "Anche io ho paura...se dovesse andare male...ti voglio bene, Niissa."
    "Ti voglio bene anche io, Selina."

    Niissa aprì gli occhi ed essi erano neri come la pece ma allo stesso tempo luminosi. Con un ruggito di rabbia, lasciò partire alla cieca la sua singolarità. Lei non vedeva dove fossero le macchine ma Selina sì e grazie al legam che in quel momento le univa, i loro sensi erano diventati un tutt'uno. La singolarità compì un movimento parabolico perfetto che la portò proprio nel mezzo delle nano-macchine.
    Lo sciame cominciò a roteare vorticosamente mentre la spirale del potere si allargava sempre di più fino qusi ad inglobare l'intera massa di minuscole macchine.
    Anche gli occhi di Selina erano diventati di un nero profondo ma emanavano una candida luce che andò a posarsi proprio negli occhi stupefatti di Numero 2..
    < Omae Wa Mou Shindeiru! > esclamò la mercenaria con la voce che era la fusione perfetta della propria voce con quella di Niissa.
    Fu un attimo.
    La carica biotica di Selina fu così rapida che la sua scia luminosa rischiarò il cielo di un bagliore bianco accecante...era come la scia di un meteorite che solca l'atmosfera...era come un proiettile sparato dal cannone di una corazzata...era come una stella cadente pronta ad esaudire il più recondito dei desideri. Quando la russa impattò proprio nel centro della singolarità, per un istante, sembrò che il tempo si fermasse...tutti i suoni e i rumori del campo di battaglia furono assorbiti e poi...un'esplosione di luce seguita da un boato che fece tremare la terra...infine, silenzio.

    Tysha corse verso il corpo esanime di Selina il cui volto era riverso nella terra. La girò rapida sulla schiena e appoggiò l'orecchio sul petto della donna. L'asari sentiva solo silenzio e nessun battito. Con frenesia cominciò a colpire ripetutamente il torace della mercenaria. Una. Due. Dieci. Venti volte. Fino a quando Selina spalancò i suoi buffi occhi grigi annaspando in cerca d'aria.
    < Cosa avete fatto? > domandò l'asari con foga.
    Selina indicò il punto in cui le nano-macchine si erano ammassate in precedenza < Sfondamento...dei Cieli... > sussurrò con un filo di voce.
    L'asari guardò in alto con la bocca spalancata: in quel punto si era creata una...fenditura...un buco...un qualcosa che non riusciva a descrivere che, continuando a vorticare su se stesso, risucchiava dentro di sé le nano-macchine una dopo l'altra.


  2. .
    Ciao e benvenuto/a nel forum!
    Siamo pochini qui, quindi un nuovo adepto fa sempre piacere...però ci diamo da fare.

    Per informazioni sulle role, fai pure riferimento a Gabry o Aires o Reiky...insomma, tutti tranne me :D
  3. .

    Prudence Judicael

       Fazione: Ordine delle Quattro Virtù
       Ruolo: Adepta




    < Ho come l'impressione che non ci troviamo più su Tanion, vero Sephyr? >
    Prudence aveva visto cose troppo strane nella sua breve vita per stupirsi più di tanto. Lei sapeva che esisteva un intero Universo al di là di quello ufficiale; lo sapeva perché lei lo aveva visto, più volte. Tutti coloro ai quali aveva raccontato le proprie esperienze ultraterrene, avevano sentenziato che la suora fosse affetta da schizofrenia acuta e che tutto ciò che presumeva avere visto, non era altro che il frutto della sua mente malata. Anche gli psicologi di Santa Romana Chiesa non avevano creduto a una parola dei suoi racconti. 'Pazza' era la parola più gentile che si trovava sui suoi rapporti psicologici...ma era una pazza troppo utile alla Causa per essere esonerata dal servizio ovvero, le sue capacità combattive erano molto più preziose dei suoi presunti difetti mentali.
    Prudence stessa non era sicura al 100% che tutto ciò che aveva visto non fossero altro che visioni ma c'era la Voce...Sephyr...come poteva giustificare la Voce? Anch'essa frutto della sua mente fragile?

    < Sì. > rispose Sephyr serafico < E no. > aggiunse con un sorriso.

    La ragazza andò a sedersi accanto al demone, su una comoda panchina di legno con braccioli in ferro battuto intarsiato; una panchina che non esisteva più sulla Terra se non in qualche museo dedicato all'arte ottocentesca. Tutto in quel luogo era in arte ottocentesca: le pensiline, la volta a vetri, le colonne anch'esse di ferro dipinte di verde che sorreggevano la volta e, ovviamente, anche i binari che si trovavano al di là della linea gialla.

    < Sono...morta? > domandò Prudence senza particolare stupore nella voce.
    Sephyr annuì compiaciuto.
    < Non me ne sono neanche accorta...cosa è successo? > incalzò la suora curiosa, lasciandosi cadere contro lo schienale della panchina.
    < Avevate quasi raggiunto la cripta quarian e stavate combattendo corpo a corpo con svariati fanti geth. Uno dei fanti ha calpestato una delle mine anti-uomo che Sithis aveva piazzato fuori dalla struttura; l'esplosione l'ha mandato in pezzi e un frammento metallico del geth ti ha centrato il cuore, spaccandolo. Sei morta all'istante ma Don Pedro non si da per vinto: ha già estratto il frammento e con l'aiuto di Galan stanno facendoti un massaggio cardiaco. >
    Prudence sorrise < Quel Sithis è talmente stronzo da ammazzare la gente anche indirettamente. >
    Anche Sephyr sorrise < Chi nasce quadrato, non può morire rotondo, giusto? >

    La stazione in cui si trovavano sembrava non avere fine con decine e decine di binari una accanto all'altro che si susseguivano a perdita d'occhio; non vi erano luci artificiali ad illuminare l'ambiente eppure tutto era rischiarato da un etereo chiarore candido, disturbato solo da una leggera foschia che rendeva l'atmosfera piuttosto rilassante.
    Ad un tratto, Prudence rialzò la schiena, attratta d alcuni movimenti provenienti dal binario accanto. C'era un'intera famiglia turian - madre, padre e due bambini piccoli - che avanzavano verso una panchina identica a quella dove era seduta; i due genitori avevano un bel da fare a tenere in linea i due bambini che correvano a destra e a manca incuriositi da ogni più piccola cosa. La femmina turian incrociò lo sguardo di Prudence e fece un leggero inchino di soluto a cui la suora replicò alzando la mano con un sorriso, imitata nel gesto da Sephyr.
    < Non pensavo che anche i turian... > disse Prudence indicando la famigliola felice.
    < Le credenze sono diverse ma il principio è sempre quello: gli esseri dotati di anima prima o poi muoiono. Guarda... > aggiunse il demone indicando il binario alle proprie spalle.
    Prudence si voltò e quasi sobbalzò quando vide che, seduti fianco a fianco su una panchina vi erano un geth e un quarian impegnati in un'animata discussione. < Che mi venisse un colpo secco! > esclamò divertita.

    I due rimasero in silenzio a guardarsi attorno, incuriositi dai vari personaggi che popolavano quei binari: un paio di asari che si abbracciavano...un salarian intento a smanettare sul suo factotum...un krogan grande e grosso che continuava a lanciare un legno al proprio varren e questo, oggettivamente felice, che correva a prenderlo per poi riportarglielo.
    A intervalli irregolari, il fischio acuto di una locomotiva a vapore preannunciava l'arrivo di un treno invisibile che si materializzava mano a mano che si avvicinava al binario. Il treno si fermava fra sbuffi di vapore e le eleganti porte delle carrozze si aprivano in corrispondenza delle panchine occupate. Un raffinato ferroviere in divisa blu scendeva dal treno e con gesti eleganti, dispiegava i gradini di ferro battuto che avrebbero aiutato i passeggeri ad imbarcarsi dopo di che, servizievole, prestava aiuto ai passeggeri porgendo ora la mano alle signore, ora a rincuorare i più restii a salire e...il ferroviere del krogan grande e grosso ebbe un bel da fare prima di riuscire a imbarcare il varren. Quando i passeggeri erano a bordo, il ferroviere portava un fischietto alla bocca, lasciava partire un lungo fischio e alzava la mano. La locomotiva dava pressione alle caldaie e, con un leggero sobbalzo, il convoglio riprendeva lentamente la marcia mentre altri passeggeri prendevano il posto di quelli appena partiti.

    < Sono tutti uguali... > fece notare Prudence riferendosi ai convogli < ...pensavo che fossero diversi quelli che vanno...sù...rispetto a quelli che vanno...giù... >
    Sephyr annuì comprensivo < La Morte è uguale per tutti Prudence: buoni o cattivi, per lei non fa differenza. L'importante è che a fine giornata i Suoi registri siano compilati con il giusto numero di anime. Il suo compito è portare le anime a destinazione, qualunque essa sia. E' il suo lavoro senza fine e non c'è motivo di spaventare i suoi clienti prima del dovuto, non credi? >
    < E come si capisce se... > abbozzò Prudence, curiosa di sapere quale sarebbe stata la sua destinazione finale.
    < Lo senti qui... > disse Sephyr mentre appoggiava la sua mano al petto della suora, all'altezza del cuore. Come sempre, la mano si smaterializzò al contatto col corpo della donna e quasi scomparve < ...e lo sai qui. > aggiunse portando le sue dita al volto della ragazza, in una carezza eterea.

    I due rimasero seduti a lungo. Di tanto in tanto, un treno arrivava a uno degli altri binari e poi ripartiva. Ne arrivarono uno, due...dieci...ma quello del loro binario sembrava proprio essere in ritardo.
    < Comincia a rendermi nervosa questa attesa! > esclamò ad un tratto Prudence, agitata.
    < Sarà un treno guidato da un italiano... > buttò lì Sephyr divertito.
    < Scemo! > replicò Prudence con una delle sue risate cristalline.
    < Ecco...le tue risate saranno tra le cose che più mi mancheranno, lo sai? E i tuoi occhi viola...i tuoi capelli azzurri...le tue labbra...le tue labbra... >
    < Non puoi venire con me? >
    < No, non posso. C'è posto per una sola anima sul treno in arrivo. >
    Prudence annuì e, anche se sapeva fosse inutile, si fece più vicina a Sephyr e appoggiò la sua mano là dove il demone teneva la sua. Le loro mani si fusero insieme, carne e spirito.
    < Perchè tarda tanto? >
    < E' un caso difficile, Prudence...credo sia la prima volta che Lei si trova davanti a una scelta del genere. >

    Restarono così per un tempo che sembrava infinito, con le loro mani intrecciate, ad assaporare quegli ultimi istanti in reciproca compagnia. Anche a Prudence sarebbe mancato molto Sephyr; aveva imparato a conoscerlo e ad amarlo, in un certo senso e ora, per il resto dell'eternità, non avrebbe più potuto vederlo.




    Poi, finalmente, un fischio acuto proveniente dalla sinistra spezzò quel silenzio. La locomotiva si materializzò lentamente mentre rallentava la sua andatura fino a che una delle porte della carrozza passeggeri si fermò proprio di fronte alla panchina di Prudence.
    Il ferroviere scese, preparò i gradini e infine, con un gesto di invito, mosse le sue mani inguantate di bianco indicando la porta aperta.
    Prudence tirò un lungo respiro e si fece coraggio, alzandosi dalla panchina e coprendo i 5 passi che la separavano dalla carrozza. Sorrise al ferroviere che ricambiò gentile ma quando la ragazza stava per fare il primo gradino, la mano inguantata di bianco le si parò davanti.
    < Mi dispiace, signorina. > disse educato il ferroviere < Non sono qui per lei. Per favore, lasci libero l'ingresso. Prego, signore. >
    Prudence rimase di sasso mentre Sephyr le sfilava accanto e cominciava a salire i piccoli gradini.
    < Ma...Sephyr...cosa...> balbettò la ragazza incredula.
    Sephyr si aggrappò al palo posto in mezzo alle porte e si girò verso la ragazza, un piede sul gradino e l'altro ancora appoggiato a terra.
    < Te l'ho detto, per Lei l'importante è che i Suoi registri abbiano il giusto numero di anime. Le ho chiesto un favore in nome della nostra lunga amicizia: un'anima, per un'anima. La mia anima per la tua anima. >
    Prudence guardava il demone con gli occhi pieni di lacrime; per la seconda volta Sephyr era riuscito a salvarla dalla Morte e per la seconda volta lo aveva fatto senza chiedere nulla in cambio.
    < Portami con te, Sephyr! > disse Prudence singhiozzando < Cosa farò...da sola? Non posso...più stare senza di te! >
    < Te la caverai, Pru! > rispose semplicemente il demone.

    Con un ultimo gesto d'affetto, Sephyr allungò la mano per asciugare una lacrima che stava rigando il viso di Prudence. La mano si avvicinò, leggera e poi...calore!
    Prudence sentì calore sulla sua guancia e poi un leggero solletico là dove il pollice di Sephyr la sfiorò delicata. La ragazza portò la sua mano sul dorso di quella di Sephyr, tenendola stretta contro il suo viso, chiudendo gli occhi per imprimersi nella memoria quell'istante.
    < Finalmente ti sento... > disse Prudence riaprendo gli occhi e fissando Sephyr con amore.
    Si alzò sulle punte dei piedi e il demone si sporse il più possibile verso di lei fino a quando le loro labbra entrarono in contatto. Si baciarono a lungo, un bacio dal gusto salato delle loro lacrime che si miscelavano mentre, copiose, scendevano dai loro occhi. Prudence sentiva come un fuoco che invadeva il suo cuore...una fiamma incandescente che le riempiva il cuore.
    Si sarebbero baciati per sempre se il ferroviere, con un educato colpetto di tosse, non avesse richiamato la loro attenzione.
    < Ci rivedremo presto, amore mio... > disse Sephyr mentre saliva il gradino anche con l'altro piede, tornando alla sua forma eterea < ...ma non ancora...non ancora... >


    < Continua a tenerle le gambe sollevate! > gridò Don Pedro alla turian.
    L'uomo mollava dei gran colpi al petto di Prudence nel tentativo di riattivare il suo cuore. Quanto tempo era passato ormai? 10 secondi? 20 secondi?
    < E' inutile! > replicò Galan stizzita < E' morta! MORTA! MO... >
    Prudence si alzò a sedere senza fatica, allontanando delicatamente Don Pedro che la guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
    < Madre de Dios! > esclamò il parroco facendosi il segno della croce < E' un miracolo! >
    La ragazza rimase in silenzio a lungo.
    "Sephyr?" domandò nella sua mente senza ricevere risposta "Sephyr?" continuava a ripetere sperando di sentire la sua voce ancora un'ultima volta.
    < Se n'è andato, padre! > disse la donna tirando su dal naso.
    < Chi se n'è andato? >
    < Non c'è più...non c'è più! >
    Prudence si gettò tra le braccia di Don Pedro, in un pianto disperato. < Non c'è più e non gliel'ho detto...non ho fatto in tempo! > ripeteva la ragazza, inconsolabile.
    Don Pedro, confuso, abbracciò Prudence con dolcezza e cominciò ad accarezzarle il capo con fare paterno.
    < Jo no sabe cosa è successo, sorella...ma puoi dirglielo ora...credo che ti sentirà, chiunque lui sia e ovunque lui sia. Tranquilla...cosa non gli hai detto? >
    < Che aveva ragione, padre...brucia...non sapevo che bruciasse...l'amore...l'amore, brucia! >


  4. .

    Allen McQueen

       Fazione: SSC
       Ruolo: Detective



    < Io sono nato sulla Terra, a Glasgow, prima che si scoprissero i portali galattici. A quel tempo le cose sulla Terra non andavano proprio bene: sovrappopolamento, problemi di inquinamento, clima impazzito. La gente era incattivita da una crisi economica che sembrava non conoscere fine e c'era un diffuso senso di scoraggiamento, rabbia, quasi rassegnazione. Avevamo colonizzato i pianeti del Sistema Solare ma avevamo anche scoperto che quei pianeti non ci avrebbero dato quello che il governo continuava a ripeterci in TV: niente eden fantastici, poche risorse, ambienti molto più ostili di quanto previsto. Le persone si erano rassegnate a vivere in quel buco di merda che è la Terra e...Dio! Quanto erano incazzati all'idea! >
    Non riesco a prendere sonno dopo quanto successo quella notte. In quel momento Tetsuo molto probabilmente è sotto torchio insieme ai suoi amichetti in qualche centrale di polizia di Astella mentre quella stronza del Furetto e i suoi due compari saranno in ospedale a venire curati usando i soldi dei contribuenti. Soldi di gente onesta sprecati per tre taglia gole galattici.
    Non riesco a dormire e tanto vale cercare di capire cosa c'è di sbagliato in me.
    Devo ammetterlo, mi sento molto colpevole per gli eventi della serata, per i cacciatori di taglie e per avere trasformato il nostro hotel in un campo di battaglia. Mi sento colpevole ma allo stesso tempo sento in me una strana sensazione di soddisfazione per quello che stiamo facendo io ed Eva: ripulire le città dai criminali tipo Batman o Kick Ass agendo fuori dalla legge. Ed è quel senso di soddisfazione che mi fa sentire fortemente stronzo. Andiamo! Sono un poliziotto! E i poliziotti seguono le leggi!
    Eppure...eppure...è come se quella soddisfazione facesse parte del mio DNA. E' la stessa soddisfazione che avevo provato liberando Eva, la stessa soddisfazione che avevo provato a non imprigionare i complici di Baba Yaga.
    < Glasgow era una città brutta, abitata da gente brutta...a pensarci bene, credo che Glasgow sia sempre stata brutta. Era un città piena di disoccupati e poveracci. Quelli in gamba se ne andavano appena potevano permetterselo e così in città erano rimasti praticamente solo i disperati. Papà, a quel tempo, era un agente della squadra mobile...un celerino. Era la squadra mobile a dovere garantire la sicurezza fuori dagli stadi durante le partite o a fare da servizio d'ordine durante le manifestazioni di protesta che praticamente ogni giorno devastavano la città. Io ero piccolo ma ricordo che ogni mattina, prima di montare servizio, papà abbracciava forte la mamma e poi la baciava...la baciava come se fosse sempre l'ultimo bacio. Mi dava una carezza sulla guancia sorridendo...'Ci vediamo stasera, Al...' ma lo diceva solo con la bocca, solo dopo l'ho capito perchè, con gli occhi, mi guardava come baciava mamma. >
    Io ed Eva siamo sul balcone della nostra suite, ad aspettare un'alba che sembra non volere proprio arrivare. Quella notte non vuole finire e visto che di dormire non se ne parla, tanto vale raccontare ad Eva cose che non avevo mai raccontato a nessuno.
    < Quando mamma sapeva che papà era impegnato in qualche servizio d'ordine, non mi lasciava mai accendere la TV, passava l'intera giornata a rassettare casa, a giocare con me o a tenersi occupata con i suoi vari hobby: il cucito, lo studio del tedesco, la lavorazione della creta. Era sempre tesa come una corda di violino e ogni volta che qualcuno suonava alla porta di casa scattava come una molla, avvampando in volto e sgranando gli occhi. Solo quando sentiva le chiavi nella toppa della porta, alla sera, rilasciava la sua fronte corrugata...era bella mamma. Non una bellezza esagerata ma aveva gli occhi dolci e le mani delicate, le sue labbra erano calde e la sua voce era rilassante...ma quel suo avere sempre la fronte corrugata, l'aveva fatta invecchiare più alla svelta del dovuto...non che mi importasse...per me, era la cosa più bella che ci fosse sull'intero pianeta. Mi manca tanto mamma. >
    Eva è seduta accanto a me e pende letteralmente dalle mie labbra. Le parlo in modo sincero sapendo che lei non mi giudicherà mai per le cose che avrei detto. Non mi avrebbe ritenuto debole se provavo nostalgia per mia mamma. Lei non è un essere umano e questo la rende migliore degli esseri umani.
    < Certe sere, mi ricordo, papà tornava a casa che puzzava. Puzzava di sudore, di uova marce e la sua uniforme emetteva un fastidioso odore come di incenso di pessima marca...tipo quelli che brucia Ephrem nel suo negozio. Quelle sere a me diceva che durante la giornata 'aveva giocato un po' più del previsto' e solo quando sono stato un più grande ho capito in cosa consisteva quel 'gioco'. >
    Avevo 4 anni quando mi resi conto del perchè i miei genitori passavano metà della loro vita preoccupati e l'altra metà in attesa di qualche brutta notizia.
    < Mamma mi aveva lasciato a casa di una sua amica quel giorno perchè aveva alcune commissioni da fare e la sua amica aveva acceso la TV. Sullo schermo si vedevano migliaia di persone che marciavano per le strade di Glasgow urlando e inveendo contro tutto e tutti. Avevano chiuso un'altra fabbrica...una di quelle grandi che davano da mangiare a migliaia di persone. Ricollocamento era stata la giustificazione ma non era una giustificazione sufficiente per chi sapeva di essere rimasto senza nulla. La marcia si fermò nei pressi del municipio dove erano schierati i poliziotti in assetto anti sommossa...erano lì a proteggere i politici che come ringraziamento per il loro lavoro, gli davano una paga da fame, mezzi vecchi di 30 anni e dovevano pure comprarsi i caricatori di tasca propria. >
    Ricordo che i manifestanti si facevano sotto alla polizia, li insultavano, gli tiravano addosso di tutto e quelli stavano là, fermi, immobili...a sentirsi dire 'figli di puttana' e a non potere alzare un dito.
    < Non ricordo chi cominciò se i manifestanti o i poliziotti ricordo solo che, ad un tratto, il giornalista che stava commentando si abbassò di scatto, voltandosi con volto spaventato. Qualcuno aveva sparato e poi cominciò il caos. I celerini caricarono i manifestanti, i manifestanti opposero resistenza...si scoprì in seguito che si erano preparati per la battaglia e tra le loro fila c'erano delinquenti, arruffa popoli, malviventi vari...furono loro a cominciare la battaglia ma furono i poliziotti a vincerla. Non ho mai visto un caos più totale! C'era gente a terra che veniva manganellata, isolata e trascinata a forza dai poliziotti e c'erano poliziotti che a loro volta venivano isolati e picchiati senza pietà. Ogni tanto le linee scure delle forze dell'ordine si aprivano per cariche di alleggerimento o per andare a recuperare qualche collega in difficoltà e poi urla...di sfida, di paura, di dolore...e sparuti colpi di arma da fuoco. Ci furono 63 morti tra i manifestanti e 34 tra le forze dell'ordine. Papà se la cavò con una clavicola fratturata e un occhio nero. Ovviamente, l'opinione pubblica si schierò contro le forze dell'ordine troppo violente. E' buffo, vero? > domando retorico ad Eva < I civili odiano i poliziotti...anche i soldati odiano i poliziotti: non abbastanza fichi come loro e con quelle divise blu che fanno così poco Action Man...tutti odiano i poliziotti e non li rispettano anzi, sono quasi infastiditi della loro esistenza. Mentre i criminali...loro possono fare come vogliono, la gente li rispetta...Aria, Don Falcone, lo stesso Furetto...tutti a lisciare loro il pelo per ottenere qualche briciola dei loro loschi affari. > Guardo Eva dritta negli occhi < Sai cosa disse papà dopo quella faccenda? Disse: 'Ne abbiamo prese tante ma...Dio...come gliele abbiamo suonate!' >
    Papà non si sentì mai colpevole per quei 63 cadaveri. Diceva che esiste una linea sottile che nessuno può permettersi di valicare a prescindere dalle sue motivazioni ed è a questo che servono i poliziotti, a ricordare a tutti che quella linea sottile esiste.
    < Papà lasciò la celere e divenne detective poi, appena ci fu l'occasione, ci trasferimmo sulla Cittadella...è lì che mio papà conobbe zio Tertius. All'inizio papà era detective di complemento poichè formalmente gli umani non potevano ancora fare parte dell'SSC, lo affiancarono a zio Terius ma Tertius era un turian strano...a lui non interessava chi fosse il suo collega, gli importava solo mettere al fresco i furfanti e se per farlo doveva fare coppia con un umano, andava bene lo stesso. Erano uguali...entrambi avevano i galloni cuciti sulla pelle. Quando mettevano nel mirino un furfante non lo mollavano più fino a quando non lo vedevano dietro alle sbarre. Ed è per questo che papà è morto. Stavano indagando su un losco traffico di organi e le loro indagini li portarono a sfiorare nomi che non dovevano essere sfiorati. Furono rimossi dal caso e se zio Tertius abbozzò, mio papà non la prese bene. Continuò ad indagare per i fatti suoi.>
    Prendo la mano di Eva e la stringo forte.
    < Una sera papà venne in camera mia...io ero già grandicello...avevo 26 anni ma non sapevo ancora bene cosa fare della mia vita. Certo volevo fare il poliziotto ma all'epoca c'era poco spazio nell'SSC per gli umani quindi mi arrangiavo facendo la vigilanza privata. Papà era più preoccupato del solito 'Allen...' mi disse '...qualsiasi cosa accada, zio Tertius si prenderà cura di voi e stai vicino alla mamma, ok?' Io lo guardai strano perchè quello sembrava in tutto e per tutto un addio. Mi accarezzò su una guancia, come faceva quando ero piccolo 'Diventa un bravo poliziotto...' aggiunse con un sorriso '...sbattili tutti al fresco, se ci riesci...e se non ci riesci, almeno fai in modo che non possano fare del male più a nessuno.' Quella notte papà andò a fare visita ai trafficanti di organi...uccise 5 persone, fece saltare il laboratorio...e morì nella sparatoria finale, mentre cercava di mettere in salvo tre tizi che dovevano essere 'trattati' da lì a poco. Mamma morì sei mesi dopo semplicemente perchè non riusciva a vivere senza mio papà. Zio Tertius fece passare quel regolamento di conti come se papà si fosse trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Io riuscii ad entrare nell'SSC ma non dimenticherò mai quelle parole... >
    < ...sbattili tutti al fresco, se ci riesci...e se non ci riesci, almeno fai in modo che non possano fare del male più a nessuno. > termina Eva al posto mio.
    Ora è tutto chiaro.
    Quella soddisfazione è nel sangue dei McQueen ma, a differenza di mio papà, io non sono solo anzi posso davvero fare in modo che quegli stronzi non facciano più del male a nessuno.
    < Sono felice che tu mi abbia raccontato la tua storia. Non ti preoccupare Allen...li andremo a prendere uno per uno... >
    < Ho paura per quello che vuoi fare Eva, ma sarò sempre al tuo fianco...comunque vada a finire! >


  5. .

    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario



    Quando c’era da fare casino, Selina non aveva rivali nell’intera Galassia e il fatto che gli Emissari fossero tutti dei biotici provetti, aiutava molto nel suo compito di fare di rumore.
    L’area posta di fronte all’ingresso della struttura si era ben presto trasformata in un vero e proprio campo di battaglia dove centinaia di uomini, da una parte e dall’altra, si fronteggiavano a viso aperto senza badare molto alla tattica.
    Selina schizzava da una parte all’altra del campo con la sua carica biotica, pronta a fare detonare qualsiasi innesco il suo veloce occhio riuscisse ad individuare e quando il suo impianto necessitava di ricaricarsi, allora si attaccava al grilletto del Graal, con quel suo rumore ovattato così rassicurante per le orecchie della mercenaria.
    Niissa, per quanto possibile, cercava di stare dietro alla compagna nel tentativo di aiutarla con le detonazioni biotiche e di darle un minimo di copertura quando la russa era costretta a fermarsi…ma era così difficile tenere il ritmo di Selina che l’asari rimpiangeva che Marek e Grat non fossero presenti in quella battaglia: se ci fossero stati anche loro, allora sì che non avrebbe avuto da preoccuparsi per Selina.
    Nei loro caschi continuavano a ripetersi ordini e contro-ordini provenienti dagli ufficiali degli Emissari e da quello che sentivano, le cose non stavano andando proprio bene. Il problema era la presenza dei manichini che rendeva lo scontro squilibrato inoltre, dovevano essere riuscite molto bene a fare rumore poiché ora, gli Emissari, erano anche in inferiorità numerica.
    Il fianco sinistro dello schieramento aveva già ceduto due volte e solo l’invio di rinforzi, tolti dal centro dello schieramento, era riuscito a tamponare la situazione. Ora però, senza quei soldati al centro, tutta la linea stava annaspando sotto il fuoco degli uomini di Alexanders e dei manichini.
    < Selina! Niissa! Da me…subito! > ordinò Tysha nel comunicatore.
    Le due amiche, a fatica, si disimpegnarono dalla battaglia raggiungendo Tysha che si trovava proprio al centro dello schieramento degli Emissari, nelle retrovie accanto alle artiglierie che erano l’unica cosa che consentiva alla linea degli Emissari di non cedere completamente.
    < Quei manichini ci stanno facendo a pezzi! Se quella stronza di Ayta non disattiva le nanomacchine alla svelta, qui ci lasciamo la pelle tutti quanti! > spiegò l’asari < Tenente! Ad alzo zero…ALZO ZERO!!! Sparate di punto in bianco…SONO STATA CHIARA??? >
    < Dobbiamo tenere la linea… > replicò Selina < …costi quello che costi! >
    Tysha l’afferrò con forza per il bavero della corazza < Stanno morendo le mie guerriere laggiù, lo capisci? > disse l’asari indicando il campo di battaglia < Gente che ha affidato a ME la propria vita e che sta combattendo solo perché IO glielo sto ordinando! >
    < A me lo dici? > disse Selina divincolandosi dalla presa dell’asari < Io non c’entro niente in tutta questa storia…mi hanno sparato, mi hanno picchiato, mi hanno tirato due cazzo di bombe a mano in faccia e non ci ho ancora capito niente! Quello che so è che se molliamo ora…siamo davvero tutti morti! Qualsiasi cosa abbia in mente Alexanders, moriremo tutti oggi o domani! E io voglio tornare dai miei amici… >
    Mentre Selina finiva la frase, Tysha la zittì con un gesto della mano. Poi alzò la stessa mano in aria con l’indice teso e la fece roteare.
    < Mi dispiace Selina… > disse Tysha mentre le sue guerriere, in disordine, abbandonavano le loro posizioni e si davano alla fuga.
    < Cosa stai…facendo? > domandò la mercenaria incredula.
    Accanto a lei vedeva sfilare i soldati di Tysha ormai spezzati nell’animo, sopraffatti dalle forze preponderanti del nemico, schiacciati dalla presenza di quelle macchine che li stavano facendo a pezzi.
    Selina vedeva negli occhi di quelle asari paura…disperazione per le amiche perse in quella battaglia…incredulità per quella sconfitta che erano sicure non avrebbero mai assaporato.
    La mercenaria si guardò attorno velocemente…non sapeva cosa doveva fare, quello che sapeva è che doveva fare qualcosa! I suoi occhi grigi si posarono su uno stendardo degli Emissari che garriva al vento. Era piantato per terra, a pochi passi da lei. Velocemente lo afferrò e si voltò verso il campo di battaglia.
    < Cosa vuoi fare? > domandò Tysha in un sibilo.
    < O vittoria…o morte! >
    Cominciò a correre Selina.
    Correva incontro al nemico senza imbracciare nessuna arma ma tenendo ben in alto quella bandiera.
    < AVANTI! > urlava ogni qualvolta incrociava un soldato degli Emissari.
    < AVANTI! > gridava a squarciagola per superare i boati della battaglia.
    Ad un tratto, si rese conto di essere rimasta da sola contro il nemico ma non fermò la sua corsa. Esplosioni e colpi di fucile erano ormai quasi completamente cessati ma Selina non si fermò. Puntò il soldato più vicino come una furia, senza badare ai colpi di fucile che quello gli sparava addosso; abbassò la bandiera e terminò la sua corsa conficcando l’asta nel cuore dell’uomo.
    < Avanti…avanti… > continuava a ripetere tra le lacrime mettendosi sulla difensiva quando si accorse di essere ormai quasi circondata.
    I nemici le erano ormai addosso ma non sembravano avere fretta: erano 10 contro uno. 10 fucili contro una bandiera. Perché avrebbero dovuto avere fretta.
    < FATEVI SOTTO BASTARDI! > urlò Selina puntando l’asta minacciosa.
    Quelli ridevano.
    La guardavano e ridevano mentre si avvicinavano a lei.
    Poi, improvvisamente, lo sguardo divertito con cui la osservavano scomparve sostituito da uno preoccupato all’inizio, impaurito un istate dopo.
    Selina avanzò di un passo e quelli indietreggiarono di un passo. Un altro passo avanti e uno indietro per i suoi avversari.
    Uno dei soldati la indicò e solo in quel momento Selina realizzò che il dito non puntava lei ma indicava qualcosa alle sue spalle.

    < KROGAN! > urlò il soldato mettendo mano al fucile < KROGAN IN CARICA!!! >

    < Sulla sinistra! > disse una roca voce famigliare mentre una montagna di carne la sopravanzava al suo fianco e andava ad abbattersi sui suoi avversari.
    < Sulla destra! > esclamò una seconda voce di cui conosceva a memoria ogni inflessione che, con precisi colpi di Harrier, dava man forte al krogan nella sua opera di distruzione.
    < Insieme a te. > si aggiunse la voce di Niissa mentre appoggiava la sua mano sulla spalla di Selina.
    < Te l’avevo detto che io e Grat vi avremmo guardato le spalle…ora alza quella bandiera o le nostre amiche asari non sapranno da che parte caricare… >
    Selina alzò alto lo stendardo degli Emissari e, alle sue spalle, un ruggito carico di rabbia fece eco alla bandiera che garriva al vento.


  6. .

    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    < Ho sentito molte cose sul suo conto, miss Doe. Cose molto positive... anche alcune negative, ma i Reietti hanno un detto: 'la Via Lattea è il passato, e questo è il presente'. E il suo presente è encomiabile. >
    Janie sorrise a quelle parole < Se devo essere sincera, sulla Via Lattea ero una stronza conclamata: facevo la mercenaria…e una di quelle cattive. Sono ancora stronza, come avrai notato con il Professorone, però almeno ora non lo sono più a livello conclamato…diciamo che Vera mi ha aiutato a migliorare. >

    La squadra procedeva a passo spedito e senza trovare ostacoli, come Runa aveva fatto notare e la cosa non dispiaceva poi molto a Janie che, in questo modo, poteva godersi lo spettacolo di quella meravigliosa stazione spaziale.
    < Non è possibile… > esclamò ad un tratto allarmato il drell < …controllate anche le vostre mappe! >
    Aggiunse trafelato mentre fissava il vuoto cosmico là dove, invece, avrebbero dovuto esserci dei maledettissimi palazzi.
    Il factotum di Janie indicava che, in quel momento avrebbero dovuto trovarsi a nord di Khi Tasira cosa impossibile visto che non avevano mai viaggiato verso nord. Con un cenno, richiamò Vera che chiudeva la pattuglia.
    < Vera…come disse il cerchio al triangolo, qui c’è qualcosa che non quadra. >
    < Ti sembra il momento di fare battute del cazzo? > protestò la turian trattenendo a stento una risata.
    Janie si strinse nelle spalle, indifferente < Beh…potrebbe andare peggio, no? >
    < Ah sì? E come? >
    < Tipo potrebbe spuntare fuori un relictum e spianare i suoi cannoni contro di noi. >
    Non fece in tempo a terminare la frase che un relictum effettivamente spuntò fuori dal nulla ed altrettanto effettivamente, spianò i suoi cannoni contro il gruppo.
    < Che sei un menagramo lo sai, vero? > disse Vera puntando a sua volta il fucile contro il relictum che, però, esitava a fare fuoco.
    Anche Janie puntò la sua arma contro la macchina < Queste situazioni mi ricordano le parole di quel tizio che aveva mangiato un ascia ma aveva cagato solo il manico… >
    < Ovvero? >
    < Adesso viene il bello! >

  7. .

    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria


    Dopo la chiacchierata con Henriksen, Janie era tornata ai baraccamenti adibiti alla truppa e, come le capitava sempre più spesso ultimamente, si mise a sedere alla propria scrivania, si armò di carta e penna e cominciò a “disegnare”.
    Essere a Khi Tasira, proprio in una delle roccaforti Jardaan nonché testimonianza in carne e ossa, o meglio, metallo e circuiti, della loro presenza in quel settore, aveva stimolato ancora di più quella sua nuova passione per il “disegno”. Non è che fosse particolarmente dotata nelle arti grafiche ma non ci voleva poi molto a disegnare un cerchio sghembo e poi suddividerlo a spicchi; aveva un’intera cartellina piena di quei disegni che aveva cominciato a vergare poco dopo il suo risveglio su Andromeda.
    Spesso si affidava solo al suo intuito per quei disegni ma un paio di volte aveva chiesto conferma dei suoi ragionamenti anche al suo collegamento Sam…e Sam, forse anche solo per compiacerla, non aveva del tutto rigettato le sue ipotesi.
    Era intenta in uno dei suoi disegni, con la punta della lingua a leccare un angolo del labbro inferiore come spesso le capitava quando era concentrata che Vera, silenziosamente, prese posto accanto a lei.

    < Che stai facendo? > domandò la turian sbigottita, prendendo la cartellina e cominciando a sfogliare quei disegni.
    Erano più o meno tutti uguali: un cerchio suddiviso a spicchi e accanto a quegli spicchi varie annotazioni e punti di domanda.
    < Niente di che…una cosa a cui penso da un po’ di tempo e che non mi da’ pace. > replicò l’umana terminando l’ennesimo scarabocchio e subito armandosi di un nuovo foglio bianco < Però, visto che sei qui, potresti aiutarmi. Dimmi…che cosa sappiamo dei Jardaan? >
    La turian decise di stare al gioco tanto, non è che avesse cose più importanti da fare < Sappiamo che avevano una tecnologia fantastica, che terraformavano pianeti, che hanno costruito un pianeta cavo e una mega stazione spaziale come questa e che hanno addirittura creato gli angara prima di andarsene da questo settore. >
    < Esatto! > disse Janie quasi euforica < Non si sono estinti come i Prothean…questi tizi se ne sono andati con l’intenzione di tornare prima o poi e per questo hanno lasciato tutto quello che hai detto tu e in più, i relictum che “custodiscono” i loro averi. E’ questa cosa che non mi da’ pace! >
    < Il fatto che se ne siano andati? > domandò Vera curiosa.
    < No…il fatto di non sapere DOVE sono andati. >
    La turian lanciò un’occhiata ai disegni di Furiosa < Cosa sono quei disegni, Janie? >
    L’umana si sistemò il foglio bianco che aveva di fronte e disegno un grande cerchio nel mezzo < Facciamo finta che questa sia la galassia di Andromeda… > disse mostrando il suo cerchio sicuramente indegno di Giotto < …ora questo… > aggiunse tagliando una fetta della torta che corrispondeva a circa 1/5 della galassia < …è il settore Heleus, dove siamo noi. Dove sono i Jardaan? >
    Vera sorrise ma il giochino era divertente < Da qualche parte, nei 4/5 di galassia rimasti. > affermò indicando il grosso della torta.
    < Già…ma noi sappiamo anche che là fuori c’è un Impero Kett da qualche parte. Un Impero che possiamo supporre molto esteso. Sulla Via Lattea, quando ce ne siamo andati, circa metà della galassia era “civile” e sappiamo che i Prothean avevano un impero sterminato…facendo le debite proporzioni tra kett e prothean e presupponendo che i kett siano più deboli dei prothean, direi che il loro impero attualmente occupi metà della galassia di Andromeda. > disse colorando metà del cerchio con dei tratti veloci della penna.
    < Perché proprio metà? Magari è molto più piccolo di quello che pensiamo… > instillò il dubbio Vera, coprendo un terzo della parte tratteggiata.
    < Potrebbe essere… > ammise l’umana < …ma non si comportano come se il loro impero fosse così piccolo. Hanno mandato relativamente poche truppe a invadere Heleus e non erano molto interessati a ciò che l’Arconte faceva ma soprattutto a quanto tempo stava impiegando a sottomettere il settore. Inoltre, nonostante l’Arconte sia stato picchiato come un tamburo, non hanno ancora inviato rinforzi come se di questo settore potessero benissimo fare a meno. Sappiamo che i kett sono qui da 90 anni ma sappiamo anche che i loro capi avevano delegato tutto all’Arconte. >
    La turian annuì, scoprendo la parte tratteggiata e Janie, subito, segnò un altro spicchio, grande più o meno come Heleus ma posizionato dalla parte opposta.
    < Cos’è questo? > domandò Vera.
    < Lo spazio confinante con l’Impero Kett e che io suppongo i kett stiano cercando di conquistare in questo momento. Perché non inviare rinforzi qui? Forse perché sono impegnati in una guerra più impegnativa da un’altra parte, giusto? >
    < Quindi, credi che là ci siano i Jardaan? >
    < No. E’ proprio questo il punto! Sempre dai kett (che Dio li benedica) sappiamo anche che non avevano mai sentito o visto tecnologia Jardaan prima di arrivare a Heleus. Ora ti ripeto la domanda: dove sono finiti i Jardaan? >
    Vera indicò titubante l’ultimo grosso spicchio rimasto libero di Andromeda e Janie annuì sorridendo.
    < Questo direbbe la logica ma ora ragiona: hai visto di cosa erano capaci i jardaan, di quali armi disponevano, su quale tecnologia evoluta potevano contare. E’ credibile pensare che esseri di quel tipo si siano rintanati in settore così piccolo? Lasciando loro tracce solo su Heleus? E poi c’è il Flagello. >
    < Cosa centra il Flagello??? > domandò Vera ormai frastornata.
    < I Jardaan sono stati cacciati da Heleus da qualcuno che era più sveglio di loro e che ha creato il Flagello. Ora, questo qualcuno non sono i kett e non è di sicuro stato assimilato dai kett e quindi in questo spicchio libero di galassia dovrebbero esserci sia i Jardaan che il loro fantomatico nemico. Non è credibile. >
    Vera rimase in silenzio per qualche istante, ricapitolando quanto Janie le aveva detto. < E quindi? Dove sono i Jardaan? >
    < Forse sono come noi e arrivavano da un’altra galassia…insomma, ce l’abbiamo fatta noi, figurati loro! O forse si sono estinti, distrutti dal loro nemico e questo sarebbe ancora più inquietante. Se riattivando le cripte e Meridian avessimo riattirato l’attenzione di questo nemico su questo settore? Se credessero che i Jardaan sono tornati? Allora tornerebbero anche loro, ovunque essi siano, solo che troverebbero noi e così sarà come Cristoforo Colombo con gli indiani…solo che gli indiani saremmo noi. >
    < Ora mi stai davvero spaventando, Janie. >
    < Tranquilla…sono solo le teorie di una pazzoide…sai, è di famiglia vedere minacce ovunque, avresti dovuto conoscere mio papà… >

    < Capitano… > un soldato interruppe Janie proprio mentre stava per confidare il suo segreto più nascosto alla turian < …un’asari vorrebbe conferire con lei. >
    Janie seguì il soldato fino ad incontrare, appena fuori dalle baracche, la stessa asari che aveva incrociato da Henriksen.
    Veyella, questo era il nome dell’asari, spiegò dettagliatamente a Janie ciò di cui il gruppo di archeologi era venuto a conoscenza e di quanto Henriksen avesse dato l’ennesima prova della sua dabbenaggine. Se davvero lì su Khi Tasira erano presenti le informazioni riguardanti i Jardaan che ‘avevano chiuso la porta’, allora buona parte dei dubbi che tormentavano Janie avrebbero trovato una risposta.
    < Credo sia essenziale una ricerca approfondita. > confermò Janie convinta < Dovrò trovare una scusa valida per allontanarmi dal campo base e potervi accompagnare senza dare modo ad Henriksen di approfittare della mia assenza; un solo soldato come difesa su Khi Tasira mi sembra un po’ poco e la vostra missione mi sa tanto di omicidio premeditato. > Janie meditò alcuni istanti prima di annuire < …d’accordo, contatterò Bailey che contatterà la Addison che ordinerà a Henriksen di affidare me e Vera alla vostra scorta. >
    Veyella la guardò quasi incredula < Può fare questo? > domandò sconcertata.
    < Sono i vantaggi di avere salvato una colonia. > ammiccò Janie sorridente.


  8. .

    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria



    < Voleva vedermi, signore? > domandò Janie educatamente, sbattendo i tacchi mentre, con la schiena ben eretta, fissava dritta davanti a se con espressione seria.
    < Riposo, soldato. > replicò Bailey con un sorriso.
    Da quando Janie era stata promossa capitano della squadra enforcers e aveva stabilito una relazione seria con la sua compagna turian, sembrava che la ragazza avesse finalmente trovato l’equilibrio che per tanto tempo aveva cercato inutilmente sulla Via Lattea. Aveva smesso di attaccare briga alla minima provocazione, aveva ridimensionato il suo corpo e ora si sentiva molto più a suo agio, tanto da sentirsi molto più femmina e decisamente più bella; non era solo un’impressione poiché, ultimamente, da quando gli inibitori concezionali erano stati rimossi, riceveva quasi quotidianamente richieste più o meno esplicite di accoppiamento…anche un quarian si era fatto avanti e Janie non capiva proprio come avrebbe fatto ad accoppiarsi con un quarian.
    < Come sta capitano? La sua squadra si è ripresa? > domandò Bailey conciliante.
    < Tutti in forma e pronti a picchiare, Signore! >
    Bailey fece un gesto di diniego con la mano < Non sarà necessario, per questa volta. > disse mentre si sedeva alla sua scrivania a consultare un fascicolo < Il Nexus ha finalmente deciso di cominciare a fare una delle cose principali per cui siamo venuti su Andromeda: esplorazione e ricerca. Mi dica, cosa ne pensa dell’archeologia? >
    < Beh… > cominciò Janie titubante < …non molto, ad essere sincera ma ultimamente mi sto interessando parecchio allo studio della storia. Non è esattamente archeologia ma l’argomento mi affascina. >
    < Perfetto, capitano! > replicò Bailey allegro < Allora ho scelto la persona giusta per questa missione. Qualche topo di biblioteca lassù sul Nexus ha trovato qualche indizio che potrebbe portarci dritti ai Jardaan. Per questo motivo, è stata formata una squadra di esperti del campo che sarà spedita su Khi Tasira. >
    Furiosa quasi spalancò la bocca < Khi Tasira? La stazione spaziale? Quella dove piove nello spazio? Quella che ci ha portato a Meridian? Quella… >
    < Conosco una sola Khi Tasira, direi che è proprio quella. > replicò Bailey divertito a quello scoppio di entusiasmo. < Bene! Lei e il caporale Itarian sarete distaccate su Khi Tasira a protezione della spedizione. Non si prevedono particolari pericoli ma è meglio non rischiare. Il Nexus mi ha chiesto un paio di elementi della Squadra Zeta, come assicurazione per la sicurezza degli archeologi e io ho pensato che a lei e al ‘suo’ caporale… > disse ammiccante < …avrebbe fatto piacere una specie di licenza. >
    < Molto piacere! > confermò Janie riconoscente.
    < Non abbassate la guardia, comunque. Non sarà una gita di piacere. La minaccia dei kett è sempre presente e Khi Tasira pullula di relictum e il Flagello è sempre in agguato. Il capo missione è un certo Henriksen che coordinerà gli archeologi ma la gestione della parte militare è sua. Vi saranno anche degli angara, cercate di andare d’accordo. Buona fortuna! >

    _______


    Janie e Vera se ne stavano con il naso attaccato al finestrino della navetta come due bambine di fronte a una vetrina di dolciumi; erano così attaccate, mentre osservavano la stazione di Khi Tasira, che Janie, vista da un eventuale osservatore esterno, avrebbe ricordato molto da vicino un grazioso maialino a causa della punta del naso incollata al vetro che puntava all’insù, allargando le sue narici al modo dei bambini quando imitano un suino.
    Era uno spettacolo straordinario. L’immensa stazione sorgeva nel bel mezzo dello spazio profondo, sembrava avvolta dal vuoto ma sia Janie che Vera sapevano che era presente aria, forza di gravità, acqua…in uno di quei prodigi quasi magici che solo la tecnologia Jardaan poteva fare diventare realtà.
    Il campo era stato allestito in un angolo periferico della stazione, lontano dai relictum e in una zona dove il Flagello non era presente; occupava un immaginario triangolo di cui due lati davano sul vuoto e solo uno consentiva di raggiungere direttamente gli edifici relictum. Oltre a Janie e Vera, erano presenti solo altri 4 soldati oltre ai loro alleati angara, più che sufficienti a tenere in sicurezza il campo nonché le squadre che sarebbero state inviate in esplorazione.
    Janie, appena arrivata, non perse tempo e si mise subito al lavoro. Fece installare sensori di movimento a lungo raggio sull’unico lato scoperto e fece piazzare tre torrette automatiche collegandole direttamente ai sensori; stabilì le pattuglie e i turni di guardi mentre mandò Vera a fare un sopralluogo del campo affinchè le riferisse qualsiasi cosa potesse interferire con la sicurezza della spedizione.
    < Janie…guarda qua. > disse la turian entrando nella camerata delle guardie, con sguardo corrucciato, e attivando il proprio factotum < Ho trovato 5 casse di esplosivi nel magazzino dei materiali civili. Non esplosivo comune ma del maledettissimo esplosivo potenziato da demolizioni! >
    < E cosa se ne fanno di esplosivo potenziato? >
    < Ho chiesto a uno dei magazzinieri. Quello si è stretto nelle spalle e ha detto che è il ‘metodo Henriksen’. Questi vogliono fare saltare per aria la stazione! Altro che quieta esplorazione! >
    < Non credo proprio, Vera…non credo proprio! >

    _______


    Furiosa, appena venuta a conoscenza della notizia, si era recata immediatamente nell’ufficio di Henriksen a chiedere spiegazioni.
    L’uomo era stato abbastanza gentile, spiegandole che ogni scavo archeologico prevedeva prima o poi l’uso di esplosivi per farsi strada tra le rovine. Le motivazioni dell’uomo sembravano essere convincenti ma c’era un problema…se c’era una cosa che faceva regredire Janie alla vecchia Furiosa della Via Lattea era quando la donna si accorgeva che il suo interlocutore non si rivolgeva a lei con ‘gentilezza’ ma con spocchia ed arroganza.
    Esattamente come quell’Henriksen che la stava trattando come una sprovveduta scolaretta.
    La porta dell’ufficio di Henriksen era rimasta aperta poiché da lì a poco era prevista una riunione della squadra archeologica ma una porta aperta non aveva mai fermato Furiosa dal dire ciò che doveva dire.
    < Professore… > iniziò la ragazza con le vene delle tempie che cominciavano ad ingrossarsi < …io capisco le sue motivazioni ma non ho nessuna intenzione di mandare in giro per Khi Tasira i sette nani armati di piccone E di esplosivo ad alto potenziale. >
    < I sette…nani? > domandò confuso Henriksen.
    < Biancaneve e i sette nani! Minatori…scavatori…li chiami come cazzo le pare. Sa cosa attira l’attenzione più di una spedizione archeologica? Le esplosioni! Non ho nessuna intenzione di attirare verso di noi kett e relictum quindi il suo esplosivo ad alto potenziale è confiscato. Finirà in armeria, dove deve stare e potrà utilizzarlo solo sotto la mia supervisione e solo se io riterrò necessario utilizzarlo. >
    < Capitano… > aveva replicato Henriksen con uno sguardo di fuoco < …questa missione è sotto la mia responsabilità e non permetterò a un soldato qualunque di dirmi come fare il mio lavoro! L’esplosivo resta dov’è. >
    Furiosa si fece avanti minacciosa fino ad arrivare a un passo dall’uomo < Forse non ha capito…crede di essere in una democrazia? > domandò sibilante < Qui non esiste nessuna democrazia! Tutto quello che ha a che fare con la sfera militare è di mia competenza: pistole, fucili, granate, petardi, miccette, quei bastoncini che fanno scintille di cui vado matta…e i cazzo di esplosivi! Le cariche sono confiscate e questo è un ordine! >
    < Mi rivolgerò in alto, Capitano…molto in alto! > replicò Henriksen cattivo.
    < Si può rivolgere anche a Gesù Cristo in persona ma poi non si lamenti se si ritrova il mio scarpone così ben conficcato nel suo culo che potrà sentire il sapore della mia suola di gomma sulla sua lingua! E’ tutto, Professore! >
    Janie fece dietro front e uscì dalla parta dove, ben nascosti dietro allo stipite, incrociò lo sguardo divertito di un drell e di un’asari.
    < Quando mi arrabbio… > disse Janie strizzando l’occhio mentre sfilava loro davanti.

  9. .
    Furiosa is going to Andromeda
    (le farò una piccola fan fiction per spiegare perché ;) )
  10. .

    Janie 'Furiosa' Doe

       Fazione: Nessuna
       Ruolo: Mercenaria




    A vederla, la Firefly era quanto di più lontano ci fosse dall'avere una forma aerodinamica. Era una nave tozza che ricordava molto da vicino un trattore agricolo solo leggermente più sinuosa e slanciata. D'altra parte, per volare ed essere agili nel vuoto dello spazio, avere una forma aerodinamica non era per nulla essenziale; ciò che serviva per fluttuare agilmente e manovrare nell'immensità della Galassia era essere provvisti del maggior numero possibile di motori per correggere la rotta e la Firefly, di motore direzionali, ne aveva in abbondanza.
    Jhon risparmiava sulla verniciatura dello scafo ma non badava a spese quando Kreet avanzava richieste relative alla manovrabilità del mezzo. I motori direzionali non dovevano essere necessariamente potenti e per questo motivo erano piccoli e facilmente installabili ovunque fossero necessari.
    Ovviamente essi sarebbero stati quasi inutili se chi manovrava la cloche non fosse stato più che sveglio e Kreet, da buon Devil Void, era un vero maestro con la cloche in mano.

    Furiosa non sapeva se fosse più affascinante guardare le manovre spericolate del vorcha con le quali stava facendo letteralmente impazzire i caccia geth o osservare l'espressione divertita di Kreet mentre si divertiva a sfidare le leggi della fisica. Certo, anche gli artiglieri della Firefly non erano per niente male: Tim, Tom e Nyala, ai comandi delle postazioni poste rispettivamente a poppa, a prua e sulla pancia della nave, non si lasciavano sfuggire i bersagli che Kreet serviva loro su un piatto d'argento. Strambate, giri della morte, avvitamenti, improvvise frenate seguite da accelerazioni repentine facevano assomigliare la Firefly a un calabrone impazzito che si era appena ciucciato un grammo di LSD subito dopo essersi sniffato cocaina pura al 100%.

    La danza della Lucciola andò avanti fino a quando i caccia geth divennero così pochi da non rappresentare più una vera minaccia ma, soprattutto, Kreet fu costretto a interrompere gradualmente la sua danza quando sul campo di battaglia fece la sua apparizione una nave dell'Alleanza.
    < Maledizione! > esclamò Jhon alla vista della nave < Questa proprio non ci voleva! Credo proprio che dobbiamo rinunciare alla nostra preda. >
    Succedeva molto più spesso di quanto si potesse immaginare che un attacco pirata andasse in fumo per l'arrivo di qualche nave militare, Jhon e Pernilla lo sapevano molto bene, del resto, se tutti i loro attacchi fossero andati a buon fine, a quell'ora sarebbero stati ricchi sfondati e non avrebbero avuto bisogno di continuare a fare quel lavoro.
    Ma Furiosa non la pensava allo stesso modo: < Col cazzo, Jhon! La Dike è nostra: se torno a mani vuote, papy mi rasa anche l'altra parte della capigliatura! >
    < Ci guadagneresti e basta... > abbozzò Pernilla con un ghigno celato nel suo ghigno perenne.
    < Fottiti bionda! > replicò Furiosa mostrandole il dito medio.
    < E cosa vorresti fare? Metterti contro una nave dell'Alleanza? >
    < No. > convenne Furiosa alla lecita domanda di Jhon < Ma se ci trovassimo a bordo della Dike PRIMA o INSIEME a loro, il discorso cambierebbe. >
    < La Dike è fottuta! > disse Jhon indicando la nave da carico presa di mira da un nugolo di soldati geth < Ci abbiamo provato ma ora lasciamo che sia l'Alleanza a vedersela con i Geth. >
    < Io ho un piano. > disse Pernilla che non perse tempo a esporre < Io dico di abbordare la nave da sbarco geth mentre l'Alleanza pensa a dare man forte all'equipaggio della Dike. Prendiamo la nave geth, interrompiamo l'invio di rinforzi alla Dike e poi scendiamo da dove sono scesi i geth, prendendoli alle spalle. Questo dovrebbe darci un forte potere contrattuale con l'Alleanza, non credete? >
    Jhon e Furiosa si scambiarono uno sguardo d'intesa. Il piano era abbastanza avventato ma se fosse andato a buon fine, l'Alleanza non avrebbe potuto semplicemente metterli alla porta, dando loro l'occasione di essere a bordo della Dike e successivamente pensare un modo per sgraffignare la refurtiva sotto il naso dell'Alleanza.

    Jhon aprì l'interfono che gli permetteva di comunicare all'equipaggio < A tutta la ciurma, prepararsi all'abbordaggio sulla fiancata di tribordo. Voglio i rampini in posizione subito e le lance termiche più calde del nucleo del Sole. Azione! > poi si rivolse alle due ragazze < Cominciate ad andare voi due, io vi raggiungo appena ho finito di mettere al corrente l'Alleanza di quello che vogliamo fare. Fate attenzione, ok? >
    Le due ragazze annuirono, abbandonando il ponte di comando proprio mentre Jhon contattava la nave dell'Alleanza.

    In pochi minuti, Furiosa e Pernilla si trovavano alla fiancata di tribordo nella loro corazza d'assalto e armate fino ai denti mentre spiegavano al resto della ciurma il loro piano. I due batarian e Nyala non sembravano particolarmente spaventati all'idea di abbordare una nave da sbarco geth mentre i sei mercenari assoldati alla bisogna, si scambiavano sguardi preoccupati.
    < Per voi nuovi... > cominciò a spiegare Pernilla < ...probabilmente questo è il vostro primo abbordaggio quindi vi faremo un corso super accelerato di pirateria. >
    < Ora speroneremo la nave geth dopo di che lanceremo i rampini. > continuò Furiosa indicando i meccanismi posti ai lati dei boccaporti < Quando la nave geth sarà imbrigliata, apriamo i boccaporti, usiamo le lance termiche per fare dei bei buchi nella corazza della nave e poi comincia la festa. >
    Mentre Furiosa spiegava alla bene e meglio le basi dell'abbordaggio, Pernilla passava in rassegna i mercenari per assicurarsi fossero pronti alla battaglia; sequestrò un paio di fucili di precisione che sarebbero stati inutili durante quel tipo di battaglia, consegnando altrettanti fucili a pompa modificati per avere una rosa di sparo doppia di quelli normali < Questi hanno meno gittata... > spiegò a una giovanissima asari che la guardava con gli occhi sbarrati dalla paura < ...ma distruggono tutto quello che si trovano davanti entro i 4 metri. Non devi prendere la mira, ok? Semplicemente, premi il grilletto. Tranquilla. Andrà tutto bene, i geth non sono molto bravi nel combattimento ravvicinato. A parte i cacciatori occultati quelli te la fanno fare nell'armatura. >
    < Non spaventarli, Per...avete Furiosa insieme a voi... > intervenne Janie con fare strafottente < ...sapete? Una volta ho lanciato una granata e ho ucciso 50 soldati. >
    < Erano così vicini l'uno all'altro? > domandò Nyala conoscendo perfettamente quella gag che Janie faceva ogni volta per rinfrancare lo spirito dei novellini.
    < Non hai capito...la granata è esplosa dopo! >


  11. .

    Allen McQueen

       Fazione: SSC
       Ruolo: Detective




    Quando rientriamo dal nostro incontro clandestino, il nostro Hotel è ormai totalmente circondato dalle forze dell'ordine asari.
    I numerosi lampeggianti blu delle auto della polizia illuminano la notte tetra, in un preludio del'imminente alba.
    I nastri gialli stesi lungo il perimetro dell'hotel sono piantonati a intervalli regolari da agenti mentre intravvedo le forze speciali armate fino ai denti che entrano ed escono dallo stabile. La battaglia doveva essere finita da un pezzo ormai e il personale medico sta già raccogliendo i morti e i feriti che vengono caricati sulle ambulanze che partono veloci e con le sirene accese verso l'ospedale più vicino.

    Io ed Eva ci presentiamo a uno degli agenti di piantone, una deliziosa giovane asari che, molto professionalmente, raccoglie le nostre generalità. Io mostro il mio tesserino di detective dell'SSC e quella, in un attimo, cambia atteggiamento diventando meno formale per poi guidarci verso un'altra asari dalla faccia da dura che sembra essere la responsabile di quell'operazione; se ne sta appoggiata con le mani sul cofano di un'auto su cui è posto un proiettore olografico che mostra la planimetria dell'hotel, attorno a lei altre asari in tenuta antisommossa e con i fucili carichi, ascoltano attentamente le sue istruzioni.
    < ...ormai abbiamo quasi finito e poi si torna tutti a casa. Tenente Deneris, prendi 6 agenti e controlla dal seminterrato al 6° piano: camera per camera. Tenente Ryla, stessa cosa dal 7° all'ultimo piano. Tu invece, caporale, portami qua quei tizi che hanno combinato questo macello. >
    La notra deliziosa agente accompagnatrice aspetta educatamente che il capo missione sia lasciato solo prima di disturbarla e presentarci a lei.
    Il comandante viene verso di noi tendendo la mano in modo amichevole < Kira mi ha detto che sei dell'SSC e che alloggi nell'hotel. > dice stringendomi calorosamente la mano < Io sono il Capitano T'reis. >
    < Allen McQueen, detective. Lei invece è Eva, la mia accompagnatrice. >
    < Allora, detective, può aiutarmi a capire cosa è successo qui? > domanda accigliata < Ho 18 più o meno noti cacciatori di taglie morti e una decina di feriti. Fortunatamente non ci sono state perdite tra gli ospiti dell'hotel soprattutto perchè alcuni degli ospiti hanno opposto resistenza...forte resistenza. > aggiunge indicando alle sue spalle, rivolta verso un'ambulanza dove Tetsuo e gli altri venivano accuditi. < Potrebbe dirmi qualcosa di più? >
    < Forse. Gli ospiti che hanno opposto resistenza, sapete chi sono? >
    < Un fotografo e la sua assistente, un marine dell'Alleanza e 3 non meglio identificati avventori che risultano puliti. Una civile ci ha quasi lasciato le penne in questo agguato. Noi crediamo che i cacciatori fossero qui per il marine. >
    Un marine dell'Alleanza. Perchè diavolo un marine dell'Alleanza stava aiutando un branco di manigoldi?
    < Ad essere sincero, noi eravamo presenti quando l'attacco è iniziato. Non puntavano il marine. >
    L'asari annuisce < E perchè non avete chiamato la polizia? > domanda indispettita.
    < Capitano, da quello che ho visto, sapevate benissimo da un pezzo quello che stava succedendo. Se non sbaglio, la battaglia non è iniziata qui ma in città. I cacciatori di taglie non volevano colpire questo hotel ma un ospite di questo hotel. > replico indicando il flyer con cui Vanessa aveva fatto la sua trionfale entrata.
    Il Capitano T'reis fa un cenno verso Kira, l'agente che ci aveva accompagnato da lei, per richiamarla vicino a se prima di rivolgermi di nuovo la parola. < Ok. Racconta tutto dall'inizio. >
    < Verso le 3.00 di notte io ed Eva siamo scesi poichè, a bordo piscina, quei 6 avevano deciso di fare una festicciola un po' troppo rumorosa. Appena arrivati, un flyer ha sfondato le recinzioni: era guidato da quella ragazza. > spiego indicando V, distesa su una barella < Era ferita. Il vorcha e il krogan l'hanno soccorsa aiutati dal marine. Poi sono cominciati ad arrivare gli assalitori. >
    < Che atteggiamento avevano gli assalitori? > domanda l'asari < Sei proprio sicuro non puntassero al membro dell'Alleanza? >
    < I cacciatori di taglie volevano la ragazza e i due alieni; il marine e gli altri due sono rimasti coinvolti poichè hanno deciso di aiutarli. >
    < E voi due? >
    < Inizialmente, ci siamo tenuti in disparte poi quando la battaglia si è spostata all'interno dell'hotel, ce la siamo filata. > l'asari mi guarda con disappunto forse stava pensando che, in quanto polizziotto, avrei dovuto fare qualcosa < Eravamo disarmati e non volevo mettere in pericolo Eva. > mi giustifico molto convincente < Appena abbiamo sentito le sirene, abbiamo preferito lasciare l'hotel e tornare quando le acque si fossero calmate. Non avrei potuto fare molto, capitano e, soprattutto, non ritenevo i cacciatori di taglie un pericolo se non per i loro obiettivi. >
    < Come puoi esserne sicuro? >
    < Perchè i cacciatori di taglie ci sono sfilati accanto senza degnarci di uno sguardo. Volevano la ragazza, niente altro. >
    Il capitano T'reis non sembra essere convinta della mia giustificazione, in un angolo della sua mente doveva stare pensando che, a prescindere dalla valutazione tattica della situazione, io avrei dovuto comunque intervenire.
    Ecco perchè ora sono io a farle una domanda < Capitano, lei è mai stata presa di mira da cacciatori di taglie? >
    < No. Ovvio che no. >
    < Neanche io, neanche Eva e credo che il discorso valga per chiunque in quell'hotel. Si guardi intorno: 18 morti e una decina di feriti. Io ho visto in azione sia il vorcha che il krogan: quelli sono soldati. O non si spiega come un marine da solo abbia potuto fare questo casino. Quei 3 non sono semplici avventori e se dei cacciatori di taglie hanno deciso di attaccare un hotel, significa che la taglia su quei 3 valeva il rischio. >
    L'asari lancia un'occhiata al gruppetto vicino all'ambulanza < Agente. > dice rivolgendosi a Kira < Confischi i documenti a tutti e 6 e li porti in centrale per interrogarli. Poi faccia diramare una segnalazione con le loro foto. Non devono lasciare questo pianeta fino a quando non avremo capito cosa c'è sotto. Grazie detective, è stato molto utile. >
    < Dovere, collega. Se fosse possibile omettere la mia testimonianza, mi farebbe un grande favore. Sono in vacanza...vincitore del concorso Doctor Pepper e non vorrei rovinarmela passando le mie giornate in centrale di polizia. Mi capisci, vero? > aggiungo accennando ad Eva e strizzandole l'occhio con complicità.
    Il capitano T'reis sorride sorniona < Sì, è comprensibile. Faremo il possibile per tenere il vostro nome fuori da questa faccenda. >

    Io ed Eva veniamo lasciati liberi di andare per la nostra strada. Con espressione cupa e preoccupata, scuotendo la testa per il disastro appena finito attraversiamo l'entrata dell'hotel, percorriamo la hall e ci infiliamo in un ascensore.
    Solo quando le porte si chiudono, finalmente mi lascio scappare un sorriso dalle labbra imitato da Eva < Sei stato bravo. >
    < Il rischio che si dileguassero era troppo alto ora invece, saranno costretti a rimanere qui in vacanza. Che lo vogliano o no. Inoltre, abbiamo limitato i loro movimenti, il capitano T'reis li terrà d'occhio e sarà più facile sorvergliarli. >
    Eva annuisce soddisfatta < Comunico a Terk e Sarissa gli aggiornamenti. Sembravano piuttosto preoccupati che i loro soldi prendessero il volo quando ci siamo lasciati. >


  12. .

    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario

    citazione (rimuovere se non presente)


    Selina non era abituata a sentirsi dare ragione. Generalmente, nell'Army of Four, Marek aveva ragione, Grat moderava, Niissa diceva cazzate e Selina...beh, a lei spettava il compito di picchiare fondamentalmente. Era così abituata a non esprimere mai le sue idee (le rare volte che le venivano) che si stupì molto quando Tysha, assecondando il suo sospetto, mise in allarme l'intera base in cerca di segnali di un imminente attacco.
    Si trovava bene con quell'asari così scorbutica quasi quanto stare assieme al suo amato Marek, l'unico che fosse mai stato a sentirla.
    Mentre le asari addette al controllo, una dopo l'altra, comunicavano l'assenza di minacce, Selina si sentì quasi sollevata di venire smentita dai fatti...almeno fino a quando Ayita, che era di gran lunga la più sveglia in quella stanza, non insinuò il sospetto che l'attacco avrebbe potuto venire dall'alto invece che dal basso.
    Lo schianto del meteorite proprio nel bel mezzo della sala comando tolse gli ultimi dubbi a tutti e mentre le due losche figure uscivano da quel guscio metallico, Selina lanciò uno sguardo compassionevole alla pseudo pellerossa pensando che, in fondo, era molto meglio non avere sempre ragione su tutto.

    In pochi secondi, la base fu nel caos.
    Il tizio che si autodefiniva Numero 2 si era dileguanto e non era difficile immaginare che il suo obiettivo fosse la parte della squadra che in quel momento era a tu per tu con il fantomatico Alexanders; qualcuno avrebbe dovuto inseguirlo ma in quel momento la priorità era riuscire a sopravvivere all'attacco dei manichini che si erano assemblati davanti ai loro occhi ma, soprattutto, all'altro tizio chiamato Numero 1.
    I primi istanti di battaglia misero presto in chiaro un paio di fondamentali regole che avrebbero indirizzato lo scontro.
    Prima regola: i manichini, per quanto uno gli sparasse addosso, non sembravano subire danni, essi semplicemente si sfaldavano per poi ricomporsi identici a prima.
    Seconda regola: il tizio chiamato Numero 1 era anch'esso una specie di robot terminator ma molto più brutto dei manichini; quando questo, con un movimento fulmineo, infilzò un'asari come uno spiedino da barbecue fu subito chiaro a tutti che quel Numero 1 era ricoperto da lame affilate o forse era totalmente composto da lame.

    < Che cazzo sta succedendo? > cominciò a domandare Selina iperagitata rivolgendosi ai suoi compagni < E che cazzo è successo alla testa di quello là? E perchè cazzo ci sono dei manichini assassini in giro? Come cazzo fa a camminare il coltellino svizzero? >
    Tysha la guardò divertita < Hai una padronanza di linguaggio invidiabile. >
    < Non sfottere, donna! Mi spieghi come cazzo ne usciamo? Io voglio sapere cosa caz... >
    < Smettila! > ringhiò Tysha colpendola con un poderoso schiaffo. Il ceffone che raggiunse la guancia di Selina ebbe il magico effetto di farla tornare in se < Sei di nuovo con noi? > domandò l'asari ricevendo un cenno d'assenso dalla rossa. < Ok! E' evidente che le armi non servono con quei cosi. Qualcuno ha qualche idea? > aggiunse mentre abbandonavano la sala comando incalzati dai manichini che stavano facendo strage dei soldati di Tysha.
    < Credo siano composti da nano macchine. > abbozzò Ayita < Puoi distruggerli in 1000 pezzi ma quelli torneranno a riassemblarsi come se niente fosse. Forse se li colpiamo con una forte scarica elettrica riusciremo a sovraccaricare le singole nano macchine. Forse. >
    Tysha annui, convinta dall'idea della sua amica rivale. < Forse, resta il problema del 'come' e decidere chi ci prova... >

    Nel loro rinculare inseguiti dai manichini, il gruppo si era ritrovato in infermeria.
    Ormai i soldati di Tysha non provavano neanche più ad opporsi a quei mostri cercando solo di sopravvivere e fuggire da quelle furie.
    I manichini e Numero 1, però, erano un avversario veramente letale.
    Quei cosi inquietanti avevano la capacità di disassemblarsi non solo quando venivano colpiti ma anche per aumentare la loro velocità: si muovevano come uno sciame di insetti compatto che si spostava velocemente da un punto all'altro, materializzandosi nei pressi della loro nuova vittima. Numero 1, invece, grazie alle sue lame acuminate riusciva a fare presa, nel suo incedere, praticamente su ogni superficie, camminando tranquillamente sulle pareti ed evitando anche gli ostacoli più difficili.

    Selina, ad un tratto, tirò per la manica Tysha < Potremmo usare questo. > disse all'asari tutta seria.
    < Cosa? >
    < Il defibrillatore. Una forte scarica elettrica concentrata. Prendo questi... > disse afferrando le piastre di un defibrillatore che si era trovata accanto < ...giro questo... > aggiunse ruotando la manopola dell'intensità della scarica al massimo al quale il meccanismo rispose cominciando ad emettere un fischio sempre più intenso < ...e poi...BANZAIII!!!! >
    Si mosse così all'improvviso e senza pensare che i suoi compagni erano rimasti quasi pietrificati, solo Tysha allungò una mano nel tentativo di fermarla < Aspetta! Non sappiamo se... > urlò l'asari inutilmente.
    Selina uscì dal suo riparo e puntò decisa un manichino che stava dandole le spalle, intento a sferrare un colpo letale su di un'asari che, accucciata contro la parete, teneva le braccia davanti al volto in un ultimo, disperato tentativo di proteggersi.
    La russa raggiunse il manichino e appoggiò le due piastre ai lati della testa del manichino.
    < LIBERA! > urlò mentre lasciava partire la scossa.
    Le nanomacchine investite dalla scossa elettrica si staccarono dal corpo, cadendo a terra come grigi fiocchi di neve ma subito il loro posto fu occupato da altre nano macchine che riformarono la geometria della testa.
    Selina non si diede per vinta < LIBERA! > urlò di nuovo rilasciando un'altra scarica seguita da un'altra nevicata grigio topo.
    Il manichino, riavutosi dalla sorpresa, cercò di girarsi per affrontare la minaccia improvvisa ma Selina continuava a ripetere < LIBERA! > facendo seguire l'azione da un'ennesima scossa e poi un'altra e un'altra ancora.
    Quando le nanomacchine realizzarono di essere rimaste troppo poche per coprire i danni causati dalle scosse, si disassemblarono e, sciamando, andarono ad aggiungersi al manichino più vicino che cambiò direzione dirigendosi verso la mercenaria.
    < Qualcuno vada da Rael! > disse Selina rivolta ai suoi compagni < Qui ci pensa STERMINATOR SAKAROVA! > aggiunse sfregando le piastre tra di loro, lanciando un'occhiata di sfida ai manichini.


  13. .

    Viretia "Legs" Laeviion


       Fazione: Gerarchia turian
       Ruolo: Agente




    " Non ti vedevo così sconvolta dall'ultima rimpatriata di famiglia! Non sei molto in forma, Legs. "
    Vedere Dekis che compare dal nulla tra il Supervisore Eporian e la Carogna Infame, mi lascia meno interdetta di quanto mi aspettassi.
    So che quella non è altro che l'ennessima allucinazione su quella nave.
    Quando Karen, trafelato, aveva comunicato di come anche Tanilia fosse in quel momento preda di un'assurda allucinazione, la cosa mi aveva in parte rinfrancato.
    Non ero pazza! O forse, non ero l'unica pazza della squadra.
    " Vorrei vedere te al mio posto! Mi sono appena rivista bambina con mio padre che sta per punirmi. Ed era così vero! Così dannatamente... "
    " Vero? " replica il batarian con un sorriso furbo notando la mia difficoltà a trovare un sinonimo.
    " Sì! VERO! Ma non lo era come non lo sei tu! "

    < Andiamo. Lei vada avanti, io starò accanto a Laeviion e mi assicurerò che il suo... casco, non le causi ulteriori problemi. >

    " Hai sentito il superiore? Andiamo, Legs...meglio non dargli un altro motivo per preoccuparsi di te. "
    Dekis si avvia in scia della Carogna e, fatti due passi, rallenta il passo per affiancarsi a me e al Supervisore.
    " Guardalo. " mi dice dandomi di gomito mentre indica Eporian " Comincia anche lui a 'sentire' qualcosa. "
    Eporian appare decisamente disorientato. Parla con frequenti pause ma è molto bravo a cercare di dissimulare il suo stato confusionale.
    " Cosa ci fai qui, Dekis? E perchè stiamo comunicando nel dialetto della tua colonia? Non sei vero, giusto? Sto...sognando? "
    Dekis alza le mani come per proteggersi da quella valanga di domande " Io sono solo la forma dei tuoi pensieri Legs. Avrei potuto assumere questa forma... " dice mentre assume rapidamente la figura di mio padre " ...o magari tua madre? O il tuo istruttore in accademia? La verità è che non stai sognando, non del tutto perlomeno e questa forma... " aggiunge tornando a mutare in Dekis " ...è quella con cui la tua mente si trova più a suo agio. "
    " E perchè comunichiamo in batarian? "
    " Perchè anche nel tuo inconscio temi che loro possano scoprire CHI tu sei e ti difendi parlando una lingua che tu pensi loro non sappiano. Ti rendi conto di quanto sia stupido? Loro non possono sentirti! "
    La spiegazione aveva senso ma ciò non mi fa sentire meno pazza di quanto attualmente mi sento. Fortunatamente il casco copre le mie labbra che si muovono seguendo il flusso dei miei pensieri.
    " Oh...non ti preoccupare. " mi sussurra Dekis notando l'occhiata che lancio ad Eporian " In questo momento si sta chiedendo quale strana sostanza allucinogena sia stata rilasciata nell'aria. Sono così poco fantasiosi i turian, non credi? " aggiunge divertito prima di tornare serio " Ma la cosa non ha molto senso...avete i caschi con i filtri attivi, nessuna sostanza potrebbe passare. Quello che sta succedendo, sta succedendo tutto qui dentro. " aggiunge picchiettando sul mio casco integrale.
    " Ammettiamo che tu sei veramente la forma dei miei pensieri...perchè i miei pensieri dovrebbero manifestarsi a me? "
    " Perchè, inconsciamente, stai cercando una spiegazione a tutto questo...le tua allucinazioni, quelle di Tanilia, il malessere di Eporian e, stai certa, che prima o poi anche la Carogna ne sarà colpito e Karen e il quarian. Tutti quanti. Cerchi una risposta ma ti stai ponendo le domande sbagliate. Io sono qui per indirizzarti verso la domanda giusta. Una domanda che tu sai ma non riesci a porti."
    Tanto vale stare al gioco dei miei pensieri/Dekis perchè, effettivamente, sento che in quel momento stiamo affrontando la situazione dal punto di vista sbagliato.
    " Ok, pensieri...e allora partiamo con le domande. Perchè proprio questa nave? Cos'ha di speciale? " domando alla forma batarian della mia mente.
    " Sai benissimo che questa nave non ha nulla di speciale; al suo posto avrebbe potuto esserci un incrociatore dell'Alleanza, un mercantile asari o una nave scientifica salarian. E' stato il caso a colpire la Orphures...il caso e la sfortuna. Il perchè è irrilevante. "
    " Allora il cosa? "
    " Il cosa è una semplice conseguenza, Legs ed è l'ultima delle domande a cui troverete una risposta. " replica serafico facendomi irritare come un krogan che scopre di essere sterile. Dekis, o i miei pensieri o quello che sta succedendo nella mia testa, ovviamente si accorge di quell'irritazione " Andiamo, Legs! Ci sei quasi! Un piccolo aiuto: ricordi quando la nave è scomparsa? Le tue indagini esclusero il coinvolgimento dell'Egemonia. Nel corso delle indagini, chiedesti anche a me, ricordi? E io ti diedi la risposta alla domanda che stai cercando. Guarda. "

    Mentre cammino lungo i corridoi della Orphures in scia a Sithis, in un angolo della mia visuale comincia a materializzarsi il ricordo di quel momento che Dekis mi sta invitando a ricordare.

    Il batarian mi dava le spalle ed entrambi ci stavamo rivestendo con le nostre divise.
    < Che seccatura questa storia della nave scomparsa! > esclamavo ad un tratto gettando la giacca della divisa a terra con stizza.
    < Quella del sistema Pamyat, giusto? > domandava Dekis senza voltarsi.
    < Già! Sparita nel nulla! In un attimo. E nessun indizio su che fine abbia fatto. Niente rottami, niente capsule, niente di niente. >
    < Noi non siamo stati sicuramente. Potrei giocarmi i galloni della divisa. > aveva risposto Dekis.
    < Lo so. Non c'erano navi dell'Egemonia in quel momento nelle vicinanze... >
    < Legs, non ci sono mai navi dell'Egemonia lì. >


    Il ricordo, così come era comparso, scompare in uno sbuffo di vapore ridandomi la totale visuale dei monotoni corridoi della nave.
    " E allora? Cosa dovrei capire? " domando stizzita a Dekis.
    " Quel dialogo finì così ma se tu fossi stata più curiosa, avresti dovuto farmi una semplicissima domanda. " replica annuendo quando si accorge che ci sono arrivata.
    " Perchè non ci sono MAI navi dell'Egemonia, IN QUEL LUOGO? "
    " Corretto, Legs. Corretto. Prima di capire cosa è successo e perché, dovete scoprire... "

    < Dobbiamo scoprire il dove! > esclamo ad alta voce tornando a parlare la mia lingua madre.
    Eporian quasi sobbalza a quella mia improvvisa uscita e io lo afferro per un braccio, forse con troppa foga < Ci stiamo ponendo le domande sbagliate, Supervisore...dobbiamo scoprire il DOVE! Il DOVE!!!Dove è stata questa nave? E cosa si è portata con se? Se solo fossi stata più brava nel mio lavoro! > esclamo rabbiosa picchiando un piede a terra come una bambina capricciosa < Non capisce? I batarian non hanno MAI navi in quel settore del loro spazio...loro sanno qualcosa...dovevo indagare più a fondo...dovevo...dovevo... >


  14. .

    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario

    citazione (rimuovere se non presente)


    Selina era rimasta stranamente silenziosa sia durante la permanenza alla base di Ayita, sia durante il viaggio che li riconduceva al QG di Tysha.
    Più guardava quel vecchio, più si convinceva ci fosse qualcosa di strano.
    Se quello era attualmente il criminale più ricercato della Galassia pronto a un fantomatico 'Day-Zero' allora chissà quanto erano pericolosi il secondo e il terzo criminale più ricercati.
    Lo sgurdo del vecchio, il suo portamento erano così diversi dall'idea che si era costruita nella mente da farle sentire puzza di bruciato.

    < Ascolta, Rael non è qui. Smettila di chiederlo, prima che ti pianti una pallottola in quel tuo piccolo cranio deforme. Ora che ci penso, potrei farlo lo stesso. Farei un enorme favore alla galas- >
    Esclamò Fin interrompendosi bruscamente quando Alexander cominciò a sbattere la testa violentemente contro il campo di forza della cella.
    Il drell si avvicinò velocemente al pulsante che attivava il campo di forza ma Selina bloccò il suo braccio a metà strada < No. > disse fissando gli occhi sul vecchio < Non disattivare il campo. >
    Niissa la guardò storto < Selina Sakarova ha paura di un gracile vecchietto? > domandò sospettosa l'asari.
    < No. E' appunto per questo che sono pensierosa. Andiamo! > disse allargando le braccia < Non vi sembra tutto troppo facile? >
    Fin ritrasse la mano < Non mi sembra sia stato proprio facile arrivare a questo punto. > disse non troppo convinto.
    < Appunto! > replicò la russa indicando Alexander che continuava a sbattere il suo capoccione contro il campo di forza ripetendo ossessivamente il nome di Rael < Questo tizio ci ha fatto sparare contro, ha rapito Eleanore, ci ha fatto tirare bombe addosso, ha assoldato un sicario e ha eliminato tutti i suoi collaboratori un attimo prima che potessimo acchiapparli e poi cosa fa? Si fa abbattere dalla contraerea dei Washington Redskins viaggiando da solo su una cazzo di astroauto neanche fosse Mister Magoo! >
    < A parte con non so chi siano i Washington Redskins e tanto meno Mister Magoo...quello che dici ha senso. > acconsentì Fin sempre più sospettoso.
    < Questo tizio tra pochi giorni dovrebbe scatenare l'inferno sulla Galassia e guardatelo: è solo un matto scocciato! >
    Niissa aveva ascoltato attentamente lo scambio di opinioni tra Fin e Selina, concludendo che la sua amica aveva ragione poi, ad un tratto, si tirò una gran botta sulla fronte < Scintilla! > esclamò ad alta voce.
    < Cosa c'entra Scintilla? > domandò Fin che ormai si era fatto trascinare da quella teoria Sakaroviana.
    < Vi ricordate? > incalzò l'asari eccitata < All'improvviso era come impazzita...prima era normale e poi BUM! Matta scocciata che a malapena ricordava come respirare. E se avessero fatto la stessa cosa con lui? >
    < Avessero, chi? >
    < Niissa ha ragione. Un uomo non può organizzare un piano supercervellotico di annientamento della Galassia da solo! Avrà avuto dei finanziatori, dei collaboratori...gente tosta che stava alle sue spalle... > disse Selina cominciando ad andare avanti e indietro con le mani intrecciate dietro alla schiena.
    < ...gente che è sempre stata un passo avanti a noi sulla Cittadella. Gente che si è servita di Alexander creando il capro espiatori perfetto... > aggiunse l'asari cominciando a sua volta a camminare avanti e indietro con le mani intrecciate dietro alla schiena.
    < ...gente che quando ha capito che Alexander era bruciato, lo ha semplicemente scaricato, gli hanno fatto il lavaggio del cervello e ce lo ha consegnato... > continuò Fin imitando le sue due compagne nel loro atteggiamento.
    < ...dirò di più. > aggiunse Selina che ormai si sentiva come il Tenente Colombo. Sempre camminando avanti e indietro davanti alla cella, indicò Alexander < Gente che vuole tutti gli attori coinvolti in questa faccenda radunati nello stesso punto, nello stesso momento. >
    < Alexander, noi tre, Eleanore, Ayita che ormai sarà a conoscenza di tutti i dettagli, Tysha. Mancano solo 3 protagonisti all'adunata. > confermò Niissa.

    < RAEL? DOV'E' RAEL? >
    I tre si bloccarono all'unisono e si guardarono l'un l'altro.
    Fu Selina a esprimere il loro pensiero comune < Come disse l'alieno con la testa di pesce in Star Wars: 'E' una trappola!' >


  15. .

    Selina Sakarova

       Fazione: Army Of Four
       Ruolo: Mercenario



    Mentre la portavano via per condurla in infermeria, gli occhi di Selina erano ancora gonfi di lacrime. Provava vergogna per quello che aveva fatto...provava vergogna per quel demone che, regolarmente, tornava ad impossarsi di lei...provava vergogna per avere disubbidito un'altra volta a Marek.

    La russa occupava un letto posto tra la giovane umana che aveva massacrato e la turian che, se non l'avessero fermata per tempo, ora sarebbe stata completamente paralizzata. Selina non riusciva a guardare né a destra, né a sinistra continuando a fissare con i suoi occhi grigi il soffitto mentre i medici la madicavano. Al suo fianco, poteva scorgere la figura di quel Goyathlay che l'aveva seguita come un ombra da quando avevano abbandonato l'arena; la presenza dell'uomo sembrava essere più una precauzione affinchè Selina fosse al sicuro piuttosto che una mancanza di fiducia nei suoi confronti.

    < Combatti come un demone, Capelli di Fuoco. > disse l'uomo senza particolare emozione.
    Selina, per tutta risposta, chiuse gli occhi nel vano tentativo di trattenere nuove lacrime.
    Goyathlay allungò un indice a sfiorare la guancia della mercenaria, raccogliendo la lacrima che cominciava a percorrerla < Perchè stai piangendo? > domandò osservando il liquido sul suo dito < Hai vinto. Hai guadagnato il rispetto della Tribù. Non dovresti piangere. >
    < Già... > replicò la russa con un respiro < ...ho guadagnato il vostro rispetto ma ho perso il mio. Avevo promesso! Mi capisci? Avevo promesso che non avrei più ceduto al demone della violenza...e guarda cosa ho combinato... > aggiunse sconsolata alludendo alle due femmine che giacevano ai suoi lati.
    L'uomo liquidò il personale paramedico e si avvicinò di più al giaciglio di Selina.
    Allungò una mano e la posò sul petto della donna, chiudendo gli occhi. La russa sentì il calore della mano dell'uomo propagarsi lentamente per tutto il corpo; era così...piacevole.
    < Sì. Lo sento. > disse Goyathlay lentamente < Ma non è il demone della violenza a possederti. Tu hai...paura. Ogni istante della tua vita. Hai paura di deludere chi ti sta accanto. Hai paura di perdere i tuoi amici a causa delle tue mancanze. Hai paura di te stessa e ti senti...sola. Anche in mezzo a una folla, provi solitudine...anzi...più gente c'è, più la tua solitudine aumenta. >
    Selina cominciò a singhiozzare...non per le parole dell'uomo ma perchè esse erano vere.
    < Il tuo cuore è buono ma le tue paure lo corrompono, lo soggiogano e ti fanno fare cose di cui poi provi vergogna. Violenza e rabbia. Sei come un leone chiuso in una gabbia troppo stretta. >
    < Basta...per favore... > supplicò la mercenaria tra una lacrima e l'altra.
    < Ma tu non sei sola, Capelli di Fuoco. Sento che hai qualcuno accanto pronto ad accettare tutti i tuoi difetti. Qualcuno che resterebbe al tuo fianco anche se tu ti trovassi ad affrontare da sola l'intera Galassia. > Goyathlay si interruppe, serrando di più gli occhi < L'asari dagli occhi pazzi...e un essere gigantesco, grande tanto quanto è grande il suo cuore...e...vedo...amore...incondizionato amore. >
    L'uomo tolse la mano dal petto di Selina e la passò delicata sulla sua guancia < La tua più grande paura è quella di non avere mai detto loro quanto sono importanti per te. Quando comincerai a farlo...quando smetterai di volere nascondere le debolezze che tali non sono...il leone comincerà a correre libero per la savana. E non ti sentirai più sola. >

    ____________________________________



    Selina e quell'uomo silenzioso che le aveva letto nel profondo del cuore camminavano affiancati, per raggiungere il resto della squadra.
    La mercenaria era piacevolmente agitata. Le parole di Goyathlay l'avevano toccata in profondità e, in quel momento, desiderava solo fare una cosa.
    Quando gli occhi grigi della russa scorsero in lontananza i suoi compagni di squadra, Selina cominciò a correre...correva come mai aveva corso in vita sua.
    Andava veloce.
    Un passo dietro l'altro, con quei movimenti così aggraziati e precisi che migliaia di persone avevano apprezzato sui campi da gioco.
    Mentre correva e si avvicinava alla sua meta, sentiva il cuore leggero. I suoi occhi non riuscivano a mettere bene a fuoco ciò che le scorreva accanto perchè erano fissi su un unico punto.

    ____________________________________



    < Oh...cazzo!!!! Rallenta!!!! Rallenta...SELINAAAAAaaaa!!! >
    Niissa provò la stessa sensazione di essere travolta da un astrocargo appena lanciato da uno dei portali galattici; senza capire come, l'asari si ritrovò a terra, stritolata dall'abbraccio di Selina.
    < Ti voglio bene! Ti voglio bene! > continuava a ripetere la mercenaria tra un singhiozzo e l'altro < Promettimi che tu, Grat e Marek sarete sempre con me. Sempre! Sempre! Sempre! >
    Per la prima volta dopo anni, gli occhi di Niissa, mentre ricambiava l'abbraccio della sua amica, persero il loro alone di pazzia < Ti voglio bene anche io... > disse dolce, accarezzandole la testa.
    < Anche se sono stupida...e ti prendo sempre in giro...e... >
    Niissa le mise un indice sulla bocca per zittirla < Ehi! > le disse gentile < Noi quattro saremo sempre come i pappagallini che mi piacciono tanto: indivisibili! >



209 replies since 12/3/2012
.
Top